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“I Nomi e le Voci”, al teatro Erba il “Monstrum” della poesia di Roberto Mussapi

Nella serata di martedì 14 ottobre, presso il teatro Erba di Torino, è andato in scena “I Nomi e le Voci” di Roberto Mussapi, un grande e ispirato esempio di teatro-poesia prodotto da Torino Spettacoli. Sul palco, insieme all’iconica Miriam Mesturino, che con il suo personaggio Didone condivide fascino passione, i talentuosi e pieni di grazia Roberta Belforte e Matteo Anselmi, l’incantevole voce del soprano Danae Rikos sulle note al pianoforte di Andrea Bevilacqua e alcuni ragazzi e ragazze dei G.E.T. Germana Erba’s Talents (Matilde Dalla Verde, Gaia Del Papa, Elisa Frangelli, Miriam Iezzi Mammarella, Fiamma Laiolo, Angelo Marchianó, Simone Marietta e Matilde Tacconi) che, della poesia, tanto hanno rappresentato la sua infinita gestualità di volo e gioventù, sapientemente curata dal regista Girolamo Angione e dalla coreografa Laura Fonte.

Il protagonista assoluto di questo spettacolo, cifra stilistica riscontrabile in tutta l’opera di Roberto Mussapi, è quel “Monstrum”, inteso come prodigio, segno divino, di cui si nutre la poesia quando diventa catalizzatrice di eventi, sentimenti, passioni e personaggi che vivono grazie a questo ispirato e mostruoso centro d’energia universale. In letteratura, nei classici, dalla figura di Achille in avanti, ricorre spesso questa potente voragine associata al personaggio, che a sua volta metamorfizza in voce, gesto o strumento d’espressione della poesia stessa: viene naturale pensare al capolavoro di Melville, “Moby Dick”, il cui protagonista, Achab,  può essere cantato nelle sue gesta soltanto da Ismael, portatore della voce poetica, ma molto somiglianti in queste caratteristiche possiamo trovare Dracula di Bram Stoker, la cui sofferenza per il perduto amore lo condurrà alla grazia del perdono nell’incontro con Mina Murray, o ancora Don Giovanni. In Mussapi, chiaramente, questo “Monstrum” è la stessa poesia: un’ispirazione che si impossessa del poeta per far sì che ogni cosa intorno possa avere un nome, una voce.

Questo spettacolo sembra ripercorrere il concetto classico dell’universalità, nel tempo e nello spazio, legato alla poesia. Le immagini da essa evocate, che nella sola lettura possono essere sentite e percepite, sono diventate palpabili, “cinematografiche” (come a fine spettacolo le ha definite Mussapi stesso, presente in sala, riferendosi al Tuffatore di Paestum interpretato da Matteo Anselmi), un coro che ha unito il significato del suono a quello della parola, nell’armonia finale di voci diverse che la poesia ha saputo fondere in quella che il poeta portoghese Fernando Pessoa definì “una sola moltitudine”.

“Attingendo dalla silloge ‘I Nomi e le Voci’ – ha raccontato il regista Girolamo Angione – si sono scelti alcuni altri monologhi in versi, prediligendo quelli ispirati a personaggi del mito o del mondo antico: accanto a Didone ed Enea, Arianna, Cassandra, la Ninfa Eco e il Tuffatore di Paestum. Ciascuno di loro, confinato come un’ombra nel regno dei morti evoca con toni a tratti dolenti e malinconici ma sempre profondamente umani, la propria esperienza terrena illuminata dalla forza vitale dell’amore. E di ciascun personaggio, ogni monologo esprime una profondità del sentire e una verità esistenziale che sorprende e avvince. Il verso a teatro è un lusso: per l’attore, anzitutto, che nel verso si astrae dal linguaggio prosastico e nella parola poetica trova la voce con cui dirla, l’emozione della musicalità, la misura del gesto, la vibrazione del corpo; e il disegno del personaggio, nel riverbero della poesia, s’arricchisce di nuove sfumature e rivela profondità insospettate e un respiro che dà nuova vita al suo nome stesso. Parola/Voce, Musica, Gesto: questi gli elementi di una messa in scena che si è voluta essenziale e figurata ad un tempo e in cui ciascuna componente mantiene e accresce, nella necessaria autonomia, il proprio valore assoluto; configurando però nel quadro composito d’insieme, un esito che ci proponiamo equilibrato ed armonico. La musica  (Ravel l’autore prescelto per il perfetto equilibrio formale tra emozione e intelletto) non prevarica mai la parola, ma ne amplifica, semmai, il senso più intimo, il portato affettivo e dei sentimenti. protagonista assoluto, personaggio invisibile, ombra tra le ombre nel suo viaggio di ricerca ed esplorazione, a più riprese invocato dalle ombre che anelano a lui, è il poeta; autentico demiurgo, con l’atto creativo della sua parola, il poeta riporta quelle ombre alla luce della memoria e, per tutti noi, ridà loro la vita e la voce sulla scena del teatro e della poesia. Per questo, per la straordinaria occasione che ci offre, a Roberto Mussapi vanno tutta la nostra riconoscenza e gratitudine”.

