CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 561

Arte Contemporanea al Castello

Dal Piemonte

Si protrarrà sino a domenica 24 novembre al Castello di Casale Monferrato la mostra nell’ambito di MCF, organizzata dalla coordinatrice Maria Grazia Dapuzzo responsabile del settore arte, presentata dal critico Giuliana Romano Bussola durante l’inaugurazione di sabato 2 novembre.

Un pubblico competente ed entusiasta ha apprezzato le creazioni di N. Calvi, C. Mazzetti, G. Cavallone, G. Oliva, P. Terrera, J. Saccone, M. Coppo, L. Di Fonzo, M. Porro, G. D’Adda, F. Biagioli, N. Presotto, D. Vignati, I. Devasini, MG. Dapuzzo.

Ogni artista ha dato prova di creatività in varie tematiche ed espressione di stili personali nel campo dell’arte contemporanea.

“Quel che abisso tace”, una monferrina a Pisa

Sabato 9 novembre si è tenuta in occasione del Pisa Book Festival 2019, al Palazzo dei Congressi di Pisa, la prima presentazione nazionale dell’ultimo romanzo storico della monferrina Maura Maffei. Il titolo è “Quel che abisso tace”, edito per i tipi della piacentina Parallelo45 Edizioni, e il libro è dedicato alle tragiche vicende che portarono all’affondamento dell’Arandora Star, il 2 luglio 1940, tragica storia dell’emigrazione italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Trai molgti italiani che perirono nelle acque del mar d’Irlanda, c’era anche il torinese Emilio Calderan (personaggio che rivive nella pagine del romanzo) il quale fondò prima della seconda guerra mondiale un setificio a Londra che occupò cento dipendenti.

In questa presentazione l’autrice è stata affiancata dalla storica Maria Serena Balestracci, considerata la massima esperta italiana di Arandora Star dato che per i suoi saggi aveva ancora intervistato di persona i sopravvissuti all’affondamento della nave, che oggi non ci sono più; sono poi intervenuti Giuseppe Conti, responsabile del Comitato Pro Vittime Italiane dell’Arandora Star e consultore degli Emiliano Romagnoli nel Mondo (in rappresentanza del Centro Studi Val Ceno) e dal giornalista televisivo Pier Luigi Previ di RTA TV.

Il nutrito pubblico – c’era almeno una cinquantina di persone – ha dimostrato grande interesse per l’argomento affrontato, con partecipazione attenta e commossa.

La prossima presentazione di “Quel che abisso tace” si terrà a Milano lunedì 18 novembre, alle ore 20, presso la Casa Museo Spazio Tadini di via Jommelli, 24 (zona piazzale Loreto) e interverranno come relatori ancora il giornalista Pier Luigi Previ e lo psicoterapeuta Roberto Calia, entrambi autori di due fra le postfazioni del romanzo (la terza reca la firma di Massimo Iaretti)

 

Requiem per la Bosnia ad Azeglio il 15 novembre

Venerdì 15 novembre, alle 21.00, nel comune canavesano di Azeglio (To), nella prestigiosa sede della Residenza di campagna “Fuori porta d’Azeglio” verrà presentato il libro di Barbara Castellaro “Requiem per la Bosnia”. L’inziativa, patrocinata dal comune di Azeglio è promossa nell’ambito della rassegna “Musiche da ripostiglio e altro”, pensata e condotta dagli artisti Giuseppe Lo Faro e David Tickle. Il nuovo volume della scrittrice canavesana è pubblicato da Infinito Edizioni nella collana Orienti, con l’introduzione e le fotografie di Paolo Siccardi, giornalista e photoreporter free-lance che dal 2000 collabora con il settore Esteri del settimanale Famiglia Cristiana, e la postfazione di Marco Travaglini.

