ilTorinese

Unioni di Comuni, un bando da 4,5 milioni

“Il nuovo bando sulle unioni dei comuni prevede 4,5 milioni di euro di investimento: su 86 unioni, oltre 50 sono montane e in questo quadro abbiamo già avviato una stretta collaborazione con tutti i presidenti”. Lo ha spiegato l’assessore agli enti locali, Enrico Bussalino, in commissione Autonomia presieduta da Andrea Cerutti, durante la quale ha anche annunciato un aggiornamento della legge 11/2012 su autonomie locali e gestione associata.

Diversi i punti chiave: saranno individuati 33 “ambiti territoriali ottimali”, parti di territorio entro le quali dovranno essere costituite le unioni di comuni. La definizione di tali ambiti ricalca quelli stabiliti nel piano territoriale regionale, ma è previsto un percorso di concertazione con i territori per valutare eventuali necessità di scostamento.
Suddivisione del territorio regionale in tre aree omogenee, montana, collinare e di pianura, con un limite minimo di popolazione per costituire un’unione rispettivamente di 3000, 3000 e 5000 abitanti.
Sarà confermata la necessità che l’unione sia composta da almeno tre comuni e, per garantire stabilità, si prevederà che il singolo comune non possa recedere dall’unione di cui fa parte per almeno 5 anni, pena l’introduzione di un meccanismo sanzionatorio.
Si conferma la “Carta delle forme associative” quale strumento di riconoscimento istituzionale delle unioni il cui inserimento sarà necessario per accedere ai finanziamenti regionali.
Saranno infine previsti incentivi per aumentare le estensione delle unioni con premialità fino al raggiungimento dell’estensione dell’ambito ottimale, e attività di formazione e supporto per la governance.

Durante il dibattito sono intervenuti i consiglieri Mauro Calderoni e Gianna Pentenero (Pd) che si sono detti “preoccupati della fragilità di questi soggetti che derivano le loro funzioni dai comuni, dove gli amministratori fanno fatica a gestire politiche sovracomunali complesse a causa della sempre più drammatica carenza di personale”.

Per Elena Rocchi (Lista Cirio) “questa riforma è molto sentita dai sindaci di montagna” e ha chiesto maggiori informazioni sugli incentivi per le attività associate,

Marco Protopapa (Lega) si è detto “molto favorevole alla proposta dell’assessore. Lo spirito è dare continuità definitiva alle comunità, valutiamo se dare ai comuni un anno ‘sabbatico’ prima di prendere una decisione definitiva, e solo in seguito sanzionarli per l’uscita dall’aggregazione”.

Giulia Marro (Avs) ha chiesto delucidazioni “in merito agli investimenti su sicurezza e vigili urbani”.

Noi siamo le vergin…

Alcuni anni fa era consuetudine, da parte degli sposi, dopo la prima notte di nozze esporre un lenzuolo macchiato di sangue, a dimostrazione che la moglie era ancora vergine, a tutela dell’onorabilità di lei e di lui.

Come sa chiunque abbia una Qi appena normale, tale esposizione non provava nulla per due motivi: in primo luogo il sangue poteva essere dovuto alle mestruazioni o procurato in altro modo (carne macellata) per tacitare i pettegolezzi; in secondo luogo, particolarmente durante gli anni ’70, era quasi una regola praticare sesso anale per arrivare integre al matrimonio (anche con un altro partner). Molti anni prima, nel 1928, Hertz De Benedetti aveva scritto un poemetto goliardico dal titolo “Ifigonia in culide” (parodia di Ifigenia in Aulide) dove raccontava come le vergini di Corte, per deliziare il Sovrano, restassero vergini davanti concedendo, diremmo noi oggi, il lato B.

Resta, tuttavia, vivo nella nostra cultura il concetto di verginità quale pregio, quale maggior valore per una donna, esattamente come un’auto nuova vale più di una usata, se escludiamo le auto d’epoca che però, nel caso delle donne, sono fortemente deprezzate.

La verginità (e l’imene come suo simbolo) infatti non ha alcun significato medico essendo unicamente un concetto culturale, risalente ad un’epoca in cui il controllo sulle donne e sulla loro sessualità era totale e l’autodeterminazione inesistente.

Tutti, almeno lo spero, sanno che l’imene è una membrana ubicata all’ingresso del canale vaginale che può avere forme diverse (luna, semiluna, perforato); le più sfortunate hanno un imene imperforato che le obbliga a subire un piccolo intervento chirurgico in occasione del menarca per permettere la fuoriuscita del mestruo.

Mi sono sempre domandato quale funzione abbia l’imene e ancora non l’ho capito: qualcuno sostiene che eserciti una barriera contro la risalita di germi nel canale vaginale, altri che sia un organo come l’appendice, della quale sentiamo la presenza solo quando si infiamma e dobbiamo essere operati.

Si tratta di una membrana piuttosto elastica che in alcuni casi non viene deflorata durante il primo coito ma, per assurdo, può rompersi in seguito ad un trauma, attività sportiva violenta, caduta da cavallo, ecc.; in alcuni casi, inoltre, è stato riscontrato un imene intatto in donne prossime al parto, segno che l’attività sessuale non aveva modificato la struttura delle membrana.

