Cosa succede in città- Pagina 421

Apre il padiglione "Gino Fois" al Circolo "Risorgimento"

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Arci-Torino, inaugurazione in Barriera
Storico Circolo Arci di Barriera di Milano,  il “Risorgimento” apre le sue porte e rilancia le sue attività per il futuro. L’appuntamento è per domenica 24 febbraio. Dopo alcuni mesi di ristrutturazione, in via Giovanni Poggio 16 è prevista una giornata di iniziative per l’inaugurazione del nuovo Padiglione “Gino Fois”: una nuova cucina e una nuova sala a disposizione dei soci e della comunità.  “Il Circolo è un pezzo di storia dell’ARCI torinese. Per questo abbiamo sostenuto gli sforzi che i soci hanno messo in campo per ampliare la struttura e renderla maggiormente funzionale alle esigenze del quartiere - dice Andrea Polacchi, presidente del Comitato territoriale ARCI Torino – Il Circolo è un patrimonio della città e di tutto il quartiere oltre che un fondamentale presidio di democrazia, cultura popolare e antifascismo che, siamo convinti, ancora per tanti anni alimenterà la vita di Barriera di Milano“.
Questo il programma della giornata:
Alle 11, Concerto dell’Orchestra Studentesca dell’Istituto Viotti a indirizzo musicale; quindi alle 12,30,  Inaugurazione del Padiglione, con la presentazione dei lavori di ristrutturazione e il racconto partecipato della storia dell’Associazione Risorgimento. Previsto anche un buffet.
Alle 17, Incontro aperto con i giovani del quartiere, un’occasione di confronto per il rilancio delle attività culturali del Circolo, particolarmente rivolto alle ragazze e ai ragazzi di Barriera di Milano. 
Alle 19,30, Cena sociale di raccolta fondi per le attività. 
Alle 21, esibizione dei “Bluebell & Perry”, giovane duo di Barriera di Milano, con un repertorio ispirato alla grande tradizione popolare folk e blues. Ingresso riservato ai soci Arci

g.m.

Nelle foto
– Circolo “Risorgimento”
– Il duo “Bluebell & Perry”

 

Apre il padiglione “Gino Fois” al Circolo “Risorgimento”

Arci-Torino, inaugurazione in Barriera

Storico Circolo Arci di Barriera di Milano,  il “Risorgimento” apre le sue porte e rilancia le sue attività per il futuro. L’appuntamento è per domenica 24 febbraio. Dopo alcuni mesi di ristrutturazione, in via Giovanni Poggio 16 è prevista una giornata di iniziative per l’inaugurazione del nuovo Padiglione “Gino Fois”: una nuova cucina e una nuova sala a disposizione dei soci e della comunità.  “Il Circolo è un pezzo di storia dell’ARCI torinese. Per questo abbiamo sostenuto gli sforzi che i soci hanno messo in campo per ampliare la struttura e renderla maggiormente funzionale alle esigenze del quartiere - dice Andrea Polacchi, presidente del Comitato territoriale ARCI Torino – Il Circolo è un patrimonio della città e di tutto il quartiere oltre che un fondamentale presidio di democrazia, cultura popolare e antifascismo che, siamo convinti, ancora per tanti anni alimenterà la vita di Barriera di Milano“.

Questo il programma della giornata:

Alle 11, Concerto dell’Orchestra Studentesca dell’Istituto Viotti a indirizzo musicale; quindi alle 12,30,  Inaugurazione del Padiglione, con la presentazione dei lavori di ristrutturazione e il racconto partecipato della storia dell’Associazione Risorgimento. Previsto anche un buffet.

Alle 17, Incontro aperto con i giovani del quartiere, un’occasione di confronto per il rilancio delle attività culturali del Circolo, particolarmente rivolto alle ragazze e ai ragazzi di Barriera di Milano. 
Alle 19,30, Cena sociale di raccolta fondi per le attività. 
Alle 21, esibizione dei “Bluebell & Perry”, giovane duo di Barriera di Milano, con un repertorio ispirato alla grande tradizione popolare folk e blues. Ingresso riservato ai soci Arci

g.m.