Gian Giacomo Della Porta

Sharenting. La condivisione delle immagini dei bambini sui social

I  rischi connessi

Mentre mangiano o giocano, quando sono al mare o insieme ai loro amici, le foto dei bambini spopolano su internet, sui social, sui profili Facebook o Instagram . Questa volonta´ di condivisione ´ certamente un gesto di affetto e di orgoglio da parte di genitori, dei nonni e di tutti coloro che li amano, ma spesso e’ una rischiosa e inopportuna sovraesposizione delle vita dei minori in un luogo virtuale non del tutto sicuro, la rete informatica.

Il termine sharenting, la fusione dall’inglese tra share (condividere) e parenting (genitorialita’), coniato da poco in America, ci spiega, appunto, questa abitudine molto diffusa ovvero quella di postare con frequenza immagini di piccoli uomini e donne creando, il piu´delle volte, un involontario racconto digitale della loro vita.

Prescindendo dalla questione che riguarda la mancata consapevolezza da parte dei bambini sul fatto che la loro esistenza venga resa pubblica, ci sono altri risvolti legati a questa consuetudine che possono rivelarsi davvero drammatici, tra questi spicca l’appropriazione e l’ utilizzo improprio delle immagini che spesso sfocia in vere e proprie azioni illegali e deprecabili.

Questa “moda” e’ all’attenzione del Garante della Privacy che gia´ nella Relazione annuale del 2021 ha proposto di estenderne la tutela rispetto alla questione del cyberbullismo.

Spesso le foto dei minori sono accompagnate da informazioni sensibili come il nome, l’eta´ e il luogo di appartenenza, che rendono ancora piu´semplice il lavoro di chi potrebbe impossessarsene con cattive intenzioni.

Il Garante della Privacy riassume cosi´ i rischi dello sharenting:

Violazione della privacy e della riservatezza dei dati personali e sensibili del minore ogni volta che si pubblica, senza il suo consenso, un’immagine sui social network, così come stabilito dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Mancata tutela dell’immagine del bambino che subisce la perdita del controllo sulle proprie informazioni con conseguenze sulla creazione della sua identità digitale odierna e futura. I contenuti postati online, infatti, restano e permangono a disposizione di chiunque.

Esiste poi il rischio delle ripercussioni psicologiche che potrebbero iniziare a manifestarsi nel momento in cui i bambini, crescendo, cominciano a navigare autonomamente. Se i loro genitori non hanno provveduto a tutelare la loro immagine e la privacy, i bambini dovranno fare i conti con quanto è stato pubblicato senza il loro benestare e immagini molto intime e private come quella del bagnetto, ad esempio, potrebbero andare nelle mani di chiunque.

Tra i rischi peggiori c’e´ senz’altro quello della pedopornografia. Alcune immagini di bambini in situazioni private, infatti, possono essere rubate, manipolate e inserite nelle squallide pagine digitali dei siti per pedofili. L’addescamento, infine, e´un’altra oscura possibilita´che si prospetta a causa delle immagini condivise, ma anche delle informazioni che le accompagnano, utili mezzi per creare ganci per avvicinare i minori online.

Il Garante invita a porsi diverse domande prima di condividere le foto dei propri figli: mio figlio sarebbe contento di avere sue foto postate? E´una azione sicura per la sua presente e futura identita´online?

Si tratta di problemi reali, di rischi concreti perche´ la rete, sfortunatamente, e´popolata anche da persone dalla scarsa cifra morale alla ricerca non solo di immagini da collezionare ma anche in attesa che qualche minore sprovveduto caschi nella sua rete con inevitabili e nefaste conseguenze.