“Requiem per la Bosnia” racconta il grumo d’emozioni, gioie e soprattutto dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava quelle regioni balcaniche. Barbara Castellaro ha saputo trovare le parole più adatte per descrivere paesi e persone, storie individuali e collettive di un paese che era il cuore profondo della terra degli slavi del Sud, martoriato dai conflitti a cavallo del millennio, nell’ultimo decennio del “secolo breve”. Un tempo di guerre e dissoluzione che ha lasciato tracce profonde, forse ineliminabili, che va raccontato alla luce di quanto è accaduto dopo, della vita di tutti i giorni, delle paure e delle aspettative, dei sogni e degli auspici di tante e tanti che non hanno inteso chinare la testa di fronte al destino. Sono queste donne e questi uomini che Barbara Castellaro ha incontrato, comunicando emozioni e pensieri che aiutano a formare un’opinione di chi legge. E’ un invito al viaggio verso Sarajevo, Mostar, Srebrenica, senza retorica e senza consolazione. La capitale bosniaca, microcosmo che contiene tutto il mondo, quasi una “Nuova Gerusalemme” ; Mostar, la città dello Stari Most, del vecchio ponte sulle smeraldine acque della Neretva; Tuzla, la città del sale, dove sopravvivono ancora lo spirito della Bosnia multiculturale e tollerante; Srebrenica, la città dell’argento e del sangue, dove nel luglio del 1995 si consumò l’ultimo genocidio del secolo, il primo in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale,dove oltre diecimila musulmani bosniaci maschi, tra i 12 e i 76 anni,  vennero catturati, torturati, uccisi e sepolti in fosse comuni dalle forze ultranazionaliste serbo-bosniache e dai paramilitari serbi. Un libro, quello di Barbara Castellaro, che offre un ritratto interiore di quella terra, un percorso breve ma profondo per avvicinarsi ed entrare in contatto con una realtà dove è necessario evitare lo sguardo svagato da turisti, guardando oltre le apparenze, disponendosi all’ascolto con la voglia di capire.

 

Del resto i paesi della ex Jugoslavia non hanno ancora trovato stabilità ed equilibrio dopo la sanguinosa guerra degli Anni ’90.Le stesse foto di Paolo Siccardi accompagnano il libro raccontando i contrasti tra la vita di tutti i giorni, l’eredità di un pesante passato, l’incertezza del domani. Basterebbe riguardare le immagini dei clandestini che negli anni novanta,per sfuggire alle guerre,attraversavano come oggi quelle frontiere. Fermati dalle polizie, schedati e rimandati ai loro paesi di origine, lasciando per terra lungo le maglie bucate delle reti le proprie memorie, i ricordi, le fotografie dei propri cari, i documenti, gli oggetti personali per non essere identificati dalle autorità di frontiera. Quelle reti diventavano la porta per l’Europa di Schengen come ieri il passaggio a nord di Subotica o la nuova rotta balcanica che attraversa il cuore della Bosnia e porta migliaia di migranti nel cuore di Sarajevo. Per vedere queste cose basta avere voglia di tenere gli occhi aperti e la mente e il cuore sgombri da pregiudizi, come fa con grande umanità e forza il racconto di Barbara Castellaro.

FantaCina: scrittori di fantascienza della Cina contemporanea

Incontro con Wang Jinkang e Xia Jia

 

Mercoledì 13 novembre 2019 alle 10.00

Aula Magna del Rettorato

Via Verdi 8 Torino

 

Conduce la professoressa STEFANIA STAFUTTI

 

L’Istituto Confucio dell’Università di Torino ospita un incontro d’eccezione con due delle voci più significative della fantascienza cinese contemporanea.

 

Wang Jinkang (1948), ingegnere ma soprattutto scrittore, è uno dei “re” della fantascienza cinese e appartiene alla generazione dei precursori della contemporanea fantascienza. Le sue opere affrontano una serie di problemi cruciali collegati allo sviluppo della tecnologia e delle scienze, in particolare nell’ambito della bioetica. Attento osservatore del presente, esplora anche l’universo geopolitico del mondo moderno, dal ruolo degli Stati Uniti d’America alle minacce del terrorismo, come bene esemplifica il suo romanzo Shizi “La croce” (2009), visione distopica di un mondo distrutto da un’arma biologica. Wang JInkang ha ricevuto più volte il premio Yinhe (Galaxy Award), il riconoscimento più prestigioso per gli scrittori cinesi nell’ambito della fantascienza.  In italiano la casa editrice Future Fiction ha pubblicato il racconto “Il gigante reincarnato” nella raccolta Sinosfere.

