ilTorinese

La solidarietà di Allasia a poliziotti e militari feriti al Cpr

Esprimo solidarietà alle forze dell’ordine per l’ennesima aggressione avvenuta questa notte presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi a Torino

È  inaccettabile che undici poliziotti e due militari siano rimasti feriti colpiti da mattoni mentre facevano il loro lavoro. Atti come questi sono da reprimere con fermezza. Dietro a queste violenze c’è una regia occulta guidata dalle frange estremiste degli anarchici. Le rivolte presso il Cpr  di Torino sono ormai all’ordine del giorno, nessuna tolleranza verso delinquenti e violenti, serve il pugno duro.

Stefano Allasia, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

Fondazione Bellisario e Intesa Sanpaolo per l’impresa al femminile

Anche quest’anno partono le candidature per il Premio Women Value Company, rivolto ad aziende che più delle altre favoriscono la cultura della “diversità di genere”. Le candidature possono essere inoltrate entro il 16 febbraio

 

La Fondazione Marisa Bellisario continua la collaborazione con Intesa Sanpaolo per promuovere l’imprenditoria femminile.

Circa 1.500 imprese piccole e medie partecipanti da tutta Italia e più di 300 aziende selezionate in tre anni, che hanno avuto l’opportunità di raccontarsi in un roadshow che ha toccato le principali città italiane. Nato nel 2017 da una collaborazione del nostro Gruppo con la Fondazione Marisa Bellisario, il Premio Women Value Company è ormai una solida realtà per la valorizzazione del talento imprenditoriale femminile.

La 4° edizione è al via: se ritieni fondamentale valorizzare il talento femminile, se la tua azienda attua con coraggio la parità di genere e offre pari opportunità e percorsi di carriera, se il tuo obiettivo è sostenere il rapporto donne-lavoro con politiche di welfare aziendale che migliorano la qualità della vita allora raccontaci il tuo progetto!

Impegno e determinazione per il raggiungimento dei traguardi, fiera fiducia nelle proprie capacitàcondivisione e generosità verso le donne, sono solo alcuni dei valori che hanno caratterizzato le imprese vincitrici delle scorse edizioni. Ora hai l’occasione di condividere le sfide e i valori che fanno unica la tua azienda e concorrere all’assegnazione dell’ambito simbolo dell’eccellenza femminile. Ti aspettiamo!

Premio Women Value Company 2020 – Intesa Sanpaolo

La Mela d’Oro anche quest’anno sarà assegnata a due imprese, una media e una piccola, che si sono distinte per iniziative che favoriscono il lavoro delle donne.

Partecipa anche tu con la tua impresa.
Stiamo cercando aziende che più delle altre favoriscono la cultura della “diversità di genere” e investono in:

  • servizi per conciliare famiglia e lavoro
  • iniziative per una serena gestione del tempo in azienda, come asili nido interni e orari flessibili
  • politiche retributive basate sul merito
  • sviluppo e valorizzazione di competenze e carriere femminili

Come candidarsi

È semplice: leggi con attenzione il bando e compila il questionario online entro il 16 febbraio 2020.

Leggi anche:

https://www.intesasanpaolo.com/it/business/landing/premio-fondazione-marisa-bellisario.html

“Vitamine Jazz”, i nuovi concerti

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna“Vitamine Jazz” già arrivata al centocinquantottesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Martedi 4 febbraio “Flow Mind ”

Sara Voghera voce
Davide Ferro chitarra
I “Flow Mind” sono un duo acustico composto da Sara Voghera e Davide Ferro, rispettivamente una cantante e un chitarrista di Torino. Hanno iniziato a collaborare a partire dal 2014. Nel corso degli anni si sono esibiti in atelier, sale concerti e altri locali di Torino. Il loro repertorio spazia dallo smooth jazz al blues.


Giovedì 6 febbraio sarà la volta del gruppo “Jazz Tape”

Arianna Cibonfa, voce
Maurizio Malano, chitarra

Il progetto “Jazz Tape” nasce dall’unione artistica tra la cantante Arianna Cibonfa e il chitarrista
Maurizio Malano entrambi musicisti jazz e amanti di musica italiana
anni ’50 e ’60.
I Jazz Tape, come una pellicola di un vecchio film, guidano l’ascoltatore in un viaggio
attraverso i più bei brani del cinema, il tutto arricchito da standard jazz, cantautorato
italiano anni ’50 e ’60 e sonorità attuali. Voce e chitarra sono le protagoniste
in una serata in cui il jazz fa da filo conduttore.

