ilTorinese

Giornata dell’Ambiente, l’impegno di Poste Italiane a Torino

Le Nazioni Unite hanno designato il 5 giugno World Environment Day, per sottolineare l’importanza della protezione e salvaguardia dell’ambiente e Poste Italiane rinnova anche quest’anno il suo impegno con una serie di interventi concreti in provincia di Torino a favore della sostenibilità ambientale e di uno sviluppo eco-compatibile.

Sul fronte delle emissioni di anidride carbonica, Poste Italiane si è impegnata entro il 2025 ad una riduzione del 30% e nel 2030 al raggiungimento della Carbon Neutrality, cioè il bilanciamento tra le emissioni di gas serra generate e quelle riassorbite attraverso il piano di rinnovo della flotta aziendale. Entro la fine del 2024, inoltre, è prevista la totale sostituzione del parco veicoli di Poste Italiane per un totale di 26 mila mezzi green.

Attualmente sono già 516 i mezzi elettrici entrati in funzione in provincia di Torino, pari al 51% dei mezzi totali, di cui 278 nella sola città di Torino pari al 71% dei mezzi in circolazione

Diversi anche gli interventi immobiliari realizzati nel corso di questi ultimi tre anni che hanno portato a un forte efficientamento energetico nella provincia di Torino.

Il progetto Led rappresenta da alcuni anni per le sedi della provincia di Torino uno degli interventi principali per contenere i costi energetici. L’iniziativa prevede la sostituzione negli immobili dei corpi illuminanti con lampade fluorescenti con la tecnologia Led per l’abbattimento (circa il 50%) dei consumi di energia elettrica e il risparmio dei costi di manutenzione legati alla maggior durata in ore dei corpi illuminanti. Il progetto prevede la sostituzione di oltre 300 lampade fluorescenti con i Led in 11 siti postali della provincia.

L’installazione del sistema fotovoltaico fa parte di un progetto di Poste più ampio che prevede l’installazione di impianti con una potenza media di circa 50kWp per un perimetro di potenza complessiva pari a circa 19MWp di picco totali a livello Italia, intervenendo su 400 siti di medie e grandi dimensioni tra cui anche alcuni Centri di Smistamento Postale. Il numero dei pannelli installato da Poste è specifico per ogni impianto fotovoltaico, nel rispetto della taglia degli immobili e delle caratteristiche tecniche.

Nel Nord-Ovest sono stati realizzati per l’anno 2023 l’installazione di 35 impianti di fotovoltaico di cui 20 in provincia di Torino

Anche in provincia di Torino è operativo il progetto “Efficientamento energetico”, che prevede la sostituzione di caldaie, di impianti di climatizzazione, regolazione impianti elettrici e di illuminazione interna ed esterna ed elementi isolanti dell’involucro delle sedi territoriali.

Genetica preconcezionale, incontri gratuiti all’ospedalino Koelliker

17 giugno – 16 settembre – 21 ottobre. Ore 18.00

C.so Galileo Ferraris, 247 – 255 | Torino

La medicina progredisce rapidamente e oggi i futuri genitori, grazie a nuovi test genetici, hanno la possibilità di prevenire e ridurre molti dei fattori di rischio che potrebbero compromettere la salute ed il benessere del bambino e della futura mamma o complicare la gravidanza.

L’enorme crescita delle possibilità di studio del DNA degli ultimi anni – dovuta allo sviluppo di tecniche di biologia molecolare sempre più veloci e precise – ha portato ad una disponibilità sempre più ampia di test che indagano l’assetto genetico delle persone. Ma la genetica è una materia complicata, non tutti i test sono utili a tutti e l’Ospedalino Koelliker ha pensato di offrire un servizio a tutte le coppie che desiderano avere un figlio.

“Prima che tu nasca” è una serie di incontri gratuiti nei quali, con la guida di una pediatra esperta in genetica, verrà spiegato in maniera chiara e comprensibile cosa sono i test genetici, quali sono disponibili ed in quali casi sono raccomandabili. È utile per esempio capire come storia del paziente e anamnesi familiare, presenza di malattie ereditarie e, in alcuni casi, anche paese di origine siano fattori importantissimi nella scelta di effettuare i test genetici pre-concezionali per poter garantire ad ogni nuovo concepimento il massimo delle possibilità di salute.

