CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 638

Paolo Conte, un giro verso la Francia e ritorno

Pur essendo un cantautore piemontese, o forse proprio a causa della sua origine astigiana che gli ha concesso un contatto geograficamente privilegiato con la Francia, sente una grande connessione con la musica e la vita che si celebra oltralpe

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“Il tango è un pensiero triste che si balla”, diceva un musicista argentino. Una donna balla. Balla una danza triste. Balla e pensa al passato, a quello lieto e a quello che la rende meno orgogliosa. Affiorano ricordi. Piange, ci ripensa, ma alla fine si perdona. Blue Tango. Parigi è la città degli artisti. Parigi accoglie pittori, mimi e musicisti, ma li nutre solo della Senna ghiacciata e dell’illusione di capire la vita e la morte, ognuno con gli strumenti della sua arte. Il pubblico applaude le belle ballerine della città. Blue Tango. Ombre verdi. Un uomo è appoggiato vicino alla finestra ad arco. Lui è tranquillo e prova a sognare. Beve acqua aromatizzata che sa d’Oriente e sogna viaggi esotici tra stelle giordane, fontane andaluse, piastrelle marocchine, bagni turchi. Ma tutto ormai sventola e danza. È un tango triste, un “Blue Tango”.

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In molte canzoni di Paolo Conte riecheggia la Francia, una terra che lui ha amato insieme alle sue canzoni tradizionali e che lui reinterpreta con la sua iconica cifra stilistica. Pur essendo un cantautore piemontese, o forse proprio a causa della sua origine astigiana che gli ha concesso un contatto geograficamente privilegiato con la Francia, sente una grande connessione con la musica e la vita che si celebra oltralpe. La Francia risuona nelle sue canzoni dove si restituisce il sapore di quelle terre così vicine e, a volte, così lontane.

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Uno dei pochi cantautori contemporanei italiani che siano riusciti a far fortuna nel paese della chanson è in visita a Torino per il concerto che si terrà il 12 dicembre al Teatro Regio. Paolo Conte, formazione jazz, pianista e cantautore, porta un pizzico di dolce malinconia di qualità poco prima delle vacanze natalizie, “Mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia”.

 

Elisa Speroni

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Paolo Conte in concerto: lunedì 12 dicembre, alle ore 21, Teatro Regio di Torino. Il Fondo Alberto e Angelica Musy è impegnato nel supporto delle persone detenute che scelgono di intraprendere gli studi universitari per costruire il loro futuro reinserimento nella società.

Cechov tra dramma e farsa nello spettacolo di Filippo Dini

Quando, nel 1887, il signor Fedor Kors, proprietario del teatro omonimo di Mosca, chiese al ventisettenne Anton Cechov una commedia, lui rispose con un dramma, suddiviso in quattro atti, che buttò giù in soli dieci giorni. La prima rappresentazione fu un completo insuccesso, e l’autore ebbe a scrivere al fratello Aleksandr che non riconosceva l’opera come propria, che la colpa era tutta in quegli attori che non sapevano la parte e che gli sembravano dire parole prive di senso. Fatte le dovute modifiche, il dramma venne rappresentato nella sua scrittura definitiva nel gennaio di due anni dopo, a San Pietroburgo, con un vero successo. Era nato Ivanov.

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Dramma che, sotto la doppia veste di interprete e regista, Filippo Dini (a lui nel settembre scorso il Premio Maschere del Teatro per la migliore regia) presenta sino a domenica al Carignano per la stagione dello Stabile torinese, nella traduzione di Danilo Macrì che ha pure pensato a sfoltire il testo, produzione Fondazione Teatro Due di Parma e Teatro Stabile di Genova. Dramma, per quel colpo di pistola che scoppia nel finale, per quel triste mestiere di vivere del protagonista, uomo senza qualità alla Musil, per la sua inutilità, per i debiti che non gli danno pace, per la moderna depressione che s’è impadronita di lui, per quel disamore nei confronti di una moglie malata che per lui ha cancellato una famiglia, una dote e una religione, per quella affannosa ricerca di un senso da poter dare alla propria esistenza, per quel timore e per quella stanchezza ad abbracciare una nuova relazione, per il bisogno sconsiderato ad accettare quel denaro con cui in molti vorrebbero aiutarlo, per il vuoto senza misura che lo affanna. Dramma per quanti lo circondano, chiusi nei loro egoismi e nelle personali disillusioni, nella meschinità degl’interessi, riflessi nell’immagine di un futuro che per loro è privo di ogni speranza, abituati ad appropriarsi di un abito che non è il loro, alla ricerca di una tranquillità che lo sanno bene non arriverà mai. Ma altresì un dramma in cui si sorride e si ride apertamente, dove Dini, pur lasciando il giusto spazio alla tristezza che sta sul fondo, pur rendendo con estrema attenzione i grumi più angosciosi del testo (Anna che scorge la seduzione di Sasha, la morte di Anna come una bambola rotta tra le braccia del marito, certi monologhi del protagonista) con sguardi, lentezze misurate, pause, ha accelerato i toni e i tempi, rischiando nella prima parte, nella lunga scena della festa, di pigiare oltre il dovuto il pedale del grottesco, laddove questo – quasi nuova cifra dell’impostazione – per altri versi offre l’esatta immagine del generale disfacimento. Certo non è questo minimo difetto a sminuire l’eccellenza di uno spettacolo che mantiene tutte le promesse che l’hanno preceduto.

