ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 392

Nicoletta Cardillo nel direttivo Unoe

La piemontese Nicoletta Cardillo (amministratore di D&N Eventi Srl di Casale Monferrato) nel direttivo di Unoe – Unione nazionale organizzatori eventi

Nicoletta Cardillo,titolare della D&N marketing s.r.l. e socio amministratore della società D&N Eventi Srl di Casale Monferrato (insieme ad altre due socie imprenditrici) è stata eletta in rappresentanza del Piemonte nel direttivo dell’Associazione di Categoria U.N.O.E. -Unione nazionale organizzatori eventi,da parte dell’assemblea che si è svolta a Roma e che ha a sua volta eletto Presidente, il romano Alessandro Pollak .

Unoe è un’associazione di categoria che annovera nelle sue file i più noti organizzatori di eventi tematici, enogastronomici, concerti, spettacoli, fiere e mercatini. La D&N Eventi è l’organizzatrice della Mostra regionale di San Giuseppe, uno dei maggiori eventi piemontesi sul territorio.

Unoe unisce e compatta esperienze decennali di tanti operatori e pone tra i suoi obiettivi il dialogo costruttivo tra loro e le istituzioni.

Spiega Nicoletta Cardillo :

U.N.O.E. Sorta durante il periodo del lockdown si é rafforzata più che mai negli ultimi mesi, operando al suo interno una grande cernita che ha prodotto come risultato odierno, tra gli associati, una affinata scrematura e la presenza tra le sue fila, di operatori del settore tra i più determinati del Nord Centro e Sud Italia, Isole comprese.

Gli obbiettivi di U.N.O.E. sono numerosi ma tra i più importanti spicca sicuramente la salvaguardia di questa categoria lavorativa importante per l’economia Italiana e che troppe volte dall’inizio della pandemia globale è stata trascurata e abbandonata a se stessa!

Altra Mission importantissima di U.N.O.E. è quella di confrontarsi al più presto con le Istituzioni per affrontare svariate tematiche di carattere legislativo, tra cui la sicurezza degli Eventi e le linee guida anti-covid.

Il Presidente e tutti i componenti del Direttivo si sono subito attivati per dare il proprio contributo a seconda del ruolo che gli è stato conferito.

In occasione del DPCM emanato il 18/10/2020 per la categoria Fiere ed Eventi, sono state emanate disposizioni poco comprensibili,unica nota positiva è il consenso chiaramente espresso per le Manifestazioni Fieristiche di carattere Nazionale e Internazionale mentre restano bloccate solo le Fiere Locali e le Sagre.

U.N.O.E. si è attivata per riuscire a fare chiarezza e in tempi brevi verrà pubblicato il Comunicato Stampa Ufficiale con le dichiarazioni del Presidente Alessandro Pollak e dei due Vc. Presidenti, Alessia Littarru e Carla Marivo.

Roma, giallo all’Atac

Roma – Si sa che alla municipalizzata romana, incaricata del trasporto pubblico,  le casse sono sempre in profondo rosso, così come che l’attaccamento al lavoro da parte di alcuni dipendenti lasci alquanto a desiderare.

Come in tutti gli uffici, anche a ll’Atac i certificati di malattia, che durante le feste salgono di parecchio, si inviano in modalitá online. Tuttavia, se il certificato medico riguarda l’assenza per malattia di un figlio, basta consegnarlo manualmente.

Scoppia il giallo: una marea di certificati di malattia, tutti uguali e con lo stesso timbro, ma non con la stessa grafia, arrivano  all’Atac con oltre 11mila dipendenti e un tasso di assenteismo record. I   certificati di malattia spediti all’azienda sarebbero centinaia, tutti con lo stesso timbro di un medico arabo. Tutti scritti a mano, ma la scrittura cambia ogni volta, tanto che all’Atac hanno pensato a dei falsi e hanno chiesto una perizia calligrafica per accertare il fatto.

A questo punto  le ipotesi sono almeno due: la prima è che il medico arabo, da cui provengono i certificati, non sia coinvolto; l’altra che il bollettario sia stato trafugato e, con il “fai da te”, ciascun dipendente coinvolto si sia compliato il suo certificato ed abbia anche reiterato il falso più volte. La Procura della Repubblica sta indagando sulle ipotesi di reato, ma a noi viene anche qualche altro sospetto in merito al perché il medico arabo non si sia accorto dello smarrimento di un blocchettario.  Altra ipotesi, ben peggiore, che ci possa essere collusione….!

