Questa mattina Extinction Rebellion ha scaricato 30 tavoli verdi davanti al grattacielo della Regione Piemonte e aperto uno striscione “COP30: Tavoli Mancati”. I tavoli rovesciati vogliono rappresentare, scrivono in una nota gli attivisti “tutte le occasioni mancate e le promesse infrante di oltre 30 anni di conferenze per il clima”. Nei giorni conclusivi della conferenza sui cambiamenti climatici che si tiene a Belém, il movimento denuncia “gli impegni disattesi da Governo e Regione nel contrasto alla crisi ecoclimatica e l’aperta opposizione del Governo alle politiche climatiche europee e alla COP30″.
Un arresto per detenzione di stupefacenti e un allontanamento di otto persone, trovate di nuovo sul posto e denunciate perché non hanno rispettato il provvedimento: è questo il risultato dei controlli del commissariato di Ivrea e della Polizia di Stato nell’area del Movicentro, ormai conosciuta come una zona spesso segnata da degrado e attività illegali. L’uomo, 37enne, ha provato a scappare dietro le scale del sovrappasso sui binari, ma è stato fermato dagli agenti. Con sé aveva diversi tipi di sostanze e un bilancino di precisione, e altra droga è stata poi trovata nella sua abitazione.
VI.G
Al Carignano, sino a domenica 30 novembre, per la stagione del TST
Io ho visto cose che voi umani. Come il vecchio Roy Batty. Ovvero i capelli bianchi non sono poi proprio una cosa che meriti pollice verso a tutti i costi. Addirittura? Addirittura. Per cui posso raccontare – e ricordare – di come cinquantatré anni fa Giorgio Strehler introducesse in palcoscenico (da noi all’Alfieri), attraverso una coltre di terra faticosa, in medias res, Tino Carraro a esporre il volere e la vanità di “Re Lear”, “Sappiate, dunque, che noi abbiamo diviso il nostro regno in tre parti”, e che quello andasse diviso alle sue tre figlie e che le prime due, Goneril e Regan, si struggessero in (troppi, falsi) salamelecchi a sbandierare l’amore per il vecchio mentre la più piccola Cordelia si mettesse in un angolo ben consapevole dei suoi autentici sentimenti e del degrado che ne avrebbero avuto dalle parole vuote. In quell’edizione Gabriele Lavia era Edgar, il figlio legittimo e denigrato e buono del conte di Gloucester: oggi, in questa edizione – produzione principe del Teatro di Roma, al Carignano per la stagione dello Stabile torinese sino a domenica 30 novembre – che mantiene la bellissima traduzione di Angelo Dellagiacoma e Luigi Lunari – la poesia della parola, con la bellezza delle voci -, è protagonista e regista (con i suoi ottantatré perfettamente portati), raccogliendo attorno a sé quattordici compagni di un viaggio che è bello e sbalorditivo ascoltare (pur con qualche mancanza nelle compagini più giovanili), giocando – “to play” – e raccogliendo idee e umori e invenzioni intorno ai meccanismi allo stesso tempo della tragedia e del teatro, dopo la vestizione a vista degli attori (sui jeans e sulle magliette indossano lunghi e scuri e sfilacciati mantelli elisabettiani dagli inserti d’oro e ramati, i costumi sono di Andrea Viotti, sotto le luci da gran ricamo di Giuseppe Filipponio), il re che divide un regno e un capocomico che un giorno passerà la palla, le terre da spartire e le retrovie di un palcoscenico – eravamo anche a teatro con i “Giganti della montagna”, le scene sono qui di Alessandro Camera -, una soffusa luce dall’alto, il grande orologio del Tempo sul fondo, le quinte, i bauli e le casse, più avanti le sedie rovesciate, un pianoforte scuro sui cui tasti strimpellerà il fool le sue filastrocche, i vecchi sipari rossi che scendono dai palchi, un minuscolo teatrino per il divertimento e le invenzioni dei bambini che riporta all’infanzia (e che magari può fare il paio con quel trenino di legno che Gianni Santuccio faceva sbuffare nel “Giardino” cecoviano, ancora Strehler, due anni dopo).
