ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 168

Il Piemonte apre la stagione dell’idrogeno verde

Da venerdì 20 dicembre  il bando da 19,5 milioni di euro

Il presidente Cirio e l’assessore Marnati: “Il nostro progetto per trasformare il Piemonte nella Hydrogen valley italiana prende forma concretamente”

Via libera in Piemonte al bando per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.

“Con l’apertura di questo bando, finalmente, dopo un periodo di programmazione regionale e di coinvolgimento territoriale si potranno presentare i primi progetti per la produzione di idrogeno verde – commentano il presidente Alberto Cirio e l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati -. È una grande opportunità per rigenerare aree industriali abbandonate da anni, ma anche produrre idrogeno verde, quindi a zero emissioni, da utilizzare sia nei processi industriali che nel trasporto pubblico e altre finalità. Attendevamo questo momento di svolta per avviare con progetti concreti la nostra nuova strategia sull’idrogeno, che rappresenta anche uno dei nostri progetti bandiera sul Pnrr già approvato dal governo. Vogliamo che il Piemonte diventi la “Hydrogen valley” italiana”.

A questo primo bando, che si aprirà domani, con una dotazione di 19,5 milioni per la produzione di idrogeno verde nelle aree dismesse, seguirà quello a valere sui 10 milioni di euro del progetto bandiera, sempre finanziato con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“Ci aspettiamo un buon riscontro dalle imprese su questo bando considerato che nel corso del 2022 la Regione ha avviato un censimento per valutare la disponibilità sul territorio regionale di siti dismessi per la localizzazione, tra gli altri, di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile, ricevendo ben 28 manifestazioni di interesse per la produzione di idrogeno verde su siti industriali dismessi” proseguono il presidente Cirio e l’assessore Marnati.

Il bando, che nelle sue linee essenziali è stato presentato ai potenziali beneficiari, ovvero le imprese, lo scorso 1° dicembre nel corso di un seminario dedicato, è stato lanciato il 30 dicembre, e chiuderà il 28 febbraio 2023.

L’approvazione della graduatoria è prevista, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, entro fine marzo. La misura finanzierà l’installazione di elettrolizzatori su siti industriali dismessi che produrranno idrogeno a partire da energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili di nuova costruzione installati sul sito o connessi, tramite la rete, al sistema di produzione di idrogeno.  I progetti dovranno già prevedere l’utilizzo dell’idrogeno per uso industriale, nel campo dei trasporti e l’immissione nella rete gas, per almeno una quota parte, entro un raggio di 50 chilometri dal sito di produzione.

 

Confagricoltura: cinghiali, bene le misure di contenimento

Confagricoltura Alessandria accoglie con favore l’emendamento sulle misure di contenimento della popolazione di cinghiali in Italia. “La decisione del Governo di procedere con un programma di abbattimenti, la cui realizzazione sarà competenza del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, risponde alle richieste di porre un freno alla diffusione della specie selvatica e va nella direzione auspicata”, commenta il presidente di Confagricoltura Alessandria, Paola Sacco.
La proliferazione incontrollata di questi animali non è solo una minaccia per le attività agricole e per l’incolumità dei cittadini, come Confagricoltura Alessandria evidenzia da anni, ma è anche il principale viatico del virus della Peste suina africana (Psa), fonte di preoccupazione per l’intera filiera suinicola italiana contro cui la nostra provincia si trova a dover ‘combatte’ da circa un anno.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli comprende e condivide quindi la ratio alla base della decisione di estendere gli abbattimenti alle aree protette e urbane, anche nei periodi di silenzio venatorio e di divieto di caccia. La diffusione senza controllo della specie, ormai presente in molte città italiane, impone interventi di carattere emergenziale. Confagricoltura giudica positivamente anche il possibile coinvolgimento delle guardie venatorie, dei cacciatori riconosciuti, e degli agenti delle Polizie locali e provinciali con apposita licenza.
La garanzia sulla sicurezza pubblica e sulla liceità e regolarità degli abbattimenti è garantita dalla competenza affidata all’Arma dei Carabinieri.
Positiva, infine, anche la visione di lunga durata che ha l’emendamento con la previsione di un Piano straordinario quinquennale di gestione e contenimento della fauna selvatica.
Riportare sotto controllo la diffusione di cinghiali selvatici vuol dire porre un freno alla diffusione della Psa, causa di gravi danni agli allevamenti suinicoli, poiché vari Paesi hanno limitato e, in alcuni casi, vietato l’import di prodotti italiani derivati da carni suine.
Ci auguriamo che questo provvedimento a livello nazionale vada di pari passo con il completamento della recinzione per il contenimento dei cinghiali e della diffusione della Psa nell’alessandrino poiché è condizione essenziale per la ripresa della caccia anche nelle aree oggi classificate come zone rosse”, è il commento di Paola Sacco.
Un plauso e un ringraziamento da parte della presidente di Confagricoltura Alessandria, inoltre, ai parlamentari alessandrini Riccardo Molinari (Lega) e Federico Fornaro (Leu) per l’impegno profuso nel portare avanti le istanze del territorio: “Auspichiamo che i due emendamenti proposti, rispettivamente per il sostegno delle aziende faunistico venatorie dell’Alessandrino che non hanno potuto lavorare per lo stop all’attività venatoria causato dalla Peste suina africana (Psa) e sui contributi alle aziende vitivinicole per sostituire le piante colpite da flavescenza dorata, possano essere approvati definitivamente in aula”.

