ilTorinese

Regione, Cera (avs): “Miopia su femminicidio”

La destra al Governo censura l’educazione sessuo-affettiva e purtroppo il Piemonte è ben allineato: proprio martedì, durante la discussione del Piano di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, il Consiglio ha votato contro l’ordine del giorno per promuovere percorsi di questo tipo nelle scuole piemontesi presentato dalla consigliera AVS Valentina Cera.

 

Questa destra oscurantista e ideologica non capisce che i percorsi di orientamento sessuale e affettivo nelle scuole, fondamentali per promuovere la cultura del rispetto e prevenire la violenza di genere e nell’evitare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. 

C’è bisogno di alfabetizzazione emotiva a partire da bambini e bambine, c’è bisogno di educazione sessuale e affettiva per ragazze e ragazzi e per gli adulti. Invece no: Regione Piemonte e Governo si nascondono come un disco rotto dietro l'”ideologia gender” e si ostinano a privare ragazze e ragazzi di educazione emotiva, lasciando che siano immersi in una cultura discriminatoria, fatta di rapporti umani e sessuali basati sulla prevaricazione, sull’esercizio del potere.

Lasciarli senza strumenti di prevenzione ed educazione aumenterà ancora le discriminazioni e la violenza nel nostro paese. Doverlo ribadire all’indomani dell’ennesimo, brutale femminicidio fa ancora più male. Non basta il pugno duro sulle condanne: reprimere serve a poco, se non c’è prevenzione ed educazione.
Continueremo a insistere perché le giovani generazioni in Piemonte possano accedere a percorsi di rispetto ed educazione alle differenze. Restiamo convinte che solo con l’educazione e la cultura si possa prevenire e contrastare la piaga del bullismo, della discriminazione e della violenza.
Gruppo AVS Regione

