ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 669

Mantova guarda a Torino?

iaris-mantovaMonferrato e Mantovano sono più vicini nel nome Gonzaga e della devozione, ma questi percorsi potrebbero andare anche oltre Crea, in direzione di Torino, lungo l’asta della Valle

Giovedì 29 settembre nella sede dell’Infopoint turistico del Comune di Curtatone a pochi chilometri da Mantova, una delegazione dell’Unione dei comuni della Valcerrina guidata dal presidente Maria Rosa Dughera (con l’assessore e sindaco di Villamiroglio Paolo Monchietto, il consigliere delegato al turismo Massimo Iaretti ed il vice sindaco di Mombello, Augusto Cavallo) è stata ricevuta dall’amministrazione comunale con il sindaco Carlo Bottani, il vice sindaco ed assessore alla cultura Federico Longhi, il consigliere delegato al turismo Mirko Contratti e Riccardo Goatelli, già assessore comunale. Erano presenti Paolo Bertelli e Paola Artoni, presidente e consigliere di Progetto Gonzaga, l’associazione per il gemellaggio tra le città gonzaghesche. Ad agosto c’era stato un primo contatto per valutare la possibilità di collaborazione tra i due territorio, nell’ottica dello sviluppo di un percorso devozionale che colleghi il Santuario di Crea (che ebbe grande impulso artistico sotto i Gonzaga) con il Santuario delle Grazie, edificato dai Gonzaga sul territorio di Curtatone, come ex voto dopo la peste. Al primo contatto erano seguite reciproche manifestazioni di interesse e giovedì si è entrati nel vivo del rapporto. Entrambe le parti si sono dette interessate a creare una sinergia tra i due territorio per manifestazioni di tipo enogastronomico, culturale, turistico, con un reciproco scambio di informazioni, finalizzato ad aumentare gli scambi tra le due aree ed i flussi. “Stiamo elaborando una bozza di protocollo d’intesa – dice il presidente Dughera – che sottoporremo al Comune ed a Progetto Gonzaga entro pochi giorni. Poi, recepite eventuali osservazioni, si procederà alla firma ed ai primi passi concreti”. E Massimo Iaretti, consigliere delegato al turismo dell’Unione valcerrinese, che con il suo viaggio a Curtatone di agosto aveva preso il primo contatto con il Comune mantovano e Progetto Gonzaga, precisa che “un rapporto di collaborazione finalizzato ad un percorso comune, imperniato su Crea e la Madonna delle Grazie di Curtatone è un obiettivo importante per lo sviluppo del turismo, e conseguentemente, dell’offerta turistica sul nostro territorio. Ma è importante, almeno sul fronte piermontese, proseguire anche in direzione della Città di Torino, sempre partendo da Crea. Oltre all’iniziativa dei percorsi che collegano Crea con Superga, non va dimenticato che esistono su quella che è l’asta dell’ex strada statale 590 almeno tre monumenti di indubbio interesse e che potrebbero, se opportunamente connessi, costituire un elemento di valorizzazione del territrio: il Santuario di Crea, Santa Fede a Cavagnolo ed la Pulcherada a San Mauro Torinese, andando a costituire un secondo anello che si andrebbe a congiungere a Superga. Anche su questo lavoreremo nei prossimi mesi”.

 

Le donne al potere sono ancora poche

raggi-appendinoÈ arrivata nei giorni scorsi a Torino Jessica Grounds, la consulente strategica di Hillary Clinton, direttrice della sua campagna elettorale “Women Ready for Hillary” per la Casa Bianca e con il sindaco Chiara Appendino hanno affrontato il tema delle donne leader, in “Women, We Can”, con Maurizio Molinari, direttore de La Stampa e Alessandro Galavotti, direttore Ansa Torino, davanti ad una platea femminile dell’imprenditoria, della politica e dell’università.

In Italia due giovani donne, Virginia Raggi e Chiara Appendino hanno conquistato due importantissimi municipi eppure nonostante questi segnali positivi, per le donne rimane difficile conquistare posti di potere.

La stessa Hillary, che è la prima donna a sognare il primo posto di potere quello della presidenza della Casa Bianca, vedremo se riuscirà ad arrivarci.