Potrebbero scattare dei licenziamenti, almeno si spera.

Per concludere, suona strano che all’Atac ci abbiano messo così tanto tempo ad accorgersi del fatto!

Tommaso Lo Russo

Georges Mikhael, parola d’ordine: locale e globale

Locale e globale. E’ la parola d’ordine delle nuove sfide di Georges Mikhael, l’imprenditore di origine libanese ma piemontese nel cuore che ha scelto Torino come capitale delle sue aziende.

 

Mikhael non è nuovo al gusto dell’avventura imprenditoriale. Anni fa ha strappato al fallimento la Defendini, marchio storico sotto la Mole, che ha rilanciato al punto di farne un protagonista della logistica e insieme ha firmato il progetto del grande e ipertecnologico elettrodotto tra Francia e Italia attraverso la ValSusa capace di contribuire a abbattere il rischio di black out a cavallo delle Alpi. Oggi è pronto per una nuova impresa.

Mikhael ci vuole spiegare il senso della sua nuova parola d’ordine <be local to be global>?

Dietro lo slogan si nasconde una grande ambizione: far diventare i prodotti del territorio protagonisti del mercato globale. E’ una filosofia che credo rivoluzionerà il mercato e per una volta non partirà dai grandi operatori ma dalle piccole realtà territoriali. Per dare corpo e anima al progetto utilizzereremo una società che si chiama Sum (servizi ultimo miglio) che ho fondato nel 2017 per fare delivery dei principali operatori di e commerce.

E come trasformerà Sum?

Dopo 4 anni di attività caratterizzata da una grande perfomance operativa che ci ha visto crescere fino a consegnare 250mila pacchi a settimana grazie a 500 dipendenti io e i miei manager ci siamo resi conto che dovevamo cambiare strada e liberarci gradualmente dell’abbraccio a volte soffocante dei grandi nomi dell’E commerce che sono per loro stessa natura poco o per nulla sensibili alla realtà socio-economica nella quale operano. La nostra riflessione ci ha portato ad allontanarci oggi in modo definitivo dalla gestione fisica delle nostre attività per concentrarci sulla gestione digitale di reti e uomini lanciando varie piattaforme dedicate ai prodotti piemontesi e di quartiere che avranno la caratteristica di rivolgersi a due tipi di cliente, quello che per comodità lessicale viene definito consumatore ed acquista varie tipologie di beni e un altro e non meno importante cliente che è produttore di beni.

Insomma avete deciso di cambiare mestiere?

Penso che non si tratti tanto di cambiare radicalmente mestiere come potrebbe accadere a chi ha sempre fatto il panettiere e poi diventa idraulico. Nel nostro caso direi che si tratta di un’importante evoluzione che ci permetterà di migliorare le prestazioni aziendali che si arricchiranno non solo dal punto di vista meramente economico ma anche sotto il profilo sociale, culturale e di valorizzazione del nostro patrimonio umano. E poi c’è una seconda e importantissima novità.

Di cosa si tratta?

I nostri clienti non saranno solo clienti, ma diventeranno anche nostri partner commerciali realizzando così una simbiosi aziendali dai significativi aspetti sociali che sarà la vera rivoluzione passando dal <anyting everywere> e cioè qualsiasi cosa ovunque , che la ragion d’essere dei grandi players del commercio on line, a <be local to be global> che è l’essenza della nostra filosofia.

Volete far conquistare il mondo alle piccole produzioni?

Esatto. Abbiato iniziato con l’enogastronomia, ormai il vero fiore all’occhiello del Piemonte, ma non intendiamo limitarci solo a quello. Il nostro obiettivo è di proporre ai nostri clienti anche servizi e comodities nel settore energetico e non solo puntando sulle energie alternative e rinnovabili per fare del nostro brand un grande amico dell’ambiente e della qualità di vita. Abbiamo l’ambizione di diventare non solo un grande marchio ma anche uno stile imprenditoriale fortemente impegnato nel sociale e nel favorire lo sviluppo delle comunità nelle quali operiamo. Un abisso ci separa dalle multinazionali dell’e commerce che agiscono nelle economie locali senza valorizzarle e non a caso sono paragonate agli scorpioni che ti usano per attraversare il fiume e quando non servi più ti uccidono>.