 

Xia Jia (1984), nome d’arte della scrittrice Wang Yao, coniuga una formazione scientifica di prim’ordine (laureata in fisica presso la prestigiosa Università di Pechino) con una solida educazione anche nell’ambito delle scienze umane; nello stesso ateneo ha conseguito il dottorato in letteratura comparata. Unisce all’amore per la fantascienza la passione per il fantasy e una certa vocazione didattica che appartiene alla fantascienza cinese delle origini. Spesso i suoi personaggi consentono di avvicinare la vita e le vicende di figure realmente esistite, il cui ruolo è stato essenziale nello sviluppo dell’umanità. Insignita di numerosi premi, unisce al lavoro accademico una attività di scrittrice molto intensa,  attraverso la quale infonde nuova vita anche alle tradizionali storie di spiriti e fantasmi cinesi. Tradotta in varie lingue, in italiano Future Fiction propone l’antologia “Festa di primavera”.

 

Conduce l’incontro la professoressa Stefania STAFUTTI, professore ordinario di Lingua e Letteratura Cinese dell’Università di Torino, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con la Cina e Direttore dell’Istituto Confucio di Torino.

DOVE E QUANDO

Mercoledì 13 novembre 2019 ore 10.00 Aula Magna –  Palazzo del Rettorato, via Verdi 8 Torino. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

 

INFORMAZIONI

Per informazioni: 011 670 39 13 / segreteria@istitutoconfucio.torino.it

A Elena Mantello il Premio Alessandro Marena 2019

L’artista si aggiudica la terza edizione del riconoscimento legato al progetto “The Upcoming Art”,  mostra di opere realizzate dagli studenti provenienti dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino

L’opera vincitrice, un’installazione di piastrelle di pietre differenti su cui sono  scolpiti i chilometri di distanza  dall’origine del materiale, l’Africa,  evidenzia la forte volontà di far comunicare la cultura occidentale con le culture altre

Menzione speciale a Agnese Falcarin e Erica Suzzarellu. Lo sponsor Be drink sceglie Giuseppe Mulas e Marco Poma  per la creazione di un nuovo packaging

 Si è conclusa con l’assegnazione del Premio Alessandro Marena la terza edizione del progetto The Upcoming Art proposto dall’Associazione Alessandro Marena e inaugurato lo scorso 30 ottobre all’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.

La preferenza unanime della giuria, presieduta dalla direttrice di Artissima Ilaria Bonacossa, è andata all’opera 45°04’N 7°42’E dell’artista Elena Mantello, con questa motivazione: “per aver – attraverso un linguaggio di origine minimale e poverista – aperto una riflessione sul tema delle migrazioni e della politica economica e geopolitica contemporanea, con un’installazione di impatto immediato”.

L’opera 45°04’N 7°42’E è una composizione modulare dove ogni sezione corrisponde a un’area della cartina geografica dell’Africa. Piastrelle di pietre differenti hanno scolpiti i chilometri di distanza dall’origine del materiale, quindi dal Continente Nero a Torino. Tra gli obiettivi dell’installazione c’è quello di spingere l’osservatore a non fermarsi alle apparenze: se da un lato si sono abbattute le barriere geografiche per dar la possibilità di transitare qualsiasi risorsa da un capo all’altro del mondo, dall’altro nessuno si preoccupa di come essa viene prodotta o prelevata. I materiali utilizzati nell’installazione sono pezzi di scarto e il loro continuo reperimento caratterizza una ricerca in fieri.

Elena Mantello, 26 anni, di Savona, vive e studia a Torino. Laureata a luglio 2019 in scultura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha sviluppato le sue conoscenze tecniche attraverso la sperimentazione di vari materiali, dai più tradizionali, come ceramica, gesso, marmo e bronzo ai più contemporanei quali resine e gomme.

Ho molto apprezzato la qualità dell’interazione tra giuria e artisti – ha sottolineato Franca Pastore Marena, fondatrice dell’Associazione Alessandro Marena – e sono molto contenta di aver potuto offrire a questi giovani talenti un’opportunità non solo di esposizione, ma anche di formazione e crescita all’inizio del loro percorso nel sistema dell’arte”.

