ilTorinese

Un pomeriggio al Valsalice con il dottor Franco Berrino: alimentazione, salute e spirito ambiente

 

Nella giornata di venerdì 10 gennaio, presso l’istituto Valsalice di Torino, si è svolto un importante incontro con il dott. Franco Berrino, che ha parlato con sapienza, simpatia e passione in un’aula gremita di studenti della scuola media. L’evento è stato moderato dal prof. Andrea Olivazzo, docente di Tecnologia che, da diversi anni, dedica una parte di tempo delle sue lezioni ad affrontare un discorso sempre più significativo all’interno delle scelte di vita consapevoli: quello dell’alimentazione quotidiana.

“Il tema dell’alimentazione – ha dichiarato il prof. Andrea Olivazzo – l’ho sempre ritenuto importante, ed è giusto che i ragazzi possano riflettere e prendere consapevolezza di quanto le scelte alimentari influiscano su corpo, mente e ambiente. La presenza del dottor Berrino è la dimostrazione di quanto l’intero istituto Valsalice abbia a cuore la salute e il futuro delle nuove generazioni”.

Il dott. Franco Berrino, laureatosi in medicina e chirurgia all’Università di Torino e specializzatosi in anatomia patologica, si è poi dedicato soprattutto all’epidemiologia dei tumori. Dal 1975 al 2015 ha lavorato all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di medicina preventiva e predittiva. Volto noto della lotta a un’industria alimentare che produce cibi sempre più sterili, raffinati, trattati chimicamente e potenzialmente pericolosi per la salute, è anche tra i fondatori de La Grande Via ETS, una Fondazione che promuove la consapevolezza di essere artefici della propria salute, fisica ed emotiva, e il benessere duraturo conquistato attraverso la scelta del cibo che viene mangiato e dell’attività fisica che viene compiuta. Un percorso finalizzato a divenire partecipi dell’armonia e della salute della comunità umana e del pianeta.

Proprio in questa direzione si è svolto l’intervento del dott. Berrino, che ha saputo catturare da subito l’attenzione dei giovani studenti spiegando due ricette sane e gustose di biscotti da preparare velocemente in casa, proponendo contemporaneamente una riflessione divenuta centrale all’interno dell’incontro.

“Tornare a cucinare e scegliere cosa mangiare è importante per noi e per il pianeta – ha dichiarato il dottor Berrino – oggi, purtroppo, è il cibo a scegliere noi. Questo succede a causa dei bombardamenti pubblicitari da parte dell’industria alimentare”.

“Dobbiamo sempre tenere a mente che scegliere cosa mangiare è una scelta che influisce non soltanto sulla nostra salute, ma anche sulle sorti del pianeta, sulle sue risorse – ha continuato il dottor Berrino – una delle cause della fame in Africa è dovuta alla coltivazione sterminata, voluta dal mondo occidentale, di soia, legumi e cereali finalizzati a diventare cibo per ingrassare gli animali in allevamento, in modo da ottenere più carne, più latte, più “prodotto da vendere”.  A quale costo, però? Gli animali si ammalano a causa di un’alimentazione innaturale e, di conseguenza, ci ammaliamo tutti noi che consumiamo il prodotto in forma di carne, latte, formaggi e derivati. L’uomo si è abituato oggi a mangiare cibi che non hanno mai fatto parte della sua dieta nel corso dell’evoluzione, alimenti sempre più raffinati come la farina 00, pieni di conservanti e trattati chimicamente per garantire una maggior durata, lo zucchero della pasticceria industriale, che posso definire “veleno”, vista la quantità di studi scientifici che lo collegano a molte gravi patologie sempre più presenti nella nostra società”.

“Il mio consiglio – ha concluso il dott. Berrino – è quello di tornare in cucina, di preparare con le vostre mani ciò che andrete a mangiare. Noterete anche dei benefici a livello economico. Tornare a mangiare il cibo dell’uomo, ovvero verdura, legumi, cereali, frutta fresca e secca come base fondamentale della nostra dieta significa allontanarsi dal consumismo imposto dall’industria alimentare. Cercate di mangiare cibo biologico, integrale, consapevoli della preparazione che l’ha portato fino al vostro piatto”.