RESTART, le opportunità per lo sviluppo delle PMI nel TLC e digitale

Riunite a Torino le eccellenze d’impresa e dell’innovazione nazionale
Grande successo, il 10 ottobre 2025, all’Hotel Hilton Turin Centre di Torino, per l’evento “Tech-Transfer: la leva delle TLC e del digitale per la svolta delle PMI”, iniziativa organizzata da Fondazione RESTART in collaborazione con ANFoV e Il Quadrato della Radio nel contesto del programma RESTART – “RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smart”. Finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del NextGenerationEU-PNRR, RESTART rappresenta il più importante programma di ricerca e sviluppo pubblico mai realizzato in Italia nel settore delle Telecomunicazioni.
Una giornata di approfondimento, articolata con un focus particolare sulla Missione 3 “Innovazione e Trasferimento Tecnologico” del programma RESTART, che ha mirato a facilitare l’innovazione creando consapevolezza delle nuove opportunità offerte da componenti e sistemi tecnologici innovativi nel settore delle telecomunicazioni.
L’evento, introdotto da Roberta Sabella – Responsabile della Missione 3 di RESTART – insieme ad Umberto De Julio – Presidente di ANFoV e Quadrato della Radio – e Marco Baldi – Responsabile Area Ricerche Economiche e Sociali di CNA -, ha riscosso grande interesse, con la presenza in sala di un ottantina di spettatori selezionati con cura tra CEO, professionisti dell’innovazione, esponenti del settore pubblico, rappresentanti di aziende piccole o medie e start up.
I lavori hanno visto, in apertura, l’intervento della Vice Sindaca di Torino, Michela Favaro e un messaggio che è stato inviato dell’Assessore regionale all’Innovazione e attività Produttive, Andrea Tronzano. Testimonianze che hanno sottolineato l’importanza di trasmettere alle Piccole e Medie Imprese il valore strategico delle telecomunicazioni e delle tecnologie digitali come motore di crescita e competitività, in un contesto economico e tecnologico in rapida evoluzione.
La giornata ha vissuto il susseguirsi degli interventi di esperti, casi di successo e workshop, con un focus particolare ad imprenditori e dirigenti di PMI interessati ad aggiornarsi e innovare, a startup nel settore digitale e delle telecomunicazioni, responsabili di R&D e innovazione, università, centri di ricerca ed enti tecnici e locali, con l’obiettivo di facilitare il trasferimento tecnologico, stimolando partnership pubblico-private e favorendo l’adozione di soluzioni innovative nelle PMI.
“RESTART rappresenta un’opportunità strategica per le PMI perché offre un contesto concreto nell’ambito del quale le stesse PMI possono attingere a competenze e tecnologie innovative” – ha sottolineato la Direttrice della Fondazione RESTART, Adele Del Bello, intervenendo per illustrare le prospettive offerte dal piano industriale post PNRR.
“Il processo di trasferimento tecnologico previsto da RESTART va oltre la semplice intermediazione tra domanda e offerta d’innovazione – ha aggiunto Roberto Sabella responsabile della Missione “Innovazione e Trasferimento tecnologico” –. Esso prevede infatti un’interazione attiva tra i proponenti delle innovazioni e i potenziali destinatari, facilitata da eventi dedicati come questo, con l’obiettivo di affinare le proposte e adattarle alle esigenze specifiche del mercato”.
Il Presidente di ANFoV e de Il Quadrato della Radio – Umberto De Julio – ha invitato a riflettere sull’importanza di migliorare la capacità d’innovare del nostro sistema produttivo, in un’industria, quella delle TLC “che oggi è in difficoltà e non solo in Italia. Si tratta – ha detto De Julio – di un settore fondamentale per la crescita del Paese. Il focus di oggi è sulle PMI. Storicamente esse sono l’ossatura della nostra industria ed oggi, nelle economie più avanzate, è proprio dalle piccole aziende, dalle start-up, che parte e si diffonde il processo d’innovazione. Questa giornata ha fornito contributi e proposte su come, anche nel nostro Paese, si possa alimentare e potenziare il trasferimento di idee, di brevetti, dal mondo dell’Università e della ricerca a quello delle imprese, per aiutarci a ridurre il gap d’innovazione che separa l’Italia e l’Europa dagli Stati Uniti e dalla Cina”.
In un momento in cui la trasformazione digitale e le infrastrutture di telecomunicazione sono sempre più centrali per la competitività aziendale e della nazione, l’evento di Torino è stato un’occasione unica per le PMI di acquisire conoscenze e strumenti operativi per beneficiare dei bandi attivi e dei programmi collegati all’innovazione e anche per aprire la via a collaborazioni con enti di ricerca e partner tecnologici toccando con mano casi reali di successo che ispirino le proprie strategie.
Marco Baldi, Responsabile Area Ricerche Economiche e Sociali di CNA, ha presentato una ricognizione dettagliata sul ruolo e la partecipazione delle PMI ai processi innovativi e sull’evoluzione dello scenario.
Fulcro del programma della mattinata sono stati gli interventi dei protagonisti della filiera dell’innovazione: hanno partecipato Daniele Munaretto, R&D and Innovation Manager di Hewlett Packard Enterprise; Nicola Ciulli, Co-founder e Responsabile R&I di Nextworks; Luciano Lucrezia,  Chief Operating Officer e Co-founder di Tiesse; Roberto Siagri, Amministratore Delegato di Rotonium; Alfredo Salvatore, Amministratore Delegato di Sensor ID e Francesco Brescia, Ventures Associate di Plug & Play, che hanno presentato casi di successo frutto del ruolo delle telecomunicazioni e delle tecnologie digitali come infrastrutture abilitanti per l’innovazione nelle imprese. La Direttrice della Fondazione RESTART, Adele Del Bello è, infine, intervenuta per illustrare le prospettive del piano industriale post PNRR.
La tavola rotonda moderata dalla giornalista ed esperta di innovazione Mila Fiordalisi ha permesso, inoltre, di far emergere i punti cruciali dell’evoluzione dell’ecosistema dell’innovazione in Italia – e a livello europeo/globale – soprattutto in relazione alla transizione digitale e tecnologica.
I due workshop pomeridiani, svolti in parallelo e coordinati da Gabriele Elia, Responsabile Standard & IPR di TIM e Roberto Siagri, Amministratore Delegato di Rotonium hanno rappresentato un’ulteriore occasione per approfondire le tematiche legate al trasferimento tecnologico, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di tecnologie avanzate per la digitalizzazione, supportando le PMI nel superamento dei gap tecnologici e diffondendo la cultura del tech transfer come leva di crescita economica e competitiva.
Sul sito della Fondazione Restart (reperibile al seguente link https://fondazione-restart.it/it/2025/10/14/restart-grandi-opportunita-per-lo-sviluppo-delle-pmi-grazie-a-tlc-e-digitale/ ) saranno pubblicati i video degli interventi della mattinata di lavori, a disposizione gratuitamente per le PMI, i professionisti e tutti coloro che sono interessati e che non hanno potuto partecipare, oltre ad alcune brevi videointerviste realizzate ai protagonisti dell’evento.

