CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 641

Nell’Orestea di De Fusco anche lo spettatore di oggi è giudice e testimone

Lo ha dedicato a Kaled Assad, il capo archeologo di Palmira, la vittima dell’Isis, l’uomo che ha pagato “con la vita il suo amore per l’arte e per la cultura”, Luca De Fusco il suo spettacolo che è in questo finale di stagione al Carignano (fino a domenica 14 maggio) per la stagione dello Stabile torinese – Teatro Nazionale

La notizia della sua uccisione arrivò quando De Fusco stava preparando lo spettacolo ed ecco allora questa Orestea che è un punto di visione verso il suo operato, verso la sua fede, in orrore alle Erinni trasformate oggi, in una società che ci interessa sempre più da vicino e che ci colpisce, nei nuovi assassini. Una trilogia – l’unica giunta sino a noi, fu rappresentata nel 458 a. C. – che ha il proprio compimento nella testimonianza della nascita del Diritto, che cancella la pratica della vendetta e dell’odio passati di padre in figlio e che trasforma la società arcaica in una società civile, dove i tribunali hanno un peso e una veste, una trasformazione che prolunga le proprie parole sino alla nostra – vacillante – età contemporanea. Si racconta, racchiusi in tre tappe, del ritorno a casa di Agamennone, vincitore a Troia, e del suo assassinio da parte della consorte Clitennestra, con l’amante Egisto, considerandolo essa il responsabile della morte della figlia Ifigenia, immolata sulla spiaggia alla partenza delle navi per il buon auspicio degli dei nell’imminenza della guerra (“Agamennone”); della vendetta che, con la sorella Elettra, compie il figlio Oreste (“Le coefore”) uccidendo la madre e l’amante, della sua fuga e del rifugio ch’egli trova tra le mura del tempio di Apollo a Delfi, con la richiesta ad Atena che il suo misfatto venga giudicato dal tribunale dell’Aeropago: sarà assolto con l’aiuto della dea mentre le feroci Erinni, sue persecutrici, si trasformeranno in Eumenidi (è loro il terzo titolo), benigne divinità della giustizia. De Fusco, cosa rara sui palcoscenici, ha voluto raggruppare il ciclo intero in un’unica serata, giocando di contaminazione; ovvero, non nuovo a questo intreccio di lavorazioni, agendo sulla sobria e attuale traduzione, privata di ogni retorica, ma egualmente “forte”, di Monica Centanni, ha unito la parola di Eschilo, antica, profonda, sanguinante pathos, alle proiezioni e ai video, alle musiche di Ran Bagno che fluttuano in un mondo che guarda in egual misura all’oriente come all’occidente, ai movimenti coreografici (a tratti mi sono sembrati “facili”) firmati da Noa Wertheim, traendone immagini altamente suggestive, laddove forse le preferenze personali vanno all’impianto del primo “Agamennone”, maggiormente fedele all’idea (scolastica?) che della tragedia da sempre abbiamo ma dovendosi pur sempre riconoscere che quell’Atena cinematograficamente cyber, perfetta fantasy, che occhieggia e stabilisce sull’alto della scena avrà il suo posto nell’elenco degli spettacoli dell’annata: anche perché affidata a un’attrice davvero eccellente, Gaia Aprea, già con un peso tutto suo nelle vesti della “verace sempre” Cassandra.

Uno spettacolo importante quello di De Fusco, che spazia tra le aree tecnologiche (i volti ingranditi sullo schermo, il campo e il controcampo, i vari riflessi degli attori tra palcoscenico e filmati) e che con giusti approfondimenti mette a tratti in primo piano quello spettatore che è ognuno di noi oggi, riaccendendo per esempio le luci della sala e rendendoci testimoni e giudici, al di là della parola, che con lo scenografo Maurizio Balò inventa uno spazio scenico davvero significativo: ai piedi di una porta grigia che s’apre e si chiude sul buio che è la reggia di Argo, una lunga pedana in leggero pendìo, che avanza verso la platea, ricoperta di terriccio scuro da cui risorgono alcuni personaggi e vari reperti qua e là e che s’accende di rosso in lunghezza nella sua parte centrale, sia sangue o tappeto rosso; che s’affida ai bellissimi costumi di Zaira De Vincentiis, capace di giocare ampiamente sul bianco e sul rossastro della regina degli Atridi e sul nerissimo delle Erinni, orrendi uccellacci, capitanate da Angela Pagano in perfetta forma. Se l’Oreste di Giacinto Palmarini non gode ancora appieno della veemenza e della maturità che gli appartengono, se forse è un po’ acerba la Elettra di Federica Sandrini, il resto della compagnia, venti attori in scena tra attori e danzatrici, vanta un risultato pienamente raggiunto, Mariano Rigillo (seppur di breve apparizione), Paolo Serra, Enzo Turrin, Anna Teresa Rossini e soprattutto, per l’ardore della sua regina, per quella gran carica di vendetta che per anni ha covato dentro di sé, Mascia Musy, bravissima.

 

Elio Rabbione

Almudena Grandes: “Vi racconto il mio primo romanzo corale”

di Laura Goria

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Con Almudena Grandes, il Circolo dei Lettori di Torino ha chiuso in bellezza il ciclo di incontri “Hispanica”, per il quale è riuscito a portare nelle sue sale alcuni dei più importanti scrittori spagnoli contemporanei. Ed è stato successo ogni volta: dal primo appuntamento con Alicia Gimenez Bartlett, passando per Julio Llamazares e Javier Cercas, che al Circolo dei lettori si sono raccontati ad un pubblico numerosissimo e partecipe.

 

Almudena Grandes -diventata famosa con “Le età di Lulù” nel 1989, che suscitò scalpore e ispirò anche il cinema- oggi è una delle scrittrici più interessanti del panorama internazionale, con i suoi poderosi affreschi della società spagnola di fronte ai grandi eventi della storia, dalle crisi alle guerre e alla dittatura. Il suo ultimo romanzo “I baci sul pane” (Guanda) è ambientato nel quartiere Malasaña di Madrid durante la grave crisi spagnola del 2008. Un microcosmo popolato da persone diverse per estrazione sociale, che lottano per la sopravvivenza. Il titolo è emblematico e rimanda a due generazioni fa quando i genitori insegnavano ai figli che il cibo caduto per terra non andava assolutamente sprecato, ma raccolto e mangiato.

Perché baciare il pane è importante tanto da meritare un titolo?

«Perché mi piacerebbe che si leggesse come un romanzo su quello che capita oggi nel mio paese; ma anche come una rivendicazione della cultura della povertà. Quando ho iniziato a riflettere sulla crisi, ho ricordato la mia infanzia e la figura di mio nonno per il quale questa più che una crisi sarebbe stato un “incidente” di cui sorridere».

In cosa sono diverse la fame di ieri e quella di oggi?

«Gli spagnoli di quella generazione erano più poveri, non erano andati all’università, non avevano viaggiato, parlavano in dialetto e via così, ma avevano una ricchezza che noi   abbiamo perso: saper vivere la povertà come una lotta e con dignità. In questo senso erano più ricchi».

 

Cosa è cambiato?