Una storia (“una storia di perdite: perdita della ragione, perdita del regno, perdita della fraternità”, cosi Lavia definisce “Re Lear”), in apparenza favolistica ma cruenta, fatta nel sangue e con il sangue, tendente come altre opere shakespeariane alla riaffermazione finale della giustizia su tutto e su tutti – muore Amleto, muore Cordelia, muore Macbeth, muoiono Cleopatra e Antonio – che ha le proprie radici nella mitologia anglosassone e che il Bardo mostrò alla sua regina nel 1605, una vicenda non soltanto specchio della corruzione e della cattiveria e della bramosia di potere che circola per il mondo (ogni parola e ogni frase come rimando all’oggi), non soltanto di vanità ma di affetti traditi, di abdicazione (non ci resterà che “Lear”, un uomo o l’Uomo), di travestimenti e di inganni, di lettere falsificate, di duelli e di inganni, di mariti succubi, di protezioni e di ceppi, di tempeste che si rivestono di simbologie e di sguardi alle stelle, di duchi accecati che nella cecità riacquisteranno saggezza (grande prova di Luca Lazzareschi come Gloucester, sua la vicenda secondaria che poggia sulla principale) e di figli bastardi, di ambizioni e di tradimenti, di giullari che dicono grandi verità attraverso il più semplice dei linguaggi: rappresentazione del buco nero senza uscita in cui l’uomo nostro contemporaneo si sta dibattendo, esasperazione e presa di coscienza dinanzi a un cadavere – quello di Cordelia, del Bene stesso – che altro non è che l’essenza del più tragico pessimismo: “Urlate, urlate, urlate, urlate! Oh, voi siete uomini di pietra: se io avessi le vostre lingue e i vostri occhi, vorrei adoperarli in modo, che la volta del cielo si dovrebbe squarciare. Essa è andata via per sempre. Io lo so quando uno è morto, e quando vive ancora: lei è morta come terra!”
Lavia parla altresì in questo spettacolo, che ha meritato il titolo di migliore dell’anno (Premio “Le Maschere del Teatro Italiano 2025, nel settembre scorso), di essere e di apparire, di realtà e illusione, del “non-essere”, con voce potente, ferma nell’esporre, dove le parole sono grandezza assoluta e i gesti lontani da una brutta “teatralità”, dove passa in eguale bravura dalla rabbia alla disperazione alla pazzia che lo rende così arreso e umano e debole, con quel dare vita a siparietti comici che sprigionano divertimento e ad altrettanti momenti di sincera commozione: coniuga diverse strade e offre al pubblico una serata che rimarrà nella memoria a lungo. Che ne direbbe il suo maestro Strehler che già dalle prove del suo “Lear” si portava a casa quelle intuizioni del trentenne allievo, di quell’Edgar di un tempo, per farne poi tesoro sulla scena? Tra gli interpreti ancora, coinvolti nella piena riuscita dello spettacolo, i due fratelli che verranno in un duello finale alla resa dei conti, il buono e il perfido, Edgar ed Edmund, Giuseppe Benvenga e Ian Gualdani, il Kent fedele di Mauro Mandolini, la fanciullezza spenta della Cordelia di Eleonora Bernazza, le malvagie Goneril e Regan che hanno autentica ferocia spietata con Federica Di Martino e Silvia Siravo, il matto saggio dell’eccellente Andrea Nicolini. Assolutamente da non perdere, e non vi spaventino gli oltre 200 minuti della durata: anzi, da goderseli tutti.
Elio Rabbione
Nelle immagini di Tommaso Le Pera, alcuni momenti del “Re Lear” interpretato e diretto da Gabriele Lavia.
