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Stati generali contro la violenza sulle donne

La mozione del Comune indica nella violenza nei confronti delle donne una vera e propria emergenza nazionale che richiama alla necessità di azioni di contrasto e protezione delle vittime con il sostegno dei Centri Antiviolenza esistenti, e la pianificazione della prevenzione dal punto di vista culturale

palazzocivico

Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione, presentata da Lucia Centillo, Laura Onori, Domenica Genisio, Marta Levi e Fosca Nomis, che impegna Sindaco e Giunta, in relazione alla violenza nei confronti delle donne, a organizzare gli Stati Generali della Città e a dare piena applicazione alla Convenzione “No more” firmata dalla Città di Torino in data 15 gennaio 2013. Con il medesimo atto si invitano la Regione Piemonte e il Governo Nazionale ad organizzare gli Stati generali anche a livello Regionale e Nazionale.

 

La mozione indica nella violenza nei confronti delle donne una vera e propria emergenza nazionale che richiama alla necessità di azioni di contrasto e protezione delle vittime con il sostegno dei Centri Antiviolenza esistenti, e la pianificazione della prevenzione dal punto di vista culturale. L’atto richiama, oltre alla Convenzione “No more” i precedenti della Convenzione di Istanbul, la Legge Regionale n. 16 del 26 maggio 2009 che prevede l’istituzione di centri antiviolenza

 

con case rifugio, la Legge Regionale n. 11 del 17 marzo 2008 che istituisce un fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti e l’esperienza del coordinamento cittadino contro la violenza nei confronti delle donne come strumento di partecipazione e responsabilità collettiva a sostegno delle azioni e delle politiche della città e della Provincia di Torino.

 

Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)

La Sanità piemontese ha la qualità certificata

Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza

sanita

L’analisi dei dati del Piano nazionale esiti, elaborato dall’Agenas per conto del Ministero della Sanità, dimostra che nel complesso la sanità piemontese è di ottimo livello e che nel 2012 è stato possibile salvare centinaia di persone in più rispetto al 2009 grazie all’efficacia delle terapie e alla concentrazione degli interventi complicati negli ospedali più adeguati.

I dati del Pne, che consente di “misurare” in maniera oggettiva la qualità dei servizi sanitari regionali e delle strutture ospedaliere, sono stati illustrati  dal presidente della Regione, Roberto Cota, dall’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, e dal direttore regionale della Sanità, Sergio Morgagni.

 

“Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi, secondo il piano di rientro che ci è stato imposto appena insediata la Giunta: la verità è che la nostra riforma funziona e tutti i dati lo confermano – ha dichiarato Cota – Le ottime performance del nostro servizio sanitario sull’infarto miocardico acuto, per citare come esempio uno dei dati più significativi, dimostrano l’efficacia del nostro sistema 118 unito a strutture di riferimento in grado di intervenire su ogni tipo di emergenza o complicanza: se nel 2009 si portavano gli infartuati in 45 ospedali, molti dei quali evidentemente inadeguati, oggi li si trasporta nei 28 più attrezzati. E i dati dimostrano che questa riorganizzazione ha già salvato tante vite, a dispetto delle polemiche di chi cerca di strumentalizzare la sanità per ragioni politiche o di chi cerca di difendere il suo piccolo centro di potere. La nostra riforma, a conti fatti, sta costruendo un servizio sanitario regionale moderno, efficiente e che salva molte vite in più”.

 

“In base agli ultimi dati del 2011 – ha proseguito Cavallera – il Piemonte era sopra la media nazionale nella griglia dei livelli essenziali di assistenza. Oggi abbiamo voluto dare atto del buon lavoro complessivo di tutta la sanità regionale. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza. Siamo impegnati nella sfida dei programmi operativi e per ciascun settore abbiamo definito quello che abbiamo in animo di fare. Mi auguro che venga considerato lo sforzo profuso in una situazione difficile, determinata da condizioni pregresse che i tavoli ministeriali non hanno potuto fare altro che certificare. Anzi, occorre apprezzare lo sforzo di tutte le componenti volto a concentrare le risorse per garantire un efficace servizio ai cittadini”.