Un documentario racconta la meraviglia delle valli di Bardonecchia

Sinfonie Naturali

È il titolo del documentario che sarà proiettato, in anteprima, sabato 7 gennaio 2023, al Salone delle Feste di Bardonecchia con inizio alle 17,30, ad ingresso libero.

Il film percorre attraverso la mutevolezza delle stagioni, la bellezza e la maestosità della natura di queste zone, raccontando la vita della fauna selvatica e gli studi che sono stati fatti in questi anni, per comprendere e conoscere abitudini, spostamenti e adattabilità all’ambiente alpino.
Animali selvatici che attraverso il loro valore estetico, contribuiscono ad innalzare il valore complessivo di queste montagne.
La proiezione sarà introdotta dagli autori: Luca Rossi, veterinario, docente presso l’Universita’ di Torino. Appassionato conoscitore della
fauna selvatica di montagna ed esperto della sua conservazione. Autore di numerosi studi e pubblicazioni scientifiche.
Alessandra Simiand, guida naturalistica, di Bardonecchia, esperta conoscitrice di queste valli e in particolare del vallone di Rochemolles, segue e fotografa gli animali selvatici con passione e ottimi risultati.
Riccardo Topazio, direttore della fotografia, per molti anni presso la Rai Tv, ora con propri progetti legati all’ambiente alpino.
Le musiche sono state composte e realizzate da Franco Bella e la voce narrante è dell’attore Vincenzo Santagata.

 

UNITO sempre più internazionale

L’Università di Torino è sempre più internazionale. Infatti, vanta diversi bandi e progetti per la mobilità estera, ma anche la possibilità di seguire un double degree e quindi conseguire un doppio titolo o titolo congiunto.

Attraverso una formazione integrata e una frequenza alternata all’Università di Torino e in un’Università internazionale. Oltre a diversi progetti promossi dal Dipartimento di Culture, Politica e Società, tra cui il progetto, Región Latinoamericana, Region Europe. Il primo nasce grazie all’accordo specifico di cooperazione tra il Dipartimento di Culture, Politica e Società e l’Universidad Nacional de Tres de Febrero (UNTREF) di Buenos Aires, in Argentina.

Permettendo agli studenti di frequentare un programma di studi di 6 settimane in Argentina. Mentre il Region Europe è un programma internazionale multidisciplinare di formazione avanzata finalizzato ad offrire una comprensione del modello europeo di integrazione regionale, della sua evoluzione nel quadro dei processi politici, economici, sociali e culturali nella regione, e delle caratteristiche dell’UE quale attore globale.

Attraverso dei seminari tenuti al Campus da diplomatici, professori di Università internazionali e personalità di rilievo internazionale.

Sofia Scodino

Giachino, una petizione sull’auto elettrica

Mino Giachino,  come già aveva fatto per difendere la TAV, nell’ultimo giorno dell’anno ha lanciato insieme ad alcuni amici una petizione online su Change.org contro la decisione europea di produrre, dal 2035, solo auto elettriche utilizzando tecnologie cinesi. Per la TAV ala Petizione ha raggiunto 114.000 firme e fu decisiva per portare i firmatari nella grande manifestazione di piazza Castello che salvò la TAV. L’auto elettrica utilizzerà la metà dei componenti che oggi usa la nostra auto. La decisione europea che vale dal 2035 già da oggi indebolisce le aziende dell’indotto che producono elementi che nelllauto elettrica non ci saranno più. Rischiano la chiusura aziende storiche che occupano 72.000 persone secondo i dati di Federmeccanica.

