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Scuole dell’infanzia tra passato e futuro

leo nosiglia

Un grande applauso ha segnato l’arrivo di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, che ha premiato personalmente alcuni personaggi che hanno partecipato al percorso della FISM

 

Sabato 22 novembre, in occasione dei  40 anni dalla fondazione della FISM, si è svolto il Convegno “Le scuole dell’infanzia tra passato e futuro – 40 anni della Federazione Italiana Scuole Materne: 1974-2014”.

 

I lavori, presso la sala convegni dell’Istituto Faà Di Bruno, hanno avuto inizio con l’intervento del Professor Redi Sante Di Pol, Professore Ordinario di Storia della Pedagogia all’Università di Torino.

 

Molti i relatori  che hanno poi preso parte al Convegno, tra cui  la professoressa Anna Maria Poggi, che ha fatto un’accurata riflessione sulle Scuole FISM e la parità economica, analizzando la situazione attuale e i possibili futuri scenari normativi, ed il Presidente FISM Torino, Luigi Vico, che ha parlato della situazione organizzativa ed economica delle scuole dell’infanzia.

 

Tra le autorità che hanno portato il loro saluto, Giovanna Pentenero, Assessore all’Istruzione Regione Piemonte, recentemente al centro di numerose polemiche per il caso del “Buono Scuola”, e Daniela Ruffino, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, che ha sottolineato che “sono necessari, oggi più che mai, coerenza e impegno, e bisogna avere voglia di fare e costruire insieme, per tutelare quella che è la libera scelta delle famiglie…”.

 

Un grande applauso ha segnato l’arrivo di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, che ha premiato personalmente alcuni personaggi che hanno partecipato al percorso della FISM nei suoi primi quarant’anni di vita; tra i premiati, Giampiero Leo (nella foto), che nel corso degli anni si è sempre distinto per il ruolo svolto a favore e sostegno delle Scuole dell’Infanzia FISM.

 

Claudia Caci

Sanità, o si taglia o si muore. Chiamparino: “Time is over”

regione giunta

giunta regionale chiampa

A Susa un migliaio di cittadini ha manifestato in piazza D’Armi di fronte all’ospedale che la Giunta regionale intende ridurre a struttura di area disagiata chiudendo  il reparto di ginecologia

 

 AGGIORNAMENTO

“Time is over – dichiara Sergio Chiamparino all’Ansa a proposito della riforma degli ospedali – se qualcuno pensa che basti una manifestazione per cambiare una decisione, non è così. Le uniche modifiche possibili sono quelle che possono avvenire a parità di soldi, tempi e qualità dei servizi”.

 

L’allarme era stato lanciato dal presidente Anci e sindaco metropolitano Piero Fassino in Parlamento: per città e province, a causa dei tagli del governo,  si rischia il default. E anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, che si trova a fare i conti con la pesante situazione finanziaria del suo ente, aveva parlato  di “rischio effetto domino” poiché le competenze delle amministrazioni necessitano di risorse o è l’inizio della fine. E per la Regione Piemonte è anche peggio del previsto.

 

La pesante situazione finanziaria che ha portato la Regione alla riforma ospedaliera di Antonio Saitta sta dando vita a proteste sul territorio, nonostante il governatore regionale abbia spiegato ai suoi che senza i tagli nelle strutture sanitarie si rischia il fallimento. A Susa un migliaio di cittadini ha manifestato in piazza D’Armi di fronte all’ospedale che la Giunta regionae intende ridurre a struttura di area disagiata chiudendo  il reparto di ginecologia. E’ stato il comitato «Io ho partorito a Susa» ad organizzare la protesta che ha raccolto l’adesione  di diversi sindaci dei comuni della Valleche, presenti con le fasce tricolori. Al corteo sono intervenuti  anche parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle.

 

Attraverso le colonne della Stampa Claudio Savio, portavoce del comitato, dice «negano il diritto sanitario alle piccole donne e ai piccoli uomini del futuro, la Valsusa è molto lunga e le donne dovranno percorrere distanze anche di 70-80 chilometri». Ora si vedrà se la manifestazione annunciata si terrà anche a Verbania, patria dell’assessore al Bilancio Aldo Reschigna, titolare della impegnativa delega al Bilancio regionale. Reschigna ha condiviso in pieno la linea Chiamparino: o si taglia o si muore. Anche il segretario regionale Pd, Davide Gariglio richiama tutto il partito al senso della responsabilità. Di fronte alle necessità i localismi devono essere abbandonati. La Regione spera che l’incontro con il ministro Padoan dei giorni scorsi dia il via al famoso Salva Piemonte, che rappresenterebbe una boccata di ossigeno per le casse regionali.

