CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 639

Madame Reali in mostra

Apre il 20 dicembre, a Palazzo Madama, nella Sala Senato la mostra Madame reali: cultura e potere da Parigi a Torino che proseguirà fino al 6 maggio 2019

Spesso ci si interroga sul come Casa Savoia sia diventata la dinastia italiana per eccellenza. Questo, però vale per tutte le grandi famiglie e non solo per le casate nobiliari che dal niente diventano imponenti. Come sempre, molto è dovuto a combinazioni fortuite che, anche nella storia sono fondamentali, ma non basta, altrettanto è merito degli uomini e delle donne che le hanno guidate. In quest’ottica, una mostra a Torino, a Palazzo Madama, con oltre 120 opere , tra dipinti, oggetti d’arte, arredi, tessuti, gioielli, oreficerie, ceramiche,disegni e incisioni, rende omaggio a due grandi donne che hanno contribuito all’ascesa dei Savoia . Le Madame Reali, la regina Cristina di Cristina di Francia o più esattamente Chrestienne de France, figlia del re di Francia Enrico IV di Borbone e di Maria de’ Medici che arriva, a Torino da Parigi, come accadeva allora, per un matrimonio combinato, nel 1619, all’età di tredici anni per sposare Vittorio Amedeo I di Savoia. L’altra Madama Reale è Maria Giovanna Battista di Semour, donna di pace, di carità, di grandi committenze. Nipote di Enrico IV di Francia,Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, dama di corte della regina di Francia, lascia nel 1665 la reggia di Luigi XIV, il Re Sole, per diventare duchessa di Savoia. Vedova dal 1675, Maria Giovanna Battista regge il ducato fino al 1684, quando il figlio Vittorio Amedeo II assume d’autorità il potere. Nel periodo in cui governa si trova a fronteggiare la povertà causata in Piemonte dalle grandi carestie degli anni 1677-1680 e per aiutare i più bisognosi istituisce un Monte di prestito e fonda anche l’ospedale di San Giovanni Battista e promuove l’Accademia di Belle Arti di Torino e invita l’architetto messinese Filippo Juvarra a realizzare il grandioso scalone d’onore di Palazzo Madama, testimonianza perenne del Barocco europeo. Le opere esposte provengono da prestiti di collezionisti privati e da importanti musei italiani e stranieri. Tra gli artisti in mostra: Anton Van Dyck, Frans Pourbus il giovane, Giovanna Garzoni, Francesco Cairo, Philibert Torret, Giovenale Boetto, Jacques Courtilleau, Charles Dauphin, Pierre Gole, Carlo Maratta, Maurizio Sacchetti,Filippo Juvarra. La mostra voluta dal direttore di Palazzo Madama e curata Guido Curto e dalle conservatrici del museo Clelia Arnaldi di Balme e Maria Paola Ruffino è allestita nella Sala del Senato dal 20 dicembre 2018 al 6 maggio 2019 a cura dell’architetto Loredana Iacopino.

Tommaso Lo Russo

(foto Federico Palumbo)

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Gli orari: lun-dom 10.00-18.00, chiuso il martedì.

La biglietteria chiude 1 ora prima Biglietti : Intero 10 € Ridotto 8 € Ingresso libero Abbonamento Musei e Torino Card. Info per il pubblico:palazzomadama@fondazionetorinomusei.it

– tel. 011 4433501-www.palazzomadamatorino.it

 

