ilTorinese

Colpi in strada a Barriera. Montaruli (FDI): Situazione insostenibile

“Le immagini di un ragazzo che spara in aria mentre è in strada sono sconvolgenti e sintomo di una situazione non più sostenibile, a cui vanno trovate soluzioni non più rinviabili.
Questo episodio si aggiunge ad una quotidianità fatta di capannelli, gang e organizzazioni dedite allo spaccio. Chiediamo che il Comitato provinciale per la sicurezza attui misure straordinarie per la zona nord di Torino. Al tempo stesso chiedo al Governo di considerare Barriera tra le aree periferiche da inserire nell’elenco delle zone a. dove applicare il modello Caivano” lo dichiara la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli.

Corso Giulio Cesare / Via Lodi: Festa con fuochi d’artificio e spari, residenti esasperati

ALESSI (CAPOGRUPPO FDI CIRCOSCRIZIONE 7): INACCETTABILE

Ieri sera dalle 19,30 alle 21 circa una festa in un locale di Corso Giulio Cesare all’altezza di Via Lodi è proseguita anche all’esterno con tanto di fuochi d’artificio e spari. I cittadini spaventati hanno chiamato le FdO e sono intervenuti i carabinieri. Al loro arrivo la situazione si è placata un po’ per ricominciare peggio di prima al ritiro delle volanti.
I residenti sono stufi di situazioni del genere sempre lungo pochi metri del Corso Giulio Cesare, ricordo che pochi mesi fa vi è stato un omicidio a pochi metri di distanza
Come si sente e si vede dai filmati ci sono ragazzi che sparano colpi da una pistola, è vera? È finta? Non si sa ma comunque terrorizzano la gente, si sentono anche rumori di vetri rotti, e le macchine faticano transitare.
Tutto ciò è INACCETTABILE, i cittadini non possono continuare segnalare queste situazioni e mai vedere un cambiamento.
Con i miei colleghi di partito Giovannini e Caria a giugno avevamo scritto una lettera al nuovo Assessore comunale con deleghe alla Sicurezza Porcedda che iniziava così:
<< Iniziamo questa lettera con un augurio di benvenuto e di buon lavoro nel Suo ruolo di Assessore alla Legalità e Sicurezza della Città di Torino. Nella speranza che il Suo operato possa essere il più discontinuo possibile da chi l’ha preceduta, visto che le criticità sono sempre presenti. A Torino, in alcuni tratti della Circoscrizione 7 vi è insicurezza e non la percezione di quest’ultima. Ci sono intere aree della città, alcune vie, giardini ed edifici, che sono oramai fuori controllo e la gente è esasperata.>>
Speriamo sempre che la Città prenda provvedimenti a 360° su ciò che capita in alcuni luoghi del Quartiere Aurora ma nulla cambia, solo tante promesse, tante parole ma fatti nessuno.

PATRIZIA ALESSI

Monza – Juventus 1-2

I bianconeri vincono 2-1 a Monza nel posticipo  di Serie A,  nella città lombarda, valido per la 17a giornata del massimo campionato.

Le reti tutte nel primo tempo: Juve in vantaggio con  McKennie al 14esimo,  per il Monza pareggio di Birindelli al 22esimo, infine la Juve  segna al 39.o con Nico Gonzalez.

Ora i bianconeri sono al sesto posto in classifica  a 31 punti. Il Monza è fermo all’ultimo posto a 10 punti.

L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Jean-Baptiste Andrea “Vegliare su di lei” -La nave di Teseo- euro 22,00

Jean-Baptiste Andrea è sceneggiatore e scrittore; al suo esordio nel 2017 con “Mia regina” era stato subito evidente il grande talento narrativo. La riconferma è arrivata con quest’ultimo romanzo che gli è valso il Premio Goncourt in Francia; tradotto in più di 20 paesi, 700.000 lettori conquistati al primo colpo, mentre il cinema lo sta opzionando. Chapeau.

Questa è la storia di un amore impossibile fin dall’inizio, che risorge e muore continuamente nella Liguria di inizi Novecento, tra un ragazzino nato povero e quasi nano e la giovane rampolla di una nobile famiglia. Mimo e Viola sono come due calamite che si attraggono e respingono; o come lei preferisce definire il loro legame «Siamo una sinfonia. E anche la musica ha bisogno di silenzi».

