ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 603

Baby pit stop per l’allattamento e cura dei bambini

“Le Consulte, femminile regionale e delle elette del Piemonte, hanno lavorato insieme anche predisponendo delle mozioni affinché oggi, spenti i riflettori sull’8 marzo, si possa promuovere un progetto concreto per realizzare spazi e creare un circuito nei luoghi della cultura piemontese e non solo, di aiuto fattivo alle mamme. Importante la capillarità sul territorio nei tanti comuni piemontesi e per questo coinvolgeremo Anci e Uncem, ma senza dimenticare le mamme che lavorano in fabbrica o negli uffici”.

Questa la dichiarazione della vicepresidente del Consiglio regionale, Daniela Ruffino, nel corso della conferenza stampa  nella Sala dei Presidenti di Palazzo Lascaris, per la presentazione del progetto dell’Unicef, Baby pit stop (aree di  sosta per allattare e cambiare il pannolino).

“Sono una ostetrica prestata alla politica – ha ricordato Stefania Batzella, presidente della Consulta delle elette del Piemonte – per cui ho sempre seguito con passione la tematica dell’allattamento. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda in maniera esclusiva l’allattamento fino al sesto mese, consigliato almeno fino ai due anni mentre inizia l’introduzione degli altri cibi nella dieta del bambino, in relazione alle richieste del minore e alle possibilità della mamma. L’allattamento va protetto, sostenuto e incoraggiato perché fornisce l’alimento più completo, più naturale e più nutriente che si possa immaginare e migliora il legame tra mamma e bimbo. Nella nostra società è possibile che si verifichino situazioni inidonee all’allattamento attraverso sguardi indiscreti o di scandalo all’indirizzo di chi sta allattando. Importante quindi allestire aree attrezzate idonee e che permettano alle donne coinvolte di poter uscire di casa tranquillamente e poter soddisfare facilmente le richieste alimentari dei propri figli. È necessaria anche una legge antidiscriminazione in armonia con la direttiva emanata dalla ministra Marianna Madia”.

All’incontro hanno partecipato anche la vicepresidente della Consulta delle elette, Valentina Caputo Cinzia Pecchio, presidente della Consulta femminile regionale,  Costanza Trapanelli – presidente Comitato provinciale di Torino per l’Unicef e Elise Chapin – Unicef Italia – referente del Programma ospedali e comunità amici dei bambini (Bps).

Anche attraverso i loro interventi è stata chiarita bene la valenza del progetto che prende il nome dalle spettacolari operazioni che vengono svolte nel corso dei gran premi di Formula 1: il rifornimento iniziativa a paladi carburante diventa il rifornimento di latte e il cambio gomme diventa il cambio del pannolino.

L’allattamento è considerato una priorità della salute pubblica dall’Unicef ed è un diritto ai sensi dell’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e della adolescenza. Il Baby pit stop, un luogo dove possono trovare tranquillità anche i padri che dovessero allattare al biberon con spazi eventualmente anche per fratellini e sorelline. Una iniziativa a basso consto e di grande utilità sociale che partendo dai luoghi della cultura (musei, biblioteche ecc…) deve coinvolgere capillarmente sul territorio tutti i luoghi pubblici.

A tale proposito sono stati predisposti dei documenti da votare nelle prossime sedute d’Aula.

AB www.cr.piemonte.it

Grillo, il Risorgimento, Torino

Di Pier Franco Quaglieni *

.

Lo sappiano, i torinesi. Grillo detesta il Risorgimento. Di recente  ha richiesto l’istituzione per il 13 febbraio di un ennesimo Giorno della Memoria per ricordare quelle che lui definisce le vittime del Risorgimento, nell’anniversario della caduta di Gaeta  e  della fine del Regno borbonico delle Due Sicilie che concluse la spedizione dei Mille di Garibaldi, dopo l’incontro a Teano tra il condottiero dei Due Mondi e Vittorio Emanuele II. Forse Grillo pensa di sottrarre voti alla Lega, temibile concorrente al Nord  nella rincorsa populistica, demonizzando la nostra storia come fece Bossi in passato. La Lega in effetti  ha accantonato i temi antisorgimentali e addirittura il 24 maggio  2015-centenario dell’ingresso dell’Italia  nella Grande Guerra- Salvini e Zaia sono andati in riva al Piave ad attingere acqua del “fiume sacro” come Bossi faceva alle sorgenti del Po . Grillo nella sua sbornia demagogica vuole travolgere tutto, in primis la democrazia rappresentativa con il ricorso al mito di un nuovo Rousseau in rete. Il richiamo a Rousseau, almeno alle persone colte, dovrebbe essere sufficiente per capire cosa si celi dietro quel nome: la giustificazione a priori del giacobinismo che dalla Rivoluzione francese a quella russa di cent’anni fa ha intossicato due secoli con ghigliottine,terrore e stragi.

