CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 634

XIII Premio Nazionale delle Arti agli allievi del Conservatorio

Pietro Caramelli, Francesco Cesario, Stefano Cicerone, Andrea Marazzi, Matteo Martino, Luca Morino e Federico Primavera – della scuola di musica elettronica guidata da Stefano Bassanese del Conservatorio statale di musica “G. Verdi” di Torino – hanno vinto il XIII Premio Nazionale delle Arti, sezione Musica elettronica, nella categoria D “Realizzazioni e interpretazioni di opere del repertorio storico elettroacustico” con l’interpretazione di Acustica di Maurizio Kagel (1968-70). La qualificatissima giuria era formata da: Barry Truax, David Pirrò e Alvise Vidolin. Nell’ambito della medesima iniziativa si segnala anche l’accesso alla finale, nella categoria C – Opere originali audio-video, di Matteo Marson con Chora.

La tragedia antica getta un ponte con il presente

Si riscopre a tutto campo il mondo classico, la cultura greca come quella latina, giornate di studio, conferenze e spettacoli, la consapevolezza di poter attingere ancora oggi da titoli che per secoli hanno divertito e insieme ci hanno fatto fare i conti con noi stessi. Radici insuperabili, esempi attuali – anche – di riscritture e rivisitazioni capaci nella loro attualizzazione di offrire, complice la Storia più recente, nuove letture che ancor maggiormente illuminano il Mito antico. Un cammino che certo non prende corpo oggi, ma che per molti versi ha potuto contare sul suggestivo progetto culturale voluto da Torino Spettacoli e dalla passione di Germana Erba e Pierpaolo Fornaro, come dall’impegno di due attori come Adriana Innocenti e Piero Nuti.

Sul palcoscenico dell’Erba, siamo giunti al ventesimo appuntamento con la cultura classica. Un Festival (le rappresentazioni dei vari titoli in programma termineranno il 31 ottobre) che ha avuto la propria inaugurazione con il ritorno dello spettacolo-conferenza “Ciò che uno ama”, un interessante percorso attraverso i poeti lirici dell’antica Grecia. Sono seguiti, tra gli altri, la plautina “Commedia delle tre dracme”, il doppio confronto con la figura di Antigone attraverso Alfieri e Brecht, l’arte oratoria di Cicerone riversata nel “Pro Caelio” dovuto alla scrittura di Nuti, il peregrinare di Ulisse attraverso le parole di Andrea Camilleri con il racconto “Maruzza Musumeci”. Ancora Cicerone questa sera con il “De Senectute” (ancora la scrittura di Nuti a proporre oggi “L’arte di saper invecchiare”, mentre giovedì 18 e venerdì 19 sarà la volta di “Pro Milone” (“Il coraggio fa 90”) con Girolamo Angione, Luciano Caratto, Elia Tedesco, Giovanni Gibbin e Michele Fazzari. Ad Anfitrione rivisto nel 1668 da Molière (un lungo percorso dalla commedia di Plauto, che passa ancora dal primo Ottocento del tedesco von Kleist al novecentesco Jean Giraudoux, pronto Thomas Mann a definire la commedia come “la più bella del mondo”) sono dedicate le serate di sabato 20 e domenica 21 prossimi, un divertimento assicurato nel rivedere le vicende della beffa ordita dagli dei ai danni dei mortali e l’esilarante gioco degli scambi di identità che questa volta riescono a coinvolgere la reggia di Francia e gli amori alla corte di Luigi XIV.

Ancora “Rudens/Ridens… tutto in una tempesta” (24 e 25 ottobre) e “Il soldato fanfarone” (26 – 28 ottobre), entrambi i titoli diretti da Girolamo Angione. Ultimo appuntamento (30 e 31 ottobre) “Non una di meno” che Manlio Marinelli ha tratto dalle “Troiane” di Euripide, con la regia di Lia Chiappara e la produzione del Teatro Libero Palermo, ancora donne che attraversano il mare, perseguitate e schiave, un dolore e un’umanità in balìa degli eventi, Ecuba Andromaca e Cassandra che gettano un ponte con il nostro tempo.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini Elia Tedesco in una scena di “Rudens/Ridens… tutto in una tempesta “ e un momento di “Non una di meno”

 

