CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 639

West Side Story, prepotente talento musicale di Bernstein

Debutterà al teatro Regio di Torino martedì 6 dicembre prossimo (in scena fino a domenica 11 dicembre) il musical “West Side Story”, per le musiche di Leonard Bernstein, per la regia e le coreografie originali di Jerome Robbins, direttore d’orchestra Donald Chan. Si tratta di un musical in due atti tratto dal Romo e Giulietta di Shakespeare. La pima idea, nel 1949, era stata quella di musicare una versione moderna della tragedia shakespeariana ambientata nella New York contemporanea.

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Solo nel 1955 Bernstein, dopo un incontro con il librettista Arthur Laurens, scrisse di essere infiammato dall’idea di Romeo, avendo, però, abbandonato la premessa Ebrei-Cattolici, a favore di quella di due bande di adolescenti, una di bellicosi portoricani, l’altra di sedicenti americani, quella che lo stesso Bernstein chiamava “Romeo West Side Story”, su versi di Stephen Soldheim e coreografia e regia di Jerome Robbins. Bernstein, direttore d’orchestra, divulgatore, è stato un artista vitale e magnetico, imperfetto e a tratti esagerato, ma capace di dar vita alla musica come emanazione diretta dell’affettività umana. I critici hanno considerato “West Side Story” non solo una pietra miliare del musical di Broadway, ma il capolavoro dell’opera lirica americana. La storia di Romeo e Giulietta è trasportata nell’Upper West Side di New York, negli anni Cinquanta, dove due giovani si trovano coinvolti in una guerra tra bande, gli Irlandesi Jets e i portoricani Sharks. La lotta di questi piccoli eroi per sopravvivere a questo mondo di odio e violenza rappresenta il motivo regioinnovativo di questo dramma. Ci resterà per sempre nella memoria la versione cinematografica con Natalie Wood e George Charkiris nel ruolo del capo dei portoricani, e Rita Moreno, che vinse un Oscar. La canzone (song) rappresenta la base formale di questo genere e tende in questo musical a espandersi, sia come elemento autonomo, sia come appendice del brano cantato. La partitura offre nel primo atto esempi di melodia memorabile nelle due sezioni Maria (Tony) e Tonight-Balcony Scene, capace di acquistare un risalto drammatico straordinario seguita dai ritmi latino americani e dal caleidoscopio orchestrale di “America”. La bravura degli interpreti Kevin Hack nel ruolo di Tony e di Jenna Burns nei panni di Maria è indiscussa. La partitura si concentra sulla ricorrenza di intervalli e sul ritorno dei motivi, all’interno di un’indubbia unità tematica ricorrente e di una forte coesione drammaturgica fra i temi che intrecciano “Maria”, “Tonight”, “Cool”, “Somewhere”. West Side Story è percorsa da una familiarità tra i motivi che ne rende partecipe l’ascolto, facilitandolo. Questo procedimento è stato spesso utilizzato da Bernstein, anche in “Wonderful Town” e “Candide”. Questo musical dimostra quindi una profonda unità di stile e di ispirazione; se la musica e le esigenze vocali risultano complesse, i lyrics appartengono pienamente al regno di Broadway. Canzoni come “Maria”, “Tonight”, “America” hanno oltrepassato la vita all’interno del musical, per assumere una dimensione molto più ampia di quella di origine, vivere di vita propria e, grazie a loro grandi intrepreti, divenire universalmente note.

Mara Martellotta

(Foto: il Torinese)

 

La storia del piccolo telegrafista delle Ferrovie Nord Milano

telegrafistaS’intitola “Il Piccolo Telegrafista delle Ferrovie Nord Milano” l’ultima pubblicazione di Pietro Pisano, edita nella collana “Quaderni di Vallintrasche”. Il racconto, comparso la prima volta nel 2011 sulla rivista “Vallintrasche”, ripropone le vicende del giovane partigiano Fedele Cova, originario di Caronno Pertusella, nel varesotto; il giovane, telegrafista delle Ferrovie Nord Milano, scomparve tragicamente precipitando in un burrone nel 1944 nelle selvagge montagne della Val Grande, mentre operava nelle formazioni partigiane di Dionigi Superti ed Ezio Rizzato. La Val Grande, chiusa tra le montagne dell’Ossola, il bacino del Lago Maggiore e la Valle Cannobina, impervio e selvaggio parco nazionale, fu teatro di uno dei più drammatici episodi della Resistenza all’occupazione nazista e al fascismo: il rastrellamento del giugno 1944. Il bel racconto di Pisano porta alla luce la storia di un ragazzo di sedici anni che, in quel tempo di neve e di fuoco, seppe “scegliersi la parte”, rischiando e perdendo la vita.

Marco Travaglini

Un dialogo su fotografia e identità fra esperienze diverse

Bosnia-Erzegovina e Cambogia. Proiezione del documentario “Hidden photos” di Davide Grotta

L’evento è organizzato da Camera – Centro Italiano per la Fotografia, Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea Giorgio Agosti, Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Centro Internazionale di Studi Primo Levi. E’ stato promosso su iniziativa della Fondazione Alexander Langer Stiftung e reso possibile dal sostegno dell’Ufficio Affari di Gabinetto della Provincia Autonoma di Bolzano.

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L’incontro vuole essere un’occasione di confronto sul rapporto fra identità e immagine in due paesi postconflitto. A dialogare saranno tre giovani ospiti: Kim Hak, cambogiano, insieme a Žarko Zekić e Bekir Halilović, bosniaci di Srebrenica. Modererà l’incontro Peppino Ortoleva, docente di Storia dei media all’Università di Torino.

