CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 642

Music Tales, la rubrica musicale

Nel 2016 incontro un ragazzo con un labbro un po’ così. Ho l’onore di seguirlo e di innamorarmi perdutamente di quel viso che mi ricorda le stars tormentate dei miei tempi; si vede dai suoi occhi che ha troppo da dire e che, forse, sette note non gli basteranno mai. Oggi decido di intervistarlo, perchè mi sento in dovere, nel giorno del mio compleanno, di regalarvi un pezzo di un cantautore che trovo strepitoso e che va assolutamente conosciuto. Lui è Diego Conti, chioma nera, occhi melanconici, labbro un po’ così.
D: Ciao Diego, in due parole la tua infanzia, quanto ha influito sulle scelte musicali fatte oggi?
R: Ero un bambino agitato, spericolato, senza il senso del rischio, ho cercato da subito la musica ma mi ha trovato prima lei. Led Zeppelin e Battisti, sono cresciuto così, in un centro storico di circa 400 abitanti con la voglia di sentire il mondo. Senza la mia chitarra e le mie fantasie sarei un uomo morto!


D: Attualmente sei sotto etichetta discografica. Quanto questo rende vantaggioso e quanto svantaggioso il tuo percorso musicale.
R: Attualmente sto lavorando alle nuove canzoni con Rusty Records (www.rustyrecords.nete Richveel (www.richveel.com), sono fortunato ad avere al mio fianco delle persone che ci credono. Io ci credo tantissimo!


D: Se tu fossi una canzone che canzone saresti?
R:Non ce la faccio ad essere una canzone sola, ma sicuramente una delle mie o Simpathy For The Devil degli Stones!!!


D: Del percorso musicale fatto fino ad ora, di cosa ti penti e di cosa vai invece molto fiero?
R: Ho vissuto tante esperienze in questi ultimi 5 anni, dai primi live milanesi, i primi singoli, al palco del Festival Show, l’avventura ad X Factor 10 con Arisa, fino alle collaborazioni come autore e chitarrista negli ultimi due album di Clementino. Detto così sembra tutto facile… Ma di cosa dovrei pentirmi? Questi ultimi 5 anni me li porto tutti nel sangue per sempre.


D: A X Factor mi dicesti che Torino per te ha un’importanza fondamentale, vorrei raccontassi ai nostri lettori in che termini.
R: Qualche anno fa ero a Torino per la prima volta, avevo tutto contro quel giorno. Erano le sette di mattina, mentre aspettavo il bus, non c’era nessuno per strada oltre a me e a qualche amico distratto. “Diego canta qualcosa!”, mi appoggio al muro con l’umore sotto i piedi tipico di quel periodo, pensando di suonare quella vecchia chitarra sgangherata non mia e subito dopo qualcuno mi butta 50 centesimi. Non so chi, un secondo dopo non c’era più, ma da quel giorno è cambiato tutto e la moneta la porto al polso.
Sono tornato a Torino circa 2 anni fa per le Home Visit di X Factor 10, dove ho cantato davanti a Patty Pravo, un sogno.


D: La canzone che avresti voluto scrivere…non tua naturalmente.
R: Avrei voluto scrivere You Are So Beautiful di Joe Cocker, perché ha un’eleganza e una bellezza che toccano le stelle più alte. Ma anche Siamo Solo Noi di Vasco, oppure Domani di Lucio Dalla o Paradise City dei Guns’n’Roses. Me ne vengono troppe in mente, mi fermo qua con l’elenco.


D:So che scrivi…la maggior parte dei tuoi brani nasce in che modo? Cosa davvero ti ispira più di ogni altra cosa?
R: Le mie canzoni non lo so come nascono, so solo che a volte le cerco senza mai trovarle e altre invece mi piombano addosso quasi a farmi male. Vengono fuori lontano dalla chitarra o qualsiasi altro strumento di solito, mi viene in mente la melodia ed il testo contemporaneamente, ho la memoria del cellulare intasata da memo vocali. Scrivo soltanto quando vivo emozioni forti, qualcosa che mi smuove dentro e che mi accende, non so il perché di questa esigenza sinceramente ma non posso farne a meno, è una droga seducente!