«La Spagna nel corso della storia è stato anche un paese molto ricco, ma gli spagnoli sono sempre stati poveri e l’hanno vissuto dignitosamente. Però negli ultimi 25 anni abbiamo perso il rapporto con quella cultura e quelle tradizioni. Ci hanno detto “adesso siete ricchi” e ci abbiamo creduto pensando che lo saremmo stati per sempre. Non è stato così ed oggi molti di noi sono come bambini spersi nel loro stupore, incapaci di resistere a quello che è capitato, perché non c’è più quell’idea della lotta per la vita, della povertà con dignità che, invece, mi piacerebbe recuperare».

Perché lei ama raccontare grandi eventi, come guerre o crisi, attraverso quelli piccoli   della vita della gente comune?

«In questo libro volevo narrare quello che è capitato in Spagna con la crisi economica che ha una sua natura speciale ed è diversa da tutte le altre. Pensavo che il modo migliore fosse farlo proprio attraverso il cambiamento molto profondo che ha comportato nella vita della gente.

Sono partita da un gruppo di persone non omogenee, di classi economico-sociali differenti,   all’interno di un quartiere, il mio. La storia accade proprio lì dove non ci sono i più ricchi e nemmeno i più poveri, ma quelli di mezzo, mescolati tra loro».

Quanto è difficile imbastire un grande romanzo corale?

«Questo è il mio primo romanzo davvero corale. Perché è vero che i miei libri hanno tanti personaggi, ma negli altri c’è sempre un protagonista, gli occhi di qualcuno a raccontare la storia; in questo invece ci sono persone molto diverse che reagiscono ognuna alla propria maniera di fronte alla crisi».

In Spagna quanto è realmente diffusa la solidarietà in microcosmi come un palazzo o un quartiere?

«Moltissimo ed è sempre stata molto importante. Credo che nei momenti peggiori la pace sociale sia stata conservata proprio grazie al reciproco aiuto all’interno delle famiglie che hanno fatto cerchio intorno a chi era più in difficoltà. Anche la solidarietà civile, come quella di organizzazioni spontanee di quartiere per sostenere i più deboli, è stata fondamentale».

Le donne di fronte alle difficoltà hanno una marcia in più?

«Si… ma ce l’hanno sempre, anche in tempi buoni. Certo, in un mondo problematico come quello del romanzo le donne sono quelle che portano maggiormente il peso di solidarietà, responsabilità e organizzazione delle famiglie. Nel libro ce ne sono tante perché credo che abbiano un ruolo più interessante di quello degli uomini. Soprattutto in questo momento: forse perché i maschi tendono a sentirsi colpevoli quando perdono il lavoro o gli abbassano il salario e non si sentono in grado di provvedere alla famiglia. Le donne non hanno questa reazione, fanno le cose in un’altra maniera e sono più forti».

Nei suoi romanzi la famiglia ha sempre un ruolo fondamentale……ma oggi dove sta andando?

«In Spagna e in tutto il sud Europa è importantissima, anche se la sua struttura sta cambiando,

tra famiglie allargate, coppie gay o di fatto che possono avere figli…Ma credo che in definitiva la forza e il suo valore persistano. Per esempio io, mia sorella e i miei fratelli ci parliamo tutti i giorni e manteniamo una rapporto molto stretto».

L’amore per lei cos’è e quanto è strategico nella vita?

«E’ fondamentale. Un’attitudine ma anche uno stato di grazia. Una cosa che devi sforzarti di avere, ci devi lavorare; ma è soprattutto un dono, qualcosa che accade. E’ importante in senso più ampio di quello romantico ed indispensabile all’esistenza».

Cosa ama di più della vita, cosa la rende più felice, cosa la intristisce e cosa la spaventa di più?

«Amo molto i libri e leggere; cucinare mi fa felice; mentre le foto antiche mi mettono nostalgia e tristezza… quelle di oggi pure, perché penso che domani saranno vecchie e nostalgiche anche   loro. In questo momento mi fa paura il ritorno di tante idee orribili che credevamo di avere sconfitto;   invece sono qui, con un nuovo fascismo, machismo e razzismo».

Dai tempi di “Le età di Lulù” quanto è cambiata Almudena Grandes?

«Moltissimo. Sono passati quasi 30 anni, adesso sono più vecchia, più furba e soprattutto, credo, una scrittrice migliore, ho un controllo molto più assoluto sul mio lavoro».

Il prossimo libro?

«Il quarto della serie che sto scrivendo sul franchismo: è quasi un romanzo di spie, su una rete di   evasioni di criminali di guerra e nazisti che funzionò tra Madrid e Buenos Aires dopo la 2° guerra mondiale. In Spagna uscirà a settembre e poco dopo in Italia»

Il suo sogno più grande per il futuro?

«Avere dei nipoti, essere una nonna».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

‘IL RULLANTE INSAGUINATO’ PRIMO ROMANZO NOIR-MUSICALE

Il debutto letterario ambientato tra Piemonte e Liguria del noto critico musicale con la prefazione del bluesman Andrea Mingardi

Verrà presentato domenica 21 maggio al Salone del Libro di Torino, edito da ‘Sillabe Di Sale Editore’, “Il Rullante Insanguinato”, opera prima in chiave noir di Lele Boccardo, giornalista e critico musicale per prestigiose testate musicali e di spettacolo italiane. Un romanzo ambientato tra Piemonte e Liguria tenuto a battesimo, nella doppia prefazione, oltre che dal giornalista e press agent di noti cantanti italiani Maurizio Scandurra, soprattutto da Andrea Mingardi, bluesman e cantautore tra i più noti da sempre in Italia e autore del maggior numero di brani inediti per Mina, negli ultimi anni scrittore di gialli intricati e avvincenti anch’esso, che ha firmato parole preziose e incoraggianti in incipit del romanzo. “Il Rullante Insanguinato” ruota attorno alla figura del batterista, ruolo peraltro ricoperto dallo stesso Andrea Mingardi a inizio carriera. Il batterista: spesso ultimo in ordine di disposizione logistica in fondo al palco, ma invece sempre più elemento primo, cardine e collante nel tenere insieme per decenni una band e farne così la storia. E’ infatti a figure di assoluto spessore e importanza come Franz Di Cioccio che si deve l’epopea mondiale della PFM (Premiata Forneria Marconi), come dell’indimenticato Giancarlo Golzi per i Matia Bazar e il gruppo Museo Rosenbach, che ancora oggi miete grandi successi di consenso e di pubblico in Giappone, ove il prog-rock nostrano è amatissimo e pluricelebrato”, dichiara Lele Boccardo: che, sin da piccolo, sognava, ironia della sorte, un futuro da batterista. Anche se il destino ha poi scelto per lui strade diverse ma ugualmente in volo sulle ali della musica, con la penna fra le mani al posto delle bacchette. “Il Rullante Insanguinato”, che verrà presentato anche al Salone del Libro 2017 di Torino, è anche uno sguardo attento ai fenomeni del cambiamento in atto nella musica e dintorni. Quale, in primis, quello da nessuno prima d’ora mai indagato, a livello letterario, delle ‘tribute band’ (per la prima volta protagoniste assolute di un romanzo noir) “vale a dire centinaia di gruppi di valenti musicisti sparsi in ogni dove d’Italia cui si deve la funzione culturale di aggregazione, conservazione e propagazione reiterata a macchia d’olio su tutto il territorio di repertori di canzoni ed emozioni senza tempo entrate a pieno diritto nella coscienza collettiva nazionale”, sottolinea Lele Boccardo, che ringrazia di cuore “il grande Andrea Mingardi, Maestro indiscusso di musica e parole, per il dono prezioso di una così autorevole e intensa prefazione”.