Vedremo se le donne prima o poi andranno al vertice più facilmente, intanto sono ancora poche e continuano a guadagnare il 30% in meno degli uomini.

Cosa folle perché dovrebbero guadagnare di più, in quanto mettere insieme la vita familiare, i figli e il lavoro, non è facile.

Oggi le donne in Europa guadagnano in media il 16% in meno dei colleghi uomini e in alcuni paesi la percentuale arriva al 50%.

L’Italia si colloca al 42° posto nella classifica mondiale per numero di donne in politica, nel parlamento italiano si parla del 31%.

Ma per quanto riguarda il nostro paese potrebbe essere una svolta l’elezione di Raggi a Roma e Appendino a Torino e si avvicina il giorno in cui potrà esserci un candidato premier donna.

Sarebbe una disputa interessante, un esempio importante, una felice ispirazione per tutte le donne delle nuove generazioni.

Dipenderà anche da come verranno gestite le amministrazioni di Roma e Torino.

Quando si parla però di leadership femminile si dovrebbe ridisegnare un sistema di welfare che permetta alle donne di non dover scegliere la posizione di potere, magari anche con sensi di colpa non facili da superare.

Le donne in Italia che governano i comuni sono 1115, su 8000 e rotti, e prima della Appendino e della Raggi, in genere in comuni molto piccoli, perché dove le comunità sono piccole ci si fida delle donne.

Si verifica anche che costoro si affermano più facilmente dove non c’è bisogno di molti mezzi di propaganda e le spese per la campagna elettorale sono modeste.

Vito Piepoli

 

TEDxCrocetta Innovation Ecosystem

TEDxCrocetta Innovation Ecosystem Anche quest’anno il team TEDxCrocetta ha deciso di organizzare una conferenza TEDx a Torino e vi invita a prendere parte all’evento che si terrà sabato 22 ottobre 2016 dalle ore 14:30 alle 19:00 presso il MAUTO, museo dell’automobile, corso unità d’Italia, 40. Sette live speaker saliranno sul palco di TEDxCrocetta presentando, in meno di 18 minuti, le loro idee di valore. L’evento offre la possibilità di riconsiderare la nostra concezione di ecosistema, che esso sia inteso come l’ambiente, la tecnologia o il pensiero. Crediamo che si possa parlare di innovazione solo quando si coinvolga il più alto numero di persone e di idee rivoluzionarie. L’evento è in lingua Inglese ed accoglierà 400 partecipanti. Abbiamo deciso di suddividere gli interventi in due sessioni, intervallate da un coffee break all’interno della sala congressi del MAUTO. Dato l’alto numero di richieste, l’acquisto del biglietto potrà essere fatto tramite la compilazione del modulo su Eventbrite. Maggiori dettagli si possono trovare al sito dedicato www.tedxcrocetta.com

ted

Interverranno: Pierluigi Leone Professore di energia sostenibile al Politecnico di Torino Pierluigi ci parlerà dell’abuso delle parole tecniche nel linguaggio comune. Queste infatti si allontanano spesso dai loro significati originali. I termini presi da lui in considerazione possono portare alla polarizzazione dell’opinione pubblica, con la creazione di falsi miti. Ares Ferrigni CEO and co-founder di WallFarm Ci aspettano grandi sfide per il futuro, la sovrappopolazione e l’uso massiccio del suolo per soddisfare i bisogni di tutti sono tra le più preoccupanti. Ares presenterà al pubblico la sua soluzione a questi problemi: come possiamo produrre più cibo senza utilizzare altro suolo. Michele Bertero Account manager a Fortyfive 10 Michele cerca di unire vari elementi per indirizzarli verso un unico scopo. In particolar modo vedremo come musica, cibo, pesticidi e agricoltura possono avere un utilizzo diverso dal solito. Matteo Civaschi CEO & founder di H57 Durante la nostra infanzia siamo soliti esprimerci attraverso i disegni, ma Matteo ha inventato un modo per esprimere i pensieri in un linguaggio diverso grazie proprio all’uso della grafica, con molto umorismo e qualche tocco di cinismo. Briante Nicolò & Maurizi Niccolò CEO & founder presso D-Heart Questi giovani ragazzi hanno creato un modo innovativo per monitorare le patologie cardiache, prevenendone la degenerazione. Con il dispositivo D-Heart hanno rivoluzionato il mondo della medicina aiutando la gente con problemi cardiaci nei paesi sottosviluppati. Federica Maltese Capo fundraising e comunicazione della fondazione ricerca Molinette onlus Federica ci condurrà alla scoperta del lungo viaggio intrapreso dai nostri vestiti, rivelandoci i misteri e le strade che percorrono i nostri abiti a partire dalla loro produzione. Ignazio Roppolo Ricercatore presso l’Istituto italiano di tecnologia Ignazio ci mostrerà che, con i giusti materiali, è possibile realizzare con la stampa 3D tutti i nostri desideri e tutti gli oggetti che desideriamo. Ci spiegherà come in un futuro prossimo potremmo farlo comodamente da casa. Performance di Giampaolo Casati Trombettista jazz Giampaolo, artista jazz di fama internazionale, ci delizierà con la sua performance, travolgendo la nostra mente e la nostra anima con una composizione strabiliante.