La prevenzione – spiega la dott.ssa Galvagno, responsabile dell’Ospedalino Koelliker – è possibile perché, nonostante le malattie causate da geni alterati appaiano imprevedibili, la maggior parte viene in realtà ereditata da genitori sani ma inconsapevoli portatori della malattia.

L’offerta di test genetici è in continuo ampliamento e le coppie possono avere grandi difficoltà nel capire bene quali esami scegliere e perché. Servono informazioni comprensibili e tempo per riflettere. Gli incontri che abbiamo organizzato servono a spiegare ai futuri genitori quali scelte compiere in base al rischio e alle aspirazioni dei singoli. Qualche numero può essere utile a capire come mai ci teniamo a fare prevenzione attraverso l’informazione: un italiano su 25-30 è portatore sano di fibrosi cistica (la più frequente malattia genetica letale nella nostra popolazione); la distrofia muscolare di Duchenne colpisce solo i maschi (1 ogni 5000 nati) mentre le femmine sono portatrici sane di solito del tutto asintomatiche. La sindrome dell’X Fragile (Sindrome di Martin-Bell) è la più importante causa di disabilità intellettiva di natura ereditaria e interessa un bambino maschio ogni 2500/5000 e una bambina femmina ogni 4000/8000.

All’Ospedalino Koelliker vogliamo offrire indagini preventive per proteggere la salute del bimbo e la serenità della coppia. Ci sta a cuore sottolineare che il momento ideale per ricercare lo stato di portatore è proprio PRIMA DI INTRAPRENDERE UNA GRAVIDANZA, per conoscere già a priori i rischi per la prole in caso i genitori siano portatori sani di una malattia. Gli esami genetici pre-concezionali hanno grandi vantaggi rispetto alle indagini eseguite a gravidanza già iniziata perché consentono di ricorrere, nel caso siano patologici, non solo a tecniche più precoci di diagnosi prenatale (per guadagnare tempo di riflessione sulla prosecuzione della gravidanza) ma anche a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) con possibilità di indagini preliminari sugli embrioni da impiantare”.

 

Per Info: https://ospedalinokoelliker.it/incontri-informativi-di-genetica-per-coppie/

Per inscriversi gratuitamente all’incontro di giugno: https://www.osp-koelliker.it/eventi-koelliker/eventi/lunedi-17-giugno-incontri-informativi-di-genetica-per-coppie/individual-registration

Riapre il museo Pietro Micca, restaurate le gallerie storiche

Da martedì 11 giugno cittadini e turisti potranno nuovamente esplorare una delle pagine più significative della storia della nostra città. Riapre al pubblico il Museo civico Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706, chiuso dallo scorso 26 febbraio per interventi di manutenzione straordinaria.

Nello specifico, i lavori hanno interessato tutti i serramenti della sala mostre, sostituiti e automatizzati per permettere una migliore climatizzazione degli ambienti e una fruizione più confortevole da parte del pubblico. Contestualmente, si è provveduto alla manutenzione dell’intero piano di calpestio delle gallerie – interventi resi possibili e a cura dell’Associazione Amici del Museo – e a un’ottimizzazione dell’allestimento espositivo.

Federico Bisio dirige l’orchestra Polledro nel concerto “Un solo respiro”

Mercoledì 5 giugno alle 20.30 al teatro Vittoria 

 

L’orchestra Polledro inizia la stagione con un primo concerto mercoledì 5 giugno alle 20.30, al teatro Vittoria, dal titolo “Un solo respiro” con sul podio il maestro Federico Bisio e solista alla viola Giuseppe Russo Rossi, viola presso il Teatro alla Scala di Milano.