Le adolescenti “Regine Neogotiche” di Titti Garelli

Fino al 20 dicembre

Perfette e bellissime. Ma, in verità, anche un tantino inquiete e inquietanti, pur se “incarnate” in una bellezza strepitosa (risolta in chiave artistica con una stupefacente maestria di mestiere e una creatività che gioca in totale arbitrio fra voli di alta fantasia e rivoli inaspettati di magico lirismo) queste “Queens”, adolescenti “Regine Neogotiche”, portate in mostra da Titti Garelli negli spazi della Galleria “metro quadro” di Marco Sassone, in corso San Maurizio, a Torino. Dagli anni Ottanta sono ormai loro, le dark ladies, le inseparabili “Cattive Ragazze” della Garelli, pittoricamente raccontate (insieme e dopo la brillante esperienza compiuta dall’artista torinese nel campo dell’illustrazione pubblicitaria) attraverso i cicli delle “Bambine Cattive” e de “Il giro del mondo con Ottanta bambine”, fino ad arrivare alle attuali “Queens”; regine adolescenti che attraversano i secoli, all’apparenza ciniche e maliziose, altere e glaciali, emergenti da fondi neri o a foglia d’oro, elegantissime in corazze di antica e vistosa eleganza (con complicatissime acconciature, trecce e treccine, svolazzi e velluti, merletti e barocche gorgiere, collane anelli e guanti policromi, piumaggi e perle e perline), perfette trascrizioni per immagini di ben particolari suggestioni letterarie e cinematografiche. Dell’amore ad esempio per “la letteratura neogotica e pre-romantica, per i racconti popolari dell’800 – racconta la stessa Garelli – e per il cinema horror e fantasy, dal ‘Nosferatu’ di Murnau a quello di Herzog, con uno sguardo però sempre attento al contemporaneo, all’instant-book, all’avvenimento del giorno o anche solo alla quotidianità di un cibo o di una bevanda”. Certa letteratura e certo cinema, insomma. E poi, “altra grande monade ispiratrice, la Pittura del Passato, quella che si spiegava da sé e da cui rubo (cito?) colletti, gioielli, mantelli, mescolandoli ad altri assolutamente contemporanei per creare un gioco di ambigua atemporalità, dove non è importante riconoscere la fonte, ma può essere divertente identificarla come in un giochino enigmistico”. Il passato. E il presente. Insieme. Pigiati, a volte, in ironiche e intriganti sciarade di non sempre facile soluzione. Dove non mancano pur anche riferimenti all’“estetica del web”, così come al “linguaggio illustrativo gotico-dark-kitsch, mediato dai videogiochi, dalla mitologia nordico-finnica, e condito perfino da rimandi giapponesi”. Come in “Noh Mask Queen”, acrilico e foglia d’oro su tavola del 2016, con le maschere iconiche tipiche della più antica arte teatrale del Sol Levante. Molto interessante anche l’inserimento narrativo, in accoppiata con le “Regine”, di variopinti improbabili animali esotici: dall’Ara Macao (“Ara Macao Queen”) originaria dell’America tropicale al Canadian Sphinx di “Corallina” (gatto completamente glabro) anche lui, in qualità di “principe” con tanto di gorgiera, fino al verde Basilisco o al leggendario piccolo Drago di “Mother of Dragons”, così come al grande Tucano (“Regina del Caffè”) dal vistoso becco giallo-arancio. Mirabile la leggiadra, armonica compostezza della “Regina delle Magnolie”, acrilico su tavola del 2017, dove la lievità del soggetto e del colore (con il prevalere dei rosa, dei bianchi e dei più tenui turchesi) piacevolmente distrae da pagine di più misterica narrazione. Il tutto nell’assoluta perfezione di una pittura rigorosissima che, in ciò, ancora risente dei preziosi insegnamenti all’Accademia Albertina del grande Sergio Saroni. Non meno che della fatal attrazione per quella “pittura del passato che si spiegava da sé”, per la grandezza dell’arte fiamminga – delle Fiandre di Van Eyck o di van der Weiden – o del Rinascimento fiorentino e del Barocco o, ancor prima, di quel Gotico Internazionale (rispecchiante i fasti delle maggiori corti europee), di cui la pittrice si fa da anni fervente depositaria e complice devota, esaltandone l’erudita preziosa e raffinatissima scrittura pittorica. Personale da non perdere, questa di Titti Garelli, presente anche con due straordinari acquerelli alla mostra “Ad acqua” in corso all’Accademia Albertina di Torino, fino al 27 gennaio dell’anno prossimo: un omaggio alla difficile tecnica dell’acquerello attraverso i lavori di docenti e allievi dell’Albertina e di altri importanti artisti torinesi, collocabili dalla seconda metà del Novecento ad oggi. Da segnalare infine la collaborazione, per quanto riguarda la rassegna ospitata alla “metroquadro“, con la boutique “Vincent.Tulipano fatto a mano” di via della Rocca 6/F a Torino, dov’è in vendita tutta la linea coordinata di accessori (borse, borsette e foulards e monili e tanto altro ancora) creati dall’artista.

Gianni Milani

“Titti Garelli. Queens”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino

Fino al 20 dicembre – Orari: mart. – sab. 16/19

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Nelle foto

– “Tulipa”, acrilico su tela, 2017-2018
– “Noh Mask Queen”, acrilico e foglia oro su tavola, 2016
– “Ara Macao Queen”, acrilico e foglia oro su tavola, 2016
– “Corallina and the Prince Sphinx”, acrilico su tela, 2017
– “Regina del Caffé”, acrilico su tela, 2018
– “Regina delle Magnolie”, acrilico e foglia oro su tavola, 2017

“Matite per Riace”: oltre 500 opere all’asta

Al “Gruppo Abele” di Torino  mostra al servizio del “Progetto Riace” dopo l’arresto e l’allontanamento del sindaco Lucano

In poco più di un mese la “chiamata alle arti” di “Matite per Riace”, iniziativa volta a sostenere progetti umanitari a favore dei rifugiati politici e immigrati in genere nella cittadina della Locride, ha raccolto l’adesione di 75 artisti (illustratori, fumettisti e disegnatori fra i più interessanti e noti a livello internazionale) e una montagna di opere, ben 550, che andranno all’asta il prossimo giovedì 20 dicembre, nella sede del “Gruppo Abele”, in via Sestriere 84 a Torino, dove resteranno comunque in mostra fino al 6 gennaio 2019. Dall’istrionico Staino (papà di Bobo) all’irrequieto toscanaccio Vauro, fino al milanese Guido Scarabattolo, al giovane romano Martoz (al secolo, Alessandro Martorelli), così come all’alessandrino futur-cubista Riccardo Guasco o alla romana di stanza a Parigi Il Pistrice (al secolo, Francesca Protopapa), gli illustratori che hanno risposto all’appello provengono da ogni parte d’Italia, ma anche dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dall’Inghilterra e dall’Iraq. L’iniziativa è nata dalla “Caracol Art Gallery”, galleria d’illustrazione torinese, dopo l’arresto (il 2 ottobre scorso, con l’accusa, fra l’altro, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, diventato celebre in tutto il mondo per il suo approccio ai temi scottanti dell’accoglienza e dal 13 dicembre “esule” da Riace dopo la revoca degli arresti domiciliari. La “Caracol” ha prima creato la pagina Facebook, e poi quella Instagram, Matite per Riace, lanciando una vera e propria “chiamata alla arti”: in pochissimi giorni, la pagina è cresciuta esponenzialmente, superando in poco più di un mese i seimila like e coinvolgendo disegnatori professionisti e non. Tutti hanno deciso di dare il loro sostegno alla causa, mettendo a disposizione le loro opere. Quelle che ora compongono questa grande mostra e che andranno, per l’appunto, all’asta nella serata di giovedì prossimo: il ricavato andrà alla raccolta fondi lanciata a favore dei circa 450 immigrati di Riace di cui, ancora a oggi, non si sa quale sarà il futuro, dalla RE.CO.SOL (Rete dei Comuni Solidali) #IostoconRiace.

