Cosa succede in città- Pagina 423

Una legge popolare per i beni comuni

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Con la nascita del Comitato Popolare di Difesa dei Beni Pubblici e Comuni “Stefano Rodotà” e con la presentazione in Cassazione, lo scorso 18 dicembre, della proposta di legge di iniziativa popolare, si è aperto l’iter che porterà alla raccolta di firme sul territorio nazionale. «La difesa dei Beni pubblici e di quelli comuni è stato l’obiettivo che ha animato i lavori della Commissione Rodotà: oggi, dopo 10 anni, questa lotta deve diventare la priorità di ogni comunità e territorio che troppo spesso hanno subito devastazioni e privatizzazioni di ogni genere» spiega Ugo Mattei, giurista. L’iniziativa vede Arci tra i primi promotori. Lunedì 11 febbraio alle 18,30 alla Fondazione Fulvio Croce, in via Santa Maria 1 a Torino, il lancio ufficiale in occasione della presentazione del libro di Ugo Mattei e Alessandra Quarta “Punto di svolta. Ecologia, tecnologia e diritto privato. Dal capitale ai beni comuni”. Introdurrà Riccardo Rossotto, presidente Fondazione dell’Avvocatura torinese “Fulvio Croce”. Parteciperanno, insieme agli autori, Enrico Morello, Foro di Torino, Ilaria Riva, Università di Torino, Dipartimento di Giurisprudenza, Eugenio Barcellona, Professore Università Piemonte Orientale. Seguirà aperitivo. Il Comitato punta a raccogliere un milione di firme grazie a una larga coalizione di forze sociali legate fra loro dall’obiettivo di prendersi cura dell’interesse delle generazioni future, rendendo la legislazione civile più coerente con i dettami dell’ecologia e della Costituzione. «Occorre creare un filo rosso tra tante esperienze territoriali e i grandi temi come la scuola, il lavoro, la sanità e i servizi pubblici, l’ambiente, tutte animate e mosse dalla consapevolezza che i diritti fondamentali vengono prima del mercato; che il saccheggio, la vendita dei beni pubblici, dei beni comuni, dei beni collettivi rappresenta il tradimento della nostra Costituzione; che vendere, privatizzare i beni pubblici, i beni comuni, i beni sociali significa decretare la fine della democrazia sociale; che i diritti di cittadinanza come dice l’art. 53 hanno bisogno di un fisco democratico – continua Mattei -. Con tante persone ed organizzazioni vogliamo ripartire da quel testo con l’obiettivo ambizioso di raccogliere un milione di firme: è un testo perfettibile ma fondamentale per ripartire dai territori, con un progetto di crescita e condivisione collettiva che unisca lotte e comunità, e il Comitato Rodotà invita tutti i firmatari, durante e dopo i sei mesi della raccolta firme, a scrivere insieme il testo di una legge delegata e il documento contenente principi irrinunciabili per la futura discussione parlamentare (da consegnare insieme alle firme affinché il disegno di legge Rodotà possa diventare finalmente legge, la migliore possibile. Per strutturare e rendere permanente tale filo rosso, i firmatari della legge di iniziativa popolare potranno sottoscrivere con un euro una quota della prima società cooperativa di azionariato popolare intergenerazionale dedicata alla difesa dei diritti delle generazioni future».

Torino dice addio anche a Peyrano

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Dopo la Pernigotti anche l’altro colosso del cioccolato piemontese cala le serrande. Oltre 5 milioni di debiti e nessuna prospettiva per risollevarsi.

Peyrano, lo storico laboratorio artigianale di corso Moncalieri ha definitivamente chiuso i battenti. Così mercoledì, a poco più di 24 ore dalla notizia della drammatica chiusura della Pernigotti, Torino e il Piemonte perdono un altro tassello della loro “forza lavoro”. Pare che lo storico marchio che ha contribuito a rendere famoso il Piemonte come patria del cioccolato, questa volta non sia riuscito a risanare i debiti accumulati negli ultimi anni e che ad oggi il suo debito sia cresciuto in maniera esponenziale fino a raggiungere la cifra di 5 milioni di euro. Già a maggio alcuni laboratori erano stati sigillati a causa del mancato pagamento dell’affitto e a causa delle lamentele di numerosi lavoratori rimasti da tempo senza stipendio. Negli ultimi nove mesi purtroppo la situazione invece che migliorare è andata peggiorando portando così, qualche giorno fa, la dichiarazione di fallimento da parte della Jacopey Cioccolato – società con la quale i fratelli Peyrano avevano precedentemente rilevato il marchio-. Il curatore fallimentare è già a lavoro per mettere insieme l’elenco dei creditori e ha formalizzato che l’11 maggio il famoso marchio verrà messo all’asta e venduto al miglior offerente.