Gian Giacomo Della Porta

Nicco: “peccato non tutte le forze politiche condannino violenze”

“Non sono la Tav, la Palestina, la morte di Ramy che portano questi ragazzi in piazza a scontrarsi con la polizia. La motivazione è che sono dei delinquenti che prendono lo spunto da qualsiasi cosa succeda per scendere in piazza a scontrarsi con la polizia. La mia convinzione, a livello personale, è che le forze dell’ordine dovrebbero poter usare molta più durezza per prevenire e combattere queste
situazioni”. L’agenzia Ansa riporta le parole presidente del Consiglio regionale del
Piemonte, Davide Nicco, intervistato da Grp
“Da presidente del Consiglio regionale, invece – osserva Nicco – sono dispiaciuto del fatto che non tutte le forze politiche abbiano preso una posizione di netta ed esplicita condanna dei fatti. Perché un consigliere regionale ricopre un
ruolo istituzionale e i ruoli istituzionali devono
necessariamente essere rispettosi delle leggi.
Si è verificato addirittura l’assalto a una caserma”
Prima degli ultimi fatti – conclude  Nicco – è stato
presentato un ordine del giorno di sostegno e vicinanza alle forze dell’ordine. Dopo i fatti dell’altra  sera quest’ordine del giorno diventa di stretta attualità”.

Bomba carta contro il circolo Banfo

Ieri sera, venerdì 10 gennaio, una bomba carta ha divelto la serranda e frantumato le vetrate del Circolo ARCI Antonio Banfo di via Cervino 0 a Barriera di Milano.

Al momento, non si conosce la matrice dell’atto.

Andrea Polacchi, presidente di Arci Torino commenta:

«Un atto gravissimo ed estremamente preoccupante ai danni di un presidio di solidarietà e integrazione del quartiere. Arci sarà in prima fila nel sostenere il Circolo e tutta la comunità democratica di Barriera che è scesa in piazza appena saputa l’esplosione. Oggi alle 13 è previsto un presidio di solidarietà davanti al Circolo».

 

Daniele Sacco e il “Cambio”

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni 
Pier Franco Quaglieni

Dicono che il conte di Cavour, che pranzava al “Cambio”,  si senta più solo dal 1 gennaio quando il cav. Daniele Sacco ha lasciato dopo 42 anni la direzione del ristorante, che con lui si era aperta alle novità, rimanendo una valida tutela della tradizione dell’unico locale storico di Torino, fondato  nel 1757.  Nella sua storia più recente Sacco ha attinto all’esempio del proprietario e direttore il comm.  Parandero, che tenne mirabilmente il locale per lunghi decenni persino durante la guerra. I locali del “Cambio” appartengono oggi all’erede di Parandero che è molto orgogliosa di suo padre. Ricordo i pranzi con la mia famiglia : mio padre era di casa anche per motivi di lavoro.

Ma non posso dimenticare che Arrigo Olivetti volle fondare al Cambio il Centro “Pannunzio” e Soldati  nel 1982 fondò  nella sala “Risorgimento” il Premio “Pannunzio”. E nelle sere d’estate, come scrisse Valdo Fusi, cenare nel  dehors a contatto visivo con palazzo Carignano suscita delle emozioni proustiane. Il “Cambio” ha avuto visitatori e clienti illustri a livello internazionale. Sacco con diplomazia e caparbietà tutta piemontese ha tenuto alto il nome di uno dei luoghi mitici di Torino. Lo ha fatto con il passo di corsa del bersagliere perché questi 42 anni sono passati in fretta Ricordo il primo  Premio “Pannunzio” del 1982 con il presidente del Consiglio Spadolini, che smaniava perché Galante Garrone ricordasse nella sua laudatio che lui a 25 anni era già professore, mentre Sacco da una parte e chi scrive dall’altra cercavamo di far funzionare le cose. In un  elegante libro al quale io stesso ho collaborato, uscito  per i 200 anni del locale, Chiamparino ha banalizzato il ristorante, mettendo insieme agnolotti e Risorgimento. Fu una delle tante volte che non mi sentii rappresentato dal sindaco.
Sacco dopo oltre quarant’anni è  rimasto giovane: ad un certo punto della storia del ristorante ha dovuto affrontare momenti difficili che ha fatto superare con la sua autorevolezza da tutti riconosciuta. Cosa farà  il diversamente giovane Sacco dopo la pensione ? Non è facile pensarlo anziano seduto su una panchina a svernare in riviera.