Apidge: “la sicurezza sul lavoro sia obbligatoria nelle superiori”

scuola corteoMassimo Iaretti: “Tutto può avvenire senza aggravio per la spesa pubblica”

APIDGE – Associazione Professionale Insegnanti Scienze Giuridiche ed Economiche chiede che venga introdotta la Sicurezza sul Lavoro come materia di studio obbligatoria in ogni scuola superiore di secondo grado. La richiesta è contenuta in una nota inviata dal responsabile nazionale dell’Area Sicurezza sul Lavoro, Massimo Iaretti, a tutti i componenti delle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. L’invio è stato fatto all’indomani della visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al Parco Eternot a Casale Monferrato costruito a memoria delle vittime dell’esposizione all’amianto dello stabilimento Eternit. E partendo dalla costatazione delle malattie professionali contratte con l’esposizione ambientale e di infortuni gravi di cui i casi della ThyssenKrupp di Torino o dell’Ilva di Taranto sono solo la punta di una piramide, APIDGE è convinto che “la sicurezza sul lavoro è un diritto irrinunciabile e che pera tale motivo l’Istituzione Scolastica possa e debba avere un ruolo primario nella sua formazione a partire dall’età scolare”. Di qui l’opera di sensibilizzazione nei confronti dei Parlamentari affinché venga promossa la stesura di un progetto di legge con tali finalità. Iaretti, poi, evidenzia che “Tutte le Istituzioni scolastiche superiori sono oggi chiamate ad assicurare una seria e consapevole didattica strutturata. Eppure accanto ai 12mila docenti impiegati per l’insegnamento curricolare delle Scienze giuridiche ed economiche esistono, ad oggi, altri 4000 insegnanti nei ruoli dello Stato regolarmente abilitati per l’insegnamento del diritto e dell’economia politica nelle scuole, che non vengono utilizzati alle attività di insegnamento”. Questi, pertanto, rappresentano autentiche risorse professionali di cui le scuole possono avvalersi per realizzare i propositi della “Buona Scuola” in materia di sicurezza sul lavoro. E il tutto senza alcun aGgravio per la spesa pubblica. Il responsabile dell’Area Sicurezza sul Lavoro APIDGE precisa che l’Associazione è disponibile a fornire ogni ulteriore delucidazione, direttamente, sia in sede di audizione.

Una notte per la ricerca

ricercatori-notte4ricercatori-notte2ricerastori-notteFino alle 24, la Notte dei Ricercatori è di scena in Piazza Castello, Via Roma e nel cortile del Rettorato dell’Università di Torino. In tutto 1000 ricercatrici e ricercatori con più di 100 attività, esperimenti, mostre, spettacoli e le aperture straordinarie di biblioteche, centri e musei universitari, per l’ appuntamento annuale all’insegna dello slogan “Coltiviamo insieme la ricerca”.

