ilTorinese

Il Comune taglia 500 posti auto per destinarli a bici e monopattini

Il timore della sindaca Chiara Appendino è che alla ripresa dopo le ferie e con la riapertura delle scuole ancora pochi torinesi si fideranno ad usare i mezzi pubblici. 

Il rischio è che troppe auto intasino la città con ingorghi e code.

Per questo l’obiettivo della Giunta a breve è di tagliare 500 unità dei posti auto presenti nelle diverse zone di Torino per destinarli agli stalli per  le biciclette e i monopattini.

Coronavirus: una nuova vittima e 14 contagi in Piemonte

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

26.052 PAZIENTI GUARITI E 655 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.052 (+13 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3197 (+0) Alessandria, 1575 (+1) Asti, 843 (+2) Biella, 2436 (+0) Cuneo, 2350 (+5) Novara, 13.429 (+4) Torino, 1094 (+1) Vercelli, 961 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 167 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 655 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO IN TOTALE 4128

1 decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4128 deceduti risultati positivi al virus: 679 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 398 Cuneo, 372 Novara, 1821 Torino, 222 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.636 (+14 rispetto a ieri, di cui 10 asintomatici. Dei 14 casi, 5 screening, 8 contatti di caso e 1 con indagine in corso. I casi importati sono 4 su 14) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 4099 Alessandria, 1884 Asti, 1055 Biella, 2925 Cuneo, 2811 Novara, 15.982 Torino, 1351 Vercelli, 1152 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 268 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 109 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 5 (invariato rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 124 (-12 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 672.

I tamponi diagnostici finora processati sono 493.315, di cui 270.744 risultati negativi.

Allegato

In allegato al bollettino è riportata la tabella riassuntiva dei dati al 29 luglio.

Ex Embraco, Ugl: “più attenzione ai lavoratori”

Incontro in Regione Piemonte, con il Presidente Alberto Cirio, l’Assessore al Lavoro Elena
Chiorino e il Procuratore Fallimentare Dr. Gili.

“Forse il metodo che abbiamo usato non è
corretto. Alle istituzioni regionali non si può chiedere di più che accompagnarci con il curatore
fallimentare nel dare continuità al salario dei lavoratori” lo dichiara Roberto Brognano, Territoriale
UGL Metalmeccanici Torino, con delega Ventures. “I lavoratori meritano attenzione, non chiediamo
solo assistenzialismo con gli ammortizzatori sociali, ma futuro occupazionale che, restituisca dignità
ai lavoratori”. Continua Ciro Marino, Segretario Provinciale della Ugl Metalmeccanici di Torino.
“Nella storia dei governi precedenti non si è mai visto una latitanza simile, un ministro assente e un
sottosegretario arrogante e inconcludente; se non sono all’altezza di governare uomini e situazioni,
per il bene del paese si mettessero da parte e diano la possibilità a chi ha capacità e competenze per
poter uscire da questo stato di crisi e trovare finalmente, soluzioni con politiche attive atte a garantire
dignità e lavoro”.

Immigrati, il centrodestra chiede un incontro al prefetto

Una cinquantina di migranti vengono trasferiti oggi al centro di accoglienza di Settimo torinese

L’assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca, a proposito dell’arrivo di migranti,  annuncia di avere chiesto oggi un incontro al Prefetto per ribadire che “Il nostro territorio, anche in passato, ha già contribuito a sufficienza su questo tema. Ora è necessario invertire la rotta.

Il Piemonte dice basta trasferimento di migranti da oggi in poi. La nostra Regione non può ospitare più arrivi dai centri sparsi per l’Italia”.  E contro la  scelta di “mandare 40 immigrati in condizione sanitaria imprecisata, dentro ai container metallici piazzati dentro un parco nel cuore di Torino, dimenticati lì da Appendino dall’emergenza freddo dell’inverno scorso” interviene  la parlamentare di FdI Augusta Montaruli. “Il Governo non si è accorto che in Piemonte non comanda più un centrosinistra disponibile a trasformare la regione in un campo profughi?” aggiunge l’assessore alla Semplificazione della Regione, di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone.

