CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 639

Addio ad Andrea Bistolfi, nipote del grande scultore

Se n’è andato in punta di piedi, a 91 anni, Andrea Bistolfi, nipote del grande scultore Leonardo Bistolfi che con il francese Auguste Rodin fu il maggiore interprete della scultura liberty tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento

Nato a Casale Monferrato Leonardo Bistolfi morì a La Loggia (Torino) nel 1933, Ed il nipote Andrea ha vissuto tutta la vita a Torino ma ha mantenuto un legame con la città monferrina nei decenni. E Casale al maestro ha dedicato una gipsoteca, annessa al Museo Civico inaugurato negli anni Novanta, alla presenza di Umberto Eco e dello stesso Andrea Bistolfi che ha donato diverse opere dell’avo a Casale. E il giovane sindaco di Casale, Federico Riboldi, appreso della scomparsa di Andrea Bistolfi ha così dichiarato: “La città di Casale Monferrato gli deve molto, ha tessuto rapporti proficui con il Museo e la Gipsoteca, donando e concedendo in prestito decine di opere che ne arricchiscono l’impareggiabile collezione”. Anche Giuliana Romano Bussola, assessore casalese alla cultura dal 2009 al 2014 lo ricorda: “Con lui avevo intessuto un buon rapporto, ci siamo visti sia a Casale, sia a Torino, l’ho anche coinvolto nella ristampa del catalogo delle opere bistolfiane che risaliva al 1984. E’ una persona di cui Casale sentirà la mancanza”.

Massimo Iaretti

 

“Benemale” al tempo della Controriforma

Di Concetto Fusillo

Museo Civico di Moncalvo – via Caccia n.5

dal 6 luglio al 29 settembre

sabato e domenica dalle 10,00 alle 19,00

in settimana su appuntamento

 

Concetto Fusillo nasce a Lentini (SR) l’8-12-1945. Conseguito il diploma di Maestro d’Arte all’Istituto Statale d’Arte di Catania, si dedica all’insegnamento ma, dopo una breve esperienza, nel 1970 si trasferisce in Lombardia, a Lecco, dove si dedica all’attività artistica, particolarmente in pittura, scultura, incisione; oggi vive e opera a Mombaldone.

 

La produzione artistica, di Concetto Fusillo costituisce un vero archivio pittura, come egli stesso ama dire, poiché scaturisce da una laboriosa e fruttuosa ricerca in archivi pubblici e privati divenuti intimo rifugio di uno studioso nutrito di cultura umanistica.

Spinto da viscerale desiderio mai esausto di conoscenza e assumendosi il compito di togliere dall’oblio fatti dimenticati, se ne appropria trasformandoli in occasione d’arte e concretizzandoli in pittura.

Le opere, nate dalla curiosità di portare alla luce vari comportamenti tra il Bene e il Male durante il XVI e XVII secolo nel territorio acquese, hanno come protagonisti i preti e sono il risultato di una appassionata ricerca negli archivi della diocesi di Acqui, affrontando la dialettica esistenziale da sempre trattata da teologi, filosofi e letterati senza mai arrivare ad una regola definitiva universale.

La mostra curata da Giuliana Romano Bussola, allestita da Giancarlo Boglietti, promossa dall’Associazione A.L.E.R.A.MO. Onlus nella persona del Presidente Maria Rita Mottola in collaborazione con il Comune di Moncalvo.

 

I libri più letti e commentati a Giugno

L’estate è arrivata e con lei la nostra consueta rassegne di letture scelte e commentate nel gruppo FB Un Libro tira l’altro ovvero il Passaparola dei libri

Tra i titoli più discussi nel gruppo, quello che ha suscitato più interesse è senza dubbio La paziente silenziosa, thriller di Alex Michaelides, seguito da Lacrime di sale, di Piero Bartolo e Lidia Tilotta; infine, la scomparsa di Vittorio Zucconi ha riacceso l’interesse per il suo saggio su Cavallo Pazzo Gli spiriti non dimenticano.