Il premio consiste nella somma di 2.000€ che la vincitrice potrà investire nel proseguimento della propria formazione artistica. L’opera scelta viene ascritta alla Collezione dell’Associazione che ne dispone per il prosieguo dell’attività espositiva.

Una menzione speciale è stata inoltre assegnata ad Agnese Falcarin e Erica Suzzarellu che hanno presentato il video Ballad Of The Soldier’s Wife apprezzato “per la raffinata elaborazione e l’originale sintesi tra eredità del 900 e contemporaneità”. Un’edizione del Premio Alessandro Marena che quest’anno ha quindi fortemente valorizzato l’arte al femminile.

Prima della proclamazione, gli studenti hanno avuto l’opportunità di ricevere pareri e consigli da parte della giuria composta da Franca Pastore Marena, gallerista e fondatrice dell’Associazione, Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, Salvo Bitonti, direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, il coordinatore del programma di arti visive di Combo Bruno Barsanti, l’artista Franko B e Francesca Referza, direttrice di Quartz Studio, spazio no-profit per l’arte contemporanea di Torino.

L’azienda Be drink, tra gli sponsor della mostra, ha selezionato Giuseppe Mulas e Marco Poma per l’ideazione del packaging 2020 dei loro liquori Squibb e Bitchin.

La mostra è stata realizzata con il sostegno della Fondazione CRT.

RealEYES 2019, arte e vogli di vivere

Mostra benefica per la ricerca scientifica

14-25 novembre ore 10-18

Inaugurazione all’auditorium Vivaldi il 14 novembre ore 16,30

Una straordinaria mostra di opere pittoriche ispirate alla voglia di vivere, alla curiosità e ai sogni, al desiderio di sperimentare per aiutare la ricerca scientifica per sconfiggere la leucemia acuta che a 14 anni ha portato via alla famiglia ed ai suoi sogni di vita Francesca Martini.

Per saperne di più sulla ricerca scientifica in corso sulle “cellule di Francesca”, il convegno informativo e l’inaugurazione della mostra, Giovedì 14 novembre ore 16,30 all’auditorium Vivaldi di piazza Carlo Alberto 5/A

L’isola del libro. Speciale Downton Abbey

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Si dice “Downton Abbey“ e si traduce “successo assicurato”. Basta vedere le sale in cui è proiettato il film ispirato all’omonima serie tv firmata da Jiulian Fellows (Premio Oscar migliore sceneggiatura per “Gosford Park” e autore anche del libro “Snob” del 2005). Dopo 6  felici  stagioni della fiction che ha inanellato premi importanti (3 Golden Globe 15 Emmy), ora ritroviamo l’aristocratica famiglia Crawley sul grande schermo. Siamo nel 1927, in affanno per l’arrivo dei sovrani, con inevitabile ansia e scompiglio a tutti i livelli della dimora. Il regista Michael Engler ha girato il film nell’Highclere Castle e ci fa tornare indietro all’epoca di spettacolari magioni, privilegi nobiliari, stuoli di servitori. Una ricostruzione raffinata e sfarzosa, scenari da favola, in cui recitano gli stessi attori che ci hanno incantati alla tv con tutta la loro bravura. Ma quello fu anche un periodo di grandi cambiamenti politici, economici e sociali. Allora perché non approfondire leggendo i libri che stanno dietro allo schermo? Ecco qualche spunto.

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Fiona Carnarvon  “Lady Almina e la vera storia di Downton Abbey”  -Vallardi-  (2013)  euro 15,90

Il libro è stato scritto da Lady Fiona, 8° contessa di Carnarvon che ha sposato l’erede della casata, Geordie. Diventata la custode del maniero ha colto il fascino del luogo e soprattutto della storia dell’antenata Lady Almina, 5° contessa di Carnarvon. Dopo approfondite ricerche in archivi e documenti di famiglia ha scritto questa bellissima biografia romanzata che è molte cose. Romanzo storico, di costume, scenario di glorie e drammi familiari, appassionante lettura che ci conduce nei fasti di un’epoca ormai tramontata.

