ilTorinese

Nome di battaglia, Camelia

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Lucia si faceva chiamare Camelia. Per quale ragione avesse scelto quel nome di battaglia era un mistero. Gianpiero, il Bruno, sosteneva derivasse dalla passione per le piante che il padre coltivava nel parco della Villa delle Rose, dove svolgeva la mansione di giardiniere per i marchesi d’Angera. Mario, il Milanese, accennava ad una storia ben diversa, riferita in confidenza da Giacinta, la miglior amica di Lucia. “Nel linguaggio dei fiori – raccontò – la camelia è sinonimo di bellezza e devozione eterna tra gli innamorati. Ma in questo caso l’amore è finito in tragedia quando Martino, il promesso sposo di Lucia, uscito in barca per pescare, era annegato durante un’improvvisa burrasca che l’aveva colto quand’era al largo di Stresa”. E forse quella era la ragione della malinconia che rivela il suo sguardo triste. Parlava poco, Camelia. Al peso che portava nell’anima per quella disgrazia si era aggiunto quello del padre che era stato deportato in Germania con un gruppo di altre persone, durante una retata delle SS. L’episodio, con le sue drammatiche conseguenze, era avvenuto sulla sponda magra del Verbano, a Sesto Calende, nei pressi della Savoia-Marchetti, l’azienda aeronautica che da poco aveva cambiato come in SIAI Marchetti. La villa dei marchesi d’Angera si trovava da quelle parti e il giardiniere venne arrestato insieme a un gruppo di operai accusati di aver sabotato gli aerei destinati alla Regia Aeronautica. Una dannatissima disgrazia per lui, di cui non si seppe più nulla, e anche per la ragazza che, orfana di madre morta nel darle la luce, era rimasta sola e senza parenti prossimi, se si escludeva un anziano cugino della madre che viveva a Saronno. Così Lucia prese la sua decisione. Contattati i partigiani della banda del Mottarone, si unì a loro con quel nome – Camelia – che crucchi e camicie nere impararono ben presto a temere. La notte profumava d’erba tagliata. Merico, nell’alpeggio più a est di Vidabbia, si era dato da fare con il taglio maggengo, per ottenere il foraggio più ricco di graminacee per le sue due vacche. Benedetto uomo! Grazie a quel latte, che generosamente ci forniva insieme ad un poco di farina gialla, si riusciva a calmare i brontolii della fame che salivano cupi dai nostri stomaci spesso vuoti. Rannicchiato dietro a un masso erratico, ricoperto di una patina verdastra di muschi e licheni, guardai su verso il crinale, oltre la chioma degli ultimi alberi. La luna, tonda e bianca come latte appena munto, segnava il profilo del monte Zughero. Poi, volgendo lo sguardo verso il lago, vidi che la luna riverberava quella sua luce sulla superficie dell’acqua, accarezzandola. Una larga fascia d’argento si stendeva tra le due sponde, da Baveno a Pallanza. Le isole Borromee parevano macchie scure e buie, annegate in quella luce. Le rive erano anch’esse tenebrose, con le poche luci soffocate dal coprifuoco. Pensai a chi era giù, nei paesi. Dormivano, dietro quelle persiane chiuse? O erano ancora svegli, tormentati dall’insonnia in quei tempi tristi e duri? E se dormivano, com’era il loro sonno? Sereno o agitato? Sognavano o il loro riposo era ghermito dagli incubi? Chissà. Io, intanto, qui di vedetta con gli occhi che tentavano di chiudersi per la stanchezza e la testa pesante, pensavo a come sarebbe stato il giorno in cui avremmo finalmente raggiunto la libertà, posando il fucile, tornando a casa. Ci saremmo arrivati, a quel giorno? E quando? E chi, di noi? Non certamente Maurizio, l’amico più caro di Camelia. Dinamite, così aveva scelto di farsi chiamare, era morto in quella maledetta, gelida alba sulle balze del monte Camoscio. Non era rientrato al comando. Attendemmo a lungo e poi mandammo alcuni uomini a pattugliare il bosco delle querce verso la cava di granito. Lo trovammo io e Pernod, all’indomani, morto. Era duro, rigido, con la pelle diafana per il freddo. Una smorfia in volto che pareva quasi un mezzo sorriso e la camicia lacera, strappata sul petto dalla raffica di mitra che l’aveva falciato. Accanto al suo, il corpo di Rolando. Aveva solo sedici anni e, con il suo moschetto, quasi più grande di lui, l’aveva accompagnato in quella che era stata la loro ultima missione. Camelia era distrutta dal dolore ma quando si riprese disse che l’avrebbero pagata quei delinquenti in camicia nera e i loro alleati tedeschi. Era il 24 dicembre, la vigilia di Natale del 1943. Una festa triste, dove nessuno ebbe voglia di aprir bocca. Solo Marcello, che aveva studiato in seminario, mormoro una breve preghiera: “L’eterno riposo dona a loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen”.