MARIA LA BARBERA

Fonte: www.garanteprivacy.it

Una rancida proposta

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Il consigliere comunale Silvio Viale ha un chiodo fisso, se non una vera e propria ossessione: da decine d’anni tenta a più riprese, quasi cicliche, di trovare il modo di eliminare dalla Sala rossa del Comune di Torino il Crocifisso. Ancora quest’anno è stato smentito dal voto d’aula. Adesso ha lanciato una petizione on line che almeno in questa fase iniziale non ha fornito al consigliere un adeguato sostegno. Anzi, le contumelie nei suoi confronti appaiono prevalenti.  L’obiezione principale riguarda l’irrilevanza della questione in un’epoca di forti contrasti, di odi razziali e di guerre. Quel piccolo crocifisso appeso al muro – dicono in molti – non fa male a nessuno. Il crocifisso fa parte della storia del mondo, in particolare dell’umanità sofferente.  Magari Viale potrebbe tentare con la versione “ebrea” del Cristo : magari in un certo contesto troverebbe adesioni in passato non ipotizzabili. Ma non va neppure dimenticato, per altri versi,  che gli Ebrei furono accusati di deicidio, una delle accuse più volgari dell’antisemitismo. Quella dei laicisti è la vecchia rancida tesi secondo cui in un luogo pubblico il Crocifisso offende la laicità dello Stato. E’ un’opinione che tanti laici hanno rifiutato perché, per dirla con le parole di un filosofo laicissimo, Benedetto Croce ,”non possiamo non dirci cristiani” al di là delle credenze religiose. Il piccolo saggio di Croce andrebbe letto e conosciuto. Io stesso l’ho pubblicato due volte. La storia non si cancella, mettendo in un cassetto il Crocifisso perché esso non è simbolo identitario della Chiesa cattolica o delle chiese riformate o ortodosse che siano, ma di una storia che fa parte non solo dell’Occidente, ma assume una valenza universale. E’ il simbolo della sofferenza, della passione e della morte di un uomo che, al di là del fatto di essere figlio di Dio,  riassume un pensiero, quello dei Vangeli , con cui non è possibile non confrontarsi nel corso della vita umana. Solo una visione molto ignorante o nichilista o cinica potrebbe considerare la figura di Cristo un qualcosa di irrilevante. Laico non significa ateo : l’ateismo di Stato ha rappresentato un momento di grave negazione della libertà come già prima dimostrò il terrore giacobino che voleva cancellare il Cristianesimo perfino dal calendario. Portare la propria croce è diventato un modo di dire che anche gli atei adoperano. Ci sarebbero tante altre riflessioni che potrebbero essere scritte e che in passato ho condensato in una voce di enciclopedia dedicata alla laicità’.  L’iniziativa di Viale non merita altro tempo. Vorrei concludere dicendo che deve essere lasciata  la libertà di considerare quel pezzo di legno nei modi più intimamente diversi. Lo affermava già trenta e più anni fa l’atea filocomunista di origine ebrea Natalia Ginzburg, scrivendo che “e’ tolleranza consentire ad ognuno di costruire attorno ad un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri”. La contro crociata contro Gesù Cristo nell’Aula del Consiglio comunale di Torino potrebbe portare per coerenza a dare la caccia ai crocifissi, un’azione priva di senso e fortemente carente di senso della storia. Nella crisi di tutte le fedi ideologiche il Cristianesimo resta la più duratura lezione di amore, fratellanza e pace tra gli uomini. Il rimedio all’odio e alle violenze fanatiche che sembrano prevalere.

Alla Fondazione Amendola il Convegno di Neuroestetica “Beauty and Change”

Il gruppo di ricerca Brain Plasticity and Behavior Changes (BIP) del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e la Fondazione Giorgio Amendola, danno il via alla quarta edizione del Convegno Internazionale di Neuroestetica “Beauty and Change”, in programma a Torino da mercoledì 15 a sabato 18 ottobre 2025. Nato nel 2022 come appuntamento dedicato al dialogo tra filosofia, psicologia, neuroscienze e arti, il convegno è oggi un punto di riferimento internazionale per la riflessione scientifica e interdisciplinare sull’esperienza estetica. L’edizione 2025 si intitola “Aesthetic Experience and the Drive for Knowledge” e approfondirà le prospettive interdisciplinari in tema di bellezza e cambiamento, esplorando il legame tra esperienza estetica e impulso umano alla conoscenza. L’essere umano, per sua natura, tende a indagare, comprendere e interpretare il mondo: è da questa spinta epistemica che nascono curiosità, meraviglia e sorpresa. Le più recenti ricerche in campo filosofico, psicologico e neuroscientifico dimostrano come l’esperienza estetica sia strettamente connessa a questa tensione conoscitiva, offrendo un terreno privilegiato che leghi emozione e apprendimento.
Parteciperanno gli ospiti internazionali Jérôme Dokc (Institut Jean Nicod), Arto Haapala (University of Helsinki), Jan R. Ladwehr (Goethe University Frankfurt), Diana Omigie (Goldsmiths, University of London), Francesco Poli (University of Cambridge), Elisabeth Schellekens (Uppsala University), Eva Specker (Leibniz-Institut für Wissensmedien, Tübingen), Martin Skov (Copenhagen Business School; Copenhagen University Hospital, Hvidovre) ed Edward Vessel (City College of New York).
Il convegno sarà preceduto dal workshop tematico “The repeated experience of beauty” dedicato al paradosso tra novità e familiarità nella fruizione estetica, in programma mercoledì 15 ottobre. I lavori si svolgono presso la Fondazione Giorgio Amendola, in via Tollegno 52, a Torino, e prevedono sessioni scientifiche, tavole rotonde e momenti di confronto aperti al pubblico. La partecipazione è gratuita per gli studenti e sono previsti premi per i migliori contributi da parte di giovani ricercatori.
Fondazione Giorgio Amendola ETS – via Tollegno 52, Torino
Info: 011 2482970 – www.fondazioneamendola.it
Mara Martellotta