L’asta

L’asta si svilupperà in due tranche. Vi sarà un’asta “classica” – a rialzo e con battitore- dei lavori degli autori più prestigiosi che hanno aderito all’invito, mentre tutte le altre tavole, articolate fra lavori originali e stampe di illustrazioni digitali verranno messe in vendita con una base d’offerta minima. Sarà così possibile portarsi a casa un disegno come ricordo o come regalo natalizio.

Gli ospiti

Durante la serata di giovedì 20 interverranno alcuni ospiti d’eccezione: su tutti i poeti Guido Catalano e Alessandra Racca, che hanno coinvolto altri colleghi e leggeranno poesie sul tema. Con loro, ci sarà anche Luca Morino, scrittore e leader della band Mau Mau. Tra le autorità porterà il suo saluto Nino Boeti, presidente del “Comitato Resistenza e Costituzione” e del Consiglio Regionale del Piemonte. Per RE.CO.SOL sarà presente Chiara Sasso, autrice del libro “Riace, una storia italiana”.

I partners

La serata è realizzata in collaborazione con il Gruppo Abele, con il supporto del Coordinamento Regionale dell’Anpi, di Arci Torino e di Byblos Publishing. “Si tratta di un’iniziativa totalmente spontanea, non calcolata. Sono rimasto  impressionato dalla portata che ha raggiunto e dalla risposta che ha avuto - dice Federico Cano Correa di ‘Caracol Art Shop Gallery’ - Credo che l’esempio dei profughi curdo-siriani che in un centro d’accoglienza iracheno hanno realizzato, e poi inviato i loro lavori, sia la storia che meglio riassume l’intento di ‘Matite per Riace’”.E Andrea Polacchi, presidente di Arci Torino ricorda: “A partire dal 2009 con il progetto ‘I Colori della Memoria’ siamo vicini alla straordinaria esperienza di Mimmo Lucano a Riace. Per questo, a dieci anni di distanza, abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di collaborazione a ‘Matite per Riace’, progetto in cui l’arte e gli artisti si mettono a servizio di una vera cultura dell’accoglienza e di integrazione. Come da tradizione dell’Arci, da sempre in prima fila nel supporto a ogni progetto culturale di cambiamento».La mostra al “Gruppo Abele” (via Sestriere 84, Torino) sarà visitabile, con ingresso gratuito, fino al 6 gennaio, orario 10-18. Il 2019 sarà dedicato a portare la mostra in giro per l’Italia, essendo già diverse le città che l’hanno richiesta. L’obiettivo è quella di donarla infine alla comunità di Riace.

g. m.

Nelle foto opere di:

– Staino
– Vauro
– Riccardo Guasco
– Il Pistrice
– Marco Cazzato
– Davide Bonazzi

 

Sotto la Mole è tempo di Gospel Jubilee Festival

Di scena, al Teatro Crocetta, la 21esima edizione della più importante rassegna italiana del settore promossa dall’Associazione Anno Domini e ideata dal suo presidente, Aurelio Pitino, direttore, da 25 anni, della corale Anno Domini Gospel Choir

Primo nel suo genere in Italia, in ordine cronologico e come evento esclusivo di musica di ispirazione cristiana, il «GOSPEL JUBILEE FESTIVAL» promosso dall’Associazione Anno Domini, quest’anno celebra la sua 21ª edizione. L’Associazione no profit ANNO DOMINI è nata nel giugno 1997 grazie all’impegno del suo eclettico e infaticabile presidente Aurelio Pitino (cantante, autore, produttore, vocal coach e direttore dei gruppi: ‘Anno Domini Gospel Choir’, ‘Anno Domini Gospel Singers’ e ‘Anno Domini Gospel Singers Quartet’) che ha raccolto l’esigenza di moltissimi giovani e non che desideravano confrontarsi in un happening musicale di ricerca, sperimentazione ed incontro gospel. Così è nata l’idea del festival, i cui scopi principali sono quelli di sviluppare nei giovani la conoscenza di questo genere musicale e di dare spazio ad espressioni artistiche che da esso ne derivano, nel rispetto e nella consapevole partecipazione nonché contributo creativo alla divulgazione del suo messaggio cristiano. Il genere Gospel infatti è molto variegato, sia nelle sue diverse declinazioni compositive (Black, Traditional, Contemporary) che nei suoi messaggi spirituali e di aggregazione sociale. Uno spartito ideale per chi ambisce ad approfondire la storia, le tematiche e le suggestioni interiori. Un evento, dunque, di richiamo, non solo per i professionisti, ma per quanti sentono e vogliono cantare con lo spirito che c’è ancora in noi. Il sipario si aprirà alle 21 con l’attesa performance degli ‘Anno Domini Gospel Choir’, da sempre la prima, più antica e famosa corale gospel italiana che vanta collaborazioni di prestigio condividendo il palco con nomi del calibro di Antonella Ruggiero, Dolcenera, Alessandra Amoroso, Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots (Festival di Sanremo 2014), Bungaro, Gerardina Trovato, Rossana Casale, Danilo Amerio, Franco Fasano, Mariella Nava, Linda, Luca Jurman e molti altri, oltre a essersi esibiti alla presenza di San Giovanni Paolo II (Loreto, AN), Papa Benedetto XVI (Bresso, MI) e Papa Francesco a Torino e, sempre a Torino, nel Duomo, per l’evento mediatico «Sindone: i segni della Passione» dove il Sacro Telo viene esibito in questa speciale e straordinaria occasione per i telespettatori in MondoVisione su RAI 1. Per poi passare, nella seconda parte, ai francesi ‘Méti’s Gospel Group’, in qualità di special guest per la prima volta al GJF, una piacevole sorpresa per molti intenditori del genere gospel/jazz/blues. Gran finale con tutti gli artisti presenti. Presenta la kermesse: Luisa Moscato.