***

Ma come è possibile che nessuno a Torino abbia levato la sua voce contro la proposta di Grillo di celebrare le presunte vittime del Risorgimento ? E’ passato esattamente un mese dalla proposta, ma il silenzio l’ha fatta da padrone.  La Torino che fu prima capitale d’Italia e  prima protagonista del Risorgimento ,avrebbe dovuto ,a livello pubblico, prendere posizione contro Grillo. Tutti hanno taciuto. Magari alcuni per disinformazione, altri per disprezzo verso le sparate di Grillo, ma sicuramente alcuni hanno taciuto per convenienza. Se oggi fosse in vita, un uomo come Narciso Nada, storico del Risorgimento ,ma anche degli Antichi Stati italiani preunitari, non avrebbe avuto esitazioni a replicare a muso duro per le rime in quella che Adolfo Omodeo  definiva la “difesa del Risorgimento”. Lo fece  insieme a me anche  agli albori del leghismo.  Il meridionale Croce parlò addirittura di “Sorgimento” per sottolineare come esso fosse l’unica grande pagina della storia italiana. Alcuni pallidi  risorgimentalisti torinesi si baloccano con altre cose, ma non hanno avuto il coraggio di replicare a Grillo, come in passato  non lo ebbero nei confronti dei leghisti. D’altra parte le cattedre di Storia del Risorgimento nelle Università italiane vengono sistematicamente eliminate a favore della Storia contemporanea, ritenendo che il Risorgimento non meriti più studi specifici.

***

Solo Dino Cofrancesco, la mente più illuminata dell’Università di Genova, gran nemico di quello che lui definisce il “gramsciazionismo” torinese, ha scritto il suo dissenso e la sua indignazione ,ricordando le parole di Rosario Romeo, il grande biografo di Cavour: “La crisi dell’idea di Nazione ha indotto molti italiani a rinunciare al rispetto di sé stessi come collettività e come civiltà”. E ha ricordato la grande lezione di Francesco de Sanctis che ,in esilio a Torino, fu anche professore nella nostra Università. De Sanctis, sommo critico e storico della letteratura italiana e primo ministro della Pubblica istruzione del nuovo Regno, scelto da Cavour, patì il carcere sotto i Borboni. Bisognerebbe opporre a Grillo la grande lezione degli storici italiani, molti dei quali originari del Sud, che hanno scritto la storia del  Risorgimento ,contestando le tesi fortemente  ideologiche ma storicamente fragili di Gobetti e Gramsci che vollero vedere nel processo di unificazione una rivoluzione mancata o una conquista regia. Mi limito, rispondendo a Grillo da modesto  storico del Risorgimento ,con le parole di Giaime Pintor  scritte al fratello nel 1943 poco prima di morire, quando stava iniziando il suo impegno nella Resistenza : “Il Risorgimento fu l’unico episodio storico-politico… che (ha) restituito all’Europa un popolo di africani e di levantini”. Non va dimenticato che Pintor era sardo come Gramsci.

*Direttore del Centro Pannunzio

Vicino a te 2017: al Mauriziano contro la Violenza di Genere

Nell’ambito del Progetto Regionale VICINO A TE 2017, l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano, grazie all’iniziativa della Rete locale accoglienza vittime di violenza (coordinata dalla dottoressa Arianna Vitale) ospiterà il camper itinerante del servizio di front office mobile per la campagna di sensibilizzazione, informazione e prevenzione contro la violenza di genere. Il camper sarà posizionato nell’area del cortile adiacente al Pronto Soccorso, con accesso da corso Rosselli. All’interno del camper – per fornire informazioni alla cittadinanza – saranno presenti le équipe di operatrici con specifica competenza e formazione del Telefono Rosa Piemonte, in particolare psicologhe ed esperte legali. La postazione mobile sarà presente davanti al Mauriziano dalle ore 9 alle ore 13 nelle seguenti date: 14 marzo,13 aprile, 29 giugno e 31 ottobre. La popolazione è invitata a partecipare all’evento per conoscere le attività di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, come previsto dalla Legge Regionale n.4 del 24 febbraio 2016 e relative disposizioni attuative.