Alla fine arriva l’ansia

Provare ansia è una sensazione assolutamente normale, fa parte del nostro istinto di sopravvivenza, rappresenta un campanellino che indica uno stato alterato dell’umore in direzione di un’allerta.

L’ansia è un’emozione di base che attiva nell’individuo risorse mentali e fisiche e svolge delle funzioni importanti nella vita di ognuno. È importante avere la capacità di percepire ciò poiché permette a noi esseri umani di riconoscere situazioni, momenti epensieri poco gradevoli, e di saperli individuare. L’ansia può sorgere per fattori più svariati. Dipende dalla persona e dalle nostre priorità. Chiaramente diventa nociva quando è eccessivamente elevata rispetto alla realtà che stiamo vivendo o rispetto ad un definito problema che abbiamo o pensiamo di avere. In questo caso è fondamentale trovare il modo di spostarla  all’esterno con degli esercizi di “esternalizzazione emotiva” affinché il flusso interiore, generato dall’ansia, trovi una via di scarico all’esterno. Elemento importante di cui essere sempre coscienti è rappresentato dal fatto che tutti gli stati d’animo, come arrivano, così vanno via. L’umore non è una linea retta, ma è composto da variazioni continue di differente durata, poiché noi siamo esseri viventi dotati di umore volubile ed il corpo, in un meccanismo complesso fra fisico e mente, si muove per reazioni chimiche. Ciò è rilevante ed essenziale da tenere a mente per non essere mai preoccupati se abbiamo sali e scendi interiori. Il fattore determinante è saperli riconoscere, dandogli un nome ed esternalizzandoli verso l’esterno, così da non incorrere in una somatizzazione, che non ci rende padroni di noi stessi e toglie lucidità al nostro operato. In base alla distanza tra la realtà che accade e i nostri desideri che vorremmo accadessero si inserisce l’ansia, ma dobbiamo essere consapevoli nel riconoscerla e accettarla, poiché è normale che appaia tanto più desideriamo una cosa e tanto più numerose appaiono le variabili che possono mettere a rischio la realizzazione della cosa desiderata. Fondamentale è non vivere con l’esigenza del controllo né con l’esclusiva priorità del merito, poiché potrebbe accadere e accade che, per quanto massimo impegno sia possibile mettere in un obiettivo, questo non si realizzi. Ciò è l’anarchia del destino che non possiamo controllare, ma soltanto accettare, anche dopo aver fatto il nostro massimo. Questa capacità di accettazione del dato di realtà si chiama maturità e costruirla ogni giorno dentro di noi rappresenta la differenza fra chi vive costantemente in bilico fra nevrosi e psicosi e chi svolge una vita sana.

Dott. Davide Berardi – Psicologo/Psicoterapeuta Sistemico Relazionale

Contatti: davide_berardi_78@yahoo.it

Commercio: quando arrivano le risorse?

«Il governo chiarisca come e in quale forma ma soprattutto quando, metterà in campo misure di sostegno economiche per gli operatori economici su area pubblica, i quali stante le misure di contenimento del Covid-19 rischiano di chiudere nei prossimi mesi».

Così in un appello al Premier Giuseppe Conte e al Ministro delle Attività Produttive Stefano Patuanelli, l’Assessore al Commercio della Regione Piemonte Vittoria Poggio chiede una nota di accompagnamento al Decreto sulle nuove limitazioni che chiariscano i tempi e le modalità di erogazione di fondi destinati al settore del Commercio.

«La Regione – sottolinea l’Assessore – nei mesi scorsi ha stanziato più di 131 milioni a fondo perduto per migliaia di imprese piemontesi limitate nelle loro attività. Abbiamo fatto la nostra parte, ma adesso chiediamo che il Governo faccia la propria specificando quando e in quali modalità sarà sostenuto il comparto che ha patito più di altri le conseguenze provocate dalla pandemia».

Il Green Deal europeo rischia di essere compromesso dalla Politica agricola comune

Disastroso accordo tra le maggiori forze politiche del Parlamento Ue sulla riforma della Pac in palese contrasto con gli obiettivi delle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030.

Una resa incondizionata alle grandi lobby dell’agricoltura industriale

 

Riceviamo e pubblichiamo / Le maggiori forze politiche europee sono giunte la settimana scorsa a un accordo sul voto sulla Pac che, se avrà la meglio al Parlamento europeo nel voto in plenaria con inizio previsto per il 21 ottobre, determinerà conseguenze disastrose per la salvaguardia della biodiversità, la natura e la lotta ai cambiamenti climatici. Il voto cadrà nella stessa settimana del cruciale incontro del Consiglio dei Ministri europei per l’agricoltura, il cui contributo per una Pac ambiziosa dal punto di vista ambientale sarà fondamentale, anche se per il momento i governi nazionali sembrano determinati nel voler puntare basso su questo aspetto.

