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Racconto di Natale / LA SECONDA OCCASIONE

Mi chiamo Antonio Gennaio, o almeno questo è il nome che, dieci anni fa, mi hanno dato alcuni di abitanti di Torino perché mi hanno trovato, accasciato nei pressi del Santuario della Consolata, il 17 gennaio, giorno in cui si festeggia Sant’Antonio Abate

Ero svenuto e ricoperto da vecchie cicatrici, come se tanto tempo prima fossi stato avvolto dalle fiamme. Quando mi sono svegliato nella canonica di don Pio non ricordavo nulla: né da dove venissi, né la mia età, nemmeno il mio nome. La mia vita è iniziata quando ho deciso di lasciar andare un passato che non ne voleva più sapere di me e che mi negava nomi, volti, persino dolori.

Avevo un nuovo nome, un giorno nel quale festeggiare il mio compleanno, una camera nella casa parrocchiale, un lavoro come assistente di don Pio: mi ero trasformato in una via di mezzo tra una perpetua, un chierichetto e un giardiniere. Dopo alcuni mesi, grazie ad un progetto di lavoro socialmente utile venni promosso a tuttofare del Comune: mi occupavo di piccoli lavori di giardinaggio e tenevo pulito il cortile della scuola elementare. All’inizio mi fu difficile convivere con il mio aspetto fisico, soprattutto perché temevo le beffe della gente. Non credo di essere mai stato bello, ma di certo le cicatrici dovute all’esposizione al fuoco mi rendevano orribile.

Ero un diverso, un mostro. Tuttavia, non lessi negli occhi delle persone paura, piuttosto una sorta di pietà, non vidi ribrezzo, ma tristezza per la mia condizione di esule senza nome, di apolide senza memoria. Dai bambini della scuola elementare mi giunse l’aiuto maggiore. Iniziarono a inventare storie su di me. Giovanni diceva che ero stato un pilota di Formula 1 scampato ad un incendio, mentre per Giuseppe provenivo dallo spazio. Soltanto Elisabetta interrompeva il suo pensieroso silenzio da bambina adulta, per dirmi: “Non importa da dove vieni. Ti voglio bene perché hai gli occhi buoni”, parole che avevano il potere di commuovermi.

Nel tempo libero per combattere la solitudine aiutavo la locale filodrammatica. Montavo le scenografie, spostavo pannelli, e facevo persino la comparsa. Spesso mi accontentavo di stare tra le quinte. La possibilità di assistere agli spettacoli mi rendeva felice. Gli anni trascorsero rapidi. Le domande sul mio passato continuarono a restare senza risposta. Fu come se Antonio avesse sempre vissuto a Torino, in quelle vecchie vie del Quadrilatero Romano. Ero ormai parte della comunità come il Santuario della Consolata o come Palazzo Barolo. O almeno credevo di esserlo fino a quando il destino decise di beffarsi di me.

 

Nell’autunno del 2019, infatti, i membri della filodrammatica del Quadrilatero decisero che lo spettacolo della Vigilia di Natale quell’anno sarebbe stato straordinario, diverso, originale, nulla a che vedere con i soliti temi triti e ritriti. Dopo settimane di ricerche, studi e discussioni, Luigi, primo attore della compagnia, appassionato di misteri, ebbe un’idea geniale: rendere omaggio al personaggio di Frankenstein, attraverso uno spettacolo teatrale. Proprio a Torino, infatti, nel 1920, Testa aveva realizzato il primo film horror italiano, “Il mostro di Frankenstein”. Certo il soggetto non era proprio natalizio, ma tutti erano stanchi di ripetere, anno dopo anno, le parti dei fantasmi di Scrooge o delle Piccole Donne della Alcott, tanto più che, ormai, i teatri cittadini proponevano da tempo per Natale opere teatrali crudeli come quelle di Agatha Christie. E così all’unanimità venne scelto il capolavoro di Mary Shelley.