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Bekir Halilović e Žarko Zekić, di 21 e 27 anni, sono membri dell’Associazione Adopt Srebrenica, un gruppo misto di giovani serbi e bosgnacchi, che da anni lavora per ricucire il tessuto sociale strappato dalla guerra e dal genocidio del ʼ95. Fra le altre sue attività, Adopt Srebrenica sta costituendo un centro di documentazione che raccoglie fotografie e materiale risalente al periodo precedente alla guerra nella ex Iugoslavia, con lo scopo di preservarlo e di farne uno strumento per sanare il conflitto di rappresentazioni e racconti ancora oggi molto forte in Bosnia-Erzegovina.

Kim Hak è un giovane fotografo cambogiano di 34 anni, che pone al centro del proprio lavoro la riflessione sulla storia del suo paese e l’immaginario che essa oggi produce. Con il progetto “Alive” ha esplorato il suo mondo familiare, attraverso le fotografie che la madre ha salvato dalla distruzione operata dal regime degli khmer rossi. Ha ricevuto numerosi premi ed è tra i fotografi cambogiani emergenti più noti a livello internazionale.Hak, Bekir e Žarko provengono da luoghi molto distanti tra loro, ma accomunati nel passato recente dall’annientamento di parti consistenti della popolazione dei rispettivi paesi di origine. A Srebrenica il genocidio del 1995 provocò la morte di oltre 8000 uomini bosgnacchi (musulmani di Bosnia) a opera delle milizie serbo-bosniache. In Cambogia il processo di epurazione distruttrice imposto del regime degli khmer rossi causò, negli anni ’70 del secolo scorso, la morte di quasi 2 milioni di persone. In realtà come quella bosniaca o quella cambogiana, il ruolo della fotografia si amplifica: essa diviene uno strumento cruciale per mantenere viva la memoria dei propri cari perduti o per raccogliere storie sulla vita quotidiana prima della cesura rappresentata dalla guerra. Ma non solo. Soprattutto le fotografie conservano spesso preziose tracce delle relazioni positive che, prima dei conflitti, esistevano fra le persone. Sono proprio le storie dei luoghi e le relazioni tra le persone che gli ospiti del prossimo incontro, pur in modo diverso, cercano di recuperare usando la fotografia come veicolo di riscoperta e di narrazione. In particolare, essi si chiedono come quelle storie possano essere di aiuto per abbattere i muri che ancora creano divisioni insormontabili nelle loro  rispettive società. Nel mondo di oggi, dove abbiamo la sensazione di essere “bombardati” dalle immagini, non c’è mai veramente il tempo per chiederci quanto proprio queste stesse immagini servano a plasmare l’idea che abbiamo di noi, degli altri e del mondo circostante; o che cosa, se esse dovessero un giorno venire a mancare, perderemmo irrimediabilmente. Nell’incontro del 5 dicembre potremo ragionare su questi interrogativi, a partire dalle esperienze dei giovani ospiti che, con il loro lavoro, cercano di migliorare il futuro dei propri luoghi di origine.Nel corso dell’incontro verrà proiettato il documentario “Hidden Photos”, ZeLIG Film, 2016, per la regia di Davide Grotta. Il film è stato di recente presentato al Torino Film Festival. Kim Hak, giovane fotografo cambogiano, è alla ricerca di un immaginario per il suo paese che superi il cliché iconografico legato all’Angkor Wat o ai khmer rossi. Nhem En, anziano fotografo del regime, autore di circa 14.000 fototessere di prigionieri politici destinati a morte certa, sta invece progettando il proprio ingresso nel business del dark tourism, la moda di visitare luoghi in passato teatro di tragedie e violenze.  Quale immagine proporre, dunque, di un paese e della sua storia?

Solstizio d’inverno

Il 21 dicembre, solstizio d’inverno, è il giorno più breve e più buio dell’anno. All’Isola – davanti a Orta –  sono arrivato in barca, remando di buona lena, senza troppa fatica. L’avevo ormeggiata il giorno prima  alla Bagnera e da lì sono partito. Da solo. Le correnti sono state generose e hanno lasciato in pace questo braccio di lago. Persino il vento, che per dieci gironi ha sparso freddo e gelo, ricordandoci che in montagna la neve è già scesa copiosa,  è più calmo. Un timido sole, dall’aria ammalata,al rintocco del mezzogiorno, lascia il suo segno sul selciato davanti al grande campanile, proiettando l’ombra più lunga di tutto l’anno.