Estate, tempo di viaggi e non può mancare una piccola scelta di libri di viaggio, selezionati dai suggerimenti dei nostri lettori: a chi ama il fascino dell’ on the roadconsigliamo il classico Strade Blu, di William Least Heat -Moon, per ritrovare un’America che forse non c’è più ma che sopravvive nella letteratura; a chi cerca oltre allo svago, l’impegno, è consigliato Kobane Calling, graphic Novel di Zerocalcare, racconto del viaggio dell’autore a seguito di una missione umanitaria nella Siria devastata dalla guerra; se siete appassionati di mappe e per voi un viaggio può iniziare semplicemente facendo scorrere gli occhi su una carta, allora non perdetevi l’interessante saggio di Toby Lester, La mappa perduta che ricostruisce l’idea che l’uomo si è fatto del viaggio attraverso i secoli.

Secondo appuntamento con le pillole della Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times: oggi portiamo la vostra attenzione sul complesso Ragtime, di E.L. Doctorow, che racconta l’evoluzione dell’America nei roimi anni del secolo passato attraverso l’intreccio di storie diverse,  sul difficile ma affascinante Una tragedia americana di Theodor Dresier, drammatico racconto di umana miseria e sul capolavoro di Philip Roth, Pastorale americana. Tutti e tre questi titoli hanno avuto interessanti riduzioni cinematografiche, da riscoprire insieme alle letture.

Dedichiamo l’ultima parte della nostra rassegna un breve resoconto del nostro raduno ufficiale che si è tenuto in 13 giugno a Firenze, presso il Caffè letterario Le Murate: all’incontro, moderato dai fondatori e amministratori del gruppo, hanno partecipato i membri della community, in una serata divertente di chiacchiere e ricordi, terminata con un incredibile scambio di libri e segnalibri. Troverete sul gruppo i video e i commenti all’evento.

 Podio del mese

La paziente silenziosa, di A. Michaelides (Einaudi) – Lacrime di sale, di P. Bartolo e L. Tilotta (Einaudi) – Gli spiriti non dimenticano, di V. Zucconi (Mondadori)

 In viaggio con i libri

Strade Blu, di W.Least (Einaudi) – Kobane Calling, di Zerocalcare (Bao) – La mappa perduta, di T. Lester (Rizzoli)

 Time’s List of the 100 Best Novels

Ragtime, di E.L. Doctorow (Mondadori) – Una tragedia americana di T. Dreiser (Frassinelli) – Pastorale Americana di P. Roth (Einaudi)

 

Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it 

Maioliche a Palazzo Madama

“Maioliche a Varallo: la collezione Franchi dialoga con altri musei”. Un  incontro-conferenza con Giulia Anversa. Giovedì 27 giugno, ore 17,30

In occasione della mostra “L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica” (in corso fino al prossimo 14 ottobre), il “Gran Salone dei Ricevimenti” di Palazzo Madama, in piazza Castello a Torino, ospita, giovedì 27 giugno alle ore 17,30, l’incontro con Giulia Anversa – curatrice della Collezione Franchi presso la Pinacoteca di Varallo – che presenterà al pubblico torinese la preziosa raccolta di maioliche donata al museo valsesiano dall’imprenditore Luciano Franchi ed esposta, fino al prossimo 22 settembre, nella stessa Pinacoteca al Palazzo dei Musei di Varallo (Vercelli). In tutto, 194 opere che consentono di ammirare l’evolversi dell’arte ceramica in Italia dal XIV al XVIII secolo, percorrendo idealmente un itinerario che tocca le principali manifatture italiane. In mostra a Varallo troviamo anche venti opere che la famiglia Franchi conserva ancora nella propria collezione privata, accanto a prestiti significativi dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dalle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, dal MIC – Museo Internazionale della Maiolica di Faenza e da Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino. Il Rinascimento e la sua cultura emergono in particolare dal confronto fra tre opere di grande importanza, fra le quali un “Tondino” faentino di Baldassarre Manara firmato e datato 1534, dalla collezione privata di Borgosesia, uno splendido e noto esempio di Francesco Xanto Avelli, proveniente dal Museo del Castello Sforzesco di Milano e un piatto di Francesco Durantino, datato 1542, del Museo di Varallo.

Ingresso fino ad esaurimento posti con prenotazione obbligatoria: tel. 011/4429629 o madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

g. m. 