A cura di Elio Rabbione
40 secondi – Drammatico. Regia di Lorenzo Alfieri, con Francesco Gheghi e Francesco Di Leva. A Colleferro, in provincia di Roma, in una notte di inizio settembre, i gemelli Federico e Lorenzo uccidono il giovanissimo Willy, proveniente da Capoverde, un lavoro in un ristorante, per essere intervenuto a difendere un amico coinvolto in una lite. dall’aggressione alla morte del ragazzo trascorsero 40 secondi. Le ore che hanno preceduto quell’assassinio, le esistenze felici e sbandate, due gruppi di ragazzi, l’allegria le risate e il sopruso feroce, la prepotenza, l’amore verso una madre, due gemelli che vivono in simbiosi, nel male. Durata121 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Bugonia – Commedia / Fantascienza. Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Jesse Plemons e Alicia Silverstone. Due giovani ossessionati dalle teorie del complotto che decidono di rapire l’influente CEO di una grande azienda, convinti che sia un’aliena decisa a distruggere la terra. Convinti della sua natura extraterrestre, passano alla cattura e a un serrato interrogatorio. La situazione si complica quando la ragazza del giovane rapinatore, l’imprenditrice e un investigatore privato coinvolto nella vicenda si ritrovano intrappolati in una battaglia mentale ad alta tensione. La Stone nuovamente musa ispiratrice del regista di origini greche. Presentato a Cannes. Durata 120 minuti. (Fratelli Marx sala Chico V.O., Greenwich Village sala 1 anche V.O., Reposi sala 2)
Buon viaggio, Marie – Commedia drammatica. Regia di Enya Baroux, con Hélène Vincent. Malata terminale stanca di curarsi, l’ottantenne Marie ha scelto di recarsi in Svizzera per sottoporsi alla procedura del suicidio assistito. Incapace di dire la verità al figlio Bruno, volenteroso ma inconcludente e senza una lira, e alla nipote adolescente Anna, si confida invece con il rude ma gentile assistente sanitario Rudy, il quale si ritrova suo malgrado alla guida del camper che porterà tutta la famiglia verso la Svizzera, dopo che Marie ha raccontato la bugia di eredità da riscuotere. Riuscirà la donna, amorevole ma inflessibile nella sua decisione, a dire la verità alle persone che ama e Rudy a dare una direzione alla sua vita? Durata 97 minuti. (Classico)
Cinque secondi – Drammatico. Regia di Paolo Virzì, con Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi e Galatea Bellugi. Chi è quel tipo dall’aria trascurata che vive da solo nelle stalle di Villa Guelfi? Passa le giornate a non far nulla ed evitando il contatto con tutti. E quando si accorge che nella vita si è stabilita abusivamente una comunità di ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono studenti, neolaureati, agronomi e tra loro c’è Matilde, che è nata in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel signore misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni, il conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in convivenza, fino a diventare un’alleanza. E adriano si troverà ad accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta di uno di quei ragazzi… Durata 105 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Eliseo, Nazionale sala 4)
I colori del tempo – Commedia drammatica. Regia di Cédric Klapisch, con Suzanne Lindon. Nella Francia di oggi, un gruppo di sconosciuti viene riunito in quanto discendente di Adèle, donna di fine Ottocento che dalla Normandia era partita alla volta di Parigi in cerca della madre che l’aveva abbandonata. Dovendo ispezionare la casa in rovina di Adèle per decidere che cosa fare della proprietà, gli emissari del pubblico mettono insieme pezzo dopo pezzo il lontano passato della loro famiglia. Parallelamente, durante la Belle Epoque, Adèle si avventura nella grande città assieme ai nuovi amici Lucien e Anatole, scoprendo una capitale nel vortice del cambiamento, tra zone ancora rurali e salotti della borghesia moderna, e tra le arti figurative e l’avvento della fotografia. Durata 124 minuti. (Nazionale sala 3)
Le città di pianura – Commedia. Regia di Francesco Sossai, con Filippo Scotti, Sergio Romano, Andrea Pennacchi e Robero Citran. Due spiantati cinquantenni sono ossessionati di bere l’ultimo bicchiere. Una sera incontrano un ragazzo, Giulio, timido studente di architettura e il modo di vedere il mondo e l’amore all’improvviso si trasforma pian piano mentre i tre girano tra i locali del Veneto. Durata 90 minuti. (Eliseo)