 

Il mio inconscio mi trasmetteva messaggi inquietanti e mi tenni, per quanto possibile, lontano dalle prove. Ma il pomeriggio del 24 dicembre fui costretto ad assistere allo spettacolo. Tutti sembravano felici, eccitati. Tutti tranne me. Scena dopo scena, frase dopo frase, mi rendevo conto che era la mia vita, quella sepolta, quella dimenticata, a scorrere sul palco. Adesso sapevo chi ero. Adesso so chi sono: sono la Creatura nata grazie ad un uomo che ha osato sfidare le leggi della natura, che ha voluto sconfiggere la morte, senza sapere che avrebbe causato solo infelicità. Mary Shelley ha trascritto la mia storia e quella del dottor Victor Frankenstein, il mio creatore. Come tutti coloro che vengono al mondo non ero né buono, né cattivo.

Ero soltanto alla ricerca di qualcuno che mi amasse e che mi insegnasse ad amare. Non avevo chiesto io di tornare a vivere, non ero responsabile del mio aspetto deforme. Ma nessuno l’ha compreso. Ho ricevuto solo disprezzo, odio, tormento e ho risposto, infliggendo a mia volta disprezzo, odio e tormento. Ho ucciso e avrei meritato un’ultima definitiva morte.

autunno sul Po

Quando lo spettacolo è terminato, mi sono allontanato in silenzio e ho raggiunto il ponte di fronte alla Gran Madre. Ho deciso di scrivere queste righe per rivelare al mondo la mia identità e la mia dannazione prima di mettere fine alla mia disgraziata esistenza nelle acque del Po. Ma ora che sono arrivato al termine dell’ultimo capitolo mi rendo conto che è difficile lasciare questo luogo, che è difficile congedarsi da questa esistenza che non ho cercato, che non ho voluto, che mi è piombata addosso come un rapace. Qui, a Torino, non mi sono sentito un demone, ma solo un uomo che ha avuto una seconda opportunità. Con il mio scritto, stretto tra le dita, ho osservato l’acqua, la sagoma dei Cappuccini davanti a me, ho sentito i primi fiocchi di neve bagnarmi le guance e per la prima volta in tutte le mie esistenze ho capito di avere un’altra scelta. Ho lacerato la mia confessione.

Lasciamo credere a tutti che la Creatura sia soltanto un parto della fantasia di una giovane inglese, che il demone sia morto su una zattera, piangendo sul corpo del suo creatore. Il dottor Victor Frankenstein e il suo mostro resteranno, per sempre, leggenda. Io sono Antonio Gennaio, nato il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, tuttofare in una scuola elementare di Torino. Nulla di più. Nulla di meno. Tra poco scoccherà la mezzanotte e in questa notte di Natale, insieme al Salvatore del Mondo, rinascerò anch’io. La neve ha cancellato il mio passato. Mi asciugo una lacrima per quel mio papà che mi ha dato la vita, senza riuscire a capirmi. Requiescas in pace, Victor, povero padre mio.

 

Barbara Castellaro

 

 

 

Natale più sicuro sui treni e nelle stazioni. I controlli della Polfer

3473 persone controllate, di cui 1030 stranieri, 83 minori e 813 con precedenti di Polizia.  1 arrestato e 11 indagati, 43 veicoli controllati, 267 pattuglie in stazione e 116 a bordo treno, 292 treni scortati e 14 pattuglie antiborseggio in abiti civili per contrastare i furti in danno dei viaggiatori. 23 servizi lungo linea e 9 di O.P.

Questi i risultati dell’attività settimanale del Compartimento Polizia Ferroviaria per il Piemonte e la Valle D’Aosta.

A bordo di un treno Torino – Bardonecchia, personale della Squadra di P.G. ha proceduto all’arresto di un minore italiano per rapina aggravata ai danni di due viaggiatori.

 

Nella stazione di Torino Porta Nuova, gli Agenti Polfer hanno fermato ed indagato per resistenza a Pubblico Ufficiale e false attestazione sulla propria identità, un ventisettenne della Nuova Guinea che nel cercare di salire a bordo di un treno nella Stazione di Torino Lingotto aveva colpito con un pugno un dipendente Trenitalia e successivamente si è scagliato fisicamente anche contro gli operatori di Polizia intervenuti.