Su un campione di 100 donne intervistate, solo 4 hanno dichiarato di aver subito una perdita di sangue durante la presunta deflorazione, segno anche questo di enorme ignoranza nell’associare perdita di sangue a deflorazione; molto più verosimilmente si tratta di perdite ematiche dovute alla scarsa lubrificazione, alla mancanza di delicatezza del partner per scarsa intimità, poca dimestichezza e disinteresse per il piacere della partner.

Anni addietro una persona mi chiese perché io non scegliessi donne  vergini, piuttosto di una con molta esperienza; risposi, in totale onestà, che se era molto “usata” vuol dire che aveva ottime prestazioni, altrimenti sarebbe stata sempre a riposo. Lasciai l’interlocutore perplesso.

La religione, poi, soprattutto quella farneticante di certi estremismi anglosassoni considera la verginità un “must”, un obbligo nei confronti del futuro marito; guarda caso tra quelle persone il tasso di infelicità è ai massimi livelli.

L’idea stessa di doverlo fare solo con il marito (dopo aver pronunciato il fatidico SI) e quindi sapere di dover dare il massimo con quella persona, in quel luogo, in quel momento è sicuramente un’ottima fonte di stress, di ansia da prestazione; va da sé che non potendo imparare la pratica a scuola o presso conoscenti di chiara fama ci si presenti all’appuntamento coitaleda perfette impreparate. Per gli uomini invece nessuna prescrizione perché, beati noi, non vi sono segni visibili di presunte esperienze pregresse e, quand’anche vi fossero, sarebbero giuste perché “l’uomo è uomo”.

Ovviamente non la penso così, riporto solo i pensieri di molte, troppe persone.

La Chiesa ha sicuramente contribuito enormemente a diffondere questo culto della donna vergine. Sant’Ambrogio, per esempio, scrisse ben cinque opere sulla verginità, con preferenza per quella femminile: De virginibusDe viduisDe virginitateDe institutione virginis e Exhortatio virginitatis. Il Vescovo di Milano esaltò la verginità come massimo ideale di vita cristiana, degno erede di quel Saulo, poi convertitosi col nome di Paolo di Tarso,che disse “colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio. Ambrogio ritenne che la verginità fosse l’unica vera scelta di emancipazione per la donna dalla vita coniugale, in cui si trova subordinata. Critica aspramente il fatto che il matrimonio costituisce solo un contratto economico e sociale, che non lascia spazio alla scelta degli sposi e in particolare della donna: Davvero degna di compianto è la condizione che impone alla donna, per sposarsi, di essere messa all’asta come una sorta di schiavo da vendere, perché la compri chi offre il prezzo più alto”.Ambrogio arriva al punto di invitare i genitori a rispettare la scelta di restare vergini dei figli che, così facendo, non sono obbligati a sposarsi.

E’ vero, parliamo di 17 secoli fa ma solo fino a 50-60 anni fa guai se un genitore scopriva che la figlia aveva avuto rapporti prima del matrimonio; nota bene, non perché la figlia avesse fatto male di per sé, ma perché poi lo sposo e tutti i suoi parenti avrebbero denigrato la ragazza e, “Il lupo e l’agnello” di Fedro insegna, la sua famiglia di origine.

A tutt’oggi, e per i distratti ricordo che siamo nel millennio, in alcune scuole degli Stati Uniti il programma di educazione sessuale include o si basa sull’astinenza: un chewing gummasticato o un mozzicone di sigaretta vengo usati come metafora: una volta usati sono da buttare perché nessuno li vuole più.

La realtà è che, tuttora, troppe persone ancora pensano che il primo coito cambi la vita a chi lo subisce, che nulla sia più come prima; la verità è che, se la società abbattesse il culto della verginità, avremmo persone consapevoli di ciò che fanno e lo fanno senza ansia, paure, tabù e obblighi o divieti.

Per finire non voglio obbligare nessuno a “perdere” la verginità:semplicemente, chi vuole restare vergine per qualsiasi motivo è giusto che lo rimanga, come è sacrosanto che chi desidera avere rapporti appena la ragione glielo consente sia libero di averli senza essere etichettato, catalogato o, peggio, schernito o denigrato.

E’ però necessario che, da parte di entrambi, vi sia il consenso.

Sergio Motta

Sex coach

 

Conferma torinese di Epat Ascom a livello nazionale

n occasione della conferma di Lino Enrico Stoppani alla presidenza nazionale dell’Associazione dei Pubblici Esercizi FIPE-Confcommercio, per il quinquennio 2024-2029, EPAT Ascom conferma il peso di Torino a livello nazionale con due importanti nomine.

 

Vincenzo Nasi, presidente di EPAT Ascom Torino, è stato eletto nel Direttivo nazionale, mentre Claudio Ferraro, direttore di EPAT Ascom Torino, è stato confermato nel Collegio dei Sindaci.