Marco Travaglini

Bonus anziani da 850 euro

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

È in arrivo dal 1° gennaio 2025 un nuovo bonus del valore di 850 euro mensili e riservato esclusivamente agli anziani, che si aggiungerà all’indennità di accompagnamento che attualmente ammonta a 531,76 euro. I beneficiari potranno così ricevere fino a quasi 1.400 euro al mese, ma i requisiti per averlo, così come quelli legati alla modalità di spesa del bonus, saranno piuttosto stringenti.

Il bonus è un assegno di assistenza a favore degli anziani fragilissimi, da usare solo come copertura per i costi di cura e assistenza. È stato introdotto dall’articolo 34 del decreto legislativo numero 29 del 15 marzo scorso, noto anche come Decreto Anziani, in cui sono contenute le norme a tutela della terza età.

Si tratta di una sperimentazione del governo Meloni, già aspramente criticata dalle opposizioni per i limiti troppo restrittivi che escludono una vasta platea di persone fragili. In tutti i casi, il contributo partirà a gennaio 2025 e si concluderà a dicembre 2026, con un finanziamento totale pari a 500 milioni di euro per due anni, 250 milioni per anno.

Il decreto specifica che la persona anziana non autosufficiente è colui che, “anche in considerazione dell’età anagrafica e delle disabilità pregresse, presenta gravi limitazioni o perdita dell’autonomia nelle attività fondamentali della vita quotidiana e del funzionamento bio-psico-sociale, valutate sulla base di metodologie standardizzate, tenendo anche conto delle indicazioni fornite dalla Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute – International Classification of Functioning Disability and Health (ICF) dell’Organizzazione mondiale della sanità, dei livelli di stratificazione del rischio sulla base dei bisogni socioassistenziali e delle condizioni di fragilità, di multimorbilità e di vulnerabilità sociale, le quali concorrono alla complessità dei bisogni della persona, anche considerando le specifiche condizioni sociali, familiari e ambientali, in coerenza con quanto previsto dal regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale (SSN)“.

Il contributo mensile sarà pari a 850 euro che si aggiungeranno all’indennità di accompagnamento, che attualmente ammonta a 531,76 euro. Chi possiede i requisiti, potrà dunque ricevere fino a 1381,76 euro al mese, una somma non soggetta a pignoramento né alla formazione del reddito a fini fiscali.

I criteri per accedere al bonus fissati dal decreto legislativo risultano abbastanza stringenti. Si stima che la platea dei potenziali beneficiari sarà di appena 25mila persone, un numero a dir poco esiguo se si considera che il numero dei cittadini “over” non autosufficienti raggiunge quota 3,8 milioni. Non vi potranno accedere tutti gli over 80 ma solo quelli in possesso dei seguenti requisiti: almeno 80 anni di età; un Isee inferiore a 6.000 euro, che attesti una situazione economica non elevata; un livello di bisogno assistenziale gravissimo, valutato dall’Inps tramite una commissione specifica; essere già titolari dell’indennità di accompagnamento o soddisfare i requisiti per richiederla.

Quest’ultima viene concessa nei casi di invalidità totale, di impossibilità permanente di camminare senza un accompagnatore, o qualora si abbia bisogno di un’assistenza per svolgere tutte le attività quotidiane.

Il bonus potrà essere speso solo per alcuni servizi, ed è lo stesso provvedimento a spiegare quali. Con l’assegno si potrà “remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona titolari di rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore”. Dunque si potranno pagare badanti o altri assistenti che abbiano un contratto regolare. Oppure, i soldi potranno essere utilizzati per l’acquisto di “servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale”.