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INGRESSO & BIGLIETTERIA

Biglietteria: Teatro Crocetta, Via Piazzi, 25 – Torino Ingresso: Euro 15,00 (interi)/Euro 10,00 (ridotti). INFO: +39 338 7262173 E-Mail: info@annodomini.org Web: www.annodomini.org

ANNO DOMINI GOSPEL CHOIR (IT)

Fondata nel 1993 dal suo attuale direttore, Aurelio Pitino, costituitasi associazione nel ’97, considerata una formazione corale di testimonianza cristiana a carattere interconfessionale. Quest’anno celebra 25 anni di attività e ministero. Promoter di tre importanti festival internazionali: il primo, il «Gospel Jubilee Festival», di Musica Gospel che si tiene annualmente a Torino dal 1998; il secondo, l’«Anno Domini Multifestival», Seminario Internazionale di Artisti Cristiani, che si tiene annualmente a Oropa (BI), presso l’omonimo santuario dal 2001; il terzo il «Gospel Explosion!», rassegna gospel internazionale che ha avuto il suo esordio nel 2007 a Padova e, a seguire a Ribera (AG) e Cuneo. Oltre a essersi esibiti alla presenza di San Giovanni Paolo II (Loreto, AN), Papa Benedetto XVI (Bresso, MI) e Papa Francesco a Torino e, sempre a Torino, nel Duomo, per l’evento mediatico «Sindone: i segni della Passione» dove il Sacro Telo viene esibito in questa speciale e straordinaria occasione per i telespettatori in MondoVisione su RAI 1, nel 2014 la grande opportunità nel mondo della Musica Leggera: il «Festival di Sanremo 2014». Gli Anno Domini Gospel Singers (8 vocalist) hanno il privilegio e l’onore di affiancare l’artista Raphael Gualazzi & The Bloody Beetrots nei brani «Liberi o no» e «Tanto ci sei». Con «Liberi o no», Raphael Gualazzi si aggiudica il podio del Festival piazzandosi al 2° posto. Ed ecco, di seguito, le pubblicazioni discografiche: nel 1997, il loro primo e importante album dal titolo «Anno Domini Gospel Choir» (Lancelot Records); nel 2003 proprio per celebrare i dieci anni di ministero (1993-2003), pubblicano il loro primo album live «Let everything praise Him!» (Lancelot Records), nel quale figurano, come special guest, due artisti gospel di fama internazionale e di grande carisma e talento come Junior Robinson & Ruth Lynch (UK). Nel dicembre 2008 l’album dal titolo «Open your heart_Live 2008» (IGM Records) e, nel dicembre 2013 per celebrare i venti anni di ministero (1993-2013) viene pubblicato il nuovo e attesissimo album (cd/dvd) live: «Jesus Christ is the Way» (IGM Records) e che li consacra definitivamente negli annali della musica Gospel italiana e internazionale. A Natale 2016 il loro primo e attesissimo album di canti natalizi dal titolo: «Christmas Spirit» (IGM Records).

MÉTI’S GOSPEL GROUP (FR)

Il MÉTI’s GOSPEL GROUP nasce a Lione sotto la direzione musicale di François NyameSiliki le cui origini musicali provengono dal jazz, da un lato e il Gospel dall’altro, proprio della sua fede cristiana. Il gruppo ha l’onore di aprire per ben cinque volte il «Festival Jazz» di Vienna nella grande cattedrale di Saint Maurice che gli darà il privilegio di condividere il palco con ospiti prestigiosi come Fontella Bass, il Golden Gate Quartet e altri artisti di grande importanza della scena europea e mondiale. Ha viaggiato in lungo e in largo in Francia e Svizzera ottenendo larghi consensi. Molto influenzato da artisti come Orlandus Wilson (fondatore del quartetto Golden Gate Quartet), Rhoda Scott, François avrà l’opportunità di incontrare Emmanuel Pi Don (fondatore del gruppo Black & White Singers) in un concerto con il quale, successivamente, deciderà in comune accordo di fondare il quartetto vocale «By the Gospel Singers» molto noto sulla scena internazionale. Il repertorio del MÉTI’s GOSPEL GROUP è composto da canti spirituals tradizionali e gospel e composizioni originali) armonizzati con tre o quattro voci (soprano-contraltotenore-basso). Per la prima volta al Gospel Jubilee Festival sarà una piacevole sorpresa per molti intenditori del genere gospel/jazz/blues.

 

I cinque di Madison

Chi non ricorda il locale “Arnold’s”? Sì, proprio il bar/drive-in in cui si ritrovavano Richie Cunningham, Fonzie e gli altri giovani di Milwaukee della sit-com “Happy Days”, ambientata tra fine anni Cinquanta e primi anni Sessanta nel periodo del grande “Sogno Americano”, cresciuto tra le guerre di Corea e del Vietnam

 