 

 

La grande battaglia di Mosul

FOCUS  / di Filippo Re

Dalla Grande Moschea di Al Nuri a Mosul annunciò con un sermone al mondo la sua missione per realizzare un immenso Califfato nelle terre dell’Islam e quel giorno, il 29 giugno 2014, decise di farsi chiamarsi Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Non a caso scelse l’antica moschea di Nur ed-din o Norandino, grande e potente nemico della Cristianità, il condottiero e sultano che nove secoli fa riunificò le forze musulmane tra il Nilo e l’Eufrate, tra l’Egitto e la Siria, per combattere i Crociati, con il Saladino alla testa dell’esercito e suo illustre successore. La rinascita del Califfato non ci sarà mai e in quella moschea di Mosul il Califfo del terrore non ci tornerà più. Ora quel santuario islamico è diventato un luogo simbolico per l’esercito iracheno e per le forze curde: si trova a Mosul ovest, poco oltre il Tigri, all’interno della Città vecchia, in un labirinto di viuzze in cui sarà difficile avanzare con i blindati e i carri armati e con gli stessi soldati a rischio di autobombe, kamikaze e sotto il tiro incessante dei cecchini. Quanti morti per Mosul ?

Perde terreno nelle città l’Isis ma rialza la testa nelle retrovie del sedicente Califfato. Dopo la presa dell’aeroporto le forze irachene sono entrate nei quartieri occidentali dell’antica Ninive difesi da 3-4000 miliziani dello “Stato islamico” nascosti nei vicoli e nei tunnel, confusi tra oltre 700.000 civili usati spesso come scudi umani, con bambini kamikaze, con violenze e stupri, con uomini, donne e ragazzi che assistono a decapitazioni e stragi quotidiane. Ci vorranno forse diverse settimane per liberare Mosul ovest e al tempo stesso occorrerà fare attenzione a non concentrare tutte le forze nell’area occidentale del Tigri rischiando di perdere la parte orientale della città appena conquistata dopo più di tre mesi di durissimi combattimenti costati almeno 2500 vittime.

. (AP Photo/Osama Sami)

Visto come è andata a Palmira, più volte occupata, persa e di nuovo conquistata, non si esclude la possibilità di un clamoroso ritorno dei miliziani neri sulla riva orientale mentre sulla sponda opposta bisognerà vedere come reagirà quella parte di popolazione sunnita che simpatizza per il Califfo preferendolo perfino al governo sciita di Baghdad e alle temute milizie iraniane. Riconquistare Mosul significa riprendersi non solo la seconda città irachena ma soprattutto tornare in possesso di un importante snodo commerciale e logistico verso la Siria nonchè assicurarsi il controllo delle risorse energetiche e idriche situate nel nord del Paese. Come la diga di Mosul, protetta da 500 militari italiani insieme agli americani e ai peshmerga curdi, in un’area ad alto rischio, per evitare che lo sbarramento possa essere colpito e distrutto dai terroristi (ci sono già stati momenti di tensione e scontri) e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura fondamentale per il Paese procedano nella massima tranquillità. Nell’estate 2014 la diga era caduta nelle mani dell’Isis ma dopo pochi giorni era stata ripresa dai curdi con la copertura di raid aerei americani. Situazione sempre ingarbugliata anche ai tavoli del negoziato di Ginevra, ripreso dopo una lunga pausa, nonostante l’incrollabile ottimismo di Staffan de Mistura, l’inviato dell’Onu per la Siria, secondo cui ” il 2017 sarà sicuramente l’anno della fine del conflitto” ma prima di arrivarci sarà necessario un miracolo. Nella città svizzera proseguono fiaccamente i colloqui con la mediazione delle Nazioni Unite tra il regime di Damasco e i gruppi di opposizione (senza Isis e qaedisti) riuniti nell’Alto comitato per i negoziati. Sui colloqui incombe anche la minaccia del terrorismo che rischia di far saltare le trattative e avvelenare un clima già molto teso. Gli uomini del Califfo sono sulla difensiva anche in Siria e dopo aver perso Al Bab a nord e altri 15 villaggi liberati dai ribelli armati dalla Turchia, dai curdi e dalle truppe governative, reagiscono con attentati mentre i qaedisti seminano il terrore con gli stessi metodi sprofondando la Siria in un’altra stagione del terrore. Kamikaze si fanno esplodere presso Al Bab, vicino ad Aleppo, e a 30 km dal confine turco provocando oltre 60 morti, con la firma dell’Isis, e la paura torna a Homs, la terza città siriana rioccupata dall’esercito di Assad nel 2014 dopo un accordo con l’Onu, sconvolta da un attacco suicida, rivendicato dai qaedisti di Fateh al-Cham (ex al Nusra) contro la sede dei servizi segreti uccidendo almeno 42 persone tra cui il capo dell’intelligence di Assad, il generale Hassan Daaboul. La diplomazia è di nuovo al lavoro ma pochi se ne sono accorti. Si deve discutere di elezioni e della nuova Costituzione e di un percorso di transizione politica al presidente Assad ma il dialogo si blocca sovente per le accuse reciproche e i veti incrociati. Della nuova Carta costituzionale si sa poco: in base ai contenuti della bozza russa, che però deve essere accettata da tutte le parti in causa, dovrebbe essere eliminata la parola “araba”.