Trasporti, gli investimenti regionali

L’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi in occasione della manifestazione svoltasi davanti al Grattacielo Piemonte su iniziativa di Cgil e altre associazioni di categoria ha fatto il punto sugli interventi regionali a favore dei trasporti:

Rinnovo autobus: 650 mezzi già sostituiti, altri 200 in arrivo
Grazie all’unione di diversi programmi di finanziamento, tra il 2021 e il 2024 sono stati sostituiti circa 650 autobus, a cui si aggiungono 90 mezzi finanziati direttamente dallo Stato alle aziende che gestiscono il servizio di trasporto pubblico locale.
La nuova programmazione 2024-28 garantirà ulteriori risorse per sostituire oltre 200 mezzi, eliminando di fatto tutte le categorie più inquinanti ancora circolanti in Piemonte e garantendo maggiore comfort e sicurezza agli utenti.

Treni nuovi e linee riaperte
Analogo il lavoro svolto sul trasporto ferroviario grazie al rinnovo dei contratti del Servizio Ferroviario Regionale e del Servizio Ferroviario Metropolitano. Entro giugno 2026 saranno 71 i nuovi treni in servizio, di cui 51 già operativi.
La Regione ha inoltre riaperto importanti linee chiuse da anni, restituendo mobilità a territori rimasti isolati: a settembre 2023 l’Asti-Alba e la Casale-Mortara, a gennaio 2024 il collegamento per l’aeroporto di Caselle, a gennaio 2025 la Saluzzo-Savigliano. Entro il 2026 avverrà il completamento del collegamento ferroviario fino a Ceres, con connessione diretta alla rete metropolitana di Torino.

Passeggeri in crescita
Secondo i dati ufficiali pubblicati sulla Carta dei Servizi di Trenitalia, nel 2024 i passeggeri trasportati in Piemonte sono tornati ai livelli pre-Covid (-0,7%). Dopo il drastico calo del 2020 e la ripresa graduale del 2021, la crescita è stata costante negli anni successivi, con incrementi a doppia cifra e un ulteriore aumento nei primi mesi del 2025. «Un risultato tutt’altro che scontato – sottolinea Gabusi – se pensiamo che nel frattempo sono cambiate le abitudini di lavoro e di vita, con lo smart working che ha ridotto la necessità di spostarsi. Nonostante questo, il trasporto pubblico piemontese è tornato ai livelli pre-pandemia e continua a migliorare. È la dimostrazione concreta che la direzione intrapresa è quella giusta».

Un sistema che guarda al futuro
Con oltre 400 milioni di euro investiti tra autobus e treni nuovi, il Piemonte si conferma tra le Regioni italiane più attive nella mobilità sostenibile, con l’obiettivo di ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza del servizio e garantire ai cittadini un trasporto pubblico moderno, accessibile e sicuro.

We Change! Il futuro del parco del Valentino secondo la visione dei cittadini

 

Si è chiuso “”We Change! Per un clima migliore”, il progetto di ascolto, dialogo e co-progettazione sul futuro del Valentino promosso da Imbarchino, in collaborazione con Banda Larga APS, Va Lentino SRL società benefit e Bike Pride, sostenuto da Patagonia e con il supporto operativo della Città di Torino e di Bike Pride.

I torinesi sognano un Valentino più accogliente e partecipato, capace di coniugare la relazione con il naturale urbano al divertimento, il relax alla sperimentazione di nuove forme di socialità. Promosse la tutela della biodiversità, la pulizia e la manutenzione, l’offerta culturale e sportiva, l’accessibilità e le infrastrutture; da rivedere e migliorare invece la sicurezza. Sono questi, in estrema sintesi, i risultati raccolti attraverso “We Change!”.

Il progetto ha coinvolto dapprima 611 persone che hanno partecipato ad una survey (consultabile sul sito www.imbarchino.space) che ha permesso di raccogliere opinioni, abitudini e desideri di chi frequenta abitualmente il parco. La surey è stata propedeutica all’avvio dei due tavoli tematici di co-progettazione – uno dedicato a Verde e Mobilità sostenibile, l’altro ad Arte, Cultura e Sport – che hanno coinvolto cittadini, assessori e tecnici del Comune di Torino, referenti degli spazi e delle società sportive che operano all’interno del parco, esperti accademici e professionisti.