 

“IL RULLANTE INSANGUINATO” – LA TRAMA

 

Una serie di delitti a prima vista inspiegabili: i batteristi per l’appunto di diverse tribute band crudelmente uccisi dopo un concerto. Apparentemente nulla lega tra loro le vittime, se non la passione per la musica e lo strumento suonato.

Le Forze dell’Ordine che brancolano nel buio, mentre gli omicidi – 5, come il numero che simbolicamente esprime da sempre avventura e sperimentazione – si susseguono, a cadenza mensile, come nelle trame dei più cruenti serial killer.

Perché uccidere persone del tutto normali, che per passione suonano in piccoli locali e per pochi denari? Un interrogativo irrisolto, una fotografia che ricorre. Un criminale spietato e attento che uccide e scompare nel nulla. Un modus operandi senza precedenti, mai visto prima.

Sulle tracce dell’assassino opera anche un investigatore privato dal passato turbolento: ex bancario e cantante per passione, reinventatosi detective per necessità, si interessa al caso, per via dell’amicizia con una delle vittime.

Dal nulla prende così le mosse un’indagine a prima vista senza soluzione: ma un particolare, un dettaglio apparentemente senza importanza, lo porterà a scoprire il movente e l’assassino, mettendo a rischio la sua stessa vita.

Sullo sfondo, la città di Torino con tutto il suo fascino architettonico e misterico avvolta dall’afa estiva. E poi la riviera ligure tra Savona e Ventimiglia con i suoi intensi panorami, un raduno di appassionati di Harley Davidson, un’isola caraibica e l’atmosfera carica di adrenalina, tipica dei concerti.

Rancore, invidia, disperazione, dolore e tanta musica. Un cocktail esplosivo: l’avvincente debutto del giornalista Lele Boccardo nel mondo del noir.

Un romanzo imperdibile, per gli amanti della musica e delle emozioni forti.

 

LELE BOCCARDO – CHI E’

 

Lele Boccardo, classe 1961, nasce a Torino sotto il segno dei Gemelli. Granata nel DNA, da 50 anni non perde una partita in casa della sua squadra del cuore: il Toro.

Diplomato al prestigioso Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (To) e laureato a pieni voti alla Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università degli Studi di Torino.

Appassionato deejay per note discoteche e sale da ballo di Torino e provincia, vive da protagonista il periodo del fermento delle radio libere piemontesi degli anni ‘70 in qualità di speaker di storiche emittenti quali Radio Veronica One, Radio Abc Italiana, Radio Hinterland Moncalieri, Radio Studio Centrale Nichelino, Radio Star Moncalieri e molte altre.

Giornalista e critico musicale, Responsabile “Cultura e spettacolo” del quotidiano on line Civico20news.it, è Membro del Team di Opinionisti di Sanremonews.it, il portale italiano più seguito sul ‘Festival di Sanremo’.

Debutta come scrittore nel 2011 con il suo primo romanzo Un futuro da scrivere insieme (Seneca Edizioni). Nel 2015 firma la postfazione di Ancora Toro, scritto da Valerio Liboni de I Nuovi Angeli e dal giornalista Maurizio Scandurra.

Ma il suo sogno è scrivere un noir, e ci riesce brillantemente nel 2017 con Il rullante insanguinato (Sillabe di Sale Editore).

 

Un convegno, una mostra e un giardino dedicati a Mario Lattes

Editore, pittore, scrittore e animatore culturale dal Dopoguerra

Giovedì 11 maggio Ore 10-12.30: Convegno Delle mie questioni. Mario Lattes operatore culturale con Valter Boggione, Paolo Mauri, Carlo Augusto Viano, Alessandro Botta e Pompeo Vagliani (Circolo dei lettori, Sala Gioco – Via Bogino 9 – Torino) Ore 14,30: Cerimonia di intitolazione a Mario Lattes dei giardini di Piazza Maria Teresa Ore 16: Apertura mostra Mario Lattes. Questione di pittura (Spazio Don Chisciotte – Via della Rocca 37b) www.fondazionebottarilattes.it

Intellettuale dai molteplici interessi e dalla personalità eclettica, capace di misurarsi allo stesso tempo con l’arte, la letteratura, l’editoria e la promozione culturale. Questo e molto altro è stato Mario Lattes (Torino, 1923-2001), editore, pittore, incisore, scrittore, collezionista e animatore culturale, personaggio di spicco nella Torino del secondo Dopoguerra. Per ricordare la figura di Lattes e indagare i tanti aspetti della sua attività e creatività, giovedì 11 maggio 2017 la Fondazione Bottari Lattes organizza il convegno Delle mie questioni. Mario Lattes operatore culturale, curato da Valter Boggione al Circolo dei lettori (ore 10-12,30). Nella stessa giornata la Città di Torino-Presidenza del Consiglio Comunale intitola a lui i giardini pubblici di Piazza Maria Teresa (ore 14,30), come riconoscimento all’impulso culturale profuso da Lattes nei suoi tanti impegni nel capoluogo piemontese. A completare le iniziative si aggiunge la mostra Mario Lattes. Questione di pittura allo Spazio Don Chisciotte (via della Rocca 37b), che raccoglie opere rappresentative dello stile e delle tematiche di Lattes, dagli oli alle tecniche miste alle incisioni, dall’informale al figurativo. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero. Info: www.fondazionebottarilattes.it, 011.19771751.

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La giornata si apre con il convegno Delle mie questioni. Mario Lattes operatore culturale (ore 10- 12,30), che prende in prestito il nome della testata fondata dallo scrittore nel 1953, “Questioni”. Il critico letteraio e giornalista Paolo Mauri, il filosofo Carlo Augusto Viano, lo storico dell’arte Alessandro Botta e presidente della Fondazione Trancredi di Barolo Pompeo Vagliani, moderati dal professore di Letteratura italiana Valter Boggione, porteranno contributi e testimonianze per delineare un ritratto il più possibile completo della personalità e degli ambiti di intervento di Mario Lattes, uno dei primi intellettuali italiani interessati a superare gli steccati tra discipline diverse e tra Paesi (come spiega Boggione). Paolo Mauri ripercorrerà le vicende e i temi dei contributi letterari sulla rivista “Questioni”, da Sanguineti ad Arpino, da Vittorini a Barberi Squarotti. Carlo Augusto Viano, che partecipò in prima persona all’esperienza della rivista, si soffermerà sulle figure e sui motivi del dibattito filosofico, da Abbagnano a Paci, da Adorno a Della Volpe. Degli aspetti artistici e delle mostre ospitate nella galleria che Lattes aprì presso la casa editrice si occuperà lo storico dell’arte Alessandro Botta. Infine Pompeo Vagliani analizzerà le scelte editoriali di Mario all’interno della casa editrice e il suo ruolo nella riorganizzazione, dopo la devastante esperienza della guerra.

