CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 593

Il Macbeth diretto da Noseda conquista gli scozzesi

Il Macbeth di Verdi di Emma Dante  diretto da Gianandrea Noseda presentato dal Regio di Torino all’International Festival di Edimburgo è stato premiato con l’Angel Herald Award. La motivazione: “uno degli spettacoli più interessanti e innovativi visti nella 70/a edizione del Festival”. Il premio viene assegnato dai critici del quotidiano The Herald, e la premiazione è avvenuta questa mattina alla presenza del sovrintendente del Regio, Walter Vergnano.  ” Il premio – dice Noseda all’ Ansa – è un onore che voglio condividere con Emma Dante, artista che ha saputo trovare una visione personalissima delle famosissime vicende shakespeariane, riuscendo a conquistare anche il cuore degli scozzesi”.

#REALEDISERA, musei a 3 euro fino alle 22,30

Apertura straordinaria dalle 19,30  a prezzo speciale 

 

Per i torinesi ormai rientrati in città e per i turisti che invece hanno scelto Torino come meta dell’ultimo fine settimana di agosto, venerdì 25 agosto torna ai Musei Reali l’appuntamento con #realedisera che ogni venerdì offre al pubblico la possibilità di ammirare le collezioni dei Musei e le diverse mostre in corso, in orario serale dalle 19,30 alle 22,30 al prezzo speciale di 3 Euro (apertura biglietteria alle 18,30). Al Museo di Antichità alle 19.45 c’è la visita guidata, tenuta dalla curatrice Elisa Panero, della mostra Prima del bottone: accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità. L’esposizione, che celebra il rapporto tra arte e moda, presenta, in gran parte per la prima volta, le collezioni di fibule(spille di sicurezza decorate) e di armille (braccialetti) databili all’epoca preromana. A grande richiesta torna anche la visita guidata alla Venere di Botticelli, reduce dal suo tour negli Stati Uniti e ora rientrata a casa. Alle ore 21 al piano terra della Galleria Sabauda il pubblico sarà accompagnato da Giorgia Corso alla scoperta della storia che si cela dietro al rapporto tra Sandro Botticelli e Simonetta Vespucci, amata da Giuliano de’ Medici e morta tragicamente all’età di ventitré anni, la cui bellezza è stata resa immortale in quest’opera, amata e riconosciuta in tutto il mondo.Il percorso di visita ai Musei prosegue ai piani superiori della Galleria Sabauda con le mostre Confronti/3: Pittura come scultura. Cerano e un capolavoro del Seicento lombardoLe invenzioni di Grechetto, con oltre trenta tra le sue più famose incisioni e Le bianche statuine. I biscuit di Palazzo Reale.I caveaux della Biblioteca Reale ospitano poi la mostra Intorno a Leonardo. Disegni italiani del Rinascimento, che offre un’ampia panoramica della storia dell’arte italiana a partire dal Quattrocento, con alcune punte che ne fanno una delle più importanti collezioni pubbliche di disegni in Italia. Oltre al noto Autoritratto di Leonardo da Vinci, fanno parte dell’esposizione ottimi esempi della grafica di artisti del Rinascimento toscano e veneto. Costo del biglietto 5 Euro, non incluso nel biglietto d’ingresso.Il venerdì spesso e volentieri va a braccetto con il cinema serale, e anche il 25 agosto non fa eccezione: Cinema a Palazzo propone al pubblico un grande classico, Il vedovo diretto da Dino Risi, con l’introduzione di Emiliana Palmieri e lo speciale contributo video di Franca Valeri. Per info e costidistrettocinema.it

#realedisera si tiene ogni venerdì fino al 6 ottobre e prevede l’accesso ai Musei Reali fino alle 22,30 (ultimo ingresso alle 21,30). Il costo del biglietto è di 3 Euro (fatte salve le gratuità di legge e possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card); la tariffa speciale si applica dalle 19,30 (apertura biglietteria alle 18,30).