Nelle foto
– Circolo “Risorgimento”
– Il duo “Bluebell & Perry”

 

"World Press Photo 2019", ecco i finalisti

Sono stati annunciati lo scorso mercoledì 20 febbraio i finalisti della 62ª edizione del “World Press Photo” (WPP), il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, organizzato dall’omonima Fondazione olandese (con sede ad Amsterdam) dal 1955

Con essi, arriva un’altra importante notizia per Torino: l’esposizione internazionale tornerà infatti sotto la Mole anche quest’anno. Sarà la terza volta, la seconda all’interno dell’ex Borsa Valori di via San Francesco da Paola, in virtù del rinnovo della collaborazione fra l’ Associazione C.I.ME. Culture e Identità Mediterranea (fra i principali partner della Fondazione World Press Photo) con la Camera di Commercio subalpina, proprietaria dell’immobile. Il taglio del nastro avverrà il prossimo 28 settembre e l’esposizione, visto il crescente successo riscosso nelle passate edizioni, si protrarrà fino al 17 novembre. Come per l’anno scorso, le foto saranno accompagnate da un fitto calendario di conferenze e incontri, in collaborazione con istituzioni e realtà locali, per un vero ”festival sull’attualità”. Per quanto riguarda il Premio, resi noti, come s’è detto, tutti i finalisti, i vincitori saranno invece annunciati il prossimo 11 aprile nel corso della cerimonia ufficiale ad Amsterdam.  Per selezionarli, la Giuria generale presieduta quest’anno da Whitney C. Johnson (vicepresidente del “National Geographic”) ha esaminato la bellezza di 78801 fotografie realizzate da 4738 fotografi provenienti da 129 Paesi diversi. Otto le categorie in concorso, la novità di quest’anno è l’introduzione di un nuovo premio: il World Press Photo Story of the Year, riconoscimento al fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto una storia con eccellenti editing e sequenza fotografici, su un grande evento o una questione di rilevanza giornalistica del 2018”. Tra i tre finalisti per questo riconoscimento, ci sono due italiani dell’Agenzia “Contrasto”: il parmigiano Marco Gualazzini, con un reportage sul bacino del Ciad e Lorenzo Tugnoli, di stanza a Beirut con un lavoro per il “Washington Post” sulla crisi umanitaria in Yemen. Con loro, l’olandese Pieter Ten Hoopen che ha seguito una carovana di migranti diretta negli Stati Uniti. I finalisti per il “World Press Photo 2018” (il premio, tra tutti, più importante) sono invece lo stesso Marco Gualazzini, Mohammed Badra (con le vittime di un sospetto attacco gas in Siria), Chris McGrath (con l’uomo che tiene lontano i giornalisti fuori dal Consolato dell’Arabia Saudita, dopo la morte del giornalista Jamal Khashoggi), John Moore (con la foto della bambina che piange mentre la mamma viene perquisita alla frontiera fra Messico e Stati Uniti), Brent Stirton (che ha fotografato l’unità femminile antibracconaggio delle Akashinga, in Zimbabwe) e Catalina Martin Chico (sua la fotografia di un’ex guerrigliera delle Farc, in Colombia, cui durante il conflitto era vietato avere figli).  L’anno scorso il premio era stato vinto dal fotografo venezuelano Ronaldo Schemidt: aveva immortalato un ragazzo in fiamme durante le proteste contro il governo di Maduro.

g. m.

Le foto finaliste per il “World Press Photo 2018” realizzate da:

– Marco Gualazzini
– Catalina Martin – Chico
– Mohammed Badra
– Chris McGrath
– John Moore
– Brent Stirton

 

 

“World Press Photo 2019”, ecco i finalisti

Sono stati annunciati lo scorso mercoledì 20 febbraio i finalisti della 62ª edizione del “World Press Photo” (WPP), il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, organizzato dall’omonima Fondazione olandese (con sede ad Amsterdam) dal 1955