Dracula – L’amore perduto – Fantasy, horror. Regia di Luc Besson, con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz e Matilda De Angelis. Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della sua amata, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare per secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un’unica speranza: ritrovare l’amore perduto. Durata 129 minuti. (Massaua, Ideal, Nazionale sala 4 V.O., The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Dreams – Drammatico. Regia di Michel Franco, con Jessica Chastain e Isaac Hernàndez. Fernando, giovane e talentuoso ballerino messicano, sogna il riconoscimento internazionale e una nuova vita negli Stati Uniti. Convinto che Jennifer, una raffinata filantropa dell’alta società americana e sua amante, lo sosterrà nel sostenere le sue ambizioni, decide di lasciarsi tutto alle spalle e mette in pericolo la sua vita pur di inseguire il suo sogno. Ma il suo arrivo finisce di sconvolgere il mondo attentamente costruito da Jennifer. Disposta a tutto pur di proteggere il futuro di entrambi e tutto ciò che ha costruito attorno a sé, Jennifer dovrà affrontare le conseguenze delle proprie scelte. Durata 100 minuti. (Eliseo, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Giovani madri – Drammatico. Regia di Luc e Jean-Pierre Dardenne. In una casa famiglia per giovani madri, Jessica, Perla, Julie, Naima e Ariane, tutte cresciute in circostanze difficili, lottano per ottenere una vita migliore per loro stesse e per i loro figli. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 2)
Il maestro – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Pierfrancesco Favino, Roberto Zibetti, Edwige Fenech e Tiziano Menichelli. Felice Milella ha 13 anni, un talento per il tennis e un padre pronto a sacrificare ogni cosa per fare di lui un campione – che il ragazzo voglia o no. Raul Gatti è un ex tennista un tempo arrivato agli ottavi di finale al Foro Italico, ma al momento in cura presso un centro di salute mentale. Raul pubblica un annuncio offrendosi come insegnante privato e il padre del ragazzo, ingegnere gestionale della SIP privo di grandi disponibilità economiche ma non di sogni di gloria, vede in lui l’uomo ideale per aiutare suo figlio a passare dai tornei regionali a quelli del circuito nazionale, facendogli da maestro accompagnatore. Felice si rende però presto conche che Raul potrebbe non aver nulla da insegnargli su un campo da tennis, ma forse qualcosa su come liberarsi dell’ingerenza paterna. Durata 125 minuti. (Massaua, Fratelli Marx sala Groucho, Greenwich Village sala 2, Ideal, Lux sala 1, The Space Beinasco, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Il sentiero azzurro – Drammatico. Regia di Gabriel Mascaro, con Denise Weinberg. Tereza è una delle tante vittime, in età avanzata, che un Brasile prossimo venturo ha deciso di relegare in una qualche parte lontana, impedita di lavorare e sotto la tutela completa della figlia. Ma Tereza vuole ancora sentirsi, ed è tale, indipendente, non volendo certo arrendersi a quella decisione: si ribella intraprendendo in solitaria un viaggio tra il reale e il fantastico. Orso d’Argento alla Berlinale 2025. Durata 85 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo)
Springsteen – Liberami dal nulla – Drammatico/Biografico. Regia di Scott Cooper, con Jeremy Allen White e Stephen Graham. Il film segue il cantante nella realizzazione dell’album “Nebraska” del 1982, anno in cui era un giovane musicista sul punto di diventare una superstar mondiale, alle prese con il difficile equilibrio tra la pressione del successo e i fantasmi del suo passato. Inciso con un registratore a quattro piste nella sua camera da letto in New Jersey, l’album segnò un momento di svolta nella sua vita ed è considerato una delle sue opere più durature: un album acustico puro e tormentato, popolato da anime perse in cerca di una ragione in cui credere. Durata 112 minuti. (Greenwich Village sala 3 anche V.O.)
The Running Man – Drammatico. Regia di Edgar Wright, con Glen Powell e Michael Cera. Il programma televisivo tra i più seguiti, concorrenti che devono fuggire per 30 giorni, ogni attimo in diretta tv, inseguiti da killer che sono veri e propri professionisti, il pubblico a seguirli a ogni insidia ed esecuzione. Ben è costretto a partecipare al reality a causa della malattia della figlia, diventerà un vero campione, seguitissimo. Durata 133 minuti. (Massaua, Reposi sala 5, The Space Torino, The Space Beinasco, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
The Smashing Machine – Drammatico. Regia di Benny Safdie, con Dwayne Johnson e Emily Blunt. Film dedicato a uno sport cruento, un omaggio alla figura di un lottatore che ha guadagnato i più grandi successi negli States e nei tanti paesi del mondo per le sue competizioni, tra gli anni Novanta e i Duemila. Combattimenti difficili alleviati da una dipendenza dagli oppiacei, il rapporto con una compagna e la necessità del campione alla solitudine che gli consente di affrontare al meglio la propria carriera, l’aiuto nei momenti di maggiore difficolt da parte di un amico e rivale. Durata 123 minuti. (Fratelli Marx anche V.O., Ideal anche V.O:, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri anche V.O.)