Queste nomine sottolineano il lavoro svolto dai rappresentanti EAPT Ascom a favore dei pubblici esercizi del territorio torinese e mettono in luce la capacità di contribuire attivamente alle decisioni strategiche nazionali. La presenza di Vincenzo Nasi e Claudio Ferraro garantisce un collegamento permanente tra le esigenze locali e le prospettive di sviluppo del settore a livello italiano.

La conferma di Lino Enrico Stoppani alla guida di FIPE-Confcommercio evidenzia la continuità e la solidità della Federazione, impegnata nella tutela e nella promozione dei pubblici esercizi italiani. EPAT Ascom Torino rinnova il proprio sostegno alla presidenza Stoppani e a tutti i gruppi di lavoro di FIPE.

30 anni della Fondazione Donat-Cattin, uno sguardo al futuro

Anche a Roma, dopo le iniziative torinesi, si è ripercorsa la storia della Fondazione Carlo DonatCattin, nata l’anno dopo la scomparsa dello statista piemontese.

Una iniziativa che si è svolta in Senato e che ha visto alcuni interventi importanti tra cui quello di Pier Ferdinando Casini, Guido
Crosetto e Bruno Vespa. Una Fondazione che è nata non solo per ricordare il magistero e l’azione
politica, culturale e sociale dello statista Dc e del leader indiscusso della sinistra di ispirazione
cristiana. Ma, soprattutto, è una Fondazione che ha il merito, e l’obiettivo, di rilanciare e
riattualizzare il pensiero, la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro paese. Una
tradizione e una cultura che conservano una straordinaria attualità e modernità nella società
contemporanea. Perchè la Fondazione, nel corso di questi anni, ha affrontato anche – e continua
ad approfondire – tematiche strettamente legate alla società, con particolare riferimento alle
istanze, alle esigenze e alle domande che provengono dalle giovane generazioni.

Ma, per fermarsi al dato politico, è indubbio che il lavoro della Fondazione Donat-Cattin è
particolarmente utile e prezioso per richiamare un pensiero politico che ha segnato in profondità
la stessa storia democratica del nostro paese. E questo, pur senza riproporre moduli ed
esperienze politiche del passato, perchè è abbastanza evidente che la democrazia nel nostro
paese non può fare a meno di una cultura politica e di un pensiero che hanno qualificato ed
arricchito la storia e la stessa esperienza del cattolicesimo politico nel nostro paese. E la rilettura
dell’azione politica, legislativa, culturale e soprattutto sociale di Donat-Cattin e della sua storica
corrente, Forze Nuove, significa anche rileggere i punti cardinali di un pensiero che non può
essere banalmente e qualunquisticamente archiviato.

E l’iniziativa che si è tenuta al Senato ha confermato la bontà e l’efficacia di questa azione
culturale e, soprattutto, le ricadute concrete che una presenza del genere può avere. E non solo
nell’area di riferimento – cioè quella del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese – ma
nell’intera società. E questo perchè i valori, i principi e gli asset culturali della cultura del
cattolicesimo sociale rappresentano tuttora un giacimento ideale, etico e politico che non può
essere sacrificato sull’altare di nessun maldestro nuovismo. E la Fondazione Carlo Donat-Cattin –
guidata per oltre vent’anni dal figlio Claudio scomparso nel 2022 dopo aver dato un impulso
straordinario alla stessa Fondazione fortemente voluta dalla famiglia dello statista piemontese –
come hanno giustamente evidenziato e ricordato Pier Ferdinando Casini e Bruno Vespa in Senato,
può diventare, senza supponenza e senza arroganza, un autorevole punto di riferimento della
tradizione e del pensiero del cattolicesimo politico italiano.

Giorgio Merlo

La storia di Romina, operata in ipnosi

I nuovi traguardi della Cardiologia di Asti

Il Rapporto Agenas la classifica prima in Piemonte per la velocità di intervento nell’infarto

A 40 anni esatti di distanza dalla prima operazione al cuore che, a soli 2 mesi di vita, le ha salvato la vita, Romina è tornata a sorridere grazie a un intervento complesso realizzato in due tempi nella sala di elettrofisiologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti.

Con un primo intervento nell’agosto 2023 si è liberata dal ripetersi continuo e sfiancante di attacchi di tachicardia mal tollerate, al punto di dover ricorrere continuamente e prontamente all’assistenza medica. Originaria di Alessandria, la giovane donna era all’epoca in vacanza ad Aosta quando è stata costretta a rivolgersi al pronto soccorso per l’ennesimo attacco di “flutter atriale”. Da Aosta la paziente si è rivolta al Gaslini di Genova, dove è in cura, che ha creato un ponte con il reparto ospedaliero di Asti con cui collabora da anni. Come da prassi, l’equipe diretta dal cardiologo Marco Scaglione ha ricostruito minuziosamente la storia e l’anatomia della paziente tramite tracciati e Tac, per programmare la strategia con cui effettuare l’ablazione transcatetere, procedura mini-invasiva durante la quale il medico introduce un sottile tubicino flessibile (catetere) nei vasi sanguigni e lo manovra fino a raggiungere il cuore, isolando i percorsi elettrici anomali presenti nei tessuti cardiaci, causa dell’aritmia.