Cibo sano, cura vicina: km zero in corsia

La Regione Piemonte lancia il progetto “Cibo sano, cura vicina: portiamo il km0 in corsia”, primo esempio nazionale di integrazione strutturale tra sistema sanitario e mondo agricolo. Promosso dagli assessori regionali all’Agricoltura Paolo Bongioanni e alla Sanità Federico Riboldi, il modello si propone di rivoluzionare le mense ospedaliere introducendo prodotti tipici piemontesi, garantendo pasti più sani, più buoni e più legati al territorio.
Saranno coinvolte le associazioni agricole – Coldiretti, Confagricoltura e CIA – e le organizzazioni cooperative del settore che avranno un ruolo centrale, perché gli agricoltori non saranno semplici fornitori, ma partner nella definizione delle forniture, assicurando stagionalità, tracciabilità e qualità delle materie prime. Le strutture tecniche delle aziende sanitarie regionali, invece, avranno il compito di integrare questi prodotti nei piani nutrizionali, trasformando il pasto ospedaliero in parte attiva del percorso di cura.
Un asse decisivo del progetto riguarda la qualità delle mense ospedaliere. L’introduzione di prodotti locali e tipici permette di elevare lo standard del cibo servito, migliora il gusto, aumenta il gradimento dei pazienti e, grazie alla filiera corta, si ottiene un contenimento dei costi. Riducendo i trasporti inutili si abbassa l’impatto ambientale: non ha senso movimentare alimenti da altri continenti quando il Piemonte dispone di eccellenze riconosciute e sicure. In sintesi, più salute, più territorio, più sostenibilità.
«Non è un’operazione di immagine, ma un cambio di paradigma – dichiarano Bongioanni e Riboldi – Con “Cibo sano, cura vicina” portiamo la filiera agricola dentro il sistema sanitario, restituendo dignità al pasto ospedaliero. Sanità e agricoltura tornano ad essere alleate strategiche, pilastri dell’identità piemontese».
A coordinare l’attuazione sarà una Cabina di Regia regionale con Regione, associazioni agricole, AMOS, ASR e Università. La fase pilota partirà nel 2025 nelle Aziende Ospedaliero – Universitarie di Alessandria, Novara e Città della Salute di Torino, per poi estendersi entro il 2030 a tutta la rete sanitaria regionale. Il progetto prevede anche campagne di educazione alimentare rivolte a pazienti, famiglie e personale sanitario, per diffondere una nuova cultura del cibo come parte della cura.
«Il Piemonte sarà la prima Regione dove il paziente riconosce il territorio anche a tavola, perché la cura comincia dal cibo» concludono Bongioanni e Riboldi.

Memoria e Accoglienza nella citroniera di Villa Lascaris

Nell’ambito della mostra fotografica multimediale “Memoria e Accoglienza-storie di mondi in cammino”, in corso a Villa Lascaris, a Pianezza, fino al 26 ottobre prossimo, lo spazio talk di domenica 19 ottobre, a partire dalle ore 16, nella citroniera ottocentesca, racconta le vicende degli italiani che emigrano e le nuove generazioni che rimangono. Nella prima parte dell’incontro vi saranno le testimonianze dirette di Meryem Lemaaoui, arrivata in Italia dal Marocco a 7 anni, studentessa di Giurisprudenza e attiva nella associazione ASAI, che racconta la vita di migliaia di ragazzi e ragazze che, pur studiando vivendo e studiando in Italia, non hanno ancora ottenuto la cittadinanza; Andrea Casacci, trentenne laureato in graphic design che, dopo esperienze professionali a Londra è tornato in Italia, è che racconterà la vita all’estero e le differenze tra due mondi: Londra e Torino. Insieme a Marco Fracon, direttore di Villa Lascaris, il talk sarà un’occasione per ascoltare veramente le nuove generazioni, spesso raccontate attraverso luoghi comuni. Nella seconda parte dell’incontro, condotta da Silvia Mercuriati, direttrice artistica di Progetto Zoran, il focus si sposterà sull’arte, con due interlocutori: Marco Monfredini, direttore artistico, regista e attore della Compagnia Anticamera Teatro, che parlerà di come far teatro nei luoghi in cui la guerra è realtà, condividendo l’esperienza di bordermindproject nei territori occupati palestinesi, da cui è nato il libro “Il teatro nei luoghi di conflitto”; Chiara Benetton, illustratrice, che racconterà la sua esperienza artistica a Bristol tra una lingua diversa, gli affetti lontani e le sfide quotidiane, che le hanno aperto gli occhi sul mondo.

“Memoria e Accoglienza – Storie di mondi in cammino” è inserito nel programma delmFestival dell’Accoglienza, promosso dalla Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino e dall’Associazione Generazioni migranti, organizzato a Villa Lascaris insieme associazioni pianezzesi, Pianezza Protagonista e gli Amici dell’Arte. L’iniziativa si avvale del contributo della Pastorale Migranti, Associazione Generazione Migranti, Fondazione CRT, del Patrocinio della Città Metropolitana di Torino e del Comune di Pianezza, del sostegno di Turismo Torino e Provincia, oltre alla collaborazione di molte realtà legate al territorio, quali l’Associazione Nazionale Alpini, Gruppo di Pianezza, Club Alpino Italiano, Progetto Zoran, Unecon, UniTre di Alpignano, Caselette, Pianezza e il Progetto sociale Materiali di scARTo.