Quando la Repubblica di Genova morì a Mombello

Mombello Monferrato, comune della Valcerrina, è stata testimone indiretta di un passaggio importante per la storia della Repubblica di Genova perché proprio qui tra i colli del Monferrato venne siglato l’atto di decesso della Superba come repubblica marinara ad opera di Napoleone Bonaparte. La vicenda ha origini lontane che non trovano in loco molte fonti di conoscenza, ad eccezione di un richiamo, sul sito del Comune di Mombello Monferrato per cui ‘in seguito alla stipula del trattato di Utrecht, il dominio dei luoghi passò alla dinastia dei Savoia, fino alla discesa in Italia di Napoleone, he proprio nel palazzo oggi denominato Palazzo Tornielli, firmò la pace con Genova nel 1797’. Effettivamente il 1797 è l’anno nel quale si concluse la Campagna d’Italia che siglò con il Campoformido la fine della gloriosa Repubblica di Venezia, ma gli eventi che portarono la sua antica rivale al capolinea sono meno conosciuti. Ecco, dunque, che accadde: il 21 maggio 1797, ancora presente con la sua Armata d’Italia il Bonaparte, giacobini genovesi iniziarono una rivolta. I rivoluzionari, però, vennero fermati da una controrivoluzione popolare alla quale partecipavano portuali e carbonari che scendevano nelle vie della città al grido di ‘Viva Maria, morte ai Giacobini’, memori di quelle rivolta nei confronti degli austriaci iniziata da Balilla qualche decennio prima. Le due fazioni vennero, pertanto, alle mani dando vita ad una lotta fraterna che insanguinò Genova finita con molti arresti. La vicinanza di Napoleone diede un impulso ai moti e pochi giorni dopo, il 5 giugno 1797 a Mombello Monferrato, venne stipulata la convenzione tra il nuovo ordinamento della Repubblica di Genova tra il generale corso e la deputazione genovese composta da Luigi Carbonara, Michelangelo Cambiaso e Girolamo Serra. A questo punto, Mombello Monferrato che fu comunque teatro di un passaggio importante, uscì di scena ed il 14 giugno 1797, a Genova ebbe luogo la prima seduta del Governi Provvisorio e, quindi, per influsso della Rivoluzione Francese, il governo della Repubblica di Genova, nell’ordinamento del 17 marzo 1576, venne sostituito dal governo democratico. Gran parte di questa narrazione è contenuta in un documento politico, ovvero una mozione elaborata dall’allora consigliere comunale Franco Bampi, del 5 maggio 1997 ed intitolata proprio ‘Sui fatti che accaddero a Genova nel 1797’, nella quale l’autore, storico e profondo conoscitore della lingua e dell’identità ligure, ripercorre con dovizia di particolari gli eventi che portarono all’aspro conflitto nelle strade della Superba tra i giacobini francesi ed i cittadini francesi da un lato e dai sostenitori del doge Giacomo Maria Brignole che, complice il sostegno di Napoleone, portarono alla nascita della Repubblica Ligure che dal giugno del 1805 entrò a fare parte dell’Impero Francese. Per quanto riguarda invece Palazzo Tornielli di Mombello Monferrato che su testimone di questo passaggio cruciale della storia genovese le sue

origini risalgono al XV-XVI secolo. Nel 1711 era la dimora del castellano Giovanni Giacomo Paltro. Alla fine del XIX secolo sull’arco del portico sotto il palazzo vi era la data del 1462, che si riferisce, con ogni probabilità, a lavori di ripristino ed ampliamento. Fu fra la fine dell’800 e i primi del ‘900 che l’ingegner Vittorio Tornielli (progettista del castello di Cereseto, dietro incarico di Riccardo Gualino, socio nei primi anni della Fiat di Agnelli e mecenate torinese), che lo ristrutturò nel 1910 e lo arredò con mobili d’epoca. Abbandonato nel 1960 è stato restaurato negli anni ’90 dall’attuale proprietario con risultati eccellenti. Architettonicamente è molto bella la parte loggiata che conferisce leggerezza all’edificio, aprendolo verso il bellissimo panorama antistante, sulle colline del Monferrato. Si ringrazia il vice sindaco di Mombello Monferrato Augusto Cavallo per la collaborazione e le fotografie, importanti per la riuscita di questa tappa alla riscoperta della Valcerrina

Massimo Iaretti

Il nuovo spazio per il jazz a Torino

In un contesto urbano pieno di rimandi industriali, all’interno di un edificio storico nel cuore di Torino, che una ristrutturazione radicale ha riportato all’essenza, si trova MILK, il nuovo spazio creativo e epicentro dell’intrattenimento notturno della città. I lavori di valorizzazione architettonica degli spazi hanno svelato le superfici originali, con i graffi e le lacune che pongono l’accento sulla sincerità dell’ambiente