La città che cambia “rigenera” il quadrante al confine con Settimo

quadrante settimoUn’area divenuta marginale, a seguito della de-industrializzazione ma servita da un’importante rete di infrastrutture stradali e ferroviarie (stazione Stura), che può essere rivitalizzata con un recupero sostenibile degli spazi abbandonati

 

Così come avenuto negli anni per il Lingotto, quartiere operaio per eccellenza di Torino (con il recupero strutturale e funzionale della vecchia fabbrica Fiat, la creazione di Eataly, il nuovo grattacielo della Regione), la città che cambia si manifesta anche in altre zone. E’ stata infatti approvata  dal Consiglio Comunale di Torino (23 voti favorevoli, 1 contrario) la delibera che avvia il programma di rigenerazione urbana, sociale e architettonica del quadrante nord-est della città, quella porzione di metropoli al confine con il Comune di Settimo Torinese.

 

“Un’area divenuta marginale, a seguito di una progressiva de-industrializzazione, – spiegano a Palazzo Civico – ma servita da un’importante rete di infrastrutture stradali e ferroviarie (stazione Stura), che può essere rivitalizzata e valorizzata, con un recupero sostenibile degli spazi abbandonati e con l’insediamento di nuove attività economiche, possibile grazie a una destinazione d’uso più flessibile”.

 

Attraverso azioni partecipative, di concerto con gli operatori privati, si procederà al recupero sostenibile degli spazi abbandonati dai processi produttivi, per restituire nuova qualità ambientale, economica e sociale, confermando al contempo la vocazione produttiva e di terziario avanzato dell’area. Rispetto alla previsione di edilizia residenziale originariamente prevista dai due Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale – adottati nel 2011 – si consente l’insediamento di maggiori quote di attività economiche, con conseguente riduzione degli abitanti potenzialmente insediabili. Sarà così  possibile avviare una Conferenza dei Servizi con tutti i soggetti interessati a procedere alla trasformazione dell’area.

 

IL PROGETTO

Il sistema di aree di trasformazione coinvolte al confine tra Torino e Settimo costituisce un complesso insediativo che muterà radicalmente le proprie vocazioni d’uso. L’attuale composizione di grandi recinti industriali e logistici ha fino ad oggi configurato il territorio come un insieme di tasselli chiusi, connessi alla rete sovralocale per mezzo di nodi e assi molto distanti tra loro e orientati all’accessibilità puntuale dei comparti produttivi. La conversione prevista a uso residenziale, terziario e commerciale di gran parte di questi comparti presuppone invece un radicale mutamento della struttura della viabilità, delle reti di connessione lenta e della strutturazione degli spazi aperti, che dovrà progressivamente sostituirsi all’attuale configurazione a maglie larghe dell’impianto. Corso Romania dovrà diventare un nuovo asse abitato, dotato di un disegno articolato del suolo, che connetta puntualmente le aree interessate dai PRIN (Michelin e Cebrosa), le aree di espansione di Auchan e la nuova stazione ferroviaria Stura. Altro elemento in discussione riguarda il recupero dell’Abbadia di Stura lungo l’asse della SS1, all’intersezione con la tangenziale verde: il nuovo comparto dovrebbe prefigurare l’attestamento della linea 2 della metropolitana e di un secondo parcheggio di interscambio a servizio dell’intero quadrante.

www.urbancenter.to.it

 

Torino Sassuolo 0-1 / Lazio Juventus 0-3: le pagelle

torinojuve

Pagelle Torino-Sassuolo

 

I granata perdono in casa contro la formazione allenata da Eusebio Di Francesco ed escono tra i fischi dell’Olimpico. Decisivi il rigore sbagliato da Sanchez Mino nel primo tempo e il goal di Floro Flores, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, a pochi minuti dalla fine.