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Dini, che in veste d’attore, esprime con un preciso quanto suggestivo sguardo la disperazione, il viaggio verso il fondo del proprio Ivanov al quale nonostante tutto noi continuiamo a sentirci in “unione”, sa nella costruzione e nella guida dello spettacolo calibrare ed esprimere alla perfezione l’infelicità della tragedia cecoviana come quel che di farsa è al suo interno, ricerca con esattezza, guida con mano più che sicura i tratti palesi come quelli più piccoli e nascosti dei suoi attori, facendo delle tre ore circa di rappresentazione una girandola pensosamente frenetica che soddisfa appieno. A fianco a lui, una sempre bravissima Sara Bertelà, sposa infelice, Ivan Zerbinati, l’onesto medico, Orietta Notari (a lei per il ruolo il Premio della Critica), Fulvio Pepe, Ilaria Falini, vedova sfarfalleggiante alla ricerca di una nuova sistemazione, Valeria Angelozzi innamorata da sempre del protagonista, con una menzione particolare per le prove di Antonio Zavatteri e Nicola Pannelli, l’amico possidente e lo zio di completa perfezione. 

Elio Rabbione

Fotografie di Michele Lamanna

L’uomo dei cinque palloni

L’uomo dei cinque palloni” di Marco Ferreri ha chiuso ieri, 7 dicembre, la 17a edizione del Sottodiciotto FilmFestival & Campus. Il film, girato tra il 1963 e il 1966, interpretato tra gli altri da Marcello Mastroianni e Catherine Spaak, è stato restaurato dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca di Bologna grazie al contributo dello psichiatra cinefilo Massimo Sordella e presentato alla Mostra di Venezia nel 2016 dove ha vinto il Leone della sezione Venezia Classic come miglior film restaurato.

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E’ un film visionario, di una modernità sorprendente, visto pochissime volte nella versione voluta dal regista Marco Ferreri. Infatti il produttore Carlo Ponti, insoddisfatto del risultato , lo ridusse a un cortometraggio ,che fu inserito in un film a episodi, Oggi, domani e dopodomani.

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Ieri sera è stato possibile vederlo al Cinema Romano nella versione originale, quella voluta da Ferreri. In questo modo è stato riscoperto uno dei capolavori più nascosti della grande stagione del cinema italiano.

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A presentare il film Stefano Della Casa, che ha rivolto un saluto e un ringraziamento a Gianni Rondolino e a Gianni Volpi, coadiuvato da Massimo Sordella, Lorenzo Ventavoli, Alberto Barbera. Appuntamento al prossimo Sottodiciotto FilmFestival che si svolgerà dal 1 al 7 aprile 2017!

Helen Alterio

 

Oggi al Cinema

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Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Agnus Dei – Drammatico. Regia di Anne Fontaine, con Lou de Laage, Agata Kulesza e Agata Buzek. Nella Polonia del 1945, Mathilde, giovane medico in servizio presso un ospedale da campo francese, riceve la visita di una suora con la richiesta di recarsi immediatamente al convento vicino. Appena giunta, la ragazza scopre il dramma di alcune monache: stanno per partorire, sono state violentate da soldati russi. Il racconto di una storia vera sotto lo sguardo e il sentimento dell’autrice di “”Gemma Bovery”. Durata 115 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Amore e inganni – Commedia. Regia di Whit Stillman, con Kate Beckinsale e Xavier Samuel. Tratto da”Lady Susan” di Jane Austen. La storia di una scaltra vedova che, nel desiderio di venire a amore-inganni-filmconoscenza di certi pettegolezzi che giorno dopo giorno prendono a circolare nell’alta società, si reca a Churchill, in una elegante tenuta proprietà della famiglia del marito. Soggiorno che sarà pure occasione per assicurarsi un buon nuovo consorte e un altrettanto buon partito che faccia la felicità della figlia. Ospiti della casa, tra gli altri invitati, saranno due gentiluomini forse adatti alle aspettative di milady. Durata 94 minuti. (Eliseo blu, Romano sala 3)

 

Animali fantastici e dove trovarli – Fantastico. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Colin Farrell e Katherine Waterstone. Ovvero la scrittrice miliardaria J.K. Rowling prima della nascita di Harry Potter. E ancora, primo capitolo di una saga che ne prevede altri quattro. Il maghetto Newt Scamander sbarca a New York, siamo nel 1926, volendo contattare il Magico Congresso degli Stati Uniti, con una valigetta di piccoli proporzioni da cui fuoriescono creature inimmaginabili, capaci di dar vita ad una avventura decisamente straordinaria. Durata 133 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Chico, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Animali notturni – drammatico. Regia di Tom Ford, con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Armie Hammer e Aaron Taylor-Johnson. Opera seconda dell’autore del perfetto “A single man”, Gran Premio della Giuria a Venezia. Susan, celebre gallerista di Los Angeles, riceve un giorno dall’ex consorte le bozze di un romanzo che lui, da sempre con ambizioni di scrittore, le ha dedicato. Nelle pagine è racchiusa la vicenda di un padre e marito che in vacanza in Texas con la famiglia si imbatte in un balordo e con un gruppo di amici suoi. Letteratura e vita si mescoleranno e l’esistenza di ognuno cambierà per sempre. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 3, Greenwich sala 3, Lux sala 2)

 

fantastic-filmCaptain Fantastic – Commedia drammatica. Regia di Matt Ross, con Viggo Mortensen. La famiglia Cash è composta da padre, madre e sei figli che hanno avuto un’educazione “libera”, tra le foreste del nord America, lontano da consumismi e conformismi imperanti in ogni altrove civilizzato. Radiata ogni tecnologia “non utile”, i rampolli si affidano allo sviluppo della mente e del corpo, ad una cultura che spazia liberamente dal classico al più futuribile, dalla costituzione americana ad un linguaggio estremamente ricco: se non si celebrerà il Natale insopportabilmente consumistico, si potrà sempre celebrare il compleanno di Noam Chomsky. Una sorta di ideale paradiso che una tragedia potrebbe definitivamente cambiare. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2, Massimo 1)

 

La cena di Natale – Commedia. Regia di Marco Ponti, con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e Michele Placido. Capitolo secondo, dopo il successo di “Io che amo solo te”, con i personaggi creati da Luca Bianchini, sempre nella cornice innevata di Polignano a Mare. Tra i tanti fatti che arricchiranno anche questa puntata, una nuova gravidanza di Chiara, che unirà e dividerà la coppia, tra amori e gelosie. Durata 104 minuti. (The Space, Uci)