Per saperne  di più e firmare la petizione:

In corso il piano invernale di accoglienza delle persone senza dimora

Per la stagione invernale anche quest’anno la Città di Torino ha predisposto il Piano invernale di accoglienza rivolto alla popolazione homeless italiane e straniere, in condizioni di grave rischio per la salute e l’integrità fisica nei mesi più freddi.

Il ventaglio di opportunità e di interventi di accoglienza e di inclusione comprende un’offerta che va dai servizi di primo contatto in strada e di primo accesso, alle Case di ospitalità (oggi prevalentemente aperte 24 ore), agli alloggi e alle residenze di autonomia, fino ai percorsi abitativi in housing first, agli interventi educativi e di inserimento in percorsi di inclusione personalizzati volti a favorire l’uscita dalla condizione di grave emarginazione sociale.

Quest’anno l’Amministrazione Comunale ha messo in campo una strategia di diffusione in tutta la città dei presidi di accoglienza (notturna, diurna e sulle 24 ore) in più strutture ricettive secondo un percorso complessivo teso al superamento del punto unico emergenziale di via Traves e alla sua riqualificazione strutturale.

Da lunedì  è aperta in piazzale Croce Rossa Italiana 185/a la struttura messa a disposizione dall’associazione Mamre che ha una capacità di accoglienza fino a 30 posti letto. Si aggiunge al presidio umanitario di via Traves 15 che ha una disponibilità fino a 70 posti. Entrambi i punti di accoglienza, organizzati e gestiti con i Servizi della Città di Torino e dalla Croce Rossa italiana, oltre ad assicurare un luogo sicuro per dormire e un posto caldo, offrono la possibilità di effettuare visite mediche e colloqui con il Servizio stranieri e il Servizio adulti in difficoltà finalizzati a intraprendere percorsi di cura e di inclusione sociale. Inoltre, in via Traves, è attivo un servizio di vigilanza gestito dalla Polizia Municipale per garantire maggiore sicurezza alle persone accolte.

In via Spalato 15 è disponibile una struttura di proprietà della Città di Torino per l’accoglienza emergenziale di minori stranieri fino a 24 posti letto. Sono in corso di predisposizione le procedure per allestire un sito di accoglienza anche in corso Sebastopoli 262. Questi due ultimi interventi sono resi possibili grazie alla collaborazione delle Circoscrizioni.

Anche quest’anno, in caso di condizioni climatiche emergenziali che possano comportare un aggravamento delle condizioni di vita per le persone che vivono in strada, è previsto l’allestimento, in collaborazione con i Servizi della Protezione Civile della Città, di un ulteriore sito di accoglienza notturna collocato in una zona cittadina facilmente accessibile in cui, ogni notte, si potranno ospitare 100 persone. Inoltre sarà estesa la capienza del sito di via Traves fino a 120 persone.

Durante l’inverno 2022-23 saranno disponibili, complessivamente, 600 posti di bassa soglia.

Sono stati potenziati i servizi di intervento in strada e di prossimità attivi tutti i giorni dell’anno dalle ore 20 all’una di notte; il servizio notturno ha a disposizione due equipaggi mobili che operano sul territorio cittadino dalle 18 alle 02.

Il servizio itinerante diurno usufruisce di due educatori sociali in più che sostengono anche il Servizio homeless Torino, punto unico di accesso e orientamento ai servizi rivolto alle persone homeless.

Durante il periodo invernale l’ambulatorio socio sanitario Roberto Gamba, in via Sacchi 49, sempre in collaborazione con l’ASL e il Terzo settore, sarà aperto tutti i giorni compreso i festivi fino al 30 aprile 2023.

Sul fronte del Piano di inclusione Sociale sono invece sostenuti i progetti relativi alle Unità di intervento in strada, laboratori, attività occupazionali e culturali per gli ospiti dei servizi di accoglienza aperti al territorio e alla comunità locale.