Gli elementi che compongono l’idea di Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi e del padrone di casa Alessandro Mautino, sono un locale modulabile e versatile, il Milk di via Sacchi 65, con un palco fornito di tecnica audio ineccepibile, la programmazione di livello nazionale, con artisti tra i più noti del panorama musicale contemporaneo, dj set ricercati e sofisticati e un servizio cocktail bar attento e di qualità. L’alchimia di Milk Jazz Way ha preso forma il 1° ottobre 2018 e proseguirà tutti i lunedì della stagione 2018 – 2019 con un cartellone che esplorerà i vari linguaggi e stili del jazz non dimenticando di strizzare l’occhio alla contemporaneità, cercando di offrire un punto di vista inedito all’attento pubblico piemontese. Già in programma da qui a dicembre grandi artisti del panorama nazionale ed europeo, come Flavio Boltro, Emanuele Cisi, Giovanni Amato, Bebo Ferra, Denise King, Tony Match, Andrea Pozza, Aldo Zunino, e alcuni tra i più esperti esponenti del circuito nazionale, di casa a Torino, tra cui Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi, Laura Klain, Alessandro Minetto, Mauro Battisti, Sergio Di Gennaro, Mattia Barbieri e molti altri. Ogni live sarà seguito dal nuovissimo format EVOLVE sviluppato dagli ideatori della Jam session InDaFunk e del Jazz RapSody Collective e prodotto in esclusiva da Milk Jazz Way Torino. EVOLVE unisce i groove trascinanti della musica EDM, Funk, HipHop e Trap al linguaggio del Jazz e dell’improvvisazione in una miscela musicale innovativa che stimola mente e corpo, ballo e ascolto. La musica verrà suonata e prodotta da una band live e alternerà produzioni originali a momenti di improvvisazione che condurranno verso una jam session aperta a musicisti e cantanti senza limiti di genere e stili. Evolve è un laboratorio musicale on stage in costante evoluzione tra mondi e linguaggi musicali diversi a cura di Silvio Defilippi (Sax, Keyboard), Luca Romeo (Basso elettrico, Fx) e Giorgio Sandrone (Beats, Real Time Processing). La ritmica di casa è affidata un lunedì al mese a Two Late, Alberto Gurrisi all’organo Hammond e Laura Klain alla batteria, un viaggio nella musica afroamericana che attraversa diverse epoche e abbraccia vari stili, ma sempre radicato nella tradizione jazzistica e incalzato da un costante senso del groove. Il repertorio spazia infatti da brani spiritual a composizioni originali e di autori contemporanei, con un sound molto dinamico e con richiami psichedelici grazie alle sonorità dell’organo hammond. In poco più di due anno il duo si è esibito in oltre 100 concerti, calcando importanti palchi come Tanjazz Festival Marocco, Torino Jazz Festival, Ispani Jazz e molti club e rassegne in tutta Italia, lavorando anche come sezione ritmica con alcuni solisti ospiti come Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Michael Rosen, Nico Gori, Alessio Menconi e altri. Inoltre, il primo lunedì di ogni mese, il poliedrico format Jazz Rapsody a cura di Silvio De Filippi, capace di miscelare le atmosfere del jazz, dell’hip hop e della musica elettronica in cui le forme di improvvisazione strumentale si uniscono al freestyle ed al beat box, offrirà un appuntamento fisso da non perdere. Completerà la prima parte della stagione la Lindy Hop Night a cura di Alessandro Muner e l’associazione Dusty Jazz, per una serata fuori dagli schemi nella quale i ballerini saranno i benvenuti.

 

MILK JAZZ WAY | via Sacchi 65 – Torino

www.milktorino.com | info@milktorino.com | FACEBOOK: @milktorino | INSTAGRAM: milktorino |

 

 

PROGRAMMA  OTTOBRE – DICEMBRE 2018

 

 

1 ottobre

OPENING PARTY!!!