Questa estate ci aspetta una grande sorpresa…vi invito a seguirlo sui social.
Diego tanta fortuna per te e solo cose belle. Lo dissi nel 2016, oggi lo sostengo più che mai: sei nato per questo.
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Chiara De Carlo


Chiara vi segnala i tre eventi da lei scelti per la settimana…mancare sarebbe un sacrilegio! Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
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Bach al tempio valdese

Venerdì 15 giugno alle ore 20.45, presso il Tempio Valdese di Corso Vittorio Emanuele 23, si conclude il ciclo dei concerti d’organo che la Chiesa Valdese di Torino ha organizzato per ricordare i cinquecento anni della Riforma di Martin Lutero (1517-2017). Eseguire l’opera integrale bachiana per organo è stato un progetto impegnativo che ha visto alternarsi alla consolle dell’organo Pinchi diversi organisti. La scelta di tale proposta è nata dalla convinzione che nessun musicista più di Bach ha rappresentato, anzi incarnato gli ideali e i principii della Riforma. A chiudere questa lunga rassegna sarà Walter Gatti, organista titolare del Tempio Valdese. L’ingresso è a pagamento e i biglietti si trovano anche in prevendita presso la Libreria Claudiana in Via Principe Tommaso 1. Al termine del concerto verrà offerto un rinfresco.Maggiori informazioni si possono trovare su:www.torinovaldese.org; https://it-it.facebook.com/unacasaperlamusica/;

Le “Vitamine Jazz” escono dall’ospedale Sant’Anna

 

Sabato 9 giugno alle ore 21 la Jct Big Band di Valerio Signetto si è esibita al Mastio della Cittadella di C.so G.Ferraris angolo via Cernaia in un concerto facente parte di ” Vitamine jazz”, progetto a cura della Fondazione a Misura di Donna Onlus del S.Anna. Per la prima volta le ” Vitamine jazz” escono dall’ospedale in occasione di Open House Torino, la bella iniziativa che per 2 giorni ( sabato 9 e domenica 10 giugno) ha consentito l’accesso gratuito a oltre 140 spazi tra costruzioni storiche e contemporanee, case private, palazzi, giardini. Un’occasione per scoprire luoghi spesso chiusi al pubblico ; come il Mastio della Cittadella, appunto. La scelta del repertorio dedicato allo swing , genere jazz che ha caratterizzato gli Anni Trenta e Quaranta, giungendo a noi al seguito delle truppe americane durante l’ultima guerra, si è rivelata particolarmente indovinata : una fortificazione militare che evoca la guerra, è stata avvolta da un’armonia e da quegli stessi suoni e ritmi che accompagnarono la sete di libertà e di pace tipica di quegli anni. L’orchestra di Valerio Signetto si è avvalsa per l’occasione del contributo della bravissima vocalist Giulia Damico. E’ stato questo il cinquantatreesimo concerto delle ” Vitamine jazz “, quasi un Festival vero e proprio, come ha sottolineato il Direttore artistico del progetto Raimondo Cesa. Le ” Vitamine jazz ” continueranno a essere “somministrate “all’interno del S.Anna ancora fino a metà luglio per poi riprendere a settembre.

Helen Alterio

 