 

L’accordo, sottoscritto dai tre maggiori gruppi politici europei, il Partito popolare europeo (Ppe), i Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe (Liberali), sulla prossima Politica agricola comune risulta essere molto negativo per l’ambiente e rischia di vanificare gli sforzi ambientali della nuova Commissione europea. Lo denunciano a gran voce i principali rappresentanti della società civile e delle ong ambientaliste in tutta Europa: il Parlamento europeo rischia di arrestare e boicottare il processo del Green Deal europeo e i suoi obiettivi contenuti nelle recenti Strategie approvate pochi mesi fa, quelle sulla Biodiversità 2030 e la Farm to Fork.

 

Tra le proposte più dannose concordate da Ppe, S&D e Renew Europe quelle di non allocare un budget specifico per la protezione della biodiversità sui terreni delle aziende agricole – attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, come prevede la Strategia Ue Biodiversità 2030 e di rimuovere l’obbligo di almeno il 10% dei terreni agricoli dedicati alla biodiversità. Questi elementi sarebbero necessari e fondamentali per salvare le numerose specie a rischio di estinzione in tutta Europa. Altro elemento sconcertante dell’accordo è l’intenzione di rimuovere il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti Natura 2000, che sono aree protette di interesse pubblico e che dovrebbero rimanere tutelate per il bene delle persone, degli animali e dell’ambiente.

 

Queste proposte, unitamente ad altre gravissime, potrebbero già significare la fine dell’ambizioso Green Deal dell’Ue, che ha disperatamente bisogno di una riforma radicale della Pac per avere successo.

 

Questo accordo potrebbe essere devastante in quanto propone di dirottare risorse verso pratiche “ambientali” che solo le grandi aziende potrebbero permettersi e i cui benefici ambientali sono discutibili, come l’agricoltura di precisione. Questo tipo di greenwashing finanziato con fondi europei potrebbe ostacolare seriamente le aziende agricole dedite all’agricoltura biologica e all’agroecologia.

 

«Questa proposta – afferma Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa e a capo dell’ufficio Slow Food di Bruxelles – è una dichiarazione di resa all’agricoltura intensiva e a uno status quo che favorisce pochi e manca di sostenere tutti quei produttori che quotidianamente, attraverso pratiche agro ecologiche, producono cibo e salvaguardano l’ambiente. Ci appelliamo ai membri del Parlamento europeo, perché mantengano le promesse fatte ai cittadini europei alle elezioni 2019: un maggiore e concreto impegno nella lotta al cambiamento climatico e alla difesa della biodiversità. E ci appelliamo anche ai cittadini europei, perchè siano vigili e partecipi dei processi che determinano il futuro del nostro cibo, del nostro pianeta e del nostro futuro».

 

Attualmente, oltre il 35% del budget totale dell’Unione Europea, pari a circa 60 miliardi di euro versato dai contribuenti dell’Ue vengono spesi ogni anno per i sussidi della Pac, che per lo più finanziano l’agricoltura intensiva e industriale. Questo modello produttivo è tra le principali cause di perdita di biodiversità, d’inquinamento dell’acqua e dell’aria, e del cambiamento climatico.

 

Numerosi studi e oltre 3600 scienziati sostengono che l’agricoltura intensiva sta spingendo molte specie verso l’estinzione. Dal 1980, l’Ue ha perso il 57% dei suoi uccelli, degli ambienti agricoli, così come farfalle, api e altri impollinatori, anch’essi in grave declino.

 

Proteggere la natura significa anche proteggere tutti quegli agricoltori impegnati in una seria transizione agro-ecologica. I cittadini lo stanno chiedendo a gran voce in tutta Europa, organizzando dibattiti, manifestazioni, azioni online come parte della campagna Good Food Good Farming: i politici non possono continuare a ignorarli ascoltando solo le sirene dell’agroindustria.

Testimoni di fratellanza

Lunedì 26 ottobre si terrà la consegna ufficiale del Premio internazionale “TESTIMONI DI FRATELLANZA”, istituito nel 2018 da Artaban, Onlus di cooperazione e aiuto umanitario, operante in Burkina Faso, Mali, Nicaragua, Ecuador e Perù.