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Continui aggiornamenti sul sito www.museireali.beniculturali.it

Vie dei Laghi o Vie del marmo?

Un appuntamento turistico – culturale a Mergozzo è quanto di meglio si possa offrire al turista, qualunque sia la sua provenienza, dalle vicinanze e non.

Il Lago di Mergozzo può essere considerato, a ragione, una delle attrattive più pittoresche d’Italia e forse d’Europa, oltre che splendida meta per un turismo di tipo balneare. Lo scorso giovedì 17 agosto, si è tenuto uno di questi incontri, nell’ambito della mostra diffusa “Percorsi trasversali”, dedicata al tema “L’eterno e l’effimero: la pietra e il legno”. Il percorso, si è snodato per le piccole vie del caratteristico paesino ossolano (in realtà sul confine tra Ossola e Verbano). Nel titolo si sottolinea la marcata differenza tra la pietra (marmo, granito, beola o serizzo) che dura milioni e milioni di anni, e il legno che anche in antichità era molto usato per farne opere d’arte ma che, purtroppo, per sua natura, deperisce facilmente con gli anni. Nell’ introduzione al percorso, iniziato nel Museo Archeologico di Mergozzo, Tiziana Scaciga , ideatrice e coordinatrice di recycled stones , ha descritto la natura del progetto che reinterpreta gli scarti di lavorazione delle pietre (recuperati nelle cave del VCO), in oggetti d’arte e design – risorse della valenza etica ed estetica. A Torino la collezione di recycled stones si può trovare al bookshop Corraini Lingotto presso la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. Lo “scarto”, ad esempio, è quello che può derivare dalla lavorazione del marmo di Candoglia per costruire le guglie del Duomo di Milano, che vanno abbastanza frequentemente sostituite perché deteriorate dal tempo; possono essere piccoli oggetti come quelli creati e poi qui descritti dall’artista Marisa Cortese. L’esperta geologa Elena Poletti ha poi guidato il gruppo di visitatori all’interno del paese, descrivendo via via ( e via per via…) gli stand già preparati all’aperto, dove le opere sono sempre visibili. L’itinerario si è concluso di nuovo al Museo con un brindisi offerto dal Gruppo Archeologico Mergozzo.

Elio Motella

 

Nelle foto: 1) L’introduzione di Tiziana Scaciga – 2) Elena Poletti descrive le guglie dismesse del Duomo – 3) Collezione Ghigos per recycled stones

 

Todays Festival al via ed è già un successo

La cosa migliore del futuro è che arriva un giorno alla volta.  Pronti a vivere #TODAYS17!

Inizia questo fine settimana la terza edizione di TODAYS Festival a Torino da Venerdì 25 a Domenica 27 agosto, ed è già un successo… Sono SOLD OUT in prevendita tutti gli ABBONAMENTI interi per i 3 giorni, così come tutti i BIGLIETTI GIORNALIERI della prima giornata del festival VENERDI 25 agosto, oltre ad alcuni workshop TOLAB. Ma non rischiate di perdete l’occasione di partecipare a TODAYS 2017!  Sono ancora disponibili in biglietteria a sPAZIO211 (apertura ogni giorno ore 17 durante il festival) i BIGLIETTI GIORNALIERI delle giornate di Sabato 26 e Domenica 27 agosto, oltre ad alcuni ABBONAMENTI di queste 2 giornate. La cosa migliore del futuro è che arriva un giorno alla volta.  Pronti a vivere #TODAYS17!