 

Operatori del Nucleo Scorte Compartimentale hanno indagato in stato di libertà due viaggiatori algerini, irregolari sul territorio nazionale,  responsabili di resistenza a pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio. I due viaggiatori, al momento del controllo degli operatori Polfer, ponevano resistenza nei loro confronti, azionando il freno di emergenza. I due sono stati poi accompagnati presso l’Ufficio Immigrazione per la verifica circa la regolarità della loro posizione sul territorio nazionale

Nosiglia e il primato del lavoro

L’arcivescovo: “lavoro non è solo un diritto, ma è anche il primo dovere di uno Stato,  di un governo e di ogni altra istituzione che voglia rispondere al suo vero fine di servire il bene comune”.  Così  monsignor Cesare Nosiglia  nell’omelia della Messa della vigilia di Natale davanti allo stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri.   “Il lavoro è tornato ad essere il primo problema del territorio e solo uno sviluppo buono e una economia che risponda a criteri etici sono in grado di sostenere la qualità della vita in tutti i suoi aspetti”. Nosiglia propone quindi “un patto sociale e generazionale che guardi al futuro del nostro territorio, valorizzi le imprese che resistono e cercano sbocchi di mercato per affrontare il momento difficile”.

Vivere è pensare. E rispettare gli altri

La sentenza di assoluzione per Marco Cappato, pronunciata dai giudici della Corte d’assise di Milano, cancella l’imputazione di aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, conosciuto dai più come “dj Fabo”, in una clinica svizzera a morire

 

E’ una sentenza storica, importante. E ci induce a riflettere sulla necessità di nuove norme di legge su questi temi delicati.

Qualche anno fa un bel film di Marco Bellocchio, Bella addormentata, presentato a Venezia, riaprì le polemiche sui temi etici, raccontando vari episodi sullo sfondo degli ultimi sei giorni di vita di Eluana Englaro. Nonostante il film non offrisse tesi o risposte, rispecchiando e rispettando i diversi stati d’animo nell’opinione pubblica su temi che toccavano le sensibilità etiche, le polemiche si sprecarono. Ripensando ora a quel film e all’ultima sentenza è naturale domandarsi come e quando si potrà discutere serenamente dei grandi interrogativi proposti dalla scienza e dalla bioetica. Un tempo ( non lontano) i temi etici riguardavano divorzio e aborto, ai quali si sono aggiunti il riconoscimenti dei diritti degli omosessuali, la fecondazione assistita, il testamento biologico, l’eutanasia, l’utilizzo delle cellule staminali. Il pensiero laico, in questi anni e di fronte a questi problemi è parso timido e incerto, quasi frastornato dal clamore di chi ha preferito gridare il proprio sdegno e la sua contrarietà ideologica. Eppure il dibattito sui temi “eticamente sensibili” è più aperto che mai e bisogna affrontarli senza i paraocchi. La gravidanza, la nascita, la vita , l’amore, la malattia e la morte un tempo erano regolate da quelle che venivano chiamate “leggi di natura”. Inviolabili e immutabili per secoli, davanti alle quali non si poteva far altro che chinarsi. Ora il mondo è più ricco di possibilità e di necessità. Ognuno di noi può scegliere come e quando mettere al mondo un figlio, correggerne le malattie prima della nascita. Ognuno di noi può scegliere come vivere, amare e (perché no?) come morire. Si sono allargati gli spazi di libertà. Con grande rispetto, bisogna tenerne tutti conto. Politica e diritto potranno dire la loro, ma nel rispetto più rigoroso della libertà degli individui e della laicità dello Stato. E’ bene che nessuno lo scordi, qualsiasi opinione intenda esprimere.

Marco Travaglini

Natale solidale a Borgo Vittoria

Riceviamo e pubblichiamo

 

Con l’avvicinarsi del Natale, come l’anno scorso, uno dei numerosi concerti ed eventi a scopo benefico devolverà il ricavato ad un progetto didattico nel vicinato