ARIANNA CIBONFA

Studia canto moderno e jazz da dodici anni, prima in scuole private
e poi al Conservatorio “G.F. Ghedini” di Cuneo dove nel 2019 consegue il Diploma di II
Livello in Canto Jazz con il massimo dei voti. Durante il suo percorso accademico, entra in contatto con numerosi docenti di spicco del panorama nazionale: Tiziana Ghiglioni, Danila Satragno, Barbara Raimondi, Laura Conti, Luigi Bonafede, Riccardo Zegna, Riccardo Fioravanti, Luigi Martinale, Bruno Mosso e
molti altri. Approfondisce lo studio della voce attraverso Masterclass con importanti cantanti americane,
tra cui Jay Clayton e Liane Carroll. Fa parte di diverse formazioni musicali fra cui, il quartetto “BlindWink” formatosi sul territorio cuneese dove, tra i suoi membri, vanta Riccardo Serra (fondatore dello storico gruppo occitano Lou Dalfin), dal 2016 ricopre il ruolo di docente di Canto moderno e jazz in diverse scuole private.

MAURIZIO MALANO

Ha conseguito le Lauree Ordinamentali di Secondo e di Primo Livello in Chitarra Jazz al conservatorio “C. F. Gedini” di Cuneo, entrambe con la valutazione di
110 e lode, con la docenza di insegnanti del calibro di Alessio Menconi,
Riccardo Galardini, Riccardo Fioravanti, Luigi Bonafede, Riccardo Zegna, Gianni Negro,
Luigi Martinale, Gianluca Tagliazucchi.
E’ titolare del corso di chitarra moderna (Rock, Blues, Jazz) presso l’associazione “Musica
Insieme” di Grugliasco (To), presso “MusicLand & DanceLand” di Ciriè (To).

Pd in Italia e in Piemonte: quanto resta ancora della notte?

Di Domenico Ravetti *

Meglio ripeterlo: Bonaccini ha vinto in Emilia Romagna, ha vinto lui, non il PD nazionale

Ha vinto grazie alla sua “emilianità”, grazie al patto tra il PD locale, il civismo e l’innovazione politico culturale a sinistra del PD rappresentata dalla lista che candidava Elly Schlein. Ed infine, Bonaccini ha vinto anche grazie alle speranze portate nelle piazze dai giovani del movimento delle Sardine.

 

Ebbene, qualche settimana prima del voto Zingaretti & co avevano iniziato a convincerci a cambiare tutto per partecipare ad un nuovo ed ambizioso progetto finalizzato a segnare il perimetro di uno spazio grande; dovevamo mettere insieme, diversamente da oggi, altre persone coraggiose e credibili. Uno spazio senza ambiguità sulle emergenze climatiche, sulla lotta alle disuguaglianze, sui diritti all’istruzione, alla salute, all’abitare, al lavoro.

Mi pareva fosse iniziato un dibattito sincero per riaggregare e per coinvolgere. Avevo l’impressione, forse la convinzione, che i dirigenti nazionali del mio Partito avessero offerto una generosa disponibilità a mettersi in discussione per dare al Paese l’opportunità di generare un’alternativa realmente competitiva al crescente nazionalismo a doppia guida Salvini Meloni. Dopo la vittoria di Bonaccini, io non so se è cambiata la direzione e quali pensieri prevalgano. Non so se prevale la linea di continuità con il passato, non so se ha ancora il predominio la posizione interna che vede nel Governo con il M5S l’unica via per convertire il populismo in riformismo responsabile, non so in quale stato di avanzata decomposizione è la certezza che il PD può andar bene così, al massimo basterebbe, secondo alcuni, qualche pennellata di bianco in qualche stanza. So che, per come sarà possibile, non mi accontenterò e agirò, non da solo, di conseguenza perché è alto il rischio che il nostro riformismo si trasformi in qualcosa di irrilevante con la conseguenza non fantasiosa di lasciare il campo alla sfida tra sovranismo e un nascente fronte liberal democratico a cui, seppur con qualche difficoltà, stanno lavorando in tanti in Europa, in Italia e in Piemonte. Un fronte, lo dico con chiarezza e per tempo, con il quale sarebbe bene trovare le ragioni di una alleanza a partire dalle prossime sfide elettorali 2021 – 2022 per le città del Piemonte.