Il programma è molto ricco e prevede la Sinfonia per orchestra d’archi in do minore n. 8 di William Herschel; di Alessandro Rolla il Concertino per viola e orchestra in Mi bemolle maggiore BI328/546, con viola solista Giuseppe Russo, e di Felix Mendelssohn Bartholdy la Sinfonia per Orchestra d’Archi n. 9 in do minore/maggiore MWV N9.

William Herschel fu un astronomo tedesco naturalizzato britannico, insediatosi dal 1755 in Inghilterra, che si occupò di musica, non tralasciando mai i suoi studi di astronomia. Scoprì il pianeta Urano con il telescopio riflettore da lui stesso realizzato, studiò le nebulose e gli ammassi stellari, mostrò l’esistenza di doppie stelle, scoprì la radiazione infrarossa, individuò alcune lune di Giove e Urano e giunse a un primo modello del sistema solare costituente la via Lattea. Fu socio straniero dell’Accademia delle Scienze di Torino. Nell’apertura della Sinfonia n. 8 in do minore è presente una frase eh sembra una delle canzoni pop delicatamente riorchestrate in celebri serie televisive moderne. I primi violini suonano un ritornello incalzante e sincopato mentre l’armonia si muove sotto di loro, scivolando verso una risoluzione prima di lanciarsi nel secondo grande soggetto. La Sinfonia fu co posta quando Herschel si trovava a Sunderland nella contea di Durh, il 20 aprile1761.

Il Concertino per viola e archi in mi bemolle maggiore venne scritto da Alessandro Rolla intorno al 1808, anno in cui ottenne l’incarico di docente al Conservatorio di Musica di Milano.

L’Allegro maestoso si apre con una solenne introduzione orchestrale che prepara con enfasi l’ingresso del solista. Il primo tema è un “motto” che utilizza le note dell’accordo di mi bemolle maggiore, il secondo tema è una delicata linea melodica ascendente, abbellita da gruppetti ornamentali. A unire i due momenti ci sono episodi brillanti nei quali il solista può dar sfoggio delle proprie qualità esecutive. Il breve epilogo orchestrale si interrompe bruscamente su un accordo di settima, preparando l’attacco del secondo movimento, Andante un poco sostenuto. Sopra un delicato tappeto ritmico armonico degli archi si leva una voce intensa della viola che ci conduce attraverso un lungo episodio in la bemolle maggiore, spezzato solo da una sezione centrale introdotta da veementi scale in ottava degli archi. Il terzo movimento è un Allegretto alla polonese. La struttura è in forma di rondò, con due episodi che si alternano al ritornello. Brillante e virtuosistica è la coda finale.

La Sinfonia n. 9 in do minore di Felix Mendelssohn Bartholdy fu terminata il 12 marzo 1823, quando il compositore aveva appena quattordici anni e rientra nelle sinfonie giovanili per archi. Viene definita “Svizzera” poiché il giovane autore la scrisse sotto l’influsso del viaggio in Svizzera compiuto con i genitori, avvenuto tra il luglio e l’ottobre del 1822. Il compositore poi donò la sinfonia all’amico violinista Eduard Rietz nel Natale 1823, aggiungendo indicazioni solistiche nella parte del primo violino appositamente per lui.

La Sinfonia, articolata in quattro movimenti, si apre con una vasta e meditativa introduzione lenta che sfocia in un brillante allegro in forma sonata, in cui appare evidente l’influenza dello stile sinfonico del tardo Haydn. Il movimento lento si articola in una forma ternaria e trova il suo lato più interessante nelle scelte di strumentazione. La prima sezione è affidata ai soli violini, divisi in quattro parti, la seconda sezione è un fugato a quattro parti intonato da viole, violoncellista e contrabbassista, mentre l’ultima sezione riunisce progressivamente tutto il gruppo strumentale. Lo scherzo esordisce con l’effervescenza propria di molti scherzi della maturità del compositore, e comprende un Trio su uno yodel svizzero, da cui deriva il titolo di “La Suisse”. Il finale è in forma di sonata, inizia inaspettatamente in do minore ed è caratterizzato da un solido contrappunto. Si sviluppa con una progressiva crescita di espressione e si conclude in maggiore.