Appuntamento domenica 26 ottobre, alle ore 16, “Storie di esperienze e racconti”.

Accesso alla mostra e agli incontri è libero. Sarà gradito un contributo volontario a sostegnomdell’iniziativa.

Orari: venerdì e sabato 17-19 / domenica 15-19

Mara Martellotta

Al Mercato Centrale cosplay da paura per la notte di Halloween

Venerdì 31 ottobre, al Mercato Centrale di Torino, la notte delle streghe si trasforma in un evento straordinario dedicato a grandi e piccini, una serata unica all’insegna del Cosplay, grazie alla collaborazione con XMAS COMICS, la più importante manifestazione torinese del mondo pop, fumetto e videogame organizzata al Lingotto Fiere in programma a dicembre.
Il cosplay, che consiste nell’interpretazione di un personaggio indossandone il costume, trova in Halloween l’occasione perfetta per mostrare la propria creatività  e abilità nella realizzazione di abiti complessi , trasformando una celebrazione occidentale in un’occasione di divertimento puro ed espressione artistica. Un’occasione imperdibile per esprimere la propria creatività e divertirsi insieme, con travestimenti che spaziano da personaggi di fantasia a eroi dei manga a icone delle anime.
La serata sarà  animata da una serie di attività sia per adulti sia per bambini a tema Cosplay, in collaborazione con il team di XMAS COMICS, in un’anteprima speciale che anticipa la manifestazione di dicembre.
A partire dalle 18.30 il Mercato Centrale si animerà con una serie di attività pensate per famiglie e appassionati.
I più piccoli potranno divertirsi  con il “Trucco bimbi”, dalle 18.30 alle 19.30, e partecipare a una sfilata in costume, con premi per I migliori look, dalle 19.30 alle 20. La serata  proseguirà con baby Dance, quiz, sarabanda a tema e karaoke, culminando nella sfilata degli adulti alle 22.30, anch’essa con premiazione per i costumi più creativi.
I vincitori della sfilata bimbi e adulti riceveranno come premio un ingresso omaggio alla manifestazione XMAS COMICS 2025.
Nel corso della serata, i visitatori avranno l’opportunità di incontrare anche gruppi di cosplayer che interpreteranno supereroi, principesse e personaggi iconici del mondo del cinema e dell’animazione, che gireranno  per lo store interagendo con il pubblico e posando per foto e video.

Mercato Centrale Torino rappresenta un luogo di incontro dove poter condividere esperienze culinarie di ogni genere. Oltre alle attività di intrattenimento i partecipanti alla serata potranno degustare la bontà dei prodotti artigianali, disponibili anche nell’opzione menù bimbi per i più piccoli.
La partecipazione è gratuita, ingresso libero fino a esaurimento posti.

Gradita la prenotazione al link https://niceuri.co/Iva3n
Per i gruppi superiori alle 4 persone si potrà anche prenotare un tavolo in piazza scrivendo a info.torino@mercatocentrale.it

Mara Martellotta

 I concerti del Teatro Regio inaugurano con “Abissi”

La nuova stagione de I concerti 2025-2026 del teatro Regio di Torino si aprirà sabato 18 ottobre 2025, alle ore 20, con “Abissi”, un percorso ideale dantesco dall’Inferno al Paradiso, che attraversa le profondità dell’animo umano tra destino, amore e spiritualità.
Protagonisti della serata saranno il direttore musicale del Regio Andrea Battistoni, alla guida di Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro. Maestri dei cori Ulisse Trabacchin e Claudio Fenoglio. In programma la fantasia Sinfonica Francesca da Rimini  di Cajkovskij, Il canto del destino  di Brahms, su versi di Hölderlin, e il Prologo in Cielo dall’opera Mefistofele di Boito, ispirato al Faust di Goethe. Quest’ultimo brano vedrà come solista un ospite d’eccezione, il celebre basso baritono Erwin Schrott, la cui voce magnetica dialogherà con la forza corale e orchestrale del Regio.