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“Tra i migliori festival italiani da non perdere. Un vero happening artistico!” 
VANITY FAIR

“Miglior festival italiano” 
INTERNAZIONALE

“Il miglior festival italiano dell’estate 2017!” 
ROLLING STONE ITALIA

“Senza dubbio, il miglior evento italiano! Un’edizione che non ha nulla da invidiare a quelle precedenti e che sarà ricordata come una delle più belle realizzate!” 
MUSICLETTER.IT

“Gio’ Pomodoro. L’opera scolpita e il suo disegno”

Una mostra piacevolmente particolare. Concepita e organizzata con saggia intelligenza. “Non un’antologica, che sarebbe stato arduo realizzare se si considera la vastità delle tematiche affrontate da mio padre, ma un percorso caratterizzato da un intenso dialogo fra sculture e disegni e oggetti di uso quotidiano”: così il figlio Bruto, appassionato “stratega” dell’evento, sintetizza i contenuti della rassegna dedicata – a quindici anni dalla scomparsa e a sei dall’ultima importante retrospettiva- al celebre padre Gio’ Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002) dal subalpino Museo “Accorsi – Ometto”, in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, fino al prossimo 10 settembre.

Sicuramente a livello internazionale fra i più importanti scultori astratti (ma fu anche orafo, incisore e scenografo di eccezionale singolarità creativa) del secolo scorso, Gio’ (Giorgio) Pomodoro è noto soprattutto per le imponenti opere monumentali, come la “Grande Ghibellina” del ‘65 o il “Sole per Galileo Galilei” con casa a Firenze o ancora il “Luogo dei quattro punti cardinali” nel parco di Taino, così come il “Teatro del Sole” a Francoforte. Senza dimenticare il grande bronzo “Sole Aerospazio”, donato dall’Aeritalia alla città di Torino – luogo amato, con cui Pomodoro mantenne negli anni un fortissimo legame – in occasione del Ventesimo anniversario della fondazione della Società e collocato permanentemente al centro della civica piazza Adriano. Ma attenzione! L’artista era pur sempre solito avvertire che “ci sono piccole sculture di pochi centimetri che sono monumentali”. E proprio in quest’ottica, la mostra al Museo torinese di via Po traccia un percorso espositivo quanto mai esauriente circa l’alta “professionalità” del Maestro marchigiano, affiancando (eccone la piacevole particolarità) a un nutrito corpus di sculture una mirata selezione di opere pittoriche su carta. Il disegno infatti, inteso come progetto primigenio dell’opera, concepito a mano libera in piena libertà di segno o rigorosamente realizzato a tecnigrafo, secondo le leggi della Sezione Aurea, ha sempre rappresentato per lo scultore una fase ineludibile ed essenziale della propria ricerca; così compiuto e così definito – non mai solo bozzetto – da diventare molto spesso lavoro a se’ stante, dipinto che vive di vita propria, non necessariamente propedeutico all’opera scultorea. A testimoniarlo in concreto i 57 capolavori esposti, datati fra il 1954 e il 2001. Nello specifico, 23 sculture in bronzo marmo o pietra, 30 disegni (alcuni inediti) fra i quali spicca il grande “Nutritore” – acquerello raffigurante un imponente Sole pittorico di due metri per due – e 4 preziose Scatole/Scultura in oro e pietre dure, a testimonianza del lavoro di Gio’ Pomodoro nel campo delle arti applicate e dell’oreficeria: una suggestiva carrellata di opere tri e bidimensionali che rappresentano in modo esaustivo i cicli più importanti di un artista davvero “totale”. Dai Segni e Crescite ai Quadrati e Contatti , dalle Spirali e Archi fino a Marat e Hermes e agli Alberi e Derive. Ma soprattutto a Tensioni e Soli, opere cui il Maestro deve la sua fama, dopo la lunga esperienza informale: è il “ciclo della materia, del vuoto e della geometria” con “Superfici in tensione” e “Folle” dalle “aree fluttuanti in bronzo e dai grandi blocchi scolpiti nel marmo o squadrati con rigidezza nella pietra”. Qui nasce, in modo perfino ansiogeno, l’“ossessione” propria di ogni vero scultore, che è quella del “vuoto” e il conseguente esasperante “tentativo – ricordava lo stesso Pomodoro – di esprimerlo o catturarlo o definirlo”. Impresa eroica, anche per i grandi ( “il vuoto, che vuoto non è mai, prepara, accoglie e nutre ogni epifania” ) caparbiamente tallonata e sperimentata con altissimi risultati da Gio’ Pomodoro, primo italiano a ricevere nel 2002 dall’International Center di Washington (per il suo contributo esemplare alla scultura) il “Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award”.