Simona Pili Stella

Svelato il “cuore” romanico del Santuario della Consolata

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Presentati gli affreschi dell’antica Chiesa di Sant’Andrea

Tra il dicembre 2016 e il dicembre 2018 duecentosettantotto donatori – la maggior parte torinesi, ma pure dalla provincia, come da Asti e Cuneo, come dalla Lombardia al Lazio, dalla Sicilia alla Sardegna alla Puglia, agli Emirati Arabi anche, i più con una sola donazione, una persona di donazioni ne ha fatte dieci – hanno raccolto oltre 67 mila euro che grazie al raddoppio operato dalla Fondazione Crt sono divenuti 134, una eccellente politica di fundraising che ha dato vita ad un nuovo, preciso impulso archeologico. Ad opera di quella stessa Fondazione che, ha spiegato in conferenza stampa il presidente Giovanni Quaglia, “da sempre principale sostenitore privato del Santuario della Consolata, cui ha storicamente destinato 4 milioni di euro, continua a mettere a disposizione risorse economiche, competenze e idee progettuali per la valorizzazione e la salvaguardia di questo meraviglioso “gioiello”, confermando il proprio impegno per il patrimonio artistico ecclesiastico”. “Un atto di filantropia innovativa – ha ancora sottolineato Quaglia -, dal momento che al nostro interno stiamo raccogliendo una vera sensibilità per il restauro collegato alla comunità di riferimento, interpretando la restituzione come strumento di inclusione sociale. Nei prossimi mesi avvieremo un progetto che prevede il coinvolgimento di santuari nel Piemonte e nella valle d’Aosta”. A segno di gratitudine, saranno quelle 278 persone a poter ammirare prima di ogni altro gli affreschi portati alla luce sulle pareti che furono le prime campate della chiesa di Sant’Andrea, costruita nell’XI secolo, su cui dietro l’invito di Giovanna Battista di Savoia-Nemours l’abate Guarini costruirà il capolavoro barocco nel 1675.

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Quell’architettura barocca che si pone come eccellenza e che rende famoso e visitato il capoluogo piemontese, cifra di richiamo che tuttavia non dovrebbe passare sotto silenzio un passato protocristiano e medievale di cui Torino non è certo ricca ma che pure torna alla luce (si pensi alla basilica risorta sotto la costruzione modernissima della “Nuvola” Lavazza o ai resti delle tre chiese sotto l’edificio del duomo della città), un precedente panorama dove le cronache inscrissero la chiesa, di cui ammiriamo all’aria aperta oggi il campanile, definita come il luogo sacro più bello e più importante della città. Un bell’esempio di ritrovamento artistico, un lampo di storia e di vita che riappare e a tratti sembra ancora voler trattenere gli aspetti di una chiara lettura, è il lavoro – al di là della campagna di ricerca nel 2008, che lasciava intravedere come la parte absidale dell’antica chiesa romanica si fosse conservata -, con 240 giorni di cantiere, portato avanti da un Protocollo d’intesa che ha visto la collaborazione del Santuario della Consolata (il Rettore, Mons. Giacomo Martinacci, ha tracciato la storia del complesso e ha espresso tutta la speranza che il percorso avviato possa dare ulteriori frutti, come il restauro della settecentesca Cappella dell’Abate), della Curia Metropolitana, della Soprintendenza nella persona dell’architetto Luisa Papotti, del Politecnico e dell’Università, della Fondazione Crt e soprattutto del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”.

Oggi quella che è stata la Cappella invernale dei sacerdoti che abitano il Convitto del Santuario cambia veste. Antica, meravigliosa, pronta ad accogliere nuovi interventi, che gli studi stanno avvicinando a esempi rintracciabili nell’Abbazia della Novalese e nella Collegiata di Sant’Orso ad Aosta. Rimossi gli intonaci posteriori e lo coloriture moderne, anche con l’utilizzo del laser, sono apparsi questi pressoché inattesi gioielli. Sulla parete sud ha preso forma una grande figura, la mano destra protesa verso l’alto e la sinistra a reggere un cartiglio, da cui si evince che potremmo identificare il personaggio con il profeta Abramo.