«Oltre alla complessità del caso, una nuova sorpresa è arrivata quando abbiamo scoperto che la paziente era priva della vena cava inferiore a livello addominale, via d’accesso privilegiato per portare il catetere al cuore passando dalle gambe come avviene abitualmente – spiega Marco Scaglione – Tale intervento richiedeva di effettuare una puntura per passare dalla parte destra a quella sinistra del cuore, dove si trovava il problema, utilizzando un ago rigido lungo circa 60 centimetri, per questo motivo normalmente inserito dalle vene delle gambe. Non essendo questa via praticabile, rimaneva una sola possibilità, finora effettuata in pochi casi al mondo per la sua elevata difficoltà, resa ancora maggiore dall’anatomia cardiaca completamente inusuale della paziente».

L’equipe determinata a risolvere il problema alla giovane donna, forte della propria esperienza, ha deciso di così di effettuare la difficile manovra usando una via dall’alto: la vena giugulare nel collo. A livello internazionale si registrano pochissimi casi di interventi simili.

«Dopo essere finalmente riuscito a entrare nell’atrio sinistro del cuore – prosegue il cardiologo – ho potuto mappare il circuito elettrico e studiare la strategia di ablazione, interrompendo la sequenza consecutiva di tre circuiti responsabili dell’aritmia. Il cuore è stato successivamente stimolato fino a 220 battiti al minuto per verificare che non ripartissero nuove aritmie, dimostrando il successo della procedura».

L’eccezionalità dell’intervento non è solo nella complessità tecnica e nella durata di oltre 6 ore, ma nell’utilizzo dell’ipnosi quale tecnica analgesica, grazie alla quale la paziente è rimasta tranquillamente immobile sul lettino operatorio per tutta la durata dell’intervento. Nel 2018 il reparto astigiano ha utilizzato per primo al mondo l’ipnosi per gestire l’analgo-sedazione nell’impianto di un defibrillatore sottocutaneo. Da allora la tecnica è diventata routine ed è già stata utilizzata ad Asti su oltre 2.000 pazienti in tutte le procedure di elettrofisiologia interventistica. Tale esperienza è stata divulgata in congressi europei ed è stata oggetto di pubblicazione su riviste scientifiche cardiologiche internazionali, tra cui la Rivista della Società Americana di Aritmologia.

A distanza di un anno, alla fine dell’estate 2024, il percorso di cura di Romina ha richiesto ancora un intervento della Cardiologia astigiana per il posizionamento di un pace-maker: «Ora finalmente gestisco la quotidianità in modo più sereno e sono fiduciosa nel futuro», commenta la paziente.

La Cardiologia dell’Asl AT è tra le poche in Italia ad eseguire interventi di alta complessità sia negli adulti sia nei bambini e, ancor più, in pazienti affetti da cardiopatie congenite. Collabora, infatti, con l’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino, il Gaslini di Genova, il Sant’Orsola di Bologna e il Meyer di Firenze. Su un totale di circa 420 ablazioni transcatetere all’anno, il 66% dei pazienti afferisce dal resto del Piemonte e d’Italia.

A livello nazionale è sede di training per l’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione ed è collegata con le Università di Torino, Verona, Bologna, Modena-Reggio Emilia, Roma, Palermo, e altri, che inviano specializzandi ad Asti per completare il loro percorso di formazione. È un punto di riferimento per la formazione anche a livello internazionale. La Regione Piemonte nel novembre 2022 lo ha riconosciuto con una Dgr quale Centro di Alta Specializzazione e di riferimento piemontese per l’Elettrofisiologia interventistica e l’Aritmologia.

Secondo l’ultimo rapporto di Agenas, la Cardiologia dell’Asl AT è prima in Piemonte (e nona in Italia) per la rapidità nell’esecuzione dell’angioplastica nei pazienti con infarto, dall’arrivo in pronto soccorso all’ingresso nella sala interventistica che cura circa 200 casi in urgenza su un volume complessivo annuo attorno ai 1.200 interventi di emodinamica.

«La Struttura complessa di Cardiologia dell’azienda sanitaria astigiana risponde ottimamente alle esigenze del territorio e nello stesso tempo è un punto di riferimento internazionale nell’Elettrofisiologia e nella cardiologia interventistica sempre più avanzata – conferma l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi – Il caso di Asti testimonia che l’eccellenza nelle cure è un traguardo raggiungibile anche nei centri di provincia di minori dimensioni, quando a politiche sanitarie lungimiranti si unisce la determinazione verso nuovi traguardi da parte dei medici e degli operatori sanitari. La Regione Piemonte ha sostenuto e sosterrà convintamente questo modus operandi, assicurando le risorse e il sostegno che merita».

“Lapponia”, risate e riflessioni, ovvero si fa in fretta a dire Natale!

Al Gioiello, sino a domenica 24

Si fa in fretta a dire Natale. Con tutto il suo carico di buone intenzioni, promesse, sorrisi da ogni parte e abbracci anche a chi non si vede da secoli, e tavole e brindisi e montagne di regali. Un gran bel castello di sabbia – per qualcuno o per molti – che un’onda più grande è lì a rovinare o a distruggere del tutto. Immancabilmente, c’è chi tenta di salvare il salvabile ma i tanti giuochi per rimettere ordine e continuità sono sempre più pericolosi e difficili e troppe volte procurano altri guai. Per le festività corrono al nord della Finlandia, nella bianca e fredda Lapponia, Monica e il marito spagnolo Ramon (che pare uscito mezz’ora prima dall’ufficio) con il loro Giuliano per festeggiare con Silvia, sorella trasmigrata di lei onde sposare il nativo Olavi e mettere al mondo la piccola Aina. Tutto potrebbe o dovrebbe filar liscio tra una mezza dozzina di esseri umani che da un po’ di tempo non si vedono e avrebbero saccate di cose da raccontarsi e spartire: ma lassù tra i ghiacci il truce destino vuole che Aina, prole infervorata e troppo sveglia di quattro anni, racconti solerte al cuginetto che Babbo Natale non esiste, che altro non è che una pura invenzione, una grossa bugia dei grandi per mettere tranquilli i bambini e costringerli a comportarsi secondo le migliori maniere. Mentre la duplice prole se ne sta di là a giochicchiare e a frignare (non li vedremo mai in scena, ne sentiremo di tanto in tanto le voci registrate), attorno al tavolo dei perduti festeggiamenti, davanti alla grande vetrata che riflette un paesaggio di abeti e di neve che più serafico non potrebbe essere, in attesa dell’aurora boreale forse rappacificatrice, iniziano a scannarsi gli adulti, scambiando quell’angolo di paradiso per un campo di battaglia dove viaggiano ormai in piena libertà volgarità con scontri fisici inclusi, avendo a contorno, mettendole allo scoperto, quelle confessioni che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare finora. Non è soltanto affrontare il problema se ai due ragazzini siano migliori la verità o le bugie, se sia sempre più lodevole lasciare pieno spazio a quella e a quel carico di magia e di illusioni che queste si portano dietro. Perché sono le tradizioni che se ne vanno, i valori familiari cileccano (perché non mi hai chiamata al capezzale di nostro padre mentre stava per andarsene?), le scoperte improvvise e certo inattese (perché Silvia e Ramon da un po’ di tempo si scambiano mail?), certe paternità non proprio sacrosante da sempre tenute nascoste (visto che anche voi la vostra bella bugia l’avete detta?). E via di questo passo.

Lapponia”, autori Marc Angelet e Cristina Clemente, successo a furor di popolo in Spagna e Sud America, guarda nella versione italiana di Pino Tierno, azzeccatissima e tutta nostra, con i suoi sapori tutti di casa nostra, alla famiglia e al cuore suo più interno con una spregiudicatezza così acida e abbrutita che più non si potrebbe. Attraverso una drammatica quanto divertente scrittura che costruisce situazioni e dialoghi e battute a raffica pronte a squadernare risate su risate, la commedia è anche un bell’esempio da cui tirar fuori riflessioni sui rapporti e sul nostro vivere quotidiano che abbiamo costruito e sulle convinzioni che ognuno porta dentro sé, in opposte posizioni: in fondo, fatti di che? Ironia, divertimento, pensieri che riempiono appieno la serata, in un successo incondizionato.

Per la regia di Ferdinando Ceriani che dà un ritmo ai 90’ minuti della vicenda senza un attimo di tregua e nella scenografia di Pier Paolo Ramassa – le pareti in legno, la grande vetrata, l’ambiente ovattato che dovrebbe esprimere calore, una lode a parte – si muovono i quattro interpreti. Come due farfalle sempre più impazzite le presenze femminili, Miriam Mesturino virago tutta scatti e acidume che tutto ordina e che tutto è convinta d’aver previsto secondo il migliore dei modi, e Cristina Chinaglia, capace di accomodare ma anche di gettare qua e là tizzoni ardenti in mezzo ai familiari. Sergio Muniz ci mette pacatezza e tentativi di quieto vivere mentre Sebastiano Gavasso, il nordico che viaggia per leggi libertarie tutte sue, è il più convincente di tutti, attraversando la storia a suon di piatti finlandesi e invettive in lingua, avventurandosi tra l’altro in massime che iniziano con l’affibbiare un retaggio di bugiarderie a tutto il sud dell’Europa e ritagliandosi un successo personale.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Maria Letizia Avato.

Mamma uccide la figlia di dieci mesi annegandola nella vasca e tenta il suicidio

Gli accertamenti  sulla morte di una bimba di dieci mesi in una casa di Nole nel Torinese sono in corso da parte del carabinieri. Non viene esclusa alcuna ipotesi, compresa quella dell’omicidio da parte della madre. Da alcuni riscontri la donna avrebbe annegato la piccola nella vasca da bagno, nella loro abitazione e avrebbe poi tentato di togliersi la vita. Il padre ha chiamato i carabinieri e la bambina sarebbe stata trovata morta nella vasca da bagno.

Spreco alimentare e sostenibilità: l’impegno della città di Rivoli

Simona Riccio, fondatrice di ParlaConMe, relatrice al convegno inaugurale della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR).

Dal 16 al 22 novembre , la città di Rivoli è protagonista della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) , un’iniziativa internazionale volta a promuovere azioni concrete per la riduzione dei rifiuti e sensibilizzare cittadini, scuole, imprese e amministrazioni.

La città di Rivoli ha dimostrato un impegno esemplare, integrando nella propria agenda una serie di attività volte a educare la comunità sull’importanza della sostenibilità ea creare una rete di azioni condivise contro lo spreco alimentare, tema centrale di questa edizione.

Durante il convegno inaugurale, tenutosi il 18 novembre presso la sede del Comitato di quartiere Posta Vecchia “Neirotti Piol”, esperti locali e nazionali si sono confrontati sulle buone pratiche da adottare lungo tutta la filiera agroalimentare.

Tra i relatori, Simona Riccio , digital strategist e fondatrice di ParlaConMe , ha evidenziato i dati preoccupanti relativi allo spreco alimentare:

Ogni anno, a livello globale, il 40% del cibo prodotto viene sprecato , generando un impatto economico di oltre 1.100 miliardi di dollari (dati WWF, fonte Too Good To Go).
Lo spreco alimentare è responsabile di circa il 10% delle emissioni di CO2e prodotte dall’uomo (WWF, fonte Too Good To Go).
In Italia, ogni cittadino spreca in media 67 kg di cibo all’anno , per un valore di circa 360 euro di spesa alimentare (UNEP, fonte Too Good To Go).

“Sono dati che ci devono far riflettere. Lo spreco alimentare non è solo un problema etico o economico, ma una sfida ambientale e culturale che richiede l’impegno di tutti: cittadini, imprese e istituzioni”, ha sottolineato Riccio.

La città di Rivoli si è fatta promotrice di questo importante messaggio. Il Sindaco Alessandro Errigo ha aperto l’evento ribadendo l’importanza di un approccio collettivo e condiviso: “La sostenibilità non è solo un obiettivo, ma una responsabilità comune. Con la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti vogliamo dimostrare che ogni gesto, anche il più piccolo, può fare la differenza.”

Gli interventi della serata

La serata ha visto l’alternarsi di contributi autorevoli:

Fabrizio Galliati , presidente del CAAT (Centro Agroalimentare Torino) , ha illustrato il modello operativo del centro, evidenziando l’importanza della redistribuzione delle eccedenze alimentari per supportare famiglie e associazioni in difficoltà, trasformando lo spreco in risorsa.
Francesco Lasaponara , presidente della Fondazione Lab00 ETS , ha raccontato come la fondazione lavori per ridurre lo spreco alimentare attraverso iniziative come SpesaSospesa.org , un progetto che unisce tecnologia e solidarietà per far arrivare il cibo là dove è più necessario.
Nadia Lambiase , co-fondatrice di Mercato Circolare , ha condiviso esperienze virtuose che dimostrano come l’economia circolare del cibo possa rappresentare una soluzione sostenibile per valorizzare le eccedenze, riducendo l’impatto ambientale e creando nuove opportunità di sviluppo.
Angelo Tribolo , assessore all’Ambiente e Agricoltura di Rivoli, ha presentato le iniziative locali della SERR, invitando tutti i cittadini a partecipare attivamente per contribuire a una Rivoli più sostenibile.

L’evento, moderato da Simona Pravato , direttore di TurismOvest, si è concluso con un invito all’azione: adottare comportamenti più consapevoli e responsabili nella vita quotidiana, dalla gestione degli acquisti alla valorizzazione del cibo invenduto.

Il messaggio di Rivoli: azione collettiva per un futuro sostenibile

La città di Rivoli si conferma un esempio di come le amministrazioni locali possano fare la differenza nella lotta allo spreco alimentare, attraverso progetti che coinvolgono cittadini, imprese e istituzioni. La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti non è solo un’occasione per sensibilizzare, ma anche un’opportunità per costruire insieme un futuro più sostenibile.

Simona Riccio , con il suo intervento e il progetto ParlaConMe , continua a promuovere una comunicazione chiara e inclusiva su temi fondamentali come la sostenibilità, la lotta allo spreco alimentare e la valorizzazione della filiera agroalimentare italiana.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulle iniziative della SERR a Rivoli, consultare il sito ufficiale della città o seguire i canali social dedicati.