Il maestro Federico Bisio, laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino, parallelamente al percorso universitario ha frequentato i corsi di Composizione sperimentale presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e si è dedicato allo studio della direzione d’orchestra. Dal novembre 2012 è direttore stabile dell’Orchestra da Camera Giovanni Battista Polledro.

 

Mara Martellotta

Giovanna Mezzogiorno presenta “Ti racconto il mio cinema”, tra set e ricordi

Mi chiamo Giovanna, amo il cinema immensamente e tra queste pagine proverò a raccontartelo, cercando di portarti per mano in un viaggio che può essere breve o lunghissimo, istantaneo o eterno.” Dimenticate la diva, ancor più la diva capricciosa, e pensate piuttosto ad una diligente quanto appassionata allieva che sottoponga ad un pubblico di amici, e di quanti abbiano seguito sino a oggi il suo percorso, quella relazione a cui tanto tiene. E dire che con il suo David di Donatello, con i 4 Nastri d’argento, con i 3 Globi d’oro e i 2 Ciak d’oro, i due premi Flaiano, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Venezia (grazie alla “Bestia nel cuore”, Cristina Comencini regista), con il riconoscimento prestigioso da parte del National Society of Film Critics Award, l’associazione dei critici cinematografici statunitensi, a ripassare i tanti ritratti femminili portati sullo schermo, Giovanna Mezzogiorno ne avrebbe per tirarsela. E invece niente. È lì, sorridente, unico vezzo il continuo rigirarsi all’indietro la gran massa di capelli scuri, nell’anno della scadenza dei cinquanta, a portare sotto i riflettori della saletta conferenze della Mole, questo suo lungo componimento che è il libro “Ti racconto il mio cinema”, una spiegazione più che un tranquillo racconto, edito da Mondadori, in compagnia di Gabriele Molinari, vicepresidente del Museo Nazionale del Cinema. Non è un libro autobiografico ma necessariamente i ricordi personali c’entrano, è il racconto di chi fa cinema al di qua o al di là dello schermo, della bellezza di una sceneggiatura e dell’esattezza che deve avere in sé, dell’importanza di un montaggio capace di sovvertire una storia, è il rispetto per le troupe, per quanti stanno fuori dello schermo (quei titoli di coda che nessuno si ferma mai a leggere), per gli operatori (Giovanna ne ha scelto uno ad un certo punto della vita che è il padre dei suoi due gemelli), per i costumisti, per il trucco e parrucco, per le tante comparse che a volte dall’alba aspettano di girare.

Parte da lontano Mezzogiorno, l’intento è pressoché pedagogico (“il libro me lo hanno richiesto per i ragazzi – “dagli 11 anni”, ti avvertono dalla casa editrice -, chiaro che io speri che il pubblico s’allarghi”), parla della camera oscura di Leonardo, dei dagherrotipi, della lanterna magica, delle figurine ritagliate e portate a scorrere in un movimento continuo, parla di Meliès e della luna. L’approccio non è stato facile, immediato (“mi sono messa le mani nei capelli”), poi tutto è sembrato chiarirsi. “Amo il cinema, sono andata sul mio primo set che avevo cinque anni, era il ’79, mio padre girava con Depardieu e una Nastassja Kinski di una bellezza sconvolgente. Erano gli anni della ricchezza di Cinecittà, di quegli stessi studi “rubati” poi dalla televisione ma che adesso, a poco a poco, anche se c’è ancora parecchio da fare, ci stiamo riprendendo. Erano gli anni in cui vedevo gli attrezzisti costruire con i loro spostamenti delle nuove prospettive, oggi è sufficiente uno screen e in un attimo ti ritrovi lontano chilometri e chilometri da dove eri sino a quel momento. Erano gli anni in cui esisteva la pellicola e a sera si controllava il girato del giorno, magari per cestinarne via gran parte, buttando all’aria ore e ore di impegno e fatica, pezzi di pellicola calpestati che non sarebbero serviti più a nulla. Oggi il digitale fissa in un attimo tutto quanto il girato”.

È chiaro che la nostalgia non può non farsi largo nell’ora e più di chiacchierata. “Se oggi mi mandano una sceneggiatura per mail, io vado subito dal tabaccaio a farmela stampare, voglio leggermela sul foglio di carta, sono stata abituata fin da piccola a veder girare copioni in casa mia, pile di copioni che sarebbero poi stati utilizzati o messi da parte definitivamente, ci disegnavo sopra io ai copioni di mio padre.” Torna al rispetto per le maestranze, “ricordo le tante ore di make up per la Fermina Daza dell’”Amore ai tempi del colera”, ricordo i ritmi, quella disponibilità che io mi sono sempre imposta. Certo però anch’io voglio la mia parte”. Durante la lavorazione di “Vincere”, il sofferto ruolo di Ida Dalser, amante prima e rinchiusa in manicomio con il figlio poi da Mussolini, una lunga scena e otto pagine di copione: “Non si poteva girare con campo e controcampo, ne ero sicura, come era stato deciso. Non sono andata da Bellocchio, inviperita sono andata di mattina presto dal direttore della fotografia e da quanti gli stavano intorno, prima riprendete me, mi lasciate il mio monologo dall’inizio alla fine e poi riprendete quelli che stanno in opposto a me. Così è stato fatto e Bellocchio ha accettato.”

Una diva se ne starebbe chiusa nel proprio camerino, aspettando il ciak. Mezzogiorno sembra ancora oggi preoccuparsi di quanto le sta intorno: “Ma avete in mente che cosa voglia dire girare un film in costume, come “Vincere”, proprio qui, nel centro di Torino? Eliminare le insegne, bloccare il traffico e ogni suono di macchine e ambulanze, convocare le comparse che dovranno essere vestite e truccate, un vero e proprio “formicaio”. Significa far viaggiare un intero set, una sorta di famiglia che per alcune settimane dovrà vivere insieme.” Come in ”Effetto notte” di Truffaut, con tanti alti e bassi.

Poi altri ricordi, tra le libertà che un’attrice sente di doversi prendere (“le didascalie le seguo ma sempre ci deve essere un qualcosa di cui non sono a conoscenza”), Michele Placido che “con nonchalance devastante” le viene a dire prima di girare che ha completamente cambiato la scena di “Del perduto amore”, in un momento a due essere rapita ad ascoltare le battute di Luigi Lo Cascio nella scena più importante della “Bestia nel cuore” (“perché anche in quel momento mi stava insegnando qualcosa”), il percorso fatto con Sergio Rubini, “forse il regista che mi ha dato di più”, l’esperienza americana con Los Angeles che non l’ha certamente fatta impazzire. E molto ancora. Con un’annotazione finale intorno al Tempo e la sua importanza, la responsabilità non soltanto nel non farsi mai attendere dagli altri ma soprattutto con la consapevolezza che nell’attesa di girare anche l’attore perde energie, quella concentrazione che non sarà più in grado di ritrovare.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Giovanna Mezzogiorno (foto di Saverio Ferragina) e la copertina del suo libro; scene tratte da “Vincere” di Marco Bellocchio e da “La bestia nel cuore” di Cristina Comencini.

“IED Torino” raddoppia gli spazi e guarda al futuro

Con la nuova sede “Marconi” prendono il via anche nuove “Lauree Magistrali”

I numeri la dicono lunga sulla volontà di affrontare alla grande le nuove sfide del futuro. E ai numeri s’affianca l’idea, altrettanto lodevole, di lavorare ad una progettazione strutturale assolutamente rivolta e attenta al “bene comune”. Tremila metri quadrati distribuiti su 5 piani, nuove aule, ampi laboratori, aree comuni da vivere e condividere: per rispondere al meglio alle esigenze didattiche e formative dei propri studenti “IED Torino – Istituto Europeo di Design” (da oltre cinquant’anni protagonista a Torino nel settore dell’alta formazione in ambito creativo e parte di un Gruppo nato nel 1966 che oggi conta 11 sedi in 3 Paesi – Italia, Spagna e Brasile – formando ogni anno oltre 10mila studenti di oltre cento nazionalità ) raddoppia i suoi spazi con l’apertura della nuova sede “Marconi” in via Nizza 18, presentando un progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana firmato dallo studio di architettura Marcante Testa, in collaborazione con l’architetto Walter Camagna, realizzato all’insegna dell’“uso consapevole delle risorse”. Ovvero attraverso la scelta di un “approccio conservativo” e “rispettoso dell’esistente”.

“Aule e aree comuni – spiegano gli architetti coinvolti – si presentano oggi con una nuova veste progettuale che, lasciando intravedere sulle pareti le tracce del passato dell’edificio, ne evidenzia la nuova funzione attraverso vivaci dettagli come paraspigoli e zoccolini e illustrazioni con motivi biomorfici”. A quest’idea s’affianca pure il “progetto grafico”, realizzato dall’alessandrina “visual designer” Giorgia Scioratto, ispirato al libro “Il paesaggio è un mostro” di Annalisa Metta (docente in “Architettura del Paesaggio” all’“Università di Roma Tre”) e che assume “il ruolo di cucitura tra antico e nuovo attraverso forme ibride mostruose metà selvatiche e metà oggetti della nostra quotidianità, in cui si concretizzano le istanze, mai nostalgiche, di accettazione e valorizzazione del passaggio del tempo”.

In questo contesto è stato possibile progettare, per il prossimo anno accademico, tre nuovi corsi di Laurea Magistrale in “Interior Design”“Interaction Design” e “Transdisciplinary Design. Mobility”, pensati e strutturati per approfondire e affinare la “consapevolezza critica” dei futuri professionisti chiamati a progettare in un contesto globale di crescente complessità.

In proposito, sottolinea Paola Zini, direttrice “IED TORINO”: “L’innovazione di una scuola passa anche attraverso gli spazi. Per questo abbiamo voluto ampliare e sviluppare ancora di più i laboratori, cuore pulsante del nostro modello didattico caratterizzato da una forte componente pratica, ma anche le aree comuni e le aule che accolgono una realtà in progressivo aumento negli ultimi anni. Puntiamo ad attrarre sempre più studenti grazie a un’offerta formativa ancora più diversificata e specifica, che dialoga sia con le peculiarità di Torino, sia con il contesto globale in cui si muove ‘IED’ come interlocutore di primo piano per la formazione nel campo del design, della moda e della comunicazione”.

Tra le principali novità della nuova sede, una “Biblioteca” per la consultazione libera e lo studio, gli ampi spazi destinati ai corsi di “Moda” e quindi una “materioteca” e una “tessuteca” che si aggiungono ai due “laboratori di sartoria”, al laboratorio dedicato agli studenti di “Design del Gioiello e Accessori” e un laboratorio a disposizione dei corsi di “Arti Visive”, per arricchire le opportunità di apprendimento pratico. Inoltre “due aree comuni”, tra cui un intero piano con “terrazza panoramica”, progettate per favorire l’interazione e lo scambio di idee fra i ragazzi, ospiteranno momenti di studio e di svago tra una lezione e l’altra.

L’edificio, a due passi dalla stazione Porta Nuova e dalla metro Marconi, raddoppia così la capacità della “sede storica” di via San Quintino 39 che continuerà invece ad ospitare le “sale posa video e foto” e i “laboratori” dedicati a Transportation Design” e “Product Design”.

Per info: “IED TORINO – Istituto Europeo di Design”, via San Quintino 39, Torino; tel. 011/541111 o www.ied.it

g.m.

Nelle foto: Nuova sede “Marconi” (Ph. Andrea Guermani) e Paola Zini, direttrice “IED Torino”

I volontari di Plastic Free per la Giornata dell’ambiente

 

 

Una straordinaria mobilitazione su tutto il territorio nazionale con i volontari di Plastic Free, la onlus impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, i quali entreranno in azione in 87 appuntamenti in Italia a cui si aggiungeranno 15 all’estero. Si celebreranno sabato 8 e domenica 9 giugno le giornate mondiali dell’Ambiente e degli Oceani con pulizie ambientali su spiagge, aree verdi e luoghi pubblici cittadini per rimuovere più plastica e rifiuti possibili. Cinque gli appuntamenti in Piemonte: si terranno clean up sabato 8 a Torino e Pianezza (TO) e Alessandria domenica 9 a Viverone (BI) e nuovamente Torino.

 

Saremo impegnati in clean up in contemporanea in Italia e all’estero per sensibilizzare sulle conseguenze dell’abuso di plastica e l’inquinamento prodotto dal suo frenetico utilizzo – dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus – L’unica vera soluzione è ridurre tutta quella superflua: il riciclo, infatti, non basta poiché non tutta la plastica è riciclabile e non tutta la plastica viene riciclata. L’impegno concreto dei nostri volontari – prosegue – testimonierà l’importanza cruciale di intervenire e agire sin da ora affinché si possa avere un Pianeta domani. Invitiamo i cittadini volenterosi, grandi e piccini, a prendere parte alle nostre iniziative: è sufficiente registrarsi gratuitamente sul sito www.plasticfreeonlus.it”.

 

Per il secondo anno consecutivo, a supportare i volontari sarà MINImain sponsor dell’evento nazionale targato Plastic Free. “MINI ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente – dichiara Federica Manzoni, Head of MINI Italia – e la abbraccia con un impegno costante e concreto, che si sintetizza nel manifesto BIG LOVE FOR THE PLANET, integrato nella strategia di comunicazione BIG LOVE di MINI. Cinque parole che esprimono il desiderio di un mondo più pulito e sostenibile già nel presente, nonché un percorso per ridurre la CO2 nei processi produttivi e diventare un brand totalmente elettrico entro il 2030. In questo viaggio, Plastic Free si rivela un partner ideale, insieme al quale lavorare per un futuro migliore e perseguire obiettivi sempre più ambiziosi.”

 

Tutte le info sugli eventi su www.plasticfreeonlus.it/eventi

Al via i preparativi per la Fiera del peperone

Iniziano i preparativi per la 75ª edizione della Fiera Nazionale del Peperone a Carmagnola (TO), un evento imperdibile che celebra uno dei prodotti più pregiati e caratteristici del territorio. La manifestazione si svolgerà dal 30 agosto al 8 settembre 2024, offrendo dieci giorni di festa, cultura, gastronomia e divertimento per tutta la famiglia.

La pianta peruviana del peperone giunse a Carmagnola agli inizi del Novecento ed è stata introdotta nella coltivazione del luogo dal lungimirante orticoltore di Borgo Salsasio Domenico Ferrero, diventando da subito una coltivazione di pregio e rappresenta oggi una risorsa fondamentale per l’agricoltura e l’economia.

Una lunga storia di eccellenza e qualità. Il peperone di Carmagnola, coltivato nelle fertili terre della provincia di Torino, è noto per le sue caratteristiche organolettiche distintive. Disponibile in diverse varietà, tra cui il Quadrato, il Lungo detto Corno di Bue, il Trottola, il Quadrato allungato e il Tomaticot, questo ortaggio si distingue per la polpa spessa, il sapore dolce e l’elevato contenuto di vitamina C. La coltivazione segue rigorosi metodi tradizionali e sostenibili, garantendo un prodotto di alta qualità che rispetta l’ambiente e le antiche pratiche agricole.

Il peperone di Carmagnola è un ingrediente versatile che trova largo impiego in cucina, sia nelle ricette tradizionali che in quelle più innovative. Dai piatti tipici piemontesi come la bagna càuda, ai più moderni antipasti, primi piatti, secondi e contorni, il peperone aggiunge un tocco di colore e sapore unico a ogni preparazione. Grazie alla sua dolcezza naturale, è perfetto anche per conserve e salse, contribuendo a creare piatti dal gusto autentico e inconfondibile.