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Sulla parete nord, sono comparse due grandi figure inquadrate da elementi architettonici, che recano in mano ancora dei cartigli: alla sommità delle pareti, nelle fasce decorate, a lato di variopinte greche intrecciate, si riconoscono due volti. Uno maschile con grandi occhi, naso affilato e barba, il cui copricapo ci dice che potrebbe trattarsi di un monaco, probabilmente San Benedetto, come suggeriscono alcune lettere dipinte a lato (i primi monaci della chiesa di Sant’Andrea erano benedettini), l’altro femminile, con il capo velato, caratterizzato da un intenso sguardo. I lavori non hanno coinvolto esclusivamente le pareti, anche il catino absidale ha visto riapparire una decorazione floreale, probabilmente secentesca, a ghirlande e motivi vegetali. Soprattutto Luisa Papotti ha messo in luce gli aspetti storici e artistici del ritrovamento: “Davanti ai nostri occhi, ricompare l’architettura imponente della antica basilica conventuale, che i monaci fuggiti da Novalesa ricostruirono intorno all’anno 1000 nell’angolo nord-occidentale della città medievale. Ne ritroviamo la muratura laterizia esterna scandita da lesene, fregi di archetti pensili e monofore, ma anche le decorazioni interne, animate da fregi policromi e da ieratiche figure di santi e profeti”. Il visitatore si troverà quindi dinanzi ad un’importante testimonianza del medioevo torinese, che richiede ancora un lungo lavoro di indagine, ma che in futuro potrà forse veder riapparire parte delle proprie strutture, risalenti all’indomani delle incursioni saracene, che videro altresì l’apporto di due figure di primo piano come quelle di Gezone, abate di Breme, e di Bruningo, monaco architetto.

 

Elio Rabbione

 

 

Credits photo Delmastro – Distefano – architetti

Le immagini degli affreschi riscoperti, nell’ordine: sulla parete sud, il patriarca Abramo; i personaggi raffigurati sulla parete nord e uno scorcio della parete stessa. In ultimo, la posizione di uno degli affreschi ritrovati nella ricostruzione dell’antico complesso religioso di Sant’Andrea.

Ventagli delle montagne

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In contemporanea con la mostra omonima esposta al Museo nazionale della Montagna, la Galleria Spagnuolo di Palazzo Lascaris ospita fino all’8 marzo una selezione di 40 ventagli promozionali a tema montano, insieme ad una trentina di carte da collezione, manifesti e fotografie realizzati tra metà Ottocento e gli anni ‘40 del ‘900. Tutti i materiali provengono dalla collezione del Museomontagna. Da giovedì 7 febbraio a venerdì 8 marzo la mostra “Ventagli delle montagne” è visitabile a Palazzo Lascaris dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17, con ingresso gratuito. Il ventaglio promozionale nasce in Europa a metà Ottocento come veicolo di promozione turistica per alberghi, luoghi termali ed eventi, come le grandi Esposizioni nazionali e internazionali. Con l’inizio del ‘900 il ventaglio diventa strumento per pubblicizzare le più svariate tipologie di servizi e prodotti: il produttore di scarpe, il droghiere, le sale da ballo e le imprese di servizi, prime fra tutte quelle di onoranze funebri che lo utilizzano come biglietto da visita. La mostra è realizzata dal Museo nazionale della Montagna in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte e la Camera di Commercio di Trento ed è esposta in due sedi: il Museo della Montagna di Torino e Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte. L’esposizione sarà visitabile anche a Trento, Palazzo Roccabruna, dal 12 aprile all’11 maggio 2019 in occasione del Trento Film Festival.

A GiovedìScienza le cellule che curano

La medicina rigenerativa, fondata sull’uso di cellule staminali per la ricostruzione dei tessuti, raccoglie
una sfida importante: lo sviluppo di terapie efficaci per malattie rare, genetiche e degenerative oggi incurabili. È un metodo che presuppone una solida ricerca sui meccanismi biochimici, molecolari e cellulari di queste
patologie e una combinazione di tecnologie molto avanzate di ingegneria cellulare e genetica applicate alle staminali. In Italia sono stati ottenuti risultati importanti, con lo sviluppo di nuove terapie per le ustioni della cornea, le immunodeficienze e l’epidermiolisi bollosa. Nonostante l’eccellenza, nel nostro paese
persistono limiti alla libertà di ricerca che condizionano lo studio sulle cellule staminali embrionali, già usate all’estero in diverse sperimentazioni cliniche.

 

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GIOVEDÌSCIENZA presenta

“CELLULE CHE CURANO”

Giovedì 7 febbraio

Ore 17.45 Teatro Colosseo – Via Madama Cristina 71, Torino

con Michele De Luca (Università di Modena e Reggio Emilia), pioniere delle cellule staminali e della loro applicazione per la ricostruzione della cornea e in gravi malattie epiteliali. Autore di studi fondamentali in medicina rigenerativa

Quel gran genio di Leonardo

Ricordare la genialità di Leonardo da Vinci, a cinquecento anni dalla scomparsa – esaltandone lo straordinario talento creativo, quello di un uomo che ha dedicato l’intera vita all’arte, all’innovazione e alla scienza – è l’intento dell’Amministrazione comunale in collaborazione con la Regione Piemonte, i Musei Reali e la Fondazione Torino Musei

Le celebrazioni dedicate a Leonardo costituiscono per Torino – città che custodisce nella Biblioteca Reale di piazza Castello un nucleo preziosissimo di suoi disegni autografi di cui fa parte il Ritratto di vecchio’, ritenuto il suo Autoritratto – una grande occasione per valorizzare e promuovere nel mondo il patrimonio storico del Rinascimento: dall’arte alla letteratura, dalla musica alle scienze e all’architettura e, più in generale, all’arte di vivere.