Parla “giovane” a Parma il torinese Salone del Libro

Preparativi al via, nella Città Ducale, per la seconda edizione di “Mi prendo il mondo”. Fra gli ospiti, grande attesa per Cecilia Sala

Dal 23 al 26 gennaio. Anteprima giovedì 16 gennaio

Parma

“Non c’è niente come un sogno per creare il futuro”. E i sogni e il futuro appartengono, devono appartenere in modo speciale, alle giovani generazioni. Non a caso, dunque, parte proprio da queste parole di Victor Hugo, forte del successo ottenuto nell’anno da poco conclusosi e sempre più fiera del “protagonismo giovanile” che la guida, la seconda edizione dell’iniziativa “Mi prendo il mondo” che si terrà in terra emiliana, a Parma, città riconosciuta quale “European Youth Capital 2027” (e dal 2015 “Città Creativa UNESCO”), da giovedì 23 a domenica 26 gennaio al “Paganini Congressi” (via Toscana 5/a) e in altri spazi cittadini, con un’anteprima giovedì 16 gennaio al “Ridotto” del “Teatro Regio” cittadino.

Ideata dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” (che, nella sua XXXVII edizione si terrà al subalpino “Lingotto Fiere”, da giovedì 15 a lunedì 19 maggio prossimi), insieme con i giovani riuniti in “Direzione Futura 2025” (in collaborazione con la “Città di Parma”, il sostegno di “Fondazione Cariparma” e il patrocinio dell’ “Università” parmense), l’iniziativa prevede una programmazione particolarmente ricca e quanto mai multiforme fatta di grandi lezioni, incontri, dialoghi aperti sulla “contemporaneità” e dibattiti: preziose occasioni di confronto per le nuove generazioni con illustri “ospiti” (oltre trenta) in arrivo da tutt’Italia e non solo, al fine di condividere storie ed esperienze “che possano essere di ispirazione – dicono gli organizzatori – per ragazze e ragazzi, come bussola per le scelte del loro futuro”. Incontri con scrittrici e scrittori, divulgatrici e divulgatori, artiste e artisti diventeranno eventi “ispirazionali”, capaci di “stimolare idee e dare impulso alla vitalità innata dei giovani di oggi per accompagnarli nel loro cammino verso gli orizzonti che più sentono propri, in un mondo che sta vivendo impressionanti cambiamenti culturali e di approccio al lavoro”.

Al centro e loro stessi “conduttori” di molti degli eventi programmati (aperti non solo ai ragazzi, ma a tutto il pubblico di lettrici e lettori), gli stessi giovani di “Direzione Futura 2025”, gruppo composto da circa 30 studentesse e studenti di Parma e del territorio parmense, di età compresa tra i 15 e i 23 anni, selezionati attraverso una call lanciata sui social del “Salone del Libro” nel mese di settembre. Giovani che, attraverso riunioni costanti hanno dato voce ai propri dubbi e alle proprie passioni, proposto i temi degli incontri, valutato i nomi degli ospiti, costruito la scaletta delle domande e degli argomenti che saranno discussi sui palcoscenici del “Paganini Congressi”.