Lady Almina era figlia illegittima di Alfred de Rothchild, uno degli uomini più ricchi al mondo, che non la riconobbe mai legalmente; ma l’adorò, viziandola e foraggiandola economicamente.

La sua posizione sociale un po’equivoca fu ampiamente superata dal patrimonio ereditato dal padre. E la sua dote allettò George Edward, 5° conte di Carnarvon, personaggio di spicco della nobiltà inglese. Uomo dalle passioni eclettiche –leggere, conoscere le nuove tecnologie, viaggiare- e, come molti blasonati dell’epoca, proprietario di spettacolari tenute, ma scarso di liquidità e gravato dalle tasse. A 19 anni Almina lo sposa con una sontuosa cerimonia.

George, passerà alla storia per aver scoperto, insieme a Howard Carter, la tomba di Tutankhamon e, certo, l’eredità della moglie gli consentì di condurre le sue dispendiose campagne archeologiche in Egitto, di rimettere in sesto il castello di Highclere, nonché di saldare molti debiti. Fu un matrimonio felice e Almina una moglie esemplare. Bravissima nell’organizzare lussuose feste, ricevere nobili e principi, ma soprattutto eccezionale nel dedicarsi agli altri. Aveva l’animo da  infermiera e durante la prima Guerra Mondiale trasformò il castello in un ospedale in cui i feriti venivano curati da medici provetti e trovavano, a volte salvezza, sempre, comunque, conforto e dedizione. Quando il marito si ammalò misteriosamente poco dopo aver scoperto il sepolcro del giovane faraone nella Valle dei Re (dando adito alla teoria della maledizione verso chi disturbava il loro sonno eterno) lei corse al suo capezzale e lo curò amorevolmente fino alla fine. Lord Carnarvon morì a soli 57 anni, nel 1923, poco dopo la sua scoperta: probabilmente per  un morso di zanzara infettatosi e sfociato in setticemia. Almina ne riportò la salma in patria, poi inseguì il suo sogno di creare un ospedale. Ci riuscì nel 1927 e lo chiamò Alfred House, in onore dell’amato padre, che aveva reso possibile la sua vita straordinaria.

Ad Almina si ispira in parte il personaggio di Cora della fiction.

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Margaret Powell  “Ai pani bassi”  -Einaudi-  (2012)  euro 16,50

Lo stesso mondo scintillante dei nobili e delle loro immense mansion, qui viene raccontato partendo dal basso. E’ uno spaccato della vita dello stuolo di servitori che rendevano funzionante al millimetro la gestione  della casa. L’autrice Margaret Powell, nata nel 1907 a Hove in Inghilterra (morta nel 1984) iniziò a lavorare a soli 14 anni nella lavanderia di un albergo. Poi fu assunta come aiuto-cuoca in una ricca casa  londinese. Il successo delle padrone di casa dipendeva dall’esercito di persone che lavoravano per loro. Castelli e grandi tenute richiedevano decine e decine di servitori le cui varie mansioni erano rigorosamente incasellate in una rigida gerarchia. Strategici erano il maggiordomo e la governante che organizzavano e dirigevano il lavoro di cameriere, sguattere e dipendenti di sesso maschile, la cui importanza scalava in base all’anzianità.

Il lavoro era mastodontico all’epoca in cui i signori si cambiavano 4 o più volte al giorno, ospitavano continuamente altri nobili di riguardo e membri della corona, pranzi e cene consistevano in raffinate ed elaborate portate, argenti e porcellane andavano continuamente puliti, e l’acqua per il bagno dei signori veniva portata in appositi secchi su per i piani…..Perché tutto questo funzionasse  come un meccanismo ben oliato la servitù era essenziale.

E nel libro emerge anche il rapporto di reciproco rispetto che negli anni 30 legava a stretta mandata padroni di casa e personale di servizio.