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Attorno al poco d’azzurro il cielo è cupo, ventoso. Le nuvole si muovono lentamente, pesanti, verso nord. Non sembrano aver fretta, quasi dispiacesse loro di lasciare il lago. Indugiano, rallentano. Appaiono come indecise; forse non sanno se mutare in pioggia e neve l’umidità che hanno accumulato e lasciare che quest’ultima scenda sulle case e sulle strade che da Nonio e Pettenasco, tra una sponda e l’altra, vanno verso Omegna, o trascinarla oltre i monti della Valle Strona ad occidente o  sui contrafforti del Mottarone, a oriente. Ho la testa che mi duole, il cuore stanco e le gambe di piombo. Luigi, il nostro amico “Gigi”, è morto l’altro ieri. E’ successo così, in un attimo: gli si è fermato il cuore mentre stava mettendo in acqua la sua “Brezza del Cusio”. Anselmo, dal pontile grande,  ha visto la scena e, compreso il dramma, si è precipitato in soccorso. Ma era già tardi. In pochi secondi Luigi ha cessato di vivere, riverso sulla sua barca. “Morto da pescatore”, sentenziò Anselmo, magonando a denti stretti. Quando l’abbiano saputo è stata, per tutti noi, una mazzata. Non ci volevamo credere ed invece è andata così. L’hanno portato, per il rito funebre, qui all’Isola, nella Basilica. Luigi,a  modo suo, credeva. Era devoto a San Giulio e spesso lo sentivamo cantilenare, quando andavamo a funghi nei boschi del Cusio, questa nenia: “San Giuli e san Giuliàn, ch’i m’vardin dai serp, dai bis e dai can, e dai cativ crìstian”. Pareva salmoidiasse come un reverendo intento a dir messa. Lui, uomo di lago, era terrorizzato dai serpenti e San Giulio, nemmeno a farlo apposta, era il Santo che poteva – più e meglio di ogni altro – offrirgli protezione. “ Sapete, forse è vero che un tempo l’Isola era uno scoglio infestato da serpi e draghi e che San Giulio si era dato un gran da fare per scacciarli”, ci diceva, tutto serio. “Va là, Gigi. La verità è che ti ghè una fifa bleu dai biss e ti credat qualunque roba par scascià via la silenzio-ortapaura”, lo prendevamo in giro. Ma lui, niente: insisteva con la storia di San Giulio che , dopo essersi rifugiato da queste parti con il fratello Giuliano, fuggendo dall’isola greca di Egina , decise di costruire proprio sul questo lembo di terra che sembrava galleggiare sul lago la sua chiesa. Non riuscendo a trovare una barca, stese in acqua il mantello e vi venne trasportato dalle onde combattendo la tempesta col bastone. La sua predica fu talmente efficace da sconfiggere i mostri dell’isola e così, nel 390, fondò la Basilica e lì volle essere sepolto. Gigi, come si diceva, era, a suo modo, un “credente” e da quando era scampato ad una brutta tempesta sul lago, dalle parti della Punta di Crabbia, teneva nella cassetta degli attrezzi da pesca, ben riparata in una busta di plastica, l’immaginetta del Santo. L’aveva ricevuta in dono dalle Benedettine e non se ne separava mai. “Porta bene, sai? Dovresti tenerne una anche tu”; un invito, il suo, quasi sussurrato, espressione del suo modo di fare, garbato,misurato. Sapeva bene dei miei dubbi, della reticenza che mostravo verso la religione. Non voleva insistere ma, sorridendo sotto i baffetti fini, mi pregava di “tenerne conto. Non si sa mai, nella vita. Credere non può che far del bene anche a un mangiacristiani come te”. Era davvero un bel tipo, Luigi. Era… E adesso siamo qui, tutti. Gli amici, i conoscenti, i pochi e lontani parenti. Le tre navate della Basilica sono poco illuminate e sulle mura e sui soffitti si riverbera il vago e tremolante bagliore delle candele accese. Nella parte più alta si apre una piccola finestra a croce e da lì scende un debole e tenue raggio di luce. Sembra quasi voglia accarezzare il pulpito: un ambone scolpito nella pietra grigio verdastra di Oira che, al contatto con l’aria,  cambia colore e

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assume una tinta simile al bronzo. La luce sembra quasi che voglia far vivere le figure scolpite: il grifone che afferra un coccodrillo; un’aquila, che regge il leggìo, simbolo di San Giovanni; una figura maschile e un leone alato; un angelo, simbolo di San Matteo; un motivo decorativo a foglie e un bue, simbolo di Luca, che regge il vangelo; infine, un centauro che s’accompagna ad un gruppo di animali. Le parole del parroco di Orta risuonano sotto le volte affrescate e pare vogliano prendere la via della cripta che custodisce l’urna d’argento che conserva le spoglie di San Giulio. M’immagino che vogliano far sapere anche a lui di Gigi, per informarlo – se non lo sapesse già – che il nostro amico sta per raggiungerlo in quella parte del paradiso dove la gente di lago riposa in pace. Il parroco, che lo conosceva bene,  parla di Luigi chiamandolo “fratello”. Si intravvede un filo di tristezza anche nel suo sguardo, nonostante ne annunci l’ascensione al Regno dei Cieli, facendosi  forza della Parola di Dio, richiamando l’insegnamento di San Giulio nella lotta fra il male e il bene. Sono frastornato. Esco dalla Basilica. Il fumo delle candele si è fatto più intenso e l’odore mi stordisce. Fuori dal portone, dopo pochi passi, s’intravede il lago. E’ più scuro. Il poco sole che c’era è sparito dietro a nuvole scure che risalgono dalla bassa. Segno che stasera o stanotte, forse, nevicherà.  Il freddo, un freddo umido, s’infila sotto i vestiti e mi fa rabbrividire. M’incammino lungo la via del Silenzio che, insieme alla via della Meditazione, racchiude e esaurisce le vie, costeggiando le vecchie mura per l’intero perimetro dell’Isola. Mi accorgo, quasi stupito, che ilorta-silenzio-3 passo è deciso. Sento il bisogno di muovermi. Le tempie pulsano e il cuore mi sale in gola. Avverto la vertigine, il vuoto dentro di me e una forte, dolorosa nostalgia per tutte le bricconate che abbiamo fatto in compagnia di Luigi. Chi mi vedesse così, ora, che penserebbe ? A un tipo strano che cammina con la testa tra le nuvole? Ad un anima in pena e in cerca di pace? A un pazzo che, come l’Orlando furioso, ha perso la testa e ripone l’ultima ( e unica ) speranza in un Astolfo che, a cavallo di un Ippogrifo, voli sulla luna per recuperargli l’ampolla che contiene il suo senno? Per fortuna non c’è in giro anima viva. L’isola appare deserta. Tutti sono ancora a messa e si può camminare soli e senza stancarsi mai di farlo. Camminerei per sempre, fino a stordirmi. Ogni angolo , ogni scorcio riaccende ricordi come lampi di luce. Un vecchio muro sbrecciato, il lampione dalla luce che si riverbera fioca sull’acqua scura del lago, una darsena chiusa da un vecchio e arrugginito cancello. Alle immagini s’affiancano spezzoni di discorsi. Parole, risa. Talvolta lacrime. Ci sono, in fondo alla viuzza che porta al lago, due barche a remi tirate in secca con le fiancate di legno vecchio che s’appoggiano l’una all’altra, quasi volessero sostenersi a vicenda e farsi compagnia. La memoria si riavvolge rapida come nei filmati in bianco e nero delle comiche  e torna indietro negli anni, alle sere di pesca e di chiacchiere, alle bevute che finivano in allegria, con larghi scoppi di risate. Luigi non aveva la “ciucca triste”. Beveva ( non poco, mai troppo) e rideva, allegro come un bambino. Raccontavamo storie che sapevamo a memoria ma che ogni volta ci sembravano nuove. Quanti ricordi! Alzo lo sguardo verso le finestre  senza luce degli abbaini:paiono occhi chiusi.Dai camini del Convento escono degli esili fili di fumo, quasi che le monache si scaldassero con parsimonia, al risparmio. Sosto un po’ vicino al pozzo e poi torno sui miei passi. A quest’ora la messa è senz’altro finita. Penso a Luigi, che starà terminando la sua ultima traversata fino alla stretta viuzza che sale ai piedi del Sacromonte, oltre il cancello di ferro battuto del Camposanto. Infatti,non c’è più nessuno. Provo a spingere il pesante portone della Basilica: resiste, è sbarrato. Gli amici hanno capito che volevo star solo e se ne sono andati. Di barche, all’attracco, c’è rimasta solo la mia. Stasera ci troveremo tutti, come d’accordo, all’osteria dei Sambuchi; e lì saluteremo adeguatamente , alla nostra maniera, Luigi. C’è ancora luce.