 

Gillet 6: poco impegnato durante la partita, sul goal non ha colpe;

Maksimovic 6: partita molto attenta la sua, decisivo il suo salvataggio su un tiro di Berardi;

Glik 6: regge bene la difesa e imposta bene il gioco;

Moretti 5,5: solita buona partita, ma sul goal perde Floro Flores;

Bruno Peres 6,5: sempre pericoloso, da una delle sue accellerazioni nasce il rigore, in difesa copre bene(91′ Martinez s.v.);

Vives 6: partita ordinata la sua, ma sembra meno in forma rispetto al solito (65′ Nocerino 5: da lui ci si aspetta molto, ma deve ancora trovare la giusta condizione fisica)

Gazzi 6: come sempre ottimo in fase d’interdizione, meno quando si tratta di impostare la manovra;

El Kaddouri 6,5: sfiora il goal nel primo tempo e a più riprese illumina le azioni offensive dei granata;

Sanchez Mino 4,5: sbaglia il rigore che poteva cambiare la partita, si vede poco e sbaglia anche tanti appoggi. Le sue qualità tecniche sono da top player, ma deve ancora adattarsi al calcio italiano e trovare la giusta serenità (45′ Farnerud 6: entra bene in partita, ma sbaglia una grande occasione davanti alla porta)

Darmian 6,5: ottimo sia in fase di copertura che in fase offensiva;

Quagliarella 5: combatte per tutta la partita, ma fa fatica a reggere tutto il peso dell’attacco da solo.

 

Pagelle Lazio-Juventus

 

La Juve vince in trasferta contro i biancocelesti di Pioli confermando il primo posto in classifica e staccando la Roma di Rudi Garcia di tre punti. Decisiva la grandissima partita di Paul Pogba che conferma di essere tra i giocatori più importanti del campionato italiano.

 

Buffon 6,5: mai realmente chiamato in causa nel primo tempo, nella ripresa compie dei grandissimi interventi che mantengono la porta inviolata;

Lichtsteiner 6: si concentra molto sulla fase difensiva, ma è meno pericoloso del solito davanti;

Chiellini 6,5: comanda bene la difesa anche se la Lazio non fa molto per impensierirla;

Bonucci 6: stesso discorso fatto per Chiellini, mezzo voto in meno è per l’ammonizione che poteva benissimo evitare;

Padoin 5: Damato è troppo severo, ma il fallo che poi porterà alla seconda ammonizione poteva risparmiarselo;

Marchisio 7: grande partita del “Principino” bianconero che mette in mostra tutte le sue migliori qualità ed è determinante sul goal di Tevez;

Pirlo 7: imposta le azioni che portano al primo e al terzo goal, per il resto della partita è impeccabile come al solito (77′ Vidal s.v.)

Pogba 8: un mostro. Doppietta a parte dimostra di essere uno dei leader di questa squadra, niente male per un ragazzo di 21 anni;

Pereyra 7: bellissimo l’assist per Pogba, pressa a tutto campo per tutta la partita e i suoi movimenti tra le linee impensieriscono sempre i giocatori biancocelesti (72′ Mattiello 6,5: si rende subito pericoloso con un gran tiro dalla distanza)

Tevez 7: con il goal fatto diventa capocannoniere della serie A salendo a quota 9;

Llorente 6: lavora in modo quasi ossessivo per i compagni, ma non è mai realmente pericoloso (61′ Morata 6: entra quando la partita è praticamente già archiviata).

Anche la “saga” No Tav di scena al TFF

tff gazebo

Commedia brillante e raffinata di Anne Fontaine

 

Fabrice Luchini interpreta Martin, un parigino bohémien che non rinuncia a sognare anche se ha mollato tutte le sue ambizioni letterarie: ora fa il panettiere in Normandia. E’ il protagonista con Gemma Arterton di ‘Gemma Bovery’, la commedia brillante e raffinata di Anne Fontaine che ha inaugurato il Torino Film Fest. Il film è tratto da una graphic novel e trae ispirazione dalla  Madame Bovary di Flaubert.

 

Anche la “saga” dei No tav diventa protagonista del Festival con ‘Qui’ di Daniele Gaglianone. Il film sarà in sala il 27 novembre e narra la storia di dieci valsusini che da 25 anni lottano, ognuno a modo loro, contro la linea ferroviaria Torino-Lione. Chi prega davanti al cantiere ogni giorno, chi compra manette per incatenarsi alla recinzione. Tutte storie di gente comune.