 Lì era rappresentata in pieno l’”American Way of Life”, ispirata ai princìpi di vita, libertà e ricerca della felicità che hanno da sempre incarnato lo spirito di identità nazionale degli Stati Uniti. Quelli erano anche gli anni della consapevolezza dell’investimento nella rete autostradale, che avrebbe collegato tutti gli States in modo capillare ed efficace soprattutto tramite le Interstate Highways; tra queste la Interstate 94, che in Wisconsin aveva il suo tratto nevralgico tra Milwaukee e la capitale Madison. Tra queste due città la vita musicale era viva e in pieno fulgore, con tante bands che si dividevano la scena nelle più diverse venues, fossero esse ricreative, sportive o universitarie. Tra 1963 e 1964 sorsero The Cannons, tipica band di una college town come Madison: Lee Larsen (V), Mike Keilhofer (chit), Peter Loeb (chit, sax), Jerry Cratsenberg (b) [poi sostituito da Jim Perkins], Mike Turk (batt), accomunati dall’ammirazione per Beatles e Rolling Stones e caratterizzati da affiatamento e da uno spiccato spirito di adattamento ai vari contesti musicali. Non a caso riuscivano con naturalezza ad esibirsi a frat parties (soprattutto University of Wisconsin), così come ad high school proms o in teen clubs, adattando il mood con elasticità ad ogni situazione contingente. I risultati dovettero essere molto buoni, tanto che portarono The Cannons ad aprire concerti anche di gruppi affermati, quali The Kingsmen e The Beach Boys. L’esordio a livello manageriale fu home-made, poiché se ne occupava il bassista Cratsenberg; alla sua uscita (arruolato nell’esercito), il gruppo passò sotto l’ala degli agenti Ken Adamany e (successivamente) Gary Van Zeeland. Il raggio di azione della band si ampliò da Madison fino al nord Illinois, ma anche in Minnesota e Iowa, dove i gigs si moltiplicarono in parecchi adult clubs e parlors. Non mancarono anche le occasioni di misurarsi nelle arcinote “Battle of the Bands”, con affermazioni soprattutto a livello locale in Wisconsin e Minnesota.

 

L’evolversi degli eventi portò inesorabilmente all’ingresso in sala di registrazione, dapprima per una raccolta di covers (mai pubblicata per problemi con intermediari poco trasparenti), poi per l’incisione dell’unico 45 giri di brani originali, che probabilmente uscì nei primi mesi del 1967: “Day To Day (Days Go By)” [Larsen – Keilhofer] (J-1312; side B: “Love, Little Girl”), inciso presso i Cuca Records Studios di Mount Horeb, con etichetta Night Owl del gruppo Cuca Records di James Kirchstein; l’influenza dei Beatles è ancora evidente ed il suono ha caratteristiche già in parte superate dagli eventi, se si pensa che ormai l’ondata psichedelica in quei mesi era in piena affermazione. Dopo l’incisione del 45 giri, la vita e l’attività della band subirono presto un forte rallentamento, a dispetto delle attese dei produttori del disco; è probabile che (come in molti altri casi di bands coeve) The Cannons avessero compreso che il clima musicale si era trasformato, con soluzioni acustiche che facevano apparire il sound del garage tradizionale quasi vecchio di decenni e non più accattivante. Con l’uscita di Peter Loeb, prossimo al matrimonio e all’ingresso alla University of Michigan, The Cannons persero motivazione e stimoli, fino allo scioglimento che probabilmente si realizzò entro la primavera del 1968.

 

 

Gian Marchisio

 

Se un vecchissimo Dio bussasse alla vostra porta con tutta la sua fragilità

Che cosa fareste voi se, come Ella, psicologa di buon successo ma con una vita privata che non va proprio a gonfie vele, sola ad accudire ad un figlio autistico ed interessato al violoncello, laica ma alla ricerca di un qualcosa che assomigli ad una fede, con la disperazione sempre ad un passo, vi ritrovaste alla porta, alla ricerca che non ammette né se e né ma di un’ora di terapia, un vecchio signore che imperioso dice di essere Dio?

 

Sì, la cosa non è immediata, prima si definisce un grande artista, poi il signor D, ma eccolo che va a finire lì, con il suo desiderio di uscire allo scoperto, dichiara di avere la veneranda età di 5766 anni, di non avere né un padre né una madre – su cui poter riversare fiumi di traumi -, è Dio in carne e ossa. Ed è un Dio malato, intristito, reso inutile. Accanto a lui sul lettino o dall’altra parte della scrivania, una donna che all’inizio non ha tempo da perdere, che è disposta a scaricare l’inatteso paziente ad un collega che più di lei sappia ascoltarlo, perplessa, ironica, battagliera, che avverte di trovarsi non di fronte ad un megalomane ma a qualcuno capace di spiattellarle troppi fatti della sua vita: una donna quindi pronta ad accettare la sfida. Suona in questo modo l’inizio tutto fuochi d’artificio – ma l’intero testo è un bell’esempio di scrittura teatrale, tra confessioni e ribellioni, scomodando la Storia e i grandi temi filosofici e religiosi, magari mescolando un altro diluvio universale in via di preparazione, le ingiustizie ed il popolo ebraico che vai a dirgli che lui è il popolo prescelto, la felicità stupefatta per la luna e il sole e le stelle, anche per le coccinelle, persino per le zanzare o per quant’altro possa apparire assai più prosaico (“provate voi a far stare tutti quei metri d’intestino in uno spazio poco più grande di una scatola”), tutto quanto pieno zeppo di un dialogo brillante, divertito e divertente, a poggiare sulla migliore tradizione Yiddish – di Oh Dio mio!, un successo esploso in mezzo mondo, autrice l’israeliana Anat Gov (la traduzione è firmata da Enrico Luttman e Pino Tierno), scomparsa nel 2012 alla soglia dei sessanta per un male incurabile. È il senso di malessere, l’infelicità e soprattutto la personale fragilità ad aver fatto varcare la porta di quell’ufficio, a mostrare l’abbandono della forza vendicatrice di un tempo, a denunciare quell’altra fragilità, quella del creato, dell’essere umano. Ormai ne è sicuro, avrebbe dovuto cessare la propria creatività, esaltante, avrebbe dovuto cessarla al quinto giorno, invece il venerdì ecco l’uomo, perché Dio si sentiva solo e cercava la presenza di un amico. Un’idea senza senso. Quello che poteva essere uno splendido parco safari guastato dall’essere umano e dal suo tradimento. Oggi si può anche spremere un sorriso raccontando la Genesi, il serpente e il tradimento di Adamo, Noè completamente ubriaco, la prigionia e l’Esodo e quel girovagare quarant’anni nel deserto, Freud e le sue teorie: ma sulla figura di Giobbe no, è stato il limite estremo e la disfatta, l’annientamento e la negazione di ogni suo potere. Sarà proprio l’accettazione di quella fragilità a ricomporre il dialogo guasto o interrotto con le proprie creature, se farà fronte alla solitudine, alle angosce, alle paure. Una seduta terapeutica che allevia anche il dolore nascosto di Ella, l’aver pensato al suicidio, anni prima, con il suo bambino, che forse adesso è pronto a pronunciare per la prima volta la parola “mamma”.Girolamo Angione si pone al servizio di un testo “difficile” e irriverente, estraendone tutti gli umori, dalla tragicità al divertimento, con bella irruenza; e di due attori che entusiasmano e che sono stati a lungo applauditi la sera della prima sul palcoscenico dell’Erba (repliche sino a domenica 16 dicembre). La prova di Miriam Mesturino è tutta in crescendo, la sua Ella affina le proprie battaglie e le zone buie che la vita le ha dato come le esplosioni che le nascono dinanzi alla scomodità di quell’incontro; ed è impagabile il Dio di Piero Nuti, un attore che ha già girato la boa dei novanta e qui regala rabbia, insicurezza, piccoli e irrefrenabili intermezzi comici, attimi da grande sornione, ricordi antichi, prepotenze da vero mattatore, tutto offerto con invidiabile signorilità.