“Un ennesimo regalo ai cacciatori”

Riceviamo e pubblichiamo / CACCIA:   LA REGIONE LIBERALIZZA PER I CACCIATORI LE STRADE INTERDETTE PER RAGIONI AMBIENTALI

“Ennesimo regalo ai cacciatori dalla maggioranza di centrodestra che determinerà l’aumento esponenziale dei danni all’agricoltura”

 

Il Tavolo Animali & Ambiente, cui aderiscono le Associazioni ENPA, LAC, LAV, Legambiente L’Aquilone, LIDA, OIPA, Pro Natura e SOS Gaia, apprende con sgomento che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato con i voti della maggioranza di centrodestra filovenatoria la  proposta di legge 41 che prevede l’utilizzo di mezzi motorizzati su strade interdette per ragioni ambientali, (particolarmente fragili quelle di montagna), non solo ai soggetti incaricati ad esercitare operazioni di controllo faunistico, ma anche ai cacciatori.

Come ormai tutti sanno, tranne i nostri amministratori regionali (o fingono di non sapere), la caccia è la prima causa dell’aumento dei danni alle produzioni agricole e degli incidenti stradali.

Pensare di favorire il contenimento dei cinghiali attraverso la possibilità offerta ai cacciatori di accedere alle strade interdette per ragioni ambientali modificando la L.R.n.32/1982 che regola la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale è perlomeno illusorio.

Le mute di cani utilizzati dalle squadre di caccia al cinghiale, oltre ad avere impatti importanti sulle altre specie selvatiche, stanano i gruppi di cinghiali dalle aree boscate dove non causano danni e ne determinano la dispersione sul territorio. I cacciatori abbattono solitamente gli esemplari adulti di maggiori dimensioni perché producono una maggiore quantità di carne. Gli esemplari giovani vengono raramente presi di mira perché saranno le prede dell’anno seguente. Il branco è abitualmente condotto dalla femmina anziana (quella di maggiori dimensioni) che solitamente è tra le prime vittime. Essa, con messaggi ormonali, riesce a regolare quella che gli studiosi chiamano “sincronizzazione dell’estro” delle femmine giovani.  La sua uccisione determina la destrutturazione del branco, la dispersione dei giovani, la formazione di nuovi branchi e l’anticipazione del periodo fertile dei soggetti giovani.  La specie aumenta il tasso riproduttivo e compensa in breve tempo le perdite con il risultato che il  numero complessivo  degli animali aumenta invece di diminuire.

All’aumentare degli abbattimenti aumentano proporzionalmente  anche i danni.  

La Regione ha così anteposto il divertimento e “l’occupazione militare” del territorio da parte di una minoranza armata agli interessi dei coltivatori e di tutti gli altri cittadini.

Con la dispersione dei cinghiali causata dalla caccia e dalle attività di controllo aumentano gli attraversamenti stradali e gli incidenti e i fenomeni di colonizzazione delle aree periurbane e urbane.

Proprio lo scorso 20 giugno 2020 il “Tavolo Animali & Ambiente” ha realizzato il convegno on line

“CINGHIALE è ora di cambiare. La parola alla scienza. Strategie diverse per una convivenza pacifica con la fauna selvatica” che ha ampiamente motivato il fallimento delle azioni di contenimento del cinghiale attraverso gli abbattimenti e illustrato quali dovrebbero essere le azioni corrette per affrontare il problema dei danni prodotti dalla specie.

Gli interessati possono rivederlo al link  http://www.animaliambiente.it/convegnocinghiale2020.html

Giova ricordare che il cacciatore è l’unico soggetto che non ha interesse a vedere ridotto il numero dei cinghiali sul territorio!

L’approvazione dell’ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stelle volto ad attivare “programmi di sperimentazione che permettano l’allontanamento e il contenimento degli ungulati con metodi innovativi non cruenti” suona come una presa in giro perché i metodi ecologici e preventivi sono previsti dalla legge, esistono e sono efficaci e dovrebbero essere anteposti agli abbattimenti.

Per il Tavolo Animali & Ambiente                                         

Roberto Piana

LAC – Lega Abolizione Caccia

La Regione ha approvato il nuovo calendario scolastico. In classe dal 14 settembre

Le lezioni termineranno venerdì 11 giugno 2021. Stabiliti i periodi di festività natalizie, carnevalesche e pasquali, oltre a un «ponte» in occasione dell’Immacolata Concezione.

Da lunedì 14 settembre 2020 a venerdì 11 giugno 2021. In attesa di conoscere le linee guida del governo per la ripartenza post Covid (dalle regole sulla sicurezza sanitaria e sul distanziamento sociale a quelle relative ai trasporti degli studentI) è stata approvata la DGR che determina il calendario scolastico regionale per il Piemonte relativo al 2020-2021.