Oltre 30, si è detto, gli “ospiti” attesi nell’“Atene d’Italia”, come Parma, per il suo fervore culturale ed artistico, venne significativamente designata nel ‘700. In anteprima, giovedì 16 gennaio, lo scrittore, fumettista e conduttore radiofonico Matteo Bussola che presenterà il secondo volume della serie “manga” “Zeroventi” edito da “Einaudi”, dedicato ai temi della “fragilità” e della “disabilità”; particolarmente attesa, dopo l’inquietante ancora poco chiara vicenda, da poco felicemente conclusasi, dell’arresto in Iran, sabato 25 gennaio (ore 18,30) sarà la giornalista di guerra, autrice del podcast “Storie” per “Chora Media”, Cecilia Sala che parlerà de “Gli incendi che bruciano il mondo” e, sicuramente, della sua personale e recente esperienza iraniana; a chiudere la lunga carrellata, domenica 26  gennaio, sarà la scrittrice e conduttrice radiotelevisiva Daria Bignardi, insieme allo scrittore best-seller Gianrico Carofiglio. In mezzo, tanti altri nomi e date. Per dovere di cronaca, citiamo solo l’incontro di venerdì 24 gennaio (ore 15 – In collaborazione con “CAPAS Università di Parma”) che vedrà a confronto Annalena Benini, direttrice del “Salone Internazionale del Libro di Torino”, Barbara Stefanelli, direttrice di “Sette – Corriere della Sera” e Paola Peduzzi, redattrice Esteri de “Il Foglio”. In “Allenare lo sguardo: il mestiere del giornalismo”, le tre racconteranno il lavoro nella redazione di un “giornale di carta”, in una stagione in cui l’informazione corre molto veloce e spesso senza controlli, affrontando gli aspetti della selezione delle notizie, della professione, delle nuove sfide, dei rischi tra intelligenza artificiale e fake news e dell’attenzione verso un linguaggio che ha da essere sempre più inclusivo.

Il programma delle grandi lezioni sarà anche arricchito da workshoplaboratoriattività e presentazioni, mentre per meglio orientarsi attraverso i percorsi proposti gli “incontri” saranno articolati in due aree: “Voci dal Mondo” (al “Paganini Congressi”, dove sarà anche presente il Bookshop “Mi prendo il mondo” organizzato da sette librerie della Città) e “Il mondo in città” (con le “Associazioni cittadine” sempre al “Paganini Congressi” e in altri spazi cittadini). L’ingresso alla manifestazione è gratuitoInfo e programma aggiornato su www.salonelibro.it.

Gianni Milani

Nelle foto: Manifesto “Mi prendo il mondo”; Cecilia Sala; Matteo Bussola; Annalena Benini

Fondazione Giorgio Amendola, presentata la projection mapping di Telero Lucania ’61

In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Carlo Levi (1902-1975) è stata presentata nella serata di giovedì 9 gennaio scorso, in via Tollegno 52, a Torino, “Luce riflessa”, projection mapping che spiega il Telero Lucania ’61, una monumentale opera pittorica dell’intellettuale torinese. La traduzione multimediale del dipinto è stata realizzata da Olo Creative Farm su commissione della Fondazione Giorgio Amendola all’interno di un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del PNRR Next Generation EU.

“La Fondazione Giorgio Amendola – ha dichiarato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, rappresentato dall’assessore Andrea Tronzano – intitolata a un grande italiano partigiano e antifascista, è un luogo speciale. Qui vengono in visita le scuole del territorio, c’è una biblioteca aperta ai giovani studenti, qui si incontrano diverse generazioni e si fa cultura attraverso l’arte, come dimostra il monumento che inauguriamo oggi. Mi fa poi particolarmente piacere che questa installazione celebri l’opera del torinese Carlo Levi, diventato per la sua storia personale narratore della questione meridionale e, in qualche modo, testimone di quella commistione che è una delle caratteristiche del tessuto urbano di Torino, animata dalle tante comunità di quelli che mi piace chiamare ‘torinesi e piemontesi d’adozione’, arrivati in passato da altre Regioni italiane e che tanto hanno contribuito a far crescere il nostro territorio con il loro lavoro, ma anche con le loro tradizioni e il saper essere comunità”.

“Torino, città di cultura e di memoria – ha dichiarato l’Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta – è orgogliosa di ospitare questo evento che unisce arte, storia e innovazione, e di rendere omaggio a Carlo Levi, protagonista della cultura italiana, il cui impatto va ben oltre la sua epoca. Il cinquantesimo anniversario della sua scomparsa rappresenta un momento di riflessione sulla sua straordinaria opera artistica e letteraria, ma anche un’opportunità per valorizzare il suo impegno civile e la sua lotta per la giustizia sociale. Il Telero racconta una storia di speranza e resistenza, ponendo l’accento sulle sfide del meridione e sulla dignità degli individui. La traduzione multimediale realizzata da Olo Creative Farm non solo celebra la sua eredità, ma la rinnova stimolando un dibattito sempre più attuale riguardo a temi da sempre importanti e su messaggi universali”.