 

“Dreams & Hopes” ad Azeglio con le Musiche da ripostiglio

Terzo appuntamento ad Azeglio con la rassegna “Musiche da ripostiglio e altro”. La residenza di campagna “Fuori Porta d’Azeglio”, nel centro storico del comune canavesano, ospiterà alle 21 di sabato 29 giugno la serata musicale “Live concert Dreams & Hopes”. Ospiti di Giuseppe Lo Faro e David K Tickle ci saranno Anna Sfregola ( in arte Anna Dari), pianista, compositrice e poetessa nata ad Ascoli Piceno e piemontese d’adozione, che presenterà i brani del suo primo album digitale intitolato “Dreaming with Annie” e il musicista Alessandro Fantino. Il cantautore astigiano ha avviato con la collega un progetto musicale che li vede entrambi coinvolti nella versione live acustica di“Tree of Hopes” , il primo EP di Fantino composto da cinque brani che passano dal pop vero e proprio a sfumature blues, jazz, rock e gospel. Per la serata azegliese il duo sarà affiancato dalla vocalist Lucia Falanga.

M.Tr.

I “Virtuosi dell Accademia di San Giovanni” in concerto

 Grande partecipazione di pubblico in Duomo il 21 giugno scorso

La tempesta di grandine e pioggia che si è abbattuta su Torino e dintorni non ha impedito, venerdì 21 giugno scorso, ad un folto pubblico di appassionati di sfidare le intemperie per recarsi in Duomo, fulcro della religiosità torinese, per assistere al tradizionale appuntamento concertistico eseguito dai “Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni”, in occasione della 37esima Festa Europea della Musica.

Condotti con mano sicura dal loro direttore ospite, il maestro Antonmario Semolini, i “Virtuosi” hanno regalato al pubblico due brani di assoluta bellezza ed immediata comunicazione, la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, D 485 di Franz Schubert. Non stupisce l’accostamento di questi due brani musicali. Nella Quinta Sinfonia, infatti, Schubert si distacca dai modi e dalle forme beethoveniane, riavvicinandosi proprio allo stile mozartiano, evidente nella scrittura per piccola orchestra senza tromba né tamburi militari, che è la stessa combinazione orchestrale cui era destinata la Sinfonia in sol minore di Mozart, nella sua versione originale.

L’esecuzione ha avuto punte di pura poesia attraverso i dialoghi raffinati, indotti con precisione dal maestro Semolini, tra archi e fiati, ed in particolare, per questi ultimi, si sono distinte le preziosità sonore del flauto di Davide Chiesa, dell’oboista Pasqualino Rizzo, del fagotto di Paola Sales e la straordinaria morbidezza ed intonazione dei corni condotti da Ugo Favaro. L’interpretazione accurata e senza cedimenti da parte del maestro Semolini e dell’Orchestra ha ottenuto un meritatissimo successo tributato dagli applausi di un pubblico attento, all’interno del quale figuravano anche personalità del mondo dell’arte e della cultura, capaci, con la loro fama, di travalicare i nostri confini; tra esse il musicologo Enzo Restagno e lo scienziato Pierluigi Baima Bollone.

La serata è stata possibile grazie a don Carlo Franco, parroco del Duomo e presidente dell’Accademia che egli stesso ha creato per dare alla Cattedrale rinascimentale un ruolo di centro di irradiazione della cultura, nelle sue diverse espressioni, anche musicale, a vantaggio di tutta la popolazione, coinvolgendola in una partecipazione attiva. I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni rappresentano, sicuramente, una realtà culturale preziosa per Torino, capace di fondere l’espressione musicale a quella della spiritualità del Duomo, in cui l’Accademia ha sede e degna di un’attenzione particolare da parte delle istituzioni.