La cerimonia si svolgerà nel corso di una cena solidale presso la “Locanda sul Po” di Torino, Viale Parco Michelotti, 21/A. Per esigenze connesse al Covid, è richiesta la prenotazione entro e non oltre mercoledì 21 (salvo esaurimento anticipato dei posti disponibili, chiamando i nn. 335.5733801 Roberto Veglia – 331.5024259 Artaban Onlus – 333.5807549 Paolo Pensa/Le Rose Nere). Il menù allestito dallo chef Damiano prevede: Vitello tonnato, Insalata tonno e fagioli con cipolla di Tropea, Insalata viennese, Melanzane imbottite e Flan di zucca con fonduta: Penne alla campagnola e Rabaton alla alessandrina; Bocconcini di cinghiale al civet, con contorno; Dolce della casa; Vino, acqua e caffè. Il contributo richiesto è di 35,00 euro, tutto incluso.
Con questa iniziativa, Artaban intende offrire un riconoscimento tangibile a chi si è distinto in attività concreta di aiuto al prossimo, senza farsi distrarre dal falso mito della fama e della notorietà. Si tratta di una serie di riconoscimenti tangibili da assegnare a chi si è davvero adoperato sul campo, e non davanti alle telecamere o nei convegni, per garantire il proprio sostegno – economico e morale – a chi è esempio di fratellanza e non trasforma l’aiuto in un business personale o di gruppo.
La prima edizione ha visto come protagonista del 2018 fr. Albino Vezzoli, dei Fratelli della Sacra Famiglia, per la totale dedizione nei confronti di chi era più in difficoltà, trasformando il suo gesto d’amore in opportunità di sviluppo per tutto il Burkina Faso.
Quest’anno, Artaban Onlus ha individuato in Paolo Fornetti e in Paolo Pensa i nuovi “Testimoni di fraternità”, ex-aequo per il loro impegno: un cammino nel mondo del rugby solo apparentemente diverso, entrambi sospinti da uno scopo di solidarietà, quella vera e concreta che sa fare la differenza e costruire ponti per ridurre le sofferenze e la solitudine dell’emarginazione, della fame, del disagio sia in Italia che in altri Paesi.
Il mondo del rugby è infatti perfettamente in linea con il concetto di fratellanza alla base del premio: prima in campo, dove il senso della squadra è sempre prevalente sul singolo, e poi in quello che si definisce “Terzo tempo”, nel dopo partita quando le squadre avversarie si ritrovano per brindare e mangiare insieme.
Pensa e Fornetti hanno aggregato attorno a sé giovani richiedenti asilo, per lo più sbandati o in difficoltà oggettive. Attraverso la pratica del rugby, con le sue regole rigorose, li hanno aiutati ad inserirsi tra la popolazione che li ospita e – oggi – tifa per loro, hanno trovato loro un lavoro, li sostengono nello studio e nell’apprendimento della lingua italiana.

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Edilizia: la crisi non è passata, c’è qualche timido segnale di ripresa

Per il Presidente  Del Collegio Costruttori di Torino Antonio Mattio la crisi non è passata anche se c’è qualche timido segnale di ripresa; l’emergenza sanitaria ha reso tutto molto più complesso, oltre ad aver azzerato i timidi segnali di rilancio del settore che si erano riscontrati.

Durante il lockdown, la pandemia ha avuto un fortissimo impatto: nel mese di aprile sono rimasti aperti circa un quinto dei cantieri privati e il 38% di quelli pubblici, mentre a maggio l’edilizia è stato uno dei primi settori a ripartire.

Sul fronte del mercato immobiliare, nel primo semestre2020 le transazioni di edilizia residenziale a Torino si sono naturalmente ridotte del 27,5 % rispetto allo stesso periodo del 2019, riflettendo principalmente le difficoltà di svolgimento delle contrattazioni nel periodo del lockdown; dal mese di giugno, si nota una forte ripresa di interesse da parte del mercato per il “bene casa”, che ci auguriamo si possa concretizzare in futuro, pur con tutte le incertezze che permangono.

Per quanto riguarda le opere pubbliche l’andamento del 2019 è stato azzerato, se si pensa che al 31 luglio 2020 si era a -50% rispetto allo stesso periodo del 2019. Negli ultimi due mesi si è invece registrata una lieve ripresa, con un aumento tendenziale degli investimenti del 10%.