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Siedo sul muricciolo, le spalle alla Chiesa. Guardo verso Orta. E’ breve la distanza che separa l’Isola dal palazzotto di piazza Motta e dal dedalo di viuzze che si stanno illuminando. E’ ora di andare, prima che calino le ombre della sera. Anche il lago pare patire il freddo: freme, rabbrividisce sotto il mio sguardo e, tra le onde più lontane, quelle che vanno a lambire le vecchie pietre della riva, i riflessi delle luci si sciolgono e si ricompattano seguendo l’ondeggiare della superficie. Ne intuisco il suono e questo ritmare dolce dello sciacquìo mi rimanda alle cantilene dell’infanzia. Mi accorgo di pensare ad alta voce. Mi accade, talvolta. Penso a quanto sono fortunato. Mi alzo,lentamente. Le ginocchia fanno male, quanto se non più della schiena. Chiudo gli occhi e annuso il vento: sento l’odore dell’alga e delle foglie. “E’ l’essenza del lago. Bisognerebbe imprigionarla come i profumi e quando sei lontano e provi nostalgia, liberarla con uno spruzzo per consolarti l’anima”. Così ci disse Luigi, una lontana sera d’ottobre guardando il tramonto dal pontile di Pella. Adesso l’unico odore che potrebbe sentire è quello della terra appena smossa. Ma Luigi non avverte e non sente più niente. Nemmeno il peso di quella terra che tiene fermo e immobile lo scafo di legno nel quale riposa. Uno scafo che non è fatto per navigare tra le onde del lago.

Marco Travaglini

P’assaggi Risorgimentali

risorgimento-teatroRaccontare la storia attraverso la suggestione del teatro. Da non perdere  al Museo Nazionale  del Risorgimento Italiano giovedì 8 dicembre 2016 la visita guidata teatrale P’assaggi risorgimentali, un evento che avvia la collaborazione tra il Museo e la compagnia Teatro e Società Le sale del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano saranno il palcoscenico di “P’assaggi risorgimentali”, una visita guidata teatralerisorgimento-cavour che segna l’inizio della collaborazione tra il Museo e Teatro e Società, la compagnia che fa del teatro uno strumento di mediazione dei beni culturali. L’appuntamento è per domani giovedì 8 dicembre 2016 alle ore 11, 14 e 15.30, per un evento che saprà accompagnare ogni tipo di pubblico (adulti, ragazzi, bambini) a scoprire  le tante ricchezze storico-artistiche del Museo….con un pizzico di mistero.

Oggi al cinema

Le trame dei film nelle sale  di Torino 

A cura di Elio Rabbione

 

Agnus Dei – Drammatico. Regia di Anne Fontaine, con Lou de Laage, Agata Kulesza e Agata agnus-filmBuzek. Nella Polonia del 1945, Mathilde, giovane medico in servizio presso un ospedale da campo francese, riceve la visita di una suora con la richiesta di recarsi immediatamente al convento vicino. Appena giunta, la ragazza scopre il dramma di alcune monache: stanno per partorire, sono state violentate da soldati russi. Il racconto di una storia vera sotto lo sguardo e il sentimento dell’autrice di “”Gemma Bovery”. Durata 115 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Animali fantastici e dove trovarli – Fantastico. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Colin Farrell e Katherine Waterstone. Ovvero la scrittrice miliardaria J.K. Rowling prima della nascita di Harry Potter. E ancora, primo capitolo di una saga che ne prevede altri quattro. Il maghetto Newt Scamander sbarca a New York, siamo nel 1926, volendo contattare il Magico Congresso degli Stati Uniti, con una valigetta di piccoli proporzioni da cui fuoriescono creature inimmaginabili, capaci di dar vita ad una avventura decisamente straordinaria. Durata 133 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Chico, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

animali-film-2Animali notturni – drammatico. Regia di Tom Ford, con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Armie Hammer e Aaron Taylor-Johnson. Opera seconda dell’autore del perfetto “A single man”, Gran Premio della Giuria a Venezia. Susan, celebre gallerista di Los Angeles, riceve un giorno dall’ex consorte le bozze di un romanzo che lui, da sempre con ambizioni di scrittore, le ha dedicato. Nelle pagine è racchiusa la vicenda di un padre e marito che in vacanza in Texas con la famiglia si imbatte in un balordo e con un gruppo di amici suoi. Letteratura e vita si mescoleranno e l’esistenza di ognuno cambierà per sempre. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Eliseo blu, Ideal, Uci)

 