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Alle ore 14,30 seguirà la cerimonia di intitolazione a Mario Lattes dei giardini di Piazza Maria Teresa, con il posizionamento di una targa in marmo bianco di Carrara, riportante tutti i campi d’azione di uno dei protagonisti della vita culturale torinese del secondo Novecento: Mario Lattes, editore pittore, scrittore. La targa sarà collocata nel tratto di giardino che confina con via della Rocca, la stessa via dove ha sede Spazio Don Chisciotte, dal 2013 area espositiva della Fondazione Bottari Lattes, e a poca distanza da via Calandra, dove Mario Lattes e Caterina Bottari Lattes vivevano. Interverranno: Fabio Versaci, presidente del Consiglio Comunale della Città di Torino, Antonella Parigi, assessora alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, Massimo Guerrini, presiedente Circoscrizione 1 di Torino, Adolfo Ivaldi, presidente della Fondazione Bottari Lattes, e Caterina Bottari Lattes. A seguire, alle ore 16, il pubblico potrà visitare la mostra Mario Lattes. Questione di pittura allo Spazio Don Chisciotte (via della Rocca 37b), curata da Vincenzo Gatti. In esposizione fino al 31 luglio una quindicina di opere che ben rappresentano il percorso creativo dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Novanta. Un percorso che, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stato figurativo, con valenze visionarie e fantastiche. «L’immaginario figurativo di Mario Lattes – spiega Vincenzo Gatti – deriva dalla sua vasta cultura letteraria e pittorica, che spazia dal Simbolismo all’Espressionismo, coltivata attraverso gli anni con letture appassionate e una forte volontà collezionistica».

“Il cacciatore di Fulmini” a teatro

Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, è stato anche tra i più eclettici inventori: dal parafulmine alle pinne, dall’armonica a bicchieri al contachilometri, dagli occhiali bifocali al caminetto.

Martedì 9 maggio al Bioindustry Park “Silvano Fumero” di Colleretto Giacosa, ore 21, gli verrà dedicato il terzo e ultimo appuntamento della rassegna K.I.T.E. by NIGHT, con ingresso libero e gratuito: “I protagonisti della scienza”, inserito per l’occasione nel più ampio programma delle Settimane della Scienza 2017. Lo spettacolo teatrale “Il cacciatore di Fulmini. Storia di un genio poliedrico”, scritto e diretto da Alice Fumero, direttore artistico dell’Associazione K.I.T.E., porterà in scena, con Giulia Brenna e Omar Ramero, un affresco a tutto tondo di Franklin.

Raffigurato sulle banconote americane da 100 dollari, oggi quello di Benjamin Franklin è un volto riconosciuto da tutti, ma pochi sanno quanto straordinaria sia stata la sua vita e la produzione scientifica e letteraria.

Oltre al celebre esperimento del 1752, quando facendo volare un aquilone di seta a considerevole altezza riuscì ad attirare le saette, dimostrando la natura elettrica dei fulmini, Franklin ha dato vita a numerose invenzioni (quasi al limite del pazzesco) che hanno cambiato il mondo.

Massimo Iaretti

Oggi al Cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

A casa nostra – Drammatico. Regia di Lucas Belvaux, con André Dussolier e Émilie Dequenne. In una piccola città del Nord della Francia, la storia di Pauline, una infermiera a domicilio, divorziata, con due figli e vecchio padre a carico. Un partito di estrema destra la vorrebbe capolista alle municipali, lei, convinta per l’occasione di poter fare del bene alla sua gente, accetta. Tema attualissimo, racconto, nelle corde del regista, per scoperchiare i falsi metodi di rispettabilità e buone maniere che stanno da una certa parte politica: all’uscita francese ne febbraio scorso, grandi rimostranze nella destra; da noi “la Repubblica” gli ha riconosciuto uno sguardo “preciso e clinico” senza tuttavia nascondere il difetto “di essere troppo dimostrativo, troppo didascalico”. Durata 95 minuti. (Classico)

 

Adorabile nemica – Commedia. Regia di Mark Pellington, con Shirley MacLaine e Amanda Seyfried. Caratteraccio quello che sfodera Harriet, per questo ormai abituata a vivere in solitudine privata dell’affetto di tutti quanti, compreso quello della figlia. Niente di meglio che tramandare ai posteri un ricordo di sé un po’ più addolcito, grazie alle cure di una giovanissima giornalista, per il momento incaricata esclusivamente dei necrologi. Agli screzi iniziali subentrerà un rapporto forte e complice tra le due donne. Durata 108 minuti. (Romano sala 1, Uci)

 

L’altro volto della speranza – Commedia drammatica. Regia di Aki Kaurismaki, con Sherwan Haji. Khaled ha perso la propria famiglia nella violenza di Aleppo. Fugge e arriva a Helsinki nascosto nella stiva di un cargo, ma al rifiuto delle autorità di prendersi cura di lui preferisce la clandestinità. Mentre si mette alla ricerca della sorella salvatasi da quegli eccidi, trova rifugio nel ristorante di uno sperduto paese, di cui un commesso viaggiatore è appena venuto in possesso. Orso d’argento al FilmFest di Berlino. Durata 91 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 2)

 

Baby Boss – Animazione. Regia di Tom McGrath. Rivisto e rimpolpato per lo schermo da un breve racconto di Maria Fraaze, è la storia di un neonato e dello scombussolamento che procura in una coppia; ma è anche il racconto del rapporto che si instaura tra il bebè e il fratellino maggiore, prima di invidia e piccola cattiveria quotidiana, poi di immancabile affetto e solidarietà quando ci si trova a dover combattere il cattivo di turno. Durata 98 minuti. (Greenwich sala 1, Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

La Bella e la Bestia – Fantasy. Regia di Bill Condon, con Emma Watson, Emma Thomson, Kevin Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Uci)

 

Boston – Caccia all’uomo – Azione. Regia di Peter Bergs, con Mark Wahlberg e Kevin Bacon. La ricostruzione, tra immagini di repertorio e ricostruzioni perfette, dell’attentato che sconvolse la città di Boston il 15 aprile 2013, durante la 117ma Maratona, ad opera di due fratelli kirghizi e che fece tre vittime e più di duecento feriti. Durata 133 minuti. (Uci)

 

Codice unlocked – Azione. Regia di Michael Apted, con Orlando Bloom, Michael Douglas, John Malkovic e Naomi Rapace. L’agente della CIA Alice Racine è stata relegata ad un lavoro di routine dopo che non è riuscita a sventare un attacco terroristico compiuto un paio di anni prima a Parigi. È durante l’interrogatorio di un terrorista che viene per caso a conoscenza di un nuovo attacco biologico che vedrà questa volta coinvolta la capitale inglese. Ha perso fiducia in se stessa, deve guardarsi da qualcuno che è pronto a eliminarla e soprattutto deve guardarsi dai colleghi che le stanno intorno per comprendere chi stia facendo il doppio gioco. Durata 98 minuti. (Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci)

 