Il questionario ha permesso di conoscere il sentiment dei torinesi, e non solo, rispetto al Valentino, luogo attualmente interessato da importanti lavori di riqualificazione con fondi PNRR, che ne stanno ridisegnando il volto insieme alle aree limitrofe. Agli utenti è stato anche chiesto di valutare cosa funziona e cosa dovrebbe essere migliorato, esprimendo un voto compreso tra 1 e 5 stelle ed esprimendo la propria preferenza per possibili implementazioni. Promosse le aree verdi e la biodiversità (con una media di 3.6 stelle su 5) e la pulizia e manutenzione (3,1 su 5) anche se l’83% dei rispondenti chiede più cestini per differenziare i rifiuti. Migliorabili l’offerta culturale e sportiva (2,9 su 5 la valutazione media e il 56% dichiara che visiterebbe più spesso il Parco se l’offerta di eventi fosse più ampia) l’accessibilità e la segnaletica (2,8 su 5 la valutazione media e il 67,3% chiede più percorsi senza barriere architettoniche); le infrastrutture e gli arredi urbani (2,6 su 5 la valutazione media con un significativo 85,4% dei rispondenti che richiede più bagni pubblici e il 61,7% aree coperte per ripararsi dal sole e dalle pioggia). Bassa la percezione della sicurezza – valutata con una media di 2,2 stelle su 5 – con richieste di miglioramenti in particolare sull’illuminazione notturna (il 47,8% dei rispondenti lo richiede) e la sorveglianza (45% lo richiede).

La survey ha fatto emergere come la sfida principale per il futuro del Valentino sia quella di tenere insieme due anime: da un lato la natura, la biodiversità e il bisogno di un rifugio urbano nel quale riconnettersi con la natura e fare attività fisica e dall’altro la cultura, il divertimento e la sperimentazione di nuove forme di socialità. Un parco capace di accogliere la diversità, che non ospiti soltanto eventi ma che sia motore di comunità, rimanendo uno spazio pubblico aperto e accessibile a tutte le tipologie di persona.

La seconda fase del progetto si è sviluppata su due tavoli tematici, che hanno visto la partecipazione degli assessori comunali Domenico Carretta (Sport e Grandi eventi), Chiara Foglietta (Mobilità), Rosanna Purchia (Cultura) e Francesco Tresso (Verde e Cura della città), con l’obiettivo di far emergere proposte concrete per il futuro del parco a partire dai risultati della survey. Strumenti di partecipazione civica, potenziamento delle infrastrutture e delle reti di trasporto pubblico e delle piste ciclabili, nuovi servizi per i ciclisti, aumento dei punti di accesso al fiume, iniziative di educazione ambientale rivolte a cittadini e scuole, coordinamento tra gli attori attivi nel parco e strumenti di governance partecipata, sono alcune delle proposte emerse dai tavoli e condivise dagli stakeholders.

“Il progetto We Change! è stata un’esperienza importante di ascolto e co-progettazione, capace di restituire le voci dei cittadini su uno degli spazi simbolo della città – hanno dichiarato gli assessori comunali coinvolti nel progetto -. Il Parco del Valentino è un luogo che unisce natura, cultura e socialità, e la partecipazione così ampia dimostra quanto i torinesi lo sentano come parte della propria identità collettiva. I risultati emersi ci offrono spunti concreti per orientare le prossime azioni in un’area che è al centro di uno dei più importanti progetti di riqualificazione della Città degli ultimi anni. La collaborazione tra cittadini, enti e associazioni che ha animato We Change! è la strada giusta per costruire insieme un Valentino più accogliente, accessibile, e vivo, all’altezza delle aspettative di chi lo frequenta ogni giorno”.

“L’Imbarchino è stato il primo locale del Parco a riaprire nel 2019 e questo ci ha permesso di seguire da vicino il suo cambiamento, svolgendo un ruolo di apripista – ha dichiarato Lorenzo Ricca, presidente dell’associazione Amici dell’Imbarchino e amministratore delegato di Va Lentino SRL società benefit – Con We Change! abbiamo coinvolto la cittadinanza nel percorso di trasformazione che il Valentino sta vivendo e oggi siamo pronti a contribuire con azioni coordinate per tradurre in realtà molte delle proposte emerse.”

TORINO CLICK

Ridurre la velocità sulla Provinciale 184 tra Rivoli e Villarbasse

Ridurre la velocità dei veicoli in transito sulla Strada Provinciale 184 tra Rivoli e Villarbasse, per incrementarne la sicurezza, soprattutto per ciclisti e pedoni. Ne hanno discusso nei giorni scorsi il Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, che ha la delega ai lavori pubblici, e l’Assessore ai trasporti e alla viabilità della Città di RivoliMarco Tilelli. Il tratto della SP 184 oggetto del confronto si trova fuori dal centro abitato di Rivoli, è interessato da fermate del trasporto pubblico locale e da un attraversamento pedonale con un pannello luminoso che ne indica la presenza ai conducenti. Recentemente è stata migliorata la segnaletica verticale e sono state collocate luci spot a Led per richiamare l’attenzione dei conducenti sulla necessità di rallentare.