Lo Stato verrebbe indicato con il nome “Repubblica siriana” al posto dell’attuale “Repubblica araba siriana” e sparirebbe la dicitura: “la giurisprudenza islamica è la fonte principale della legislazione”. La novità più importante riguarderebbe tuttavia la possibilità di usare le lingue araba e curda come idiomi paritetici. La tregua sembra reggere ma si continua a combattere contro i gruppi jihadisti, dall’Isis ad Al Nusra, esclusi dal cessate il fuoco, il Paese è tutt’altro che pacificato, Assad vuole vincere la guerra e ci sta riuscendo mentre le opposizioni brancolano nel buio e nell’ambiguità, in attesa di una mossa del presidente Trump pronto a firmare il piano anti-Isis preparato dal Pentagono. Un altro scoglio da superare riguarda il ruolo degli iraniani nel futuro della Siria che gli oppositori rifiutano di accettare come interlocutori al tavolo della pace.

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

 

 

Filippo Re

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

“Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme”

***

L’Anpi e Israele 
Ha ragioni da vendere il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti ,uomo sempre aperto al confronto delle idee, a criticare  il patrocinio concesso dall’Anpi di Biella al film “Israele il cancro”, innanzi tutto a cominciare dal titolo. Definire Israele il cancro tradisce un antisemitismo viscerale , incapace di comprendere la storia dell’unico stato democratico del Medio Oriente. Certo, Israele ha commesso degli  errori, anche gravi, ma non va mai dimenticato il fatto incontestabile che nei territori israeliani si vive costantemente con l’ansia di morire ad opera dei terroristi palestinesi. Un’associazione di partigiani dovrebbe ispirarsi ai valori della libertà  e non a quelli dell’apriorismo fazioso. Soprattutto ,affrontando il tema spinoso dei palestinesi che vivono sicuramente una tragedia,dovrebbe anche considerare le ragioni israeliane. E’, per altri versi, un vecchio vizio delle estreme di sinistra e di destra , quello di essere  antiisraeliane e filo palestinesi a prescindere. Ricordo nel 1967,durante la guerra di aggressione ad Israele voluta da Nasser ,gli attacchi contro il piccolo stato “ebraico” di esponenti del vecchio PCI, dimentichi dei motivi storici che portarono ,dopo la II guerra mondiale, a creare quella realtà. Anche Eugenio Scalfari fu della partita ,suscitando l’aspra critica del suo  iniziale maestro Pannunzio. Non parliamo  della estrema destra  che riversa il  terribile antisemitismo della Shoah  nel presente. E non posso dimenticare che l’ebrea Natalia  Levi Ginzburg scrisse  cose piuttosto  imbarazzanti sull’argomento. Erano anni difficili, c’era il Muro di Berlino, oggi si vorrebbe più ponderatezza nel valutare una realtà complessa come il Medio Oriente, a partire dalla minaccia incombente dell’ Isis che per l’Europa rappresenta una sorta di nuovo nazismo volto, anch’esso, allo sterminio .