Quasi 500 pagine che sono anche uno spaccato della prima metà del 900 tra le due guerre mondiali. E i protagonisti del romanzo non lasciano certo indifferente il lettore. Michelangelo (detto Mimo) è poverissimo, ha una rara forma di nanismo, ma il gigantesco sogno di diventare scultore. Viola è una ragazza ricchissima e particolare: sensibile, ribelle, coraggiosa e, soprattutto, refrattaria alle regole e alle imposizioni dell’epoca.

Il romanzo racconta la carriera di Mimo e il suo legame indissolubile con la stravagante Viola che ruba i libri per poterli leggere, fa amicizia con un’orsa, si lancia dal tetto di casa e miracolosamente sopravvive. Finisce per accoltellare l’odioso e manesco marito……e non finisce qui….

 

 

Alison Espach “La magia dei momenti no” –Bollati Boringhieri- euro 19,00

Al centro di questo intrigante romanzo della giovane scrittrice americana Alison Espach c’è un malinteso iniziale che innesca la trama. Protagonista è Phoebe Stone, fresca di dolorosa separazione dal marito, morale a pezzi, vita distrutta e zero prospettive. Questo è il suo stato d’animo.

Phoebe si veste di tutto punto, arriva in un lussuoso albergo di Newport, nel Rhode Island, e si prepara a farla finita con la sua vita spezzata. Intanto, nell’hotel fervono i preparativi per il matrimonio tra la ricca e viziata ereditiera Lila e il magnifico Gary, uomo che tutte vorrebbero impalmare.

Phoebe medita di suicidarsi proprio in quell’albergo perché è lì che con il marito Matt avevano progettato una romantica serata ad ostriche e champagne. Questo, prima che il mondo le crollasse addosso e lui la lasciasse perché innamoratosi di un’altra donna.

Per un malinteso, tutti pensano che Phoebe sia tra gli invitati al matrimonio; è così che lei, suo malgrado, finisce nell’ingranaggio dei festeggiamenti. Lia le proibisce di morire per non funestare la sua festa, poi la sceglie come confidente dei suoi dubbi e la elegge damigella d’onore.

Da questo fraintendimento nascono gag umoristiche, si disintegrano maschere e bugie, e si scopre la storia dolorosa di Phoebe. I suoi fallimentari tentativi di diventare madre, la disfatta subita quando il marito la lascia per convivere con Mia e il figlioletto di lei. Il destino sembra farsi sonore beffe di Phoebe…..e la vicenda finisce per incidere anche sulle decisioni di Lia.

 

 

Aslak Nore “Il cimitero del mare” Marsilio- euro 21,00

La storia si ispira a una vicenda realmente accaduta nel 1940, rivisitata e romanzata dallo scrittore norvegese Aslak Nore che intreccia geopolitica e la storia di una famosa dinastia di armatori. Sono i Falk, divisi tra due rami della stirpe e in rotta di collisione fra loro.

I dissidi si inaspriscono alla morte della matriarca. L’enigmatica Vera Lind, (famosa scrittrice di successo, che improvvisamente aveva smesso di scrivere) si getta da una scogliera e va incontro alla morte. Dopo la sua dipartita restano due grandi enigmi irrisolti: non si trova il suo testamento, e neppure un vecchio manoscritto al quale lei aveva lavorato senza mai pubblicarlo.

In compenso, Vera ha lasciato una lettera alla nipote Sasha, nella quale le lancia un’amletica sfida.

Deve scegliere tra la fedeltà al motto dei Falck “Familia ante omnia” (La famiglia prima di tutto); oppure scoprire la verità racchiusa nel manoscritto-biografia degli affari del clan, nel quale Vera ha scritto il resoconto di una tragedia.

Il naufragio -durante la Seconda Guerra Mondiale- in cui era morto suo marito, e più di altre 300 persone; tra civili norvegesi e soldati tedeschi (all’epoca la Norvegia era stata occupata dal Terzo Reich).

Vera era miracolosamente sopravvissuta e tratta in salvo insieme al neonato Olav, che sarebbe poi diventato il capo indiscusso e “padre-padrone” della dinastia Falck. Pagine che nessuno ha mai potuto leggere, ma che farebbero crollare il potere degli armatori dai mille interessi ramificati un po’ ovunque, e non sempre limpidi.