 

Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gastçn Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Sala i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Coppa Volpi veneziana al protagonista. Durata 118 minuti. (Classico)

 

gandi-genitori-filmCome diventare grandi nonostante i genitori – Commedia. Regia di Luca Lucini, con Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno e Matthew Modine. L’arrivo in Liceo di una nuova preside che contro il parere di allievi e genitori decide di non partecipare al concorso scolastico nazionale per gruppi musicali, rincarando anzi l’attività quotidiana dei ragazzi. Ma alla fine saranno questi ad avere l’ultima parola. Durata 90 minuti. (Greenwich sala 3, Massaua, The Space, Uci)

 

E’ solo la fine del mondo – Drammatico. Regia di Xavier Dolan, con Marion Cotillard, Nathalie Baye, Gaspard Ulliel, Vincent Cassel e Lea Seydoux. Trasposizione cinematografica del testo (per molti versi autobiografico) di Jean-Luc Lagarce messo in scena da noi al Piccolo di Milano. Louis, autore teatrale di successo, fa il suo ritorno in famiglia per annunciare la sua morte imminente. La madre, il fratello violento, la cognata fragile e sottomessa, la sorella sono lì a riceverlo. Ma le atmosfere di nevrosi, di risentimenti, di insinuanti invidie, che il giovane aveva abbandonato anni prima, ritornano in tutto eguali. Gran Premio della Giuria a Cannes. Durata 95 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 1)    

 

sogni-filmFai bei sogni – Drammatico. Regia di Marco Bellocchio, con Valerio Mastandrea, Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti e Berenice Bejo. Dal bestseller di Massimo Gramellini, giornalista tra i più apprezzati in Italia, celebre per il suo “Buongiorno” lanciato dalla prima pagina della “Stampa”, volto televisivo del Circo Barnum firmato Fazio e oggi pure in autonomia (riempitiva causa rimpicciolimento spazi). Un romanzo che è la perdita della madre da parte di un bambino di soli nove anni, una perdita che ha condizionato la vita di un uomo oltre i quarant’anni. Durata 134 minuti. (Reposi)

 

La festa prima delle feste – Commedia. Regia di Josh Gordon e Will Speck, con Jennifer Aniston, T.J. Miller e Jason Bateman. Una capitalista dal cuore non troppo tenero che decide alla vigilia di Natale non soltanto di cancellare il party consueto ma soprattutto un vigoroso taglio del personale, un suo fratello che al contrario non sogna altro che brindare sotto il mantello rosso di Santa Claus con gli impiegati, un direttore che tenta di far tornare il sereno con un contratto da non sottovalutare: il lieto fine (natalizio) è d’obbligo. Durata 105 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Free State of Jones – Drammatico. Regia di Gary Ross, con Matthew McConaughey. Una storia vera, tratta tra l’altro dall’omonimo libro di Victoria E. Bynum, di quelle storie che di rado i libri di storia ti lasciano leggere. Infatti, visto al recente TFF, ci si trova abbastanza impreparati davanti a jones-filmquesto angolo di storia americana così poco frequentato. La storia di Newt Knight, uomo di luci e ombre qui ritratto con i colori illuminati del valore e dell’umanità, preso nell’ingranaggio sanguinoso della Guerra di Secessione, disertore per un ritorno nella sua contea di Jones, raccolse intorno a sé un gruppo di ribelli che raccoglieva uomini di colore, sino ad allora schiavi, e proprietari di piccole risorse, lontani dall’idea dello schiavismo. La lotta contro il feroce colonnello Lowry, l’asserragliarsi all’interno delle paludi che hanno il sapore della foresta di Sherwood, la resistenza con ogni mezzo, l’unione con una ex schiava. Temi suggestivi, facce scavate, eccellente confezione, protagonista teso sino allo spasimo, un obbligo a girar pagina rispetto alla Rossella di Via col vento, interesse e ricercata partecipazione: ma troppe volte il film non riesce a coinvolgere, scivola giù per i sentieri del melodramma o delle sdolcinature troppo colorate (non contando quelle pennellate in epoca moderna davvero fuori luogo), senza ridarci quelli ben più asciutti del dramma che tutti ci aspetteremmo. Durata 139 minuti. (Greenwich sala 1, Reposi, Uci)

 

Genius – Drammatico. Regia di Michael Grandage, con Colin Firth, Jude Law, Laura Linney e Nicole Kidman. Nella New York della fine degli anni Venti, l’incontro e l’amicizia tra lo scrittore Thomas genius-filmWolfe e l’editor Maxwell Perkins, che già aveva fiutato giusto tra le pagine di Scott Fitzgerald e di Hemingway grazie ad un talento non comune. Tanto lo scrittore è stravolto di esuberanza nel carattere e in una scrittura che si porta appresso numeri impensabili di pagine, quanto Max è di poche parole, amante della vita familiare, di calmi sguardi paterni, di aggiustamenti, di desiderio di sfrondare quel troppo scrivere. Wolfe morì appena trentottenne, e i rapporti tra i due alla fine s’incrinarono parecchio, accusato l’editor di aver stravolto con tutte le rigacce lanciate sul foglio quel che più di impetuosamente genuino c’era nello scrittore. Bello il soggetto, interessante per quanto scarnifica di quel rapporto, ma la passione è altra cosa, sia quella delle immagini e dei dialoghi sia quanto quella che lo spettatore vede crescere in sé. Il tutto scardinato da una sempre più incartapecorita Kidman, che non riesce più a costruire uno straccio di personaggio, anche soltanto per brevi tocchi. Durata 104 minuti. (Nazionale sala 2)

 