Con essi, arriva un’altra importante notizia per Torino: l’esposizione internazionale tornerà infatti sotto la Mole anche quest’anno. Sarà la terza volta, la seconda all’interno dell’ex Borsa Valori di via San Francesco da Paola, in virtù del rinnovo della collaborazione fra l’ Associazione C.I.ME. Culture e Identità Mediterranea (fra i principali partner della Fondazione World Press Photo) con la Camera di Commercio subalpina, proprietaria dell’immobile. Il taglio del nastro avverrà il prossimo 28 settembre e l’esposizione, visto il crescente successo riscosso nelle passate edizioni, si protrarrà fino al 17 novembre. Come per l’anno scorso, le foto saranno accompagnate da un fitto calendario di conferenze e incontri, in collaborazione con istituzioni e realtà locali, per un vero ”festival sull’attualità”. Per quanto riguarda il Premio, resi noti, come s’è detto, tutti i finalisti, i vincitori saranno invece annunciati il prossimo 11 aprile nel corso della cerimonia ufficiale ad Amsterdam.  Per selezionarli, la Giuria generale presieduta quest’anno da Whitney C. Johnson (vicepresidente del “National Geographic”) ha esaminato la bellezza di 78801 fotografie realizzate da 4738 fotografi provenienti da 129 Paesi diversi. Otto le categorie in concorso, la novità di quest’anno è l’introduzione di un nuovo premio: il World Press Photo Story of the Year, riconoscimento al fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto una storia con eccellenti editing e sequenza fotografici, su un grande evento o una questione di rilevanza giornalistica del 2018”. Tra i tre finalisti per questo riconoscimento, ci sono due italiani dell’Agenzia “Contrasto”: il parmigiano Marco Gualazzini, con un reportage sul bacino del Ciad e Lorenzo Tugnoli, di stanza a Beirut con un lavoro per il “Washington Post” sulla crisi umanitaria in Yemen. Con loro, l’olandese Pieter Ten Hoopen che ha seguito una carovana di migranti diretta negli Stati Uniti. I finalisti per il “World Press Photo 2018” (il premio, tra tutti, più importante) sono invece lo stesso Marco Gualazzini, Mohammed Badra (con le vittime di un sospetto attacco gas in Siria), Chris McGrath (con l’uomo che tiene lontano i giornalisti fuori dal Consolato dell’Arabia Saudita, dopo la morte del giornalista Jamal Khashoggi), John Moore (con la foto della bambina che piange mentre la mamma viene perquisita alla frontiera fra Messico e Stati Uniti), Brent Stirton (che ha fotografato l’unità femminile antibracconaggio delle Akashinga, in Zimbabwe) e Catalina Martin Chico (sua la fotografia di un’ex guerrigliera delle Farc, in Colombia, cui durante il conflitto era vietato avere figli).  L’anno scorso il premio era stato vinto dal fotografo venezuelano Ronaldo Schemidt: aveva immortalato un ragazzo in fiamme durante le proteste contro il governo di Maduro.

g. m.

Le foto finaliste per il “World Press Photo 2018” realizzate da:

– Marco Gualazzini
– Catalina Martin – Chico
– Mohammed Badra
– Chris McGrath
– John Moore
– Brent Stirton

 

 

Incontri illuminanti con l’arte contemporanea

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Appuntamenti a Torino con Tobias Rehberger e Nicola De Maria

Collegata alla XXI edizione di “Luci d’Artista”, dopo quattro mesi di attività formative, si conclude giovedì prossimo 21 febbraio, la prima edizione del Progetto “Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea”, promosso dalla Città di Torino e realizzato, con il   sostegno della Fondazione Teatro Regio, dai Dipartimenti Educazione della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del PAV-Parco Arte Vivente / Centro Sperimentale d’Arte Contemporanea. Ad ispirare questa prima edizione è stata la Luce d’Artista “My Noon”, opera dello scultore e designer tedesco (Leone d’oro, come migliore artista della “Mostra Fare Mondi”, alla Biennale di Venezia del 2009) Tobias Rehberger, collocata nel cortile della Scuola Elementare “Carlo Collodi” e dai cui contenuti ha preso spunto il tema guida della proposta artistico-culturale incentrata su “Il tempo: nell’arte contemporanea e nel quotidiano”. Proposta portata avanti per quattro mesi, durante i quali insegnanti e allievi delle scuole del territorio hanno partecipato a percorsi formativi, laboratori e itinerari, aventi come obiettivo quello di promuovere la crescita culturale e rendere più accessibile il patrimonio d’arte contemporanea della Città. Il progetto ha offerto inoltre l’opportunità di interagire con lo stesso Tobias Rehberger , oggi fra i più importanti protagonisti del mondo creativo internazionale e che, proprio a conclusione delle attività, sarà accolto per la seconda volta a Torino giovedì prossimo 21 febbraio alle 15.30, per inaugurare alla GAM ( via Magenta, 31) l’allestimento collettivo-performativo, dal titolo “Diari illuminanti”, realizzato con gli elaborati dei 700 allievi delle 35 classi delle scuole della Circoscrizione 8, che si sono concentrati sul tema del “Tempo” nelle sue molteplici interpretazioni. A conclusione dell’inaugurazione della mostra, l’artista tedesco si sposterà nel “Salone d’onore” dell’ “Accademia Albertina di Belle Arti” (via Accademia Albertina, 6), dove, a partire dalle 17,30 dialogherà con docenti, studenti e con quanti siano liberamente interessati a conoscere la sua visione del produrre arte oggi. Nei giorni di sabato 23 e domenica 24 febbraio si svolgeranno ancora e sempre alla GAM attività a tema, rivolte alle famiglie coinvolte nel progetto, che sono invitate con ingresso gratuito a visitare le Collezioni del Museo. I piccoli protagonisti dell’esperienza accompagneranno in seguito i genitori alle attività previste nello spazio “Education” della GAMSempre nell’ambito degli “Incontri illuminanti”, venerdì 22 febbraio, alle ore 17,30, l’appuntamento è invece con Nicola De Maria, fra i grandi protagonisti della Transavanguardia italiana e autore per “Luci d’Artista” del “Regno dei fiori: Nido cosmico di tutte le anime”. L’artista, beneventano d’origine ma residente e operante a Torino, sarà presente a un incontro che si terrà all’“Hotel NH Collection”, al civico 15 di piazza Carlo Emanuele II, dove è ancora possibile, fino a fine mese, ammirare la sua opera. L’appuntamento, organizzato dalla Città con il network indipendente NESXT, sarà moderato da Olga Gambari e coinvolgerà operatori, appassionati, curatori e artisti impegnati nella progettazione di interventi creativi utilizzando la luce (e il buio) come elemento per rileggere e rigenerare gli spazi urbani. Per info: GAM Area Education, tel. 011/4429544 o didattica@fondazionetorinomusei.it