 

L’analisi ha preso in considerazione gli esiti relativi alle malattie che, con elevata frequenza, determinano ricoveri ospedalieri e necessitano di assistenza territoriale successiva al ricovero ad esclusione delle neoplasie per le quali il Pne non rende disponibili i dati della serie temporale 2007-2012. Si tratta, in particolare, delle malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio), delle malattie cerebrovascolari (ictus), delle malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata); dei traumi (frattura del collo del femore, frattura della tibia-perone). Il Pne esamina otto indicatori relativi all’infarto miocardico acuto (IMA), sei dei quali sono principalmente correlabili alla qualità dell’assistenza ospedaliera, misurando la mortalità a 30 giorni, mentre due possono essere messi in relazione principalmente alla qualità dell’assistenza territoriale (specialistica ambulatoriale, medici di medicina generale, farmaci, assistenza domiciliare), misurando la mortalità e le complicanze ad un anno. Per quanto riguarda le valvulopatie cardiache e lo scompenso cardiaco congestizio, sono disponibili i dati relativi alla mortalità a 30 giorni, così come per l’ictus, la Bpco riacutizzata e le fratture del collo del femore e della tibia-perone che, pertanto, esprimono principalmente misure del livello qualitativo riferito all’assistenza ospedaliera.

 

Per le malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio) il confronto tra i dati del 2012 è sostanzialmente positivo per il Piemonte rispetto alla situazione del 2009 ed anche rispetto alla media delle altre regioni. Positivo anche il raffronto per quanto riguarda la cura dell’ictus. Per le malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata) il dato è leggermente negativo rispetto all’Italia, ma comunque in miglioramento sul 2009 ed è comunque linea con le altre aree del Nord Italia dove vi sono analoghe condizioni ambientali e climatiche. In discesa anche i tempi di attesa per gli interventi chirurgici per le fratture del collo del femore e della tibia-perone. Va rilevato che questi risultati sono stati ottenuti in presenza di una diminuzione della spesa corrente del servizio sanitario regionale, passata dagli 8,5 miliardi del 2009 agli 8,2 miliardi del 2012.

 

(Ufficio stampa Regione Piemonte)

Finalmente una buona notizia: nessun precario della Regione a casa

cerutti“Questa volta dobbiamo riconoscere l’impegno dell’assessore Vignale, che ha cercato di contenere i danni provocati da una circolare diramata giovedì scorso dal dipartimento nazionale del Ministero alla Funzione Pubblica, che ha di fatto stralciato l’emendamento approvato al Senato, cui si derogava ai tetti sulle assunzioni imposte dalla legge. La soluzione trovata ci sembra un accettabile compresso: nessuno dei lavoratori precari rimarrà a casa. Questa mattina ci è stato infatti illustrato in Commissione Bilancio il Piano Occupazionale della Regione prima della sua approvazione in Giunta.

Questo Piano prevede per il primo gennaio 2014 la stabilizzazione di personale precario operante presso l’ente mediante assunzione a tempo indeterminato a part-time al 50% di 156 unità. Per i rimanenti 37 precari viene proposta la proroga dei contratti a tempo determinato full time, utilizzando per 10 di questi  fondi europei. I criteri con i quali verranno verranno destinate le persone a part time e full time dipenderà dai fabbisogni lavorativi, ma anche dai carichi familiari. Così ha spiegato l’assessore. Noi verificheremo le modalità di applicazione del Piano, nonchè rimandiamo a gennaio la discussione sui dirigenti e direttori, rispetto alle cui scelte, al momento solo annunciate, non siamo affatto soddisfatti”.

“Le idee di Mandela vivranno oltre la sua scomparsa”

fassino piero“Con la morte di Nelson Mandela scompare la corporeità – non la simbologia indomita – di un uomo che ha fatto della propria vita una missione di battaglia all’apartheid e per la libertà. Come è stato per Martin Luther King, con la sua scomparsa non tramonta la forza dolente e implacabile di una idea di giustizia e di equità che – almeno un po’ – ha migliorato il mondo”.