Il progetto multimediale “Luce riflessa” trasforma il celebre Telero Lucania ’61 di Carlo Levi in un’esperienza immersiva multisensoriale capace di unire passato e futuro, arte e tecnologia. Grazie alla tecnica del projection mapping, “Luce riflessa” dà nuova vita all’opera d’arte svelando dimensioni inedite e invitando il pubblico a immergersi nei paesaggi e nelle figure del dipinto. L’esperienza si snoda attraverso un racconto visivo dinamico che, con l’ausilio di animazioni, suoni sincronizzati e narrazioni multilingue (italiano, inglese, arabo, cinese) esplora dettagli nascosti, simbolismi e il contesto storico del capolavoro di Levi.

L’obiettivo non è solo emozionare, ma anche educare e sensibilizzare rendendo l’arte accessibile a un pubblico vasto e variegato. “Luce riflessa” celebra il dialogo tra il Mezzogiorno d’Italia, la Torino industriale e l’Europa dei popoli rendendo omaggio alla figura di Carlo Levi in chiave contemporanea e innovativa. Si tratta di un’esperienza inclusiva che unisce storia e tecnologia per avvicinare il pubblico alla profondità dell’arte e al potere evocativo della luce.

 

Mara Martellotta

Meloni veleggia, la politica traccheggia

Veleggia, la nostra Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, veleggia e ha il vento in poppa. Ha rischiato il tutto per tutto incontrando Trump e Musk e ha vinto. Piaccia o non piaccia è stata determinante per la liberazione della nostra connazionale Cecilia Sala imprigionata in Iran, paese in cui non conoscono lo stato di diritto con le classi dirigenti ferme a : Dio lo vuole ed ovviamente è il loro Dio, sicuramente non il nostro Dio. Anche un piccolo complimento a Renzi e Calenda che si sono complimentati con la Premier a diversità di Conte e la Schlein letteralmente sparititi con la sinistra sbrindellata che concentra i suoi strali contro un possibile accordo tra lo Stato Italiano e Musk. Qui vedremo che succederà anche se avere le idee chiare mi sembra decisamente prematuro. Ma  del resto come al solito, l’Italia e soprattutto l’Europa sono tragicamente in ritardo. Ma anche qui, dai diciamocelo, l’accoppiata Trump e Musk fa decisamente un po’ paura. Magari siamo retro’ e non capiamo i tempi che cambiano, ma mi sa che stiamo parlando del passaggio della globalizzazione in economia alla globalizzazione della politica e … precisando… senza passare con il “fastidioso” rito delle elezioni, visto che Musk non è stato eletto da nessuno. Persona sicuramente geniale che, almeno per ora ha messo la sua genialità al suo servizio. Veniamo alle nostre cose.
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Piccola considerazione sulla presidente della Sardegna Alessandra Todde. Sconvolgente!
Persino i sassi sanno che presentandosi alle elezioni ci vuole un conto corrente e un garante che amministra i soldi derivati da finanziamenti e che poi deve rendicontare alle apposite commissioni. Dunque? Più che un problema politico mi sembra una sola cosa: dilettanti allo sbaraglio.
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E veniamo al Piemonte.  Veniamo alla regione. Cara opposizione se ci sei batti un colpo. Per il comune di Torino iperattività del Sindaco  Lo Russo. Prima di tutto vuole riesumare Alleanza per Torino che portò il Prof Castellani ad essere il primo sindaco di Torino eletto direttamente dal popolo. Perché? Un po’ per affrancarsi dal PD e un po’ per dire al mondo che corre, politicamente parlando, in solitaria. È un amen che tra poco si voterà. E qualche risultato l’ha ottenuto. Di fatto è stata risanata l’ Azienda dei trasporti. O perlomeno non è più ” una macchina che perde tanti soldi “. La città è mediamente più pulita tranne alcuni punti storicamente critici in periferia. Ovviamente rimane la criticità di Barriera di Milano. Comunque, personalmente credo oramai che sia una causa persa e di difficile soluzione. Molti i cantieri figli dei finanziamenti Europei. Luci ed ombre. Ad esempio non mi risulta che il potenziamento del personale e dei funzionari sia avvenuto. Con la finale domanda: a Torino si campa bene? Qui è più facile la risposta: dipende dai quartieri e dipende dalle singole e famigliari possibilità economiche.  Indubbiamente c’è stato un ulteriore sviluppo del turismo nelle sue diverse forme. Ma come si è sempre detto, tutto ciò è indispensabile ma non sufficiente. Siamo ancora molto lontani dalla speranza di Domenico Carpanini: voglio una città dove valga la pena di far crescere i propri figli.
PATRIZIO TOSETTO