 

Mara Martellotta

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Gary Shteyngart “Destinazione America” – Guanda –   euro 20.00

 

Per gustare a fondo questo libro va considerata la biografia dell’autore. Gary Shteyngart è nato in una famiglia ebrea nel 1972 a San Pietroburgo (quando ancora era chiamata Leningrado) ed ha mosso i primi passi in una piazza in cui svettava un’imponente statua di Lenin alta 7 metri. Anche se dall’età di 7 anni si è trasferito negli Stati Uniti, la sua vena artistica risente a tratti del peso dell’oppressione del regime comunista e lui guarda all’America come approdo. Grande paese in cui regna la libertà, anche se ai suoi occhi attenti non sfuggono le derive del sogno americano, le sacche di ingiustizia, violenze ed esagerazioni. Shteyngart ha esordito nel 2002 con il romanzo “Il manuale del debuttante russo”; oggi vive a New York, nel Queens, e nel 2010 il “New Yorker” l’ha definito uno dei migliori scrittori americani under 40. In “Destinazione America” narra l’emblematica storia di Barry Cohen, principe newyorchese della finanza baciato dal successo, dai miliardi, e proprietario di un appartamento da sogno nel cuore di Manhattan. Ha una bella moglie, Seema, e un figlio, il piccolo Shiva, affetto da una grave forma di autismo. Un bambino che in 2 anni di vita non li ha mai guardati negli occhi e con il quale è impossibile comunicare, nonostante gli sforzi di medici e logopedisti. Barry finisce per soccombere alla pressione che schiaccia la sua vita: gli impegni e i rischi del lavoro, il nido familiare che assomiglia a un inferno mascherato dagli agi e dal lusso. Una terribile cena con conoscenti fa deflagrare la bomba. Barry abbandona tutto e tutti, sale su un pullman Greyhound, senza carte di credito, né cellulare; si porta dietro solo una valigetta con la sua preziosissima collezione di orologi. Attraversa gli Stati e va alla ricerca della sua ex fidanzatina. Ma il viaggio più vero è quello dentro se stesso, alle prese con le sue insicurezze, i falsi successi, un’immaturità latente. Intanto la moglie Seema, figlia di immigrati indiani, imbastisce una tresca amorosa con un inquilino del suo palazzo. E’ uno scrittore Guatemalteco di belle speranze, dotato di moglie (amica di Seema) e figlio…sanissimo (con cui Shiva riesce a intrattenersi). Siamo nell’America che sta per eleggere Donald Trump alla Casa Bianca e il quadro che emerge dalle pagine fissa alcuni punti fermi. E’ un paese decadente, ma pur sempre dalle infinite possibilità; e viene messo a nudo lo stereotipo del ricco infelice. In un’intervista Shteyngart ha dichiarato che il capitalismo buono esiste, anche se non l’abbiamo ancora trovato; comunque secondo lui gli altri sistemi sono peggio. Per scrivere questo romanzo ha frequentato il mondo di Barry e scoperto che grandi ricchezze, soprattutto se accumulate in modo veloce e dubbio, possono virare in maledizione, superficialità, solitudine e fallimentare ricerca di qualcosa che dia un senso alla vita.

 

 

 

Graziella Naurath “Torino fermo immagine” – Atene del Canavese – euro 15.00

 

Lei è una scrittrice torinese, delicatissima e con una memoria storica notevole. In questo libro ci regala tanti scorci di un mondo che ormai non c’è quasi più, e lo fa con tocco sapiente e lieve. Nelle sue pagine ritrovate una Torino d’antan, e potete fare un tuffo in quello che l’autrice definisce “giardino zoologico di un tempo”. Quando esistevano mestieri come la rimagliatrice di calze, la modista di cappelli o c’erano artigiani abilissimi in lavori minuti all’interno di botteghe polverose e grondanti fascino. Per ogni mese dell’anno dapprima c’è un racconto e poi pagine di vita ormai scomparse, memorie di mestieri, ricette, proverbi, luoghi di Torino di cui si sono perse le tracce. Che siate lettori giovanissimi, millenials o più maturi …questo libro tornerà utile a tutti perché racconta pagine di storia non solo cittadina, ma anche di un’Italia dai tratti che suscitano nostalgia. Si parte da gennaio con il primo racconto “Un amore di-vino” ambientato nella beauty farm di un hotel a 5 stelle dove l’erede di una colossale fortuna, Vera Disgrazia, alquanto bruttina e dal cognome sfortunato, conosce un giovane aitante. Lui sa di che ricchezze dispone lei ed è questo che lo attrae. Fissano un appuntamento al quale Vera si prepara prenotando tutto il pacchetto dei trattamenti di bellezza possibili. Ma galeotto sarà Bacco, perché per la vino terapia sceglie un brut pregiatissimo e dal costo stellare…..di più non vi dico, sarà una sorpresa, raccontata con ironia.