Sasha ovviamente coglie la sfida e si mette alla ricerca di entrambi gli scritti, aiutata dal giornalista John Berg, affascinante ma con qualche segreto nascosto.

Trama ambiziosa e romanzo coinvolgente, grazie alla bravura e all’esperienza di Aslak Nore che è stato giornalista in prima linea sui fronti di guerra più caldi, Medio Oriente in primis. Ma anche abilissimo nell’approfondire la psicologia dei suoi personaggi.

 

 

Diane Keaton “Fashion First” -Rizzoli New York- US $ 55,00

Quello di Diane Keaton è decisamente uno stile unico, che l’ha contraddistinta fin dai primi film, in cui spiccava per personalità e per quello che indossava in modo sublime.

Ora la grande attrice americana racconta i suoi outfit in questo libro-diario fotografico ricco di immagini. Pagina dopo pagina Diane Keaton sciorina in modo divertente il suo stile, e lo fa pubblicando molte foto personali tirate fuori da qualche scatola di latta.

Negli scatti in bianco e nero del fotografo-guru dell’epoca, Michael Comte, emerge il glamour fuori dagli schemi dell’attrice negli anni Novanta.

Il ricco volume è una carrellata di immagini dell’intera vita della Keaton; a partire da lei bambina che gioca in una tinozza. Poi la sua carriera dai primi film di Woody Allen in cui indossava magistralmente pantaloni maschili oversize; in modo ironico, scanzonato, personalissimo.

Via via fino ad oggi, in cui ammanta i suoi anni con gonne e pantaloni sempre fermati da cinturoni a vita altissima, e calza cappelli uno più estroso dell’altro. Non vi resta che sfogliarlo e divertirvi con questa intramontabile icona piena di personalità e fascino.

Enrico Vergoni: “Non è un selfie”. Nella storia di G. la nostra vita tra amore, illusioni e felicità

Informazione promozionale

L’autore: “Abbiamo tutti bisogno di una storia in cui calarci, di parole che ci facciano pensare e sorridere, piangere e stringere i pugni. G. è il nome del protagonista che racconta dando del tu al lettore la sua vita, ma lo fa in una maniera diversa: è come un conduttore radiofonico che parla al microfono identificandosi con chi lo ascolta. È un dialogo, il sentirsi parte della stessa comunità”

 

L’INTERVISTA 

Per iniziare, c’è qualcosa del tuo carattere, della tua vita o dei tuoi ideali che ti piacerebbe condividere con noi?

Sono cresciuto nel volontariato; ho iniziato a 14 anni ad occuparmi degli altri tramite l’oratorio della parrocchia. Poi negli anni ho sempre seguito i più giovani cercando di imparare da loro e crescere insieme. Credo nell’amicizia e nello spendere la vita per qualcosa che non sia solo proprio arricchimento: per questo scrivo e per questo ogni anno incontro tanti ragazzi nelle scuole italiane che mi invitano a portare la mia testimonianza.

Come è nata l’idea del libro? Quanto tempo è passato dall’idea del libro alla pubblicazione?

Erano anni che mi chiedevano un libro di narrativa: avevo sempre rifiutato ritenendo le poesie una meravigliosa coperta che mi copriva! Poi piano piano ho accettato la sfida grazie a Robin edizioni Torino e, sognando una storia d’amore attraverso il tempo e lo spazio, ho iniziato a riempire un block-notes di parole, disegni e dialoghi. Nel giro di tre mesi il libro era pronto. Ho voluto raccontare la vita di G. che è la vita di tutti noi: amore, sesso, amicizie, tradimenti, attimi di illusioni e di felicità. G. è la maschera perfetta in cui ognuno di noi può riconoscere un pezzo della propria vita. Mi stanno arrivando molti messaggi sui miei social di persone che mi raccontano che si sono specchiati nel protagonista e questo mi fa felice: un libro è come l’acqua, prende la forma del contenitore ovvero di chi ci legge.

Come presenteresti in poche parole il tuo romanzo?