📱 www.parlaconmeofficial.it

Tff al via: oltre ai tanti film, quante stelle sul red carpet torinese

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Una festa per la città, dal 22 al 30 novembre, con la prima volta del direttore Giulio Base

 

Pare proprio che si volti pagina, che il 42mo TFF abbia altre sembianze. Non tanto quella sfrondatura di titoli, da 180 e forse qualcosa di più si passa a 120 e il che non può che fargli bene con quel po’ di spiragli e di respiro offerti nei nove giorni di festival (dal 22 al 30 novembre), ma soprattutto quell’affollato andare e venire sul red carpet di celebrità di casa nostra e di star d’oltreoceano – portati in riva al Po con aerei di linea, si assicura, i jet privati sono ferocemente banditi per non superare quei 2,2 milioni che sono il budget previsto – che se insegue una certa atmosfera capitolina (non dico croisettiana o lagunare) rischia di soffocare o per lo meno mettere a sbiadire, in questo novembre torinese fatto si spera di ultime calde luci e di temperature ancora non proprio troppo fredde, quella certa abituale nicchia di cinefili incalliti, di scopritori di pietre preziose e di rarità su cui poi accanirsi a discutere.

Quel certo raccoglimento sabaudo (?) che da decenni ha impresso una cifra ben precisa alla manifestazione, attraverso altre sigle o etichette, attraverso altri direttori, attraverso altre epoche. Qualcuno ha già arricciato il naso nello spavento di una resa d’identità, evvia, aspettiamo i risultati finali, di partecipazione e di ritorni d’immagini e di quant’altro ci si possa augurare da un nuovo corso. Innegabile che anche soltanto per “vedere” cotante glorie cinematografiche il pubblico crescerà, accalcato e vociante, si spera presente pure alle proiezioni, e interessatissimo.

“La colonna vertebrale del Torino Film Festival – assicura Giulio Base freschissimo direttore, rincuorando tutti – è da sempre cinefila e autoriale e tale rimarrà anche in questa edizione, resterà una proposta di film dallo spirito libero, originale, indipendente, graffiante: la lineaguida principale è infatti proprio quella di un festival che torna allo spirito del Cinema Giovani, contenuto fin dal nome dal principio della nostra storia.” Sei sezioni “ben distinte e di facile fruizione”, tre donne – Margaret Mazzantini, Roberta Torre e Michela Cescon – presidenti delle giurie, particolare attenzione al sociale e riconferma di un impegno alla sostenibilità ambientale. Con première d’eccezione al Teatro Regio madrina Cristina Capotondi e Baratti&Milano che diventa lounge del Festival.

Presenze richiamate dal pacchetto dorato delle Stelle della Mole sono Ron Howard che aprirà con il suo ultimo “Eden”, un drama thriller interpretato da Jude Law e Vanessa Kirby, giorni di paura per una coppia di scienziati tedeschi che alla fine degli anni Venti si trasferiscono alle Galapagos, il nostro Giancarlo Giannini che verrà a raccontarci e a rivedere con noi il suo “Pasqualino Settebellezze”, Rosario Dawson che presenta “Kids” di Larry Clarck e Alec Baldwin a riproporre le immagini di “Caccia a Ottobre Rosso” (stracarico di passaggi televisivi!), Matthew Broderick, in compagnia della consorte Sarah Jessica Parker colonna di “Sex and the City”, a ripensare al suo rapporto (idilliaco? burrascoso?, lo sapremo) con Marlon Brando durante la lavorazione di “Il boss e la matricola”, Vince Vaughn con “Swingers” di Doug Liman e Julia Ormond con “Here’s Yianni” diretto da Christina Eliopoulos, Ornella Muti e Michele Placido ad accompagnare “Romanzo popolare” di Mario Monicelli del 1974, Emmanuelle Béart che presenta il suo documentario “Un silence si bruyant”, diretto con Anastasia Mikova (un’opera per dare voce alle vittime di violenza sessuale, incoraggiandole a superare la vergogna), last but di certo non least Sharon Stone che ci entusiasmerà con tutti i segreti del “suo” – fu interprete e produttrice – “Pronti a morire”, western che vide Sam Raimi dietro la macchina da presa. La chiusura del festival rimarrà in zona, con Billy Zane – il cattivone di “Titanic”, presente in sala – interprete, “con una stupefacente e totale immedesimazione”, di “Waltzing with Brando”, diretto da Bill Fishman, presentato qui in anteprima mondiale, racconto di un progetto dell’attore per la costruzione di un ressort per le vacanze a Tahiti all’inizio dei Settanta.

Chicche preziosissime per questa ventata d’aria nuovissima che il nuovo direttore si è assicurato, accaparrato con viaggi e telefonate lunghissime crediamo, longa manus e contatti coltivati a regola d’arte. Magari qualche insistenza avrà dovuto usarla anche lui ma poi tutto è andato felicemente in porto. Chicca preziosa e doverosa nel centenario della nascita dell’attore – e di questo al direttore sia reso grazie e merito – il ciclo di film che riproporrà la figura e l’arte di Marlon Brando, lui preso a immagine dell’odierno TFF, con quell’angolo di sorriso, intento a sistemarsi il nodo della cravatta rossa, il viso bellissimo, erano le immagini di “Ultimo tango a Parigi”, un omaggio sacrosanto che va dal 1950 al 1994, che non guarda ai capolavori o ai film più che zoppicanti, accettati e fatti per il pagamento delle solite bollette di casa, ventidue titoli tutti insieme, una scorpacciata da non perdere, da far entrare assolutamente tra una proiezione e l’altra del concorso: dal “Tram che si chiama desiderio” a “Giulio Cesare” al “Selvaggio”, da “Fronte del porto” a “Bulli e pupe” ai “Giovani leoni”, da “Pelle di serpente” con Anna Magnani agli “Ammutinati” e “La caccia”, dal “Padrino” ad “Apocalypse Now” a “Missouri”, ogni proposta introdotta da un critico.