La serata musicale con finalità solidali organizzata dalla Chiesa di Scientology di Torino è andata in scena giovedì 19 dicembre presso l’associazione ricreativa e culturale Impresa&Territorio, in via Cesalpino, nella Spina di via Stradella.
Concerto intitolato “Canzoni in Bianco&Nero” con Alessandro Esposito (percussioni), Massimiliano Brizio (pianoforte), Cico Cicogna (voce) e la partecipazione straordinaria di Giovanni Licari in arte Cass, giovane artista residente nel quartiere della periferia torinese che è stato un po’ il filo conduttore dell’iniziativa.
La serata infatti è stata presentata da Elena Aloise presidente dell’associazione “Laboratorio delle Donne” e membro attivo del Tavolo di Borgo Vittoria.
Dopo i saluti istituzionali da parte di Simone Tosto, consigliere della Circoscrizione 5 che ha patrocinato l’iniziativa, il prof. Luciano Morra coordinatore del progetto “Service Audio e Musica” dell’IIS G. Peano, cui il ricavato della serata verrà devoluto, ha illustrato il lavoro dei ragazzi.
Toccanti i saluti di Giulia Lu, portavoce a Torino della Chiesa di Dio Onnipotente, religione oggetto di violenta repressione in Cina, che ha ringraziato Torino per l’accoglienza e la collaborazione.
Nell’alternarsi tra brani della musica leggera italiana d’altri tempi e canzoni dei giorni nostri Cico e Cass hanno improvvisato un duetto su “Solo me ne vo” dedicata a Nella Colombo, cantante celebre nel dopoguerra vissuta a sua volta in Borgo Vittoria. Per questo motivo le verrà intitolato il giardino di Cascina Fossata.
E proprio a Borgo Vittoria è stata dedicata l’omonima canzone RAP scritta e interpretata da Cass, Raven e Nikos.
Generi, generazioni e culture diversi, ma uniti dalla musica e dal desiderio di condividere una cooperazione che, prendendo slancio dallo spirito Natalizio, durerà per tutto l’arco dell’anno.

I neuroni immaturi, riserva preziosa

Cellule giovani utili a mantenere la plasticità cerebrale e prevenire le demenze senili. Ne parliamo con il referente scientifico del progetto, il professor Luca Bonfanti

 

È sul sito di crowdfunding Eppela, per circa un mese, il progetto denominato “Neuroni immaturi contro la demenza”, di cui è referente scientifico il professor Luca Bonfanti, docente di Anatomia Veterinaria nell’ateneo torinese e ricercatore al NICO (Neuroscience  Institute Cavalieri Ottolenghi). Lo scopo di questa condivisione è quello di poter creare una borsa di studio.

“Lo studio in corso nel progetto “Neuroni alternativi” – spiega il professor Luca Bonfanti – è quello di analizzare la corteccia cerebrale di ben quattordici specie di mammiferi, tra cui quella umana, per ricercare i neuroni immaturi ed eventuali variazioni nella loro quantità relativa alla filogenesi. Già a trent’anni fa risaliva la scoperta che in piccole zone del cervello adulto potessero essere generati nuovi neuroni a partire da cellule staminali. Questo ha portato molti scienziati, tra cui noi, a studiare il fenomeno affascinante della cosiddetta “neurogenesi adulta”. È stato, però, anche scoperto che risulta molto difficile far accettare al nostro cervello cellule staminali provenienti dall’esterno e che le stesse cellule esistenti all’interno sono indirizzate maggiormente ai processi di memoria ed apprendimento che a quello della riparazione di eventuali danni. È stato, inoltre, scoperto che questo tipo di plasticità risulta diverso negli animali da laboratorio rispetto all’uomo”.

“Nell’uomo infatti – prosegue il professor Luca Bonfanti  – la genesi dei neuroni scompare molto presto, tra i 2 e i 13 anni; uno studio parallelo, condotto sui delfini, ha inoltre dimostrato la totale scomparsa della neurogenesi adulta in questi animali, mentre nel topo, in cui l’olfatto, a differenza dei delfini, risulta fondamentale, i nuovi neuroni vanno a localizzarsi proprio nelle regioni del cervello preposte a percepire gli odori”.