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Jessica Fellowes  “ Il mondo di Downton Abbey. Dietro le quinte della serie tv”   -Rizzoli- (2012)  -euro 21,90

Più che raccontarle, queste pagine occorre sfogliarle beandovi delle immagini che avete visto nella serie tv, di cui è il libro ufficiale. La Fellows raccoglie scene, arredi, sontuosità, segreti, drammi e passioni delle prime due stagioni della fiction. Ed ecco raccolte in 300 pagine le riprese più belle, i costumi nei loro particolari, pettinature, gioielli, toilette delle signore… e tanto altro. Una full immersion in Dowton Abbey. La casa, la tenuta, la vita domestica, gli appuntamenti in società, le questioni di etichetta, destini  e mansioni della servitù, amori e passioni, la Grande guerra e i dietro le quinte.

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Emma Marriot  “Downton Abbey: the official film companion” –Headline- euro 29,64

Il libro è in inglese ma fruibile da tutti perché a farla da padroni sono soprattutto le immagini ufficiali del film. Siamo nel 1927, una lettera con le insegne reali annuncia a Lord e Lady Grantham che Re GiorgioV e la Regina Mary visiteranno lo Yorkshire e si tratterranno a Dawton Abbey per un giorno e una notte. Arriveranno a bordo della loro Daimler e con il nutrito seguito reale di servitori. Facile immaginare lo scompiglio a tutti i livelli della nobile dimora. Nulla può essere affidato al caso o andare storto, nessun minimo dettaglio va trascurato. Un vortice di ansia alleggia sui preparativi. Persino lo storico maggiordomo Carson, ormai in pensione, viene richiamato in servizio; mentre vecchie rivalità tra la servitù tornano a galla e stanno per scatenarsene di nuove con  l’arrivo dei domestici dei sovrani. Solo l’anziana, impermeabile e indistruttibile Lady Violet (interpretata, come nella fiction, da una strepitosa Maggie Smith) vivrà con la sua solita sorniona calma e indomita saggezza anche questa gloriosa pagina della sua esistenza.

Nel libro troverete foto magnifiche della produzione, interviste con il cast, dietro le quinte delle scene, immagini della fastosa scenografia, dagli esterni ricostruiti ai sfarzosi saloni in cui i sovrani faranno il loro ingresso.

 

 

 

Rock Jazz e dintorni. James Senese e Paola Turci

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

 

 

Lunedì.  Al teatro Alessandrino di Alessandria canta Francesco Renga.

Martedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Micah P. Hinson. Al Teatro Colosseo è di scena Paola Turci (foto). Al Blah Blah suona il quartetto Weed.

Mercoledì. All’Arteficio  si esibisce il chitarrista blues Steve Hill.  Al Blah Blah suonano i Fleshtones. All’OffTopic si esibisce Francesco Di Bella.  All’Odeon di Biella la PFM rende il tributo a De Andrè. Per “Moncalieri Jazz” al Jazz Club, suona il trio di Alessandro Chiappetta, Diego Mascherpa e Saverio Miele, e il quartetto del sassofonista Venanzio Venditti.

Giovedì. Al Jazz Club suonano i Maisemat. All’Hiroshima si esibisce il rapper Ensi. Al Magazzino sul Po si esibiscono gli Anna Ox. Alle Fonderie Limone per “Moncalieri Jazz”, suonano gli Area Open Project e Arti e Mestieri.

Venerdì. Allo Spazio 211 sono di scena i Ronin. All’Hiroshima si esibisce la cover band dei parigini Nouvelle Vague. Alle Fonderie Limone per “Moncalieri Jazz”, suonano i Quintorigo. Al Folk Club è di scena il percussionista Tète Da Silveira  con i Next Quartet.  Al Linc di Cuorgnè si esibisce il bluesman Francesco Piu. All’OffTopic canta la vocalist Awwa Fall. Al Magazzino sul Po suonano i Botanici mentre Evil knievel  e Graziano Romani , sono di scena rispettivamente  al Blah Blah e al Cafè Neruda.

Sabato. Conclusione di “Moncalieri Jazz” alle Fonderie Limone, con l’esibizione del sassofonista James Senese (foto).Al Magazzino sul Po sono di scena i De Lorians. Al Teatro Colosseo suona il Banco del Mutuo Soccorso. Al Big Lebowski di Novara si esibisce il duo I’m Not A Blonde. Al Blah Blah sono di scena gli One Sentence Supervisor.