Nelle pagine seguenti ricompaiono poi guardarobiere in famiglie altolocate, bambini che una volta sapevano giocare di fantasia e con niente, ricette che della semplicità facevano virtù e sarebbero da recuperare, proverbi antichi di grande saggezza. E via di questo passo… mese per mese. Qualche anticipazione? Tra i rimedi di bellezza, quelli per i capelli che si domavano a colpi di spazzole calde, si nutrivano con olio d’oliva, mentre il bicarbonato di sodio ringiovaniva chiome bianche viranti al giallognolo. Oppure soluzioni casalinghe per rassodare il viso o preparare maschere di bellezza “fai da te”. Per chi è attento alla dieta ecco l’antico proverbio “fare colazione come un principe, pranzare come un borghese e cenare come un mendicante” e per i chili di troppo, tutte le sere, per un mese, un infuso di rosmarino e salvia. Tra i mestieri una volta in voga, quello della bustaia, professionale come un dottore, alla quale le clienti svelavano difetti segreti perché lei rimediasse stringendo o steccando. Poi tante ricette all’insegna del “non si butta via niente”. E ancora memoria di luoghi topici Torinesi, dalle piazze alle vie più famose, per arrivare alle rive del Po, che negli anni si sono trasformate. Insomma un piacevolissimo viaggio retrò….

 

 

Stuart Turton “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”   -Neri Pozza- euro 18,00

 

Turton è uno scrittore e giornalista inglese, laureato in filosofia e, tra le varie esperienze, annovera anche un periodo come insegnante d’inglese a Shanghai. Con questo libro –dalla trama sorprendente- si è aggiudicato il Costa First Novel Award. E’ambientato nella meravigliosa residenza di campagna Blackeath House dove Lady Elena e Lord Peter Hardcastle sono pronti a ricevere gli invitati ad un sontuoso ballo in maschera. Sono tutti personaggi di spicco: nobili, ufficiali, banchieri, medici ed altri membri dell’high society. Sono gli stessi che 19 anni prima avevano partecipato ad un ricevimento nel corso del quale il figlio minore degli Hardcastle, Thomas, era stato ucciso. Tra gli ospiti questa volta c’è anche il protagonista del romanzo, Aiden Bishop, per il quale la festa, più che occasione di divertimento, finirà per rivelarsi una trappola. Alle 23 di sera la morte torna a colpire: questa volta tocca ad Evelyn Hardcastle, rampolla della famiglia, che scivola nel lago della tenuta, mortalmente ferita da un colpo d’arma al ventre. E fin qui niente di diverso dai classici gialli…Ma c’è ben di più nelle pagine del geniale autore. La sua trovata è vincente perché sguinzaglia il lettore in un mistero da capogiro, assolutamente originale. Evelyn non morirà una volta sola, la cosa si ripeterà ogni sera, allo scoccare della stessa ora…finché non verrà smascherato il colpevole. Però c’è ancora di più, e il mistero oscilla tra l’inquietante e l’alta tensione. Aiden deve risolvere l’intricato e inusuale caso…solo che le cose non saranno tanto semplici, dal momento che si trova a rivivere lo stesso giorno, ma in 8 corpi diversi (per un giorno è il dottor Sebastian Bell, poi si sveglia nei panni del maggiordomo, e via così). Davvero un bel rompicapo perché a sua disposizione ha solo quelle 8 “incarnazioni” per capire chi uccide-ucciderà (i tempi si mischiano) la giovane donna. L’unico modo per interrompere questo meccanismo di morte, ripetuto e perverso, è scoprire il colpevole, solo così Aiden potrà finalmente lasciare il castello. Peccato che qualcuno cerchi di ostacolarlo in tutti i modi.