“I ‘neuroni immaturi’ sono cellule generate prima della nascita – spiega il professor Bonfanti –  ma che esprimono le molecole “giovani” tipiche dei neuroni neoformati, rimanendo in uno stato prolungato di immaturità per il resto della vita. Vengono quindi considerati una riserva di cellule giovani che rimangono “congelate” ad un certo stadio della maturazione, in attesa di poter essere utilizzate in un cervello che risulti non più in grado di generarne di nuove. Un nostro  studio molto recente, risalente al 2018 (Piumatti et al., J Neurosci), ha suggerito che i neuroni immaturi potrebbero essere più abbondanti nel cervello delle specie animali più vicine all’uomo. Il nostro progetto “Neuroni alternativi ” sta verificando la validità dell’ipotesi su diverse specie di mammiferi (uomo compreso) e a questo scopo stiamo analizzando, a livello morfologico, cellulare e molecolare, più di cento cervelli provenienti da banche biologiche di vari Paesi. Scopo della ricerca è quello di poter poi rispondere a domande relative all’esistenza o meno di una relazione tra questo tipo di plasticità e la genesi di nuovi neuroni, alla possibilità o meno di attivare e risvegliare questi neuroni, di accelerarne o rallentarne la maturazione. Scopo finale dello studio è quello di poter utilizzare queste riserve di cellule giovani per prevenire le demenze senili”.

 

Mara Martellotta

Progetto Neuroni Alternativi. Professor Luca Bonfanti

www.nico.ottolenghi.unito.it/ita/content/view/full/1748

 

Fondazione Cavalieri Ottolenghi

Sold out per Roberto Bolle and Friends

Un viaggio imperdibile nella bellezza della danza

 

Teatro Regio, dal 29 al 31 dicembre 2019

 

Domenica 29 dicembre, alle ore 20.30, lunedì 30 dicembre alle 20.30 e martedì 31 dicembre alle 16 il Regio offre un viaggio imperdibile nella bellezza della danza.

Al Teatro Regio, insieme a Roberto Bolle, Étoile del Teatro alla Scala e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, vedremo in scena le étoiles più scintillanti del momento: la torinese Silvia Azzoni (Hamburg Ballett, Amburgo), Young Gyu Choi (Dutch National Ballet, Amsterdam), Stefania Figliossi (Guest Artist), Melissa Hamilton (The Royal Ballet, Londra), Viktorina Kapitonova (Boston Ballet, Boston), Julian MacKay (Mikhailovsky Ballet Company, San Pietroburgo), Tatiana Melnik (Hungarian National Ballet, Budapest) e Alexandre Riabko (Hamburg Ballett, Amburgo).

Il programma prevede: il pas de deux dall’Atto II de Lo Schiaccianoci, coreografia di Lev Ivanovič Ivanov, musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, interpretato da Viktorina Kapitonova e Julian MacKayBorderlands (balletto originariamente commissionato dal San Francisco Ballet) con la coreografia e i costumi di Wayne McGregor, musica di Joel Cadbury e Paul Stoney, nell’interpretazione di Melissa Hamilton e Roberto Bolle; a seguire, il pas de deux dall’Atto III di Don Chisciotte, coreografia di Marius Petipa, musica di Ludwig Minkus, in scena Tatiana Melnik e Young Gyu ChoiOpus 100 – fűr Maurice, coreografia di John Neumeier, musica di Simon&Garfunkel, danzano Roberto Bolle e Alexandre Riabko. Nella seconda parte del programma: Serenata tratta dall’opera Cantata con la coreografia di Mauro Bigonzetti, musica delle Assurd, interpretata da Stefania Figliossi e Roberto Bolle; il pas de deux da Il corsaro, coreografia di Marius Petipa, musica Riccardo Drigo, in scena Viktorina Kapitonova e Julian MacKay; ritroviamo quindi Melissa Hamilton e Roberto Bolle per il pas de deux da Caravaggio, coreografia di Mauro Bigonzetti, musica di Bruno Moretti, da Claudio Monteverdi; si prosegue con il pas de deux, VI movimento dalla Terza Sinfonia di Gustav Mahler, coreografia di John Neumeier, musica di Gustav Mahler, in scena Silvia Azzoni e Alexandre Riabko; il pas de deux da Le fiamme di Parigi, coreografia di Vasilij Vainonen, musica di Boris Asaf’ev, interpreti Tatiana Melnik e Young Gyu Choi. L’ultimo brano in programma è il solo di Roberto Bolle Waves, con la coreografia di Massimiliano Volpini e le musiche di Davide Boosta Dileo ed Erok Satie. Light designer del Gala è Valerio Tiberi.

Partner del Roberto Bolle and Friends è Intesa Sanpaolo.