Infine, al Congresso ho votato Zingaretti e mi pare tuttora di aver fatto bene. Tuttavia mi rivolgo a coloro che immaginano sopportabile il PD così come è anche nel futuro: vi pare che la Presidenza del Partito, prima assegnata a Paolo Gentiloni, possa continuare ad essere vacante? Aggiungo, vi pare che la segreteria nazionale possa lavorare con Ministri, vice Ministri, sottosegretari come, per esempio, Paola De Micheli vice segretaria nazionale del PD, Enzo Amendola responsabile Esteri e Cooperazione internazionale, Andrea Giorgis responsabile Riforme Istituzionali, Giuseppe Provenzano responsabile Politiche del lavoro, Antonio Misiani responsabile Dipartimento Economia e Sviluppo, Marina Sereni responsabile Enti Locali e Autonomie? Mi chiedo se corrisponde al vero che, come nell’era Renzi, la segreteria nazionale non è più stata convocata da mesi.

* Presidente Gruppo Pd Regione Piemonte

Toro, via Mazzarri arriva Longo

E’ ormai sicuro  l’esonero di Walter Mazzarri dalla guida dei Granata

Al suo posto come allenatore del Torino ci sarà  Moreno Longo, scelto da Urbano Cairo. Non è ancora ufficiale ma tutti i giornali danno la notizia per certa.  L’ex tecnico della Primavera granata, fautore di uno scudetto e di una Supercoppa di categoria, sta lasciando il Frosinone per tornare al Torino dove giocò in passato.

Ristoranti, negozi e locali notturni: sequestrati 68 chili di alimenti in cattivo stato

Controlli  di polizia a San Salvario 


Venerdì
sera, agenti del Commissariato Barriera Nizza,insieme a personale del Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte, della Polizia Locale, dellASL SIAN- SPRESAL e dell’Ispettorato del Lavoro di Torino,  hanno effettuato un articolato servizio di controllo nel quartiere San Salvario, con particolare riferimento ad esercizi pubblici, fra cui una salascommesse, una discoteca, un ristorante, un kebab  e 2minimarket.

Complessivamente, sono state identificate 50 persone, 20 delle quali straniere.

4 i denunciati.

All’interno di una sala scommesse di via Principe Tommaso è stato denunciato, per violazione della legge sugli stupefacenti,un trentacinquenne marocchino trovato in possesso di alcuni grammi di marijuana e crack;

all’interno di 1 kebab ubicato in via Nizza, sono stati inveceidentificati un cittadino maliano ed un cittadino gambiano inottemperanti all’ordine del Questore ad abbandonare il territorio nazionale, denunciati dunque per violazione della legge sull’immigrazione.

Nel contesto di un controllo ad un ristorante giapponese di via Nizza 32, all’interno dei congelatori dell’esercizio sono stati rinvenuti e successivamente sequestrati 69 kg di alimenti mal conservati, poiché riposti senza essere collocati nelle idoneebuste, alcuni privi della prevista etichettatura, altri ricoperti dalghiaccio. A tal proposito, la titolare del ristorante, una cittadina cinese di 45 anni, è stata denunciata per la detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione.

Personale della Polizia Municipale ha, inoltre, riscontratodiverse violazioni a carattere amministrativo (come la mancata comunicazione di ampliamento del locale, la mancata esposizione de listino prezzi, la mancanza di certificazione scarico fumi, un congelatore privo di lettura della temperatura,la mancata rintracciabilità alimenti pericolosi) elevando sanzioni per oltre 25000. Personale dell’ASL ha rilevato irregolarità igienico sanitarie relative alla pulizia del locale, alla presenza di insetti, alla mancanza di piano di controllo adeguato (sanzioni per 5000 €).

Presso una discoteca di corso Vittorio Emanuele II, inoltre, gli agenti del Comm.to Barriera Nizza hanno rilevato la presenza di 3 addetti ai servizi di controllo delle attività irregolari, ossia privi di regolare tesserino di riconoscimento, perché mai ottenuto o scaduto da tempo; il titolare è stato sanzionato in merito per 5000 € ed inoltre per la somma di 900 € in conseguenza della mancata esposizione della riproduzione a stampa di  alcuni  articoli del TULPS.

Personale della Polizia Locale ha inoltre controllato altri 2 esercizi pubblici di via Nizza (2 minimarket gestiti da un cittadino pakistano e da un cittadino bengalese) che sono stati sanzionati, per diversi illeciti amministrativi, per un importo di oltre 23000

L’ammontare complessivo delle sanzioni elevate durante il controllo è di circa 60000 €.