 

E’ quanto ha dichiarato il Sindaco di Torino Piero Fassino. Cittadino onorario di Torino, Mandela sarà ricordato con un momento di raccoglimento in Consiglio Comunale e la Città, fino a lunedì, abbrunerà la bandiera in segno di lutto.

(Foto: www.comune.torino.it)

 

L’Islam a Torino è un mondo plurale

“Alcune realtà non dispongono di una sede stabile, come per i muridi senegalesi, che affittano una ex-palestra oppure i locali della Galleria d’arte moderna. E c’è persino chi, come i Giovani Musulmani d’Italia, utilizza per i propri incontri la sede della sezione di un partito politico”. Uno studio del Centro Interculturale – Città di Torino

 

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Sul sito ufficiale della Città, www.comune.torino.it, ampie sezioni sono dedicate alle culture e alle fedi che popolano Torino. Particolarmente documentati e interessanti gli interventi di Javier Gonzàlez Dìez, antropologo e ricercatore presso il Centro Interculturale  di Corso Taranto 160, incentrati sulle religioni presenti in città.  A proposito del mondo islamico torinese lo studioso cita due importanti ricerche sociologiche (Garelli 2001, Negri e Scaranari Introvigne 2005), dalle quali emerge la consistenza dell’islam a Torino: “ci sono almeno nove luoghi di preghiera – scrive Gonzàlez Dìez – la maggior parte dei quali con relativi annessi (scuole coraniche, spazi per incontri). Sono poi ormai innumerevoli i tipi di locali che girano intorno a quest’ambito, come per esempio le macellerie islamiche. Gli studi condotti a Torino  fanno luce anche su un altro aspetto del mondo islamico che molto spesso viene sottovalutato o disconosciuto: la sua forte eterogeneità interna. L’islam, infatti, è ben lontano dall’essere una realtà uniforme e presenta al proprio interno tratti molto diversi. Proprio per questo molti autori tendono a parlare di un “islam plurale” più che di un unico islam”.

 

Lo studio del Centro Interculturale prende poi in esame le sale di preghiera esistenti in città, spesso collegate con associazioni transnazionali islamiche: Fratelli Musulmani nelle varie correnti, salafiti e wahhabiti. La composizione etnica è diversificata ma i marocchini sono il gruppo predominante. L’ islam senegalese è probabilmente l’unico ad avere una forte base etnica ed è presente con le tradizionali confraternite, in primis quella muride.

 

“Le comunità islamiche di Torino non dispongono di vere e proprie moschee nel senso tradizionale del termine – spiega ancora Gonzàlez Dìez ma spazi di culto allestiti nei locali più vari, da scantinati a capannoni ad altro tipo di edifici. Alcune comunità non dispongono ancora di una sede stabile, come è il caso dei muridi senegalesi, che affittano ad ore il locale di una ex-palestra oppure, nelle occasioni più importanti, i locali della Galleria d’arte moderna e contemporanea. E c’è persino il caso di chi, come l’associazione dei Giovani Musulmani d’Italia, utilizza per i propri incontri, anche di preghiera, la sede della sezione di un partito politico.  I luoghi di culto delle comunità islamiche sunnite sono prevalentemente concentrati in due quartieri, San Salvario e Porta Palazzo, che sono anche i quartieri che, secondo i dati dell’Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, registrano una più alta concentrazione di immigrati maghrebini. Un dato interessante emerge dalle ultime ricerche: è che soltanto una piccola parte dei potenziali “islamici” residenti a Torino frequenta le sale di preghiera, percentuale che lo studio di Negri e Scaranari Introvigne (2005) colloca intorno al 4% nei periodi normali e intorno al 7% durante il periodo di ramadan. Questa cifra, pur tenendo in conto la mancanza delle donne, che raramente frequentano le sale di preghiera e il fatto che le preghiere si celebrano di venerdì, giorno lavorativo, appare comunque molto bassa e ci illustra la differenza cui accennavamo prima fra una presenza religiosa “potenziale” e una “reale”.