Gianni Milani

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“Gio’ Pomodoro. L’opera scolpita e il suo disegno”

Museo di Arti Decorative “Accorsi – Ometto”, via Po 55, Torino; tel. 011/837688- www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Fino al 10 settembre. Orari: mart. – ven. 10/13 e 14/18; sab. – dom. 10/13 e 14/19

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Le immagini: 

– Gio’ Pomodoro: “Folla”, bronzo lucido, 1964

– Gio’ Pomodoro: “Studio per Folle”, acquerelle e china su carta, 1962
– Gio’ Pomodoro: “Contatti Torre I”, marmo nero del Belgio, 1970
– Gio’ Pomodoro: “Superficie e segni”, bronzo lucido, 1958
– Gio’ Pomodoro: “Scatola Sole”, oro giallo, ossidiana e diaspro all’interno
– Gio’ Pomodoro: “Nutritore”, acquerelli, ossidi e matita su carta a mano spagnola, 1998

All’Egizio tra faraoni, mummie e sarcofagi

Il Museo Egizio, secondo solo a quello de Il Cairo per importanza, è senza ombra di dubbio una delle istituzioni culturali più note e amate di Torino. Tale successo si deve non solo al fatto che, grazie ai lavori di allestimento e di ordinamento conclusi nel 2015, è diventato il museo dal profilo più internazionale presente in città, ma anche e soprattutto al fatto che è un luogo nel quale rivivono la storia, la cultura e l’arte di una grande civiltà antica. Nonostante esista un’evidente distanza storica e geografica che separa il mondo egizio dalla società occidentale, l’interesse per la cultura e le tradizioni degli antichi egizi nasce piuttosto precocemente a Torino. In particolare, si sviluppa a partire dalla seconda metà del Cinquecento quando iniziano ad essere elaborate delle teorie secondo le quali Torino avrebbe avuto leggendarie origini egizie. Tuttavia, il nucleo principale della raccolta di antichità egizie giunge in città solo dopo il 1823, quando Carlo Alberto per l’esorbitante cifra di 400 mila lire si aggiudica la ricchissima collezione di Bernardino Drovetti, ufficiale napoleonico di stanza ad Alessandria d’Egitto.

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Successivamente, ad arricchire la raccolta torinese di antichità egizie sono stati i ritrovamenti frutto delle campagne di scavo promosse dai direttori che si sono avvicendati alla guida del museo. Tra di essi, è doveroso ricordare Ernesto Schiaparelli, promotore di ben dodici campagne di scavo compiute nei primi due decenni del XX secolo. Come spiegato nella mostra Missione Egitto 1903-1920. L’avventura archeologica M.A.I. raccontatavisitabile sino al prossimo 10 settembre, la ricerca sul campo condotta da Schiaparelli e dai suoi fidati collaboratori ha portato alla luce straordinari tesori, tra i quali la tomba di Kha, architetto del faraone Amenhotep III, e della moglie Merit. Risalente al Nuovo Regno, oltre a conservare le mummie dei due coniugi perfettamente intatte e racchiuse nei sarcofagi, era completa del ricco corredo funerario di cui facevano parte provviste alimentari, vasi, unguenti e oggetti per la cura personale, vestiti, elementi di arredo (sedie, letti e bauli in legno) e persino un gioco da tavola, oggetti che oggi rappresentano una tappa immancabile nel percorso di visita del museo.