Gli interventi sociosanitari in strada e nei servizi di accoglienza sono stati rafforzati grazie alla collaborazione di medici specialisti reperiti dal volontariato e dalle cooperative sociali. Sono progetti destinati a interfacciarsi con le azioni che l’azienda sanitaria attuerà, come stabilito dal protocollo di maggio, al fine di favorire l’efficacia degli interventi messi in atto.

Di fronte a un problema così grave è importante che le risposte siano diffuse e diversificate per essere efficaci. Ci stiamo progressivamente muovendo verso il superamento del ‘sito unico’ di accoglienza a favore di più luoghi adibiti in diversi punti della città. Nei prossimi anni le risorse del PNRR ci consentiranno di andare ancora più avanti su questa strada, insieme agli enti del Terzo settore, per garantire sempre maggiore tutela alle persone in situazioni di estrema fragilità e marginalità” ha sottolineato Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare della Città di Torino.

Stress o maleducazione?

Stamane ero in coda in un poliambulatorio in attesa del mio turno e mi sono soffermato ad osservare il comportamento delle altre persone presenti.

A parte che, avendo l’occhio allenato, posso dire con la massima precisione quale comportamento assumerà ognuno dei presenti, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare non sempre sono le persone più agiate, di un ceto più elevato a comportarsi nel modo migliore.

Sia tra alcune persone sedute in attesa del proprio turno, sia tra alcune di quelle allo sportello dell’accettazione, serpeggiava il malumore per motivi che sfuggono all’umana comprensione.

Va precisato che, essendo un periodo di festività, il numero di pazienti era notevolmente ridotto rispetto ad altri periodi dell’anno: qualcuno può permettersi una vacanza lunga, qualcuno capisce che fare gli esami del sangue se divori capponi ripieni e svuoti damigiane di vino non ha molto senso, fatto sta che stamane i tempi di attesa erano, al massimo di 2-3 minuti.

Ciò nonostante, il cafone di turno c’è sempre, che arriva allo sportello trattando l’impiegata come fosse una schiava, o che pretende di avere ragione anche se è il medico ad aver sbagliato omettendo un esame nell’impegnativa.

Il colpo di genio l’ha manifestato una signora, distinta, età approssimativa 50 anni, che stava raccontando ad una vicina come tempo addietro il medico avesse sbagliato una prescrizione e questi cattivoni del poliambulatorio l’avevano fatta tornare dal medico anziché aggiungere loro l’esame mancante.

Ora, a parte che è un reato modificare una ricetta, come può pensare la distinta signora che un poliambulatorio possa decidere quali esami occorrano ad un paziente?

Tempo addietro in alcuni Pronto Soccorso in varie parti del Paese si sono manifestati episodi di violenza a carico di infermieri, impiegati e medici da parte di persone che non possedendo un cervello ragionano con le mani e talvolta con armi anche improprie; probabilmente è servito affiggere negli ospedali un cartello che ricorda che il personale delle strutture mediche è “pubblico ufficiale” e che ogni aggressione, verbale o fisica, nei suo confronti è prevista come reato: “Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio[..] è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni>”per vedere ridotti di numero gli episodi.

Non serve molto scriverlo in un articolo perché gli ignoranti non leggono ma… non si sa mai.

La vera causa di tutto ciò è comunque l’ignoranza di cui è pervasa la maggior parte delle persone che non conoscono il funzionamento della macchina pubblica, che non sanno parlare in modo costruttivo col proprio medico e, peggio ancora, non capiscono ciò che il medico dice loro.

Se dici all’impiegata “Devo fare il Cardioencefalogramma”, a parte chiedere una prestazione inesistente, probabilmente dovrai mostrare l’impegnativa o la prenotazione; se ti rifiuti di mostrarla perché non vuoi che l’impiegata violi la tua privacy sei un cretino a prescindere perché come possono svolgere la prestazione che chiedi? A parte che, per educazione, dovresti chiedere, “per favore, dove devo andare per effettuare questo esame?” mostrando l’impegnativa.

Poi, capisco che la mascherina dia fastidio, ma se l’hai tenuta fuori, dove non è obbligatoria, fino all’ingresso in struttura, perché la togli quando entri e, ancor peggio, quando un’addetta della struttura ti invita a indossarla, fingi di accettare per poi sfilartela nuovamente?