 

Il modo di porsi a livello locale dell’islam a Torino è – secondo lo studio – condizionato dal trovarsi in un contesto sociale diverso da quello di origine. Si evidenziano, inoltre, spinte verso l’esterno che puntano a meglio codificare la presenza islamica nella nostra società. “Questo è per esempio ciò che viene esemplificato dal caso dell’associazione dei Giovani Musulmani d’Italia – si legge ancora nel lavoro del Centro Interculturale – che è stato oggetto di una delle nostre ricerche, all’interno della quale è molto presente il tema della costruzione di ciò che viene definito un “Islam italiano”. Questo dovrebbe essere una realtà che adegui i propri contenuti alla società italiana. Ci sembra importante segnalare in questa ricerca come la presenza islamica sia oggetto di maggiori dibattiti, interni ed esterni, di quanto non lo siano le altre comunità religiose di immigrati in Piemonte e come ci sia una tendenza a voler semplificare la questione senza considerare proprio la natura “plurale” ed eterogenea del mondo islamico a Torino”.

 

www.comune.torino.it

 

L’Istituto zooprofilattico compie 100 anni

Venne fondato nel 1913 e archivia in questi giorni il suo primo secolo di vita: fu il primo istituto italiano nel settore. Oggi sono 10 in tutto e svolgono un lavoro fondamentale

 

100Iniziata la propria attività con uno staff di sole 8 persone, cento anni dopo l’Istituto zoo profilattico di Torino (foto: CittAgora) conta oggi  più di 400  impiegati, con un budget per analisi e ricerca di 33 milioni di euro. Nei laboratori torinesi è anche quasi pronto un prototipo di un nuovo test per individuare  in tempi rapidi (e partendo da piccole quantità di cibo) gli allergeni contenuti negli alimenti  grazie al Centro regionale allergie e intolleranze alimentari, inaugurato di recente. L’obiettivo è mettere a punto metodiche di analisi per migliorare il monitoraggio delle allergie nei bambini e negli adulti.

 

Più di un milione e mezzo di analisi effettuate ogni anno, per tutelare la salute di animali e persone. Questo in sintesi l’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, punto di riferimento nazionale per l’encefalopatia spongiforme bovina, la famigerata “Mucca pazza”. Venne fondato nel 1913 e archivia in questi giorni il suo primo secolo di vita: fu il primo Istituto zooprofilattico italiano. Oggi sono 10 in tutto e svolgono un lavoro fondamentale.

 

Come spiega Maria Caramelli, direttrice dell’Istituto subalpino: ” le grandi malattie infettive emergenti dell’uomo sono in gran parte legate agli animali. Il 70% è legato agli animali o al contatto con gli animali – basti pensare all’influenza aviaria – o all’assunzione di alimenti di origine animale”.

Il medium tessile nell’arte

Funzione e decorazione, design e arte, tradizione e modernità: tra questi diversi poli si muovono gli artisti in mostra per riflettere sull’immagine e sul materiale stesso come concentrazione di tensioni e simboli differenti

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La mostra collettiva “Soft Pictures” alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino è dedicata all’uso del medium tessile nell’arte contemporanea. Storicamente, posto al confine tra arti liberali e arti applicate, il tessuto era usato come materiale per creare immagini artistiche; oggi il concetto, nelle sue molteplici valenze, storiche, politiche, sociali e simboliche, è ripreso nell’esposizione curata da Irene Calderoni.

 

Funzione e decorazione, design e arte, tradizione e modernità: tra questi diversi poli si muovono gli artisti in mostra per riflettere sull’immagine e sul materiale stesso come concentrazione di tensioni e simboli differenti. (Piemonte Italia)

 

Fino al 23-03-2014. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – Via Modane, 16 Torino