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L’itinerario tra le sale del museo, che sin dalla sua nascita ha sede nel Palazzo della Reale Accademia delle Scienze, è costituito da un percorso obbligato che consente di ripercorrere la storia della civiltà egizia dalle sue origini sino all’epoca tardoanticaAd accompagnare il pubblico alla scoperta del mondo egizio è una video-guida attraverso la quale il visitatore – dopo aver ricevuto il benvenuto del giovane direttore, Christian Greco – assume un ruolo attivo nella scelta dei contenuti da esplorare poiché ha modo di selezionare uno dei tre differenti percorsi di visita. Il percorso più breve è pensato per chi non ha molto tempo da spendere in museo, quello lungo – della durata di circa 2 ore e mezza – è studiato per chi vuole conoscere a fondo la collezione, mentre quello per famiglie, impiegando un linguaggio chiaro e accattivante, consente di apprezzare la storia che si cela dietro i più importanti oggetti esposti nelle varie sale del museo.

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Da segnalare anche la presenza di alcune postazioni attraverso le quali è possibile fare una vera e propria esperienza sensoriale, annusando differenti fragranze che rinviano alla civiltà egizia, dalle spezie sino ai profumi passando per le essenze del legno impiegato per la costruzione dei sarcofagi. Arricchiscono ulteriormente il percorso di visita sia la possibilità di osservare da vicino il lavoro dei restauratori all’opera sia l’opportunità di vedere parte dei depositi con le testimonianze di cultura materiale. Tutti questi aspetti, uniti alla costante attività di ricerca e alle attività didattiche destinate ad adulti e bambini, rendono il Museo Egizio uno dei primi in Italia per qualità dell’esperienza offerta, peccato solo per il servizio guardaroba a pagamento, che genera il malcontento di molti visitatori abituati a disporne gratuitamente in quasi tutti gli altri musei del mondo.

 

Giulia Amedeo

Il Novecento secondo Quaglieni, serata ad Andora

Martedì 22 agosto alle ore 21,30 ad Andora (SV), nell’Anfiteatro di  Palazzo Tagliaferro (Largo Milano), Nino Boeti, Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte; Nicola Nante, Ordinario all’Università di Siena;  Francesco Tuccari, Ordinario all’Università di Torino e la scrittrice Bruna Bertolo presenteranno il libro di Pier Franco Quaglieni “Figure dell’Italia civile”, Golem Edizioni. Introdurrà Christine Enrile, direttore di Palazzo Tagliaferro. Sarà presente l’autore che  è un noto storico contemporaneista, scrittore, docente e giornalista, molto attivo in Liguria da molti anni, che ha fondato il Centro “Pannunzio” cinquant’anni fa. Il volume ha ricevuto in maggio il Premio Pontremoli  e riceverà a  Santo Stefano Belbo  uno dei premi ” Cesare Pavese ” il 27 agosto. La serata appartiene al ciclo “Sguardi laterali” organizzato da Palazzo Tagliaferro e dal Comune di Andora. L’autore tratteggia le figure di 30 personalità importanti della cultura e della politica italiana del Novecento, da Einaudi a Giovanni Amendola, da Adriano Olivetti ad Ernesto Rossi, da Bobbio a Montanelli, da Ciampi a Spadolini, da Rosario Romeo a Primo Levi; da Tortora a Pannella. Due ampi capitoli sono dedicati a Mario Pannunzio e a Mario Soldati. Di particolare rilievo e’ anche il ritratto dedicato al  giornalista Carlo Casalegno, vittima del terrorismo  nel 1977,quarant’anni fa .Le figure sono spesso ricordate con episodi del tutto inediti e poco convenzionali della loro vita, ma sempre equilibrati sotto il profilo storico. Ne risulta un ritratto a tutto tondo dell’Italia civile che l’autore ritiene vada riscoperta e valorizzata come patrimonio culturale da trasmettere alle nuove generazioni. Al termine l’autore offrirà un brindisi ai presenti in occasione del suo compleanno che festeggia il 22 agosto.