“Un Fiore dalla Polvere” al Lux

Dopo il Sold-Out della scorsa settimana all’anteprima di “Un Fiore dalla Polvere” si è deciso di replicare la proiezione. L’evento si terrà martedì 25 Giugno, sempre al Cinema Lux di Torino, sempre alle 20:30. Stavolta,  prima di esso con lo stesso biglietto si potrà assistere al precedente lavoro del regista Antonio D’Aquila: “Le Porte”. Tale cortometraggio sta terminando il suo percorso festivaliero dopo aver riscosso un buon successo: ha girato molte città nazionali e internazionali (da Torino alla Sicilia, passando per Roma, fino a Los Angeles). Un Fiore dalla Polvere invece dopo quest’ultima proiezione a Torino, inizierà anch’esso il suo percorso nei vari festival mondiali. Sarà un’occasione per vedere questi ultimi due lavori del regista di origine molisana. Sarà un’occasione per conoscere troupe e attori di questi progetti, e  per sostenere il cinema indipendente. Sarà un’occasione per passare una serata all’insegna dell’arte e delle passioni che possono accomunare molte persone.
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Un Fiore dalla Polvere – Trama 

“Un Fiore dalla Polvere è un intreccio di storie di vite popolari. Arturo è un edicolante che vive un matrimonio infelice da cui cerca la fuga. Grazie a Rita, una giovane ragazza conosciuta da poco, cercherà di inseguire il suo sogno più grande: diventare uno scrittore.”
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Le Porte – Trama 

“Le Porte è un road movie che racconta il percorso interiore di ricerca di equilibrio da parte di un ragazzo: Lorenzo. Siamo di notte, a Torino: l’unico obiettivo dei tre amici protagonisti è tornare sani e salvi a casa.”
Prevendite disponibili su Webtic.it

Giugno, i caravaggisti e una statua

Giugno è mese di vacanze, i ragazzi finiscono la scuola, i bambini lasciano l’asilo, la classe lavoratrice chiede ferie al datore di lavoro, oppure è cacciata in ferie per obbligo di legge, alcuni prenotano per una vacanza, altri hanno la villeggiatura assicurata -seppur accontentandosi di andare a casa di amici o adattandosi a casa dei parenti– a qualcuno delle vacanze non importa un fico, infatti ha intenzione di risparmiare per comprarsi un nuovo mega televisore galattico, dopo aver pagato le bollette e tutto il resto, per trovare il coraggio prossimamente di invitare la vicina di casa che è supercarina. A giugno qualcuno altro d’altra parte ha da poco iniziato la stagione lavorativa e naturalmente spera di avere tanto da fare per guadagnare abbastanza nel mentre, per così dire, bada alle ferie degli altri. Per quanto riguarda l’estate quell’uno si concede, nel mentre ramazza delle cicche per terra o asciuga l’alone di un bicchiere, si concede dicevamo di cogliere la spensieratezza di una coppia che si attarda ad un tavolino; alle vacanze lui ci penserà in inverno. Sia che siate tra quelli che sono andati in vacanza e dunque sono lontani dalla bella Torino, sia che siate in procinto di progettare un’uscita lontano dalla vostra città e siate sull’idea di mettere la petite Paris tra le vostre mete, sia che abbiate intenzione di tornare immediatamente a Torino perché “Torino è Torino e nessun altrove”, sia che ora siate fuori e non volete tornare mai più perché avete beccato un posto di mare con l’acqua cristallina, in ogni caso fate un salto con la mente o di persona alla Fontana dei Dodici Mesi inaugurata nel lontano 1898, presso l’incantevole parco del Valentino. Nella rubrica mensile che oggi vi presento, vedremo le dodici statue che compongono la Fontana in concomitanza con almeno una decina di correnti artistiche. Iniziamo da giugno e parliamo dei Caravaggisti, dando così il benvenuto alla stagione estiva che come di solito nell’emisfero boreale sarà caldissima, torrida stando alla tendenza degli ultimi anni. Durante la prossima estate la Terra si troverà, come di solito da che esiste, nel perielio più lontano dall’astro che ci dà la vita, il Sole. Il nostro pianeta sarà più lontano dal Sole, ma l’inclinazione dell’asse di rivoluzione è tale da fare in modo che l’emisfero nord riceva i raggi solari con un certo angolo acuto, un angolo da cui desumiamo che i raggi penetrano quasi perpendicolarmente e perciò sono più diretti e quindi più forti, un po’ come quando alla scrivania, stendendo un foglio sotto la luce della lampada, vediamo più chiaramente e più distintamente che non tenendolo a fianco della luce. Questo esempio del foglio e della scrivania non è dei più calzanti, pensiamo piuttosto alla fontana del Valentino. Tutti sono invitati ad andare a vedere di persona: la statua del mese di giugno è come per le altre allegorie dei dodici mesi, una statua femminile. Giugno tiene alla sua destra una copiosa balza di stoffa che sta rigida dal grembo alla spalla e che sembrerebbe essere della stessa stoffa della lunga gonna, quasi tenesse riposto a mo’ di involto qualcosa, forse un attrezzo per lavorare nei campi. La statua femminile ha tra le mani spighe di grano, porta capelli corti a differenza della maggior parte delle altre statue e infine incede con la gamba destra, calzata di un sandalo che ricorda i coturni mentre la gamba sinistra non si vede del tutto, probabilmente avvolta tra le pieghe della veste. La donna della statua tiene lo sguardo a terra, a segno, come chi ha molta strada da fare. La statua rappresenta un momento di torsione e di accoglienza. Per nessun vero buon motivo pensiamo dunque ai Caravaggisti, la corrente artistica che segue dai chiaroscuri di Michelangelo Merisi noto con il nome di Caravaggio per la sua città natale. Artista che davvero rivoluzionò la pittura e che segna un limite, una svolta, per il quale si può parlare di un vero e proprio cambio di rotta. Geniale, tribolatissimo, inquieto eppur così reale da fermare lo scorrere del tempo nelle sue tele. Ricordiamo tra i Caravaggisti italiani la pittrice nata l’8 luglio 1593 e morta il 31 gennaio 1654 Artemisia Lomi Gentileschi, oltre a Orazio suo padre e a Giulio Gentileschi (fratello). L’uso del chiaroscuro è tipico dei Caravaggisti, è possibile riconoscerli perché nell’immagine rappresentata in un qualsiasi quadro realizzato da questi pittori, la luce è ragionata, ovvero vi è un punto da cui la luce proviene e dunque le figure sono chiaroscurate tenendo in considerazione quali sono le parti su cui la luce si appoggia. L’angolo di inclinazione della luce è altrettanto importante; inoltre le parti che restano a buio oppure sono coperte dall’ombra che, per esempio, un corpo getta su di un altro, sono raffigurate fedelmente secondo il modo in cui le vedremmo in realtà. Se vi piace questa rubrica in dieci uscite, restate con iltorinese.it e andate a visitare la spendida fontana al parco del Valentino, a luglio si parlerà ancora della Fontana dei Dodici Mesi e possibilmente dello stile Liberty!