g.m.

 

Nelle foto
– Tobias Rehberger di fronte alla sua opera “Kotatsu” nelle Collezioni GAM
– GAM: “Laboratorio illuminante”
–  Nicola De Maria, il “Regno dei fiori” (foto: il Torinese)

 

"La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna"

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone
Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

“La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna”

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone

Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

Pittura Spazio Scultura alla Gam

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Nuovo allestimento per le collezioni del Contemporaneo

Il nuovo percorso, allestito nel seminterrato del Museo di via Magenta a Torino, inizia sotto il segno dell’ “essenzialità”, ben accompagnato a un’attenta riflessione, da parte degli artisti esposti in rassegna, su quanto s’è macinato e tramandato nei secoli a partire dalle origini del fare arte. Il primo impatto, allusivo quanto basta per agitare i più vivaci neuroni della mente e gli impulsi più segreti dell’emozione, è con i “grandi ferri” (“Archeologia” del ’78) di Giuseppe Spagnulo che sanno di fucina e altiforni – prodotti fianco a fianco con gli operai – il cui sviluppo pavimentale ricorda per certi versi il Minimalismo americano e che, sul piano scultoreo, sembrano la risposta alle “Macchie” (1969-’70) di Marco Gastini, cui l’artista torinese “aveva affidato la rigorosa bidimensionalità della pittura astratta”. Accanto, la tela bianca su tela grezza (“Senza titolo” del ’66) del genovese Giulio Paolini e quelle di Claudio Olivieri e Claudio Verna affidate in toto all’avventura di cromie quali elementi fondanti e primari del far pittura, alla stregua dei gesti scultorei – e dichiaratamente scultorei – alla base delle opere di Marisa Merz e di Alighiero Boetti, nate “da materiali non tradizionali piegati a volumetrie antiche”. Di origini ancor più remote ci parla poi l’“Impronta del pollice” del ’68 di Giorgio Griffa, dove il gesto ripetitivo si fa scrittura, diventa racconto affine per certi versi alla suggestione di millenarie pitture rupestri. Otto artisti, questi appena menzionati, assemblati in quella che possiamo definire la prima di sette sezioni in cui si articola il nuovo allestimento – curato da Elena Volpato – delle Collezioni del Contemporaneo della GAM, presentato il 15 febbraio scorso e prima edizione di un programma di diversi ordinamenti che si succederanno su base biennale. Ventitré sono gli artisti selezionati in quest’occasione, tutti operanti fra gli anni Sessanta ed Ottanta, tutti nati in Italia o che l’Italia scelsero quale Paese d’elezione. Una trentina le opere esposte, provenienti interamente dalle Collezioni del Museo, cui s’assomma un’interessante selezione di “Libri d’artista” arrivati grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea – CRT, cui si deve anche la recente acquisizione delle due opere esposte di Marco Bagnoli, “Vedetta notturna” del 1986 e “Iris” (racconto del cosmo proiettato verso l’infinito) dell’’87. Mentre “Animale terribile” (1981) di Mario Merz e “Gli Attaccapanni (di Napoli)”– scultura di luce e colore – di Luciano Fabro, appartengono a un ristretto gruppo di lavori provenienti dalla Collezione Margherita Stein e affidati alla comune cura della GAM e del Castello di Rivoli. Sottolinea la curatrice: “Alcuni degli artisti qui rappresentati sono legati alle vicende dell’Arte Povera, altri a quelle della Pittura Analitica. Altri ancora, dopo una stagione concettuale, hanno trovato nuove ragioni per tornare a riflettere su linguaggi tradizionali e su antichi codici espressivi”. A tenerli insieme non è solo un fatto di mera cronologia, ma la constatazione che “in tutti loro c’è più personalità e indipendenza di quanto le ragioni di un raggruppamento o le linee di tendenza del mondo dell’arte possano dire”. Indipendenza e singolarità che appaiono ben chiare, proseguendo il percorso, nelle opere di Pier Paolo Calzolari e di Giovanni Anselmo, da sempre esponenti di punta dell’Arte Povera, ma narratori concettualmente lontani e ben diversi, pur partendo da un comune rettangolo di tela bianca. Così come Paolo Icaro poeticamente attratto dalla matrice metafisica del gesso ed Eliseo Mattiacci che, con la sua “Cultura mummificata”, mette in scena libri illeggibili, resi tali dall’antica tecnica scultorea del calco. A proseguire, ci s’imbatte in “Ab Olympo” di Claudio Parmiggiani di effetto trompe l’oeil e di chiaro riferimento divin-mitologico; e ancora, di Hidetoshi Nagasawa (nato in Manciuria, ma vissuto nel Biellese) nella tenda “Era”, che “proprio come la tenda di Piero Della Francesca si apre sull’apparire del verbo incarnato, nella sua ‘Madonna del Prato’”. Sempre piacevole è, a seguito, la sorvegliata delicatezza cromatica di Salvo, mentre la scrittura visiva di Ketty La Rocca muove lungo il profilo mosso di una “Pietà” di Michelangelo, alla cui data di nascita è dedicata anche la sequenza di 99 disegni di Luigi Mainolfi. Sapere artigianale, pittura e scultura si fondano mirabilmente nelle opere di Luigi Ontani, quali caratteri rintracciabili anche nell’ultima sala che vede esposti gli “Affreschi” di Franco Guerzoni e quella suggestiva memoria di “architettura antica” che è la “Casa” del marchigiano Nanni Valentini. Quale il fil rouge che tiene insieme tutte queste opere e i loro autori? Sicuramente “il desiderio dell’arte – ancora la curatrice– un senso di appartenenza, la consapevolezza di tutto ciò che quella parola aveva significato sin lì e tutto ciò che ancora poteva rappresentare in virtù di quel passato”.