 

Elio Rabbione

“Illuminando il Natale”

Laboratorio a tema per adulti al Castello di Miradolo, dove si proroga anche la mostra dedicata ad Augusto Cantamessa

 

Come rendere più luminoso e ricco delle luci particolari della Festa il nostro Natale? Le idee non mancano, di certo. Ma ciò che, a volte difetta, sono la nostra manualità non meno che le nostre capacità inventive. Un aiuto può quindi venirci dalla Fondazione Cosso, che per domenica 16 dicembre (ore 15,30), propone nella propria sede al Castello di Miradolo, in via Cardonata 2, a San Secondo di Pinerolo (Torino), “Illuminando il Natale”, uno specifico laboratorio a tema pensato e creato su misura per gli adulti. L’iniziativa “vuole essere – dicono gli organizzatori – un’occasione per mettere alla prova la nostra creatività, realizzando ad esempio un vivace e luminoso centrotavola da esibire nei giorni di Festa”. Il primo passo sarà quello di “imparare a lavorare i fogli di profumata cera d’api con cui dare forma a una candela, da arricchire poi con materiali altrettanto naturali come rametti d’agrifoglio, aghi di pino e pigne, che racchiudono il profumo del bosco”. L’idea è simpatica, in linea con le magiche atmosfere del momento. E i risultati, si assicura, saranno di gradevolissimo effetto. Il costo del Laboratorio è di 12 euro a persona e la prenotazione è obbligatoria al n°: 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it. Fino a domenica 16 dicembre nelle sale del Castello di Miradolo è stata anche prorogata la mostra fotografica dedicata ad Augusto Cantamessa: la più ampia retrospettiva mai realizzata sull’opera del Maestro, recentemente scomparso, e che ha già portato centinaia di persone a rendergli omaggio. Gli amici, soprattutto, pronti a ricordarne l’eleganza e la gentilezza della persona; i fotografi, che ne ammirano l’abilità tecnica; i critici e i curiosi, richiamati dal suo originale sguardo sul mondo e dalla sua arte, oggi riconosciuta a livello internazionale. Nata dal desiderio dello stesso artista di vedere presentate le proprie opere “là dove è stato esposto Caravaggio” e sviluppata dalla Fondazione Cosso con la collaborazione di Bruna Genovesio e Patrik Losano, curatori del patrimonio fotografico di Augusto Cantamessa, la mostra si avvale del contributo del progetto artistico “Avant-dernière pensée”, che in questa circostanza ha curato un’inedita installazione sonora nelle sale espositive dedicando al grande fotografo frammenti di memoria musicale, in dialogo con le fotografie, omaggio alla sua arte e alla sua amicizia. E, in occasione dell’ultimo giorno di apertura della mostra (orari: sab. 14/18: dom. 10/18), si è anche istituito un servizio navetta da Torino a Miradolo, con partenza alle 14 da piazza Carlo Felice, angolo Corso Vittorio Emanuele II. Per il ritorno, il ritrovo è nel parcheggio del Castello di Miradolo alle 17.30, con rientro a Torino per le 18.30 circa. Il costo del servizio navetta è di 10 euro a persona.

Il servizio sarà attivato solo al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti, sempre con prenotazione obbligatoria al n°. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.

g.m.

Foto
– “Illuminando il Natale”
– Castello di Miradolo
– Augusto Cantamessa: “Staffarda. La Madonna di legno”, 1962
– Augusto Cantamessa: “La strada nuova per Cavour”, 1958

 

 

 

 

 

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Alpha – Un’amicizia forte come la vita – Avventura. Regia di Albert Hugher, con Kodi Smit-McPhee. In un’età antichissima, durante un lungo periodo di cacce, un ragazzo perde di vista il proprio gruppo e deve affrontare ogni percolo per poter ritornare a casa. Lungo la strada si imbatte in un lupo grigio ferito, lo cura e lo accudisce sino ad una riabilitazione completa. Da tutto questo nascerà l’amicizia tra l’uomo e la razza canina. Durata 96 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Animali fantastici 2 – Fantasy. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law e Johnny Depp. Non dimenticando il successo del primo capitolo, più che apprezzato un paio di stagioni fa (anche nel senso di incassi al botteghino) e proseguendo quindi pieni di speranze che non verranno deluse nel secondo della saga, alla soglia degli anni Trenta, troviamo il cattivissimo mago Grindelwald in piena evasione mentre accarezza idee di ferrea supremazia, tra profezie che rimandano ad un futuro non troppo lontano e pronte a realizzarsi, mentre il professor Silente affida a Newt Scamander la sua cattura. Una ricostruzione perfetta, dove insieme abitano maghi e mostri, le forze del Bene e quelle del Male, la fantasia che avvolge senza freni il pubblico più giovane come quello più adulto. Durata 134 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho anche V.O. e sala Chico V.O., GreenwichVillage sala 1 e sala 2 V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Blu, Uci)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space anche in 3D, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse, Uci)