Inviterei a leggerlo perché abbiamo tutti bisogno di una storia in cui calarci, di parole che ci facciano pensare e sorridere, piangere e stringere i pugni. G. è il nome del protagonista che racconta dando del tu al lettore la sua vita, ma lo fa in una maniera diversa: è come un conduttore radiofonico che parla al microfono identificandosi con chi lo ascolta. È un dialogo, il sentirsi parte della stessa comunità! Non ci sono messaggi tra le righe se non quello di rendere la propria vita degna di essere combattuta. Come dice il protagonista nella prima pagina “Cosa sai di te stesso se non ti sei mai battuto?” Ognuno si faccia la domanda e si dia l’opportuna risposta.

 Ci sono consigli che vorresti dare a giovani scrittori?

– Abbiate qualcosa da perdere, rischiate e sporcatevi d’inchiostro. Scrivete per voi stessi e non per pubblicare o per avere due follower in più su Insta. Fatevi raggiungere dalla bellezza della parola, permettete al bambino o la bambina che è in voi di venire alla luce attraverso la Parola.

Viviamo in un’epoca in cui parlare e mentire sono sempre più sinonimi, quindi abbiamo bisogno di voi!

Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita e nel tuo stile di scrittura?

Amo i classici e la lingua latina nella quale mi diverto a comporre poesie. Sono sempre stato colpito ed ispirato dalla poetica di Cesare Pavese e dalla grande letteratura del dopo guerra italiano. Nelle scuole leggo le poesie di Pasolini e Sandro Penna ma anche Mario Luzi con cui mi accomuna l’inquietudine e la ricerca di un senso oltre la banalità del quotidiano.

 

Link pagina Facebook:

https://www.facebook.com/enricovergoniscrittore

Link Amazon:

https://www.amazon.it/Non-selfie-Enrico-Vergoni/dp/B0CQ3ND52Y

 

 

“Atei a scuola o a lavorare il giorno di Natale”

Caro direttore,

alla faccia di chi parla della crisi di partecipazione religiosa, a S. Benedetto a S. Mauro la Chiesa e’ strapiena e la gente arriva quindici minuti prima, tanto si sta bene.
Qui c’è un Parroco con il Fuoco dentro, che non fa sconti. Don Stefano che ha lasciato bei ricordi a Chieri, Orbassano e alla Pace,  dopo aver ricordato il grande messaggio di Speranza del Natale ci spiega  che il Signore viene a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, e conclude dicendo che gli atei a Natale potrebbero anche andare a Scuola o a lavorare.  Una Santa Messa che Ti lascia dentro messaggi forti e belli.
Buon Natale

Mino G.

Al MAO l’antico Giappone dei “venditori di fiori” raccontato da Linda Fregni Nagler

“Hanauri”

Fino al 4 maggio 2025

In una suggestiva atmosfera d’altri mondi e remote culture, si inserisce il nuovo progetto espositivo “Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori” realizzato – all’interno del programma di riallestimento della “Galleria Giapponese” delle  collezioni permanenti – dal “MAO” di Torino e dedicato alla creatività, in ambito fotografico, dell’artista svedese (residente a Milano) Linda Fregni Nagler, già ospite del “Museo” di via San Domenico, nello scorso novembre con la performance “Things that Death Cannot Destroy”. L’evento espositivo, aperto al pubblico fino a domenica 4 maggio 2025, prende spunto e curioso stimolo dal meticoloso approccio di selezione, rielaborazione e riattivazione, da parte della Fregni Nagler (oggi docente di “Fotografia” all’“Accademia Carrara” di Bergamo e presso l’Università “IULM” di Milano) di fotografie giapponesi della cosiddetta “Scuola di Yokohama Shashin”, datata al “periodo Meiji” (1868 – 1912) e consistente in “fotografie all’albumina” colorate a mano da artisti locali, influenzati da fotografi occidentali approdati in quegli anni in Giappone come Felice Beato (fotografo italiano naturalizzato britannico, fra i primi a lavorare in Asia orientale), il barone austriaco Raimund von Stillfried e il vicentino Adolfo Farsari che espatriò in Giappone nel 1873. Le fotografie originali, raccolte nell’arco di vent’anni dall’artista e proposte in mostra al “MAO” per la prima volta, sono affiancate alle opere personali di Linda Fregni Nagler, che ha “rifotografato” le albumine originali, stampandole in “camera oscura” e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca, dotando le “nuove” immagini di “nuovi” significati e proponendo al pubblico un “nuovo” preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.