Per questo motivo la Città, insieme ad altri Enti, sta lavorando a un nutrito calendario che accoglierà, da aprile a dicembre, concerti, conferenze, convegni, esposizioni, incontri, installazioni, itinerari naturalistici, laboratori, spettacoli e talk, che ruoteranno intorno ai capolavori di Leonardo in mostra ai Musei Reali. Nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, il 15 aprile, si inaugurerà Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro’. Si tratta di un’esposizione straordinaria di oltre cinquanta opere, databili all’incirca tra il 1480 e il 1515, diverse per soggetto e per ispirazione, in grado di documentare l’attività dell’artista dalla giovinezza alla piena maturità. Tra queste spicca il nucleo di tredici disegni autografi, tra cui il Ritratto di vecchio ritenuto l’Autoritratto di Leonardo, oltre al Codice sul volo degli uccelli. Saranno visibili anche opere di altri grandi maestri, dal fiorentino Pollaiolo ai lombardi Bramante e Boltraffio fino a Michelangelo e a Raffaello. Per richiamare l’attenzione sulle rievocazioni dedicate all’uomo simbolo del Rinascimento, che fu pittore, scultore, inventore, ingegnere militare, scenografo, anatomista, pensatore e uomo di scienza, molte delle iniziative hanno ottenuto il patrocinio del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Con il coordinamento di Turismo Torino e Provincia e DMO Piemonte, inoltre, è stato messo a punto un ricco e articolato piano di azioni di comunicazione per veicolare in città, ma anche a livello nazionale e internazionale e nei principali mercati turistici di riferimento, gli eventi che fanno parte del calendario. Tutti gli appuntamenti sono descritti in dettaglio online suwww.leonardoatorino.itTradotto in francese, inglese e mobile first, il sito raccoglie sia le informazioni relative alle numerose iniziative che si svolgeranno a Torino e in Piemonte, sia quelle sui prodotti turistici e sulle proposte degli operatori incoming. Per agevolarne la consultazione www.leonardoatorino.it  è stato diviso in 6 sezioni: 1. Mostra “Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro” ospitata ai Musei Reali; 2. Calendario degli eventi; 3. Prodotti turistici; 4. A tavola con Leonardo ideate dagli operatori privati; 5. Didattica e conferenze; 6. Offerte degli operatori incoming. Gli stessi appuntamenti saranno presenti anche su siti www.inpiemonteintorino.it,www.visitpiemonte.com www.abbonamentomusei.it. Il palinsesto completo sarà promosso attraverso una campagna di comunicazione il cuiconcept grafico è stato ideato dal Teatro Stabile di Torino. Il claim ‘Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro’, invece, è tratto dal titolo della mostra realizzata dai Musei Reali. Per celebrare il cinquecentenario Torino cambierà look. L’immagine coordinata, infatti, verrà utilizzata per ogni strumento di comunicazione: stendardi, Mupi, vetrofanie, manifesti, materiali informativi, merchandising e accoglienza. Da fine febbraio a dicembre, stendardi comunicazioni via Mupi saranno posizionati nel centro città, all’interno delle stazioni Porta Nuova e Porta Susa e nell’Aeroporto Internazionale Sandro Pertini. Durante lo stesso periodo metro e mezzi pubblici saranno anch’essi veicoli di comunicazione. Da metà marzo, manifesti, locandine e materiale informativo, in italiano e inglese, saranno esposti dal Politecnico all’Università di Torino e ai Campus Einaudi e ONU, dalla Scuola di Applicazione – Caserma Cernaia agli istituti scolastici e in moltissimi altri luoghi.Inoltre nei dodici uffici del turismo presenti a Torino e nell’area metropolitana sarà possibile reperire tutte le informazioni sugli appuntamenti in programma. Lo stand della Città al Salone Internazionale del Libro (maggio) sarà dedicato a Leonardo. Anche il padiglione Italia del Meeting Città Creative per il Design di Fabriano (giugno) gli renderà omaggio.