“La nuova stagione de I Concerti dimostra ancora una volta la capacità del teatro Regio di offrire un programma musicale di altissima qualità e di respiro sempre più internazionale – commenta il sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo, presidente della Fondazione Teatro Regio –  a partire dal concerto di apertura che porterà in scena la suggestione di un viaggio dantesco con le sinfonie di Cajkovskij, Brahms e Boito. Ancora una volta il Regio saprà offrire al pubblico un programma davvero da non perdere e vedrà il talento dell’Orchestra e del Coro, diretti dal maestro Andrea Battistoni, protagonisti anche fuori dai confini cittadini, ospiti all’Auditorium della città di Lione, con cui Torino intrattiene una lunga tradizione di scambi e relazioni, soprattutto in campo artistico e culturale”.

“La stagione Sinfonica nasce in dialogo profondo con quella d’Opera e di Balletto, di cui rilancia le suggestioni tematiche e le risonanze interiori – spiega Mathieu Jouvin, sovrintendente del teatro Regio. Attraverso un percorso che predilige i repertori dell’Ottocento e del Novecento, affiancando riscoperte italiane e nuove creazioni, essa si pone come naturale prosecuzione del cammino intrapreso con la Francesca da Rimini, un itinerario di pensiero e di emozione che interroga l’animo umano e ne esplora gli abissi e le ascensioni, in un continuo rimando tra arte, poesia e vita”.

“Desidero esprimere un sincero ringraziamento ai maestro Battistoni per la dedizione e l’energia con cui ha accolto il nuovo incarico, rendendosi fin da subito presenza costante e generosa nella vita del nostro teatro. Dopo aver inaugurato la Stagione d’Opera e di Balletti con Francesca da Rimini,  che sta riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica, apre ora la stagione sinfonica con Abissi,  concerto che coinvolge tutte le masse artistiche del teatro, Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche e che ne mette in luce la compattezza espressiva. La partecipazione di Erwin Schrott aggiunge un ulteriore segno di prestigio a un programma di grande fascino e profondità musicale”.
La fantasia Sinfonica Francesca da Rimini di Cajkovskij restituisce con orchestrazione turbinosa i tormenti dell’Inferno dantesco . Nel canto del destino di Brahms, su versi di Hölderlin, la beatitudine dei Campi Elisi si contrappone alla vita raminga dei mortali.
Infine il Prologo in Cielo del Mefistofele di Arrigo Boito, ispirato al Faust di Goethe, incornicia tra canti celestiali la sfida a Dio lanciata dal demonio e qui affidata al carisma di Erwin Scrott.
“Ho voluto che il concerto inaugurale mettesse in relazione musica e letteratura – ha spiegato Andrea Battistoni – il viaggio sonoro di Abissi si muove  tra le cupezze infernali di Caikovskij  e l’anelito al destino e alla speranza di Brahms e l’epifania paradisiaca evocata da Boito, tre visioni che parlano all’uomo contemporaneo con la forza universale della musica”.

Mara Martellotta

Dantès a Torino

Dantès, lo yorkshire terrier dal pelo setoso e lo sguardo da filosofo, viveva tranquillo in una casa in mezzo a un bosco alla periferia di Ivrea. Era conosciuto e benvoluto da tutti, fatto salvo alcuni suoi simili (seppure d’altra razza) con i quali il tempo non aveva cancellato una certa diffidenza. Lunghe passeggiate a Bellavista, qualche gioco in casa e poi pappa e dormite scandivano le sue giornate. Un giorno ricevette un invito speciale: i suoi zii lo aspettavano a Torino per qualche giorno di vacanza.

Con la sua valigetta (piena delle sue crocchette anallergiche e il suo peluche preferito), Dantès partì all’avventura sull’auto rossa guidata dallo zio. Arrivato a destinazione, Dantès fu accolto con abbracci e carezze dalla zia che lo accompagnò subito in casa, dove lo aspettava un cuscino personalizzato con il suo nome e tante zampette stampate. “Finalmente!”, pensò Dantès, accoccolandosi con eleganza. Viaggiare in auto era un sacrificio per nulla piacevole. Il giorno dopo, Dantès mise il suo cappottino chic e partì alla scoperta della città. Torino era ben diversa dai luoghi che conosceva e dove abitualmente viveva. In piazza San Carlo gironzolò sentendosi come un piccolo Napoleone, sfilando tra i caffè storici sotto i portici del salotto buono della capitale subalpina. Prima era stato con lo zio in via Biancamano, dove c’era la storica sede dell’Einaudi, punto di riferimento della cultura italiana del dopoguerra. La casa editrice era stata fondata nel 1933 dal ventunenne Giulio, figlio di Luigi Einaudi, futuro primo presidente della repubblica.