Il soggetto indagato, per l’occasione, al “MAO” è quello degli “Hanauri” o “Venditori di fiori”, una categoria molto apprezzata di ambulanti (“bōtefuri”) nel Giappone dei “periodi Edo (o Tokugawa)”, 1603-1868, e “Meiji”.

In mostra troviamo esposte 26 “albumine” di metà Ottocento, appartenenti alla collezione Fregni Nagler, unitamente a sei grandi “stampe ai sali d’argento”, colorate a mano dall’artista e a 4 “positivi su vetro” visibili attraverso due “visori”.

Accanto a queste opere sono collocate tre xilografie che declinano l’iconografia dei “venditori di fiori”: la rappresentazione dei mesi primaverili – l’illustrazione del mese di aprile di Utagawa Kunisada, proveniente dal “Museo Orientale” di Venezia – “All’ingresso del tempio di Kanda” di Koikawa Harumachi dal “Museo Orientale E. Chissone” di Genova e “Toyokuni III” sempre di Utagawa Kunisada, dalla serie “Sei venditori nelle sere d’estate”, da una collezione privata.

Al centro sempre il “tema floreale”, particolarmente caro ad un Paese che ha saputo inventare con l’arte dell’“Ikebana” (VI secolo d. C.) un “atto di mindfulness” capace di trasformare la disposizione dei fiori “in un’autentica esperienza di introspezione e ricerca” artistica e spirituale. E tema che in rassegna al nostro “MAO” trova anche un’ulteriore declinazione nei preziosi tessuti “kesa” (ocra o arancione, tipici della veste dei monaci buddhisti), risalenti al “periodo Edo”, e nei “kimono” che arricchiscono l’esposizione, uno proveniente da “Palazzo Madama” e due esemplari dal “MAO” di Venezia, oltre a tre “lacche” (oggetti d’arredamento) pregiate e tre “kakemono” (dipinti o calligrafie a rotolo) firmati Yanagisawa KienKawamura Bunpō e Tomioka Tessai (dei periodi “Edo” e “Meiji”) in prestito da una collezione privata.

“Il ‘riallestimento della galleria giapponese’ – sottolineano i responsabili – è inserito nel programma espositivo del ‘MAO’ che, attraverso prestiti provenienti da collezioni di arte asiatica – pubbliche e private, nazionali e internazionali – intende stimolare nuove riflessioni e narrazioni intorno al patrimonio del Museo; ‘Hanauri’ è anche parte del progetto ‘#MAOtempopresente’, che utilizza l’arte contemporanea come mezzo di interpretazione e valorizzazione delle collezioni attraverso l’inserimento di opere contemporanee e produzioni site-specific realizzate all’interno del programma di residenze attivo dal 2022”.

In parallelo al progetto espositivo nelle gallerie, le “tre armature giapponesi” della collezione, datate tra la fine del XVII e la prima metà del XIX secolo, sono state riallestite nella cornice di “Salone Mazzonis”, dove saranno oggetto di un “restauro conservativo” aperto al pubblico a partire dal prossimo gennaio.

Gianni Milani

“Hanauri”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 4 maggio

Orari: da mart. a dom. 10/18; lunedì chiuso

 

Nelle foto: Linda Fregni Nagler “Flower Gardner” e Flower  Seller”, hand colored gelatin silver print, 2018; Particolare allestimento (Ph. Edoardo Piva); Koikawa Harumachi “All’ingresso del tempio di Kanda”, xilografia policroma, XIX secolo

Usic chiede aiuto per il collega colpito da una rara patologia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Cari colleghi,
La Segreteria Regionale USIC Piemonte e Valle d’Aosta, da sempre attenta alle tematiche sociali e solidali, desidera esprimere il proprio sostegno alla famiglia del Vice Brigadiere Roberto Zuccaro, in servizio presso il Comando Stazione Carabinieri di Beinasco.
Roberto qualche giorno fa è stato colpito da un’improvvisa ischemia midollare, una patologia rara e debilitante che richiede lunghi percorsi di riabilitazione e un supporto continuo.
Per questo motivo, vi invitiamo a partecipare a una raccolta fondi, con l’obiettivo di supportare la famiglia del nostro caro collega in questo difficile momento.
Le donazioni potranno essere effettuate – senza intermediari – tramite bonifico bancario direttamente sul conto della famiglia, garantendo così un aiuto immediato e diretto.