A Torino batteva il “cuore” di Edmondo De Amicis

Chi non l’ha letto il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis? Se non tutti, certamente tanti. Con “Pinocchio”, le avventure di Emilio Salgari e i classici di Stevenson, London, Verne o della Alcott , il capolavoro di De Amicis rappresenta uno dei punti fermi della letteratura per l’infanzia ( e non solo). Pubblicato dall’editore milanese Treves nel 1886, narra le vicende scolastiche di Enrico Bottini, Franti e Garrone, del maestro Precossi e della famosa “maestrina dalla Penna Rossa” in una scuola elementare torinese, nell’anno scolastico 1881/82, intervallate da nove racconti, tra i quali – a memoria – s’incontrano “La piccola vedetta lombarda”, “Dagli Appennini alle Ande”, “Il tamburino sardo”. La scuola, la “Moncenisio”, era ubicata all’epoca in via della Cittadella e frequentata dai figli dello scrittore. De Amicis, narratore e giornalista, visse a Torino alcuni periodi della sua vita da adolescente (frequentando il Collegio Militare) e in età adulta. Nelle stanze di Palazzo Perini, in piazza XVIII Dicembre (all’epoca Piazza San Martino), davanti alla stazione di Porta Susa, scrisse il suo libro “Cuore” prima di trasferirsi in un piccolo appartamento all’ultimo piano del civico n.10 di via Pietro Micca. Un monumento, inaugurato nel 1923 in piazza Carlo Felice, nel giardino Sambuy e intitolato  “Seminatrice delle buone parole” lo ricorda di fronte ad un altorilievo raffigurante dei bambini mentre la sua salma riposa al Cimitero Monumentale della città della Mole.