I biglietti per i tre spettacoli sono pressoché esauriti. Per informazioni ed eventuale vendita: Biglietteria del Teatro Regio – Tel. 011.8815.241/242 e www.teatroregio.torino.it

Info: www.robertobolle.com.

I carabinieri forestali scoprono deposito di rifiuti pericolosi

I Carabinieri Forestali di Torino, congiuntamente alla Stazione Carabinieri di Verolengo, a fine novembre 2019, a seguito di indicazione effettuata dal 1°Nucleo Elicotteri di Volpiano, entravano in una  area privata in Comune di Verolengo, località Sbarro

Nel sito constatavano la presenza di un deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non.

Si contavano complessivamente oltre novanta autovetture fuori uso contenenti liquidi e componenti pericolose, una cinquantina di ciclomotori e motocicli ammassati alla rinfusa. Dallo stato dei luoghi si verificava un’illecita attività di gestione rifiuti di parti di autoveicoli, batterie al piombo, scarti di olio motore, olio per ingranaggi e lubrificanti e cumuli di pneumatici fuori uso.

Denunciato il proprietario dell’area, rappresentante dell’impresa che ha gestito il recupero degli autoveicoli per il reato di cui all’art. 256 comma 1 e 2 del Testo Unico Ambientale per deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e gestione non autorizzata.

Molti degli autoveicoli presenti risultavano essere gravati da provvedimenti amministrativi di sequestri e fermo in quanto l’attività era svolta da una depositeria autorizzata in fase di liquidazione ma, come da giurisprudenza la condizione di rifiuto dei veicoli fuori uso non può essere esclusa neppure con riferimento ai veicoli sottoposti a sequestro quando questi, come nel caso di specie erano detenuti in modo non consono poiché a diretto contatto con le matrici ambientali, esposti alle intemperie e contenenti sostanza pericolose, e di fatto destinate all’abbandono.

Fooding compie un anno

I primi dati di un progetto unico a livello torinese

 

Arrivano i primi dati del progetto Fooding che, archiviato il suo primo anno di vita, non si ferma ma ricomincia. Un’iniziativa unica nel suo genere, promossa dal Comitato Arci Torino: quattro mense popolari aperte a pranzo in altrettanti circoli Arci e due centri di raccolta e distribuzione dell’invenduto, realizzati nell’ambito dei Progetti a Rilevanza Locale del 2018 della Regione Piemonte e finanziati con fondi del Ministero del Lavoro e del piano Emergenza Freddo del Comune di Torino. Non solo uno strumento di lotta alla povertà, specie in questi mesi freddi, nato proprio in collaborazione con l’Associazione Italiana Persone Senza Dimora (altra peculiarità dell’iniziativa), ma anche un contrasto al fenomeno allo spreco alimentare e un tentativo di inclusione: si mangia, infatti, nei circoli Arci, ci si può fermare per viverli, giocando, leggendo un giornale, parlando con le persone che li frequentano, si conoscono nuove persone, si riceve assistenza sui propri diritti. Molto più facile, anche, l’accesso alle mense stesso.

Il progetto è partito a dicembre 2018. Sono stati creati due nuovi centri di raccolta e distribuzione del cibo invenduto: uno in via Moretta 55bis (Quartiere San Paolo, Circoscrizione Tre, gestito dall’Associazione Diskolè: qui è attivo anche uno sportello di segretariato sociale) e uno negli spazi dell’Associazione Minollo-Spazio Alkadia (gestito dall’Associazione Minollo in via Foligno 14, per i quartieri Borgo Vittoria e Madonna di Campagna), nella Circoscrizione Cinque, pensando soprattutto all’invenduto del mercato di Borgo Vittoria e corso Cincinnato. Tutto il cibo raccolto viene distribuito sullo stesso territorio. Quattro le mense popolari. Tre in provincia: a Chieri (Reciproca Mensa gestita dalla Cooperativa Patchanka), a Moncalieri (Circolo Arci Dravelli) e a Carmagnola (Mensa Popolare di Casa Frisco gestita da Karmadonna APS).  A Torino, invece, la mensa è al Circolo Arci La Cricca, la più antica bocciofila della città, aperta nel 1872: un circolo che ha fatto la storia dell’Arci e della città (del suo direttivo fece parte anche De Amicis) che oggi è anche sede operativa e di coordinamento del progetto. I giovani che, la sera, frequentano la Cricca per partecipare ai concerti e alle serate culturali, poi, sono stati gli stessi che, con le loro donazioni, permettono al Circolo di essere mensa.