Se risulterà che i soldi non sono stati usati per il contratto di un assistente o per i servizi indicati, l’Inps avrà il potere di revocare il bonus e il beneficiario dovrà restituire le somme indebitamente ricevute. Resterà valida, invece, l’indennità di accompagnamento in presenza dei presupposti di legge.

Le modalità attuative specifiche per richiedere il bonus non sono ancora state definite, ma è probabile che la procedura avverrà tramite l’Inps, con la possibilità di presentare la domanda in modalità telematica o con l’assistenza di Caf e patronati. L’Inps avrà comunque l’obbligo di verificare la reale situazione di gravità del soggetto richiedente.

Con tutta probabilità occorrerà presentare l’Isee sociosanitario, un indicatore che tiene conto del reddito e del patrimonio dei componenti di un nucleo familiare ristretto, includendo solo il beneficiario, il coniuge e i figli a carico. È necessario per l’accesso a prestazioni sociosanitarie, come l’assistenza domiciliare per persone non autosufficienti. Si richiede tramite la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), che può essere presentata in qualsiasi momento dell’anno.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Ute Lemper e Sergey Khachatryan le “stelle” di dicembre

Note di Classica

Lunedì 2 alle 20 al teatro Vittoria, per la stagione dell’Unione Musicale, Justin Taylor al

clavicembalo eseguirà musiche di Bach e B. Marcello. Martedì 3 alle 20 sempre al teatro

Vittoria, il Quartetto Castalian eseguirà musiche di Beethoven e Antonioni. Il concerto sarà

preceduto alle 19.30 dall’aperitivo. Giovedì 5 alle 20.30 e venerdì 6 alle 20 all’auditorium

Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada e con Pablo Ferràndez al violoncello, eseguirà musiche di Dvoràk e Richard Strauss. Sabato 7 alle 18 al teatro Vittoria, il quartetto Petra

con Antonio Valentino, eseguirà musiche di Haydn, Beethoven e Mendelssohn. Domenica 18

alle 16.30 sempre al teatro Vittoria, per l’Unione Musicale, Antonio Ballista al pianoforte e con

Alberto Batisti voce recitante, eseguirà musiche di Debussy e Poulenc. Giovedì 12 alle 20

al teatro Regio, debutto di “Giselle”, balletto in 2 atti con musica di Adolphe-Charles Adam.

L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Papuana Gvaberidze/ Levan Jagaev. Repliche fino a

mercoledì 18. Sempre giovedì 12 alle 20.30 e venerdì 13 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Kirill Karabits e con Sergey Khachatryan al violino, eseguirà

musiche di Chacaturian e Dvorak. Mercoledì 18 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione musicale,

Ute Lemper voce con Vana Gierig pianoforte , Giuseppe Bassi contrabbasso e Mimmo Campanale batteria, eseguiranno musiche di Brel, Weill, Lemper, Prima, Hollaender, Dylan, Piazzolla.

Sabato 21 alle 20 al teatro Regio debutto de “Lo Schiaccianoci”. Balletto in 2 atti, musica di Cajkovskij. L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Papuna Gvaberidze/Levan Jagaev. Repliche fino a lunedì 30. Domenica 22 alle 18 all’Auditorium Toscanini, “Concerto di Natale”. L’ Orchestra

Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada e con Mario Acampa voce recitante, eseguirà musiche

di Cajkovskij.

Pier Luigi Fuggetta

Le terre blu di Nico Orengo

Vengo da un paese di mare; un paese che si confonde e affonda in quel giardino”. Con queste parole lo scrittore Nico Orengo si presentava nel suo racconto Terre blu.