Approvato il piano per il ripristino e la messa in sicurezza post-alluvione a Bardonecchia

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Messa in sicurezza delle aree alluvionate, rimozione dei materiali nei fiumi e nelle strade, ripristino di parapetti e marciapiedi, pulizia e riqualificazione delle infrastrutture urbane danneggiate a Bardonecchia dopo gli eventi alluvionali del 13 agosto 2023. Sono questi i principali punti del piano operativo per il Comune piemontese, di cui è stato avviato il secondo stralcio, utilizzando le risorse già assegnate dal Dipartimento di Protezione Civile, che prevedevano un importo complessivo di quasi 4 milioni di euro.

Questa nuova fase consentirà al Comune di Bardonecchia di rendicontare gli interventi già effettuati e di procedere con i pagamenti relativi alle opere urgenti e necessarie dopo gli eventi alluvionali del 13 agosto 2023. «Continuiamo a lavorare al fianco delle amministrazioni locali per garantire risposte tempestive e il pieno ripristino della sicurezza per le comunità colpite da questa emergenza», ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

«Grazie all’approvazione di questo piano – ha aggiunto l’assessore regionale alla Protezione Civile e alle Opere Pubbliche, Marco Gabusi –  possiamo garantire risorse concrete per supportare Bardonecchia nel completamento degli interventi di messa in sicurezza e ripristino. È un passaggio fondamentale per restituire condizioni di normalità e sicurezza al territorio colpito».

Grande soddisfazione ha espresso la sindaca di Bardonecchia, Chiara Rossetti. «Una buona notizia – ha detto Rossetti –  per Bardonecchia ed il suo territorio.  Ringraziamo il presidente Cirio, l’assessore Gabusi e la regione Piemonte che, fin dalle prime ore dell’esondazione del 13 agosto 2023 non hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Come Amministrazione comunale di Bardonecchia ci siamo mossi fin da subito e continuiamo a lavorare per il completo ripristino del nostro territorio nella consapevolezza delle esigenze dei cittadini e di una importante località turistica come Bardonecchia».

Dal PC all’AI

Chi sia nato tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ‘70 ricorderà l’avvento dei primi PC, l’M24 Olivetti in particolare o, seppure più limitato, il Commodore 64 che portarono una innovazione, impensabile solo qualche anno prima, nella nostra vita e nella nostra società.

Dalla lettura dei floppy disks (e poi dei CD) all’esecuzione di calcoli piuttosto complessi, la redazione di testi memorizzabili, i primi fogli di calcolo (Lotus 123®) e molto altro, nel giro di 40 anni la tecnologia si è evoluta in modo esponenziale giungendo ad offrirci, al costo di un televisore, un computer ed una tecnologia in grado di accendere a distanza la caldaia o il forno, controllare le telecamere disseminate nell’appartamento, comandare una o più prese di corrente e molto altro.