E’ dedicato a Mario Soldati il primo master del gusto

Nasce a Torino, primo in Italia, sull’enogastronomia, diretto dal giornalista Guido Barosio e dedicato allo scrittore Mario Soldati, autore del primo reportage su questa materia trasmesso dalla tv nazionale negli anni Cinquanta

 

Esiste un sottile fil rouge tra la figura dello scrittore Mario Soldati, troppo spesso sottovalutato dal pubblico, e la materia inerente la comunicazione turistica ed enogastronomica. A rinsaldarlo è  il primo Master che nasce in Italia, a Torino, in questo specifico campo ed a lui dedicato, proprio in coincidenza del ventesimo anniversario della sua scomparsa. Ha come sede il Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/h, da cui ha ricevuto il patrocinio, ed è diretto dal giornalista Guido Barosio.

Tra il 1957 ed il ’58 il noto scrittore torinese, che era anche regista, realizzò un reportage televisivo dal titolo “Lungo la valle del Po alla ricerca di cibi genuini “. Si trattò del primo reportage enogastronomico della Rai, andato in onda in dodici puntare sulla rete nazionale. Il viaggio compiuto da Soldati mise al centro della narrazione le usanze, le popolazioni, i prodotti,  le ricette ed i riti di un’Italia ancora, in alcune regioni, prevalentemente rurale, ma ricca di tradizioni culinarie. Il primo elemento da cui Soldati partì per questo viaggio nella gastronomia piemontese fu il pesce. La seconda puntata fu dedicata alla città di Cherasco, da cui diede avvio ad un percorso nella valle del Po, attraverso i migliori vini piemontesi, per poi passare, in un’altra puntata, alla descrizione della terra di Canelli e dei suoi eccellenti vini, a partire dalle opere di Cesare Pavese.

“Il Master – spiega il suo direttore Guido Barosio – affronterà a 360 gradi, attraverso i più qualificati professionisti del settore, la pluralità degli scenari della comunicazione sia nel campo del turismo sia in quello dell’enogastronomia. Verranno trattati svariati settori, comprendenti i media tradizionali, la televisione satellitare ed il digitale terrestre, i blog  e le piattaforme digitali, i social media, il marketing, la fotografia ed il fotogiornalismo, l’ufficio stampa. Il Master si propone infatti, di formare figure che siano in grado di rispondere adeguatamente alla richieste di un mercato sempre più innovativo, anticipando le tendenze e soddisfando esigenze e curiosità del pubblico. Gli allievi potranno avvalersi di un percorso in grado di trasformarli in professionisti capaci di offrire al lettore ed ai loro interlocutori storytelling e narrazioni in campo enogastronomico, itinerari del buon gusto e percorsi turistici”.

Candidati ideali del Master sono laureati e laureandi in discipline umanistiche e scientifiche, tra cui quelli provenienti dalle Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze della Comunicazione, Scienze Gastronomiche, Facoltà dei Beni Culturali, Lingue e Letterature straniere, Facoltà in mediazione linguistica e Culturale, Psicologia, Scienze della Formazione, Sociologia, Economia e Commercio, Agraria, Scienze Forestali e Dams. Il Master avrà una durata di 255 ore ed il programma didattico si articolerà in tre moduli didattici suddivisi per aree tematiche, la prima dedicata a tecniche, linguaggio e scenari; la seconda al turismo, la terza all’enogastronomia. Vi sarà poi una preziosa integrazione di 8/10 visite presso aziende agroalimentari, tenute vinicole,  ristoranti sul territorio regionale, aziende specializzate nei servizi web, saloni ed eventi.

I docenti, tutti altamente qualificati nel settore, sono il direttore del Master e responsabile della Didattica, il giornalista Guido Barosio, docente in Tecniche d’Intervista, reportage e Storytelling; la giornalista e biologa nutrizionista Mara Antonaccio, docente per la disciplina di Alimentazione, salute e buone pratiche alimentari; il giornalista televisivo Beppe Gandolfo, docente in Linguaggi televisivi; il regista televisivo Giulio Graglia, docente in Tecnologie d’eccellenza e grandi eventi; Gianfranco De Maria, dirigente dal 2017 di Slow Food, docente in Marketing enogastronomico ed Ufficio Stampa, responsabile eductour e visite. Docente in scrittura al Master è  Mario Fassio,  che ricopre il ruolo di docente di copywriting, scrittura creativa e tecniche di scrittura all’Istituto  Europeo di Design. Docente in Marketing turistico è Supreeeth Fasano; il fotografo giornalista Marco Carulli è qui docente in Fotografia e fotogiornalismo; docente in Organizzazione dei progetti è Monica La Cava, che si occupa di supportare le aziende nel  costruire strategie e modelli di learning  funzionali per lo sviluppo del business. Infine  Valerio Saffiro è docente in Comunicazione digitale nel turismo e nell’enogastronomia. Simona Nocifora è la docente  responsabilebper la disciplina di Ufficio stampa turistico internazionale, ebla storica Rosalba Graglia sarà responsabile della docenza in Editoria e sistema dei media nel turismo ed ufficio stampa territoriale.