Quel giardino” dove si sentiva a casa erano i Giardini Botanici Hanbury che si distendono dal promontorio della  Mortola verso il mare di Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine francese. Diciotto ettari sull’estrema punta del Ponente ligure al quale dedicò la sua opera letteraria, ambientando racconti e poesie. Un gioiello naturalistico prezioso, uno dei giardini di acclimatazione più belli e preziosi d’Europa e dell’intero bacino mediterraneo. Orengo raccontava che sono blu le terre della Liguria quando fioriscono i carciofi, quando il mare “rimbalza il suo colore sotto i pini, quando si alza il fumo degli sterpi sulle fasce, quando la campanula buca i rovi e quando la bungavillea e il glicine sui muri incontrano il tramonto”. In questo modo il blu si imprime indelebilmente nella memoria, trasformandosi nel colore del ricordo e della terra. Quella terra “aspra e dolce della Liguria di Ponente che da Imperia a Ponte San Luigi corre anguillesca sul mare e su, verso l’interno di paesi d’incanto, umidi e solari”. Con Terre blu Nico Orengo raccontava una geografia sospesa tra la realtà e l’immaginazione come può essere solo quella di “un viaggiatore che ritorna sui suoi passi per constatare che c’è un albero in più e una pietra in meno, che il pollaio è una villetta, o che quel tal orto si è fatto casa”. Alla terra di confine dove ambientò quasi tutti i suoi romanzi Nico Orengo rimase sempre legatissimo. La sua Liguria non era solo uno spazio naturale pieno di odori e colori, suggestioni straordinarie sospese tra il blu del mare e i colori forti dell’entroterra  ma anche un luogo della memoria, degli anni della giovinezza e dell’adolescenza. Un mondo intero dove si intrecciavano indimenticabili ricordi che rievocò nei suoi romanzi (Dogana d’amore, Il salto dell’acciugaLe rose d’EvitaLa guerra del basilicoRibesLa curva del latte) con la sua scrittura lieve e ironica. Nel suo penultimo romanzo, Hotel Angleterre, accompagnò i lettori in un viaggio della memoria rimescolando ricordi, rievocando la figura della nonna paterna, la contessa Valentina Tallevitch, che, nelle fredde sere invernali, mentre gettava bucce di mandarino nel fuoco acceso nel camino, narrava ai nipoti vecchie storie della nobiltà russa in Costa Azzurra e nella Riviera di Ponente, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Nell’ultimo, Islabonita, ambientato a metà degli anni Venti, usa l’espediente narrativo del bestiario e di una figura antropomorfica di anguilla voyeur, per raccontare un epoca che stava per lasciare una traccia dolorosa e indelebile sulla pelle della nazione. Spesso nei suoi libri riecheggia l’amarezza per il  tramonto della società contadina e il declino dei suoi umanissimi valori a scapito  del rapido imporsi del modello industriale e urbano che il boom economico avrebbe poi codificato nell’avvento della società dei consumi. E la natura e l’ambiente, entrambi da difendere e tutelare, rappresentano desideri che emergono in molti racconti come Gli spiccioli di Montale dove, in un tratto di mare al confine con la Francia, un uliveto che rischia di scomparire, provocando uno strappo violento nella memoria, quasi come se un ricordo venisse rubato. Ci restano in eredità i suoi versi, le filastrocche ( A-ulì-ulè ) , i racconti, le battaglie contro la speculazione edilizia e per la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni culturali, il bellissimo ritratto delle langhe fissato nelle pagine del romanzo Di viole e liquirizia. Nico Orengo morì a Torino, nella mattinata di sabato 30 maggio 2009, all’ospedale delle Molinette dove era stato ricoverato dopo una crisi cardiaca. Aveva 65 anni. Al capoluogo piemontese ( vi era nato il 24 febbraio del 1944)  era legato per l’intensa collaborazione con Einaudi e la lunga direzione di Tuttolibri, il settimanale letterario de  La Stampa, quotidiano per cui scriveva. Non casualmente scelse come ultima e definitiva dimora il piccolo cimitero dei Ciotti tra La Mortola e Grimaldi, aggrappato alla roccia e affacciato sul mare blu cobalto. Come scrisse lui stesso nell’agosto  del 2000, lo scenario non poteva che essere quello di “ una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino”Un buon modo di ricordarlo è quello di leggere le sue opere magari accompagnandone il piacere con un buon bicchiere di vino, preferibilmente rossese o vermentino, secondo le antiche ricette della cucina ligure.

Marco Travaglini

Cesana Torinese l’Amministrazione ha incontrato commercianti e cittadini

CESANA TORINESE – A neanche sei mesi dall’insediamento, l’Amministrazione Comunale di Cesana ha voluto organizzare mercoledì 27 novembre un incontro pubblico per i propri commercianti e con la cittadinanza tutta. E la risposta è stata decisamente importante in quanto la sala Formont era gremita.

Un successo non solo di partecipazione, ma anche di contenuti con i presenti ad interagire in modo costruttivo con l’Amministrazione Comunale.