Negli ultimissimi anni ha fatto la sua comparsa l’intelligenza artificiale, meglio conosciuta col suo acronimo AI, che sta realmente cambiando la nostra vita, e non necessariamente in meglio; uno dei primi esempi è quella offerta da programmi di fotoritocco o di video editing che, basandosi su una nostra semplice stringa di testo, sono in grado di creare l’immagine o il video da noi richiesto (Santa Claus donna qui sotto, per esempio)

L’AI altro non è che lo sviluppo logico del percorso iniziato, appunto, con i primi PC che almeno in teoria dovevanosemplificarci la vita. In realtà, ogni innovazione moderna ha solo in apparenza migliorato lo status, il modus vivendi delle popolazioni che quelle innovazioni hanno fatto proprie. Pensiamo solo alla robotica: nata per migliorare la precisione nell’esecuzione delle mansioni da parte degli operai, in realtà si è dimostrata un mezzo, accettato dai sindacati, per permettere alle aziende di licenziare gli operai. Anche nei servizil’informatizzazione ha portato agli stessi risultati: dove prima occorrevano quaranta impiegati ora ne basta la decima parte, ove prima c’erano due filiali bancarie per ogni Comune, ora c’è un solo sportello Bancomat ogni 3-4 Comuni.

L’avvento di whatsapp, che permette di lasciare messaggi audio, viene osteggiato dai più per motivi che sfuggono all’umana comprensione, preferendo sterili messaggi di testo che potrebbero essere stati inviati dal primo che prende in mano lo smartphone.

Non parliamo, poi, dei siti di incontri che permettono a perfetti sconosciuti, sé dicenti Pippo o Mimmo, di incontrare Mimì o Lulù, salvo poi fare retromarcia di fronte alla realtà, vista l’incapacità di incontrare, conquistare e sedurre una persona realmente.

L’AI, inoltre, è (o, meglio, sarebbe) in grado di scegliere per noi ilpartner più idoneo sulla base di ciò che abbiamo inserito nel nostro profilo.

E’ evidente che la nostra società meriti solamente l’estinzione, vista la volontà (o la tendenza) all’autodistruzione.

Quello che parrebbe essere un miglioramento della qualità di vita, alla luce dei fatti risulta essere un enorme autogol che ci allontana sempre più dal benessere, nell’accezione originale del termine, e dalla felicità.

Pensiamo di essere felici avendo (quasi) tutto sotto controllo con un semplice tasto dello smartphone, potendo in ogni momento stare in contatto con amici, parenti, amanti, ecc, ma chissà perché,ora più che mai, ci rivolgiamo allo psicologo o allo psicoterapeuta perché qualcosa in noi non va.

Una tecnologia che, in modo subdolo, lento ma inesorabile mette in evidenza tutti i nostri problemi, le nostre fragilità e che ci toglie la serenità, il sonno, la privacy, il riposo.

Con l’AI geni della musica come Beethoven o Mozart saranno messi alla pari con qualsiasi cretino che urla contro le donne, i poliziotti o il proibizionismo; quelli che una volta venivano derisi al bar fin quando non gli si toglieva il mezzo litro davanti verranno venerati come un Nobel o un laureato Honoris Causa.

Che senso avrà ancora studiare se basterà un’occhiata in rete per diagnosticarsi la patologia acuta da cui siamo affetti, per recensire un libro premiato, per valutare causa ed effetto del riscaldamento globale o per giudicare un film senza neppure averlo visto?

L’unico vero risultato dell’AI sarà di permettere ai decerebrati ditenere il passo con i più intelligenti; i minus habens, avendo molto tempo libero perché nessuno li assumerà più, avranno tempo a volontà per pontificare, convincere il mondo delle loro tesi, elaborare tesi fantasiose su qualsiasi argomento o cercare di dimostrare che la Terra è piatta.

Da ragazzino andai con i miei genitori a vedere il film “2001 Odissea nello spazio” nel quale, oltre alla regia impagabile di Stanley Kubrick, la musica di Richard Strauss ci conduceva alla scoperta della prima forma di AI, il computer HAL 9000 in grado addirittura di leggere il labiale dell’equipaggio. Considerando che parliamo di un film uscito nel 1968 possiamo dire che avremmo avuto, volendo, il tempo per prepararci e, ove necessario, correre ai ripari ma evidentemente così non è stato.

Dunque, che senso ha programmare un’intelligenza artificiale destinata agli imbecilli naturali?

Sergio Motta