Come ho scritto in un articolo su queste colonne il 19 maggio u.s., lo stress è sicuramente presente in molti di noi, per le ragioni più varie. Qualcuno lo gestisce meglio, qualcuno non lo sopporta affatto, qualcuno ha imparato a conviverci attutendone gli effetti più deteriori.

Qualcuno, addirittura, ha trasformato uno stress dannoso, o distress, in qualcosa di positivo, di utile, o eustress, così da trarne beneficio.

Un mio collega di oltre 30 anni fa, costretto a fare code di 1 ora in auto per recarsi al lavoro, aveva cominciato ad utilizzare quel tempo per apprendere una lingua straniera, ascoltando le cassette così da non accorgersi del tempo trascorso inutilmente ottenendo, in cambio, un vantaggio.

Questo periodo, gli ultimi 3 anni in particolare, hanno sottoposto tutti noi ad uno stress non indifferente, tra mutamento di abitudini, aumento dei prezzi, rischi sanitari, politiche finto buoniste e finto ambientaliste che ti impediscono di usare un’auto nuova per fartene acquistare una che inquina uguale ma nuova (vedi zona B di Milano).

Ciò non toglie, tuttavia, che vivendo in una società civile dobbiamo imparare a rispettare chi ci circonda, a partire da chi sta lavorando per noi (cassiera, addetta alle vendite, impiegata all’accettazione, impiegata comunale) proseguendo con chiunque incroci il nostro cammino.

Molti sono convinti di essere il Marchese del Grillo, che apostrofava il popolo dicendo “Io sono io e voi non siete un c…”ma era un film, erano altri tempi e lui, anche nella vita reale, avrebbe forse potuto permetterselo essendo Sordi; perciò il mancato diritto di precedenza, non rispettare il senso di entrata/uscita da un negozio, o la spinta non volontaria per strada vengono vissuti da alcuni ignoranti come una questione di lesa maestà.

Quando succede a me, ricordo al Marchese di turno che sottoterra avrà ancora meno spazio.

Riassumendo: stress, vicende personali, fretta, dispiaceri non giustificano mai il comportamento maleducato; l’educazione viene prima di ogni altra rivalsa, anche per pretendere i propri diritti, purché siano tali, se non riconosciuti.

Soprattutto riflettiamo prima di parlare, inserendo il cervello prima di far agire il corpo: siamo proprio sicuri di aver ragione?

Sergio Motta

Uncem, legge bilancio: non c’è il registro crediti carbonio

“Per un ennesimo scontro tra strutture di ministeri, ambiente, sviluppo economico, agricoltura,

e molto probabilmente anche tra ISPRA e CREA, nella legge di bilancio non ci sarà l’istituzionedel ‘Registro dei crediti di carbonio generati da progetti forestali realizzati sul territorio nazionale e impiegabili su base volontaria per compensare le emissioni in atmosfera’. Uncem lo chiede con forza e determinazione da almeno tre anni. Era già nel ddl Montagna varato ad aprile dal Governo. Non ha costi. Ma a qualcuno dà fastidio per il solo fatto che esista e che CREA debba occuparsene. Solite storie negative italiane. I danni sono per noi. Era stato annunciato dal Ministero dell’Agricoltura nella legge di bilancio, quel comma. Emendamento votato, proposto da Uncem, portato dalla maggioranza in finanziaria, e ora, alla vigilia del voto definitivo al Senato, il comma è saltato. Volato via per scontri stupidi tra apparati, tra pezzi dello Stato. Roba ridicola che fa male ai territori, a chi attorno ai crediti volontari ci sta già lavorando e ci crede veramente, a vantaggio delle comunità e nel quadro del testo unico forestale, della strategia forestale. Si sta perdendo tempo. E siamo molto preoccupati. Perché la partita del mercato volontario dei crediti affidata al CREA avrebbe futuro. Se ci si perde negli scontri tra Ministeri, le questioni forestali che abbiamo portato avanti, reso tra le più all’avanguardia d’Europa, si perdono in filosofia, conservazione, tutele spinte. Altro che tagli e Co2 assorbita con una buona gestione. Uncem continuerà a lavorare e a insistere affinché chi di foreste poco sa, nei Ministeri come nelle strutture di sottogoverno, lasci fare ad altri”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Il Papa che ci ha fatto capire i limiti del nostro tempo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Non accolsi bene la nomina di Benedetto XVI, ritenendo errata e contraddittoria la sua affermazione relativa alla “dittatura del relativismo“, in quanto il relativismo non può generare dittature. Successivamente mi sono ricreduto perché la prevalenza del pensiero unico ha generato un sempre più pesante conformismo e ha imposto linguaggi tutti eguali che sono diventati delle vere e proprie litanie sedicenti laiche. Certamente ha generato un nichilismo in cui la verità viene soffocata e la coscienza annullata. Il male e il bene si confondono e si mescolano, generando indifferenza etica se non cinismo. Il pensiero debole non ha aperto nuove vie alla libertà di pensiero, ma ha tentato di togliere di mezzo ogni visione etica della vita, quelle che Bobbio definiva le etiche laiche. Questo è il messaggio laico di questo Papa che proveniva dall’ex Santo Uffizio. Ho avuto modo di conoscere da vicino attraverso le sue opere Papa Benedetto e ho avuto modo di intermediario attraverso l’amicizia di Marcello Pera, il liberale che con lui scrisse un libro che andrebbe ripubblicato.