Il Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo e l’Assessore Tilelli hanno espresso l’intenzione di approfondire la fattibilità di un attraversamento pedonale illuminato e servito da un impianto semaforico. L’eventuale collocazione di una piattaforma rialzata per il rallentamento dei veicoli sarebbe invece possibile solo se il tratto stradale venisse riclassificato come traversa urbana e ceduto dalla Città metropolitana di Torino alla Città di Rivoli.

I 90 anni del Collegio universitario Einaudi

Il Collegio Universitario Einaudi, fondato dal matematico torinese Renato Einaudi nel 1935, compie quest’anno novanta anni

In novanta anni di vita oltre diecimila studenti hanno abitato e vissuto le cinque sezioni del Collegio; tra loro Umberto Eco, Claudio Magris, Francesco Profumo, Annibale Crosignani e Massimo Luigi Salvadori.
Una storia lunga novanta anni cominciata nel 1935, in epoca fascista, con la nascita della Casa dello Studente e che dieci anni dopo, una volta conclusa la seconda guerra mondiale, ha preso nuovo vigore e una direzione ben precisa per volontà del professore  e matematico Renato Einaudi, classe 1909, che intravvide nei locali di via Galliari 30 l’ambiente ideale per permettere agli studenti universitari meritevoli, ma privi di mezzi economici, di emergere e crescere sia dal punto di vista scolastico sia da quello umano.

Un sogno fondato su alcuni valori e principi ben chiari, la centralità della persona, la laicità, il merito, l’apertura alla società civile, l’interculturalità e la sostenibilità. A questi si aggiunge l’attenzione ai meno abbienti. Nei primi anni, con la sola sezione di via Galliari, tutti gli studenti erano ospitati gratuitamente, a volte anche con un presalario, grazie ai fondi che Einaudi riusciva  a raccogliere dai sostenitori. Con l’apertura delle nuove sedi i posti sono stati messi a concorso anche a pagamento e si è diversificata la provenienza sociale dei collegiali, un valore aggiunto che ancora oggi il Collegio si impegna a salvaguardare, pur mantenendo rette agevolate e la gratuità per chi ne avesse i requisiti. Con lo sviluppo delle Opere universitarie, oggi Enti allo Studio, il Collegio ha poi iniziato a condividere e promuovere il fondamentale sostegno al diritto allo studio.
Tutti valori fondamentali che il Collegio ha trasmesso anno dopo anno, generazione dopo generazione agli oltre diecimila ex collegiali che, in questi decenni, hanno vissuto le sue residenze, diventate nel frattempo cinque. È proprio questo esercito pacifico intraprendente e affamato di conoscenza di oltre diecimila ragazzi, Italiani e stranieri, benestanti e non, ingegneri, scienziati, letterati e medici, il vero inestimabile tesoro del Collegio Universitario  Einaudi, che è sempre più proiettato verso il futuro.
Il Collegio è, infatti, diventato una vera e propria istituzione per Torino, capace di dialogare con le istituzioni, creare un sistema vincente con gli Atenei e vivere e anticipare tutti i cambiamenti delle epoche che ha attraversato. Basti pensare alla decisione di inaugurare nel 1954 una sezione femminile, in un’epoca ancora poco sensibile alla parità dei sessi in campo formativo, per poi successivamente rendere miste tutte le proprie sezioni, aprendosi anche agli studenti stranieri, il cui deciso incremento, avvenuto negli ultimi due decenni, è dovuto anche all’apertura internazionale degli atenei.
Dopo la sede storica di via Galliari ampliata nel 1954, nello stesso anno nasceva la Sezione Po, in via Maria Vittoria 39, inizialmente destinata a sole studentesse, a cui faranno seguito nel 1956 la Sezione Crocetta, in corso Lione 24, nel 1961 la Sezione San Paolo, in via Bobbio 3, e nel 1968 la Sezione Mole Antonelliana, in via delle Rosine 3, per un totale di 750 posti in camera singola.

Dal mondo dell’impresa e della finanza si sono distinti, tra gli ex studenti, Francesco Profumo, dal mondo della statistica Nicola Pierpoli, fondatore dell’Istituto Pierpoli, punto di riferimento per i sondaggi in Italia. Dal mondo della letteratura Umberto Eco e Claudio Magris, da quello della storia Massimo Salvadori. Dalla Psichiatria Annibale Crosignani, dalla politica l’ex sindaco di Torino, l’ingegnere Valentino Castellani e Gianni Bullia, ex presidente dell’INPS, dell’Inail ed ex direttore della Rai.
L’espansione degli ultimi venticinque anni ha visto la completa riqualificazione delle proprie cinque sezioni grazie ai fondi stanziati dai vari bandi della legge 338 del 2000. Il progetto ha permesso, senza costruire nuovi edifici, ma soltanto ridisegnandoli, di incrementare i posti studio totali da 750 a 872, che da gennaio 2026 diventeranno 1012 con la riapertura degli spazi dell’ex mensa di via Ormea.
Alle attuali cinque sezioni si aggiungerà in futuro anche una sesta Sezione, il Collegio degli Artisti, all’interno del progetto Polo delle Arti, che nascerà nello storico complesso della Cavallerizza Reale, attualmente in  fase di riqualificazione.