Open Jam Session + Jazz Rapsody

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

8 ottobre

Jam session night

opening set: Fabio Giachino trio

Fabio Giachino (p) – Davide Liberti (cb) – Ruben Bellavia (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

15 ottobre

Two Late feat. Giovanni Amato

Giovanni Amato (tr) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

22 ottobre

Lindy Hop Night

Dusty Jazz Blusters

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

29 ottobre

Daniele Gorgone trio

Daniele Gorgone (p) – Marco Piccirillo (cb) – Giovanni Paolo Liguori (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

5 novembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

12 novembre

Denise King – Tony Match 4et

Denise King (voc) – Sergio Di Gennaro (p) – Marco Piccirillo (cb) – Tony Match (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

19 novembre

Two Late feat. Bebo Ferra

Bebo Ferra (g) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

26 novembre

Andrea Pozza trio feat. Aldo Zunino

Andrea Pozza (p) – Aldo Zunino (cb) – Alessandro Minetto (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

3 dicembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

10 dicembre

Two Late feat. Emanuele Cisi

Emanuele Cisi (sax) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

17 dicembre

Flavio Boltro – B.B.B. trio (presentazione album)

Flavio Boltro (tp) – Mauro Battisti (cb) – Mattia Barbieri (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

“Grand’Italia” al Circolo dei Lettori

31 ritratti di grandi italiani del Novecento

Martedì 16 ottobre alle ore 17,30 nella Sala Gioco del Circolo dei lettori In via Bogino 9, Gianni Oliva e Maurizio Ceccon presenteranno il libro di Pier Franco Quaglieni GRAND’ITALIA, Golem Edizioni. 31 ritratti di grandi italiani del Novecento. Interverrà l’autore. Ingresso libero.

 

Luciano Ragozzino, “Il ragazzo innocuo”

Sabato 13 ottobre, alle 17.30 presso la Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa ( Vb), l’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa “Il Brunitoio” inaugura la mostra di opere di calcografia e tipografia di  Luciano Ragozzino”Il ragazzo innocuo“. Il titolo è l’anagramma del nome e cognome dell’incisore milanese che nel 2004 ha fondato le omonime edizioni nei locali dell’ex Gelateria di via Guinizzelli 14 nel capoluogo lombardo. Ragozzino si occupa in prima persona della stampa a mano dei volumi con caratteri mobili, contenenti testi e opere grafiche originali. L’artista, dopo la laurea in biologia ha conseguito il diploma della Scuola Superiore degli Artefici di Brera, specializzandosi nella tecnica dell’acquerello. Successivamente ha frequentato il Civico Corso di Arti Incorie,  collaborando con diversi editori d’arte, illustrandone i testi con incisioni per le quali utilizza principalmente la tecnica dell’acquaforte.L’evento sarà curato da Sissi Sardone, presidente de Il Brunitoio con tetso e presentazione di Marco Rota. Seguirà un rinfresco a cura di “La Casera-Verbania”.La mostra proseguirà fino al 4 novembre nella Sala Esposizioni Panizza  di Corso Belvedere 114 a Griffa da giovedì a domenica, dalle 16.oo alle 19.oo.
Marco Travaglini

Bottari Lattes Grinzane, giro del mondo con i finalisti

VENERDI’ 19 E SABATO 20 OTTOBRE

Yu Hua (Cina) con “Il settimo giorno” (Feltrinelli), Andreï Makine (Francia) con “L’arcipelago della nuova vita” (La nave di Teseo), Michele Mari (Italia) con “Leggenda privata”(Einaudi), Viet Thanh Nguyen (Vietnam) con “I rifugiati” (Neri Pozza) e Madeleine Thien (Canada) con “Non dite che non abbiamo niente” (66thand2nd): sono loro i cinque finalisti del Premio Bottari Lattes Grinzane – VIII edizione per la sezione “Il Germoglio”, il riconoscimento internazionale che fa concorrere insieme autori italiani e stranieri, dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell’ultimo anno. Cinque nomi che “rappresentano un autentico giro del mondo – ha commentato la Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista – con un’attenzione particolare, tranne un importante eccezione italiana, alle aree lontane, dalla Siberia alla Cina al Sud-est asiatico, con contrastato e sfaccettato rapporto fra natura e civiltà”. Da Bolzano a Catania saranno 400 studenti (appartenenti alle 25 Giurie Scolastiche, una anche ad Atene, che fra aprile e settembre hanno letto e scelto i cinque libri finalisti) a proclamare il vincitore il prossimo sabato 20 ottobre alle ore 16.30 nel corso della cerimonia finale aperta al pubblico, al Castello di Grinzane Cavour. In mattinata, alle ore 10.30 i finalisti incontreranno pubblico e studenti alla Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba (via Marconi 16, ingresso libero). La canadese Madeleine Thien incontrerà i lettori anche a Torino nei giorni precedenti il Premio, in un doppio appuntamento: martedì 16 ottobre alle ore 18 alla Libreria Il Ponte sulla Dora (via Pisa, 46) e mercoledì 17 ottobre alle ore 18 alla Biblioteca Villa Amoretti (corso Orbassano, 200), in collaborazione con la Libreria Gulliver e Leggermente.