 

(foto: Antonello Preteroti)

AGRICOLTURA, RUFFINO: REGIONE ALLARGHI ASSEGNAZIONI SUPPLEMENTARI DI CARBURANTE

ruffino daniela“La Regione Piemonte ha dato e continua a dare una risposta parziale alle richieste promosse da Coldiretti e Confagricoltura di allargare il numero di Comuni che possono contare sulle assegnazioni supplementari di carburante ammesso ad agevolazione fiscali per le operazioni irrigue che la siccità ha reso necessarie. Ancora oggi mancano all’appello numerosi Comuni della Regione, lancio un appello affinchè si dia una copertura totale, evitando interventi a macchia di leopardo”. A lanciare la denuncia il vicepresidente del Consiglio regionale,Daniela Ruffino, che ha discusso un question time nell’ultima seduta dell’assise piemontese.agricoltura

Conclude l’azzurra: “Sono ingenti i danni subiti dagli agricoltori in questo ultimo anno, danni peraltro resi più pesanti dalla forte crisi economica che attraversa il nostro Paese e la nostra Regione. Credo quindi che la Giunta Chiamparino non possa limitare il proprio intervento inserendo un elenco ridotto di Comuni, è invece indispensabile integrare l’attuale elenco stilato il 12 settembre aggiornandolo agli ultimi eventi di siccità che hanno colpito e continuano a colpire le colture di vaste aree del Piemonte. Sono certa che si possa dare risposta adeguata alle organizzazioni degli agricoltori non lasciando nessuno indietro”.

Il ponte sullo stretto val bene un Sukuk

biancone-stretto2Come finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina senza pesare sulla spesa pubblica e, in particolare, senza tagli in altri settori? Una possibile risposta viene dalla finanza islamica, dai Sukuk, simili, in sostanza, alle obbligazioni tradizionali garantite da attività, con la differenza che, invece di basarsi su un tasso di interesse, il ricavo per gli investitori deriva dall’affitto o vendita di attività tangibili, in primis beni immobili

Di Paolo Pietro Biancone*

Come finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina senza pesare sulla spesa pubblica e, in particolare, senza tagli in altri settori? Una possibile risposta viene dalla finanza islamica, dai Sukuk, simili, in sostanza, alle obbligazioni tradizionali garantite da attività, con la differenza che, invece di basarsi su un tasso di interesse, il ricavo per gli investitori deriva dall’affitto o vendita di attività tangibili, in primis beni immobili. L’utilizzo della finanza di progetto islamica è la soluzione per riempire il divario tra domanda di infrastrutture e disponibile finanza. Lo dimostrano le best practice internazionali: la competitività dei sukuk sui mercati finanziari internazionali è stata provato già nel 2004 dall’emissione sul listino della Borsa di Lussemburgo di ijara-sukuk, per un controvalore complessivo di 100 milioni dollari, da parte del Lander tedesco Sassonia-Anhalt. L’attivo sottostante all’operazione (quello che, in sostanza, consentiva unabiancone-stretto “materializzazione” del titolo) era costituito da edifici di proprietà del Ministero delle Finanze tedesco, ceduti in gestione ad una società veicolo per cento anni in cambio del pagamento di un prezzo pari al valore dell’emissione. A sua volta la società veicolo ha, poi ceduto gli immobili in leasing al ministero per cinque anni, garantendo un flusso di denaro in grado di ripagare il rendimento dei titoli. L’emissione appena descritta, la nascita della Islamic Bank of Britain e altre iniziative del genere dimostrano comunque come, ormai, la finanza islamica stia diventando una realtà concreta, ben radicata anche nel sistema finanziario occidentale. Insomma un sistema in veloce evoluzione su cui l’Italia rischia di restare indietro. In Gran Bretagna, per esempio, già a più di venti istituti sono state concesse le islamic windows (in pratica uffici e sportelli ad hoc), con possibilità di creare conti correnti speciali che utilizzano la compartecipazione agli utili al posto della garanzia sul valore nominale del deposito attraverso i tassi di interesse.

I numeri parlano chiaro: fino a oggi i sukuk hanno movimentato 632 miliardi di dollari, finora le istituzioni che hanno utilizzato lo strumento sono 19, tra cui Hong Kong, Lussemburgo, Senegal, Sudafrica e Regno Unito Lo sviluppo della finanza islamica è anche condizionato dalla predisposizione di un quadro normativo favorevole, sia in termini fiscali che regolamentari (come il recepimento dei prodotti islamici nella definizione e regolamentazione dell’attività bancaria). Per tali motivi la Gran Bretagna, seguendo il principio “no obstacles, no special favors”, ha emendato il proprio sistema fiscale (ad esempio eliminando nel 2003 la doppia imposta di registro sui finanziamenti immobiliari) e ha stabilito standard specifici di coperture del capitale e di gestione del rischio per creare un ambiente favorevole all’introduzione della finanza islamica.