***

L’autostrada del Conte

L’autostrada Torino- Pinerolo, estremamente utile per favorire il turismo invernale, e non solo quello, venne fortemente osteggiata e venne realizzata con grande ritardo. Veniva definita l’autostrada del Conte. Il conte era Edoardo Calleri di Sala, politico democristiano di gran peso, presidente della Cassa di Risparmio di Torino e poi dal 1970 presidente della Giunta Regionale,il primo presidente affiancato prima da Paolo Vittorelli e poi da Aldo Viglione presidenti del Consiglio regionale. Lo conobbi a Moncalieri, di cui era stato sindaco, eletto nel 1964,dove si fece promotore del secondo ponte sul Po (senza il quale il traffico era sempre intasato), anch’esso definito, dall’opposizione comunista, il ponte del Conte o ,più semplicemente, il ponte di Calleri. Era un uomo di poche parole ,ma di grande competenza amministrativa. Aveva una straordinaria resistenza alla fatica e nei dibattiti sapeva fare le ore piccole ,bevendo Coca-Cola. Lo consideravano un ras,ma sicuramente l’uomo era di grande qualità.Una qualità oggi davvero quasi impensabile. Forse non seppe circondarsi di collaboratori validi,come spesso succede anche ai non mediocri.Laureato in medicina,era in grado di tener testa e di mettere in difficoltà architetti esperti nelle discussioni urbanistiche.Era stato giovanissimo resistente a fianco del padre ammiraglio. Donat Cattin, che era suo fiero avversario, riconobbe la sua competenza e la sua onestà,al di là della competizione politica che fu durissima. La sua carriera venne interrotta da una vicenda giudiziaria su cui si fece un gran baccano,ma da cui il Conte uscì, alla fine ,indenne. Calleri aveva una residenza in quel di Bricherasio. La mamma era una Cacherano di Bricherasio,un donna straordinaria che conobbi quando abitava nel palazzo di via Maria Vittoria che ,per caso ,divenne quindici anni dopo sede del Centro “Pannunzio”. Era colta e amabile,ospitava un suo nipote,mio grande amico e coetaneo,che studiava all’Università .A volte mi parlava con un certo orgoglio del figlio,anche se intravvedeva i pericoli della politica.L’autostrada Torino -Pinerolo c’è ormai da molti anni ( senza quell’idea di Calleri le Olimpiadi invernali del 2006 non si sarebbero potute fare )e nessuno pensa più a collegarla al conte Calleri. Ma negli anni ’70 non si sarebbe dovuta realizzare perché avrebbe sveltito l’arrivo del Conte a Bricherasio. Incredibile,ma vero,basterebbe andare a rileggere i giornali di quel periodo.Miserie della politica,stoltezza degli uomini faziosi di quegli anni.

***

Lotto marzo torinese

L’8 marzo di quest’anno sembra essere cambiato rispetto al passato, non solo perché l’iniziativa di quest’anno è senza l’apostrofo.Sono state tante le iniziative.alcune molto azzeccate, altre, come quella di bloccare il traffico, assai meno. L’elemento fondamentale ci sembra una maggiore consapevolezza rispetto al passato e una partecipazione molto alta. Soprattutto la partecipazione maschile , non osteggiata, ha rivelato,almeno l’8 marzo, la consapevolezza da parte di tutti che quella che un tempo si chiamava la “questione femminile”, riguarda la società nel suo complesso. Senza un’effettiva parità di genere la società si priva di energie importanti. Chi sostiene la via delle “quote rose” anche oggi sbaglia perché realizzare la parità significa far crescere il potenziale di sviluppo della società italiana nel suo insieme.

 

***

Torino Esposizioni

Il palazzo di corso Massimo d’Azeglio-progettato nel 1938 e inaugurato l’anno dopo(!) – segnò un’eccellenza torinese importante :in quei padiglioni si tenevano il Salone della moda,dell’auto e quello della tecnica e lì nacque quello del libro voluto e realizzato in primis dall’intuizione e dalla tenacia di Angelo Pezzana. Oggi è quasi totalmente in stato di abbandono e le scritte ne devastano la facciata. I progetti ci sono e appaiono anche ambiziosi,ma nessuno si pronuncia sul destino di un edificio oggi quasi totalmente inutilizzato. Cosa pensa di farne la nuova Amministrazione torinese ? Sarebbe doveroso domandarlo.

***

LETTERE  (indirizzare le mail a quaglieni@gmail.com)

_

La rinata piazza Carlina sembra molto bella dopo i lunghi lavori per il parcheggio sotterraneo,ma il monumento a Cavour appare abbandonato,mentre necessiterebbe di un restauro urgente. Cosa ne pensa ?

Carlo Angeli

E’ stata una grande battaglia di Carlo Callieri che , già prima dei lavori per il parcheggio, aveva cercato di attrarre l’attenzione sul monumento a Cavour bisognoso di restauro. Uno, definito “leggero” dall’arch. Paolo Fiora , nel 1991 aveva posto riparo ai danni del tempo,ma in questi ultimi anni c’è stato anche il vandalismo che si è accanito contro il monumento. Addirittura si sono aggiunte recentemente persino delle scritte fatte con lo spray giallo. Ricordo che nel 2011 , 150 ° della morte del più grande statista italiano,quando deposi una corona d’alloro al monumento, essa scomparve nel giro di due giorni.Evidentemente a certi “ torinesi” Cavour non piace. Oggi quel monumento nella piazza rinnovata sembra ancora in condizioni peggiori rispetto a prima. Se il Comune non provvede,occorrerebbe che ci pensasse qualche sodalizio con un Service. I Rotary e i Lions torinesi, ad esempio. Magari insieme.

pfq

La salute per tutti

La pratica di attività motorie, uno stile di vita attivo e una sana alimentazione costituiscono un importante strumento di prevenzione rispetto a numerose patologie. Da tempo il Consiglio regionale del Piemonte, con gli Stati Generali dello Sport e del Benessere, ha avviato un lavoro su questi temi con una particolare attenzione rivolta ai giovani. In quest’ottica va letto il concorso per le scuole “La salute per tutti. Movimento, alimentazione sana e corretti stili di vita per il benessere della persona” organizzato, per l’anno scolastico 2016/2017, con la Consulta regionale dei Giovani, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e con il patrocinio del Coni Piemonte.

La premiazione degli istituti vincitori è stata ospitata al Teatro Carignano, sabato 11 marzo, alla presenza del presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, del consigliere delegato alla Consulta Giovani Giorgio Bertola, del presidente Comitato regionale del Piemonte del CONI Gianfranco Porqueddu e del dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte Franco Calcagno. Durante la mattinata è stato anche lanciato un evento nazionale che ha visto come testimonial Tommaso Cerasuolo, cantante dei Perturbazione. Il 30 maggio lo Juventus Stadium ospiterà la partita del Cuore 2017 e dal Carignano è partita la sfida di “Un Cuore Rap”: i giovani piemontesi sono invitati a produrre un brano rap, il migliore avrà l’occasione di esibirsi live prima della partita. “Chiediamo aiuto ai ragazzi di portare all’interno delle loro famiglie l’attenzione per l’attività fisica e per una corretta alimentazione – così il presidente Laus, durante i saluti – l’unica cosa che può salvare il mondo è la consapevolezza.

***

Per questo abbiamo il dovere di rispettare innanzitutto noi stessi per poi rispettare la nostra società. Importanti studi scientifici ci dicono che numerose patologie anche gravi possono essere evitate con il movimento e con una maggiore attenzione a cosa mangiamo”. Uno stimolo che “è stato raccolto immediatamente dalla Consulta Giovani”, ha spiegato Bertola. Riflessione condivisa da Calcagno: “Quando vogliamo che una campagna abbia successo, dobbiamo passare dai ragazzi perché sono gli insegnanti migliori. Corretti stili di vita e corretta alimentazione sono fondamentali per il benessere. Vogliamo aumentare l’educazione motoria a scuola, l’educazione fisica non è solo movimento, ma insegnamento di valori”.L’importanza dell’educazione fisica a scuola è stata ripresa anche da Porqueddu: “Pensiamo che sia importante avere l’attività motoria obbligatoria fin dalla scuola materna, come già accade in altri paesi. Abbiamo avviato un progetto in collaborazione con il Ministero e speriamo che vada in porto”.L’appuntamento al Carignano ha visto alternarsi sul palco numerosi giovani atleti agonisti di diverse discipline e la nutrizionista del Centro di Medicina preventiva dell’Università di Torino, Felicina Biorci, che ha tenuto una breve lezione sull’importanza della corretta e sana alimentazione.Tra i relatori, infine, Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino, che ha ricordato il progetto #dilloatutti che vede coinvolti gli Stati Generali dello Sport, ed Enrico Giraudo, ricercatore dell’istituto di Candiolo per la ricerca sul cancro. La premiazione si è chiusa con l’esibizione della cantante Chiara dello Iacovo.

fmalagnino www.cr.piemonte.it

Liberi dentro. Riflessioni sul carcere

“Il carcere è come una malattia e, come tutte le malattie, è difficile da raccontare a chi non l’ha vissuta”. Con queste parole il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano ha accolto gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza di Torino che hanno assistito – venerdì 10 marzo nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris – alla proiezione del docufilm “Spes contra spem – Liberi dentro” di Ambrogio Crespi, frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di reclusione di Opera (Mi).

L’iniziativa, organizzata dall’Ufficio del garante regionale per i detenuti in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, è stata aperta con i saluti del presidente e della vicepresidente dell’Assemblea regionale Mauro Laus, che presiede anche il Comitato regionale per i diritti umani, e Daniela Ruffino.

“Non esiste Costituzione, in nessuna parte del mondo, che non preveda che della libertà si possa essere privati per ragioni serie, previste dalle leggi e con la garanzia che i dirtitti individuali siano rispettati – ha sottolineato Laus -. Ma non può esistere nessuna Costituzione, nessuna legge, in nessuna parte del mondo, che possa prevedere che una donna o un uomo possano essere privati della loro dignità. Questo è il cuore della questione dei diritti umani da cui tutti i passi successivi dipendono: alzare una barriera a difesa della dignità della persona che non possa essere violata, nemmeno quando si pone a tutela del più spietato dei malviventi”.