I docenti IPSNet si occuperanno dell’area social e web, fornendo gli strumenti adeguati per un approccio professionale al mondo della comunicazione digitale. I docenti AIS ( Associazione Italiana Sommelier) tratteranno, invece, le tematiche legate al mondo vinicolo. Grazie ad un finanziamento da parte della BNP sarà possibile frequentare il Master con una rata mensile a partire da 107 euro, per un costo complessivo di 8 mila euro.

Mara Martellotta

Per ricevere informazioni si può fissare un appuntamento in sede, scrivendo alla mail : mastercomunicazione2020@gmail.com

Ricordare Re Vittorio? Doveroso, ma senza dilettantismi

Di Pier Franco Quaglieni

E’ giusto che Torino ricordi in modo adeguato Vittorio Emanuele II, il Padre della Patria, nato a Torino il 14 marzo 1820. L’ho scritto per primo su questo giornale una settimana fa

Tra i  quattro Re d’ Italia fu sicuramente  Vittorio Emanuele il più significativo  sotto il profilo storico. Coprotagonista del Risorgimento con Cavour, Garibaldi e Mazzini, seppe essere all’altezza del compito immane che la Dinastia sabauda si era assegnata, quello di realizzare  l’ unità  di un paese da secoli diviso, quello che Croce definì il “Sorgimento”, il fatto più importante della storia italiana.
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Senza voler necessariamente  accettare una certa agiografia sabauda, che non è certo vera  storiografia,  il Re fu  senza dubbio una personalità storica  importante e decisiva. Denis Mack Smith nel 1972 ne scrisse un’ampia biografia che non rende giustizia al Re. Non a caso,  la esaltò Franco Antonicelli che la presentò, in dialogo con l’autore, all’Unione Culturale. Andai a sentirli, rimasi allibito dalla loro faziosità ideologica. Rosario Romeo, il massimo storico del Risorgimento e di Cavour, mi disse che quella biografia era “miserabile”. Mach Smith era troppo angusto per poter  capire Vittorio Emanuele II che non era banalmente  riconducibile al fatto – sicuramente vero – che gli piacessero molto le donne, tanto per citare un aspetto insistito di quella biografia. Non capì  neppure Cavour. Al massimo esaltò acriticamente Garibaldi. Nel 2011 a palazzo reale di Torino, con grande dovizia di mezzi,  venne allestita una mostra su Vittorio Emanuele II in chiave meramente celebrativa che certo non contribuì alla sua conoscenza storica  Ho ripreso in mano l’imponente catalogo introdotto dal giornalista Giovanni Minoli e non da uno storico.Un’introduzione di una banalità  piuttosto sconcertante,  scritta in modo  un po’ strascicato da un giornalista televisivo, forse poco avvezzo a scrivere  articoli e meno che mai dei  saggi storici. Più che un catalogo si tratta di una rigovernatura di scritti  poco coerenti e poco scientifici. Un grande impegno finanziario per realizzare un evento  molto effimero e di scarso valore storiografico.
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Gli storici risorgimentalisti sono pochi, i dilettanti e gli improvvisatori sono invece tantissimi. Era vero nel  2011 , ma ancora di più oggi. La cattedra di Storia del Risorgimento e’ stata soppressa a Torino e in altre Università italiane. L’ istituto nazionale per la storia del Risorgimento è stato commissariato con l’intento di scioglierlo . Ho letto sui giornali dei nomi  di “celebratori” che mi fanno rabbrividire. Persone neppure laureate, comunque senza studi in campo risorgimentale, che si apprestano a pontificare su questo Re che va storicizzato più che celebrato. Non vorrei che fossero  protagonisti delle “celebrazioni”   del bicentenario anche gli eredi  ideali del Conte De Vecchi di Val Cismon , squadrista e quadrumviro della Marcia su Roma, dilettante di storia del Risorgimento, padre di una versione aberrante della storia risorgimentale di cui il fascismo sarebbe stato il pieno coronamento. Una tesi di Giovanni Gentile, di cui lo squadrista torinese realizzò la peggiore  vulgata.  