Doppio Senso, visioni e inalazioni eno-culinarie

Tra le iniziative che a Torino affiancano il Bocuse d’Or 2018 spicca la mostra “Doppio Senso, visioni e inalazioni eno-culinarie” promossa dal Mùses, Accademia Europea delle Essenze e dal Miaao (Museo delle arti applicate) in occasione del concorso mondiale di alta cucina, il Bocuse d’Or voluto dal padre della Nouvelle Cuisine francese Paul Bocuse, scomparso di recente. A Torino, in questi giorni, si sfidano, in una gara eno-gastronomica, i migliori giovani cuochi a livello internazionale. L’esposizione, che fa da contorno al piatto forte della competizione mondiale, è allestita nella Galleria Sottana del Miaao, nel complesso della chiesa di San Filippo Neri, in via Maria Vittoria 5 e al Mùses, nel Palazzo Taffini d’Acceglio di Savigliano. I visitatori si trovano di fronte a una mostra del tutto originale dove il Doppio Senso del titolo fa riferimento a quadri, disegni, oggetti e profumi, tutti rigorosamente ispirati al cibo e al vino e diretti a stimolare i sensi della vista e dell’olfatto dei visitatori. Due sono le sezioni della rassegna: nella prima, appese ai muri dello spazio-mostre, le opere di sei artisti e designer piemontesi sui temi dell’enogastronomia e della profumeria tra gusti, odori e fetori. L’altra sezione dell’esposizione, dedicata alle “inalazioni”, consiste nell’installazione su alcuni tavoli di una serie di “olfattori”, contenitori in vetro di Murano con profumi “gourmand”, con essenze “appetitose”, maschili e femminili, a disposizione dell’olfatto del pubblico. I sei artisti provengono da tutto il Piemonte e sono Luisa Bocchietto dal biellese, Corrado Bonomi dal novarese, Franco Giletta dal cuneese, Titti Garelli dal torinese, Plinio Martelli e Roberto Necco. Bonomi, per esempio, presenta scatole di latta vuote in cui ha dipinto a olio pescioni policromi e figurine di fatine che giocano tra salami e bollicine di spumante. Giletta ha realizzato i ritratti di Paul Bocuse e di Gualtiero Marchesi, i due grandi maestri della cucina francese e italiana, da poco scomparsi mentre Titti Garelli ha messo in mostra Regine neogotiche adatte al contesto come la regina delle More, la regina Barola e la regina Moscatella. Luisa Bocchietto espone il suo profumo B-Sex dagli aromi “carnali” e il disegnatore Roberto Necco ha messo in sala l’originale installazione sonora “No taste, no smell” con tracce audio registrate nella cucina del ristorante torinese Del Cambio per suggerire che ciò che si sente può magari stimolare l’appetito. La mostra “Doppio Senso” ideata da Umberto Pecchini (Associazione Le Terre dei Savoia) con Enzo Biffi Gentili, direttore del Miaao di Torino, è aperta al pubblico in San Filippo Neri, via Maria Vittoria 5 a Torino fino al 17 giugno e nel Palazzo Taffini a Savigliano dal 21 giugno al 30 settembre.

Filippo Re

 

Museo di Mergozzo: un percorso espositivo rinnovato

Un piemontese o un lombardo che non abbiano ancora visto Mergozzo e il suo lago, incastonato tra le prime pendici alpine dell’Ossola e il Lago Maggiore, a pochi chilometri da Verbania, per ora si sono persi un gioiello, ma c’è sempre  tempo per rifarsi. Loro sono vicini, ma l’invito è rivolto a tutti, turisti per caso e non, di qualunque parte del mondo.

Il Lago di Mergozzo, che ha preso più volte la Bandiera Blu per le sue acque pulite, fin dal tempo dei Romani ha assunto notevole importanza strategica per la sua posizione, alle porte della valle. I ritrovamenti preistorici hanno dimostrato che l’uomo si è insediato sulle sue rive già più di 5000 anni fa e hanno favorito la nascita dell’attuale Museo, grazie specialmente alla passione e all’opera costante degli “addetti ai lavori”. Le acque pulite e le sponde affascinanti, sono tuttora meta di turisti, amanti della spiaggia, del campeggio, della pesca, della canoa e della fotografia. Tornando invece al Civico Museo Archeologico del paese, lo scorso sabato 9 giugno, in tarda mattinata, è stato inaugurato il nuovo allestimento, con un nuovo percorso espositivo. Il riallestimento museale, fortemente voluto dal Comune di Mergozzo, dalla direzione del Museo e dal Gruppo Archeologico, è stato reso possibile anche dal contributo della Fondazione Comunitaria VCO, che ha concorso alle spese. A dirigere l’incontro di sabato mattina, oltre allo stesso Presidente della Fondazione Ivan Guarducci, alla conservatrice del Civico Museo Elena Poletti, anche il Sindaco di Mergozzo Paolo Tognetti, la presidente del Gruppo Archeologico Annarosa Braganti, le sovrintendenti delle province di Novara, VCO e Vercelli.Dopo l’introduzione – spiegazione della Presidente Braganti e le parole di saluto del Sindaco di Mergozzo Paolo Tognetti: “ La cultura è importante anche dal punto di vista politico” ha detto Guarducci “non è un caso che si continuino a scoprire nuove opere, sia qui che nel resto d’Italia”.  “Il nostro museo può contare su circa 3000 visite l’anno, di cui solo il 10% stranieri” ha detto, tra l’altro, Elena Poletti “da poco abbiamo messo pannelli illustrativi anche in inglese, per facilitare chi non conosce la nostra lingua. Abbiamo anche apportato numerose migliorie tecniche e coinvolto tutti i musei del VCO; abbiamo coinvolto tutte le scuole”.