Molti sedicenti laici hanno irriso al suo pensiero, giungendo ad impedirgli di parlare all’Universita’  di Roma. Era stato un illustre accademico in Germania e a Roma, la città di cui era vescovo, gli impedirono di tenere una conferenza. Fu un episodio di squadrismo intellettuale vergognoso di cui furono responsabili dei professori e non i soliti facinorosi del movimento studentesco. Basterebbe questo episodio per capire il culturame laicista nostrano, intollerante verso chi non la pensa come lui e incapace di un confronto rispettoso. Il modo dignitoso e silenzioso con cui prese atto del divieto accademico romano dice molto di quest’uomo che ha dimostrato di riconoscere con umiltà i propri limiti , rinunciando alla Cattedra di Pietro. Non era una scelta semplice , ma sottintendeva anche la piena e lucida comprensione della crisi di una Chiesa che nel Concilio Vaticano II aveva in parte smarrito la forza della sua tradizione e necessitava di una guida più forte al timone della navicella di Pietro. In quella scelta che non fu di viltà, ma di amara consapevolezza di una situazione drammatica di cui il Papa era ben consapevole vi è una grande lezione di vita. Dirà la storia se Papa Francesco abbia posto anche solo parziale rimedio alla crisi della fede e della Chiesa, ma certo la rinuncia di papa Benedetto si rivelò più eloquente di una enciclica. Anche il suo discusso discorso di Ratisbona che toccava i temi cruciali dell.’Islam e dell’Occidente va riletto come un prezioso contributo per capire i tempi in cui viviamo e la incompatibilità di ogni fede religiosa con la violenza. Allora suscitò polemiche aspre e ingiuste. Oggi non è il momento di trarre bilanci,  ma è il momento di riconoscere il valore innanzi tutto umano di un protagonista del nostro tempo che scegliendo il silenzio e la preghiera ha continuato a indicarci senza imposizioni ed asprezze dogmatiche uno stile di vita in un mondo che ha smarrito quasi tutti i suoi valori etici per accogliere come modello il turpiloquio del politicamente corretto.

Capodanno in montagna: “portare tutto dalla città per il cenone è immorale”

“Mentre circolano cifre più o meno reali di arrivi e presenze di Capodanno sui territori montani [stime e ricerche delle quali non sentiamo come Uncem la mancanza e la necessità], Uncem ribadisce che è profondamente insostenibile e immorale salire nei territori montani e portare tutto da casa, pane, acqua e prodotti vari per cena e cenone comprati nel supermercato di città sottocasa. È profondamente inutile e anche dannoso per i territori. Portare tutto da casa è come stare a casa, nel quartiere urbano. Comprare nei negozi dei paesi montani, più o meno mondani e celebrati dal cinepanettone di turno, è l’unica vera possibilità. Chi sceglie la montagna e porta tutto da casa, non merita gentili commenti. Almeno sia consapevole che quel gesto così urbanocentrico contribuisce a desertificare commercialmente centinaia di paesi. E visto che 200 Comuni montani italiani sono già senza negozi e senza bar, vogliamo sperare che il lume della ragione illumini chi sale in montagna in qualche seconda casa o appartamento in affitto per una o più notti. Capodanno illumini teste e proposte di acquisto. Acquisto locale, sottocasa, nei negozi dei paesi e delle valli alpine e appenniniche”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem