ilTorinese

Oscar di Bilancio FERPI: le best practice di reporting e comunicazione in Regione

L’Oscar di Bilancio rappresenta un punto di riferimento in Italia per la comunicazione finanziaria e di sostenibilità. Un traguardo particolarmente significativo quello dei 60 anni poiché si inserisce in un contesto in cui l’attenzione del pubblico e del Legislatore è sempre più alta nei confronti della qualità dei documenti di rendicontazione: adottare standard condivisi e un maggiore impegno da parte delle organizzazioni nel garantire trasparenza e accuratezza negli ambiti finanziari e ESG (Environmental, Social, Governance).

“L’Oscar di Bilancio Ferpi – commenta Filippo Nani (Presidente Ferpi) – rappresenta ormai un irrimunciabile punto di riferimento per la trasparenza e la comunicazione finanziaria e di sostenibilità sociale. In questi sessant’anni, abbiamo visto crescere l’importanza della rendicontazione virtuosa, che non solo premia le migliori pratiche, ma promuove anche un dialogo costruttivo con gli stakeholder. Guardando ai nuovi orizzonti della sostenibilità, è fondamentale integrare i principi della Corporate Sustainability Reporting Directive e dell’ Environmental, Social and Governance, per garantire uno sviluppo pubblico e industriale in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future.”

Il Bilancio POP , rientra nella categoria degli strumenti di rendicontazione sociale che trasmettono ai cittadini le informazioni utili della Pubblica Amministrazione -aggiunge l’assessore al Bilancio della Regione Piemonte Andrea Tronzano. Il più importante obiettivo della rendicontazione sociale è proprio quello di favorire l’interpretazione delle attività pubbliche, consentendo al cittadino di comprendere cosa ha fatto l’ente, come lo ha fatto e con quali risultati”.

A seguire si è tenuta una tavola rotonda moderata dal giornalista e consigliere nazionale Ferpi Fabrizio Vignati dal titolo “L’eccellenza nel reporting e nella comunicazione finanziaria e di sostenibilità”, che ha visto tra i partecipanti Riccardo Fava (Corporate Vice President Communication, ESG & Investor Relation Diasorin e Presidente OCIP), Cristiana Libertini (Direttore Contabilità e Bilancio Gruppo IREN, azienda vincitrice dell’edizione 2023 dell’Oscar di Bilancio nella categoria “Utility o Multi-utility quotate e non”), Silvana Secinaro (Professore ordinario di Economia aziendale presso l’Università di Torino) e Sergio Vazzoler (Co-founder di Amapola). Gli interventi hanno affrontato tematiche cruciali per il futuro della reportistica, con un focus sull’evoluzione delle normative in materia e sugli strumenti oggi a disposizione.

Scuola, Ruffino (Az): “Prima del voto in condotta si affronti il disagio dei ragazzi”

“Prima di parlare del voto in condotta è doveroso affrontare il disagio dei ragazzi e dall’intero mondo della scuola. Gli istituti stanno effettuando le chiamate attraverso le messe a disposizione e manca la continuità educativa agli alunni con disabilità. Nei nostri istituti, quindi, c’è instabilità perché, ogni anno, ci diciamo che all’inizio dell’anno scolastico avremo i docenti in cattedra ma non è così: non abbiamo i sostegni e se la scuola non è pronta, non è completa. Tutto questo provoca agli studenti ulteriore rabbia e ulteriore frustrazione”.
Così la deputata di Azione Daniela Ruffino, intervenuta alla Camera in occasione del ddl sulla valutazione degli studenti.
“Ma se parliamo di voto in condotta – prosegue Ruffino – dobbiamo chiederci quale sarà il giudizio per quei ragazzi che vivono in quartieri difficili delle nostre città. Che cosa succederà a chi, a volte, è già stato respinto dalla vita? Verrà respinto proprio per il voto in condotta? È quindi difficile pensare al voto in condotta quando dobbiamo affrontare tutto quello che la scuola, oggi, ancora non ha per partire in serenità. Sono necessarie risorse. Ad esempio, servono gli psicologi poiché non è sufficiente avere lo sportello con lo psicologo per qualche ora alla settimana: i ragazzi, all’esterno, non riusciranno mai a fruirne. Questo è un tema importantissimo di cui il governo non può non tenere conto. Parlamento e governo devono dunque mettersi in gioco e provare a superare tutto questo disagio prima di parlare del voto in condotta”.

Soccorso, Croce Verde Pinerolo cerca volontari

La Croce Verde Pinerolo cerca nuove risorse invita la cittadinanza alla serata di presentazione del corso gratuito per diventare volontarie soccorritrici e volontari soccorritori e operare sulle ambulanze del servizio di emergenza urgenza 118. L’incontro informativo, aperto a tutti, si terrà lunedì 23 settembre, alle ore 21, presso la sede della Croce Verde di Pinerolo in via Saluzzo, 68.

Per informazioni e adesioni scrivere a info@croceverdepinerolo.org, tel. Tel. 0121 322664.

Il corso, al quale è ancora possibile iscriversi, è riconosciuto e certificato dalla Regione Piemonte secondo lo standard formativo regionale.

Gli argomenti trattati durante le lezioni teoriche e pratiche riguarderanno diversi temi, tra cui la gestione del soccorso in collaborazione con professionisti dell’emergenza sanitaria e con altri operatori, la chiamata di soccorso e le comunicazioni radio, i codici di intervento, i mezzi di soccorso, il supporto di base delle funzioni vitali anche con l’utilizzo del defibrillatore, nonché la relazione d’aiuto con il supporto psicologico al paziente e altro ancora.

Dopo la parte pratica e teorica, di 54 ore, il corso proseguirà con il tirocinio pratico protetto per un totale di 100 ore di servizio in Croce Verde durante il quale le soccorritrici e i soccorritori dovranno svolgere, affiancati da personale esperto, trasporti in emergenza su autoambulanza e servizi ordinari.

La Croce Verde di Pinerolo, associata Anpas, può contare sull’impegno di 166 volontari, di cui 72 donne, e 22 dipendenti i quali svolgono, ogni anno, oltre 15 mila servizi con circa 380 mila chilometri percorsi. Le attività sono diverse, si va dal soccorso in emergenza ai trasporti ordinari a mezzo ambulanza come dialisi, terapie e visite ai servizi interospedalieri, all’accompagnamento disabili, all’assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni fino a interventi di protezione civile.

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.

Morto l’uomo investito dal fidanzato della figlia dopo una lite

È deceduto in ospedale questa mattina L’uomo di  44 anni, il genitore di Chiavazza nel Biellese che nel mese di agosto era stato investito dall’auto del fidanzato della figlia,  26 anni. La vittima dopo un intervento chirurgico a Novara, era stata ricoverata all’ospedale di Biella dove è morto. La lite cui è seguito l’investimento in auto è legata alla visita per una presenta gravidanza della ragazza.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Ragazzina abusata per dieci anni. Indagati il fratello e un vicino di casa

A fine novembre si terrà il processo che  coinvolge un giovane ventenne, fratello delle presunta vittima  e un ultrasessantenne, residenti nella provincia di Biella. I due sono indagati per molestie sessuali nei confronti di una minore biellese, che nel momento in cui si sarebbero verificati gli abusi non era ancora maggiorenne. Le violenze sarebbero iniziate una decina di anni fa. La vicenda è venuta a galla dalle confidenze della ragazzina all’insegnante di sostegno.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Il tennista Andrea Vavassori a Palazzo Lascaris

Il presidente e il vicepresidente del Consiglio regionale Davide Nicco e Domenico Ravetti, con il componente dell’Ufficio di Presidenza Fabio Carosso, hanno incontrato oggi a Palazzo Lascaris il tennista piemontese Andrea Vavassori.

“Sono felice di accogliere Andrea Vavassori, che due settimane fa, insieme a Sara Errani, ha raggiunto un traguardo storico per il tennis italiano, vincendo il titolo di doppio misto nel più importante torneo del Grande Slam: gli US Open di New York – ha dichiarato il presidente Nicco -. È per me un onore celebrare un grande professionista e atleta, piemontese e torinese, che con determinazione e impegno, è riuscito a conquistare uno dei più prestigiosi palcoscenici del tennis mondiale portando alto il nome dell’Italia e del Piemonte”.

“La sua vittoria – ha aggiunto – rappresenta un esempio straordinario di talento, sacrificio e passione, dimostrando che con dedizione è possibile raggiungere traguardi eccezionali e rappresentare un valido esempio per i giovani”.

A nome del Consiglio regionale del Piemonte, il presidente ha poi consegnato a Vavassoril’attestato di “ambasciatore degli Stati generali della prevenzione e del benessere della Regione Piemonte” e una spilla con il simbolo della Regione.

Il vicepresidente Ravetti ha sottolineato una delle peculiarità di Vavassori che, “in uno sport tendenzialmente per singoli, come è il tennis, eccelle nel doppio, dimostrando la capacità di ‘fare squadra’, un altro valore che non può essere sottovalutato dalle giovani generazioni”.

Il componente dell’Udp Carosso ha invece lodato la caparbietà del tennista, dandogli appuntamento “alle prossime Atp Finals”.

Barriera Design District APS: “diamo nuova luce al quartiere Barriera di Milano a Torino”

“Barriera è una periferia mentale.” Con questa suggestiva affermazione, l’associazione Barriera Design District APS di Torino si propone di ridare nuova luce al quartiere Barriera di Milano, puntando su design, arte e cultura. Lavorando a stretto contatto con imprese, amministrazioni pubbliche e comunità locali, l’associazione mira a ridefinire il posizionamento del quartiere attraverso le idee di chi lo abita e di chi lo abiterà.

Un Progetto di Marketing Territoriale

Il progetto di Barriera Design District è un’operazione di marketing territoriale che, grazie a un piano di comunicazione dedicato, punta alla promozione delle eccellenze locali e allo sviluppo commerciale e immobiliare del territorio. L’obiettivo è arricchire l’offerta culturale e l’appeal del distretto, unendo tradizione e innovazione.

Barriera Design District aspira a diventare un importante distretto multifunzionale, capace di interagire con il tessuto urbano e sociale di Torino. Il quartiere si propone di diventare un punto di riferimento per artisti e designer emergenti, attirando nuovi talenti e puntando sulla creatività come motore di benessere e innovazione visiva.

Eventi e programmazione

La programmazione di eventi, tra cui percorsi espositivi, fiere vintage, workshop di settore e installazioni d’arte pubblica, sarà parte integrante del progetto di rigenerazione. L’obiettivo è creare un forte senso di identità e favorire connessioni tra le attività commerciali, gli abitanti del quartiere e i visitatori.

Una trasformazione innovativa

“Una trasformazione che è un format innovativo e che ha già avuto successo in altre città, da Miami a Milano,” afferma Laura Audi, direttore tecnico di Somewhere Tour Operator. “Ripartiamo dalla Torino post-industriale di Barriera per farla scoprire come hub di design, creatività e turismo.”

Collaborazioni strategiche

Somewhere Tour Operator, storico tour operator torinese, ha raccolto la sfida di rilanciare il quartiere Barriera di Milano.

Questa collaborazione strategica darà respiro nazionale e internazionale al quartiere, anche dal punto di vista turistico, attraverso visite guidate ogni sabato.

Il tour guidato del Barriera Design District porterà i visitatori alla scoperta delle location più affascinanti della Torino post-industriale. Dalla ex fabbrica INCET, ora spazio di design e ristorazione, alla Galleria d’arte Gagliardi Domke, rinata dalla vecchia fabbrica in cui lavorò Primo Levi, fino ai Docs Dora, vecchi magazzini industriali trasformati in hub creativi.

Un brindisi alla creatività

Per celebrare il progetto, è stata creata una lattina di birra in edizione limitata, disponibile presso il birrificio e in punti selezionati del distretto. Il design della lattina, realizzato dall’agenzia di comunicazione Blue, racconta in modo visivo l’energia e la vitalità del nuovo distretto.

Un passo importante per la rigenerazione urbana

Questa collaborazione segna un passo importante nel percorso di rigenerazione urbana del quartiere, confermando la volontà di Edit e di Barriera Design District di contribuire attivamente al rafforzamento dell’identità locale e alla creazione di nuove opportunità di crescita collettiva.

Partner:

  • EDIT TORINO
  • SOMEWHERE TOURS & EVENTS
  • VELVET STUDIO
  • BLUE.
  • THE FLAIRY MARKET
  • DIFFUSISSIMA
  • TO RADIO
  • AD HOC
  • LAZZARI MARZANO AVVOCATI

Barriera Design District è pronto a trasformare il quartiere di Barriera di Milano in un faro di creatività e innovazione, unendo tradizione e modernità per un futuro luminoso e prospero.

Cristina Taverniti

Stella Bolaffi Benuzzi: Il Penny Black e altri racconti marinareschi

Sabato 21 settembre alle ore 17,30 nell’Auditorium “ Baldassarre “della Biblioteca Civica “Deaglio “ di Alassio (piazza Airaldi e Durante, 7)

Il prof. Pier Franco Quaglieni, il dr. Roberto Pirino ed il gen. Franco Odello che coordinera’ l’incontro, presenteranno il libro della nota scrittrice torinese Stella Bolaffi Benuzzi “Il Penny Black e altri racconti marinareschi. Storie e ricordi di avventure in barca a vela”, Salomone Belforte Editore, Livorno. Interverrà il vice Sindaco di Alassio Angelo Galtieri. L’autrice, con la sua consueta verve, offre al lettore, anche a quello non esperto di navigazione a vela, una nostalgica traversata di un’epoca, vissuta da lei e dalla sua famiglia, sulla loro prima barca dedicata al “Penny Black”, il primo francobollo emesso al mondo, non a caso vista la professione di filatelico noto in tutto il mondo del padre Alberto Bolaffi comandante di un una divisione alpina durante la Guerra di Liberazione intitolata alla figlia Stella.

Dove sta la felicità? Proviamo a chiederlo a Platone!

Il filosofo e saggista Simone Regazzoni racconterà questa sera, giovedì 19 Settembre, cos’era l’Accademia di Platone all’interno del programma Building Happiness.

Ritorna Building Happiness, il progetto ideato dalla Fondazione per l’Architettura di Torino che indaga sul binomio Architettura & Felicità volto a capire e a creare delle linee guida che permettano di progettare case e città felici. L’evento di questa sera è una lectio o forse una chiacchierata più o meno informale che vedrà Platone come protagonista. A spiegarci cosa era la sua accademia e come possiamo sperimentare gli effetti e la pratica, ci sarà il Professor Simone Regazzoni, filosofo, saggista e docente universitario. L’ho incontrato per parlare di felicità.

 

Buon pomeriggio Professore, partiamo dalla definizione di fisolosia. Che cos’è e cos’è la filosofia di massa, che lei insegna.

Dare una definizione di filosofia dipende da come la viviamo, perché ce ne sono moltissime. Se uno chiede che cos’è la sociologia o che cos’è la critica letteraria, ci sono delle risposte molto precise, sulla filosofia ne abbiamo tante quante sono i filosofi. Io condivido quella che era l’idea della Grecia antica, fondamentalmente di Platone, per cui la filosofia è un’arte della vita, è per me la definizione più bella e completa. Non è un discorso tecnico teorico su una questione specifica che ha un linguaggio tecnico per comunicare questa questione, è un modo di vivere, come intendi la vita e come l’affronti, sia dal punto di vista del pensiero, ma anche dal punto di vista proprio del rapporto tra pensiero e quello che fai quotidianamente e riguarda anche il tuo corpo.

Per la grecia antica, la filosofia è allenamento, al contempo, della mente e del corpo.

Ricorda molto la psicoanalisi, sembra quasi uno strumento terapeutico.

Ecco, è una terapia nel senso che riguarda il modo migliore per affrontare i colpi che arrivano dalla vita. Platone, e ne parleremo proprio domani, decide di aprire la sua scuola, che era la palestra dove si allenava da ragazzo. Lui era un atleta, non lo ricordiamo mai, ma lui era un atleta che ha vinto le Olimpiadi nella lotta e domani al Circolo dei lettori andremo anche a vedere fisicamente come era questo luogo.

 

Però non sveliamo troppo.

 

Allora la questione appunto è del parare i colpi della sorte, cioè essere allenati del corpo e dell’anima, perché è evidente che quando ci capitano delle cadute, dei fallimenti, o dei disamori, non sono questioni che ci colpiscono da un punto di vista puramente intellettuale. Le sentiamo nei sentimenti, quindi le sentiamo nel corpo, nello stomaco.  Platone direbbe che è come un pugno che ci prende allo stomaco, quindi non possiamo affrontarle solo teoricamente. Cercare di lavorare su tutte le parti di noi stessi è un modo per affrontare la vita nella maniera migliore possibile, e in questo senso la filosofia è terapeutica. Ci dà una certa forza, ma non la forza di non cadere, o la forza di non subire i colpi, ma la forza di rialzarsi.  Per Platone, come per altri filosofi antichi, non c’è modo per evitare né il male, né le sciagure, però ecco, la filosofia fa il punto su come come le affronti, e in questo senso allora sì è terapeutica, ma non è mai consolatoria.

Ma esiste la felicità?

La felicità è qualcosa di cui noi facciamo esperienza, ma il punto è che non ce ne accorgiamo.  E questa è la grande questione.  La poniamo sempre come la ricerca, qualcosa a cui agogniamo, e in realtà la felicità è una cosa molto più semplice. Diremmo, nel modo greco, sentire che la vita è un bene e che quel bene ci appartiene. Questa è per me la definizione della felicità, ed è una formula di Aristotele. Il problema è che noi spesso ci dimentichiamo di sentire la vita. Siamo talmente affaccendati a fare duemila cose, a procurarci oggetti, a interrogarci su come raggiungere una condizione migliore, che ci scappa dalle mani il filo della vita.

E si tratta di sentire quell’intensità del vivere, che può capitare anche in un momento di difficoltà. Basta un attimo, un raggio di sole che entra dalla finestra, e illumina un pezzo di pane sul tavolo, in un piatto, e tu esclami: che è bello!  Senti in quel momento qualcosa di positivo, senti la vita. Il punto è fare attenzione a tutto questo. Quando un grande pittore come Cézanne dipinge un oggetto di questo tipo, due persone al tavolo, un uomo con un bicchiere, ci sta dipingendo quello che è la felicità. Di tutto questo te ne accorgi quando la vita sta per finire. Allora, cosa rimpiangi? Non è che rimpiangi qualcosa di particolare, rimpiangi quel sentire lì. Ecco, per me la felicità è in quella misura del sentire e dell’essere consapevoli.

 

Building Happiness indaga su cosa rende felice una città. Se lei dovesse dirmi 3 elementi che contribuirebbero alla definizione di una città felice, quali sarebbero?

Anzitutto il verde. Viviamo in città sempre più fatte di ferro e pietra,  che tendono a espungere la vita vegetale. La città è uno spazio che lascia fuori, tra virgolette, la natura per essere uno spazio culturale. eppure sappiamo oggi quanto sia essenziale, per esempio, per le temperature, per la qualità dell’aria, ma anche per il nostro benessere psichico, vedere del verde, vedere dell’erba, vedere delle piante. Quindi per me le città del futuro devono avere questa centralità della vita vegetale. In secondo luogo, a partire da Aristotele, la polis è lo spazio dei viventi. Abbiamo visto durante il Covid, quando noi ci siamo ritirati nelle case, che altri viventi si riprendevano lo spazio della città. Abbiamo incontrato cervi, daini che si aggiravano per le città.

I delfini a Venezia…

Esatto. Questo ci dice quanto la nostra modalità di vivere sia respingente per gli altri viventi. Noi vogliamo una città ospitale anche agli altri viventi, il che renderebbe il luogo in cui viviamo più ricco. È una terapia di coesistenza, avere altri viventi più vicini. Quando qualcuno sente il bisogno di allontanarsi dalla città e andare in altri posti è perché sente questo bisogno di vicinanza con altri viventi. Sappiamo quanto ci fa bene la vicinanza con gli animali, non per niente esiste la pet therapy.

 

Il terzo elemento riguarda la mobilità. L’auto è uno degli oggetti più arcaici che abbiamo, un oggetto narcisistico di potenziamento dell’io. Girare in auto  in città è qualcosa di insensato, ci si infila nel traffico, ci si arrabbia con se stessi e con gli altri. Le auto nelle città sono uno strumento non funzionante, e da un punto di vista psichico un danno enorme perché diamo il peggio di noi. Bisogna ripensare a una nuova mobilità, come si sta ormai facendo in moltissime città in Italia. Diciamolo in modo un po’ brutale: vorrei una città senza auto, che oggi ci sembra qualcosa di impensabile, ma questo ci dice quanto è limitata la nostra capacità di desiderare. Se devo pensare veramente, allora penso in grande, e una città senza auto è l’ultimo tassello di una città veramente più ospitale, nonché un desiderio di felicità.

Parliamo di gentrification. Il fenomeno Air BB sembra essere a un punto di rottura. Quest’estate abbiamo assistito alle proteste degli abitanti di Barcellona che patiscono il turismo di massa, la mancanza di appartamenti per affitti a lungo termine e lo svuotamento dei centri abitati per lasciare spazio a un grande hotel. Come se ne esce?

In realtà questi processi non li possiamo governare. Air B&B non sparirà ma dobbiamo ripensare il rapporto con gli spazi e con il tempo. Questa modalità è quella di andare in un posto con la mentalità del villaggio turistico, le città diventano un villaggio turistico. Prima le due cose erano separate. Avevamo la vacanza da villaggio turistico e avevamo invece degli spazi nelle città per poterle frequentare. Oggi le due cose si stanno sovrapponendo. Quando è che finirà tutto questo? Il rischio è che non c’è più il luogo che desideriamo vedere. Questa trasformazione implica un effetto distruttivo sull’economia di una città che si trasforma in uno spazio vuoto.

 

Questi processi in realtà poi troveranno il loro limite nella loro autosussistenza. Il problema è che i processi possono arrivare da soli al loro punto di esaurimento o forse ce ne possiamo accorgere culturalmente. Culturalmente dovremmo fare un lavoro davvero a monte su che cos’è il turismo, su cosa significa andare in un posto, che cosa vogliamo davvero vedere e che cosa vogliamo essere. Il problema secondo me del nostro tempo è che ci stiamo veramente impoverendo dal punto di vista del linguaggio, della cultura, della capacità di immaginare. Quindi procediamo con piccoli schemi che applichiamo. Nelle città che diventano un grande villaggio turistico  si procede senza visione, senza immaginario, senza respiro culturale. A Barcellona questo processo ha raggiunto il suo limite, infatti la gente ha iniziato a ribellarsi. E forse, invece di al punto di rottura, riflettiamo su come possiamo intervenire.

A Milano invece il caro affetti sta piegando chiunque abbia bisogno di recarsi in città per studio o lavoro. Cosa succede e come si risolve questa situazione?

Io Milano la frequento poco, l’ho frequentata quando insegnavo, e non la amo moltissimo. Nella mia città, vivo nella periferia verde, e cerco spazi di questo tipo. Da una città come Milano bisogna fuggire, non c’è altro da fare, perché il rischio è quello di ritrovarsi in una città nevrotica, con tutte le malattie dell’animo contemporaneo, e da quello spazio lì non si può che fuggire per non subirne gli effetti negativi. Se parli con  amici milanesi, parlano male di Milano, e la colpa è del modo di vivere, nel senso proprio di abitudini, del modo di fare, del rapporto tra lavoro e tempo libero. C’è una politica culturale che andrebbe totalmente cambiata, altrimenti l’unica soluzione è la fuga, l’abbandono di quella città oppure arriviamo ai processi che incontrano il loro limite, dove la gente va via così come è andata via dalle grandi città in un certo momento negli Stati Uniti.  Quell’idea di città che è stata creata tantissimi anni fa viene dal Medio Oriente e arriva fino a noi, ma oggi incontra davvero il suo limite, ci sarebbe anche da domandarsi, abbiamo ancora bisogno della città? Il modello di città che conosciamo è superato poiché oggi abbiamo le città che soffocano, città ormai invivibili.

Torino corre lo stesso rischio di Barcellona e Milano?

Non so, è come se ci fosse qualcosa di arcaico in Torino, un’eleganza arcaica, che non si lascia afferrare e sedurre. Milano e i milanesi per primi si sono lasciati sedurre da questa modalità e adesso ne subiscono le conseguenze. In Torino c’è come un fuoco di diffidenza che sento ancora verso questa modalità, come del resto Genova. Genova è una città che conserva il suo spirito arcaico, di contaminazione, quindi il problema non lo sento minimamente.

 

Lei mi sta dando una nuova chiave di lettura di Torino. Io ho sempre patito l’essere sempre un passo dietro Milano, quasi, mi passi il termine, più provinciale o “bogia nen” come diciamo da queste parti. Ma forse questo restare un passo indietro è la strategia giusta per mantenere la propria autenticità?

 

Questo è il mio gusto. Mi piace essere un po’ in contrattempo sui tempi, Nietzsche diceva che un certo anacronismo sui tempi ci dà una prospettiva, una capacità di pensare, di fermarsi un attimo. Qui non mi piace essere proprio contemporaneo, perfettamente contemporaneo, perfettamente al passo coi tempi. Un passo indietro non sto malissimo, quindi Torino, Genova io le apprezzo ancora moltissimo.

Questa sera lei parlerà di Accademia, raccontando quella che era l’Accademia per Platone: palestra per allenare mente e corpo. Esiste un luogo cosi e, se si, dove? Senza svelare troppo.

 

Io collaboro con la scuola Holden, faccio spesso corsi da loro, e ho collaborato con il Circolo dei Lettori, e sia Holden sia il Circolo dei Lettori, che ringrazio, hanno promosso qualcosa che rievoca proprio quello spirito e quella materialità dell’accademia. Siamo abituati a pensare agli spazi del sapere come una classe con sedie su cui ti siedi, col docente davanti. Per Platone e per il greco non era così. Vi erano spazi dove ci si muoveva, ci si allenava fisicamente, si dialogava, e le cose erano in continuum, proprio perché sapevano già quello che le neuroscienze ci dicono oggi: la postura è un modo di pensare, cambiare postura è un nuovo modo di pensare. Al Circolo dei lettori di Torino abbiamo fatto una serie frequentatissima di lezioni all’aperto al Parco del Valentino, facendo insieme allenamento e filosofia.

 

Alla Holden ho fatto molte lezioni dove sono stati eliminati banchi e sedie, dove eravamo scalzi in aula e si facevano una serie di movimenti o di esercizi e al contempo si lavorava sulla scrittura e sulla lettura. Questo all’inizio può sembrare un po’ disturbante, in realtà è sempre un modo di interrogare gli spazi della nostra città.  

 

Dove è scritto che un’accademia, una scuola, un’università debbano essere strutturate solo in un certo modo? Quello è un modello che ci viene dal mondo ecclesiastico, dove ci sono i banchi dei fedeli e il prete ex cathedra che fa la predica. Certo ci può essere anche quello, ma si può anche fare lezioni senza fare la predica e usando il corpo e tutte le sue potenzialità. Questo significa mettere in moto altre forze per scrivere, per pensare, per elaborare concetti. Stasera parleremo del rapporto tra spazi architettonici e innovazione nel pensiero.


Lori Barozzino

 

Per tutte le info sul progetto BUILDING HAPPINESS

Building Happiness – Fondazione per l’architettura / Torino (fondazioneperlarchitettura.it)

 

Evento di questa sera: Giovedì 19 settembre, ore 18.30

Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino. 

Prenotazione consigliata all’email info@circololettori.it

 

Ovadia, Cruciani e Venezi a “GiovaniAdulti”, il festival delle periferie torinesi

Torna con la seconda edizione ” GiovaniAdulti“, il festival dedicato alle periferie torinesi che dal 25 al 27 settembre, porterà in città oltre quaranta laboratori artistici, formativi e sportivi, incontri con scrittori, giornalisti, volti televisivi, conduttori radiofonici, musicisti, reporter, autori tv, intellettuali e realtà del volontariato.
Dopo il successo dello scorso anno, con 12 istituti scolastici oltre 2500 ragazzi coinvolti, il progetto realizzato dall’associazione Fiori di Ciliegio APS, con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, ha scelto per questa edizione il titolo ” Il Corpo del Mondo“.
Il ruolo di Direttore Artistico è stato confermato al giornalista Francesco Borgonovo, che sarà anche protagonista degli incontri dialogando con Beatrice Venezi, Giuseppe Cruciani, Maurizio Belpietro, Moni Ovadia, Dino Giarrusso, Giulio Cavalli.
“Quest’anno, il programma si concentra sul tema del corpo – spiega Francesco Borgonovo -. Sui corpi si dà battaglia, dei corpi si discute nei talk show e sui giornali, sui corpi si misurano le grandi sfide della politica che non a caso diviene biopolitica. Giusto confrontarsi allora con ragazze e ragazzi che il corpo iniziano a viverlo e a scoprirlo, a muoverlo e a educarlo. Con loro affronteremo un allenamento valido per il corpo e per la mente, cercando di trovare – in un mondo che si smaterializza nell’artificialità delle reti e delle piattaforme – uno spazio per la carne, il sangue e ovviamente l’anima”.
“Arte, letteratura, pensiero, attività sportiva all’aperto a riempire il vuoto di quartieri altrimenti abbandonati allo spaccio di droga o al degrado dell’abusivismo – dichiara l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone -. Dove si allestisce un confronto pubblico su temi di attualità come le guerre in corso, oppure un ring per insegnare arti marziali, non nascerà una piazza di spaccio e a Torino, nessuno più di “Giovani Adulti”, porta nomi straordinari del giornalismo, della musica e dello spettacolo a contatto diretto con i giovani delle periferie”.
La periferia scelta quest’anno
Per sua seconda edizione GiovaniAdulti, dopo aver toccato nel 2023 Barriera di Milano, Parco Dora e Parco Colonnetti, si concentrerà nel cuore Torino sud, presso Cascina Giajone, lo storico edificio nel cuore di Mirafiori Nord. Uno spazio, aperto alla cittadinanza, che ospiterà durante i tre giorni del festival, incontri culturali ma anche aree musica e street food.
Le attività
GiovaniAdulti sarà un festival gratuito, aperto al pubblico e alle scuole, capace di proporre una ricca varietà di attività dalle ore 9:00 alle ore 22:00. Il programma comprende laboratori di illustrazione, podcast, Dj, fumetto, attività sportive come scherma medievale, autodifesa, kung fu e danza. Tra i protagonisti dell’evento vi saranno anche OPES Italia, l’Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI e la Consulta delle Persone in Difficoltà (CPD), che offrirà un contributo fondamentale con la sua “Cittadella delle disabilità”. Attraverso i laboratori “Space Ability”, “Memory”, “(Non) senti chi parla” e percorsi esperienziali, i partecipanti potranno esplorare temi legati all’inclusività. Durante il festival saranno inoltre presenti un’area dedicata ai libri, una zona street food e un DJ set.
Gli incontri
Nei tre giorni del festival, si alterneranno sul palco scrittori, giornalisti, comici, volti televisivi, conduttori radiofonici, musicisti, filosofi, reporter, autori televisivi e intellettuali.
Mercoledì 25 settembre, il Presidente dell’Associazione Nazionale Incursori dell’Esercito, Renato Daretti, noto per la sua partecipazione al docu-reality RAI “La Caserma”, aprirà gli incontri con “La guerra spiegata ai ragazzi.” A seguire “Maschi contro femmine” con Massimiliano Pappalardo, “Scuola di cavalleria”, e “Anima e corpo” con Don Ambrogio Mazzai, sacerdote e influencer molto seguito sui social, con oltre 370mila follower su TikTok. La giornata si concluderà con “Il corpo della Nazione”, con Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, e Francesco Giubilei, editore e opinionista.
Giovedì 26 settembre, Nicolas Marzolino, responsabile per il Piemonte e Consigliere Nazionale dell’Associazione Vittime Civili di Guerrae il reporter di guerra Daniele Dell’Orco porteranno sul palco l’incontro “La guerra spiegata ai ragazzi”. A seguire, “Maschi contro femmine”, “Scuola di cavalleria” e “Il corpo della Santa”, con Ippolita Baldini, attrice e comica di Zelig, che offrirà una vivace interpretazione della vita di Santa Chiara. La giornata terminerà con Dino Giarrusso, ex Iena e politico italiano, affiancato da Fabio Dragoni e Giulio Cavalli nell’incontro “Il corpo della Nazione”
Venerdì 27 settembre, il reporter di guerra Gian Micalessin racconterà “La guerra spiegata ai ragazzi”, a seguire “Maschi contro femmine”, “Scuola di cavalleria” e l’atteso ritorno di Moni Ovadia con “Il corpo del golem”.
Il festival si concluderà con due momenti imperdibili: “Il corpo della musica”, con Beatrice Venezi, direttore d’orchestra tra i più influenti della sua generazione, e “Il corpo della lingua”, con il conduttore radiofonico de “La Zanzara” Giuseppe Cruciani.
Con la partecipazione di: Regione Piemonte, Circoscrizione 2 di Torino, La Consulta delle Persone in Difficoltà – CPD, OPES Italia e Libreria Internazionale Luxemburg.