 

In quei locali lavorarono collaboratori storici dell’editore come Cesare Pavese, Elio Vittorini, Italo Calvino e Leone Ginzburg. Verso il centro sostarono ai giardini Lamarmora, un oasi verde tra via Cernaia e via Bertola, dedicati al famoso generale del Regno di Sardegna, figura importante del Risorgimento che figurava tra i fondatori del corpo dei Bersaglieri. Al parco del Valentino, nel pomeriggio, rincorse le foglie, annusò ogni angolo e fece amicizia con un bassotto torinese di nome Cesare. Tornando verso casa incontrò un gruppo di amici a quattro zampe che riposavano nel giardino Alfredo Frassati, sostando sotto il monumento del fondatore de La Stampa. Fece conoscenza con un simpaticissimo bulldog inglese e tanti altri amici pelosi con i quali si annusò a lungo. Il giorno dopo giunse davanti al museo Egizio: non poté entrare, ma si fermò davanti alla statua di Anubi, convinto fosse un suo antenato canino. E, non certo per dileggio ma per segnare il territorio, lasciò un piccolo ricordo liquido. Lungo via Po camminò fiero tra studenti e passanti, ricevendo complimenti da tutti. “Che portamento!” dicevano. E qualcuno allungò una carezza, solleticandone l’amor proprio e la vanità. Lo intrigò molto quella costruzione altissima, simbolo architettonico della città. Bella, imponente, la Mole era stata progettata dall’architetto Alessandro Antonelli. Con un’altezza di 167,5 metri, fu per tanti anni l’edificio in muratura più alto del mondo ed oggi ospita al suo interno il museo del cinema. Salutati i dioscuri, Castore e Polluce, sulla cancellata del palazzo reale in piazza Castello, fece una sosta per la pappa.

Nel pomeriggio gli zii gli offrirono un cucchiaino di gelato alla vaniglia da Pepino, in piazza Carignano (approvato dal veterinario, ovviamente). Sul calar della sera, seduto su una panchina lungo il Po, Dantès osservò il tramonto tingere la Mole di arancio, pensando che, in fondo, quella città, pur essendo molto più caotica del posto dove era abituato vivere, era bella. Così passarono altri giorni di passeggiate, scoperte e coccole fino a che Dantès tornò a casa con il cuore pieno di gioia e ricordi, compreso quello del vento torinese che gli aveva spettinato leggermente il pelo. Viaggiare in auto era una vera tortura, non essendosi mai abituato, ma ogni volta che sentiva la parola “Torino”, scodinzolava felice e correva allegro verso la porta, pronto per una nuova avventura. E pazienza se doveva sorbirsi il tragitto allacciato sul sedile posteriore di quel trabiccolo.

 

“Intracore”, ideata da Ghëddo, presenta diciotto artisti italiani emergenti

Aprirà il 23 ottobre prossimo, dalle 18 alle 22, presso la Cripta di San Michele, in piazza Cavour 12, a Torino, la mostra “Intracore”, promossa e curata dall’Associazione Ghëddo

Nella Cripta di San Michele, di piazza Cavour 12, a Torino, si inaugura giovedì 23 ottobre, alle ore 18, la mostra “Intracore”, ideata da Ghëddo, che presenta le opere di diciotto artisti italiani emergenti. La mostra è la prima tappa del programma annuale ideato da Ghëddo, che ogni anno porta artisti da tutta Italia a Torino con mostre negli spazi indipendenti, quali gallerie, musei e fondazioni della città.
La quarta edizione del programma TOBE è sostenuto da Fondazione Compagnia di Sanpaolo e Fondazione Venesio, patrocinato dalla Città di Torino e dall’Accademia Albertina. La mostra unisce i lavori di Anouk Chambaz, Francesco Bendini, Benedetta Ferrari, Giulia Gaffo, Alessandra La Marca, Luce Lee, Sara Lepore, Giacomo Mallardo, Ginevra Mazzoni, Matteo Melotto, Filippo Minoglio, Eleonora Maria Navone, Giulia Querin, Nicola Ranzato, Snem Snem, Miho Tanaka, Pietro Vedovato e Federico Zeltman.

Intracore nasce dall’unione tra “intra”(nel mezzo) e “core” (cuore). Al centro di questa edizione vi è il processo creativo inteso come nucleo complesso e ambivalente, dove convivono slancio e stallo, fiducia e dubbio, vulnerabilità e resistenza. Si tratta di un’indagine sul cuore vivo dell’arte emergente italiana che non teme l’inquietudine, ma l’assume come forma salvifica; l’ansia, l’angoscia e la rabbia, considerati sentimenti marginali e privi di slancio, vengono proposte come energie trasformative, capaci di aprire varchi verso nuove visioni e significati divergenti. Le opere site specific concepite per questa occasione dialogano con l’architettura, la storia e le simbologie della Cripta di San Michele Arcangelo a Torino, lo spazio circolare ipogeo situato nel cuore della città. La Cripta, ubicata nei sotterranei della chiesa, è stata costruita verso la fine del Settecento come edificio cattolico, oggi sede di culto bizantino. Questo luogo custodisce al proprio interno una stratificazione di storie e simbologie: la sua natura sotterranea e la forma circolare ne fanno una soglia ambivalente tra discesa e ascesa, tra dimensione sacra e terrena, tra linearità dell’esistenza e le temporalità circolari.