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António Lobo Antunes, nato a Lisbona nel 1942, dotato di sguardo profondo sulla realtà e la psicologia umana, che ha attinto dalla sua professione di psichiatra, è invece il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018 per la sezione “La Quercia”, intitolata a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) e dedicata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico. La maggior parte dei suoi libri sono pubblicati in Italia da Feltrinelli.

Venerdì 19 ottobre l’autore terrà una lectio magistralis al Teatro Busca di Alba (ore 18, ingresso libero) e riceverà il riconoscimento sabato 20 ottobre al Castello di Grinzane Cavour (ore 16.30, ingresso libero), insieme con gli scrittori finalisti.

Lunedì 22 ottobre, lo scrittore portoghese sarà a Milano per presiedere all’inaugurazione della cattedra a lui dedicata dall’ Università degli Studi meneghina, con il patrocinio dell’ Istituto Camões di Lisbona, per la promozione e la divulgazione della lingua e cultura portoghese in Italia (ore 16, via Festa del Perdono 7).

 

Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da: Ian McEwan (2017), Amos Oz (2016), Javier Marias (2015), Martin Amis (2014), Alberto Arbasino (2013), Patrick Modiano (2012), Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011).

 

Il Premio Bottari Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Matera 2019, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.

 

g.m.

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Info al pubblico:

Tel. 0173.789282 – organizzazione@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes

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Nelle foto:

– Antonio Lobo Antunes

– Yu Hua
– Michele Mari
– Viet Than Nguyen
– Madeleine Thien

 

Aco Bocina al Circolo della Magia

Sabato 13 ottobre alle 20 il Circolo Amici della Magia di Torino (Via Salerno, 55, amicidellamagia.it) ospita il primo appuntamento di Magic Off, ossia la rassegna che attingendo a linguaggi artistici diversi da quello dell’illusionismo, intende proporre eccellenze nell’ambito della musica, del teatro e delle arti performative all’interno di serate in cui non mancherà un tocco di magia. Protagonista della serata sarà il Maestro Aco Bocina considerato tra i migliori chitarristi e mandolinisti al mondo, che proporrà un concerto di musica mediterranea in una serata che vedrà musica e magia convivere. L’artista (definito dai critici il figlio del vento per la leggerezza e la velocità con cui le sue mani si muovono su questo strumento che, sovente, nelle sue composizioni funge da solista al posto della chitarra) attinge dall’inesauribile serbatoio creativo della cultura mediterranea, che lega strettamente a tutto ciò che viene tramandato fin dalle origini di tutta la tradizione dell’est europeo; le influenze, lo stile di vita e di pensiero della cultura dei Balcani legata a quella Tzigana e Araba, amalgamate da sempre nel paese dove è nato. Aco usa la musica come mezzo di diffusione di tutte le culture che conosce, sia quelle che lo accompagnano dalla nascita sia quelle che arrivano da più lontano. Riascoltando le diverse produzioni si possono percepire i cambiamenti che lo hanno influenzato nel corso della vita. Nei suoi concerti non mancano sfumature jazz, blues o rock, che amalgamate con la musica mediterraneo/balcanica creano un originale mix esplosivo e senza eguali. La serata inizia alle 20.00 con apericena accompagnata da interventi di illusionisti close up che accompagneranno il pubblico in un’atmosfera magica. A seguire il concerto di Aco Bocina. Ingresso 30 € (cena e concerto). Prenotazione obbligatoria al numero 348.5281608.

Le Giornate Fai d’autunno

Visite a contributo in 660 luoghi inaccessibili o poco valorizzati in 250 città italiane per scoprire il nostro Paese attraverso occhi nuovi e prospettive insolite

 

 