ELIO MOTELLA

Un grande Festival della montagna

Borgate dal vivo – Performing Alps III edizione. Il più grande d’Europa dedicato ai borghi e alle borgate alpine

 

 Torna dal 16 giugno al 16 settembre Borgate dal vivo, il festival letterario delle borgate alpine che per la III edizione percorrerà oltre 2000 km attraverso l’Italia e si svilupperà in 93 giorni, interessando 7 regioni (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Umbria), 47 comuni,16 festival in rete, per un totale di 50 eventi. È il festival più grande d’Europa dedicato ai territori più piccoli: i borghi e le borgate alpine. Per l’edizione 2018 Borgate dal Vivo si amplierà in Performing Alps: oltre alla letteratura, comprenderà anche altre forme artistiche, dal teatro, alla musica, al cinema, alla danza. Tra i numerosi e rinomati ospiti: Marco Paolini, Elio Germano, Giuseppe Cederna, Cristiano Godano, Marco Balzano, Marco Marsullo, Mirkoeilcane, Giusi Marchetta, Rosella Postorino, Matteo Bussola, Valentina Farinaccio, Roberto Camurri e molti altri ancora da scoprire. L’ obbiettivo del Festival è di contribuire alla rinascita e alla lotta contro lo spopolamento dei borghi e delle borgate alpine. Gli eventi, tutti in forte relazione con i luoghi che li ospitano, sono rivolti sia agli abitanti di queste aree periferiche, che vengono sempre più rivalutate da un punto di vista ambientale e architettonico, sia al grande pubblico che può riscoprire piccoli luoghi di grande bellezza. “Il tema di Borgate dal vivo 2018 è “la trasformazione” architettonica, turistica e sociale del territorio, che può essere favorita da un progetto culturale di rete come il nostro – dice Alberto Milesi, ideatore e direttore artistico del Festival -. Mi riferisco al recupero degli immobili e degli spazi comuni; allo sviluppo di un turismo sostenibile, gestito dal basso attraverso nuove forme di valorizzazione, accoglienza e ospitalità. Borgate dal vivo può essere uno stimolo alla trasformazione sociale, perché contribuisce a rendere le borgate di nuovo centro di attività culturali, sociali e formative”. Borgate dal vivo, nato nel 2016, è diventato Festival internazionale nel 2017 grazie alla EFFE Label,riconoscimento europeo dell’European Festival Association (EFA); quest’anno è uno dei progetti scelti dalMibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), per l’Anno europeo del patrimonio culturale. Il cartellone del 2018 si arricchirà ulteriormente rispetto alle passate edizioni, grazie alla adesione di Borgate dal vivo a Italifestival, l’associazione che mette in rete i maggiori festival italiani: Piemonte dal vivo, Occit’amo, Todays, Scenario Montagna, Babelica, Assemblea Teatro, Una Torre di Libri, Six ways festival, Sentieri & Pensieri, Balla coi cinghiali, LetterAria, Groscavallo Mountain Festival, Cervino CineMountain, Ossola Guitar festival, Due parole in riva al mare, Gli aperitivi letterari, Premio InediTo, Isoipse, Autori Riuniti, Paesi Aperti, Un Arcobaleno di Libri.