 

La prima pietra – Commedia. Regia di Rolando Ravello, con Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Iaia Forte e Serra Yilmaz. Scritto da Stefano Massini, traendolo da una sua commedia scritta per il palcoscenico, è la storia di Samir, studente delle elementari, proveniente da una famiglia di origine musulmana, che un giorno lanciando una pietra contro un vetro della scuola, ferisce il custode e la bidella. Il preside Guzzanti cerca di mettere pace tra i feriti e la madre e la nonna del ragazzino ben lontane dal voler pagare i danni. In quegli stessi giorni si sta preparando la recita scolastica del Natale, festa (ancora) nostrana ma non esente dagli omaggi (oggi dovuti) all’interreligiosità. Durata 77 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Reposi, The Space, Uci)

 

Robin Hood – L’origine della leggenda – Regia di Otto Bathurst, con Taron Egerton e Jamie Foxx. Un racconto antico che il regista ha voluto riproporre sullo schermo dando un gran spolverata di modernità, il ritorno dalle Crociate e la visione di un paese in cui tutto è corrotto e in disfacimento, il cattivo duca di Nottingham, l’amore della bella lady Marian: è un azzardo dire che forse non se ne sentiva il bisogno? Rimpiangiamo tutti i precedenti, da Errol Flynn a Sean Connery. Durata 116 minuti. (Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Se son rose – Commedia. Regia di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Gabriella Pession, Claudia Pandolfi, Elena Cucci e Caterina Murino. Giornalista web, diviso da una consorte che ha ritrovato l’amore e padre di una figliola quindicenne più che pronta a muoversi nelle tecnologie e nei sentimenti sempre da prendere al volo del mondo di oggi, vive una seconda vita, inaspettata, proprio quando la prole, in un eccesso di amor filiale, invia a tutte le ex del padre un unici messaggino: “Sono cambiato, riproviamoci!”. La disgrazia vuole che il gruppetto di passate esperienze accolga all’unisono l’invito. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, si risveglia in una camera d’albergo chiusa dall’interno accanto al corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Reposi, The Space, Uci)  FOTO ANDREA PIRRELLO

 

Tre volti – Drammatico. Regia di Jafar Panahi, con Benhaz Jafari e Jafar Panahi. Benhaz è una popolare attrice iraniana che un giorno riceve il video di una ragazza che richiede il suo aiuto contro una famiglia che le impedisce di recitare. Decide immediatamente di abbandonare il set del film che sta girando e con l’aiuto di Panahi iniziare un viaggio che la porterà sulle montagne del paese per ritrovare quella ragazze e dare ascolto e speranza a quel grido drammatico. Durata 102 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Troppa grazia – Drammatico. Regia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. Lucia è una geometra che vive sola con sua figlia. Il comune un giorno le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Qualcosa su quelle mappe non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non farne parola con nessuno. Il giorno dopo, sul lavoro, viene interrotta da quella che sembra una giovane “profuga”: la sera la rivede all’improvviso nella cucina di casa sua e le sente dire “vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”. Durata 110 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 3)

 

Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”: da cui ci si sarebbe aspettato molto di più. Se all’inizio i preparativi della festa sono condotti con un certo ritmo, solare e affascinante, se i vari personaggi familiari sono tratteggiati con sicurezza, man mano che la storia avanza ci si ritrova nell’ovvio (e di una certa paternità mai confessata hai già avuto qualche dubbio non appena la Cruz mette piede al paesello natìo) e il nodo di vipere non snocciola poi grandi sorprese, con qualche imbarazzo per Bardem che si ritrova lì a fare il romanticone e la consorte che s’ingegna a dare credibilità ai suoi dolori di madre, in uno svolgimento che sfoglia tutte le pagine del melò. Darìn questa volta sta nelle retrovie, anche per colpa della brutta sceneggiatura, (sempre più annaspante, con un vero brutto imbattersi delle anime del misfatto, improvviso, mal raccontato), con grave disappunto di chi altre volte lo ha ammirato. Durata 132 minuti. (Massimo sala 3 V.O., Nazionale sala 2)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (GreenwichVillage sala 2)

Il Sogno di Walt

Racconti, curiosità ed eventi…la musica al servizio della gente

Il teatro non è il paese della realtà : ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.  (Victor Hugo)

 

Oggi si parla di Musical, di un magico viaggio all’interno del mondo delle favole. Il musical nasce da una compagnia amatoriale che si chiama Jack Production, già produttrice di altri musicals (Michael Jackosn, Queen, Elton John). Lo spettacolo ha come obbiettivo girare in tour su Piemonte e anche sull’intero territorio nazionale. Do particolare spazio a questo progetto poiché credo nell’arte e nell’impegno di chi ci si immola, per l’arte. La data più importante è stata il 22 maggio 2018 a Teatro Alfieri di Torino e ora non ci sono date in previsione, molte trattative per il 2019 ma ancora nulla di definito. Eccovi di cosa si tratta, nella speranza che il passaparola, aiuti la divulgazione e la crescita di questo format.

Il Sogno di Walt – Il Musical

Un viaggio nel mondo delle favole: sogni e desideri raccontati in una storia affascinante e coinvolgente. Non dobbiamo mai mollare i nostri sogni, inseguiamoli sempre, contro tutto e tutti, come fece anche Walt Disney!