 

(Foto: il Torinese)

Legambiente: in Valsusa si parla di Eternit

MONTAGNA PIEMONTE

Nell’assemblea annuale dei circoli di Piemonte e Val d’Aosta a Villar Focchiardo si è chiesto al Senato di approvare la legge sugli ecoreati

 

E’ risuonata anche in Valsusa la vicenda dell’assoluzione di Stephan Schmidheiny dal processo Eternit, operata dalla Corte di Cassazione per l’intervenuta prescrizione. L’argomento è stato al centro del dibattito dell’annuale congresso dei circoli di Legambiente di Piemonte e Valle d’Aosta che si è svolta a Villar Focchiardo. Il presidente nazionale e quello regionale, Vittorio Cogliati Dozza e Fabio Dovana hanno dichiarato che:  “L’indignazione per la sentenza Eternit non basta. Facciamo appello ai senatori per la rapida approvazione del disegno di legge sugli ecoreati”. Si tratta di un intervento del legislatore che va ad introdurre nel codice penale i delitti ambientali. Il testo, però, dopo un voto a larga maggioranza alla Camera nel febbraio di quest’anno, è fermo  al Senato da marzo. Di qui la necessità che siano proprio i senatori, tra una discussione e l’altra sul loro futuro, a prendere in mano la situazione e licenziarlo.

 

Legambiente focalizza l’attenzione anche sul fronte delle bonifiche: “Sono passati 22 anni dall’entrata in vigore della legge che ha proibito l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto ma sono oltre 34.148 i siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese. Un aiuto consistente potrebbe arrivare dal ripristino degli incentivi per la sostituzione delle coperture in amianto con il fotovoltaico. Gli incentivi sono terminati a luglio 2013 e hanno permesso di risanare ben 30 mila tetti per una superfice di più di 20 kmq e di installare circa 3 GW di fotovoltaico. Chiediamo dunque al Governo Renzi di riattivare in tempi rapidi gli incentivi”.

 

Massimo Iaretti

Morto in un crepaccio l’anziano scomparso

carabinieri-case

 

Potrebbe essere inciampato e scivolato, battendo la nuca

 

E’ stata disposta l’autopsia per l’anziano trovato morto, che era scomparso martedì scorso. L’uomo era uscito dalla casa di riposo di Sciolze, dove era ospitato. I vigili del fuoco lo hanno rinvenuto in fondo ad  un dirupo in zona Tetti Sachero.  Si tratta di Giuseppe Rostagno, di 83 anni. Potrebbe essere inciampato e scivolato nel crepaccio, battendo la nuca. I carabinieri stanno svolgendo le indagini.

 

(Foto: archivio)

Conferenza per salvare le Alpi e la loro gente

MONTAGNE

Sulle Alpi abitano 14 milioni di persone, ma 120 milioni le frequentano per turismo. E 50 milioni dipendono dalle montagne per le risorse idriche

 

Il futuro della Convenzione alpina in Europa è stato il tema principale della 13ma Conferenza delle Alpi che si è svolta a Torino nei giorni scorsi al Museo della Montagna.

 

Tre gruppi di lavoro hanno affrontato anche argomenti come le politiche ambientali, i problemi climatici, la produzione, l’efficienza, e i sistemi connessi in ambito energetico. La collaborazione e lo scambio tra i Paesi alpini vanno  migliorati, come hanno confermato i  ministri dell’ambiente degli otto Stati dell’arco alpino.

 

Sulle Alpi abitano 14 milioni di persone, ma 120 milioni le frequentano per turismo. E 50 milioni dipendono dalle montagne per le risorse idriche. Bisogna quindi fare di tutto perchè le montagne non si spopolino  causando  gravi rischi per l’assetto idrogeologico del territorio.

 

Si è parlato anche di energie rinnovabili, economia verde, nuove tecnologie. In accordo con la Germania e il Liechtenstein, la Svizzera vuole promuovere incontri per tutto l’arco alpino sull’ efficienza energetica e le  energie rinnovabili.