Il Sindaco Daniele Mazzoleni è soddisfatto: “Abbiamo fortissimamente voluto incontrare i nostri concittadini per presentare loro le prime azioni che abbiamo messo in campo in questi primi sei mesi di amministrazione e per condividere con loro le idee che abbiamo per il futuro di Cesana e delle sue frazioni. Ci ha fatto molto piacere vedere la sala gremita e soprattutto il confronto con commercianti e cittadini è stato costruttivo ed è quello che auspicavamo. Ringraziamo tutti gli intervenuti ed soprattutto i funzionari del Comune che si sono dati disponibili ad intervenire in modo fattivo e puntuale a questo doppio incontro. Su questa strada vogliamo proseguire perché crediamo che il futuro di Cesana passi proprio dalla partecipazione di tutti”.

Un doppio incontro dunque.

Nella prima parte infatti con il Sindaco Daniele Mazzoleni, il vicesindaco Matteo Ferragout, i consiglieri di maggioranza Clementina Pansoya, Gian Marco Blanchet, Renato Manzon e Stefano Blanchet, sono intervenuti i funzionari Simona Ballario e Valentina Jacob con il comandante della Polizia Locale Massimo Blanc. Presenti tra il pubblico anche il capogruppo di minoranza Lorenzo Colomb, con il consigliere Daniele Gorlier e la consigliera Rita Tedesco; il comandante della locale stazione dei Carabinieri, il sindaco di Sauze di Cesana Federico Marocco e la presidente della Pro Loco “Per Cesana” Doriana Antonucci.

Il tema è stato quello delle manifestazioni ed eventi con l’illustrazione precisa e puntuale di tutti gli adempimenti necessari per la loro corretta realizzazione.

L’incontro ha poi toccato il tema delle strisce blu con l’illustrazione di tutto il piano parcheggi e con l’annuncio che il parcheggio a pagamento entrerà in funzione per il weekend dell’Immacolata.

Con la cittadinanza poi l’Amministrazione di Cesana ha toccato i temi degli investimenti, dei progetti in essere, delle problematiche ancora da risolvere e con l’intervento dell’ingegner Stefano Bonino e del dottor Diego Joannas, segretario Unione Montana Comuni Olimpici Vialattea, è stato inoltre illustrato il progetto della Comunità Energetica e le modalità per poter aderire.

È stato infine ribadito dall’Amministrazione che il tema del futuro della pista di Bob è ancora tutto da decidere e che l’avere ottenuto i primi fondi necessari configura un primo passo in avanti. L’Amministrazione Comunale di Cesana ha inoltre confermato l’intenzione di perseguire la strada che porta alla realizzazione di uno Skidome in quell’area ad oggi vandalizzata e che deve diventare invece una risorsa per la cittadinanza!

Tamponamento tra auto e camion: un ferito grave

In un tamponamento tra una vettura e un camion sulla tangenziale di Novara un 40enne è rimasto ferito gravemente ed è stato portato in ospedale. L’incidente si è verificato nei pressi dello svincolo per l’autostrada A4.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Torino, Montaruli (FDI): Città ostaggio di violenti. Misure straordinarie

“Il ministero dell’interno individui misure straordinarie per Torino dove l’ aggregazione estremista legata ai centro sociali e la presenza di organizzazioni che determinano l’insicurezza di interi quartieri rende insostenibile il carico attuale per le forze dell’ordine e il degrado per  cittadini ormai quotidianamente sotto assalto” a chiederlo è la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che prosegue: “Ci sono aree della città dove i due fenomeni tendono a sovrapporsi, in particolare l’area nord della città, dove non a caso maggiormente insistono le sigle che oggi hanno messo a dura prova l’ordine pubblico, che non può più attendere. Il capoluogo piemontese non merita la realtà che da anni vive e che sta esplodendo in maniera sempre più evidente davanti agli occhi di tutta Italia. Con un’interrogazione al Ministro Piantedosi, che con il governo Meloni è stato fin da subito sensibile agli sviluppi della città, chiedo interventi straordinari affinché si affronti il caso Torino con ulteriori strumenti sul modello di quanto già fatto in altre realtà”.