De Vecchi mise  anche le mani sul Museo Nazionale del Risorgimento, stravolgendolo in chiave propagandistica del regime fascista, di cui fu un fanatico e ripetitivo sostenitore. Anche i monarchici fans del Duca d’Aosta stanno organizzando qualcosa a Torino. Leggendo i nomi proposti, se si esclude il giurista insigne Salvatore Sfrecola, non c’è da stare molto  sereni. C’ è un politicante saltafossi diventato  da poco deputato leghista  e il critico d’arte Sgarbi che non è certamente uno storico del Risorgimento. Appare strana invece l’assenza  a Torino del Presidente della sedicente Consulta dei Senatori del Regno che forse ricorderà il Re   direttamente al Pantheon, come appare più consono al  ruolo istituzionale che in modo un po’ troppo autoreferenziale crede di avere e di poter esercitare.
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 Appare anche strano che l’Accademia Albertina diventi sede privilegiata dell’ apertura delle celebrazioni del bicentenario. E ‘certo meglio questa Accademia Albertina di quella che fu protagonista della contestazione studentesca, ma  sicuramente , ad onor del vero,  il Re c’entra poco con un’Accademia di belle arti,  sia pure fondata e  intitolata al padre del sovrano, Carlo Alberto. Forse qualche sindacato dei docenti avrà qualcosa da ridire su questo pronunciamento coraggioso  e imprevedibile. Credo che davanti al monumento a Vittorio Emanuele  a Torino ci sarà tra i monarchici una corsa a premi a chi deporrà per primo una corona d’alloro  che appare un modo per celebrare in modo un po’ semplicistico, senza storicizzare. Ci sarà anche una Messa a Santa Cristina, malgrado il Re sia stato il sovrano delle Leggi Siccardi e della Breccia di Porta Pia. Manca finora un bell’incontro storico con storici veri. So che il Museo  Nazionale del Risorgimento,  presieduto dal grande risorgimentslista Umberto Levra, promuoverà un evento importante in autunno. Sembrano invece latitare in modo clamoroso le istituzioni comunali e regionali che finora non si sono sentite. E non si sa se il capo dello Stato Mattarella verrà a Torino per onorare il primo capo dello Stato dell’Italia unita. Nel 2011 Giorgio Napolitano rese omaggio al Pantheon  alla tomba del Re . Un esempio importante che segno’ un’epoca. Nel 1961, centenario del Regno e dell’ Unità ,un gesto simile da parte del presidente Gronchi sarebbe stato impensabile.
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C’è da augurarsi che Torino e l’Italia sappiano ricordare questo Re senza le solite distinzioni di parte all’italiana che appaiono davvero inadeguate. E senza “gli studiati silenzi e i meditati oblii” di cui parlava nel 1961 Vittorio Prunas Tola. Su Facebook ho letto che un ignorantello si è domandato perché si dovesse ricordare  “il nonno di Sciaboletta”( Vittorio Emanuele III). Se la situazione è questa , bisogna assolutamente ricordare in termini storici il primo Re d’Italia. Anche la scuola dovrebbe assolutamente farlo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Alle OGR è tempo di “Scintille”. I cambiamenti che trasformano il vivere quotidiano

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino dal 7 febbraio al 7 maggio 2020 presentano il quinto ciclo della rassegna Scintille, un’appendice della sezione Officine del Sapere di OGR Public Program

E’ nata con lo scopo di raccontare al pubblico quali siano o siano state le “scintille”, gli scatti di innovazione, le rivoluzioni, i forti cambiamenti (sociali, culturali, tecnologici, economici, digitali) che hanno influenzato e influenzano il nostro modo di vivere quotidiano e il nostro modo di rapportarci alla società.

Il quinto ciclo di incontri delle Officine del Sapere è curato da Fulvio Ferrari, Fondatore del Museo Casa Mollino, incaricato da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di ideare la rassegna “Scintille – Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera”.

La serie di quattro incontri affida alla religione, all’arte, all’egittologia e alla logica la possibilità di saper meglio comprendere e orientare i giorni della vita: scintille tra le nuvole imbronciate del nostro quotidiano. Tutti gli incontri sono gratuiti con prenotazione su www.ogrtorino.it/education.