Un weekend in cui soffermare lo sguardo, spesso sfuggente e distratto, sulle bellezze poco conosciute e inaccessibili del nostro Paese, grazie agli itinerari tematici e alle aperture speciali proposti dal FAIFondo Ambiente Italiano in 250 città italiane: l’occasione saranno le Giornate FAI d’Autunno, in programma sabato 13 e domenica 14 ottobre 2018, evento realizzato dai Gruppi FAI Giovani a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva fino al 31 ottobre. Da nord a sud della Penisola l’invito è quello di lasciarsi sorprendere dalla ricchezza del patrimonio diffuso italiano, scoprendo con occhi curiosi e da prospettive insolite 660 luoghi in tutte le regioni. Per l’occasione, 3.800 volontari – appartenenti soprattutto ai Gruppi FAI Giovani – accompagneranno gli italiani lungo 150 itinerari a tema, da percorrere liberamente, che vedranno l’apertura di luoghi solitamente non visitabili o poco valorizzati – palazzi, chiese, castelli, aree archeologiche, giardini, architetture industriali, botteghe artigiane, musei, fari ma anche interi quartieri e borghi – raccontati con lo spirito entusiasta che caratterizza i giovani. Inoltre, in accordo con la campagna #salvalacqua che il FAI promuove per sensibilizzare i cittadini sul valore di questa risorsa preziosa ma sempre più scarsa, quest’anno molti percorsi avranno come fil rouge l’acqua e tra i siti visitabili ci saranno numerosi mulini, dighe, cisterne, acquedotti e depuratori (per le aperture più interessanti vedi approfondimento a seguire). All’accesso di ogni bene sarà richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà destinata eccezionalmente la quota agevolata di 29 euro anziché 39saranno dedicate visite esclusive, accessi prioritari ed eventi speciali. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it nel mese di ottobre.

 

Tra le aperture e gli itinerari in Piemonte:

 

TORINO

Per le Giornate d’Autunno il FAI propone un percorso lungo le acque del fiume Po, dai Murazzi, gli imponenti argini costruiti a partire seconda metà XIX secolo per preservare la città dalle piene del fiume, alle più antiche ed esclusive società canottieri di Torino, normalmente riservate ai soli soci. Fanno parte dell’itinerario:

Murazzi del Po

I Murazzi sono gli approdi, le arcate e le rimesse delle barche che si affacciano sul Po, dal Ponte Umberto I al Ponte Vittorio Emanuele I, fino a Corso San Maurizio. La loro costruzione iniziò nel 1872 e terminò nel 1910, con l’edificazione della rampa di collegamento con il ponte di corso Vittorio Emanuele in previsione dell’Esposizione Internazionale del 1912. Sin dalle loro origini furono centro di attività di pesca e lavanderia, oltre che di celebrazioni e convivi della Corte dei Savoia. Tra gli anni ’50 e ‘70 l’inquinamento fluviale portò al progressivo abbandono della zona da parte dei pescatori con la conseguente dequalificazione dell’area. Soltanto nella seconda metà degli anni ’70 fu attuata una campagna di rilancio e in pochi anni i Murazzi divennero il centro della movida torinese. Nel 2012 il degrado sociale qui riscontrato fu motivo di un’inchiesta della magistratura che portò alla progressiva chiusura dei locali. Dal 2015 sono state definite le prime linee d’indirizzo per i lavori di riqualificazione dei Murazzi, tuttavia i locali sono ancora perlopiù inaccessibili. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno sarà possibile entrare negli spazi normalmente chiusi al pubblico e scoprire la loro storia, il sistema ideato contro le inondazioni in seguito alla piena del 2016 e i progetti in corso per la valorizzazione.

Reale Società Canottieri Cerea

La Cerea è uno dei più antichi e longevi club remieri in Italia e svolge ininterrottamente dal 1863 attività sportiva e ricreativa. La sua fondazione si deve a sette giovani torinesi appassionati di canottaggio che sentirono l’esigenza di organizzarsi in modo stabile. Il nome scelto, “Cerea”, non è altro che il saluto piemontese che i vogatori si scambiavano quando si incrociavano durante le remate sul Po. La Cerea crebbe rapidamente e i suoi canottieri dedicarono molti sforzi al canottaggio agonistico e furono all’avanguardia per la tecnica e per gli scafi utilizzati per parecchi decenni. Nel 1925 la società ottenne, per volontà del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, l’autorizzazione a fregiarsi del titolo di “Reale” e a inserire la corona nello stemma. I visitatori delle Giornate FAI potranno accedere eccezionalmente alla sede del circolo, il cui ingresso è normalmente riservato ai soci. Lo storico Chalet del 1868 conserva intatto il suo fascino, godendo di una posizione affascinante nel cuore del Parco del Valentino, affacciandosi sulla collina e sul Monte dei Cappuccini.

FUBINE (AL)

Gli “infernot” di Fubine

Per le sue caratteristiche paesaggistiche, Fubine è entrato a far parte dei comuni che compongono il sito “Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato”, iscritto alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il borgo si trova sulle colline del Monferrato prospicienti la pianura alessandrina. Parallela alla via principale, corre uno spalto in parte coperto da volte da cui si gode una magnifica vista sulla valle. Durante le Giornate FAI si potranno visitare quattro “Infernot” del centro storico, cavità ipogee scavate nel tufo, tipiche del territorio e adatte alla conservazione del vino perché mantengono temperatura e umidità costanti durante il corso dell’anno.