120 film scelti sui 5500 titoli pervenuti, 96 lungometraggi e 24 cortometraggi, 23 anteprime mondiali e 22 anteprime internazionali, 13 anteprime europee e 24 anteprime italiane. Tra i sedici film del concorso principale, “Europa Centrale” di Gianluca Minucci, un kammerspiel metafisico sulla lotta politica ambientato nell’aprile del ’40 in un viaggio in treno di una coppia di comunisti (Paolo Pierobon e Tommaso Ragno) a cui è affidata dal Comintern una importante missione, e “N-Ego” di Eleonora Danco, anche interprete travestita da manichino “dechirichiano nei suoi tanti incontri con personaggi che rispecchiano le sue paure e i suoi desideri. Da Tunisia e Argentina, da Ucraina e Belgio e Brasile, da Iran e Danimarca e Stati Uniti tra gli altri in arrivo le altre pellicole, grande attenzione ad argomenti femminili, una nascita inattesa e il desiderio di diventare madri, attrici che riempiono un set di vita reale, insegnanti con la personale infertilità e allieve che rimangono incinte, vendette sull’uomo che fa rovinato una vita, il desiderio di guardare a un futuro o forse la necessità di aggrapparsi ad un passato, la ribellione di una donna e giornalista a un regime che reprime. 

Nella sezione “Fuori concorso” interessanti si preannunciano “Le barbares” di Julie Delpy, una cittadina della Bretagna pronta ad accogliere i rifugiati dell’Est Europa ma qualcosa si guasta allorché ad arrivare sono invece dei profughi siriani; “Il corpo” di Vincenzo Alfieri, con Claudia Gerini, giallo in piena regola per scoprire chi abbia causato la morte di una ricca imprenditrice e la sparizione del suo corpo, “Un natale a casa Croce” in cui Pupi Avati racconta del filosofo e della sua amicizia con Giovanni Gentile, guastata dall’arrivo del fascismo, “Paradis Paris” di Marjane Satrapi, dove un gruppo di parigini, fra cui Monica Bellucci, affronta la morte, “Riff Raff” di Dito Montiel, dove un vecchio criminale dovrà affrontare a Capodanno i vecchi nemici che sono venuti a cercarlo e “The Summer Book” diretto da Charlie McDowell, figlio del Malcom dell’”Arancia Meccanica”, l’ultima estate di una nonna (Glenn Close) che sta per morire, in compagnia della piccola nipote Sophia su un’isola della Finlandia. Altra sezione, “Zibaldone”, altri titoli da tenere d’occhio. Dopo più di vent’anni Maurizio Nichetti torna al cinema in compagnia di Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz con “Amichemai”, “From Ground Zero” in cui il regista palestinese Rashid Masharawi raccoglie 22 cortometraggi realizzati da alcuni registi di Gaza, “La musica negli occhi” di Giovanna Ventura sul rapporto di lavoro e di amicizia soprattutto tra Fellini e Nino Rota e tra Ettore Scola e Armando Trovajoli, “Perfect Number” di Krzysztof Zanussi, il giovane David, matematico polacco ha dedicato la sua vita ai numeri sacrificando i propri sentimenti: l’incontro con il cugino Joachim lo costringerà a riconsiderare le sue scelte.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Jude Law w Vanessa Kirby sono gli interpreti di “Eden” di Ron Howard, film d’apertura del festival; Marlon Brando e Vivien Leigh in una scena di “Un tram che si chiama desiderio”, inserito nella rassegna sull’attore di cui cade il centenario della nascita; Tommaso Ragno in “Europa Centrale” di Gianluca Minucci e una scena di “N-Ego” di Eleonora Danco, entrambi in concorso per l’Italia.

Clima, Grimaldi (AVS): Il presidio di XR non va sgomberato, il Governo ascolti

“Questa mattina, attivisti e attiviste di Extinction Rebellion hanno occupato con le tende la piazza del Viminale, sede del Ministero dell’Interno, dopo aver scaricato 5 quintali di letame davanti all’ingresso. Le forze dell’ordine hanno strappato le tende e rimosso tutti gli striscioni in meno di mezz’ora. Alcuni sono stati trascinati fuori dalle tende e ora tutte le persone presenti si trovano circondate da due cordoni di polizia davanti alla scala. Se si procederà allo sgombero e al fermo saranno portate in questura più di settanta persone. In un contesto in cui gli eventi climatici estremi investono l’Italia, dall’Emilia alla Sicilia, chiediamo alle istituzioni di non reprimere la protesta, ma di ascoltarla. Il Governo non ha fatto che inasprire le pene contro chi manifesta per il clima, mentre butta in armi le risorse che servirebbero all’adattamento climatico e alla messa in sicurezza del territorio” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.