Domenica. Al Circolo della Musica di Rivoli suona il fisarmonicista francese Richard Galliano.  All’Espresso Italia Di Pinerolo è di scena la vocalist Elizabeth Moen.

 

Pier Luigi Fuggetta

Il muschio e la sabbia. Letture di autori giapponesi contemporanei

A cura di Fabiola Palmeri, ogni secondo mercoledì del mese al MAO
Da mercoledì 13 novembre 2019 a mercoledì 13 maggio 2020, ore 15,30 / 17.30


Organizzati fra i suggestivi giardini giapponesi di “muschio e sabbia” – di qui il titolo dell’iniziativa – realizzati al riparo del grande “volume vetrato” della corte interna, riprendono al MAO – Museo d’Arte Orientale di via San Domenico 11, a Torino, sull’onda del successo delle scorse edizioni, gli incontri dedicati agli scrittori giapponesi contemporanei. L’appuntamento, per un totale di sei incontri, è per tutti i secondi mercoledì del mese, ad esclusione del mese di aprile, a partire dal prossimo 13 novembre e fino a mercoledì 13 maggio 2020. In programma, un ciclo di letture di romanzi di autori nipponici in abbinamento a momenti di approfondimento su tematiche relative alla cultura del Sol Levante, condotti da Fabiola Palmeri, giornalista e scrittrice (“Come un sushi fuor d’acqua”, il suo primo romanzo pubblicato per “La Corte Editore” nell’ottobre scorso), profonda esperta del Giappone contemporaneo, dove ha anche lavorato come reporter e news caster presso la redazione in lingua italiana della “NHK”, la Radio Televisione Giapponese. Ogni incontro si aprirà con una lezione sul tema proposto e proseguirà con una riflessione collettiva, guidata dalla Palmeri, sul libro del mese. Il commento dell’opera selezionata permetterà di dare vita ad un piacevole momento di scambio e conoscenza su un Paese estremamente affascinante e su una cultura ricchissima e complessa come quella giapponese.
Il calendario degli incontri si apre il prossimo mercoledì 13 novembre (ore 15,30/17,30) e, in omaggio alla mostra “Guerriere dal Sol Levante”, sarà dedicato alle donne della letteratura dall’antichità a oggi, da Sei Shōnagon a Murata Sayaka. Il confronto a tutto campo fra Fabiola Palmeri e il pubblico prenderà spunto dal libro “Note del Guanciale” (traduzione Lydia Origlia, SE), scritto attorno all’anno Mille da Sei Shōnagon, scrittrice e poetessa giapponese nonché dama di compagnia dell’imperatrice Teishi dal 993 al 1001. Considerata uno dei classici della letteratura giapponese, l’opera ha anche un grande valore storico: le sue pagine contengono infatti un’enorme quantità di informazioni sul contesto sociale e sulla vita artistica e culturale del periodo Heian, l’epoca compresa fra l’VIII e il XII secolo (794 – 1185) che prende il nome dalla capitale del tempo Heian-kyo, oggi Kioto. Sorprendentemente, la raccolta di note di Sei Shōnagon è caratterizzata da uno stile di scrittura attuale e da osservazioni ironiche quanto impietose, degne delle più affascinanti firme della contemporaneità.


A chiudere il 2019 sarà, mercoledì 11 dicembre (sempre dalle 15,30 alle 17,30), il secondo incontro nuovamente dedicato alle donne e incentrato sul tema del cambiamento della figura femminile raccontata nei romanzi giapponesi dal 1900 ad oggi e sul perché della netta predominanza in Giappone di scrittrici donne rispetto agli scrittori maschi negli ultimi dieci anni.
Libro del mese, “Red Girls” di Sakuraba Kazuki (traduzione Anna Specchio, E/O), saga familiare –premiata con il Mistery Writers of Japan Awards – che narra la storia di tre generazioni di donne negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, intrecciando la storia di una famiglia a quella del Giappone, Paese provato dalla guerra e in profonda e rapida trasformazione.