I giorni di lezione nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo e di secondo grado saranno 208, mentre per la scuola per l’infanzia 224, che si riducono rispettivamente a 207 e a 223 nel caso in cui la ricorrenza del Santo Patrono coincida con un giorno nel quale siano previste lezioni.

Stabiliti anche i periodi di vacanza e i «ponti»: in realtà ne è previsto soltanto uno, quello dell’Immacolata Concezione, che consentirà ai ragazzi di stare a casa il 7 e l’8 dicembre. Seguiranno poi le tradizionali vacanze di Natale, che, quest’anno, sono state stabilite nel periodo che va da mercoledì 23 dicembre a mercoledì 6 gennaio compresi.

Non mancherà la possibilità di godere di un breve periodo di riposo a Carnevale, essendo prevista l’astensione dalle lezioni da sabato 13 febbraio a mercoledì 17 dello stesso mese compresi.

Le vacanze di Pasqua «cadranno» invece da giovedì 1 aprile a mercoledì 6. Dopo la sosta pasquale non sono previste altre pause e le lezioni proseguiranno regolarmente fino all’11 giugno (ad esclusione, ovviamente, della Festività del 1 maggio e del 2 giugno) data dell’ultima campanella, ma non per tutti: infatti le attività nelle scuole per l’infanzia termineranno soltanto il 30 dello stesso mese.

Ecco i nuovi collegamenti estivi di Flixbus da Torino per la Liguria

Al via collegamenti speciali con 20 località balneari. Operativi da giovedì 30 luglio, per tutta l’estate

La Riviera delle Palme e la Riviera dei Fiori collegate comodamente e senza cambi

 

A poche settimane dalla riattivazione delle rotte con il Piemonte, FlixBus si focalizza sui collegamenti con la Riviera di Ponente, per offrire ai bagnanti in partenza dal capoluogo una soluzione di viaggio sostenibile e per tutte le tasche per raggiungere alcune delle mete balneari più rinomate della Riviera delle Palme e della Riviera dei Fiori.

Da domani, giovedì 30 luglio, fino alla fine della stagione, saranno infatti operativi collegamenti straordinari fra Torino e 20 località ponentine lungo il tratto di costa fra Savona e Ventimiglia, con partenza sia dal terminal di Corso Vittorio Emanuele che dalle fermate di Torino Lingotto e Torino Stura.

 

Riviera delle Palme e Riviera dei Fiori: 20 località raggiungibili tutta estate

Oltre a Savona, già raggiungibile dal capoluogo piemontese, sono 12 le destinazioni della Riviera delle Palme interessate dai collegamenti straordinari operativi da domani: nell’ordine, gli autobus verdi di FlixBus fermeranno a SpotornoNoliVarigottiFinale LigurePietra LigureLoanoBorghetto Santo SpiritoCerialeAlbengaAlassioLaigueglia e Andora.

Lungo la Riviera dei Fiori, alle fermate di ImperiaSanremo e Ventimiglia, già collegate con Torino, si affiancano invece quelle di Diano MarinaSan Lorenzo al Mare, Arma di Taggia e Bordighera.

Le tratte per il Ponente Ligure si aggiungono a quelle operative da Torino verso varie altre località turistiche italiane: tra le mete balneari collegate con il capoluogo piemontese si possono citare località chiave della Riviera Romagnola come Rimini, Milano MarittimaCervia e CesenaticoMonopoliPolignano a MareOstuni e Otranto in Puglia e Cariati e Cirò Marina in Calabria. Chi alla vivacità delle spiagge preferisce la montagna può sfruttare invece le corse verso Aosta e Courmayeur in Val d’Aosta o TrentoRoveretoBolzanoMerano e Lana in Trentino-Alto Adige.

Igiene e sicurezza a bordo: tutte le misure prese da FlixBus

Tutte le misure di sicurezza implementate da FlixBus sono elencate in dettaglio nella sezione dedicata sul sito.

L’applicazione di misure di sicurezza più stringenti della media e la collaborazione continuativa con le istituzioni e le autorità sanitarie costituiscono per FlixBus prerequisiti fondamentali nella fase di rilancio, nell’ottica di garantire ai passeggeri un’esperienza quanto più piacevole possibile. Allo stesso tempo, la società si appella al loro senso di responsabilità perché supportino gli sforzi messi in campo per tutelare la salute propria e del personale di bordo osservando un atteggiamento coscienzioso.