Le cose che verranno – Commedia drammatica. Regia di Mia Hansen Love, con Isabelle Huppert e André Marcon. Una insegnante di filosofia di un liceo parigino, di quelle che più che affidarsi ai sacri testi “insegnano ai giovani a pensare con le proprie teste”, due figli, al giro di boa dei sessanta, si ritrova a fare i conti con un marito che ha deciso di abbandonarla per una più giovane amante, l’età avanzata della madre con il bisogno continuo di attenzioni, un editore che non ha più bisogno di lei e dei suoi saggi. Con la vicinanza e la complicità intellettuale di un giovane ex studente, dovrà reinventarsi un percorso per il futuro. Durata 102 minuti. (Centrale anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Harpo)

 

Le donne e il desiderio – Commedia. Regia Tomasz Wasilewski, con Magdalena Cielecka, Dorota Kolak e Julia Kijowska. Nella Polonia del finire degli anni Ottanta, quattro ritratti di donne infelici e sole per le quali agli occhi del regista, considerato da molti come l’enfant prodige del cinema di casa, non esiste un futuro troppo roseo. Agata, vittima di un matrimonio infelice, è attratta da un giovane sacerdote, Iza è una dirigente scolastica innamorata di un medico, Renata guarda con passione la sua vicina di casa Marzena, che ha sognato un tempo di diventare una reginetta di bellezza. Durata 104 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Il diritto di contare – Drammatico. Regia di Theodore Melfi, con Octavia Spencer, Janelle Monàe, Taraji P. Hanson e Kevin Kostner. Una storia vera, tre donne di colore nella Virginia degli anni Sessanta, orgogliose e determinate, pronte a tutto pur di mostrare e dimostrare le proprie competenze in un mondo dove soltanto gli uomini sembrano poter entrare e dare un’immagine vittoriosa di sé. Una valente matematica, un’altra che guida un gruppo di “colored computers”, la terza aspirante ingegnere, senza il loro definitivo apporto l’astronauta John Glenn non avrebbe potuto portare a termine la propria spedizione nello spazio e gli Stati Uniti non avrebbero visto realizzarsi il proprio primato nei confronti dei russi. Durata 127 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse – Commedia. Regia di Hugo Gélin, con Omar Sy e Clémence Poésy. Ancora un’avventura per l’interprete un po’ sballato e dal cuore d’oro di “Quasi amici”. Questa volta, in quattro e quattr’otto, abituato all’allegria dell’animatore turistico, si ritrova padre di una neonata, sua figlia, il frutto di una relazione improvvisa quanto frettolosa. Che sulle prime non vorrebbe, ma poi l’amore di un padre ha il sopravvento e con l’amore i piccoli gesti della vita di ogni giorno: fino a che mamma, dopo otto anni, non si ripresenta l’uscio a reclamare la creatura. Con la vecchia domanda: di chi sono i figli, di chi li alleva o di chi li mette al mondo? Con la modernissima massima secondo cui l’amore c’è dove c’è famiglia. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Fast&Furious 8 – Azione. Regia di F. Gary Grey, con Vin Diesel , Michelle Rodriguez, Helen Mirren e Charlize Theron. Arrivata all’ottavo episodio, lasagna sembra non voler assolutamente tirare i remi in barca. Il pubblico applaude e si va avanti. Panorami che si chiamano New York o L’Avana o la lontana e fredda Siberia, macchine di ogni tipo, velocità e corse a più non posso, l’immancabile cattivo che ha i tratti biondi e gentili della Theron. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Gold – La grande truffa – Commedia drammatica. Regia di Stephen Gaghan, con Matthew McConaughey, Edgar Ramirez e Bryce Dallas Howard. Ispirato a una storia vera, il film è la storia di un uomo, Kenny Wells, che nella giungla del Borneo in Indonesia stringe un patto con geologo, convinto costui di aver individuato una preziosa vena d’oro. Malaria e problemi con gli operai non lo distoglieranno dal suo sogno: ma dovrà ben presto accorgersi che non è certo tutto quell’oro a creare la sua nuova felicità. Durata 120 minuti. (Eliseo Grande, Greenwich sala 3, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Guardiani della Galassia vol. 2 – Fantasy. Regia di James Gunn, con Chris Pratt, Kurt Russell e Zoe Saldana. Torna l’agguerrito gruppo del capitolo numero uno, squadra che vince non si cambia, con un bel guadagno alle spalle e tanta voglia di mettere in cantiere il capitolo numero tre. Adesso ecco la scoperta del padre di Star-Lord, l’aggiunta di qualche personaggio nuovo di zecca, ancora divertimento ed effetti speciali, colonna sonora roboante e accattivante. Durata 137 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

La guerra dei cafoni –

A Torrematta, nel Salento degli anni ’70, territorio selvaggio e sconfinato in cui non vi è traccia di adulti, ogni estate si combatte una lotta tra bande: da una parte i figli dei ricchi, i signori, e dall’altra i figli dei poveri, i cafoni. A capo dei rispettivi schieramenti si fronteggiano il fascinoso Francisco Marinho e il torvo Scaleno. Quell’anno i cafoni decidono di ribellarsi alla supremazia dei signori: i simboli del potere sono presi di mira e poi letteralmente attaccati, trasformando lo scontro in una vera e propria guerra di conquista. Mentre nascono alla vita adulta, alle spalle di tutti i giovani protagonisti, muore un’epoca; e con essa l’ultima occasione per combattere una guerra fatta sì di violenza, ma anche di epica e di poesia. Dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis. Durata 97 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Insospettabili sospetti – Commedia. Regia di Zach Braff, con Michael Caine, Morgan Freeman, Alan Arkin e Ann-Margret. Tre amici, tutti intorno agli ottanta, una vita di lavoro. Un bel giorno scoprono che la società per cui hanno lavorata è stata venduta all’estero, la loro pensione non esiste più e la banca con i loro risparmi ha fatto quel che ha voluto. L’assistere ad un colpo in banca spinge i tre ad una più che immediata imitazione. Ma sarà facile per questi onesti e vitali vecchietti trasformarsi in altrettanti svaligiatori? Nel momento cruciale avranno sul viso non le maschere dei presidenti americani in perfetto stile “Point Break”, bensì quelle di un altro celebre trio: Frank Sinastra, Dean Martin e Sammy Davis jr. Durata 96 minuti. (Massaua, Uci)

 

Lasciati andare – Commedia. Regia di Francesco Amato, con Toni Servillo, Veronica Echequi e Carla Signoris. Costretto per problemi di salute a frequentare una palestra, lo psicanalista Elia. Qui incontra una petulante personal trainer e il di lei fidanzato piuttosto in debito con la legge, lasciata a casa la ex moglie che si è sempre presa cura di lui. Durata 102 minuti. Da saggiare Servillo, stranamente e inaspettatamente in veste divertente. (Ambrosio sala 3, Massaua, Greenwich sala 1, Reposi)

 

Libere, disobbedienti, innamorate – Commedia drammatica. Regia di Maysaloun Hamoud, con Sana Jammelieh, Shaden Kamboura e Mouna Hawa. Tre donne palestinesi, immigrate a Tel Aviv, Leila avvocato penalista single, Noor musulmana osservante, Salma per la sua omosessualità in contrasto con la famiglia cristiana. Tra idee, amori e vita sociale, tre esistenze che significano l’abbandono di una cultura per avvicinarsi ad un’altra, traducessi e sconfitte. Soltanto la solidarietà tutta femminile riuscirà a salvare le tre donne. Durata 96 minuti. (Massimo sala 1 anche in V.O.)