Moderati da Mellano, sono intervenuti Claudio Sarzotti, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Torino e presidente di Antigone Piemonte, Rita Bernardini, Sergio d’Elia e Sergio Segio rispettivamente presidente, segretario e membro del direttivo dell’Associazione Nessuno tocchi Caino per evidenziare la necessità di un carcere autenticamente rieducativo e capace di offrire possibilità di riscatto e inserimento anche e soprattutto ai 1.277 condannati all’ergastolo ostativo.

Prodotto da Nessuno tocchi Caino e Indexway e presentato con successo alla 73^ Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia e alla Festa del Cinema di Roma, “Spes contra spem” propone le testimonianze incrociate di detenuti e operatori penitenziari della Casa di reclusione di Opera (Mi) e si compone d’immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere, agenti di polizia penitenziaria e il presidente del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Santi Consolo, che ha sottolineato più volte che “il problema non è tanto l’ergastolo quanto l’ergastolo ostativo, che uccide la speranza della libertà nella persona e ne annienta la volontà”.

Dalle testimonianze è emerso con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti – nel loro modo di pensare, di sentire e di agire – ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni e la constatazione che l’istituzione carcere può rendere possibile il cambiamento e riconversione di persone detenute in persone autenticamente libere.

All’evento erano presenti, tra gli altri, i consiglieri regionali Stefania Batzella e Gian Paolo Andrissi e i garanti comunali dei detenuti d’Ivrea (To) Armando Michelizza e di Saluzzo (Cn) Bruna Chiotti.

www.cr.piemonte.it

“Finalmente” arrivano i corsi di guida per donne insicure al volante

Si tratta di un corso dedicato a tutte coloro che -ovviamente già in possesso della patente- non si sentono ancora sicure alla guida della loro auto, che sono stanche di sentirsi dire dal proprio marito o dal proprio fidanzato di non essere capaci a guidare

“Donne al volante..pericolo costante”. Quante volte abbiamo sentito, utilizzato e scherzato sopra a questa frase per commentare magari una donna alla guida di una vettura. Da dove nasca questo detto non si sa, il perché lo si usi è facilmente immaginabile: è un pensiero piuttosto diffuso e comune tra la maggior parte delle persone, che il gentil sesso al volante sia meno capace e per così dire più “pericoloso” rispetto ad un uomo. Ebbene su questa teoria (non ancora scientificamente provata ma attualmente in fase di studio), le autoscuole Solferino hanno cercato di trovare una soluzione e hanno proposto un vero e proprio “corso di recupero” per tutte quelle donne che vogliono dire addio alle paure che insorgono quando si trovano alla guida. Si tratta di un corso dedicato a tutte coloro che -ovviamente già in possesso della patente- non si sentono ancora sicure alla guida della loro auto, che sono stanche di sentirsi dire dal proprio marito o dal proprio fidanzato di non essere capaci a guidare; per tutte quelle donne diciamo un po’ più mature, che magari hanno preso la patente molti anni fa ma che poi per motivi personali, familiari e via dicendo, hanno parcheggiato l’ auto nel garage dimenticandosi, per così dire, come ci si comporta alla guida di una macchina. Il volantino con il suo disegnino un po’ d’altri tempi, volutamente stereotipato (vi è raffigurata una donna al volante con l’aria un po’ spaurita e con un buffo cappellino sulla testa) è molto chiaro e diretto : “Donne al volante..” recita il titolo. E poi più sfumato : “Sicurezza costante”. Più in basso ovviamente qualche domanda che lascia intendere lo scopo del corso : ” Paura di guidare?” e ancora : “Parcheggiare è il tuo incubo?”. Ovviamente gli ideatori del progetto hanno garantito che non esiste nulla di discriminatorio in tutto questo, anzi si dovrebbe considerare un vero e proprio kit di lezioni “in rosa” proposto dalla rete nazionale “La nuova guida” , e a cui le autoscuole Solferino hanno aderito. “La società ora è cambiata – spiega a Repubblica il titolare Mario Forneris- Un tempo la patente si prendeva, magari su consiglio dei genitori, anche in modo facile, poi però mancava il conseguimento dell’abilità alla guida. Le ragioni per cui una donna poteva smettere di guidare potevano essere tante. Molte ad esempio hanno abbandonato l’auto dopo un grave incidente” – E prosegue- “Ovviamente anche se la pubblicità è dedicata alle donne, il corso si rivolge anche a quegli uomini che vogliono combattere stress e ansia al volante”. Insomma, ripetiamo, non c’è nulla di discriminatorio, maschilista o retrogrado in tutto questo. Come hanno più volte sottolineato i sostenitori del progetto, il corso non è solo rivolto a tutte quelle donne che a causa di un incidente o per svariati motivi hanno dimenticato come si guida e non si sono esercitate abbastanza nel fare parcheggi o nello stare in mezzo al traffico, ma anche a tutti quegli uomini che sono affetti da un po’ d’ansia mentre si trovano alla guida della propria auto. D’altronde che importanza può avere il fatto che il volantino sia tutto al femminile e che sia rivolto direttamente alle donne, rappresentate per di più dallo stereotipo di una donnina spaurita, vestita anni 50′? Quindi caro gentil sesso, dopo anni di estenuanti battaglie per avere riconosciuti gli stessi diritti degli uomini, almeno adesso potrete ambire a saper guidare come loro.