La mostra è frutto di una attività di ricognizione e mappatura delle pratiche artistiche emergenti avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2025, e inaugura la quarta edizione del programma TOBE. Si tratta di un percorso promosso e curato da Ghëddo, volto a stimolare l’incontro e lo scambio tra artisti emergenti e professionisti del settore, che prevede diverse occasioni di confronto, review e studio visit realizzati insieme all’artista. I risultati di questo processo confluiranno in una serie di mostre tra gennaio e giugno 2026, ideate in dialogo con I partner del progetto. Il focus tematico delle edizioni di quest’anno è dedicato all’intreccio tra estrattivismo, razializzazione, sfruttamento umano e naturale che colpiscono l’equilibrio ecologico e sociale nel suo insieme. Questo tema è un invito a riconoscere i confini non come barriere, ma come membrane permeabili, zone dove coesistere è un atto politico e poetico.

Mara Martellotta

Alba (sempre) tragica, una sceneggiatura e una regia che girano a vuoto (per Roma)

Sugli schermi “Tre ciotole” dal romanzo di Michela Murgia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Di una sceneggiatura che a quattro mani è stata tratta dal romanzo che Michela Murgia consegnò all’editore a pochi mesi dalla morte (agosto 2023), vedere l’idolo musicale coreano, sino al giorno prima semplice cartonato, catturato all’ultimo dal ritiro del camion della spazzatura, a cui la protagonista ha consegnato le sue pene d’amore e d’esistenza, uscire dall’armadio di casa, scendere in strada e fare un ciao ciao con la manina verso la finestra della suddetta, beh, quello è il momento più disarmante di uno script che ha già fatto acqua da tutte le parti. La colpa non è soltanto della regista catalana Isabel Coixet, dalle ideuzze striminzite, e del suo collaboratore Enrico Audenino: credo che la colpevolezza risalga a monte, al cattivo lavoro di una coproduzione italiana-iberica, che ha messo in cantiere l’accoppiata Alba Rohrwacher/Elio Germano, entrambi fuori ruolo, scompaginati d’aspetto e di movimenti, di intenti e di piagnistei e di discussioni, lei, su cui maggiormente poggia e pesa l’impianto narrativo – mentre di lui ci si dimentica abbastanza presto, accantonato com’è, risarcito più o meno con un fervorino nel finale – come poche altre volte monocorde, con le stesse facce e intonazioni, quelle che le abbiamo visto in un curriculum troppo fitto, un’attrice osannata (e impegnata cinematograficamente) più del dovuto, di cui già sei preparato a ogni singolo atteggiamento e sguardo.

Marta, insegnante di educazione fisica in un liceo romano, bisticcia per un niente che le stravolge la vita con Antonio, chef in un ristorantino che vuole emergere a tutti i costi, e lui la lascia. Chiaro che Marta se la passi male e, siccome se Atene piange Sparta non ride, anche lui non gode di ottimo umore, fornelli a parte e una stagista che se lo fila quel poco. Marta si chiude sempre più in se stessa è lì ad affrontare un dolore sconosciuto, gira per la casa vuota, guarda (e noi con lei) le tracce dove prima era appeso un quadro e cincischia perennemente con quelle “tre ciotole” del titolo che, il giorno che fu ovvero la strada che fu un dì dell’allegria, il supermercato aveva omaggiato a entrambi. Oppure, nelle idee della Coixet, la vita s’anima di filmini in super8, quando l’unione era felice e i nostri correvano sotto la pioggia ridendo e gocciolanti, quando il collega di filosofia (Francesco Carril, che ci pare il più sincero), che scomoda pure Ludwig Feuerbach e il “noi siamo quello che mangiamo” pur di metterle un po’ di pepe addosso, le fa gli occhioni dolci dolci e recupera una cena a casa di lei – con l’ormai frusto uso delle famose tre ciotole a reggere ricette e cibi inventati dall’altro, il convitato di pietra, l’indaffarato Antonio che accontenta il turista americano rifilandogli un hamburger al posto di una tartare – con prolungati baci al posto del dessert, o l’invito per una pizza dell’affettuosa sorella o l’ultimo abbraccio con Antonio, sulla sponda dell’isola Tiberina, dove nemmeno quello è capace d’esprimersi appieno, con un vistoso scivolone di Germano; o ancora con la macchina da presa che ci dà dentro a inseguire le forsennate biciclettate dell’eroina, che ha tutta l’aria di una Duplessis del nuovo millennio. Laddove quelle corse in bicicletta e altro ancora fanno sì che la regista impieghi, invece di concentrarsi maggiormente sul dramma che avrebbe tutto l’obbligo d’essere il corpus della narrazione, troppo del suo tempo – complessivi 122’ – a girovagare per la città eterna, per carità bella bellissima, dove ognuno s’attarda a lasciarci il cuore, ma non qui, a cominciare da certi “stormi di uccelli neri nel vespero migrar” che aprono e chiudono, e poi il cupolone e Trastevere, il Gasometro all’Ostiense e i ruderi, e le fontane e le piccole piazze, le stradine verso casa e i portoni che vorrebbero proteggere.