La stoffa dei sogni – Commedia. Regia di Gianfranco Cabiddu, con Sergio Rubini, Renato Carpentieri e Ennio Fantastichini. Ovvero Shakespeare all’Asinara, sulle tracce dell’”Arte della commedia” di Eduardo e della traduzione che il grande autore napoletano fece della “Tempesta”. Un naufragio sulle spiagge dell’isola, un gruppo di teatranti, quattro camorristi destinati al carcere, le due guardie che li accompagnano. I quattro si fingono attori, ma il direttore vuol vederci chiaro, chi davvero saprà recitare e chi no, e ordina di mettere in scena “La tempesta”. I personaggi di Prospero, di Miranda, di Calibano visti nella realtà di oggi. Durata 101 minuti. (Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse)

 

religione-filmNon c’è più religione – Commedia. Regia di Luca Miniero, con Alessandro Gassman, Claudio Bisio e Angela Finocchiaro. Ovvero non è più (infelicemente) tempo di presepi, quelli per intenderci cui papà e mamma ci hanno abituati parecchi anni fa. Oggi al posto del bue c’è il lama, la Madonna è buddista, il Bambino musulmano. Il mondo cambia, è già cambiato. Poi c’è il sindaco Bisio, l’italiano Gassman convertito per amore all’Islam, la monaca Finocchiaro attaccata come l’edera alle vecchie tradizioni. Il tutto su un’isoletta persa nel mare del sud Italia. Dal regista, premiatissimo al botteghino, di “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”. Riuscirà a ripetere, con i temi “difficili” di integrazione, amicizia, volemose bbbene?

 

Io, Daniel Blake – Drammatico. Regia di Ken Loach, con Dave Johnson, Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson. Un carpentiere di Newcastle, ormai sessantenne, è costretto un giorno a chiedere un sussidio statale per una grave crisi cardiaca. Il medico gli ha proibito di lavorare e Daniel si ritrova a rivolgersi all’assistenza pubblica, ormai privatizzata, per un riconoscimento di invalidità. La macchina burocratica inglese lo costringerà a cercare lavoro, per aprirgli una lunga strada di umiliazioni e di ricorsi. Ancora un esempio del cinema politico e della rabbia di Loach, un “teorema” svolto dal regista con l’abituale metodica professionalità, la dimostrazione che c’è sempre l’occasione per trovare qualcosa nel mondo britannico, e non solo, che ti manda il sangue alla testa: ma questa volta Loach, forse per una sceneggiatura troppo “lineare” e “inevitabile”, non soddisfa come in tante altre prove del passato. Premiato a Cannes con la Palma d’oro. Durata 100 minuti. (Romano sala 3)

 

Masterminds – I geni della truffa – Commedia. Regia di Jared Hess, con Zach Galifianakis. Progetto inizialmente offerto a Jim Carrey, è il resoconto in chiave comica di una rapina, tra le strade degli States, che vede coinvolto David dalla vita monotona e desideroso di darle una spinta più che clamorosa, la sua collega Kelly per cui nutre una vera e propria cotta più un gruppo di (divertenti) balordi con cui dare l’assalto a 17 milioni di dollari. Durata 94 minuti. (Uci)

 

Mechanic: Resurrection – Azione. Regia di Dennis Gansel, con Jason Statham e Jessica Alba. Il regista tedesco dell “Onda” firma a Hollywood il sequel di “Professione assassino” e Statham riprende gli abiti di Arthur Bishop, infallibile nella propria missione di sicario, questa volta per eliminare gli uomini più pericolosi del mondo. Durata 98 minuti. (Uci)

 

Miss Peregrine – La casa dei bambini speciali – Fantasy. Regia di Tim Burton, con Eva Green, peregrineAsa Butterfield, Samuel Jackson, Rupert Everett, Judy Dench, Terence Stamp. Il giovane Jacob, alla morte del nonno, scopre che quelle storie che aveva sempre sentito raccontare, sono vere: esiste veramente in una piccola isola lontana, nel Galles, un gruppo di bambini orfani, dal talento speciale di cui forze malvagie vorrebbero impadronirsi, che vivono nella casa della misteriosa Miss Peregrine. Jacob farà di tutto per proteggere quei bambini e sottrarli ai loro nemici. Tratto dal romanzo omonimo di Ransom Riggs, ancora l’universo fantastici del regista di “Edward mani di forbici”, “Big Fish” e Alice in Wonderland”. Durata 127 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

La ragazza del treno – Thriller. Regia di Tate Taylor, con Emily Blunt, Justin Theroux, Haley Bennett e Rebecca Ferguson. Ricavato dal bestseller di Paula Hawkins, mutato il panorama di periferia essendoci trasportati da Londra a New York, come chi ha letto l’avvincente romanzo ben sa (con la propria diversa triplice visuale femminile, con la sua bella dose di andirivieni temporali che ingarbugliano all’inizio ma che poi spianano una felice – per il lettore – strada alla conclusione) è la storia di Rachel, divorziata e alcolista, che ogni mattina, nella finzione di continuare ad avere un lavoro, passa con il treno dinanzi ad una casa in cui vive una coppia, da lei subito idealizzata. Poi c’è Anna, per cui Rachel è stata lasciata, che ora vive con Tom, l’ex di Rachel, non lontano da quella casa, e ancora Megan, la donna idealizzata ma forse da riconsiderare, che un giorno scompare. Rachel è legata a quella vicenda di tradimenti, amnesie, sparizioni e crudeltà più di quanto non immagini. Durata 112 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Shut in – Thriller. Regia di Warren Blackburn, con Naomi Watts e Oliver Platt. Una psicologa infantile riceve a domicilio i propri pazienti, occupandosi giorno dopo giorno del figliastro diciottenne, ridotto allo stato vegetativo dall’incidente in cui è morto il marito. Quando resta coinvolta nella misteriosa sparizione di un suo piccolo paziente, la donna comincia a essere vittima di strani eventi che condurranno a un’agghiacciante scoperta. Durata 91 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, The Space, Uci)