Marco Travaglini

Trieste, memoria del dolore tra i mattoni della Risiera

Valmaura è un rione alla prima periferia meridionale di Trieste, lungo l’asse che la collega con l’Istria. In questa piccola valle tra il colle di Servola e quello di San Pantaleone si trova la Risiera di San Sabbaunico esempio di lager nazista in Italia. Già all’entrata s’avverte, incombente, il “peso” della vicenda consumatasi tra le mura del grande complesso di edifici dello stabilimento per la pilatura del riso, costruito nel 1898.
Dapprima utilizzato dall’occupante nazista come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (lo Stalag 339), verso la fine di ottobre di quell’anno venne strutturato come Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici, ebrei. La Risiera, dal 1965, è monumento nazionale e, dieci anni dopo, ristrutturata su progetto dell’architetto Romano Boico, divenne Civico Museo. Nel primo stanzone posto alla sinistra  prima di entrare nel cortile e dopo aver attraversato lo stretto e inquietante “budello” tra le mura di cemento alte undici metri, s’incontra la “cella della morte”. Lì venivano stipati i prigionieri tradotti dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati a essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Proseguendo sempre sulla sinistra, si trovano, al pianterreno dell’edificio a tre piani, i laboratori di sartoria e calzoleria dove venivano impiegati i prigionieri, nonché le camerate per gli ufficiali e i militari delle SS, le 17 micro-celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri. Queste celle erano riservate a partigiani, politici e ebrei destinati all’esecuzione. Le prime due venivano usate per la tortura o la raccolta di materiale prelevato ai prigionieri: vi sono stati rinvenuti, fra l’altro, migliaia di documenti d’identità, sequestrati non solo a detenuti e deportati, ma anche ai lavoratori inviati al lavoro coatto. Quasi tutti i documenti, prelevati dalle truppe jugoslave che per prime entrarono nella Risiera dopo la fuga dei tedeschi, furono trasferiti a Lubiana, dove sono attualmente conservati presso l’Archivio della Repubblica di Slovenia. Le porte e le pareti dei locali della Risiera erano ricoperte di graffiti e scritte.  L’occupazione dello stabilimento da parte delle truppe alleate, la successiva trasformazione in campo di raccolta di profughi, sia italiani che stranieri, l’umidità, la polvere, l’incuria degli uomini hanno in gran parte fatto sparire graffiti e scritte. Ne restano a testimonianza i diari dello studioso e collezionista Diego de Henriquez , conservati dal “Civico Museo di guerra per la pace” a lui intitolato, che ha sede al 22 di via Cumano, a Trieste. Nei diari  è stata riportata l’accurata trascrizione delle scritte, offrendo una testimonianza drammatica di quanto accadde tra le mura della Risiera. Nel successivo edificio a quattro piani venivano rinchiusi, in ampie camerate, gli ebrei e i prigionieri civili e militari destinati per lo più alla deportazione in Germania: uomini e donne di tutte le età e bambini anche di pochi mesi.Da Trieste venivano inviati a Dachau, Auschwitz, Mauthausen, verso un tragico destino che solo pochi hanno potuto evitare. Nel cortile interno, proprio di fronte all’area contrassegnata dalla piastra metallica ( dove si pensava sorgesse l’edificio destinato alle eliminazioni) si trovava il forno crematorio. L’impianto, al quale si accedeva scendendo una scala, era interrato. Sull’impronta metallica della ciminiera sorge oggi una simbolica Pietà costituita da tre profilati metallici a segno della spirale di fumo che usciva dal camino. La struttura del forno crematorio venne distrutta con la dinamite dai nazisti in fuga, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per eliminare le prove dei loro crimini, secondo la prassi seguita in altri campi al momento del loro abbandono. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento. Tra i resti venne trovata anche la mazza usata per l’esecuzione dei prigionieri la cui copia, realizzata e donata da Giuseppe Novelli nel 2000, è ora esposta nel Museo (l’originale venne trafugato nel 1981). Triestini, friulani, istriani, sloveni e croati, militari, ebrei, “passarono” per la Risiera. Quante furono le vittime? Calcoli effettuati sulla scorta delle testimonianze danno una cifra tra le tre e le cinquemila persone soppresse tra quelle mura di mattoni rossi. Ma in numero ben maggiore furono i prigionieri e i ”rastrellati” che da lì vennero smistati nei lager –  in particolare, a quello di Auschwitz-Birkenau – o al lavoro obbligatorio. La Risiera è un luogo della memoria della deportazione importantissimo, essendo  stato il principale campo di concentramento, transito e sterminio italiano (altri campi di transito sorgevano a Fossoli, Ferramenti, Bolzano e – in Piemonte – a Borgo San Dalmazzo).

 Marco Travaglini

 

TODAYS Festival, prima giornata sold out

A 10 giorni dall’inizio della terza edizione di TODAYS Festival (25-26-27 Agosto/Torino),  la PRIMA giornata del festival VENERDI 25 AGOSTO è ufficialmente SOLD OUT e sono esauriti i biglietti giornalieri per assistere ai concerti a sPAZIO211 del giorno inaugurale con PJ HARVEY, MAC DEMARCO, GIOVANNI TRUPPI, BIRTHH.

 

Non saranno perciò più disponibili il giorno stesso in cassa a sPAZIO211 i biglietti giornalieri di VENERDI 25 AGOSTO, ma se non volete perdete l’ULTIMA occasione di partecipare a tutto il festival TODAYS 2017 -incluso il primo giorno!- e ascoltare dal vivo le date uniche italiane di PJ Harvey, Richard Ashcroft, Band of Horses, The Shins, Mac DeMarco, Perfume Genius e tanti altri, avete ancora UNA POSSIBILITÀ…

 

Sono ancora eccezionalmente disponibili in numero limitato alcuni ABBONAMENTI 2 e 3 giorni
(inclusivi della giornata di VENERDI 25 AGOSTO) acquistabili in prevendita 
TICKETONE – www.ticketone.it
VIVATICKET – www.vivaticket.it
e presso tutti i punti vendita autorizzati della vostra città.