Per i programmi relativi ai successivi quattro appuntamenti (8 gennaio, 12 febbraio, 11 marzo e 13 maggio 2020):
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it.
Prenotazione obbligatoria a fabiola.palmeri@gmail.com

g. m.

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Nelle foto:

  • Fabiola Palmeri
  • Guerriere dal Sol Levante

Quando lei s’inventa un immaginifico quanto “realissimo” spasimante

“Due dozzine di rose scarlatte” apre la stagione dell’Alfieri

 

La domanda è una sola: sarà capace di reggere davanti ad un pubblico più smaliziato di oggi questa commedia con i suoi oltre ottant’anni di vita? Aldo De Benedetti e Due dozzine di rose scarlatte, un autore che (finché le leggi razziali lo permisero) cavalcava nelle vesti di sceneggiatore la stagione d’oro dei “telefoni bianchi” e per i palcoscenici gli applausi per “Non ti conosco più” o “Milizia territoriale”; un successo in grado di oltrepassare i confini nazionali, fortificato nel 1940 dal film omonimo che segnò il debutto di Vittorio De Sica alla regia, un esempio prebellico pieno di leggerezza, fondato su un gioco degli equivoci e su una intelligente quanto tranquilla sensualità quel tanto che basta, dialoghi e risate costruiti e offerti in punta di piedi. Ebbene, quel testo regge ancora benissimo, eccome, nei dialoghi e nell’incalzare delle sorprese della vicenda, nello smalto che con il tempo non accusa nessuna scalfittura, tenuto al riparo proprio nella leggerezza spensierata di quegli anni, nella sua riposante immobilità, che accusa colpi allorché pecca con la presunzione di cucirgli addosso una colonna sonora onnivora che deborda verso la Berti o Ranieri, mentre resta un piacere difenderla nel proprio tempo e affidarsi alla Wandissima e dintorni. Una tappa indovinata, una scelta oggi spericolata con cui Torino Spettacoli ha aperto la propria stagione all’Alfieri, un appuntamento, per la regia elegante, tutta sospiri e ripicche, di Girolamo Angione, che il pubblico ha gradito tra divertimento e applausi.

“Le catene del matrimonio sono così pesanti che bisogna essere in tre per sopportarle”, ci avvisa il foglio di presentazione dello spettacoli citando Alexandre Dumas. Una coppia felicemente sposata in cui s’insinua ad un certo punto una parola molesta: evasione. Qualche momento di stanchezza in lei, un viaggio in solitaria tra le nevi di Cortina, un tentativo di modesta avventura per lui, don Giovanni sognatore, approfittando di quell’assenza. Tra i preparativi, cui pensa la servetta di casa, Marina intercetta un mazzo di rose che il fedifrago s’è fatto recapitare per poterlo girare alla bellezza che ha scelto, unito ad un biglietto che sfodera la piccola letteratura del tempo in formato Baci Perugina e firmato “Mistero”. Chiaro che Marina ci ricami sopra e che ogni pomeriggio, ad un’ora prestabilita, attenda un identico mazzo di rose come una manna dal cielo, capace di farla uscire dalla noiosa mediocrità ed entrare nella allegra decisione di non partire più. Gli equivoci si susseguono e giungono secondo temporaneo copione alla brusca interruzione di una vita a due, giocando anche la complicità dell’amico Savelli: grazie ad una sua azzardata confessione, nella ricerca di chi si possa nascondere dietro “Mistero”, il castello di carte frana miseramente. Con la tranquillità per lo spettatore che De Benedetti voglia mettere le cose a posto per il futuro.

Leggerezza, dicevamo. E in quella fanno a gara ad accomodarsi Miriam Mesturino, irrequieta consorte, Luciano Caratto che mena il gioco con grande sicurezza ed ineccepibile varietà di toni e Simone Moretto, l’amico vittima e pasticcione. Insomma un successo a tutto tondo, come ai tempi del mitico De Benedetti.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, Luciano Caratto e Miriam Mesturino; Simone Moretto e Miriam Mesturino in due momenti della spettacolo, fino a domenica 10 novembre in scena al teatro Alfieri