Il merchandising della Città di Torino, Objecto, verrà arricchito da una linea dedicata al Maestro, appositamente realizzata, che sarà proposta in vendita negli infopoint del territorio e negli spazi messi a disposizione da alcuni dei soggetti organizzatori. L’Amministrazione torinese, inoltre, sta lavorando per coinvolgere le città del mondocon cui intrattiene relazioni di amicizia e cooperazione nella promozione delle manifestazioni leonardesche. Per accogliere al meglio visitatori e turisti Turismo Torino e Provincia ha realizzato una speciale edizione della Torino+Piemonte Card che, per l’occasione, diventerà un magnete da portare a casa. Acquistando la card si potranno visitare gratuitamente la mostra “Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro” ospitata ai Musei Reali (16/04- 17/07), i più importanti musei e mostre di Torino, i castelli, le fortezze e le Residenze Reali di Torino e del Piemonte e ottenere agevolazioni sulle altre iniziative legate alla celebrazione del genio. Il contact center dell’ATL, tel. 011535181, attiverà un canale ad hoc per fornire informazioni. Ogni sabato mattina, dal 2 marzo al 13 luglio, si svolgerà la visita guidata ‘La Tua Prima Volta a Torino speciale Leonardo’ organizzata da Somewhere Tour & Events. DMO Piemonte (società in house della Regione per la valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio) ha definito un piano di comunicazione articolato per dare la più ampia visibilità al calendario di eventi realizzato in occasione del 500^ anniversario della morte di Leonardo, in raccordo con Turismo Torino e le altre ATL piemontesi. Il piano prevede l’inserimento di informazioni e appuntamenti leonardiani all’interno di tutte le principali leve e canali di comunicazione usati da DMO per promuovere il Piemonte, quali, ad esempio: sezione dedicata a Leonardo nel sito visitpiemonte.it; brochures dei vari appuntamenti fieristici internazionali, presentazioni in occasione dei prossimi road-show internazionali; accordi di co-marketing con Trenitalia, SNCF e compagnie aeree delle principali rotte di interesse regionale; proposte a riviste di settore ; educational con giornalisti e tour operators. Inoltre, DMO farà realizzare un video promozionale, a cura di Getty Images, che alterna il racconto del Piemonte con le opere di Leonardo presenti a Torino. Questo piano di comunicazione prevede uno stretto raccordo con Turismo Torino e Provincia e tutte le ATL del Piemonte, ciascuna sulle aree di rispettivo interesse. Anche l’Associazione Abbonamento Musei supporterà il programma realizzato in occasione delle celebrazioni. Gli oltre 120mila possessori della tessera potranno accedere gratuitamente alle iniziative che i musei torinesi e piemontesi aderenti al circuito organizzeranno quest’anno in onore di Leonardo. Anche l’edizione di Gran Tour 2019 – le passeggiate in Torino e gli itinerari in Piemonte alla scoperta delle loro bellezze – curate dall’Associazione Abbonamento Musei saranno dedicate alla conoscenza del genio creativo dell’uomo. I canali social di Città, Regione Piemonte, Musei Reali, Abbonamento Musei, Turismo Torino e Provincia e DMO dedicheranno ampio spazio alla promozione e comunicazione degli eventi in calendario.

Rigoletto, è già trionfo per John Turturro

Stagione d’Opera 2018-2019. Accoglienza entusiastica per l’attore – regista.  Renato Palumbo sul podio dell’Orchestra e Coro del Regio

Dopo Il trovatore in apertura di Stagione e La traviata andata in scena a dicembre, il Teatro Regio prosegue e completa la dedica alla trilogia popolare di Giuseppe Verdi con Rigoletto, titolo che dal 1851 continua a sconvolgere la sensibilità degli spettatori per la crudezza dei temi e l’ambivalenza del suo protagonista, padre tenerissimo e crudele giustiziere al tempo stesso