A ogni tipologia la sua preparazione per esaltarne il sapore, dal quadrato adatto al consumo crudo o come ripieno per le preparazioni al forno al quadrato allungato chiamato anche Bragheis, a maturazione precoce estremamente e versatile quindi adatto a tutti gli usi in cucina e ideale per la cottura al forno. Il tumaticot invece, dalla forma tondeggiante e schiacciato ai poli come un pomodoro, grazie alla sua polpa spessa è adatto alla preparazione di antipasti e alla conservazione in edizioni raffinate e sfiziose anche agrodolce mentre la variante lungo, detto corno di bue, dalla forma a cono e molto allungato è ideale per la peperonata e la conservazione perché grazie alla sua polpa compatta ha un’ottima tenuta della cottura. Infine il Trottola, a forma di cuore con punta leggermente estroflessa o con punta troncata è una qualità estremamente versatile che assicura alte rese in tutte le preparazioni culinarie.

Il peperone di Carmagnola ha inoltre ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il marchio di qualità del Consorzio del Peperone di Carmagnola e il riconoscimento come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Questi attestati certificano l’eccellenza del prodotto e ne garantiscono l’origine e la qualità.

Non mancherà un ricco palinsesto di eventi che accompagnerà il pubblico alla scoperta di un’eccellenza del territorio e dell’agricoltura. Oltre all’esposizione di tutte le varianti di peperoni sarà possibile partecipare a showcooking, degustazioni guidate, veri e propri percorsi enogastronomici il tutto circondati da spettacoli e intrattenimento per i gourmet lovers, gli addetti ai lavori e per un pubblico di tutte le età.

La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola rappresenta un appuntamento storico imperdibile, un evento    enogastronomico riconosciuto come uno dei più importanti d’Italia che attira ogni anno migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. Con una tradizione che affonda le radici nel 1949 e rappresenta un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, i produttori locali e gli appassionati di agricoltura.

Anche per il 2024 si riconferma la rassegna musicale deIl Foro Festival, con importanti ospiti della musica e del cabaret del panorama nazionale, un vero festival nella Festa, che ogni anno viene sempre più amato ed apprezzato dal pubblico, con una selezione di artisti e di generi musicali in grado di incontrare tutti i gusti, dalla musica leggera al rock, dalle proposte pop a rinomati cantautori, oltre ai più noti e divertenti comici sia televisivi che teatrali.

Appuntamento a Carmagnola con la 75esima edizione della Fiera Nazionale del Peperone dal 30 Agosto all’8 Settembre con ingresso gratuito. Una kermesse cultural-gastronomica organizzata dalla Città di Carmagnola e prodotta, per la prima volta, da Sgp Grandi Eventi.

Motogirovespa attraverso le terre del Canavese

7° Memorial “Paolo Mangeruga con partenza da Bosconero.

Unisciti a noi per una indimenticabile giornata in sella alle due ruote”

Anche quest’anno, all’interno della kermesse “Sagra dell’Agnolotto di Bosconero”, l’Associazione “Amici della Rusà”, in collaborazione con “Bosconero Bikers”, ha organizzato per il settimo anno consecutivo – escluso gli anni del Covid – il Memorial dedicato a Paolo Mangeruga. Questo evento – dedicato agli appassionati del mondo motoristico a due ruote – si terrà domenica 28 luglio alla Borgata Rusà di Bosconero(To), classico luogo di partenza. Ci si ritrova presso il Capannone delle Feste intorno alle 14.00, da qui inizia il “Tour del Canavese” per un totale di circa 100 chilometri. Breve tappa per un “piccolo aperitivo” a Castelnuovo Nigra(To) e si ritorna alla borgata Rusà dopo le 18.00. Alle 21.00 cena conviviale con tutti i partecipanti al “Motogirovespa”, in tavola i prodotti tipici del territorio. Il tutto accompagnato da musica (cover 883). Si raccomanda vivamente di fare il pieno carburante per evitare spiacevoli situazioni durante il percorso. Le prenotazioni devono avvenire entro e non oltre il 22 luglio. Ci si può rivolgere ai numeri 3317198636 oppure 3473671227.