Ad aggravare il decremento degli investimenti anche l’eccessiva burocratizzazione e i tempi biblici a monte delle gare, vera causa dei ritardi nelle opere pubbliche commenta il Presidente del Collegio Costruttori Edili Antonio Mattio. Ad esempio ci sono oltre 100 milioni di euro in stallo destinati al Piemonte, di cui 45 milioni per la sola provincia di Torino, per potenziare i reparti del sistema ospedaliero. E’ in corso un rimpallo di responsabilità tra le istituzioni competenti che nemmeno il decreto “semplificazioni”, ora convertito in legge, è riuscito a risolvere. E’ auspicabile che analoghi ritardi non si ripetano per i quasi 54 milioni che stanno arrivando in Piemonte per l’edilizia scolastica, dei quali la metà per Torino”.

A livello legislativo il decreto semplificazioni” ha creato il fenomeno degli appalti “sommersi” ossia delle procedure negoziate, oggi consentite addirittura fino a 5,3 milioni di euro, che non garantiscono trasparenza e concorrenza.

Inoltre, lo “smart working” ancora diffuso nelle Pubbliche Amministrazioni ha rallentato e sta rallentando fortemente le procedure amministrative e quelle decisionali.

Ma una ripresa è possibile e se ne scorgono i primi segnalidichiara Mattio, Assistiamo oggi da un lato a un incremento di attività necessarie a recuperare il ritardo dovuto al blocco dei cantieri, dall’altro al delinearsi di una domanda futura dalle caratteristiche ancora incerte. Sul primo fronte il dato è confermato dal recupero registrato dalla Cassa Edile: le ore lavorate registrate nel periodo gennaio-agosto 2020 mostrano complessivamente una flessione del 16% rispetto al pari periodo 2019; il trimestre giugno-agosto 2020 riporta un andamento positivo del +3% rispetto al trimestre giugno-agosto 2019 e, ad agosto, la cassa integrazione si è dimezzata rispetto al mese precedente.  Infine, si registra un aumento di richiesta di operai dotati di specifiche professionalità (escavatoristi, gruisti) e di figure tecniche di coordinamento.Un’occasione di decollo della domandaè rappresentata dall’ecobonus continua Mattio, di fronte alla quale dobbiamo attrezzarci per essere in grado di offrire dei servizi integrati, dalla progettazione alla cessione del credito. D’altra parte però la complicazione normativa e, soprattutto, la durata limitata, sono fonte di incertezza; l’elevata domanda potenziale, costretta ad esprimersi in tempi troppo brevi, potrebbe generare inflazione per tutta la filiera invece che aumentare la produzione, per questo sarebbe importante estendere la durata del provvedimento almeno fino al 2023.

Ma i processi di rigenerazione urbana, richiesti dal cambiamento dei modi di vita e di lavoro, non solo a causa della pandemia, vanno ben al di là delle sole riqualificazionisismica ed energetica e “Su questo temaspiega il Presidente dei Costruttori Torinesi, il cosiddetto Decreto semplificazioni non è risolutivo; occorre una normativa di più ampio respiro che da tempo si attende”.

E’ probabile che nei prossimi 6 anni il Recovery Fund porti in Piemonte tra 8 e 9 miliardi di euro; i Costruttori auspicano anche un buon utilizzo del MES e dei fondi strutturali, cheporterebbero la somma complessiva a oltre 13 miliardi.

Occorreconclude Mattio, dare impulso alle operepubbliche sia ordinarie, sia di rilevanza strategica: dalprolungamento verso Rivoli della metropolitana alla Torino-Lione, alla Città della Salute alla seconda linea della metropolitana, con un’accelerazione delle opere già cantierate o di prossimo cantieramento. Teniamo conto che al netto delle procedure negoziate, il Comune di Torino ha appaltato, dal 1° gennaio al 30 settembre, procedure aperte per meno di 10 milioni di euro di lavori. Consideriamo emergenza nazionale e, conseguentemente territoriale, la mancata manutenzione di opere ed infrastrutture, sia ordinaria che straordinaria. E’ necessario un deciso investimento in manutenzione, che non solo rappresenta un dovere di tutela del patrimonio, ma che renderà il territorio più produttivo, più attraente per gli investimenti privati, e anche più sicuro, un’esigenza quanto mai urgente, anche alla luce dei recenti avvenimenti.