Un crimine imperfetto – Thriller. Regia e con Franck Dubosc, con Laure Calamy e Benoît Poelvoorde. Ambientato in un remoto villaggio del Giura, dove Michel e Cathy tirano avanti vendendo alberi di Natale. Con il figlio dodicenne Doudou, ragazzino con difficoltà, vivono in una vecchia fattoria tra montagne innevate, conti in rosso e sogni ormai sbiaditi. La coppia è allo stremo: troppe rate da pagare, troppe delusioni e un inverno che non sembra finire mai. Una sera, sulla strada del ritorno, Michel inchioda di colpo per evitare quello che sembra un orso sulla carreggiata. La manovra azzardata lo fa schiantare contro un’auto sul ciglio della strada, i cui passeggeri a bordo muoiono sul colpo. Preso dal panico, Michel chiama Cathy. Dopo un breve, gelido silenzio, decidono insieme di nascondere tutto. Mentre tentano di far sparire i corpi, nel bagagliaio dell’auto incidentata scoprono una borsa con oltre due milioni di euro in contanti. Quello che inizialmente sembra un miracolo natalizio si trasforma in un incubo a occhi aperti, innescando una serie di eventi caotici e assurdi. Ha scritto Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Il problema è l’accumulazione dei fatti, tanti da sembrare un sogno, indagini e rimorsi, euro ed etica, un’alta tensione che si stempera in osservazioni di colore umoristico ma in un panorama notturno tenebroso, come se fosse tutto una paurosa favola per grandi.” Durata 109 minuti. (Greenwich Village sala 3)
Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Greenwich Village sala 3)
Una famiglia sottosopra – Commedia. Regia di Alessandro Genovesi, con Luca Argentero, Valentina Lodovini e Licia Maglietta. Alessandro e Margherita e la mamma di lei, tutti a vivere sotto lo stesso tetto, aggiungendoci la progenie Alice e Leo e la piccola Anna che in vista del suo compleanno chiede una gitarella a Gardalang, con tutti i festeggiamenti di rito. Alessandro anni fa ha perso il lavoro e superati i cinquanta è difficile che qualcuno ti regali qualcosa, mamma Margherita continua a ripetere che quella santa donna di sua figlia poteva certo trovare di meglio: forse quel tal collega, medico pure lui, con la signora da tempo intrattiene una vivacizzata relazione. Che lo sposo non ne possa più è fuor di luogo, sino a gridare a squarciagola di voler cambiare famiglia: ma se quel cambiamento avviene nel modo più strampalato, per cui un componente della family prende la identità di un altro componente, allora che succede? Quando si dice i soggettisti e gli sceneggiatori che ti vanno a inventare! Durata 100 minuti. (The Space Torino, Uci Lingotto)
La vita va così – Commedia drammatica. Regia di Riccardo Milani, con Ignazio Mulas, Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Aldo Baglio. Il protagonista, un pastore sardo, abbandonato da moglie e figlia che si sono trasferite nel paese vicino, vive alla fine del millennio solitario in una casa che s’affaccia su una stupenda spiaggia dove le pecore possono pascolare. Non vuole assolutamente abbandonare quella propria casa: neppure quando un prestigioso gruppo immobiliare lo vorrebbe riempire di quattrini, nel progetto di costruire proprio in quel tratto di spiaggia un resort a cinque stelle. Ecosostenibile. Il responsabile del gruppo, al fine di convincerlo, manda sul posto Mariano, il capocantiere in cui ha piena fiducia: da quel momento Francesca, la figlia del pastore, si ritroverà tra la solidarietà nei confronti del padre e l’ostilità dei suoi concittadini. Durata 118 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Capannone in fiamme nella notte a Torino Villaretto
Quattro squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale sono intervenute questa notte per spegnere un incendio scoppiato in un capannone di un’azienda nell’area industriale di strada del Francese, nella zona di Torino Villaretto.
Nell’edificio erano in corso lavori di ricostruzione del tetto. Dai primi accertamenti è possibile che proprio queste operazioni abbiano innescato il rogo, escludendo al momento l’ipotesi di un’origine dolosa.
Non si registrano feriti.
VI.G
L’Assessore Regionale all’Ambiente Matteo Marnati è intervenuto alla seduta della Commissione presieduta da Sergio Bartoli, per presentare ai Commissari la parte del Defr e del bilancio di previsione 2026-2028 relativa alle materie di sua competenza: ambiente, risorse idriche e rifiuti.

“Il bilancio 2026 – ha dichiarato Marnati – prevederà l’utilizzo di 88 milioni e 600 mila euro per l’abbattimento degli inquinanti, realizzando alcune iniziative quali le velostazioni Back to Work, progetti di mobilità sostenibile e sicurezza stradale, la forestazione urbana e incentivi per la rottamazione di auto per le amministrazioni. Inoltre verrà sviluppato il telelavoro e ci saranno misure per creazioni di filiere per la produzione di biocarburante, biometano e bioidrogeno”.