 

snowden-filmSnowden – Biografico. Regia di Oliver Stone, con Joseph Gordon-Levitt, Melissa Leo, Zachary Quinto e Tom Wilkinson. In una stanza d’albergo di Hong Kong, Snowden sta con un paio di giornalisti e una documentarista in attesa di poter rendere pubbliche le rivelazioni riguardanti i dati trafugati alla Agenzia Nazionale per la Sicurezza al fine di smascherare il sistema di intercettazioni che coinvolge il mondo intero. Come sottoracconto, Stone torna agli anni giovanili del protagonista, in un ampio flashback, dalla richiesta di arruolamento nelle forze speciali al percorso che attraversa Cia e Nsa, alle missioni in Giappone e alle Hawaii, alla condanna come spia e traditore del proprio paese: ma anche con un suo largo seguito di simpatizzanti, che vedono in lui un paladino delle libertà. Durata 134 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Lux sala 1, Massimo sala 2, Uci)

 

sully-2Sully – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Tom Hanks, Aaron Eckart e Laura Linney. Ovvero la storia dell’eroe Sullenberger, che il 15 gennaio 2009 portò in salvo, alla guida del suo aereo, 155 passeggeri, facendolo ammarare nelle acque del fiume Hudson. Un’opera raccontata da Eastwood con una lucidità davvero geniale, essenziale, precisa nella descrizione dei fatti e dei sentimenti contrastanti del protagonista, un Tom Hanks partecipe e immedesimato come raramente lo ricordiamo, la sua sicurezza e la sua battaglia contro chi lo riderebbe un incompetente, lo sguardo sui giudici e la replica a quelle simulazioni di volo che, nel processo cui fu sottoposto Sully con il suo copilota, non tenevano assolutamente conto del fattore umano, di una decisione che andava presa nel giro di una manciata di minuti: ad ogni inquadratura facendo partecipare lo spettatore, ad ogni attimo della vicenda – le notti nella stanza d’albergo, le telefonate a casa alla moglie, i dubbi, i timori, la felicità tutta chiusa dentro nell’apprendere che tutti quei passeggeri sono sani e salvi, nessuno escluso – che pur ha, a quasi otto anni dal suo sviluppo, un esito conosciuto. Durata 95 minuti. (Ambrosio sala 1 e sala 2, Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Eliseo rosso, F.lli Marx sala Groucho e sala Chico, Ideal, Romano sala 1, The Space, Uci)

 

Trolls – Animazione. Regia di Mike Mitchell e Walt Dorn. Poppy (qui con la voce di Elisa) a fianco di Branch partirà per un’avventura oltre il mondo a lei conosciuto, ovvero una missione alquanto rischiosa per salvare i suoi amici dal cattivissimo Bergen. Ancora un avventura dai creatori di Shrek per le creature animati dai coloratissimi capelli. Durata 96 minuti. (Massaua, Uci)

 

Una vita da gatto – Commedia. Regia di Barry Sonnenfeld, con Kevin Spacey e Jennifer Garner. Un miliardario, decisamente molto più interessato agli affari e ai guadagni, vede come un peso la vita familiare, le ricorrenze, la moglie e la figlia. Quando, dopo aver deciso di regalare alla piccola un felino, si ritroverà chiuso per incanto nel corpo del suddetto, comincerà a considerare l’esistenza sotto un punto di vista alquanto diverso. Durata 87 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Un Natale al Sud – Commedia. Regia di Federico Marsicano, con Massimo Boldi, Anna Tatangelo, Paolo Conticini e Biagio Izzo. Primo cinepanettone natalizio, dove un carabiniere milanese, Peppino, e un fioraio napoletano, Ambrogio, festeggiano il Natale nella stessa località turistica, scoprono l’amore dei rispettivi figli per due coetanee, sino ad allora sconosciute: faranno di tutto per farli incontrare, ma anche i loro matrimoni correranno il rischio di naufragare. Durata 90 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

 

Da Madrid alla Lavanderia a Vapore

Terzo appuntamento della Stagione di Danza del Balletto Teatro di Torino

REAL CONSERVATORIO PROFESIONAL DE DANZA MARIEMMA “LARREAL” DI MADRID

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SACCO DI OSSA/JAM e SINE DIE di Pedro Berdayes e di Jose Reches

La serata, presentata dal Dipartimento di Danza Contemporanea del Real Conservatorio di Madrid, propone due novità, create appositamente per la Stagione del Balletto Teatro di Torino: “SACCO DI OSSA/JAM” di Pedro Berdayes e “SINE DIE” di Jose RechesLo spettacolo porta in Italia per la prima volta i ragazzi del Real Conservatorio Profesional de Danza “Mariemma” di Madrid, impegnati in un programma che mette in evidenza la preparazione di questo agguerrito gruppo di giovani danzatori arrivati da ogni parte d’Europa a Madrid per perfezionarsi e prepararsi all’ingresso nel mondo della Danza.

 

I parte

 SACCO DI OSSA/JAM

Coreografia Pedro Berdayes

Musiche di Simon James Phillips, Mika Vaino, Richard Wagner/Tannhäuser Opera

Costumi ed elementi scenici di Pe&Be

Disegno luci di Pedro Berdäyes y Olga García (A. I. I.)

Design sedie Tono Carbajo

“My feet is my only carriage, So I’ve got to push on through. But while I’m gone, I mean, Everything’s gonna be all right.”

Bob Marley

 

II parte

SINE DIE

Coreografia di Jose Reches

Musiche di Henry Torgue & Sergue Houppin, Einsturzende Neubauten

Costumi ed elementi scenici di Jose Reches

Disegno luci di Olga Garcia

Uno sguardo è un mondo, una forma di comunicare, un oceano di sentimenti…

 

Danzatori Eva Alonso, Pablo Badillo, KerlyBravo, Gabriella de Alteriis, Kateryna Humenyuk, Abraham Iglesias, Julian Lázaro, Margarida Marques, Juan Pereira, María Redondo, Luis Agorreta, Kristina Shiderova

______________________________________________________________INFORMAZIONI
 
 

Biglietti acquistabili sul sito www.vivaticket.it / Presso il Teatro Astra – TPE Teatro Piemonte Europa di Torino (via Rosolino Pilo, 6 Torino) e InfoPiemonte (p.zza Castello, Torino)
 

LAVANDERIA A VAPORE, Corso Pastrengo 51 10093 COLLEGNO (TO) 
 

TEL. +39.011.4033800

(LUN- VEN 11.00/18.00) 
 MAIL. info@ballettoteatroditorino.org www.ballettoteatroditorino.it

MM Fermi + BUS 33-C01-37 fermata PASTRENGO NORD

E’ previsto un servizio navetta gratuito per la Lavanderia a Vapore in partenza dalla stazione “Fermi” della linea metropolitana nelle serate di spettacolo.