 

Madeleine – Commedia drammatica. Regia di Mario Garofalo e Lorenzo Ceva Valla, con Chloe Till, Adele Zaglia e Marco Cacciola. L’undicenne Sophie, italo-francese, genitori separati, trascorre la sua vacanza estiva in compagnia della sorella in casa della nonna. È attratta dal verso di un pavone, che ogni sera ascolta, invisibile tra gli alberi del giardino. Ma la nonna un giorno si sente male, le ragazze fanno venire un medico, che però si dimostra più interessato alla maggiore che al mancamento della nonna. Non resta che avvertire il padre, un pover’uomo in mezzo ai guai. Girato in Piemonte. Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Mal di Pietre – Drammatico. Regia di Nicole Garcia, con Marion Cotillard e Louis Garrel. Tratto dal romanzo di Milena Agus, ambientato dalle terre di Sardegna alle pianure di lavanda della Provenza. Gabrielle è spinta dalla famiglia a sposare un operaio spagnolo, Juan, rifugiatosi in Francia a seguito della guerra civile, ma il matrimonio dopo il soggiorno della donna in una clinica per curare i calcoli renali da cui affetta naufraga: con la malattia ha incontrato un ufficiale reduce dall’Indocina e là ricoverato. Durata 116 minuti. (Centrale, V.O.)

 

Moglie e marito – Commedia. Regia di Simone Godano, con Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino. Sofia e Andrea, lei conduttrice tv lui neurochirurgo, sposati da dieci anni, un esperimento scientifico non proprio riuscito fa capitare lei nel corpo e nei panni di lui e viceversa. Due vite ormai interscambiabili, le abitudini che passano da uno all’altra, con i tic, le azioni quotidiane, le relazioni, gli affetti, le comprensioni, le ansie, le antipatie. Durata 100 minuti. (Reposi, Uci)

 

Monster Trucks – Fantasy. Regia di Chris Wedge, con Jane Levy e Lucas Till. Un ragazzo, studente liceale, Tripp, costruisce un’auto con pezzi provenienti da vecchi rottami, mentre scopre una strana creatura del sottosuolo che ama la velocità. Durata 104 minuti. (Massaua, Uci)

 

Sole cuore amore – Commedia drammatica. Regia di Daniele Vicari, con Isabella Ragonese, Francesco Montanari e Eva Grieco. Dal litorale romano, ogni giorno Eli parte per raggiungere con i mesi pubblici il bar del Tuscolano dove lavora, dove il padrone sottolinea i ritardi con un taglio sulla busta paga. Eli che è orfana, sposata con quattro figli e un marito disoccupato, e un’amica del cuore, Vale, di professione danzatrice, pronta a esibirsi in discoteca. Caratteri diversi, la stessa lotta per tirare avanti, la solidarietà e una montagna di affetto per costruirsi una vita, giorno dopo giorno. Durata 112 minuti. (Nazionale sala 1)

 

La tenerezza – Drammatico. Regia di Gianni Amelio, con Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi e Micaela Ramazzotti. Tratto dal romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone, è la storia di Lorenzo, un avvocato ultrasettantenne, vedovo, e del suo non-amore nei confronti dei figli, dei loro rapporti cancellati da anni. Qualcosa di nuovo sembra nascere nell’animo dell’uomo quando fa la conoscenza dei suoi nuovi vicini di casa, una coppia in apparenza serena, e dei loro bambini. Durata 103 minuti. (Ambrosio sala 1, Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 2)

 

The circle – Drammatico. Regia di James Ponsoldt, com Tom Hanks e Emma Watson. La giovane Mae Holland viene assunta presso una potente azienda di comunicazioni, con grande successo: ma la situazione si può complicare pericolosamente se, dopo aver sottoscritto l’invito a eliminare la propria privacy per essere visibile in rete 24 ore su 24, la sua libertà è annientata e lei altro non è che in potere del grande capo Tom Hanks, capace di distruggere chiunque – anche le persone che alla ragazza sono più vicine – tenti di sottrarsi alla sua volontà e ai suoi disegni. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

Virgin Mountain – Commedia drammatica. Regia di Dabur Kari, con Gunnar Jonsson e Siguriòn Hjartansson. Fùsi è un quarantenne che deve ancora trovare il coraggio di entrare nel mondo degli adulti. Conduce una vita monotona, dominata dalla routine. Nel momento in cui una donna con la sua bambina di otto anni entrano inaspettatamente nella sua vita, Fùsi è costretto ad affrontare un grande cambiamento. Durata 94 minuti. (Classico)

 

Patti Smith incontra gli  studenti  all’Auditorium Rai

Per i giovani torinesi   è un’occasione da non perdere! E’ l’incontro con la poetessa del Rock Patti Smith che incontrerà i ragazzi   delle scuole superiori, sabato 6 maggio alle ore 16 all’Auditorium Rai, prima del concerto di apertura per il XXX Salone del Libro di Torino.

Un grande evento realizzato grazie al fondamentale contributo di Banca d’Alba -da sempre sensibile al tema della scuola ed impegnata a Torino e in tutto il Piemonte a sostegno degli istituti di formazione superiore- in collaborazione con il Festival Collisioni. La song-writer e poetessa, che ha cantato all’ultima cerimonia del Nobel e ritirato il prestigioso premio per Bob Dylan, nel pomeriggio di sabato si presta ad una full immersion con gli studenti delle scuole torinesi e albesi (grazie all’intervento di Banca d’Alba). Appuntamento alle ore 16 all’Auditorium Rai di Torino “Arturo Toscanini” (Via Rossini 15) e poi l’antidiva per eccellenza racconterà 70 anni della sua carriera e si confronterà con la nuova generazione dei millenials sempre più interconnessi tra Facebook, Youtube e social vari. Una dimostrazione in più della sensibilità ed intelligenza di Patti Smith che da sempre è molto attenta ai temi dell’istruzione e delle opportunità per i giovani… e non per nulla oggi le è stata riconosciuta e consegnata la laurea magistrale ad honorem in Lettere Classiche e Moderne all’Università di Parma. Sono tante le sfaccettature dell’anima di questa artista che è insieme musicista e scrittrice, come dimostrano le sue opere da “Seventh Even” a “Just Kids” a “Early Morning Dream” che sono ormai incluse nella storia della letteratura mondiale. Patti Smith è forse l’artista che più di ogni altro è stata capace di abbattere i confini tra generi artistici diversi, quali la musica Rock e la poesia, miscelandole in un linguaggio contemporaneo. Dunque una gran bella occasione per   i giovani che si affacciano al futuro di conoscere da vicino un mostro sacro che a 70 anni suonati ha ancora voglia di mettersi in gioco e ascoltare gli   stimoli che arrivano dalle nuove leve. L’appuntamento è anche il coronamento dell’impegno di Banca d’Alba come sottolineato dal suo Presidente Tino Cornaglia “Crediamo da sempre nei giovani e siamo convinti che sapranno cogliere con entusiasmo anche questa opportunità di confronto e crescita con questa artista internazionale. E’ un’occasione unica. 