Tante le iniziative per festeggiare i novanta anni del Collegio. A fine ottobre si terrà un Festival dedicato all’AI dal titolo “Una comunità che pensa. Intelligenze artificiali tra politica, affetti e mondo del lavoro” dal 20 al 28 ottobre, dedicato ai giovani collegiali e ad alcuni studenti selezionati del Convitto Umberto I, e un evento istituzionale venerdì 24 ottobre al Museo del Risorgimento di Torino.
Una mostra fotografica ripercorrerà la storia del Collegio e sarà  allestita presso la Biblioteca Civica Centrale in via della Cittadella 5, aperta dall’8 al 20 novembre prossimi.

“Novant’anni e non sentirli. Il leso della tradizione è uno zaino di esperienze che ci arricchisce senza appesantirci e ci fa guardare lontano – racconta Paolo Enrico Camorati, Presidente del Collegio Einaudi di Torino – io ritengo che la grande forza del Collegio, in tutti questi anni, sia stato quello di evolversi e rinnovarsi costantemente, senza mai cambiare spirito. I valori su cui Renato Einaudi ha costruito questa fantastica storia sono, infatti, rimasti i medesimi: laicità, meritocrazia, inclusività, interculturalità e supporto concreto e attivo alla formazione universitaria e umana di ogni singolo studente. Anno dopo anno, generazione dopo generazione, le esigenze sono cambiate, nella quotidianità e in ambito universitario. Siamo stati capaci di affrontarli e in certi casi di prevederli, di adattarci, garantendo sempre solidità, serietà e servizi all’avanguardia”.

Mara Martellotta

La navetta AuToMove si guida da sola

 

Da questa settimana e’ possibile viaggiare gratuitamente a bordo della navetta a guida autonoma AuToMove, attualmente in fase di test a Torino e parte del progetto Living Lab ToMove, dedicato allo sviluppo di nuove soluzioni di mobilità urbana smart e sostenibile. Ieri il sindaco Lo Russo ha fatto il percorso inaugurale . Dopo una prima fase di test tecnici, finalizzati alla raccolta dati e al monitoraggio dell’interazione tra il mezzo, l’infrastruttura tecnologica e l’ambiente urbano, i torinesi potranno salire a bordo dell’innovativo shuttle per sperimentare direttamente il servizio di trasporto collettivo autonomo “a chiamata”.

Il percorso, lungo circa 3 km, si sviluppa lungo un anello che collega corso Tortona, corso Regina Margherita e Lungo Dora Siena, con capolinea presso il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino e cinque fermate complessive.

Nei giorni scorsi l’assessora all’Innovazione e alla Mobilità della Città di Torino, Chiara Foglietta, ha effettuato un viaggio in anteprima a bordo del veicolo, accompagnata dai rappresentanti dei partner di progetto: GTT, 5T, Università di Torino, Politecnico di Torino, Fondazione LINKS, Fondazione Piemonte Innova

“AuToMove rappresenta un passo importante per Torino nel percorso verso una mobilità più innovativa e sostenibile – ha commentato l’assessora –. Essere tra le prime città in Italia a sperimentare un servizio autonomo su strada ci consente di esplorare nuove soluzioni capaci di migliorare concretamente la vita quotidiana delle persone. Questo progetto dimostra come la tecnologia possa contribuire a rendere i nostri spostamenti più sicuri, efficienti e a misura di cittadino.”

La navetta AuToMove, fornita da Ohmio e gestita operativamente da GTT è un veicolo elettrico a guida autonoma e connessa, integrato nel sistema di trasporto pubblico locale. Il mezzo comunica con altri veicoli e, grazie a tecnologie e dispositivi specifici progettati e messi in campo dalla società in house 5T, con l’infrastruttura stradale.

Si tratta di uno shuttle di livello SAE 4, compatibile con infrastruttura V2X per l’attraversamento automatico delle intersezioni semaforiche. Il servizio è attivo su un percorso urbano con 5 fermate, con a bordo un safety driver GTT appositamente formato, e può essere prenotato tramite app Wetaxi.

Grazie alla sensoristica di bordo e alla capacità di ricevere informazioni in tempo reale (ad esempio, sulle fasi semaforiche delle intersezioni), la navetta è in grado di muoversi in sicurezza nel contesto urbano. Il safety driver supervisiona il funzionamento del veicolo e può intervenire manualmente in caso di necessità. La navetta è dotata di una postazione manuale che consente il passaggio alla guida tradizionale in qualsiasi momento.