 

ASTI

Fabbrica di torrone e cioccolato “Davide Barbero”

Per il FAI aprirà l’azienda “Davide Barbero”, nata nel 1838, dove ancora si produce il torrone friabile secondo l’antica ricetta astigiana. I visitatori potranno scoprire il laboratorio in cui i macchinari storici ancora funzionano, dalle caldaie a vapore che consentono al torrone di cuocere per sette ore ai “remi” di legno per estrarlo dopo la cottura, fino agli stampi in faggio su cui schiacciarlo e ai tavoli in marmo dove lasciarlo raffreddare e riposare.

 

LIMONE PIEMONTE (CN)

Forti e fortini

Nei dintorni del vecchio valico del Colle di Tenda, sul versante che si affaccia sulla Bassa di Peyrafica, si trovano numerosi fortini, costruiti tra il 1877 e il 1888. Questa imponente barriera – che comprende i forti Pepino, Taborda, Centrale, Margaria, Pernante e Giaura – fu eretta a scopo difensivo, ma non fu mai oggetto di assalto e dalle sue feritoie mai fu sparato un colpo di cannone. I forti di Limone Piemonte furono presidiati fino all’inizio del primo conflitto mondiale: nel 1915 infatti furono disarmati completamente perché le artiglierie appostate vennero trasferite sul fronte austriaco. Quando durante la Seconda Guerra Mondiale, nel giugno 1940, l’Italia invase la Francia, i fortini vennero adibiti a depositi di materiali e munizioni e poi subito abbandonati.

 

PRAY (BI)

Fabbrica della Ruota

La Fabbrica della Ruota, l’ex Lanificio Fratelli Zignone, edificato nel 1878 e acquisito negli anni Novanta dal Docbi – Centro Studi Biellesi, rappresenta un importante esempio di archeologia industriale grazie alla presenza dell’impianto “teledinamico” di trasmissione della forza motrice generata dall’acqua. Collocata al centro della “Strada della lana”, che congiunge Biella a Borgosesia attraverso i “sentieri del lavoro”, la Fabbrica della Ruota offre un percorso che si articola dalla visita agli spazi produttivi, con i macchinari tessili d’epoca e l’impianto teledinamico, alle esposizioni allestite al suo interno aventi come filo conduttore il paesaggio biellese. Attraverso le sue iniziative il Docbi opera con l’intento di contribuire al recupero e al mantenimento dell’identità locale, alla conoscenza, alla documentazione, alla conservazione della cultura e dell’ambiente di Biella sotto vari aspetti: storia, tradizioni, costumi, arte, architettura, letteratura e cultura materiale.

 

 