 

Elettra -ellie- Nicodemi

 

      

I concerti di Flowers Festival

Anche quest’anno Flowers Festival – da giovedì 27 giugno a sabato 20 luglio, nel Cortile della Lavanderia a Vapore nel Parco della Certosa di Collegno (To) – offre una serie di eventi unici con i migliori artisti della scena italiana e internazionale

 Cinque concerti che a cui sarà possibile assistere solo al festival di Collegno (To): Olafur Arnalds (28 Giugno), Jack Savoretti (5 Luglio), Ezio Bosso & Europe Philharmonic Orchestra (11 Luglio), Giuseppe Cederna + Willy Mertz + Clg Ensemble (14 Luglio), Joan Baez (19 Luglio).

 

Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Building a new society”, è stato suggerito dal luogo in cui si svolge il Festival ovvero il Cortile della Lavanderia del più grande e celebre manicomio italiano, quello di CollegnoFranco Basaglia, chiudendolo insieme alle altre strutture manicomiali italiane, distrusse nei fatti quei luoghi creati dalla nuova società ottocentesca per la segregazione di soggetti non utili alla sua costruzione nei canoni etico/economici, quali folli, derelitti e soggetti marginali.

Il Festival intende quindi superare la sua dimensione di spettacolo e intrattenimento e, nei suoi limiti, vuole contribuire al dibattito sulle trasformazioni sociali che sta attraversando tutti i settori del nostro vivere quotidiano proponendo artisti che si stanno interrogando nella propria opera su come costruire una nuova società, su quali valori farlo, percorrendo quali strade in futuro e quali sono state percorse in passato.

Ecco quindi che sul palco del Cortile della Lavanderia a Vapore del Parco della Certosa di Collegno (To) si potrà assistere all’odierna scena musicale e alle sue risposte relative alla necessità di avviare la costruzione di una nuova società.