Musica d’estate al Torino Outlet Village

Torino Outlet Village inaugura la bella stagione con una kermesse di eventi ed iniziative che vedranno la musica come grande protagonista delle serate estive.

Dal 12 Giugno al 28 Agosto, ogni martedì,  Torino Outlet Village ospiterà le performance di giovani musicisti, promesse del Conservatorio di Torino, che al tramonto allieteranno l’atmosfera e lo shopping tra i boulevard del Village.Un palco ed un’area lounge saranno allestiti per l’occasione nella promenade centrale dell’elegante Outlet Village, per permettere ai visitatori di intrattenersi accompagnati dalla suggestiva melodia degli strumenti di questi giovani talenti della musica classica e dal magnifico obelisco alto 85 metri, progettato dall’archistar Claudio Silvestrin.La musica dei grandi autori interpretata dai talentuosi artisti, la suggestione dell’obelisco, i prezzi straordinari disponibili nelle boutique delle più famose firme italiane ed internazionali, renderanno i martedì sera a Torino Outlet Village un appuntamento assolutamente imperdibile.

 

Se la fotografia è specchio dei pensieri

FINO AL 29 LUGLIO

La scelta dell’immagine da fermare in uno scatto è certo importante. Verrebbe da dire “necessaria” – e affermazione perfino banale – per il gesto fotografico. Ma il vero atto di coraggio, la vera rivoluzione sta tutta nella capacità e nella volontà di andare oltre la grezza superficie delle cose, oltre la realtà, per raggiungere l’“identità dell’essere”. Come dire: “Quando guardi le mie fotografie, stai osservando i miei pensieri”. E proprio in queste poche coraggiose impegnative parole (perché all’idea, alla filosofia di vita e di mestiere debbono poi comunque e sempre seguire i fatti) sta tutta la chiave di lettura dell’opera di Duane Michals, certamente fra i nomi più importanti

dell’avanguardia fotografica internazionale. A lui, americano della Pennsylvania, 86 anni suonati ma uno spirito ribelle che, dopo sessant’anni di onorata e prestigiosa carriera, continua a ribollire e a studiarne di nuove ogni giorno di più, il torinese MEF-Museo Ettore Fico dedica un’ampia mostra, sicuramente fra gli appuntamenti clou di quelli inseriti nel grande evento Fo.To-Fotografi a Torino, promosso per altro dallo stesso Museo di via Cigna e che, fino al 29 luglio, in 81 spazi dislocati in città celebrerà l’ottava l’arte attraverso un centinaio di mostre ed eventi collaterali fra i più vari ed eterogenei. Al MEF, sono 160 gli scatti a firma di Michals, in una rassegna curata da Enrica Viganò e organizzata in collaborazione con la Fundacion Mapfre di Madrid secondo un percorso espositivo articolato in una decina di sezioni che documentano le diverse modalità espressive gradualmente elaborate dall’artista, insieme alle diverse “serie” realizzate nel tempo su specifici argomenti. Il percorso è lungo. Si parte dal 1958 con una selezione di ritratti realizzati durante una vacanza nell’ex-Unione Sovietica che lo avvicinano con tale entusiasmo al mondo della fotografia da indurlo ad abbandonare, al suo ritorno in patria, il lavoro di grafico per abbracciare in toto la carriera di fotografo. In toto e sempre in piena libertà, nonostante le collaborazioni che subito gli arrivano come free lance da riviste importanti quali “Esquire”, “Mademoiselle” e “Vogue”. Le prime fondamentali sperimentazioni – sulle orme fantasiose e surreali di maestri e mostri sacri dell’arte, incontrati e ritratti, come Magritte, De Chirico e Balthus – iniziano a metà anni Sessanta, con la collezione “Empty New York”, ispirata a Eugène Atget e tesa a rappresentare la città vuota e silenziosa di una domenica mattina (“Ciò che non posso vedere – scrive – è infinitamente più importante di quello che posso vedere”), per continuare con quelle geniali “Sequenze” che forse gli hanno dato la maggior fama e cui arrivò proprio“per superare la frustrazione del fermo immagine”, accompagnandole successivamente a testi manoscritti, attraverso i quali esprimere ciò che non è visto in foto (posizioni politiche o di critica sociale, ad esempio) ma che va assolutamente raccontato e condiviso. Gioco. Ironia. Sperimentazioni che continuano e si riproducono in un valzer infinito. Fino ad arrivare, negli ultimi anni, alle “Fotografie dipinte”, alla reinterpretazione dei vecchi ferrotipi acquistati nei mercatini di strada, in cui Michals sovrappone segni e parole disegnate nell’olio: celebre il “Rigamarole” del 2012. In rassegna anche le ultime opere dell’artista in formato video-cortometraggio, insieme a documenti, disegni originali o modelli di libri mai presentati in precedenza, così come una biografia illustrata. E, in chiusura, il “Lavoro su commissione”, portato avanti sempre con grande determinazione per mantenere viva la libertà della ricerca personale: ritratti di personalità del mondo dello spettacolo e della cultura (singolare quello con testo manoscritto realizzato all’inventore del Reade-Maede, Marcel Duchamp) fino alle riprese fotografiche – su commissione ufficiale del governo messicano – dei Giochi Olimpici del ’68 a Città del Messico e alla copertina dell’album “Synchronicity” dei Police datato ’83. Per ogni opera, il rifiuto convinto delle snaturanti e impersonali strategie di mercato. E di qui anche la caratteristica, oggi molto rara, del piccolo formato adottato per le sue fotografie. Del resto, afferma ancora Michals: “Non mi interessa la stampa perfetta. Mi interessa un’idea perfetta. Idee perfette sopravvivono a stampe scadenti e a riproduzioni economiche. Possono cambiare le nostre vite”.