 I ragazzi interessati a partecipare all’incontro possono scrivere, entro venerdì 5 maggio alle ore 11, alla email: organizzazione@collisioni.it

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

 

Laura Goria

 

 

Quale antifascismo? Storia di” Giustizia e Libertà”

Di Pier Franco Quaglieni

Giovedì  4  maggio all’Istoreto di Torino viene presentato il libro di Marco Bresciani Quale antifascismo? Storia di” Giustizia e Libertà”,edito da Carocci.


Ad 80 anni dall’assassinio di Carlo e Nello Rosselli esce un libro che storicizza le vicende di “Giustizia e Libertà” che a Torino ebbe esponenti di primissimo piano:da Umberto Calosso ad Augusto Monti,da Vittorio Foa ad Aldo Garosci,da Leone Ginzburg a Franco Venturi. I “giellisti” torinesi degni di essere citati sarebbero molti di più. Bresciani è un torinese che ha studiato a Pisa. E’ nato nel 1977 ed ha prodotto libri di alto livello per il rigore storico e la  capacità di andare oltre certe impostazioni mitizzanti. E’ un esempio raro, in particolare a Torino dove la scuola storica locale si è avvitata su alcune figure che hanno per decine d’anni  impedito una vera pluralità di idee nell’ambito universitario. Già il titolo con il punto interrogativo è emblematico del contenuto del libro.
Quale antifascismo ? Non appare un interrogativo retorico,ma il segno di una ricerca storiografica non ideologica che appartiene al modo di concepire la storia e la storiografia che fu di Federico Chabod e di Franco Venturi. L’autore parte dalle origini ,parlando della “Voce”  di Prezzolini, della passione interventista nel 1915  e del rifiuto del massimalismo socialista  che fu di tanti futuri giellisti, a partire da Salvemini ed Ernesto Rossi.

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Una parte molto interessante del libro è quella sull’antigiolittismo che accomunò Salvemini , Einaudi e Gobetti ,tanto per citare solo tre nomi importanti. L’incapacità di vedere nello statista di Dronero l’unico capace di trasformare l’Italia ,rifiutando la retorica, in uno Stato moderno ispirato ai valori che oggi definiremmo liberal-democratici, fu uno dei limiti vistosi di quegli uomini. Benedetto Croce nella sua Storia d’Italia mise invece  in un luce il valore dell’Italietta giolittiana valutata positivamente ,con molto ritardo,persino da Palmiro Togliatti .    Molto tardivamente Salvemini riconobbe l’ errore che commise  quando scrisse il libretto polemico  Il Ministro della malavita. Non aver capito Giolitti significò per molti diventare naturaliter interventisti e prendere un colossale ,iniziale  abbaglio persino di fronte a Mussolini :Salvemini confessava  ,sia pure anche lui molto tardivamente, che nel 1922 non avrebbe avuto dubbi a  preferire Mussolini rispetto a Giolitti. Ed Ernesto Rossi collaborò inizialmente al” Popolo d’Italia” del futuro duce. Dal libro emerge che anche il maestro di antifascismo al torinese Liceo “d’Azeglio”, Augusto Monti, tanto mitizzato dai suoi allievi,si espresse valutando positivamente le <<buone intenzioni>> di Mussolini. Anche Ferruccio Parri ,futuro capo carismatico della Resistenza  e primo presidente del Consiglio dell’Italia liberata,ebbe qualche esitazione.

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Importante è l’analisi del rapporto con Gobetti che insieme a Rosselli viene considerato un padre nobile del giellismo. Ma il rapporto Gobetti -Gramsci  determina posizioni molto diverse rispetto a Rosselli,a partire dalla valutazione della Rivoluzione d’ottobre che non fu affatto liberale,come Gobetti sostenne. Bresciani pone in evidenza come i giellisti facessero fatica  a <<decifrare la novità e la radicolità del fascismo>>.La loro era una cultura << impregnata di umori antigiolittiani,di ardori interventistici e di slanci combattentistici>> che aveva loro impedito di cogliere il senso del fenomeno fascista fin da subito.Certamente poi la scelta successiva fu antifascista senza ambiguità,caratterizzandosi  in termini di assoluta intransigenza: Salvemini in esilio,Rossi in galera,Rosselli al confino e poi fuoruscito in Francia. Gobetti era morto nel 1926 e sicuramente fu l’unico a vedere con chiarezza il fascismo fin dalle sue origini,anche se la sua interpretazione del fascismo come <<autobiografia della nazione>> era decisamente  sbagliata.

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Il movimento “Giustizia e Libertà” venne fondato a Parigi da Rosselli,la cui opera Socialismo liberale è rimasta a testimoniare il tentativo di fondere gli ideali di giustizia e di libertà attingendo dal socialismo l’idea di giustizia e dal liberalismo quella di libertà. Furono miraggi o fu un’idea politicamente praticabile ? Secondo Croce ,il Partito d’Azione nato da “Giustizia e Libertà” era un<<ircovervo>>, un mostro favoloso non esistente in natura,  in cui convivevano idee non fatte per essere amalgamate insieme,ma in conflitto.Al massimo una forzata  giustapposizione di idee configgenti. Infatti, il socialismo riformista di Turati,di Matteotti e di Saragat si definirà socialismo democratico  e non socialismo liberale. Giorgio Spini evidenziò che comunque la parola liberale era solo un aggettivo rispetto al socialismo che era invece un sostantivo. Certamente Rosselli fu critico implacabile  del comunismo sovietico e dello stalinismo e per questo motivo subì una persecuzione da parte dei comunisti. Bresciani attribuisce a Rosselli  un corsivo non firmato in cui nel 1935 apparirebbe un giudizio sostanzialmente elogiativo della Rivoluzione sovietica.

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Con la Guerra di Spagna nel 1936 Rosselli  avrebbe adottato <<un linguaggio insolitamente brutale,disponibile a giustificare qualsiasi violenza in chiave antifascista>>.
Addirittura, secondo Bresciani, negli scritti rosselliani <<si registrava una sempre più netta identificazione di anticomunismo  e fascismo>>. Un’idea che avrebbe trovato molti continuatori.
E’ certo che  dopo aver letto  il libro, l’icona di Rosselli non appare più così come sembrava.
E’ merito di questo libro aver contribuito a gettare nuova luce su una pagina che è rimasta per troppi anni identificata con certa” vulgata”. Chi ha scritto di Rosselli e di “Giustizia e Libertà” ci aveva offerto un’idea incompleta o parzialmente sbagliata. Certamente è lecito almeno sollevare anche noi un dubbio: se Gramsci e Rosselli non fossero morti nel 1937,ma fossero stati a capo del Partito Comunista e del Partito Socialista,  che cosa sarebbe successo? Forse la storia italiana avrebbe preso una piega diversa dopo la Resistenza e l’avvento della Repubblica.


Maratona vivaldiana

Alla Biblioteca Nazionale Universitaria nell’ambito della mostra L’approdo inaspettato

 

Torino rimane capitale della musica di Vivaldi grazie alla mostra L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, che prosegue fino al 15 luglio. In questo ambito prendono il via I Giovedì vivaldiani, una ricca maratona appuntamenti culturali e musicali, con film pomeridiani e concerti serali. Primo appuntamento giovedì 4 maggio alle 15 con Le opere vivaldiane del giovedì: l’Auditorium si trasforma in cinema, realizzando la straordinaria proiezione delle uniche quattro opere vivaldiane integrali esistenti in formato video. A seguire, giovedì 11 maggio, sarà la volta dell’appuntamento musicale, con l’apertura dei Concerti del giovedì, alle 21,che vedranno sul palcoscenico sia affermati artisti e ensemble musicali, sia giovani talenti dei Conservatori piemontesi.