Il servizio sarà attivo nei giorni feriali, dalle 11:00 alle 16:30, con una capacità massima di 8 passeggeri per corsa. L’utilizzo è gratuito previa prenotazione (a partire da lunedì 13 ottobre) tramite l’app Wetaxi, selezionando il servizio AuToMove.

L’iniziativa fa parte del progetto Living Lab ToMove, finanziato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (PNRR), e vede la collaborazione di un ampio partenariato pubblico-privato: Città di Torino, GTT, 5T, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Fondazione LINKS, Fondazione Piemonte Innova.

Nel solco della CCAM e del paradigma Mobility as a Service (MaaS), la sperimentazione integra soluzioni cooperative, connesse e autonome, digitalizzando il trasporto locale e offrendo un’esperienza continua — dalla pianificazione al pagamento — su più modalità. Torino si conferma laboratorio urbano di riferimento e modello replicabile per il TPL autonomo: gli elementi emersi su esercizio, sicurezza, interazioni V2X e soddisfazione degli utenti orienteranno linee guida tecniche e futuri quadri regolatori a livello locale e nazionale, accelerando un’adozione sicura e consapevole.

L’iniziativa lascerà in eredità a Torino infrastrutture digitali e V2X riutilizzabili (dai sensori ai sistemi di orchestrazione) e competenze operative e scientifiche su esercizio, safety, integrazione nel TPL e governance dei dati. Inoltre, rafforza l’attrattività del territorio verso startup e ricercatori interessati a testare soluzioni in contesto reale, aprendo la strada a nuovi modelli di mobilità urbana: servizi a chiamata — autonomi e tradizionali — pienamente integrati nel MaaS, che ampliano le opportunità di spostamento. Il tutto promuovendo, in attuazione della visione “Torino verso la neutralità climatica 2030”, ambienti urbani più vivibili, dove natura e tecnologia dialogano e la mobilità lenta (a piedi, in bici, micromobilità) si connette alla rete del Trasporto Pubblico Locale.

Per prenotare il viaggio e scoprire di più sul progetto, è possibile scaricare gratuitamente l’app Wetaxi e selezionare il servizio AuToMove. Per maggiori info sul progetto: https://torinocitylab.it/to-move/

Partner della sperimentazione: il comitato promotore

Ambito mobilità e trasporti:

GTT S.p.A.: ha partecipato alla co-progettazione e gestisce operativamente il servizio sperimentale di trasporto collettivo autonomo on demand. A bordo della navetta sono presenti i suoi safety driver. Si è inoltre occupata della selezione dei fornitori.

5T S.r.l.: gestisce la centrale della mobilità e infomobilità della Città di Torino. Si è occupata del dispiegamento dell’infrastruttura tecnologica e ha partecipato alla co-progettazione della sperimentazione, supportando l’integrazione del servizio sperimentale nel servizi MaaS

Enti di ricerca:

Università di Torino, Politecnico di Torino e Fondazione LINKS, conducono attività di ricerca applicata e supportano la valutazione tecnico-strategica delle soluzioni CCAM, monitorando e accompagnando i test sul campo. LINKS  ha supportato lo sviluppo dei protocolli di communicazione fra la navetta e l’infrastruttura stradale oltre a condividere l’esperienza tecnico-normativa acquisita in progettualità pregresse. Il Politecnico di Torino ha favorito il test di sensoristica per la rilevazione di utenti vulnerabili. L’Università di Torino ha coadiuvato le attività di coinvolgimento di utenti e di analisi dell’accetabilità degli utenti.

Ecosistema innovazione e impresa:

Fondazione Piemonte Innova: coordinatore del Polo di Innovazione ICT della Regione Piemonte e del Cluster Tecnologico Nazionale Smart Communities. Garantisce il raccordo con altre aziende e centri di ricerca che sviluppano soluzioni innovative nel settore, ampliando il potenziale delle sperimentazioni del Living Lab.

Fornitori tecnologici

Ohmio – produttore neozelandese con basi in Europa e negli USA, fornitore del veicolo

WeTechnology e Padam, partner tecnologici responsabili dell’integrazione del servizio di prenotazione e gestione della corsa all’interno dell’app Wetaxi e incaricati dello sviluppo del modulo orchestratore del servizio, elemento chiave per la gestione del sistema di trasporto autonomo on demand.

TORINO CLICK

Treno del Foliage, tra Lago Maggiore e Val d’Ossola

Il Treno del Foliage® riparte dall’11 ottobre: un viaggio lento e panoramico nella magia dei colori autunnali.
Tra Italia e Svizzera, tra Val d’Ossola e Lago Maggiore, torna l’esperienza regina dell’autunno, nata nel 2016 e scelta da decine di migliaia di passeggeri.

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

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