La rassegna, giunta al suo quinto ciclo, ha visto, a partire da marzo del 2018, una serie d’incontri che hanno descritto importanti “scintille”, intese come idee, progetti, invenzioni, scoperte scientifiche o simboli di una specificità torinese, e ha coinvolto Vittorio Marchis, Claudio Bartocci, Tiziano Bonini, Christian Marazzi, Maria Nadotti, Mauro Giacca, Marzia Quaglio, Prof.ssa Martina Ardizzi, Prof. Urs Gasser, Walter Barberis, David Avino, Alberto Maria Barberis, Luciano Bonaria, Chiara Saraceno e Marcello Baricco, Paolo Vineis e Francesco Remotti, Mauro Dorato e Vincenzo Barone.

 

GLI APPUNTAMENTI

 

  • venerdì 7 febbraio 2020, ore 18.30
    La religione del futuro
    Prof. Giovanni FiloramoIl Prof. Giovanni Filoramo, Professore Emerito di Storia del cristianesimo presso l’Università di Torino, si soffermerà sulle possibili e ipotizzabili trasformazioni che l’esperienza religiosa potrà conoscere a partire dai profondi cambiamenti indotti dalla tecnologia. Esporrà esempi concreti sul possibile futuro delle religioni stesse.

 

  • giovedì 5 marzo 2020, ore 18.30 *
    Dott. Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino

 

  • mercoledì 8 aprile 2020, ore 18.30 *
    Prof. Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico, saggista e accademico italiano

 

  • giovedì 7 maggio 2020, ore 18.30 *
    Prof. Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte italiano

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie. A cura di Laura Goria

Isabelle Allende “Lungo petalo di mare” -Feltrinelli- euro 19,50

Cominciamo subito col dire che Isabelle Allende è una donna simpaticissima e autoironica, come ha dimostrato al pubblico, affascinato dalla sua verve, quando ha presentato il libro alla Nuvola Lavazza di Torino. Brillante il modo di raccontare pagine importanti della sua vita. Da come, all’alba delle sue 77 primavere, ha sferrato un attacco frontale all’assiduo ammiratore che la corteggiava, inanellando così il suo terzo matrimonio pochi anni fa. Perché oltre a non dimostrare assolutamente la sua età (ha sottolineato che però gli è costato mucho dinero), è fermamente convinta che ci si può sempre e ancora innamorare come a 18 anni; solo, si ha meno tempo da perdere.

Poi ha raccontato l’ incontro con il grande Pablo Neruda: lei era una giovane giornalista e lui si rifiutò di concederle un’intervista dicendo che inventava troppo per il mestiere che faceva e che avrebbe dovuto invece dedicarsi alla narrativa. Quindi un grazie anche al poeta se la vita ci ha regalato gli splendidi romanzi dell’Allende.

Chiusa la parentesi biografica passiamo al “Lungo petalo di mare”. E’ la bellissima e travagliata storia del medico Victor Dalmau, scappato dalla guerra civile spagnola nel 1939, grazie all’aiuto di Pablo Neruda che noleggiò il piroscafo Winnipeg e portò più di 2000 repubblicani -in fuga dal regime franchista- in Cile. Esuli che ricominciarono daccapo per rifarsi una vita. A bordo della nave ci sono Victor e la giovane pianista Roser Bruguera i cui destini si uniscono indissolubilmente nel paese che è un “lungo petalo di mare e neve” . Tra amori passionali, matrimonio di facciata e poi unione profonda; attraversando pagine storiche durissime come il golpe che nel 1973 fece cadere il presidente cileno Salvador Allende e consegnò il paese alla lunga e spietata dittatura dei colonnelli e alla morte di migliaia di desaparecidos. Vi anticipo solo che anche Victor, diventato cardiologo di fama, finirà tragicamente impigliato nella rete di interrogatori, torture e   prigionia. Poi un nuovo esilio in Venezuela e altre pagine magnifiche che vi aspettano.

Per questo romanzo -con echi che richiamano il capolavoro assoluto della Allende “La casa degli spiriti”, del 1982, da cui l’omonimo film con Jeremy Irons- si è ispirata alla vita vera dell’esule Victor Pey che conobbe in Venezuela. Lo incontrò 40 anni fa e solo ora si è decisa a raccontare la sua storia. Lui è morto – a 103 anni e lucidissimo fino alla fine- 6 giorni prima che lei potesse mandargli il manoscritto.

E ancora una volta questa somma scrittrice di lingua spagnola più letta al mondo (22 romanzi, tradotti in 35 lingue e 67milioni di copie vendute) ha imbastito una storia che non è solo quella di un grande amore, ma anche di rifugiati politici, esilio, migrazioni e ricerca di identità. Tutte cose che lei ha vissuto sulla sua pelle; è infatti la nipote del presidente socialista Salvador Allende destituito da Pinochet e fu costretta all’esilio. Un tema più che mai attuale .