La cena di Natale – Commedia. Regia di Marco Ponti, con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e Michele Placido. Capitolo secondo, dopo il successo di “Io che amo solo te”, con i personaggi creati da Luca Bianchini, sempre nella cornice innevata di Polignano a Mare. Tra i tanti fatti che arricchiranno anche questa puntata, una nuova gravidanza di Chiara, che unirà e dividerà la coppia, tra amori e gelosie. Durata 104 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gastçn Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Sala i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Coppa Volpi veneziana al protagonista. Durata 118 minuti. (Classico)

 

Come diventare grandi nonostante i genitori – Commedia. Regia di Luca Lucini, con Margherita gandi-genitori-filmBuy, Giovanna Mezzogiorno e Matthew Modine. L’arrivo in Liceo di una nuova preside che contro il parere di allievi e genitori decide di non partecipare al concorso scolastico nazionale per gruppi musicali, rincarando anzi l’attività quotidiana dei ragazzi. Ma alla fine saranno questi ad avere l’ultima parola. Durata 90 minuti. (Greenwich sala 3, Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Doctor Strange – Fantastico. Regia di Scott Derrickson, con Benedict Cumberbacht, Tilda Swinton e Mad Mikkelsen. Un medico newyorkese, all’apice del successo, vede compromessa la propria professione da un incidente d’auto, per cui la forza e l’abilità delle sue mani non sono più quelle di un tempo. In un antico monastero del Nepal, dove decide di recarsi, l’uomo di scienza convertito ad un ruolo del tutto mistico, fa il suo incontro con un Maestro, detto l’Antico, cui sta a cuore la protezione della Terra da forze negative. Alla nuova scuola prevarranno arti marziali e autocontrollo, per una lotta comune contro il Male. Un vecchio eroe dei fumetti Marvel rispolverato per l’occasione. Durata 115 minuti. (Ideal, Uci)

 

sogni-filmFai bei sogni – Drammatico. Regia di Marco Bellocchio, con Valerio Mastandrea, Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti e Berenice Bejo. Dal bestseller di Massimo Gramellini, giornalista tra i più apprezzati in Italia, celebre per il suo “Buongiorno” lanciato dalla prima pagina della “Stampa”, volto televisivo del Circo Barnum firmato Fazio e oggi pure in autonomia (riempitiva causa rimpicciolimento spazi). Un romanzo che è la perdita della madre da parte di un bambino di soli nove anni, una perdita che ha condizionato la vita di un uomo oltre i quarant’anni. Durata 134 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Reposi)

 

Free State of Jones – Drammatico. Regia di Gary Ross, con Matthew McConaughey. Una storia vera, tratta tra l’altro dall’omonimo libro di Victoria E. Bynum, di quelle storie che di rado i libri di storia ti lasciano leggere. Infatti, visto al recente TFF, ci si trova abbastanza impreparati davanti a jones-filmquesto angolo di storia americana così poco frequentato. La storia di Newt Knight, uomo di luci e ombre qui ritratto con i colori illuminati del valore e dell’umanità, preso nell’ingranaggio sanguinoso della Guerra di Secessione, disertore per un ritorno nella sua contea di Jones, raccolse intorno a sé un gruppo di ribelli che raccoglieva uomini di colore, sino ad allora schiavi, e proprietari di piccole risorse, lontani dall’idea dello schiavismo. La lotta contro il feroce colonnello Lowry, l’asserragliarsi all’interno delle paludi che hanno il sapore della foresta di Sherwood, la resistenza con ogni mezzo, l’unione con una ex schiava. Temi suggestivi, facce scavate, eccellente confezione, protagonista teso sino allo spasimo, un obbligo a girar pagina rispetto alla Rossella di Via col vento, interesse e ricercata partecipazione: ma troppe volte il film non riesce a coinvolgere, scivola giù per i sentieri del melodramma o delle sdolcinature troppo colorate (non contando quelle pennellate in epoca moderna davvero fuori luogo), senza ridarci quelli ben più asciutti del dramma che tutti ci aspetteremmo. Durata 139 minuti. (Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

genius-filmGenius – Drammatico. Regia di Michael Grandage, con Colin Firth, Jude Law, Laura Linney e Nicole Kidman. Nella New York della fine degli anni Venti, l’incontro e l’amicizia tra lo scrittore Thomas Wolfe e l’editor Maxwell Perkins, che già aveva fiutato giusto tra le pagine di Scott Fitzgerald e di Hemingway grazie ad un talento non comune. Tanto lo scrittore è stravolto di esuberanza nel carattere e in una scrittura che si porta appresso numeri impensabili di pagine, quanto Max è di poche parole, amante della vita familiare, di calmi sguardi paterni, di aggiustamenti, di desiderio di sfrondare quel troppo scrivere. Wolfe morì appena trentottenne, e i rapporti tra i due alla fine s’incrinarono parecchio, accusato l’editor di aver stravolto con tutte le rigacce lanciate sul foglio quel che più di impetuosamente genuino c’era nello scrittore. Bello il soggetto, interessante per quanto scarnifica di quel rapporto, ma la passione è altra cosa, sia quella delle immagini e dei dialoghi sia quanto quella che lo spettatore vede crescere in sé. Il tutto scardinato da una sempre più incartapecorita Kidman, che non riesce più a costruire uno straccio di personaggio, anche soltanto per brevi tocchi. Durata 104 minuti. (Nazionale sala 2)

 

In guerra per amore – Commedia. Diretto e interpretato da Pif, con Miriam Leone e Andrea Di Stefano. L’autore/interprete di “La mafia uccide solo d’estate” immagina questa volta che Arturo, un candido ragazzo newyorkese di origini siciliano, per chiedere la mano dell’innamorata Flora al padre debba catapultarsi nella terra d’origine: dove, siamo in pieno 1943, c’è la guerra e lo sbarco delle truppe a stelle e strisce ampiamente appoggiato dai boss mafiosi. Durata 99 minuti. (Greenwich sala 2, Reposi)