L’Assessore ha segnalato anche l’inizio di un progetto per la fluidificazione del traffico a Torino utilizzando l’intelligenza artificiale, e che verranno intensificate le azioni per recuperare le aree dismesse e bonificarle, per trasformarle in aree da valorizzare.
Mara Martellotta
Il 22 e 23 novembre prossimo, presso Lingotto Fiere, si accende la magia del Natale con la presenza a Torino della Christmas Edition di Quattrozampe in Fiera. Il Lingotto Fiere ospiterà infatti la due giorni “pet friendly” più famosa d’Italia. Sport, spettacolo, solidarietà e design si incontreranno in una atmosfera natalizia unica, dove anche la sostenibilità diventa protagonista grazie al nuovo progetto “Usato Pet”, progetto di Quattrozampe in Fiera che dà nuova vita agli accessori per animali. Dopo l’esordio a Milano, la tappa torinese vede la collaborazione con Tyche Pet e il progetto Pets Share. Chi desideri rinnovare la cucina o acquistare un nuovo guinzaglio potrà portare in fiera ciò che non utilizza più: cucce, coperte, giochi e cappottini ancora in buono stato. Tyche Pet si occuperà di donarle alle associazioni del territorio che aiutano animali in difficoltà. Un gesto semplice che trasforma oggetti inutilizzati in risorse preziose. I due giorni saranno animati da eventi quali dimostrazioni di agility, splash dog, discipline cinofile, sfilate, shooting fotografici e consulenze personalizzate, offrendo al pubblico spunti e tendenze per il benessere dei propri animali. Cuore del progetto è la Casa Pet di Quattrozampe in Fiera, che accoglie l’uomo e l’animale, un ecosistema progettuale curato dallo studio The Had Human Animal Design, che da sempre accompagna le aziende dell’interior desig nell’esplorare questo nuovo mercato, supportandone la creazione di linee e cataloghi sul mondo “pet”. Si tratta del primo concept espositivo interamente dedicato al settore “pet friendly”, in cui progettazione e cura degli ambienti domestici incontrano le esigenze di convivenza tra persone e animali. La Casa Pet nasce per dare suggerimenti di design e interni pensati per una quotidianità condivisa tra umani e animali, promuovendo un approccio inclusivo e relazionale. Il clima natalizio arricchisce la fiera con spazi ludico-educativi dedicati ai più piccoli e attività creative all’insegna del riuso. Casa Gianduja porterà spettacoli e laboratori dove tradizione e magia si intrecciano. I due esempi sono “Gianduja nel magico mondo di Babbo Natale” e il racconto “Lo Schiaccianoci”, l’animazione per i pupazzi. Sul tappeto rosso saranno presenti le marionette in varietà, uno show da red carpet, e con la compagnia Gypsy Torino uno spettacolo teatrale ispirato a “Il Re Leone”. La Casa di Babbo Natale prevede una escape room rapida e magica, pensata per grandi e piccini, la casa di Babbo Natale dell’azienda One Way Out è un’avventura interattiva e divertente, dove collaborazione e spirito di squadra sono gli ingredienti per salvare lo spirito del Natale. È presente anche un’arena “Asin trakking”, attività per grandi e piccoli che rappresenta uno spazio di laboratorio e lettura assistita con dimostrazione di ricerca al Tartufo con cani esperti, attività manuali e prime esperienze con il proprio cucciolo. Si tratta di un’occasione per conoscere da vicino il metodo Gentile e divertirsi in famiglia. Sabato 22 e domenica 23 novembre, apertura dalle 10 alle 19, casse aperte fino alle ore 18, ingresso gratuito per i bambini fino a 10 anni e per cani e gatti.
Mara Martellotta
A cura di piemonteitalia.eu
Varie sono le ragioni che possono indurci a fare un giro ad Alba, la bella città langarola circondata da maestose colline. Oltre alle bellissime chiese e agli interessanti musei, Alba è la perla dell’enogastronomia italiana apprezzata in tutto il mondo per i suoi gustosi piatti e per i suoi deliziosi prodotti locali; primo fra tutti il Tartufo Bianco, protagonista della Fiera Internazionale che si svolge tutti gli anni a novembre.
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Salesiani in Argentina, il sogno di don Bosco

● Dopo gli USA, l’Italia è stata la prima in UE ad adottare 10 anni fa il Bilancio POP, modello di
rendicontazione che rende trasparenti ai cittadini dati economici e sociali di enti pubblici e
organizzazioni. Oggi questa pratica è consolidata nel panorama italiano della
rendicontazione pubblica e sta iniziando a diffondersi anche in Spagna.