Mercoledì 6 febbraio alle ore 20 va in scena il nuovo allestimento di Rigoletto di Giuseppe Verdi realizzato in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo (dove ha debuttato lo scorso ottobre), la Shaanxi Opera House e l’Opéra Royal de Wallonie-Liège firmato da John Turturro, al suo debutto nel mondo dell’opera. L’attore newyorkese di origini italiane ha recitato in più di 70 film firmati da registi del calibro di Martin Scorsese, Spike Lee, Woody Allen, Francesco Rosi e i fratelli Coen. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio sale Renato Palumbo. Rigoletto è il grande Carlos Álvarez, Gilda è Ruth Iniesta e il duca di Mantova Stefan Pop. Il Coro è istruito magistralmente da Andrea Secchi. La produzione è realizzata con il contributo della Società Reale Mutua di Assicurazioni, il cui Presidente Luigi Lana ha dichiarato: «La nostra Compagnia, socio fondatore del Teatro Regio dal 2012, è da sempre attenta a promuovere lo sviluppo e la diffusione della cultura, quale strumento essenziale per la crescita sociale ed economica del territorio sul quale opera da oltre 190 anni. Siamo quindi lieti di continuare a offrire un supporto concreto a favore della tradizione lirica e dell’attività di uno dei teatri più prestigiosi del panorama artistico e musicale internazionale, partecipando anche quest’anno alla stagione operistica subalpina in occasione di Rigoletto, opera del celebre compositore italiano Giuseppe Verdi». Debuttando nel 1832 ne Le Roi s’amuse di Victor Hugo con il nome di Triboulet, diventato poi Rigoletto nel libretto di Francesco Maria Piave, la figura deforme e sofferta del buffone di corte che prima per necessità spalleggia il potere, poi, toccato nell’intimo dei suoi affetti più puri, cerca invano di ribellarsi alla violenza e finisce per diventare a sua volta un carnefice, apparve da subito destinato a rivoluzionare le convenzioni teatrali dell’epoca, scandalizzare il pubblico e sfidare i censori. La musica di Verdi, ancora oggi un monumento del melodramma non solo per il soggetto ma anche per le soluzioni formali del tutto innovative che il compositore seppe adottare, sarà accompagnata in questa Stagione da un nuovo allestimento che sottolinea i toni cupi e disperati della vicenda. La regia è firmata da un campione del cinema hollywoodiano, John Turturro, alla sua prima prova nel teatro musicale: Turturro, italiano d’origine e di cuore, da sempre appassionato ascoltatore dei melodrammi verdiani, si accosta al testo quasi in punta di piedi, con la manifesta intenzione di non caricare il dramma, già denso di significato, di elementi “estranei” e consapevole della differenza di un taglio registico teatrale diverso da quello cinematografico. «Il punto di partenza spiega Turturro è stato ridurre tutto al minimo, evitare qualsiasi eccesso: questo per dare la possibilità ai cantanti e alla musica di emergere in pieno»: una regia, quindi, al servizio della storia e della musica. I personaggi si muovono sulla scena incernierati nel ruolo che il dramma e il tema della maledizione dall’inizio riserva loro, senza possibilità di emergere dalla loro cecità caratteriale, la totale amoralità dei detentori del potere e la disperazione degli oppressi; unica eccezione l’integrità di Gilda, preda della carnalità del Duca ma anche involontaria vittima di Rigoletto e del suo amore possessivo, che per mantenere l’integrità decide, deliberatamente, di immolarsi e annullarsi nel crudele gioco di forza tra tirannia e una giustizia privata priva di misericordia. Le tinte cupe della vicenda sono proiettate nel tempo in un decadente e grottesco XVIII secolo, disegnato da ambienti asfittici e chiusi nelle linee prospettiche delle scene di Francesco Frigeri; i costumi di Marco Piemontese e le luci di Alessandro Carletti disegnano un percorso di colori che va dai toni lividi di un mondo fastoso, ma monocromatico nella sua mancanza di moralità, al rosso della passione e della tragedia. Le coreografie sono di Giuseppe Bonanno, Cecilia Ligorio è regista collaboratore, le luci sono riprese da Ludovico Gobbi. Il maestro Renato Palumbo, spesso protagonista sul podio torinese e oggi nuovamente alla guida dell’Orchestra dopo la Tosca nel 2016, vanta una lunga carriera internazionale che lo conferma come storico e rigoroso interprete del repertorio melodrammatico italiano. Rigoletto sarà il baritono Carlos Álvarez, che nella sua fortunata carriera ha spesso calcato la scena del Regio in titoli di grande successo come Don Giovanni, La traviata, Falstaff e Tosca, e che annovera il celebre giullare gobbo tra i suoi ruoli più apprezzati. Nei panni di Gilda il soprano spagnolo Ruth Iniesta, che dopo un inizio di carriera nell’ambito del musical, trascorso che le ha fornito una interessante sicurezza nella gestione attoriale della scena, si sta rivelando una voce lirica giovane ma dalla maturità crescente. Iniesta ha già sostenuto il difficile ruolo di Gilda sul palcoscenico del Teatro Massimo di Palermo, facendosi notare per la pulizia nelle colorature e per l’espressività. Il personaggio del Duca di Mantova trova piena espressione in una voce spavalda e dal timbro limpido come quella di Stefan Pop, trentaduenne tenore rumeno vincitore di numerosi premi musicali, tra cui il primo premio e il premio del pubblico nel concorso Operalia e la sesta edizione dell’International Music Competition di Seoul, entrambi nel 2010. Completano il cast: Gianluca Buratto (Sparafucile), Carmen Topciu (Maddalena), Carlotta Vichi (Giovanna), Alessio Verna (Monterone), Paolo Maria Orecchia (Marullo), Luca Casalin (Matteo Borsa), Federico Benetti (conte di Ceprano), Claudia De Pian/Ivana Cravero (contessa), Riccardo Mattiotto/Giuseppe Capoferri (usciere) e Ashley Milanese (il paggio). Nel corso delle 10 recite nei ruoli dei protagonisti si alterneranno Amartuvshin Enkhbat (Rigoletto), Gilda Fiume (Gilda), Iván Ayón Rivas (il Duca) e Romano Dal Zovo (Sparafucile).                                     