 

Il Sogno di Walt è un Musical che racconta una storia inedita, di un Walt Disney giovane che si addormenta e sogna tutti i suoi più grandi capolavori

SINOSSI

Walt torna a casa triste perché l’ennesimo editore gli ha bocciato l’idea di produrre un topo con grandi orecchie nere, mutandoni rossi e bottoni gialli.

Sconsolato, decide di andare a letto senza cena. Durante la notte, inizia a sognare e incontra due muse che lo accompagnano in maniera scapestrata alla scoperta dei suoi personaggi e capolavori più famosi.

Il suo percorso onirico, accompagnato dalle colonne sonore riarrangiate da una band live, da coreografie e parti recitate, lo portano a convincersi che “se puo’ sognarlo, può realizzarlo”!

PERCHE’ WALT DISNEY

Walter Elias Disney è uno dei personaggi storici che ha attraversato il XIX secolo. Ha rivoluzionato l’arte, l’animazione, i fumetti e la musica al grido di “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Uno di quegli esempi “eroici” di cui la società odierna avrebbe tanto bisogno. Molto più interessato ad ascoltare che ad apparire. Questo gli ha permesso di entrare nel cuore dei bambini ma non solo. Abbiamo voluto prenderlo come esempio da seguire per far capire a tutti che non bisogna mai mollare quando si è convinti di quello che si sta portando avanti!

PERSONAGGI e INTERPRETI

Daniele Croce – Regista

Giovanni Pupino – Walt Disney

Deborah Lo Bianco – Musa del sogno di Walt

Veronica Lo Presti – Musa del sogno di Walt

Viviana Civitella – Biancaneve, Ariel, Jasmine, Pocahontas, Vaiana

Mara Mercurio – Cenerentola, Rapunzel, Belle, Elsa

Nadir Bertone – Batteria

Michael Pusceddu – Basso

Federico Vetro – Chitarra

Luca Procopio – Tastiera

Nicoletta Ilardi – Coreografa, Ballerina

Federico Tarabbia – Ballerino

Federica Giusto – Ballerina

Francesco Peirolo – Ballerino

Francesca Vanzelli – Lookmaker

Manuela Spezzatti – Costumista

 

ABBIAMO BISOGNO DI TE

Il tuo aiuto sarà fondamentale per il nostro progetto. Questo musical un’idea nata dalla volontà e la passione di una compagnia amatoriale.Più nello specifico, oltre a sostenere il costo dei premi messi a disposizione, andremo a coprire le spese necessarie per l’affitto dei teatri e di materiali di cui non disponiamo:

1) affitto dei Teatri: per poter andare in scena la prima cosa è trovare la location adatta. Per cui riuscire a poter sostenere le spese di affitto di un teatro ci sarebbe molto utile.

2) miglioramento delle scenografie e costumi: lo spettacolo è già molto bello. Ma vogliamo renderlo stupendo. Dai video e dalle foto potrete già vedere alcuni nostri costumi ma sarebbe bellissimo poter avere in scena ad esempio la barca di Vaiana, il castello di Elsa oppure il tappeto di Aladin… Che ne dite?

3) affitto materiale audio: non possedendo tutto il materiale tecnico necessario alla realizzazione della messa in scena , dovremo affrontare spese quali il noleggio di impianto audio, luci, ecc.

4) riprese video: le riprese video oggi giorno sono il biglietto da visita migliore. Poter avere una troupe che filma tutto il musical e ne fa un montaggio completo e dinamico è un ottimo aiuto al nostro progetto.

PREMI

Non ti lasciamo a mani vuote! Qui di seguito qualche esempio dei premi a disposizione:

1) LOCANDINA: locandina stampata in formato A3 in Alta Qualità

2) DVD: tutto lo spettacolo comodamente sul divano in alta definizione

3) FAI PARTE DEL MUSICAL ANCHE TU: scegli che personaggio vuoi essere e salirai sul palco con noi

4) PRODUTTORE ASSOCIATO: diventa produttore associato del musical

Date un’occhiata….vi farà innamorare

https://www.produzionidalbasso.com/project/il-sogno-di-walt/

Chiara De Carlo

 

 

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

La storia della Falchera in un libro di Federica Calosso

Con “Falchera, Pietra Alta, Villaretto. Borghi fuori porta”, scritto da Federica Calosso con la collaborazione di Sergio Demarchi, la collana “Borghi di Torino” delle edizioni Graphot si arricchisce di un nuovo volume. Falchera è un quartiere all’estrema periferia nord del capoluogo piemontese che merita di essere scoperto anche dai torinesi “con le scarpe sulle sue strade bucate, con l’olfatto tra i suoi alberi e i suoi giardini, con gli occhi sulle sue architetture e i suoi laghetti, con le orecchie tra i tanti dialetti dei suoi abitanti”. Il borgo è nato negli anni ’50 grazie al lavoro di un gruppo di giovani architetti, guidati da Giovanni Astengo, che si sono ispirati ai quartieri operai del nord Europa. Il libro di Federica Calosso esplora un’area poco conosciuta della città: parte dal nucleo storico di Falchera e arriva alla zona nuova, attraversa il piccolo borgo semi agricolo del Villaretto nato nel ‘400 grazie ai mulini, raggiunge il Villaggio Snia voluto da Riccardo Gualino negli anni ’20 e, infine, approda a Pietra Alta, dove oggi il cinema indipendente ha trovato casa. Sono pagine che raccontano una storia intensa quelle scritte dalla giornalista che aveva già firmato, con Luisella Ordazzo, il volume dedicato allo storico quartiere operaio di Borgo San Paolo. Una lunga e minuziosa ricerca ha consentito all’autrice di proporre un percorso che si snoda attraverso i racconti delle persone che ogni giorno scelgono di vivere attivamente questa periferia, nonostante le sue numerose contraddizioni.

M.Tr.