Io, Daniel Blake – Drammatico. Regia di Ken Loach, con Dave Johnson, Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson. Un carpentiere di Newcastle, ormai sessantenne, è costretto un giorno a chiedere un sussidio statale per una grave crisi cardiaca. Il medico gli ha proibito di lavorare e Daniel si ritrova a rivolgersi all’assistenza pubblica, ormai privatizzata, per un riconoscimento di invalidità. La macchina burocratica inglese lo costringerà a cercare lavoro, per aprirgli una lunga strada di umiliazioni e di ricorsi. Ancora un esempio del cinema politico e della rabbia di Loach, un “teorema” svolto dal regista con l’abituale metodica professionalità, la dimostrazione che c’è sempre l’occasione per trovare qualcosa nel mondo britannico, e non solo, che ti manda il sangue alla testa: ma questa volta Loach, forse per una sceneggiatura troppo “lineare” e “inevitabile”, non soddisfa come in tante altre prove del passato. Premiato a Cannes con la Palma d’oro. Durata 100 minuti. (Romano sala 3)

 

Masterminds – I geni della truffa – Commedia. Regia di Jared Hess, con Zach Galifianakis. Progetto inizialmente offerto a Jim Carrey, è il resoconto in chiave comica di una rapina, tra le strade degli States, che vede coinvolto David dalla vita monotona e desideroso di darle una spinta più che clamorosa, la sua collega Kelly per cui nutre una vera e propria cotta più un gruppo di (divertenti) balordi con cui dare l’assalto a 17 milioni di dollari. Durata 94 minuti. (The Space, Uci)

 

Mechanic: Resurrection – Azione. Regia di Dennis Gansel, con Jason Statham e Jessica Alba. Il regista tedesco dell “Onda” firma a Hollywood il sequel di “Professione assassino” e Statham riprende gli abiti di Arthur Bishop, infallibile nella propria missione di sicario, questa volta per eliminare gli uomini più pericolosi del mondo. Durata 98 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Quel bravo ragazzo – Commedia. Regia di Enrico Bando, con Herbert Ballerina, Enrico Lo Verso e Tony Sperandeo. Ingenuo e sognatore, un ragazzo è costretto a sostituirsi al padre deceduto, un padre di professione boss mafioso. Durata 90 minuti. (The Space, Uci)

 

La ragazza del treno – Thriller. Regia di Tate Taylor, con Emily Blunt, Justin Theroux, Haley ragazza-treno-filmBennett e Rebecca Ferguson. Ricavato dal bestseller di Paula Hawkins, mutato il panorama di periferia essendoci trasportati da Londra a New York, come chi ha letto l’avvincente romanzo ben sa (con la propria diversa triplice visuale femminile, con la sua bella dose di andirivieni temporali che ingarbugliano all’inizio ma che poi spianano una felice – per il lettore – strada alla conclusione) è la storia di Rachel, divorziata e alcolista, che ogni mattina, nella finzione di continuare ad avere un lavoro, passa con il treno dinanzi ad una casa in cui vive una coppia, da lei subito idealizzata. Poi c’è Anna, per cui Rachel è stata lasciata, che ora vive con Tom, l’ex di Rachel, non lontano da quella casa, e ancora Megan, la donna idealizzata ma forse da riconsiderare, che un giorno scompare. Rachel è legata a quella vicenda di tradimenti, amnesie, sparizioni e crudeltà più di quanto non immagini. Durata 112 minuti. (Greenwich sala 3, Massaua)

 

Sing Street – Commedia musicale. Regia di John Carney. Nella Dublino degli anni Ottanta, la vita, l’amore, la band, il successo del giovane Conor. Durata 104 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

7 minuti – Drammatico. Regia di Michele Placido, con Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Violante Placido e Fiorella Mannoia. Tratto dal testo teatrale di Stefano Massini, il film narra del passaggio di un’azienda tessile italiana nelle mani di una nuova proprietà estera, che esclude i licenziamenti ma pone un’unica richiesta: quanti lavorano all’interno della fabbrica dovranno rinunciare a sette minuti della pausa pranzo. Toccherà al consiglio di fabbrica avallare o no la richiesta. Durata 92 minuti. (Greenwich sala 2)

 

snowden-filmSnowden – Biografico. Regia di Oliver Stone, con Joseph Gordon-Levitt, Melissa Leo, Zachary Quinto e Tom Wilkinson. In una stanza d’albergo di Hong Kong, Snowden sta con un paio di giornalisti e una documentarista in attesa di poter rendere pubbliche le rivelazioni riguardanti i dati trafugati alla Agenzia Nazionale per la Sicurezza al fine di smascherare il sistema di intercettazioni che coinvolge il mondo intero. Come sottoracconto, Stone torna agli anni giovanili del protagonista, in un ampio flashback, dalla richiesta di arruolamento nelle forze speciali al percorso che attraversa Cia e Nsa, alle missioni in Giappone e alle Hawaii, alla condanna come spia e traditore del proprio paese: ma anche con un suo largo seguito di simpatizzanti, che vedono in lui un paladino delle libertà. Durata 134 minuti. (Eliseo rosso, F.lli Marx sala Harpo, Lux sala 1, Massimo sala 1, The Space, Uci, anche V.O.)