IBAN: IT35W 07601 01000 001073348656
Intestato a: Caligiuri Annamaria (moglie)
Causale: Roberto non sei solo!!!

Vi invitiamo ad aprire il vostro cuore per donare un piccolo contributo che potrà fare la differenza per il nostro caro collega, così dimostrando il nostro spirito di solidarietà e vicinanza.
Grazie per la vostra generosità.

Torino, 21 dicembre 2024.

La Segreteria Regionale USIC Piemonte e Valle D’Aosta

Il Segretario Generale
Dr. Leonardo SILVESTRI

A un’ora da Torino: Savona, dai Papi alle crociere

Città dei crocieristi, delle torri e dei Papi, Savona è una bella città, facile da visitare per chi ha poco tempo. Il piccolo centro storico si gira agevolmente a piedi tra vicoli stretti, palazzi colorati e lunghe vie centrali come via Paleocapa. Per raggiungere tutte le altre località del Ponente è quasi d’obbligo passare da Savona ma spesso la città viene considerata solo un luogo di passaggio, sovente ignorata e trascurata. È uno sbaglio, andrebbe visitata e goduta anche Savona. Viene chiamata la Città dei Papi perché nei dintorni di Savona nacquero ben due Papi, Sisto IV, Francesco della Rovere (1414-1484), il pontefice che commissionò la Cappella Sistina di Roma e Giulio II, Giuliano della Rovere (1443-1513). Una piccola cappella Sistina c’è anche a Savona, accanto alla cattedrale dell’Assunta, fatta edificare proprio da Sisto IV come cappella funeraria per i suoi genitori. Non è certo paragonabile alla cappella omonima romana ma è comunque un’attrazione da non perdere. Si può visitarla sabato 10-12,30 e 16,00-18,00 e domenica 10-12 e 16-18, le visite pomeridiane sono sospese a luglio e agosto. Il Duomo, realizzato nel Seicento accanto alla cappella, si può vedere quando non sono in corso le funzioni religiose per ammirare gli affreschi di scuola genovese e savonese, l’organo voluto da Papa Sisto IV e gli appartamenti papali dove un altro Papa, Pio VII, fu rinchiuso come prigioniero di Napoleone ai primi dell’Ottocento. Ma il simbolo più importante della città è però la Torre del Brandale al porto, a Campanassa per i savonesi, la torre più importante tra le diverse torri della città. Innalzata nel Trecento, la campana suona quando in città succede qualcosa di importante. Ma accanto alla torre si anima un intero centro storico che merita una visita. A pochi metri svettano le torri, più basse, Guarnero e Corsi, e poco più in là, all’ingresso di via Paleocapa, fa bella mostra di sé la Torre Leon Pancaldo che, eretta alla fine del Trecento, faceva parte della cinta muraria. A picco sul mare c’è l’imponente e straordinaria fortezza del Priamàr, eretta dai genovesi nel Cinquecento per proteggere la città dagli attacchi dal mare. Il porto fu interrato e sul colle del Priamàr venne costruita la piazzaforte dopo aver abbattuto l’antica cattedrale, tre ospedali, la chiesa e il convento dei Domenicani e diversi oratori. Scomparve in pratica la parte più importante della città di epoca medioevale. Gli storici fanno notare che nel Duecento a Savona si trovavano almeno 50 torri e una decina si innalzavano sul Priamàr. La fortezza, che conserva i pochi resti dell’antica cattedrale cittadina, fu anche carcere con Giuseppe Mazzini in cella. Oggi è un grande teatro all’aperto con spettacoli e concerti per tutta l’estate e ospita il Museo archeologico e il Museo Sandro Pertini. Infine, da gustare in tutti i sensi, la Vecchia Darsena con il porticciolo turistico a pochi minuti dal Priamàr, luogo di incontro di savonesi e turisti a spasso tra pescherecci, ristoranti e trattorie.                         Filippo Re

nelle foto:

la Fortezza del Priamàr a Savona

La Torre del Brandale con le torri minori

Interno della Cappella Sistina accanto alla Cattedrale