 

Sandra Petrignani   “Lessico femminile” -Laterza-   euro 18,00

Questo è un affascinante mosaico di scrittrici e scrittura al femminile, a spasso nei secoli e a più latitudini del globo. La giornalista e scrittrice Sandra Petrignani è bravissima nel ricostruire i tasselli di vita di grandi autrici e vi consiglio anche i suoi precedenti “La scrittrice abita qui” (2002, libro di viaggio nelle case-museo di grandi scrittrici del 900), “Marguerite” (2014, dedicato alla Duras) e “La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg” (2018).

In “Lessico femminile”   rilegge pagine di grandi autrici del passato –dalla Bronte alla Woolf- e contemporanee – dalla Ernaux a Joyce Carol Oates- mettendole a confronto, scandagliando i temi a loro più cari e sottolineando la loro sensibilità e il loro sguardo sulla vita, squisitamente geniale e femminile.

E’ un libro che   possiamo prendere come guida per scoprire o riscoprire, pagine magnifiche di capolavori; ma ci conduce anche nelle pieghe più intime del pensiero e delle vite delle scrittrici. Ogni capitolo è   dedicato ad un tema condiviso da molte di loro. Per esempio, c’è l’importanza e il modo di intendere la casa -tempio di vita e nido ordinato- come quella della baronessa Karen Blixen che lasciata alle spalle la fallimentare piantagione di caffè in Africa tornò a scrivere nella sua avita dimora in Danimarca. C’è l‘importanza di avere “una stanza tutta per se” caldeggiata da Virginia Woolf e le tante case al centro dei suoi romanzi e della sua esistenza. Per arrivare all’affascinante ”La grande casa” di Nicole Krauss (del 2010).   Poi tra gli altri temi gli amori e i loro percorsi, le relazioni pericolose come il colpo di fulmine per il marito Ted Hughes che cambiò la vita della poetessa suicida Sylvia Plath. O ancora quelli di coppie famose, spesso molto competitive e a volte fallimentari come Flaubert e Louise Colet, Scott e Zelda Fitzgerald, Sartre e de Beauvoir, o Lillian Hellman e Dashiell Hammett… E tra gli altri spaccati al femminile anche i rapporti complessi tra madri e figli e pagine bellissime dedicate alla solitudine di geniali autrici, al loro modo di affrontare la materialità o l’effimero delle cose.

 

Annie Ernaux “L’evento”   – L’Orma editore – euro   15,00

La Ernaux è una delle scrittrici francesi più seguite perché ha saputo reinventare un personalissimo modo di raccontare la sua vita, trasformandola in specchio che riflette anche indagine sociale ed esistenziale. L’evento che racconta è urticante e drammatico. E’ la narrazione dell’aborto clandestino procuratosi quando era giovane studentessa di lettere, incinta e disperata. Erano gli anni 60, in piena epoca gollista, quando interrompere una gravidanza indesiderata era illegale, difficile e altamente rischioso. E’ la discesa agli inferi della 23enne che vuole a tutti i costi liberarsi del feto e si schianta contro un muro di ostacoli, solitudine, doppia moralità. I suoi genitori non devono sapere, il padre del bambino se ne lava le mani e l’unica ad aiutarla sarà una compagna di scuola –ironia della sorte- molto borghese e cattolica convinta. E’ il racconto struggente di vergogna, sensi di colpa, ginecologi che fanno finta di non capire, tentativi falliti di risolvere da sola il problema infilzandosi con un ferro da calza. Ma il bimbo che nessuno vuole è tenacemente ancorato alle pareti uterine.

La soluzione del problema è nelle mani di una squallida “fabbricante d’angeli” che lucra sulle sventure di sprovvedute fanciulle. La protagonista si ritrova così in una misera stanza adibita per la bisogna, con il ventre invaso da sonde e il pericolo incombente di una setticemia. Straziante la scena in cui “nei bagni dello studentato avevo partorito allo stesso tempo una vita e   una morte” quando con l’aiuto della compagna taglia il cordone ombelicale che la legava al feto di tre mesi… che le scivola tra le gambe e lei getta nella tazza del water. Pagine difficili anche da leggere, immaginiamoci da scrivere affondando la penna nel proprio drammatico passato. La Ernaux ancora una volta è riuscita a mettere in parole “..un’esperienza umana totale, della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, un’esperienza vissuta dall’inizio alla fine attraverso il corpo”.