Gianni Milani

“Pittura Spazio Scultura”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 4 ottobre 2020 – Orari: dal mart. alla dom. 10/18, lun. chiuso

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Foto

– Particolare della prima sala – Photo Paolo Robino
– Alighiero Boetti: “Rotolo di cartone ondulato”, 1966
– Marco Bagnoli: “Iris”, affresco staccato, 1987
– Luciano Fabro: “Gli Attaccapanni (di Napoli)”, bronzo tela di lino acrilico filo in cotone, 1976-’77
– Mario Merz: “Animale terribile”, tubolari in ferro e tecnica mista su tela, 1981
– Claudio Parmiggiani: “Ab Olympo”, tempera su tela e legno, 1997

 

 

 

 

Principio di incendio, metropolitana ferma

La Metropolitana di Torino è rimasta bloccata da Porta Nuova al Lingotto per un principio d’incendio causato da un corto circuito nel locale delle batterie alla fermata Lingotto. Gtt ha attivato un servizio di bus sostitutivi tra Lingotto e la stazione ferroviaria. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco. Non ci sono danni a persone.

“Cardiologia dietro le quinte” al Mauriziano

Sabato 16 febbraio 2019 dalle ore 15 alle ore 18, si terrà l’evento “Cardiologia dietro le quinte”, nell’ambito del progetto “Cardiologie Aperte”, proposto da ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) – Fondazione per il Tuo cuore – HCF Onlus. La Cardiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino invita i cittadini a conoscere e ad entrare nel vivo dell’attività quotidiana, presso il Padiglione 9 – piano terra dell’ospedale.

Alle ore 15 ci sarà l’accoglienza dei partecipanti con saluto iniziale e presentazione dell’organizzazione del reparto e delle figure che ci lavorano (luogo: Atrio padiglione 9).

Alle ore 15.45-16 si parte per un viaggio in 3 tappe, alla scoperta della Cardiologia:

– Vivi una giornata in Cardiologia (presso il reparto di degenza)

– Conosci il Progetto Banca del Cuore – BancomHeart (presso l’Ambulatorio di Cardiologia)

– Scopri come prevenire le malattie di cuore (nell’atrio del padiglione 9).

Infine alle ore 17 un buffet “Amico del Cuore” e piccolo spettacolo finale, a cura dal Gruppo Teatrale “Amici x Torino”.