● Ad aprire la strada sono state la Città di Torino e la Regione Piemonte, seguite da altri
comuni, istituzioni e aziende locali e poi nazionali.
● A 10 anni dal primo Bilancio POP, l’Università di Torino fa il punto insieme a chi ha adottato
questo modello, analizzando il percorso e i risultati ottenuti.
È stato presentato presso il Grattacielo della Regione Piemonte lo stato dell’arte dei Bilanci
POP, a dieci anni dal primo esperimento italiano di rendicontazione partecipata. L’incontro,
promosso dal Dipartimento di Management “Valter Cantino” dell’Università di Torino con il
patrocinio della Regione Piemonte, ha riunito rappresentanti del mondo istituzionale,
accademico e produttivo per riflettere su un decennio di pratiche di trasparenza e dialogo
con i cittadini e i portatori di interesse non addetti ai lavori.
Nato negli Stati Uniti e introdotto in Italia nel 2014 (pubblicato per la prima volta nel 2015)
dalla Città di Torino con il supporto dell’Università di Torino, il Bilancio POP (Popular
Financial Reporting) non è solo un documento, ma un vero percorso che ha coinvolto
didattica e ricerca, coltivando l’idea di una collaborazione virtuosa tra aziende, pubbliche e
private, territori e cittadini. L’idea di base è rendere il bilancio comprensibile a tut
attraverso un modello di rendicontazione che traduce dati economici e gestionali in
linguaggio chiaro, visuale e accessibile, favorendo la comprensione delle scelte pubbliche e
la partecipazione dei cittadini.
All’appuntamento torinese sono intervenuti, tra gli altri, Jacopo Suppo (Vicesindaco della
Città Metropolitana di Torino), Francesca Culasso (Università di Torino), Andrea Tronzano
(Regione Piemonte), Elena Piastra (Sindaca di Settimo Torinese), Marzio Olivero (Sindaco di
Biella), Claudio Raviola (Sindaco di Dogliani), Davide Canavesio (Presidente OGR Torino),
Eleonora Gerbotto (Direttore dell’Ordine degli Architetti di Torino) e Fabrizio Bontempo
(Presidente Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino).
“Il Bilancio POP rappresenta una delle iniziative più significative di rendicontazione orientata
al dialogo sviluppate nel nostro Paese: in dieci anni di lavoro abbiamo costruito un percorso
che non si limita a descrivere risultati, ma punta a generare fiducia e dialogo tra istituzioni,
portatori di interesse e imprese”, dichiara il Professor Paolo Biancone, Professore ordinario
Università di Torino e responsabile scientifico del progetto Bilancio POP e POP Accounting.
“Rendere conto in modo aperto e comprensibile significa restituire valore alla relazione tra
amministrazione e comunità, trasformando il bilancio da mero adempimento contabile a
strumento di partecipazione attiva. Il percorso dei Bilanci POP dimostra che la trasparenza
può diventare un motore di coesione e innovazione istituzionale”
Aggiunge la Professoressa Silvana Secinaro, Professoressa ordinaria Università di Torino e
responsabile scientifica del progetto Bilancio POP e POP Accounting: “L’esperienza dei
Bilanci POP ha anticipato molti dei principi oggi al centro della smart accounting e
della dialogic accounting: una rendicontazione che, non solo utilizza tecnologie intelligenti,
ma promuove il dialogo e il confronto tra aziende e portatori di interesse. In questi anni di
studi e sperimentazioni abbiamo dimostrato che la rendicontazione può diventare un
processo interattivo, in cui i dati si trasformano in narrazioni condivise e le informazioni in
occasioni di partecipazione. La logica POP unisce persone, conoscenza e valore sociale,
aprendo la strada a una cultura della rendicontazione capace di coniugare trasparenza,
innovazione e democrazia sostanziale”.