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Dove non andare

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)
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5 / Dove non andare
Le mamme di tutto il mondo lo dicono da sempre: “Non fare quello”, “Non dire quell’altro” e, soprattutto, “Là non ci devi andare”; postulati imperativi ai quali non si può porre questione. Ma tutti quei divieti non fanno altro che accrescere la curiosità e la voglia di ribellione e alla fine, più un luogo è proibito, più si finisce col ficcarci il naso. La verità è che in certi posti ci sono i fantasmi, in altri è possibile incontrare il Diavolo e, in altri ancora, ci sono le mashe: non sarebbe saggio avventurarsi da soli con il rischio di incontrare qualcuna di queste malefiche creature, e allora ecco dove non andare. Le Langhe sono permeate di segreti e inquietudini, case da sempre disabitate emergono sul territorio come macchie non lavabili su una camicia bianca, per quanto infastidiscano è impossibile liberarsene, così come è inimmaginabile smettere di passarci il dito sopra. I boschi, le grotte, i vecchi seccatoi si mescolano alle strade curve e agli incroci, ogni porzione di terra pare la più adatta per nascondere streghe, fantasmi o folletti. Il giro del Servaion, (Il giro delle masche) si trova poco dopo Feisoglio; a Niella Belbo si trova Il Bivio dell’Inferno, (il Ponte Nero e i due Pian della Croce); verso Murazzano c’è il Gerbazzo, i muri e le rocche del Salto del Diavolo; ci sono poi le Murazze, le Grotte del Bistagnino a San Benedetto Belbo. A Cravanzana c’è la Fontana delle Masche, vicino alla quale, verso mezzanotte, durante il plenilunio, è possibile vedere una donna, -una masca-, interamente vestita di bianco, con anche un ombrellino in pizzo del medesimo colore, che chiede ristoro per la notte. Un’altra masca conosciuta è quella che si aggira nei boschi del Gerbazzo e della Bossola, questa si diverte a far sparire i funghi da sotto il naso dei cercatori. I contadini delle Langhe hanno un bell’adoperarsi per tenere lontane questa moltitudine di creature dispettose e capricciose, è perciò abbastanza comune vedere le scope di saggina appoggiate presso la porta d’ingresso, dove può anche esserci dell’aglio. Altri metodi, adottati ad esempio a Mombarcaro, prevedono che venga affisso alla porta di casa un ferro di cavallo, in modo da scongiurare le visite indesiderate, verso Ceva invece si usa sciogliere un po’ di cera della Candelora sui polsi dei familiari formando una croce, e poi eseguire lo stesso rito sulla porta di casa. Altri luoghi in cui si dice che le masche siano solite incontrarsi sono segnati dalla presenza di menhir e massi di diversa forma e dimensione: si tratta di massi erratici o riferibili al megalitismo, forme litiche di singolare morfologia o in posizioni “insolite”, pietre caratterizzate dalla presenza di incisioni rupestri. Nell’area dei Piani d’Invrea (nei pressi di Varazze, in Liguria) si trova, ad esempio, un masso di notevoli dimensioni, che, secondo i racconti popolari, è stato il centro di danze forsennate e incontri stregoneschi. Si erge nel pianoro di Cian da Munega, è alto oltre due metri e mezzo, di circonferenza ne misura quasi cinque, ha un aspetto tozzo, un tempo circondato da altri massi di notevole dimensione, che gli stavano intorno come una sorta di recinto. 
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Esistono, poi, dei sassi con vere e proprie proprietà magiche, forse assorbite da qualche magia che era stata eseguita in quel luogo, o perché toccati da qualche strega boschiva. In provincia di Biella vi è la pietra detta pietra lubricam (pietra scivolosa): si tratta dei massi detti “Roc d’ la sguija” (della scivolata), pietre di medie dimensioni che erano utilizzate dalle donne con problemi di sterilità: le fanciulle si sdraiavano sulla superficie litica e si facevano scivolare. Per risolvere il medesimo problema c’erano anche le così dette “Pietre con la pancia”, rintracciabili sulla Rocca di Cavour, una collina che si trova appunto nei pressi di Cavour, ma anche in Valle di Susa e vicino a Moncalieri (alle porte di Torino), massi la cui forma ricorda il ventre dilatato di una donna incinta sopra i quali le spose che riscontravano difficoltà ad avere figli si sedevano, aspettando che le proprietà magiche dei massi facessero effetto. Le masche si riunivano anche nei pressi del santuario della Madonna di Loreto di Graglia, (vicino a Biella), con lo scopo di suscitare temporali e grandinate. Esse si ritrovavano attorno ad un masso denominato Roc Barèsio, così pregno di energia magica che, se veniva toccato, provocava l’”ammascamento”, una sorta di malocchio, un assorbimento di energie negative che potevano causare al malcapitato avventore vari accidenti più o meno gravi o sgradevoli.  A Campiglia Cervo, (ancora in provincia di Biella), si dice che vivesse una masca che si aggirava sempre con un recipiente di pietra, dentro il quale teneva i suoi unguenti e filtri malefici, che usava soprattutto contro gli animali domestici, principale fonte di reddito dei contadini. Da quello stesso contenitore, la strega era solita far uscire un vento travolgente, che distruggeva i raccolti e metteva a soqquadro le campagne circostanti. Rimanendo nei pressi di tale località, troviamo un altro luogo dove non è consigliabile andare, vicino al Pian di Cavij, (Pian dei Capelli), alle pendici del monte Mazzaro, sempre nel Biellese: qui si svolgeva periodicamente un grande Sabba, al quale partecipavano molte masche, anche provenienti da zone lontane. Il luogo viene anche chiamato Baldusablo e si dice che il giorno successivo al grande incontro infernale nelle campagne si abbattano sempre fortissimi temporali.  Una storia simile riguarda la “Pietra Borghese” che si erge a Borzonasca, si tratta di una singolare formazione geologica di natura meteoritica. Le voci vogliono che questo sia un luogo infestato dagli spiriti e da ogni sorta di creatura dell’oltre tomba, in aggiunta, nel sotterraneo annesso ai massi, pare che si trovino i resti delle streghe condannate dal Tribunale dell’Inquisizione. Questo, dunque, un elenco di luoghi dove non andare… gli altri trovateveli da soli!
Alessia Cagnotto