In Italia, l’introduzione della finanza islamica è agli esordi: gli strumenti di finanza islamica interessano, ma ci sono ancora ostacoli da superare. Il primo ostacolo è rappresentato dalle stesse banche: n tutte le banche europee, per esempio, applicano tassi di interesse sui prestiti concessi. Quelle islamiche invece, non prevedono alcuna forma di commissione su prestiti e mutui, né tanto meno sui sukuk. Altra questione, non meno importante, la condivisione dei rischi e dei profitti. Nel mondo islamico il consiglio di amministrazione di un istituto condivide i rischi e profitti con la clientela, che può nel secondo caso partecipare attivamente agli utili di una banca. Ancora, la finanza islamica non prevede il cosiddetto deposito a garanzia, con cui le banche italiane garantiscono per esempio i depositanti fino a 100.000 euro in caso di dissesto bancario.

Ma gli studi accademici, rivelano che gli ostacoli sono superabili: il Centro Studi sulla Finanza Islamica dell’Università di Toino (www.ercif.org) ha condotto uno studio scientifico, pubblicato sull’European Journal of Islamic Finance, che ha indagato sull’opportunità di usare i sukuk per finanziare le infrastrutture e se lo strumento è compatibile con le leggi italiane. Il risultato è favorevole: lo studio conclude che l’uso di finanza islamica può essere utilizzato per progetti infrastrutturali finanza utilizzando le leggi e i regolamenti vigenti in Italia. Lo studio dimostra scientificamente che la maggior parte dei Paesi europei, Italia compresa, non hanno leggi che sono in contrasto con la finanza islamica e conclude che la finanza islamica potrebbe essere utilizzata per finanziare progetti di infrastrutture utilizzando le leggi e i regolamenti esistenti.

***

* professore ordinario di finanza islamica, direttore del Centro Studi sulla Finanza Islamica (www.ercif.org) e coordinatore del corso di dottorato in Business e Management dell’Università di Torino

Le aziende: tra sogno e realtà

 

Di Paolo Pietro Biancone*

 

INTERNET WEB

Tra il sogno e la realtà imprenditoriale ci sta di mezzo la vision. Non mancano casi noti di sogni imprenditoriali di successo che si sono intrecciati con quelli dei managers, dei lavoratori, dei sindacati e dei consumatori e hanno dato vita ad aziende leader nei loro settori. E’ il caso, a esempio, di Bill Gates, fondatore della Microsoft Corporation, che ha il suo sogno di imprenditore: “Un personal computer su ogni scrivania, e ogni computer con un software Microsoft installato“; oppure è il caso di Henry Ford (fondatore dell’omonima casa automobilistica) :”I cavalli dovranno sparire dalle nostre strade“. O ancora, imprenditori come Walt Disney: ”Rendere felici le persone“. Altri esempi di Vision sono quelli di altre aziende famose nel mondo. Nokia (produzione di telefonia mobile): “Mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale bisogno umano di contatti e relazioni sociali. La Nokia costruisce ponti tra le persone – sia quando sono lontane che faccia-a-faccia – e colma il divario tra le persone e le infomazioni di cui hanno bisogno”. Sogni sì, ma anche vision aziendale: idee di imprenditori di successo si intrecciano con quelli dei managers, dei lavoratori, dei sindacati e dei consumatori e hanno dato vita ad aziende leader nei loro settori.Quando si parla di gestione aziendale si ritiene spesso, a torto, che questa consista solo e soprattutto nel management, ossia nel controllo di cose concrete: produrre ottenere risultati, gestire risorse, prendere decisioni. Tuttavia una gestione che possa definirsi strategica, e quindi lavori per il futuro, implica anche l’attenzione ad aspetti che solitamente vengono considerati   astratti o teorici. La Vision è parte della strategia d’impresa, svolge una funzione di comunicazione della strategia, rafforza l’identità dell’organizzazione, l’identificazione dei singoli membri con questa e agevola l’allineamento degli obiettivi individuali. Pertanto, per delineare correttamente la sua strategia aziendale l’imprenditore e i suo collaboratori dovranno in via preliminare analizzare e definire chiaramente la vision aziendale. Tradurre il sogno, l’energia, il motore, in concetti concreti e condivisi da tutti coloro che credono nell’azienda, i suoi portatori di interessi. La vision mette in evidenza cosa un’azienda vuole essere. Si concentra sul domani, fornisce dei chiari criteri di “decision making” ed è per questo immutabile nella storia di un’azienda. La vision aziendale diventa così la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all’azione tutti coloro che operano all’interno dell’azienda. Senza una vision chiara e definita sarebbe difficile stabilire lo scopo dell’azienda, la rotta che essa intende seguire e i benefici che ne potranno derivare. Dopo avere definito la vision, la direzione dovrà porsi come obiettivo continuo da conseguire la sua   comunicazione e la sua condivisione con il personale dell’azienda. Per ciò è strategico che la vision diventi il “manifesto” dell’azienda in modo tale che riesca a spronare i membri dell’organizzazione e renderli orgogliosi di farne parte. La vìsion racconta dove arriverà la startup nel futuro prossimo; riguarda il futuro e serve a far capire dove si vuole arrivare nel tempo, quanto grandi ed importanti si vuole diventare. Spesso la vision contiene frasi di impatto, facili da ricordare e di effetto. A vision ha un duplice compito: spiegare al mercato cosa offre e dove intende arrivare, ma dall’altro lato deve essere la guida del team durante il percorso. Spesso il fallimento di aziende in fase iniziale, startup, è dovuto al fatto di essersi allontanato troppo dalla vision iniziale. In pratica, ogni team deve avere ben chiaro in mente la vision ed affrontare le scelte che si susseguono durante la vita della startup sempre avendo ben chiaro cosa offrono e dove vogliono arrivare.Ogni volta che si presenta una scelta importante, la bussola deve essere la vision e deve essere lo strumento di conferma di una scelta piuttosto che un’altra.