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OPERE VIVALDIANE DEL GIOVEDÌ.Una rassegna di proiezioni su grande schermo delle opere più celebri del melodramma, precedute da una conversazione introduttiva tra Corrado Rollin, curatore del ciclo, con un ospite di volta in volta diverso. La rassegna è realizzata in collaborazione con il Teatro Baretti che, in occasione della mostra, porta all’Auditorium Vivaldi la sua iniziativa, unica in Italia. Gli appuntamenti avranno cadenza quindicinale, alle 15, come segue:

giovedì 4 maggio 2017, Motezuma: regia di Stefano Vizioli. Direttore Alan Curtis (153’, con sottotitoli italiani). La proiezione sarà introdotta da una chiacchierata tra Corrado Rollin e Gastón Fournier-Facio, direttore artistico del Teatro Regio di Torino. giovedì 18 maggio 2017, L’Orlando furioso: regia di Pier Luigi Pizzi. Direttore Randall Behr(147’, con sottotitoli italiani). Proiezione introdotta da Corrado Rollin. giovedì 1 giugno 2017, Il Farnace: regia di Marco Gandini. Direttore Federico Maria Sardelli (151’, con sottotitoli italiani). Proiezione introdotta da Corrado Rollin con Sergio Bestente, musicologo. giovedì 15 giugno 2017, Ercole sul Termodonte: regia di John Pascoe. Direttore Alan Curtis, (136’, con sottotitoli italiani).Proiezione introdotta da Corrado Rollin con Giorgio Rampone, critico discografico.

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CONCERTI DEL GIOVEDÌ SERA. Un ciclo di concerti per animare le serate torinesi sino all’inizio dell’estate, dall’11 maggio al 13 luglio, con un calendario di appuntamenti quindicinali che ospiteranno, tra l’altro, i ragazzi del Conservatorio di Cuneo e Alessandria; l’Orchestra Mandolinistica “Città di Torino”; il pianista Gianluca Luisi, allievo del grande Uto Ughi; la pianista Sabrina Lanzi e i solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI. L’agenda del ciclo di concerti, alle 21, prevede: giovedì 11 maggio, Concerto per violino e pianoforte, incontro con il giovane violinista Indro Borreani accompagnato al pianoforte da Clara Dutto, l’uno frequentatore e l’altra da poco diplomata del Conservatorio di Cuneo e partecipanti al Progetto Giovani Talenti dell’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano, che annovera tra i suoi maestri Uto Ughi. Nel programma: Vivaldi concerto in la minore Op 3 N 6, Vivaldi; “L’estate” in Sol minore da Le Quattro Stagioni e J. S. Bach Partita in Re minore BW N 1004.

giovedì 25 maggio, Vivaldi e il mandolino a cura dell’Orchestra Mandolinistica “Città di Torino”

giovedì 8 giugno, Lezioni di Vivaldi, incontro con il Conservatorio di Alessandria.

giovedì 22 giugno, Vivaldi: nel suo tempo, oltre il tempo. Influssi, corrispondenze e trascrizioni. Concerto del pianista Gianluca Luisi in collaborazione con gli Amici dell’ONSRAI per Torino.

giovedì 29 giugno, I manoscritti scomparsi. Quasi un giallo musicologico di Corrado Rollin – in collaborazione con Associazione Baretti giovedì 6 luglio, Recital pianistico di Sabrina Lanzi

giovedì 13 luglio, Omaggio a Vivaldi offerto da Fiorella Andriani con il suo straordinario traversiere e dall’Ensemble barocco La Mole Armonica dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Appuntamento extra calendario lunedì 15 maggio alle 11 con la conferenza di Roberto Allegro dedicata al mistero sul “falso” Vivaldi Nicola Fiorenza o Antonio Vivaldi?, inserita nella prima settimana vivaldiana nazionale (dal 12 al 20 maggio). Proseguono inoltre le visite guidate gratuite alla mostra, fino al 15 luglio,tutti i lunedì e venerdì durante l’orario di apertura; le visite sono a cura dei volontari di ABNUT e degli studenti del Liceo Classico Cavour (rientrando nell’ambito del progetto alternanza Scuola-Lavoro). Inoltre sono disponibili visite su prenotazione. Tutti gli appuntamenti rientrano nell’ambito della mostra L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, curata da Franca Porticelli e Annarita Colturato, organizzata dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino in collaborazione con l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte e realizzata da ABNUT con il significativo sostegno della Compagnia di San Paolo. La mostra prosegue fino al 15 luglio.

 

La storia del Filadelfia e le imprese del “gallo”

In occasione della ricorrenza del 4 maggio, 68° anniversario della sciagura di Superga che costò la vita all’intera squadra del Grande Torino, e dell’imminente restituzione dello stadio Filadelfia al legittimo proprietario (i tifosi del Toro), domani sera – giovedì – il circolo culturale Polski kot di via Massena a Torino ospiterà Fabrizio Turco per parlare dei suoi ultimi libri, “Filadelfia – Storia di un territorio e del suo stadio“, scritto insieme a Vincenzo Savasta (Bradipo Libri), e “Andrea Belotti il Gallo” (Bradipo Libri). Il primo volume racconta il quartiere, il territorio, le comunità di operai e di immigrati che hanno fatto la storia della Torino Liberty di fine Ottocento e inizio Novecento. Un libro che approfondisce il quadro di una città che si è profondamente modificata sull’onda dell’industrializzazione. Gli autori fanno rivivere i protagonisti del Filadelfia, ponendo sotto i riflettori quella domenica 17 ottobre 1926, giorno dell’inaugurazione dello stadio con il resoconto di un pomeriggio diventato storico. Dall’ingegner Miro Gamba che lo ha progettato fino al presidente Marone Cinzano che ne fu in tutto e per tutto l’artefice, all’interno del libro sono descritte le figure di tutti i personaggi che hanno contributo alla creazione del mitico “Fila” che oggi, a oltre 90 anni di distanza, sta riprendendo vita. E numerose sono anche le pagine dedicate alla squadra che schierava il famoso Trio delle Meraviglie composto da Baloncieri, Libonatti e Rossetti (da: torcidagranata.net). Andrea Belotti il Gallo“, narra le gesta di un attaccante puro, un centravanti di rapina, un bomber che sa fare reparto da solo ma che si integra alla perfezione con il resto della squadra. Muscolare e potente il Gallo è bravissimo nel calciare dalla distanza e al tempo stesso feroce quando si tratta di concludere da dentro l’area di rigore. Una prima punta centrale o una seconda punta che parte da lontano; un giocatore utile anche quando si rende conto che la giornata è storta perché fatica per due, rincorre gli avversari, dà una grande mano al centrocampo e alla difesa, alza la barriera mettendo a disposizione il fisico sulle palle da fermo. La serata prevede un aperitivo dalle 20.00 con, a seguire, la  presentazione (21.30 circa).