 (foto di Edoardo Piva)

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Un ringraziamento speciale per la collaborazione a Damilano, cantina storica di Barolo. La diretta su Rai Radio 3 di Rigoletto, curata da Susanna Franchi, sarà trasmessa mercoledì 6 febbraio alle ore 20. Daniele Spini, per le Conferenze del Regio, mercoledì 30 gennaio alle 17.30 al Piccolo Regio, curerà l’incontro a ingresso libero dal titolo Non dire Duca se non l’hai nel sacco!  Biglietti in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 – Tel. 011.8815.241/242, presso Infopiemonte-Torinocultura, nei punti vendita Vivaticket, on line su www.vivaticket.it e telefonicamente al n. 011.8815.270. Recita del 6 febbraio: € 170 – 135 – 120 – 100 – 70 – 55. Recite dell’8, 10, 13, 15 e 17 febbraio: € 95 – 80 – 75 – 70 – 60 – 29. Recite del 9, 14 e 16 febbraio: € 90 – 75 – 70 – 65 – 55 – 29. Recita del 12 febbraio: € 60 – 55 – 50 – 45 – 40 – 29. Biglietti ridotti del 20% per gli under 30 e del 10% per gli over 65. 18app: posto unico € 25 (recita del 6 febbraio). Un’ora prima degli spettacoli, eventuale vendita di posti con una riduzione del 20% sul prezzo intero. Le riduzioni non sono valide per la recita del 12 febbraio. Per ulteriori informazioni: Tel. 011.8815.557 e www.teatroregio.torino.it.

Due opere restaurate nella Galleria della Sindone

“La promozione della cultura del territorio è un dovere per le istituzioni e passa anche attraverso il restauro delle sue opere d’arte: esse testimoniano la nostra storia e anche grazie a questo intervento potranno essere ammirate da tutti ancora per molti anni”: così si è espresso nei giorni scorsi Nino Boeti, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, presentando alla stampa la rinnovata veste di due tele che tornano ad essere ospitate nella Galleria della Sindone, che a Palazzo Reale conduce dal Salone degli Svizzeri alla Cappella del Guarini. Si tratta de Il lutto del Piemonte di Gaetano Ferri (1855), che raffigura il dolore dei personaggi rappresentati alla notizia della morte di Carlo Alberto in terra di Portogallo e di Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101, realizzato nel 1846 da Vincenzo Rasori, commissionato dallo stesso Carlo Alberto. Le due tele sono state restaurate dalla Cooperativa Koinè – lo studio e la perizia si devono soprattutto ad Anna Luisa Gabino e Allegra Carlone – grazie a un contributo del Consiglio regionale del Piemonte pari a 10.000 Euro. Nella prima tela, raccolta tra il rosso del tendaggio e lo scuro dell’abito del sacerdote che sicuramente ha portato a quell’umile gente la notizia, una scena intimista ottimamente condotta, il gioco della luce proveniente dall’esterno colpisce con maestria le persone e gli oggetti, quel richiamo alla pittura fiamminga posto sul tavolo quanto il foglio listato a lutto con il ritratto del defunto e il piccolo busto che s’intravede sulla mensola di destra e rappresenta, come a indicare con devozione la continuità della dinastia, il nuovo sovrano Vittorio Emanuele. Enfatico, falsamente grandioso, che poggia su di una affannosa libertà, una sorta di disordinata “Scuola d’Atene” che testimonia un rinnovato interesse per Raffaello e il Manierismo, la tela del Rasori vuole riportare al ricordo del ritrovamento del Sacro Catino, un tempo identificato dalla tradizione come l’autentico Santo Graal e celebrato anche dal Tasso nelle pagine della sua “Gerusalemme conquistata”. Ci informa il comunicato stampa che un tale scompiglio per una reliquia di dubbia autenticità attirava già nel 1858 l’ironia dello studioso Clemente Rovere”, pronto ad affermare: “Il sacro catino, che si credé fosse fatto con un sol pezzo di smeraldo, ma che poi fu riconosciuto essere di cristallo, tenevasi come una delle più preziose anticaglie del tesoro della cattedrale di Genova”. (e. rb.)

 

Le immagini:

Gaetano Ferri (1822-1896), “Il lutto del Piemonte” (1855), olio su tela 250x 300 cm, Musei Reali Torino

Vincenzo Rasori (1793-1863), “Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101” (1846), olio su tela 510×320 cm, Musei Reali Torino