Poi tutto esplode, al di là della tristezza e della sperata rigenerazione tutto esplode, un tumore al quarto stadio – con tutto il panorama autobiografico che ne consegue, le pagine e gli ultimi incontri della Murgia hanno insegnato -, le terapie che hanno la faccia d’aiutare ma che non faranno nulla, per cui sarà inevitabile andare verso una morte, lasciando agli altri, agli amici agli ex a chi forse poteva costruire una nuova storia, una casa ormai vuota. Nel tentativo di renderci complici della storia, ma non arriviamo mai a esserlo – e non per cuore indurito – e di costruire la vita (e le vite) che scorrono attorno alla protagonista, nel proprio grande arrembaggio alle storie che compongono l’omonimo romanzo della scrittrice scomparsa, Coixet ha pasticciato e truccato malamente il mondo scolastico e giovanile, la solitudine, la ragazzina che non è ancora pronta a sapere cosa esattamente vuole negli affetti e nella vita, la rabbia e le piccole tappe che maldestramente sono mantenute qui come riempitivi, a cominciare da quella che è vista come l’intrusione più vistosa, i sospetti e la scoperta, guardandole dall’alto, in un cesso scolastico, di due ragazze con l’abitudine di tagliarsi le braccia. Un’occasione imposta, alla spicciolata, gettata lì alla rinfusa, che non ha affatto il tempo per essere sviluppata. Imbarazzante, inconcludente, spropositata. D’intralcio. Troppe cose si rivelano scontate o estremamente deboli e se di una cosa siamo sicuri è che la regista (con gli attori) non ha reso un buon servizio alla scrittrice e alla sua dolorosa pagina scritta.

Al Congresso Forense omaggio ai carabinieri caduti

Si è aperto oggi al Teatro Regio il XXXVI Congresso Nazionale Forense (i lavori proseguiranno dalle 14.30 al Lingotto di Torino e fino al 18 ottobre) indetto dal CNF – Consiglio Nazionale Forense – dal titolo LAvvocato nel futuro. Pensare da Legale, agire in Digitale“.

Francesco Greco, presidente del CNF, ha preso la parola e ha chiesto alla platea un minuto di silenzio per ricordare i carabinieri caduti a Castel D’Azzano e ribadito la vicinanza dell’Avvocatura all’Arma dei Carabinieri e a tutte le forze di polizia che ogni giorno, mettendo anche a repentaglio la loro vita, proteggono i cittadini. Dopo l’Inno nazionale e l’Inno europeo, ha quindi letto il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

“Gli avvocati svolgono un ruolo di grande importanza nella promozione dei valori costituzionali, oltre che nello sviluppo del pensiero giuridico. Il tema scelto per il XXXVI Congresso Nazionale Forense testimonia l’ambizione e la consapevolezza del ruolo dell’Avvocatura nel promuovere la tutela dei diritti in una delicata fase di transizione, che include la sfida delle tecnoscienze. Per continuare a concorrere a garantire il rispetto dei diritti fondamentali e la corretta applicazione della legge, al servizio dei cittadini, la professione forense esige piena autonomia e responsabilità, con il rispetto da parte delle istituzioni e con l’osservanza di rigorose regole deontologiche. Il Congresso rappresenta un significativo appuntamento di confronto e di dibattito sulla funzione dell’Avvocatura in una realtà inedita in cui le innovazioni tecnologiche rischiano di porre in discussione la stessa centralità della decisione umana, anche nelle professioni intellettuali e nel sistema giustizia. Con l’auspicio che dal dibattito e dal confronto emergano riflessioni e proposte utili e stimolanti per l’intero Paese, formulo a tutti i presenti auguri di buon lavoro”.