Zangrillo: a Torino inqualificabili atti di violenza, solidarietà alle forze dell’ordine

“Solidarietà alle forze dell’ordine per gli inqualificabili atti di violenza compiuti a Torino da sedicenti manifestanti dell’estrema sinistra. Un clima da guerriglia urbana che dovrebbe costringere ad una seria riflessione chi, nella giornata di oggi, auspica di rivoltare il Paese come un guanto. Il diritto allo sciopero e a manifestare non ha nulla a che vedere con i comportamenti delinquenziali messi in atto oggi nel capoluogo piemontese”. Così il ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo, segretario di Forza Italia Piemonte.

Marra (Lib – Pop): A Torino le modalità fasciste degli antifascisti

“Quello che accade nelle nostre università ed è, ormai, all’ordine del giorno, dovrebbe farci riflettere sullo stato di salute della democrazia italiana. L’università è il luogo in cui si forma la classe dirigente del Paese. L’università è il primo campo di battaglia della lotta politica. Invece, il mondo accademico si è piegato a logiche ideologiche, che contrastano sostanzialmente e formalmente coi valori della Costituzione antifascista”, così Matteo MarraResponsabile Giovani e Universitari Liberali e Popolari, commenta l’occupazione dell’Università e gli scontri di Torino.

“La stessa Costituzione, usata come arma politica contro una parte legittima dell’arco costituzionale, diventa carta straccia per l’estrema sinistra, che non usa gli stessi parametri “morali” per giudicare il proprio agire politico. Anzi, questo è considerato, dalla sinistra antagonista, però non tutti i mezzi, come la violenza tanto cara ad Askatasuna, agli altri centri sociali ed alla sinistra delinquenziale in generale, sono legittimi: qualcuno lo spieghi ai figli di papà che bloccano il traffico, creando disagio a quei lavoratori che un tempo la sinistra voleva difendere, aggiunge Marra.

“Qualcuno lo dica anche a quei delinquenti che a Torino hanno occupato i binari di Porta Susa, cantando vittoria o, per essere più precisi: “occupiamo quel che vogliamo“. Oppure, agli stessi che a Porta Nuova hanno bruciato l’effigie del ministro Salvini. Qualcuno legga loro la Costituzione che dicono tanto di difendere, visto che non ne conoscono il contenuto

Qualcuno spieghi loro che non c’è nulla di democratico nel bloccare, da parte di una ventina di persone, come è accaduto, a titolo d’esempio, oggi a Torino, chiunque tenti di entrare nell’aula di un’università, violando il diritto allo studio, anche questo contenuto nella Costituzione antifascista”, continua Marra.

“Questa sinistra extraparlamentare, che parla di antifascismo, ma che, allo stesso tempo, fa del fascismo una virtù si colloca fuori dall’arco costituzionale e, pertanto, non dovrebbe avere, in un Paese che vuole essere autenticamente democratico, tutto lo spazio che le viene lasciato con una certa connivenza da parte di una sinistra “istituzionale”, che interviene in sua difesa, anche giustificandone la violenza. Il tutto di fronte agli occhi impotenti di uno Stato sprovvisto di sufficienti garanzie democratiche”, conclude Marra.

Italia Liberale e Popolare

Direzione Nazionale

Maccanti – Benvenuto (Lega): intollerabile violenza dei “pacifinti”

Gli esponenti torinesi della Lega intervengono condannando duramente i gesti estremi accaduti durante la manifestazione “pacifica” che ha sfilato oggi per le strade del capoluogo: “Ci risiamo: il centro della nostra Torino, anche oggi, è diventata teatro della violenza estremista. I soliti antagonisti non solo hanno cercato di sfondare il cordone delle Forze di polizia, ma hanno anche bruciato le foto della premier e del vicepremier leghista.

Come se non bastasse – proseguono i deputati della Lega Elena Maccanti, segretario provinciale a Torino e consigliere comunale in Sala Rossa e Alessandro Benvenuto, Questore della Camera, “alle fiamme è stato dato anche un fantoccio con le sembianze di Matteo Salvini. Altro che fantomatiche mobilitazioni pacifiste!”.


Stamane davanti la Stazione di Porta Nuova migliaia di manifestanti hanno acceso lo scontro contro le Forze dell’Ordine e inveendo con il Ministro dei Trasporti strumentalizzando con atti di violenza e disordini le motivazioni dello sciopero annunciato nei giorni scorsi.

Clelia Ventimiglia