Iniziative natalizie al Centro Studi Piemontesi

CENTRO STUDILunedì 12 dicembre, a partire dalle 11 e 30 al Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, in via Revel 15 a Torino, sarà aperta la mostra “Un libro per Natale”, che proseguirà fino al 22 dicembre, con orari: Lunedì 12 dicembre apertura fino alle ore 19; Sabato 17 dicembre apertura con orario continuato 10-18.Chiuso la domenica. Accanto alla tradizionale esposizione in sede delle pubblicazioni del Centro Studi Piemontesi, sarà allestita una piccola mostra di “Legature e volumi di storia sabauda dai Fondi della Biblioteca storica del Centro Studi Piemontesi”, in occasione della mostra “Piemonte, Bonnes Nouvelles” allestita alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino nel 600° anniversario del Ducato di Savoia.

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La mostra “Piemonte, bonnes nouvelles. Testimonianze di storia sabauda nei fondi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino nel 600° anniversario del Ducato di Savoia”, in corso presso la Biblioteca Nazionale Universitaria (piazza Carlo Alberto 3) che già ha fatto registrare un grande successo di pubblico, si arricchirà, a partire da martedì 13 dicembre di nuove testimonianze di straordinaria importanza e suggestione. Per la prima volta sarà esposto al pubblico un insieme unico, conservato nella collezione privata del Presidente del Centro Studi Piemontesi, Giuseppe Pichetto, costituito da documenti autografi scritti di pugno da Principe Eugenio, e preziosi volumi a lui appartenuti e recante sulle legature la sua ara gentilizia. La nuova Vetrina della mostra “Del Principe Eugenio” sarà inaugurata martedì 13 dicembre alle ore 17 all’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (piazza) Carlo Alberto 3): nell’occasione saranno presentate a cura del Centro Studi Piemontesi e dell’ABNUT (Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino), due novità editoriali che con la mostra in corso si intersecano e dialogano: Alberico Lo Faso di Serradifalco, Una storia oscurata. Piemonte 1813-1821 (Centro Studi Piemontesi 2016) e Paola Prunas Tola Filippi di Baldissero, Mi ha cercato un fantasma. Memorie di Maria Filippi di Baldissero nata Canera di Salasco Prima Dama di Maria Teresa di Toscana, principessa di Carignano (Antonio Stango Editore 2016 con il patrocinio del Centro Studi Piemontesi). Con gli autori intervengono Franco Cravarezza e Gustavo Mola di Nomaglio

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Info: tel. 011/537486; info@studipiemontesi.it; www.studipiemontesi.it.

 

Amon

Le poesie di Alessia Savoini

 

alessia-nuovaIn quel che fu

ciò che accade ora stava già accadendo

in quale forma distorta nel tempo ancora non so

ma il tuo sguardo è caldo come allora

 

La realtà delle cose è la percezione di come ci portiamo a essere

ma io voglio essere più di un corpo soggetto alla trasformazione del divenire

 

Non ti vorrei disturbare chiedendoti di restare

ma a volte lasciare andare rende più liberi che rimanere

 

Perché tu sei ciò che rende questo passaggio meraviglioso

sei l’amaro che non ha sapore

perché quando qualcosa ha gusto

si è scelto che parte di sapore preferire

 

E se le intuizioni sono giuste

in quel tempo che fu

la sacerdotessa capì che colui che per tutti era considerato dio

portava il nome dell’uomo che amò

e che ancora non ha smesso di amare.

Camaleontika conquista Almese

CAMALEONTIKA 2016/17. Ad Almese  3^ stagione teatrale a cura della compagnia teatrale FABULA RASA

QUATTRO PROTAGONISTI DELLA SCENA JAZZISTICA CONTEMPORANEA IN UN CONCERTO DI ALTO LIVELLO ARTISTICO IN GRADO DI COINVOLGERE TOTALMENTE ANCHE IL PUBBLICO PIÙ PROFANO

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La rassegna CAMALEONTIKA prosegue il 10 dicembre con un appuntamento musicale di alto livello nella serata intitolata “GUITARS! SEI CORDE PER SOGNARE” con Davide Sgorlon ed il Luigi Tessarollo Jazz Trio composto da Luigi Tessarollo alla voce e alla chitarra, Davide Liberti al contrabbasso e Marco Tolotti alla batteria. Quattro protagonisti della scena jazzistica contemporanea in un concerto di alto livello artistico in grado di coinvolgere totalmente anche il pubblico più profano.

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Luigi Tessarolo è un musicista dallo straordinario elenco di collaborazioni prestigiose e di spessore, docente di Chitarra Jazz del Conservatorio di Milano e diplomato sia in Musica Jazz che in Chitarra Classica, è una figura di spicco nel panorama jazz nazionale e internazionale. Musicista eclettico sia per formazione che per cifra espressiva, i suoi interessi coprono un vasto panorama stilistico che si riflette in molteplici progetti e in un universo in apparenza senza confini in cui si muove con lirismo e con un senso sempre presente della frase jazzistica.