Gianni Milani

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Duane Michals – MEF-Museo Ettore Fico, via Francesco Cigna 114, Torino; tel. 011/853065 – www.museofico.it    Fino al 29 luglio  – Orari: da merc. a dom. ore 11 – 19

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Nelle Foto

– “Heisenberg’s Magic Mirror of Uncertainity”, stampa ai sali d’argento con testo manoscritto, 1998
– “René Magritte”, stampa ai sali d’argento con testo manoscritto, 1965
– “Marcel Duchamp”, stampa ai sali d’argento con testo manoscritto, 1964
– “Empty New York”, stampa ai sali   d’argento, ca. 1964
– “Rigamarole”, ferrotipo con olio applicato a mano, 2012

 

Paolo Monti. Fotografie 1935-1982

FINO AL 29 LUGLIO

Da affermato dirigente d’industria a fotografo riconosciuto fra i più importanti e determinanti nel panorama dell’arte fotografica italiana, e non solo, del secolo scorso. A Paolo Monti (Novara 1908 – Milano 1982) il torinese MEF-Museo Ettore Fico Outside in collaborazione con il Civico Archivio Fotografico del Comune di Milano dedica un’importante retrospettiva curata da Pierangelo Cavanna e Silvia Paoli, inserita nell’ambito della grande kermesse Fo.To-Fotografi a Torino, su cui il capoluogo piemontese, attraverso un centinaio di mostre ospitate in un’ottantina di siti d’arte   fra i più eterogenei, è impegnato fino al 29 luglio a dar prova delle sue concrete capacità di proporsi a livello nazionale come capitale indiscussa dell’ottava arte. E, in questa prospettiva, la mostra in omaggio a Monti si inserisce appieno fra gli appuntamenti irrinunciabili dell’evento subalpino.

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Imponente per quantità e qualità delle immagini esposte, la mostra intende presentare lo straordinario percorso artistico del fotografo novarese, evidenziato attraverso centottanta fotografie originali, datate fra il 1935 e il 1982 – accanto a materiali come riviste, libri e documenti di vario genere, anche inediti – che accostano “prodotti” di eccelsa professionalità e straordinario canonico mestiere ad altri caratterizzati da una ribollente volontà di artistica sperimentazione che, nel tempo, lo portò a misurarsi in vario modo (con fotogrammi, chimigrammi e materiali a colori) sulla materia e su un personale concetto di astrazione dell’immagine “condotto fino alla cosciente violazione di ogni norma tecnica”. Sostenuto in ciò dai frequenti contatti con artisti delle avanguardie del Novecento come Baj, Crippa, Dova, Fontana, Capogrossi e Pomodoro, dei quali fra l’altro curò la documentazione delle opere, lasciandoci anche per ognuno una serie di intensi ritratti.