 

Sully – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Tom Hanks, Aaron Eckart e Laura Linney. Ovvero la storia dell’eroe Sullenberger, che il 15 gennaio 2009 portò in salvo, alla guida del suo aereo, 155 passeggeri, facendolo ammarare nelle acque del fiume Hudson. Un’opera raccontata da Eastwood con una lucidità davvero geniale, essenziale, precisa nella descrizione dei fatti e dei sully-2sentimenti contrastanti del protagonista, un Tom Hanks partecipe e immedesimato come raramente lo ricordiamo, la sua sicurezza e la sua battaglia contro chi lo riderebbe un incompetente, lo sguardo sui giudici e la replica a quelle simulazioni di volo che, nel processo cui fu sottoposto Sully con il suo copilota, non tenevano assolutamente conto del fattore umano, di una decisione che andava presa nel giro di una manciata di minuti: ad ogni inquadratura facendo partecipare lo spettatore, ad ogni attimo della vicenda – le notti nella stanza d’albergo, le telefonate a casa alla moglie, i dubbi, i timori, la felicità tutta chiusa dentro nell’apprendere che tutti quei passeggeri sono sani e salvi, nessuno escluso – che pur ha, a quasi otto anni dal suo sviluppo, un esito conosciuto. Durata 95 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho e sala Chico, Ideal, Romano sala 2, The Space, Uci anche V.O.)

 

Trolls – Animazione. Regia di Mike Mitchell e Walt Dorn. Poppy (qui con la voce di Elisa) a fianco di Branch partirà per un’avventura oltre il mondo a lei conosciuto, ovvero una missione alquanto rischiosa per salvare i suoi amici dal cattivissimo Bergen. Ancora un avventura dai creatori di Shrek per le creature animati dai coloratissimi capelli. Durata 96 minuti. (Massaua, Uci)

 

natale-sud-filmUn Natale al Sud – Commedia. Regia di Federico Marsicano, con Massimo Boldi, Anna Tatangelo, Paolo Conticini e Biagio Izzo. Primo cinepanettone natalizio, dove un carabiniere milanese, Peppino, e un fioraio napoletano, Ambrogio, festeggiano il Natale nella stessa località turistica, scoprono l’amore dei rispettivi figli per due coetanee, sino ad allora sconosciute: faranno di tutto per farli incontrare, ma anche i loro matrimoni correranno il rischio di naufragare. Durata 90 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

La verità negata – Drammatico. Regia di Mick Jackson, con Rachel Weisz, Tom Wilkinson e Thimothy Spall. Attraverso le pagine pubblicate da Deborah Lipstadt, scrittrice statunitense di origini ebree, sceneggiate dal drammaturgo David Hare, la storia del processo che la vide impegnata tra il 1993 e il 2000 ed in contrapposizione alla persona e alle idee negazioniste di David Irving, secondo il quale, in una personale revisione totale della Storia, Hitler non sarebbe mai stato al corrente della vicenda dei deportati ebrei e i campi di concentramento con le camere a gas non sarebbero mai esistiti. La conoscenza e l’esistenza fu condotta a dimostrare la Lipstadt, ben al di là di quelle che un giudice poteva ipotizzare quali espressioni della libertà d’espressione. Un film per la riconferma di un passato. Durata 110 minuti. (Romano sala 1)

Il segreto della Gioconda

angela-albertoUn quadro da ammirare ma anche un viaggio nella mente e nelle emozioni di Leonardo. È la Gioconda, una porta che si spalanca su un luogo e su un’epoca indimenticabili: Firenze (ma anche Milano, Roma, Mantova, Urbino…) e il Rinascimento. Monna Lisa stessa “racconta” Leonardo, il genio che l’ha potuta pensare e realizzare, svelando i segreti delle incredibili macchine e invenzioni (un palombaro, un paracadute, un robot!). Ma che cosa sappiamo di lei? Chi è davvero questa donna misteriosa? Alberto Angela risponde a questi e altri affascinanti enigmi nel terzo appuntamento di Giovedì Scienza, giovedì 1° dicembre alle 17:45 al Teatro Colosseo (a Torino, in via Madama Cristina 71). Partendo da ogni dettaglio del quadro e ricostruendo le circostanze in cui Leonardo lo dipinse, Alberto Angela accompagna alla scoperta di nuovi retroscena: si scopre così che il volto della Gioconda non ha ciglia né sopracciglia, o che il segreto del paesaggio va ricercato nel nuovo tipo di prospettiva “aerea” ideato da Leonardo. Piccoli dettagli come il viso o il vestito dicono molto invece dell’epoca in cui il genio l’ha realizzata, mente le mani svelano approfonditi e sorprendenti studi di anatomia.

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Programma completo e diretta streaming su: www.giovediscienza.it

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Torino Comics Horror Fest

A Xmas Comics la seconda edizione del premio cinematografico. I titoli scelti da 147 pellicole pervenute da registi e case di produzione indipendenti di tutto il mondo

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Xmas Comics and Games – edizione invernale di Torino Comics – in programma sabato 17 e domenica 18 dicembre a Lingotto Fiere, ospita la fase finale della seconda edizione del premio cinematografico Torino Comics Horror Fest. Il progetto, nato da un’idea del fotografo e regista James Garofalo e di Clay Dembech di Ghostbusters Italia, è rivolto a registi e case di produzione indipendenti nazionali e, da quest’anno, internazionali ed è dedicato al cinema horror, fanta-horror, thriller e splatter, sia per cortometraggi sia per lungometraggi. Sono 147 le pellicole pervenute attraverso un bando online (www.horrorfest.it) aperto fino al 30 ottobre, tra cui 24 cortometraggi e 8 lungometraggi italiani, 10 lungometraggi e 105 cortometraggi stranieri. Un risultato che dimostra la crescita straordinaria dell’iniziativa e la sua apertura internazionale. Nel 2015, infatti i film candidati erano 35, provenienti solo dall’Italia.  Quest’anno sono invece numerosissimi i Paesi stranieri rappresentati, tra cui Spagna, Francia, Belgio, Svezia, Germania, Grecia, Finlandia, Regno Unito, Argentina, Messico, Brasile, Colombia, Canada e Stati Uniti.