Giovane ricerca artistica made in Piemonte

L’opera cristallizza un momento, una scena rubata dalla strada, dalla quotidianità, un’immagine comune alla quale siamo abituati, che seppure datata 1956-1957, resta assolutamente attuale

vitrine

Prende il via alla GAM di Torino la terza edizione di Vitrine, il progetto dedicato alla giovane ricerca artistica sviluppata in Piemonte. Quest’anno la cura del progetto è affidata ad Anna Musini, che ha invitato cinque artisti a presentare un progetto capace di raggiungere con immediatezza il pubblico del museo e di instaurare con esso un dialogo. Prendendo spunto dall’opera di Renato Guttuso “Gente in Strada”, Vitrine si propone di suggerire un racconto, una narrazione visiva sul nostro tempo e sulla contemporaneità storica e artistica. L’opera cristallizza un momento, una scena rubata dalla strada, dalla quotidianità, un’immagine comune alla quale siamo abituati, che seppure datata 1956-1957, resta assolutamente attuale. La prima opera in mostra è “Leave me alone” di Driant Zeneli e la parete di Vitrine diviene il set, lo scenario di una rappresentazione dell’attualità culturale: un teatro, un’arena multimediale in cui monologhi si avvicendano e sovrappongono tra loro in un puzzle in cui emergono caratteristiche insite nella società contemporanea. (Piemonte Italia)

Fino al 12-01-2014 -GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Via Magenta, 31 – Torino

Il re degli ebanisti, l’ebanista del re

Ad aprire l’esposizione il rarissimo cofano-forte caratterizzato dalla sua estrosa decorazione in avorio graffito e policromo. In mostra anche: due preziosi cofanetti, uno scrittoio in legno violetto, legno di rosa e avorio del 1760

ebanisti

Alla Fondazione Accorsi-Ometto di Torino è allestita una mostra dedicata al grande ebanista torinese del Settecento Pietro Piffetti. Il percorso espositivo è suddiviso in due sezioni: una dedicata alle numerose opere profane, l’altra a quelle sacre assai più rare. Ad aprire l’esposizione il rarissimo cofano-forte caratterizzato dalla sua estrosa decorazione in avorio graffito e policromo. In mostra anche: due preziosi cofanetti, uno scrittoio in legno violetto, legno di rosa e avorio del 1760 circa, un paio di cassettoni e una serie di raffinati tavolini. Per quel che riguarda le opere sacre, accanto a un inginocchiatoio da parete, del 1755-1760 circa, in legno e avorio, è possibile ammirare uno dei due splendidi tabernacoli che da un secolo sono custoditi a Bene Vagienna. Una sezione della mostra è anche allestita a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte, dove sono esposte tre opere tra le più significative della produzione di Piffetti dal 13 settembre al 30 novembre 2013. (Piemonte Italia)

Fino al  12-01-2014 – Fondazione Accorsi-Ometto Via Po, 55  Torino

I magnifici sette chef del Calendario Lavazza 2014

Ferran Adrià e suo fratello Albert, Michel Bras, Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Davide Oldani, sono i “magnifici sette” cuochi-artisti che reinterpretano il caffè Lavazza e attraverso le loro creazioni

 

Expo 2015: Francesca Lavazza,saremo presenti con grandi cose

Inspiring Chefs è il titolo della 22esima edizione del Calendario Lavazza , presentato aMilano. Se quello Pirelli ha ormai fatto scuola, il calendario della celebre azienda torinese è un nuovo punto di riferimento per chi ama la fotografia d’autore; il famoso ritrattista Martin Schoeller, ha scelto per questa edizione i grandi  chef, ai quali Lavazza  dedica l’anno 2014. La direzione creativa è stata affidata, come per le precedenti edizioni, all’Agenzia Armando Testa. Ferran Adrià e suo fratello Albert, Michel Bras, Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Davide Oldani, sono i “magnifici sette” cuochi-artisti che reinterpretano il caffè Lavazza e attraverso le loro creazioni.

 

“Una sfida interessante per un artista come Martin Schoeller, ex allievo di un mostro sacro come Annie Leibovitz, abituato com’è  – scrive Gente Vip.it –  a immortalare i personaggi più rappresentativi del pianeta, ma soprattutto un’esperienza unica, primo esempio di un approccio artistico che vede gli chef protagonisti e non comprimari di una scena, sia questa figurativa o fotografica. Edizione dopo edizione, i Calendari Lavazza parlano del desiderio di sperimentazione di nuove frontiere della creatività, una passione che va di pari passo con il desiderio dell’azienda di sperimentazione di nuovi prodotti e ricerca di una sempre maggiore qualità ed eccellenza del prodotto”.