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Davide Sgorlon è un musicista che con il suo lavoro supera il tradizionale concetto di chitarrismo acustico. Nuove tecniche di esecuzione sullo strumento da lui utilizzate portano nuove idee compositive e sperimentali, ampliando a dismisura le potenzialità timbriche ed espressive dello strumento. La sua attività musicale è fortemente rivolta alla ricerca di un personale sound, dove la world music, il jazz, il blues, la musica minimalista insieme all’uso non convenzionale della chitarra acustica producono sonorità e soluzioni nuove…musica molto adatta ad immagini di luoghi reali e non… i luoghi dell’anima. Chitarrista, compositore, fonico di mixage per cinema e televisione, da anni svolge parallelamente queste attività specializzandosi in particolare nella composizione ed esecuzione di musica per spettacoli teatrali, colonne sonore di documentari, cortometraggi, video didattici, presentazione di libri con gli autori e tiene da anni concerti come solista acustico nei più importanti festival chitarristici in Italia e Spagna.

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LE LINEE GUIDA DELLA RASSEGNA E L’APPUNTAMENTO DI DOMENICA CON IL CIRCO CONTEMPORANEO

L’11 dicembre alle ore 17:00 è in programma il secondo appuntamento stagionale per famiglie. Ragazzi e bambini , questa volta con i Nanirossi, cioè Matteo Mazzei ed Elena Fresch, che presentano “Sogni in scatola”, un magico e divertente spettacolo di circo contemporaneo in cui faranno immaginare al pubblico tantissime situazioni ed oggetti “interpretati” da scatole di cartone. CAMALEONTIKA 2016/2017 è la terza stagione teatrale organizzata ad Almese (TO) dalla compagnia Fabula Rasa diretta da Beppe Gromi, grazie al sostegno del Comune di Almese e della Fondazione Piemonte Dal Vivo. Una nuova stagione di colori per un Camaleonte che dal 15 ottobre 2016 al 7 maggio 2017 continua a giocare ridipingendo il paesaggio mutante che lo circonda sul palcoscenico del Teatro Magnetto di Almese, comune della bassa Valle di Susa, con spettacoli di teatro per tutte le età, cabaret, danza e musica. In questo edizione si è aperta una nuova importante collaborazione con “MEDICI SENZA FRONTIERE”, un sodalizio che aggiunge un tassello importante in una rassegna che sin dall’inizio si pone l’obiettivo di tenere acceso uno sguardo sul mondo dei più sfortunati. In tutti gli appuntamenti in programma vengono presentate alcune iniziative della nota associazione di aiuto umanitario con raccolta di offerte libere che andranno a sostenere le sue attività, oltre al   progetto migrante Black Fabula che consiste in laboratori di teatro-danza condotti dalla Compagnia Fabula Rasa ed avviati nell’aprile del 2015 per rifugiati africani ospitati dal Comune di Almese.

Il programma di Camaleontika 2016/2017 propone giovani compagnie e artisti conosciuti, spettacoli affermati e interessanti novità. Comicità e cabaret, musica, circo contemporaneo, teatro-danza e danza afro-contemporanea, improvvisazione e teatro di prosa per divertirsi ma anche per affrontare temi importanti con passione e poesia, per riflettere sulle nuove opportunità che può offrire la società contemporanea se basata sull’accoglienza e sull’accettazione delle diversità. Appuntamenti per bambini e famiglie, la domenica, con una sana merenda teatrale e tanto divertimento. Linguaggi e messaggi variegati si mescoleranno a colori e forme originali per continuare a stupire grandi e piccini, aprendo nuove finestre sul mondo che appartiene a tutti ma che spesso non si lascia cogliere.

BIGLIETTI DI INGRESSO

Spettacoli del sabato sera: Intero € 8,00 / ridotto € 5,00 (ne hanno diritto: iscritti ai laboratori di Fabula Rasa/Teatro Senza Confini, abilmente diversi e accompagnatori, under 18, , abbonati alla rassegna cinematografica del Magnetto, over 70 e sostenitori di Medici Senza Frontiere.

Domenica teatro per bambini e famiglie/teatro per tutti ingresso unico: € 4,00

ABBONAMENTI

Abbonamento a 5 spettacoli: 30 € / ridotto: 25 € + 1 ingresso omaggio, la domenica

Abbonamento speciale per sostenere Medici senza Frontiere: 3 sabati a 20 €

 

INFO E PRENOTAZIONI Fabula Rasa Ass.ne Onlus/Teatro Senza Confini/Moderne Officine Valsusa fabulamail@gmail.com

“GUITARS! SEI CORDE PER SOGNARE”
con Davide Sgorlon ed il Luigi Tessarollo Jazz Trio composto da
Luigi Tessarollo – Chitarra e Voce, Davide Liberti – Contrabbasso e Marco Tolotti – batteria


“SOGNI IN SCATOLA”
Compagnia Nanirossi composta da Matteo Mazzei e Elena Fresch

domenica 11 dicembre 2016 ore 17:00
Teatro Magnetto, via Avigliana 17, Almese (TO)

Secondo appuntamento per famiglie, ragazzi e bambini con un magico e divertente spettacolo di circo contemporaneo che fa immaginare al pubblico tantissime situazioni ed oggetti “interpretati” da scatole di cartone.


 

Brignano o la voglia di fare bilanci

Già tempo di bilanci per Enrico Brignano. Di vita, di professione soprattutto. Cinquanta per l’una, trenta per l’altra. Bilanci che hanno un titolo, referenziale e preciso, “Enricomincio da me”, se volete anche decisamente spavaldo. Senza mezze misure. Ma lui è bravo, se lo può permettere, prendere di petto un più che ottimistico mezzo del cammin della sua vita e ricamarci su, per il torrenziale divertimento del pubblico, tutto risate e applausi. Iniziando dalle sue giornate, partenza Dragona – dove è nato – direzione Roma e ritorno, con quel treno che è il suo primo palcoscenico, con quei pendolari come lui che sono il suo primo pubblico. Battute, imitazioni, tante imitazioni.