Siate affamati, siate folli, ma con vision!

*Professore Ordinario di Economia Aziendale

Presidente del Corso di Studi in Professioni Contabili

Università di Torino

 

La Pet Economy alla prova del mercato

Secondo le ultime stime, gli animali domestici sono circa 44 milioni, di cui 8 milioni di cani e 7 di gatti. La spesa per l’alimentazione si aggira intorno ai 1,6 miliardi

cani-foto
di Paolo Pietro Biancone

Gli animali domestici tra business e valore sociale. Secondo le ultime stime, gli animali domestici sono circa 44 milioni, di cui 8 milioni di cani e 7 di gatti. La spesa per l’alimentazione si aggira intorno ai 1,6 miliardi, mentre quella per medicinali e prodotti igienici è stimata sui 465 milioni. Più del 43% delle famiglie italiane ospita almeno un animale, il 9% ne accoglie 2, il 4% tre, il 7% più di tre. La spesa mensile per la cura degli animali è di circa 50 euro al mese. Una situazione che registra un bisogno importante: l’animale domestico è sempre più parte integrante delle famiglie italiane. D’altronde, soddisfa bisogni di affetto, ma anche di cura (ne è un esempio la pet terapy), di sicurezza e altro ancora. Le aziende e il territorio sono allertate sul fenomeno; tanti sono, infatti, i bisogni connessi da soddisfare:  dal cibo alla salute, all’accoglienza turistica, all’assistenza per brevi periodi. Un business interessante e con ampie prospettive di crescita. La passione per gli animali e per tutto ciò che li riguarda può essere fonte di ispirazione imprenditoriale e può sfociare in nuove interessanti start up con valide prospettive di gradimento del mercato. Anche le aziende pubbliche locali fanno i conti con la Pet Economy,  riconoscendo il valore sociale degli animali domestici, si occupano di offrire servizi di assistenza.  Si stima che la spesa complessiva annua di assistenza agli animali da parte dei Comuni sia pari a 250 milioni di euro e gli investimenti pubblici in merito sono destinati ad aumentare. La Città di Torino dispone di due canili municipali: il Canile Rifugio di strada Cuorgnè 139 destinato ad accogliere cani e gatti abbandonati in attesa di adozione e il Canile Sanitario di via Germagnano n° 11 che accoglie tutti i cani vaganti, randagi o i gatti bisognosi di cure, trovati sul territorio cittadino. Così come Asti è tra le prime città in classifica per l’assistenza ai gatti randagi. Anche l’impegno delle risorse pubbliche è destinato a crescere, in proporzione al crescente riconoscimento del valore sociale degli animali per la cittadinanza. Anche questo è innovazione.