Ma veniamo ai dati ufficiali relativi ai primi 9 mesi, un primo quadro dei risultati. «L’avvio di Fooding è stato per Arci Torino un passaggio fondamentale, frutto dell’esperienza maturata negli anni scorsi. A partire dai bisogni esistenti, abbiamo voluto strutturare una risposta concreta al tema della povertà e della sua componente alimentare, condizione in cui vivono più di 2,7 milioni di persone in Italia – spiega Andrea Polacchi, presidente del Comitato Arci Torino – Partiamo dal cibo per parlare delle disuguaglianze e delle solitudini che la nostra società produce, per questo Fooding non si limita a fornire un pasto caldo ma crea luoghi inclusivi, rete solidali, strumenti per intraprendere percorsi di autonomia».

 

I risultati di questi primi nove mesi di attività hanno confermato l’efficacia delle strategie individuate: in questo periodo, sono stati distribuiti più di 13mila pasti gratuiti a persone senza dimora e/o in condizioni di difficoltà socioeconomica, grazie all’attività delle quattro mense. Quattrocentocinquantuno le persone che ne hanno beneficiato.

Più di 22mila sono, invece, i chili di eccedenze alimentari recuperate e redistribuite a 317 nuclei familiari in difficoltà o utilizzate nelle mense: «Sono numeri che ci indicano la necessità di proseguire su questa strada». Molti sono stati coloro che, dopo il pranzo, hanno chiesto consulenze e accompagnamenti nell’accesso ai diritti. Ad esempio, al Circolo Arci la Cricca sono stati servite 250 persone (5250 i pasti in nove mesi): ben 50 di queste, hanno chiesto consulenze per cercare un lavoro o ricevere servizi, iniziando in questo modo un percorso di reinserimento sociale, mentre 30 sono state le ore dedicate al benessere psicologico.

Dopo la prima fase di attività il progetto proseguirà anche quest’anno, grazie al contributo da parte di Regione Piemonte e Città di Torino, alla collaborazione con il Banco Alimentare e Forst s.p.a. Un’occasione per consolidare l’esperienza di Fooding e per arricchirla con nuove collaborazioni che ampliano ulteriormente lo spettro di intervento, come Cre.Attiva, che ha integrato il progetto con attività volte al benessere psicologico dei beneficiari, e RadioOhm, che sarà media partner del progetto.

Fooding – Alimenta la solidarietà è un progetto promosso dal Comitato Arci Torino, grazie al contributo di Regione Piemonte, Ministero del Lavoro, Comune di Torino e Forst s.p.a, in collaborazione con una fitta rete di soggetti pubblici e privati:  Circolo Dravelli, Cooperativa Patchanka, Diskolè, Karmadonne, La Cricca Bocciofila, Magazzino sul Po, Minollo – Cooperazione sociale nella città, ReciprocaMensa, Vol.To, AIPSD – Associazione Italiana Persone Senza Dimora, i comuni di Torino e Moncalieri, le Circoscrizione 1, 3 e 5 del Comune di Torino.

Tutti scultori i bimbi all’Accademia Albertina

Forme di Scultura, speciale Santo Stefano. Un racconto attraverso le mani

Giovedì 26 dicembre 2019 alle ore 16:00

Un laboratorio artistico per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni.
Un’esperienza accessibile, anche nella Lingua dei Segni.

Un giovane scultore  nelle sale della Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti per dare insieme forma alla  creatività.  A ispirare saranno gli angeli della collezione dell’Albertina, dal Rinascimento a oggi.

 

 

Costo dell’attività: 5 euro a bambino.

Biglietto d’ingresso: INTERO 7 euro, RIDOTTO 5 euro, GRATUITO (fino a 6 anni, possessori tessera Abbonamento Musei).

Per prenotare: pinacoteca.albertina@coopculture.it – tel 0110897370

 

Scopri le altre proposte nelle festività natalizie sul sito della Pinacoteca Albertina:

http://www.pinacotecalbertina.it/