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La giuria

 

I lavori sono stati valutati da una giuria d’eccezione, formata da nomi celebri del cinema, della letteratura e dei fumetti di genere horror e splatter. Presidente di giuria è Sergio Stivaletti, regista e creatore di effetti speciali, che per oltre 30 anni ha ideato e creato personaggi, creature e mostri per il cinema, la televisione e il teatro, collaborando con alcuni dei più grandi registi italiani come Dario Argento, Michele Soavi, Lamberto Bava, Roberto Benigni e Gabriele Salvatores. La giuria è inoltre composta da Domitilla D’Amico, doppiatrice delle più grandi star del cinema mondiale come Kirsten Dunst, Scarlett Johansson, Margot Robbie e Anne Hathaway; Fabrizio Mazzotta, celebre per essere la voce di Krusty il clown nella serie i Simpson. Stefano Onofri, attore teatrale e doppiatore voce di Peter Parker in Spider-Man, Gigi Sullivan in Gigi la Trottola; Veronica Pucciodoppiatrice di numerose attrici, come Evanna Lynch nella saga di Harry Potter, di Emily Kinnery in The Walking Dead e Melissa Benoist della serie TV Supergirl.

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I film in gara e le proiezioni

Ecco i 10 finalisti della seconda edizione del Torino Comics Horror Fest:

Categoria lungometraggi Italiani

My Little Sister di Roberto & Maurizio Del Piccolo

Safrom di Nicola Barnaba

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Categoria cortometraggi Italiani:

The Strange Case of Emily Grey di Luigi Parisi

The Coltrane code di Monica Mazzitelli

Orologica di Maurizio Temporin

Like di Giulio Manicardi

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Categoria lungometraggi stranieri:

Lecciòn debida di Iván Ruiz Flores (Spagna)

Huldra – Lady of the forest di Ove Valeskog (Svezia).

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Categoria cortometraggi stranieri:

Behind di Ángel Gómez Hernández  (Spagna)

Titan di Álvaro González (Spagna)

 

Blu è il colore del tuo autismo

alessia-2alessiaLe poesie di Alessia Savoini

 

Micromondo scheggiato di colore azzurro

cola il rumore all’interno di quelle pupille

e rimane segreto tutto quello che hai visto.

Lentamente, annega il racconto nel blu sguardo del tuo comunicare,

pioviggina adesso dalle tue palpebre

ma quel cielo non diventa grigio.

Quei neri portali, isole nel silenzioso scagliarsi delle venature nella tua iride,

pulsano e manifestano

le parole che non sai dire.

Insegnami a guardare

e quando rimarrò senza verbo

potrò ugualmente esprimere

questo tacito sguardo sul mondo.

Il “Coda Rossa”, tra leggenda e storia

coda-rossa-3Prima un racconto, molto bello,“Monte Pedum.La leggenda del Coda Rossa”,pubblicato nel 2012 da Pietro Pisano per i tipi del Magazzeno Storico Verbanese e ora – dopo di un minuzioso lavoro di ricerca – la prova concreta che quella storia è vera.  Così è in libreria “Il Coda Rossa. Dalla leggenda alla storia”, edito sempre dalMagazzeno Storico Verbanese, dove Pietro Pisano , autore del libro, grazie ai documenti recuperati presso l’Archivio di Stato di Verbania, svela il mistero, associando un nome e un cognome al leggendario bracconiere della Val Grande. Ed ecco la storia di Giovanni Bertoletti, morto accidentalmente nel 1874, a 45 anni, precipitando dalle balze dirupate del Pedum. Pisano, fondatore del “Gruppo escursionisti Val Grande” e appassionato cultore della storia locale ( tra le sue opere un importante volume sull’esploratore Giacomo Bove), con una scrittura avvincente e documentata, ha consentito al “Coda Rossa” di materializzarsi, prima che la sua storia sbiadisse nella memoria, fino a perdersi per sempre. In questi tempi dove tutto va di fretta, molti ignorano che in quell’epoca di freddo e di fame, ben prima che l’Italia fosse unita, la gente di montagna viveva in condizioni d’estrema povertà e uomini come il “Coda Rossa” erano costretti ad esercitare il bracconaggio”per necessità”. Bertoletti, tra questi, era forse il più temerario, tanto bravo a saltare di roccia in roccia, che i valligiani finirono per assimilarlo al “codirosso”, l’uccellino che per predare glicoda-rossa-4 insetti è capace d’involarsi tra le rocce più impervie. Il “Couarosso”, fu rinvenuto cadavere quasi otto mesi dopo la sua scomparsa, “tra dirupi praticati ben da pochi, pericolosissimi e spaventosi anche per gli intrepidi”,  come si legge sui documenti d’archivio. Teresio Valsesia, giornalista e scrittore, nella presentazione del libro, scrive: ”Non era una leggenda immersa nelle storie e nei misteri della Val Grande. È invece una storia vera quella del Coda Rossa, onesto bracconiere della fine Ottocento, quando la gente delle nostre valli aveva fame. Dobbiamo essere grati a Pietro Pisano che coda-rossaha recuperato questo personaggio, ipotizzandone per primo l’esistenza dopo averne ricostruito la storia che sembrava strettamente limitata alla cornice della leggenda”. E’ lo stesso Pietro Pisano, autore di questa piccola, preziosa “impresa” non solo letteraria, a raccontare – infine – chi fosse quel montanaro che conosce ormai meglio di ogni altro: “Era un eroe semplice, costretto a combattere una lotta continua contro la povertà. Aveva svariati fratelli e sorelle, si sentiva responsabile per loro. E’ nato povero ed è morto povero, ma amato da tutti, per questo il suo ricordo ha superato il tempo”. I due libri – il racconto e la storia – fanno parte della collana editoriale del Magazzeno Storico Verbanese , curata da Fabio Copiatti e Carlo Alessandro Pisoni. Per le stesse edizioni, Pisano ha pubblicato recentemente “Il Piccolo Telegrafista delle Ferrovie Nord Milano. Fedele Cova. Una Storia di Valgrande tra Orfalecchio e Corte Buè”.

Marco Travaglini