Lettera aperta di Lido Riba (Uncem Piemonte)

uncem

Il Museo della Montagna al Monte dei Cappuccini di Torino compie 140 anni

 

Il Museo della Montagna a Torino al Monte dei Cappuccini compie 140 anni. Questa, unitamente alla Conferenza delle Alpi che si è conclusa ieri, venerdì, a Torino (ed è stata ribattezzata il “G8 dei Ministri delle Alpi”) è stata occasione per Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte per offrire alcuni spunti di analisi sul rapporto tra Torino e le montagne:

 

Se non si riparte dalle comunità che oggi vivono la montagna, la organizzano, ne determinano una crescita o una arretratezza, uno sviluppo o una stagnazione, difficilmente si può interpretare correttamente la montagna. Ripartire dall’uomo e dalle comunità, ma anche dalle espressioni molteplici con cui queste si organizzano sul territorio. Per restare alle istituzioni, ripartiamo dai Comuni montani, gran parte piccoli e in forte difficoltà a riorientare lo sguardo e a superare i municipalismi figli del campanilismo. Per andare verso l’economia, ripartiamo dall’organizzazione del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato, dei servizi, del terzo settore. A questi piani si deve intrecciare la questione antropologica e l’innovazione di processi, dei sistemi, dello sviluppo socio-economico. Di fatto oggi il rapporto di Torino con le sue Alpi può partire da questi e da altri fronti per definirsi e compiersi, come detto recentemente anche dal sindaco di Torino Piero Fassino. Non può però prescindere da un tema oggi molto attuale in molte altre aree del mondo dove, come qui, il centro incontra la periferia e genera un rapporto sussidiario, in particolare nell’uso delle risorse. In India, in Cile, come a New York viene introdotto il concetto economico-sociale di Pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali. Per la nostra realtà, la città consumatrice deve in sostanza riconoscere – socialmente ed economicamente – il ruolo della montagna produttrice di beni. Si pensi all’acqua, al clima, al paesaggio, alla protezione dal dissesto grazie a una corretta gestione dei versanti e del patrimonio forestale oggi abbandonato. Via la retorica, si lasci lo spazio alla definizione di un nuovo modello di sviluppo, certamente diverso tra aree, ma comunque incardinato sul diritto ad esso che la montagna deve poter esercitare.

 

Diversi temi finora, sui quali il confronto tra città e montagna deve crescere. Ecco perché il Museo della Montagna e più in generale il Club Alpino italiano non dovrebbero tralasciarli. Non ci sono “solo” geografi, Alpinismo e la scalata, nella montagna di oggi. Per Uncem sono tre dimensioni centrali, ma se lasciate sole rischiano di non essere capite dalla comunità e restare buone solo per addetti ai lavori. I fondatori del Cai – va ricordato – guardarono in alto non certo solo per sport o spirito di conquista. Quei territori al margine, quelle vette impenetrate dall’uomo, chiedevano un’azione culturale di conoscenza (va detto che un museo è per definizione conoscenza), che poi si è evoluta con il Novecento, secolo breve dei grandi investimenti – fino ai Sessanta – nelle Alpi. Una dimensione culturale-evolutiva, sociologica, che mi spiace qui sintetizzare troppo, ben messa in evidenza da Annibale Salsa, past president Cai, di fronte agli oltre 300mila soci del Club.

Sinergie tra enti, imprese e istituzioni dai comuni tratti distintivi e dai convergenti obiettivi, sono indispensabili. Come Uncem, abbiamo recentemente coinvolto anche il Cai Piemonte nel delineare le nuove prospettive e possibilità del turismo nelle aree montane piemontesi, “white e green”, 365 giorni l’anno. E allora perché non raccontiamo oggi questi cambiamenti– nell’uso delle risorse, nei nuovi mestieri della montagna, nel turismo e nelle trasformazioni del paesaggio, nell’architettura alpina, nella comunicazione – al Museo della Montagna quale luogo che appunto custodisce 150 anni di storia delle Terre Alte? Perché non facciamo uscire questo luogo dal racconto, anche esaltante e glorioso, dell’alpinismo e dei geografi? Rendiamo utile e fruibile questo Museo a chi vive e opera nelle aree montane piemontesi, ai giovani che lasciamo la città e creano impresa in montagna, alle Unioni montane di Comuni che non vogliono più essere espropriate dei beni collettivi dalla città ricevendo in cambio briciole, ai politici e ai manager del territorio che devono formarsi in un’Accademia alpina che nasce dalle Università, agli albergatori e ai ristoratori della montagna che a diversi livelli – dal ClubMed all’Albergo diffuso, passando per l’hotel che dalla villeggiatura si riconverte ai flussi di Expo2015 – generano posti di lavoro e Pil. Portiamo fuori dal museo collezioni, foto, documenti, video, film, potenzialità. Facciamole viaggiare nelle Alpi e lungo l’Italia, anche se con poche risorse a disposizione. Proviamo insomma a scrivere nuove pagine nella grande storia del Museo della Montagna”

 

Massimo Iaretti