Un primato piemontese – La Città di Torino è stata la prima in Europa a introdurre il
Bilancio POP nel 2014, facendone uno strumento di rendicontazione accessibile e
partecipata verso i cittadini. In seguito la Regione Piemonte ha adottato il Bilancio POP nel
2018, consolidando un percorso che ha trasformato la rendicontazione pubblica in un vero e
proprio esercizio di democrazia economica. Negli anni il Bilancio POP è diventato un
modello consolidato di rendicontazione in Italia: sempre più enti locali, regioni, fondazioni e
aziende adottano questa pratica per comunicare in modo trasparente. Tra i casi più
significativi ci sono il Comune di Basiglio, premiato dal Consiglio d’Europa nel 2022 con
l’ELoGE (European Label of Governance Excellence, riconoscimento assegnato alla buona
governance), l’Università di Torino, prima Università italiana ad implementarlo all’interno
delle proprie politiche di Ateneo, e l’Istituto Sommeiller di Torino, che ha realizzato il
proprio Bilancio POP con il supporto scientifico dell’Università, candidato all’Oscar di
Bilancio 2025: quest’ultima esperienza, in particolare, mostra come il modello si stia
estendendo oltre la Pubblica Amministrazione, diventando un linguaggio condiviso di
responsabilità e dialogo civico. Poi via via si sono aggiunte sperimentazioni virtuose anche
da parte di aziende private, come DiaSorin Spa, Fondazioni, quali Ogr, Gruppi di interesse
economico, quali il Traforo del Monte Bianco, Ordini professionali, quali Ordine degli
architetti di Torino, Ordine dei Consulenti del lavoro di Torino.
Il Bilancio POP tra formazione e ricerca – In dieci anni il Bilancio POP è diventato anche uno
strumento formativo: 12 insegnamenti universitari hanno trattato il tema della
rendicontazione partecipata, coinvolgendo oltre 6mila student e realizzando più di 800
project work dedicati alla costruzione di bilanci accessibili. Il Bilancio POP ha, inoltre,
generato un filone di ricerca riconosciuto a livello internazionale che affronta temi quali
smart accounting, dialogic accounting, trasparenza digitale, intelligenza artificiale applicata
alla governance: attraverso l’analisi della produzione scientifica dedicata all’evoluzione della
rendicontazione pubblica nel mondo, è emerso come l’esperienza italiana sia una delle più
attuali linee di studio sulla comunicazione economico-gestionale.
Cos’è il Bilancio POP – Il Popular Financial Reporting si diffonde negli anni ’90 nel mondo
anglosassone – Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda – come strumento per rendere
i bilanci pubblici più comprensibili ai cittadini. In Europa questo modello si è diffuso prima in
Italia e poi in Spagna, dove la città di Almería ha avviato il suo primo Bilancio POP. Si fonda
su tre pilastri principali: trasparenza, ovvero l’apertura dei dati economici e gestionali in
forma chiara e sintetica; partecipazione, che stimola il dialogo tra amministrazioni, imprese
e cittadini; e accountability, la comunicazione degli impatti sociali e delle scelte pubbliche.
La differenza con i bilanci tradizionali è l’adozione di un approccio basato su chiarezza,
semplificazione e dialogo attraverso linguaggi visivi, infografiche e narrazioni accessibili allo
scopo di favorire la comprensione da parte di tutti i cittadini, anche non esperti. I primi
dieci anni del Bilancio POP hanno visto l’attivazione di 57 accordi con comuni, scuole,
fondazioni, ordini professionali e imprese, mobilitando complessivamente 818mila euro, di
cui 415mila nell’ambito dell’innovazione digitale della PA.
10 anni dopo il primo Bilancio POP in Piemonte – A dieci anni dalla sua introduzione, il
Bilancio POP è oggi una pratica consolidata nel panorama italiano della rendicontazione
pubblica che ha messo la trasparenza al centro del dialogo tra istituzioni, imprese e cittadini.
Il percorso, avviato in Piemonte, si è diffuso in tutto il Paese: a oggi sono stati realizzati o
sono in svolgimento 44 Bilanci POP da parte di enti pubblici, scuole e aziende. In Piemonte –
oltre alla Regione, alla Città di Torino e all’Università – hanno adottato il Bilancio Pop l’OGR
Torino, l’Ordine degli Architetti di Torino e i Comuni di Biella, Cuneo, Moncalieri, Acqui
Terme, Venaria, Bardonecchia, Buttigliera Alta, Borgaro, Collegno, Rivoli, San Mauro,
Orbassano, Chieri, Settimo Torinese, Chivasso, Grugliasco, Dogliani. Le evidenze raccolte
mostrano che i bilanci POP sono più letti e compresi rispetto ai documenti contabili
tradizionali, in quanto favoriscono fiducia e partecipazione: non solo gli enti che li adottano
registrano un sentiment positivo da parte dei cittadini e un miglioramento del dialogo
istituzionale ma, in diversi casi, la maggiore chiarezza informativa ha contribuito a rafforzare
la reputazione delle istituzioni e la percezione di trasparenza.