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Poi il soggiorno americano, le prime esperienze, il rimpiazzo del comico che una sera non arriva e lui è fatto salire a forza dal proprietario del locale su quella pedana piena di luci, e improvvisa, e sciorina a orecchio lingue di mezzo mondo e ne ricava altri applausi. E poi le prime prove cinematografiche (una faccia che tranquillamente interessa Vanzina e Brizzi), l’amore per il teatro che rimane (uno per tutti, è stato un eccellente “Rugantino”), nato e allevato alla scuola di Gigi Proietti, la televisione che lo fa entrare nelle case di milioni di italiani (molti sono cresciuti con Giacinto del “Medico in famiglia”), sempre più sicuro, sempre più fascinoso, sempre più macchina di spettacolo.

Brignano, insomma, è bravo, bravissimo, un animale da palcoscenico che non si risparmia, che conosce il suo pubblico e a quel pubblico dà quel che gli chiede, un mattatore che canta, balla e recita con una sicurezza e un trasporto invidiabili. Un attore brignano2che naviga sicuro nel suo mare, un attore che fila via diritto senza ostacoli. Ma gli ostacoli ci sono. E per quegli ostacoli ci vuole un coraggio che forse ancora Brignano non ha. Quello di sfrondare, di saper rinunciare alla battuta più ammiccante, al pezzo che può sfacciatamente piacere ma che può anche far rischiare allo spettacolo una qualche scivolata (il padrino alle prese con i suoi scagnozzi e con una mira poco raccomandabile), al divertimento che ti si rivolta contro (persino il balcone di Romeo e Giulietta, nelle mani dell’attore, potrebbe avere altre soluzioni e altre immediatezze), alla lunghezza eccessiva che dovresti avvertire necessaria di una interruzione, di un alto là intelligente. Sei autori (oltre Brignano, Mario Scaletta, Renato Cassini, Manuela D’Angelo, Massimiliano Giovanetti e Luciano Federico) – e un signor regista dal fondo della sala buia – dovrebbero darsi di gomito e sottolinearsi a vicenda tutto quello che una bella matita blu dovrebbe correggere, evitando di prendere fuori misura da un repertorio che deve essere più che abbondante. Perché lo spettacolo è bello, ilbrignano1 tecnicismo perfetto delle scenografie è una gioia per gli occhi, che il palcoscenico si riempia di colori o giochi con le geometrie del bianco e nero, i solisti riempiono coreografie in vero stato di grazia, la Giulietta di Ilaria De Rosa è una piccola favola di umorismo, e l’Enrico (nazionale?) è degno davvero degli applausi che gli arrivano ad ogni momento a manciate. Per cui, a quello spettacolo, risparmiamo qualche caduta, non roviniamolo.

Elio Rabbione

West Side Story, prepotente talento musicale di Bernstein

Debutterà al teatro Regio di Torino martedì 6 dicembre prossimo (in scena fino a domenica 11 dicembre) il musical “West Side Story”, per le musiche di Leonard Bernstein, per la regia e le coreografie originali di Jerome Robbins, direttore d’orchestra Donald Chan. Si tratta di un musical in due atti tratto dal Romo e Giulietta di Shakespeare. La pima idea, nel 1949, era stata quella di musicare una versione moderna della tragedia shakespeariana ambientata nella New York contemporanea.

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Solo nel 1955 Bernstein, dopo un incontro con il librettista Arthur Laurens, scrisse di essere infiammato dall’idea di Romeo, avendo, però, abbandonato la premessa Ebrei-Cattolici, a favore di quella di due bande di adolescenti, una di bellicosi portoricani, l’altra di sedicenti americani, quella che lo stesso Bernstein chiamava “Romeo West Side Story”, su versi di Stephen Soldheim e coreografia e regia di Jerome Robbins. Bernstein, direttore d’orchestra, divulgatore, è stato un artista vitale e magnetico, imperfetto e a tratti esagerato, ma capace di dar vita alla musica come emanazione diretta dell’affettività umana. I critici hanno considerato “West Side Story” non solo una pietra miliare del musical di Broadway, ma il capolavoro dell’opera lirica americana. La storia di Romeo e Giulietta è trasportata nell’Upper West Side di New York, negli anni Cinquanta, dove due giovani si trovano coinvolti in una guerra tra bande, gli Irlandesi Jets e i portoricani Sharks. La lotta di questi piccoli eroi per sopravvivere a questo mondo di odio e violenza rappresenta il motivo regioinnovativo di questo dramma. Ci resterà per sempre nella memoria la versione cinematografica con Natalie Wood e George Charkiris nel ruolo del capo dei portoricani, e Rita Moreno, che vinse un Oscar. La canzone (song) rappresenta la base formale di questo genere e tende in questo musical a espandersi, sia come elemento autonomo, sia come appendice del brano cantato. La partitura offre nel primo atto esempi di melodia memorabile nelle due sezioni Maria (Tony) e Tonight-Balcony Scene, capace di acquistare un risalto drammatico straordinario seguita dai ritmi latino americani e dal caleidoscopio orchestrale di “America”. La bravura degli interpreti Kevin Hack nel ruolo di Tony e di Jenna Burns nei panni di Maria è indiscussa. La partitura si concentra sulla ricorrenza di intervalli e sul ritorno dei motivi, all’interno di un’indubbia unità tematica ricorrente e di una forte coesione drammaturgica fra i temi che intrecciano “Maria”, “Tonight”, “Cool”, “Somewhere”. West Side Story è percorsa da una familiarità tra i motivi che ne rende partecipe l’ascolto, facilitandolo. Questo procedimento è stato spesso utilizzato da Bernstein, anche in “Wonderful Town” e “Candide”. Questo musical dimostra quindi una profonda unità di stile e di ispirazione; se la musica e le esigenze vocali risultano complesse, i lyrics appartengono pienamente al regno di Broadway. Canzoni come “Maria”, “Tonight”, “America” hanno oltrepassato la vita all’interno del musical, per assumere una dimensione molto più ampia di quella di origine, vivere di vita propria e, grazie a loro grandi intrepreti, divenire universalmente note.

Mara Martellotta

(Foto: il Torinese)