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Determinante, per l’evolversi del suo iter professionale, fu il trasferimento negli anni del Dopoguerra a Venezia, città che per Monti segna una svolta decisiva sia per il contatto con le incredibili e magiche suggestioni della realtà lagunare – fermata in scatti di intensa meditata   poesia – sia per l’incontro con quel gruppo di fotografi con i quali nel 1948 avrebbe fondato il Circolo fotografico “La Gondola”, cui si deve in quegli anni un profondo rinnovamento del linguaggio fotografico in una direzione sempre più attenta al contesto internazionale. Dal ’53 è a Milano, città in straordinaria crescita economica e culturale, in cui Monti consolida quell’istinto trasgressivo che sempre più lo spinge al gusto dello “sperimentale”, portandolo ad affermarsi, a piena ragione, oltre i confini nazionali. Nel capoluogo lombardo,   lavora per le Triennali, per i maggiori studi di architettura (da BBPR a Giò Ponti ad Albini e a Scarpa), per i Musei del Castello Sforzesco e per la “Storia della Letteratura Italiana” di Garzanti, curata da Cecchi e Sapegno, senza mai tralasciare la costante del racconto del “paesaggio” e delle “architetture urbane” che gli consentirà alla fine degli anni Sessanta di affrontare in modo magistrale l’imponente campagna di rilevamento del centro storico di Bologna e di altre città, come dei beni storici e artistici dell’Appennino emiliano e romagnolo.

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Tanto da ricevere nel 1980 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini il Premio Nazionale “Zanotti Bianco” per il “contributo decisivo ad affinare le coscienze e a diffondere le responsabilità per il restauro conservativo delle nostre città storiche”. Alla sua morte, avvenuta a Milano due anni dopo, per iniziativa di alcuni amici viene costituito l’Istituto di Fotografia Paolo Monti, con un Archivio che nel 2004 é riconosciuto di notevole interesse storico da parte del Ministero dei Beni Culturali. Nel 2008, l’intero patrimonio dell’Istituto (un complesso di 223mila negativi, 12.244 stampe e 790 chimigrammi, cui si aggiungono i documenti e la biblioteca) è acquisito dalla Fondazione BEIC – Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – e depositato, a seguito di apposita convenzione con il Comune di Milano, presso il Civico Archivio Fotografico al Castello Sforzesco, istituito nei primi anni del ‘900 e che oggi dispone di un colossale patrimonio di circa 900mila fotografie, di cui è garantita la pubblica consultazione (https://archiviofotografico.milanocastello.it).

Gianni Milani

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“Paolo Monti. Fotografie 1935-1982”

MEF Outside, via Filippo Juvarra 13, Torino; tel. 011/0343229 – www.museofico.it

Fino al 29 luglio – Orari: da merc. a dom. 11/19

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Nelle foto:

– “Venezia”, stampa ai sali d’argento, ca. 1950
– “Ghetto nuovo”, stampa ai sali d’argento, 1950
– “Ritratto del pittore Crippa”, stampa ai sali d’argento, 1953 – ’54

I Ghëddo omaggiano Gipo Farassino

REVENGE PUB – VIA CUNEO 8, TORINO


I Ghëddo. Parola piemontese non facilmente traducibile che significa garbo, avere stile, un certo non so che.Con questo nome domani sera debuttano al Revenge Pub di via Cuneo 8 i Ghëddo,un nuovo gruppo con un repertorio di canzoni dedicate a Torino e al suo chansonnier più famoso, Gipo Farassino.Brani di Gipo e non solo per raccontare l’atmosfera della propria città.Per saperne di più pagina facebook I Gheddu