L’occupazione in agricoltura è in piena espansione

AGRICOL SAN GIORGIOC’è un settore in Piemonte che, nonostante la crisi economica, appare in continua espansione dal punto di vista dell’occupazione: l’agricoltura. Nel corso della congiuntura economica negativa avviatasi alla fine 2008, le assunzioni nel settore, infatti, si sono mosse in controtendenza, mostrando una crescita lineare, con gli avviamenti passati dalle 32.700 unità del 2008 alle 44.000 unità nel 2015 (+ 34,5%).

Sono le cifre fornite dall’assessora regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, durante l’intervento svolto durante il convegno “Stati generali della formazione nell’agroalimentare. Le nuove opportunità per l’agricoltura del futuro”, organizzato il 23 settembre nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto dall’Istituto tecnico agroalimentare del Piemonte in collaborazione con la Rete nazionale degli Istituti agrari, l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e la rete degli Its Agroalimentari.

“Nel medesimo periodo – ha aggiunto Pentenero per dare meglio conto del fenomeno – i movimenti complessivi hanno segnato invece una flessione di quasi 50.000 unità (-8% circa). E nel primo semestre 2016, quando, per varie ragioni, i flussi occupazionali sono tornati a ridursi, il ramo agricolo ha continuato il suo trend espansivo, con una crescita dei movimenti registrati del 6,6% (+ 1.321 unità). L’agricoltura dunque si qualifica, sotto questo profilo, come settore dinamico con potenzialità di natura anticiclica, che va progressivamente aumentando il suo peso sul totale delle assunzioni, salito dal 5% al 7,5% tra il 2008 e il 2015. Un fenomeno favorito dai processi di riqualificazione e diversificazione delle colture e delle produzioni, ma anche dalla maggiore sensibilità dei consumatori verso la qualità dei prodotti agricoli, e dalla crescente appetibilità che il settore esercita nei confronti agricolturadei giovani, proprio per la natura green delle attività che vi si svolgono”.

La domanda di lavoro dipendente stagionale nel settore primario coinvolge prevalentemente cittadini stranieri con una quota del 45% di lavoratori con meno di 35 anni, e una netta maggioranza di uomini. Le assunzioni si concentrano in alcune aree particolarmente vocate: le province di Asti e Cuneo, dove nel Saluzzese si arriva al 50% di movimenti nel settore sul totale, i bacini di Acqui Terme, di Vercelli e Pinerolo, la fascia della provincia di Torino confinante con il Cuneese. Gli avviamenti, inoltre, hanno una durata media di oltre quattro mesi, configurandosi come occasioni di lavoro relativamente strutturate, con una prevalenza di braccianti e assimilati.

Caratteristica tipica dell’agricoltura è quella di poter contare su una filiera “allungata” che coinvolge l’industria di trasformazione, il commercio, il comparto turistico e della ristorazione. Anche in questo caso è evidente la natura anticiclica delle attività. Nel settore della trasformazione alimentare, il volume di assunzioni è rimasto pressoché invariato negli anni di crisi, oscillando intorno alle 15-16.000 unità annue, con una crescita a 18.700 avviamenti al lavoro nel 2015.

“L’agricoltura – ha concluso Pentenero – fornisce occasioni di lavoro importanti, soprattutto per i giovani, occasioni che la Regione sostiene con convinzione grazie al sistema della formazione professionale. Ad oggi sono 35 le figure professionali del settore agroalimentare formate in Piemonte, grazie a oltre 200 percorsi formativi di vario livello, da quelli finalizzati all’ottenimento delle qualifiche per l’obbligo di istruzione e per il conseguimento del diploma professionale, ai percorsi per adulti disoccupati o occupati, passando per l’alta formazione, grazie agli Its, Istituti tecnici superiori che offrono percorsi biennali alternativi o complementari a quelli universitari, con percentuali di inserimento nel mondo del lavoro molto alte”.

Mara Anastasia-www.regione.piemonte.it