 

Simona Pili Stella

Fiat Torino e Zonta Moncalieri per i diritti delle donne

Prosegue l’impegno della Fiat Torino nel sociale a fianco di realtà che lottano per tutelare diritti universali. In tale ottica lunedì prossimo la Fiat Torino ospiterà la campagna “Zonta Says No to Violence against Women”. Una serata all’insegna della sensibilizzazione sulla violenza di genere organizzata dallo Zonta Moncalieri, organismo che unisce donne impegnate in diverse professioni inserite nella più vasta confederazione di club Zonta International.

Durante la partita contro la Dolomiti Energia Trentino saranno appesi striscioni, fatto visionare un video sulla campagna italiana “Giù le mani dalle donne” e vi sarà un piccolo banchetto informativo. Ogni anno, in Italia, cento donne vengono uccise dagli uomini che sostengono di amarle, a migliaia quelle sfregiate, aggredite, picchiate, perseguitate. Secondo dati Istat, solamente nel nostro Paese 7 milioni di donne hanno subito una forma di abuso. Perché la violenza non è solamente quella fisica, ma è il mobbing e la discriminazione sul posto di lavoro, la pressione psicologica subita nella propria casa, i fischi per strada e gli sguardi indesiderati alle proprie gambe. Lo Zonta Moncalieri, fondato nel 2004, offre alle donne servizi di assistenza, patrocini, borse di studio. La vision dell’organizzazione internazionale immagina un mondo dove ogni donna sia in grado di raggiungere il suo pieno potenziale, che raggiunga posizioni decisionali in condizioni di parità con gli uomini, che non abbia più paura. Un evento, quello del PalaRuffini, che vedrà impegnato l’intero Distretto 03 dello Zonta.

***

Appuntamento da non perdere dunque,lunedì 13 dalle 20.45 al Pala Ruffini.

Premio per l’Ortopedia al Mauriziano

L’American Academy of Orthopaedic Surgeons, il Congresso più importante al mondo di Ortopedia, premia il team di Ortopedia e Traumatologia, diretto dal professor Roberto Rossi

L’Ortopedia universitaria dell’ospedale Mauriziano di Torino (diretta dal professor Roberto Rossi) riceverà nei prossimi giorni il primo Premio internazionale come miglior video di protesica di ginocchio come tecniche all’avanguardia, durante il Congresso più importante al mondo di Ortopedia e Traumatologia (American Academy of Orthopaedics and Traumatology Meeting), che si terrà quest’anno a San Diego (California). Previsti circa 30 mila ortopedici da tutto il mondo.

Il riconoscimento è riferito alle ricostruzioni e riparazioni dell’apparato estensore del ginocchio nei primi impianti di protesi di ginocchio o nelle revisioni, casi molto complessi. Questa problematica è una delle complicanze da gestire per salvare una protesi di ginocchio. Al Mauriziano nell’ultimo anno sono triplicate le richieste di interventi di questo tipo ed i pazienti arrivano non solo dal Piemonte ma anche da tutta Italia. Questo è motivo di orgoglio e prestigio per il Centro di riferimento di chirurgia del ginocchio del Mauriziano. L’artrosi di ginocchio e la traumatologia sportiva del legamento con riparazione cartilaginea e di ricostruzione sono in continuo aumento.

Ma non solo. L’équipe del Mauriziano, in collaborazione con i colleghi del San Luigi di Orbassano (diretti dal professor Filippo Castoldi), ha ottenuto altri due riconoscimenti: uno sulla chirurgia artroscopica del gomito ed uno sul trattamento chirurgico delle fratture di spalla, tecnica innovativa creata con il primario dell’ospedale di Ciriè dottor Marco Assom.

L’unione di centri ha determinato il successo di quest’anno.