Il presidente dell’Assemblea regionale, Nino Boeti

Il brigante lucano

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La storia come si sa la scrivono i vincitori e questo vale anche per i fatti successi, nei secoli passati, nel nostro paese. Chissà se prima o poi si riscriverà quella pagina tragica e violenta che è stato il brigantaggio meridionale e la dura repressione che l’esercito regio praticò. Oltre 120 mila soldati, 300 mila se rapportati agli abitanti attuali, si scontrarono per diversi anni con bande disomogenee e non collegate tra loro. Sostenute  dallo stato vaticano e, non ufficialmente, da qualche potenza straniera che non vedeva di buon occhio il neo-stato italiano, tennero in scacco l’esercito regio per alcuni anni. Guerra vera con atrocità , teste tagliate, briganti appesi per giorni come macabri trofei,  paesini e villaggi distrutti, da ambo le parti. La reazione dei briganti fu feroce e costò loro un prezzo  salatissimo. Tra briganti e civili alcuni parlano di oltre 50 mila morti rispetto agli 8 mila soldati del regio esercito. Tra i tanti briganti meridionali chi assurse  agli onori per capacità militari e numero di uomini ai suoi ordini fino ad essere definito ” generalissimo” o ” Napoleone dei Briganti”  fu Carmine Crocco detto Donatelli. Crocco fu imprigionato e scontò la sua pena a Portoferraio e non nel terribile forte di Fenestrelle. Le vicende dei briganti meridionali e lucani in particolare mi  sono venute  in mente in questi giorni a fare da contrasto al fatto che ha portato la piccola regione del sud Italia alla ribalta nazionale.  In questo 2019 in cui la Lucania, Basilicata nella definizione geopolitica, è all’onore di tutto il paese per Matera capitale europea  della cultura, un  lucano è sotto i riflettori della cronaca torinese e nazionale.

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Mi riferisco a Luca Pasquaretta soprannominato “Pitbull” per i suoi modi duri e scorbutici accusato di avere ricattato il Sindaco di Torino Chiara Appendino e di traffico di influenze  illecito e turbativa d’asta. Dopo le dimissioni forzate da portavoce della stessa Appendino per una chiacchierata , se non falsa , consulenza dal Salone del Libro ora una ” tegola” anche peggiore.  Approdato dopo quei fatti alla corte della torinese vice ministro dell’economia Laura Castelli,  che l’ha immediatamente scaricato , ha ricevuto anche una consulenza , un’altra , dal Consorzio di bonifica della Basilicata. Le minacce, gli insulti ed i modi a dir poco bruschi contro direttori di giornali e cronisti, assessori e consiglieri comunali hanno fatto da contraltare alla ricerca quasi spasmodica di incarichi e sistemazioni con un atteggiamento “predatorio” quasi da moderno Crocco.  Carmine Crocco e gli altri con lo ” schioppo” lottavano contro una burocrazia ottusa, contro i latifondisti  e contro quelli che loro consideravano invasori. In attesa che si chiarisca la vicenda – da garantisti, parliamo di presunti reati – e tralasciando lo sconcerto per l’eventuale ricatto al Sindaco, prima risponde alla città e meglio é , non vorremmo  venire a sapere che il vero brigante non era Carmine Crocco.

Storie di donne: "Le figlie dei militari"

Il libro racconta una storia in parte dimenticata, quella dell’Istituto nazionale per le Figlie dei Militari di Torino, una scuola laica e innovativa, punto di riferimento per l’educazione femminile a cavallo fra Ottocento e Novecento

L’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari, istituzione scolastica nata nel fertile contesto culturale della Torino post-unitaria, è stata un’eccellenza fra i collegi femminili, in grado di competere con il più famoso Poggio Imperiale di Firenze. Legato a uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di storia della città di Torino, la Villa della Regina, dove, dopo la donazione dell’edificio da parte di Vittorio Emanuele II nel 1865, avrà la sua sede principale dal 1869 fino ai bombardamenti del 1942. Nata dall’iniziativa della marchesa Maria Luisa del Carretto, l’idea dell’Istituto per le Figlie dei Militari viene sostenuta da una serie di personaggi di spicco del periodo, tra cui quel Massimo d’Azeglio a cui è attribuita la frase “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. E proprio per “fare” i futuri italiani e dar loro “degne madri”, si volle creare una “scuola di civile e morale educazione per le venture generazioni”. Cinzia Ballesio ricuce con sensibilità storica tutti i pezzi di un’istituzione quasi dimenticata, ricostruita sulla base di una ricca documentazione archivistica, integrata con le testimonianze delle ex allieve intervistate, dove la memoria si mescola con i fatti, creando storie nella Storia: donne, scuola e società, un fitto intreccio in un universo ricchissimo e poco indagato.

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Al Centro Studi Piemontesi

via Ottavio Revel 15 – Torino

 

Incontro dedicato al tema

Formazione femminile dalla Torino post-unitaria al passato recente

Il caso dell’Istituto Figlie dei militari

Paola Bianchi

  Università della Valle d’Aosta  

dialoga con

Cinzia Ballesio

autrice del volume

Le Figlie dei Militari

Una scuola nuova per le donne della nuova Italia

Neos Edizioni

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La conferenza potrà essere seguita in differita sul Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi

Info: Tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it – www.studipiemontesi.it

(foto MuseoTorino)