La rinascita del turismo verso i borghi italiani

L’emergenza scatenata dalla pandemia di Coronavirus ha causato una vera e propria rinascita del turismo, che ha visto i borghi italiani in cima alla lista di mete più gettonate per le vacanze italiane, come da dati raccolti da ilborghista.it. Dato che quest’estate le frontiere europee e non, in parte sono rimaste chiuse a causa del Covid, sempre più italiani hanno optato per delle partenze in piccoli borghi, alla riscoperta di tanta tradizione, cultura, arte e storia.

La rinascita del turismo è iniziata con le riaperture post Covid, a partire da maggio 2020, anche se si è trattata di una ripresa lenta, che ancora oggi fatica a ripartire del tutto. Ad aver visto un forte incremento di prenotazioni a quanto pare sono stati i borghi italiani, che in effetti, durante l’estate 2020 hanno potuto vedere numerose richieste, soprattutto da parte di famiglie italiane. Queste ultime infatti hanno optato per visitare piccoli luoghi presenti nella penisola, sia perché impossibilitati ad effettuare viaggi verso l’estero, soprattutto se le mete estere erano ancora in piena emergenza, sia perché in tanti hanno preferito rimanere in Italia in vista di una maggiore sicurezza.

I borghi presenti nella penisola sono davvero numerosi e nonostante le dimensioni ridotte rispetto ai centri cittadini, hanno tantissimo da offrire: cultura, tradizione, panorami naturali mozzafiato, arte, storia, tanti monumenti da visitare, nonché anche una cucina ricca e originale. Questi appena elencati sono alcuni dei motivi che hanno spinto tanti italiani a scegliere il borgo come meta delle loro vacanze estive, facendo ripartire il turismo italiano, ma non sono gli unici.

 

Perché scegliere una vacanza in un borgo

La ripartenza del turismo italiano e le numerose prenotazioni all’interno di piccoli borghi sono dovute ad una serie di motivazioni diverse. In primis, la possibilità di passare una vacanza in un territorio poco affollato, che può essere anche un vantaggio in un periodo in cui il Coronavirus è ancora presente, ma non solo. La struttura del borgo può anche garantire di passare dei giorni in totale relax, a contatto con una realtà naturale e distante dallo stress cittadino o comunque lontano dalla vita abitudinaria. La meta in questione tra l’altro presenta anche la possibilità di conoscere una tradizione artigianale che ha tantissimo da offrire e da insegnare e in più i visitatori possono anche cimentarsi in attività manuali che non hanno mai provato prima, come ad esempio arti della ceramica, della pittura, del ricamo, intagli del legno o tantissime altre tipologie.

Un altro motivo che ha spinto tante famiglie italiane a scegliere il borgo come luogo in cui passare le vacanze è il fatto di poter vedere panorami naturali differenti, che possono essere montuosi, marini, collinari o pianeggianti e che magari garantiscono anche esperienze uniche, come passeggiate nei boschi o lo svolgimento di attività sportive particolari. In più, l’emergenza Covid ha spinto sempre più individui a soddisfare il proprio bisogno di stare all’aria aperta, soprattutto dopo più di due mesi trascorsi in casa per via del lockdown. Grazie alla ricchezza culturale e paesaggistica che ogni borgo è in grado di offrire, si può quindi affermare che se si volesse organizzare una vacanza, la meta in questione sarebbe sicuramente una buona scelta. In più, il turismo italiano ha visto una ripresa dopo il periodo del lockdown, proprio grazie alle numerose famiglie che hanno optato per visite turistiche del genere.

Imprese, gli indicatori restano negativi per tutti i settori produttivi

Rispetto al mese di luglio le imprese piemontesi sono leggermente meno pessimiste ma pur sempre prudenti

Purtroppo  gli indicatori sul quarto trimestre che emergono dall’indagine congiunturale presentata dagli industriali di Torino e del Piemonte  sono ancora negativi: -4,5% l’occupazione, -11,5% la produzione, -14,3% i nuovi ordini, -20,5% la redditività. Diminuiscono le ore della la cassa integrazione e sale  il tasso di utilizzo degli impianti, restano depressi gli investimenti. E’ meno pesante crisi del terziario.  “Ma  l’incertezza regna ovunque. Noi ci auguriamo che non si vada incontro a un nuovo lockdown, perché sarebbe la fine del Paese e delle nostre imprese”, commenta il presidente degli industriali torinesi, Giorgio Marsiaj.