 

Recidivo, arrestato all’8 Gallery dopo l’ennesimo furto

L’uomo era destinatario dell’ obbligo di dimora in un Comune del Torinese

 

I poliziotti della Squadra Volante sono intervenuti presso un negozio di ottica sito all’interno del’”8Gallery”: qui, personale della vigilanza interna aveva notato un cittadino italiano provare alcuni occhiali da sole; si trattava di una persona che appena 3 giorni prima si era introdotta all’interno dello stesso punto vendita, allontanandosi senza effettuare alcun acquisto; gli occhiali da sole che lo stesso aveva provato allora erano, però, spariti; sul pavimento era stata rinvenuta soltanto la placca antitaccheggio. Tenuto d’occhio, il quarantenne questa volta è stato sorpreso nell’atto di nascondere nella tasche dei pantaloni gli occhiali da sole griffati, per poi dirigersi vero l’uscita. L’uomo è stato, dunque, bloccato e trattenuto in attesa dell’arrivo della Polizia. Gli agenti della Squadra Volante hanno svolto accurati accertamenti su suo conto, scoprendo che il ladro era stato scarcerato da appena 4 giorni per un altro furto all’interno di un centro commerciale. Inoltre, a suo carico risultavano una decina fra arresti e denunce negli ultimi 6 mesi per reati contro il patrimonio e la persona. Colpito dall’obbligo di dimora nel Comune di Agliè (TO) dal 25 Giugno u.s. e dall’obbligo di presentazione alla P.G. del Commissariato Barriera Milano, per il quarantenne pregiudicato si sono nuovamente aperte le porte del carcere.

Van Gogh: a 130 anni dalla morte il mistero più grande resta la pittura

Auvers sur Oise, 29 luglio 1890, Vincent van Gogh terminava a soli 37 anni un’esistenza vissuta e bruciata con un’intensità sconvolgente. Il 30 luglio veniva sepolto nel minuscolo cimitero del paese, sperduto tra i campi che aveva amato e tante volte dipinto. Sulla bara che il prete non aveva consentito entrasse in chiesa, trattamento riservato a chi faceva violenza contro se stesso, era deposto, significativamente, un mazzo di girasoli.

Al di là delle teorie degli ultimi anni sulla morte del pittore che ipotizzano non il suicidio, ma l’omicidio accidentale da parte di un ragazzo della borghesia parigina, a 130 anni dalla sua scomparsa il vero grande mistero dell’artista olandese restano i suoi dipinti.  Nessun pittore come Vincent van Gogh riuscì a stravolgere, in pochissimi anni, il mondo e la storia dell’arte.


La vita pittorica di Van Gogh inizia, infatti, nel 1881. Vincent aveva 28 anni e si era lasciato alle spalle già parecchie esperienze fallimentari: aveva cercato di seguire prima le orme dello zio Vincent, detto Cent, mercante d’arte, che aveva fatto assumere il nipote, a L’Aia, presso la filiale della casa d’arte Goupil, poi del padre pastore, dedicandosi, senza troppo successo, agli studi teologici e, infine, dominato da un fervore religioso estremo, si era recato a predicare nella regione del Borinage, sottoponendosi a rinunce e privazioni come gli asceti. Difficile a 28 anni per uno spirito anarchico come Vincent seguire le vie convenzionali dell’arte, le lezioni dell’Accademia, i consigli degli artisti affermati, le lunghe sedute di disegno che prevedevano di copiare in modo ripetitivo gli stessi soggetti, difficile per chi come lui, inconsciamente, era destinato a realizzare una grande rivoluzione, adeguarsi alla normalità.
Tutti diffidano di questo uomo che sembra destinato a fallire sempre, tutti tranne una persona, il fratello minore Theo che lo spinge a proseguire nella sua missione artistica, convincendolo ad adattarsi a tornare nella canonica di Nuenen presso i genitori dove potrà dipingere senza pensieri.

Atmosfera pesante quella di Nuenen che Vincent così descrive in una lettera al fratello: “Mi rendo conto che Pa e Ma pensano a me per istinto… hanno la stessa paura di accogliermi in casa che avrebbero se si trattasse di un grosso cagnaccio. Quello magari si metterebbe a correre per le stanze con le zampe bagnate, sarebbe rozzo, travolgerebbe tutto strada facendo. E abbaia forte. In poche parole è uno sporco animale… Ma la bestia ha una storia umana e, anche se è soltanto un cane, ha un’anima umana, e molto sensibile anche”.
Nonostante l’ostilità dei genitori che non riescono a comprendere questo strano ragazzo, il periodo di Nuenen è quello in cui nascono quasi duecento opere.  La tavolozza di questi anni si contraddistingue per i colori cupi di chiara ispirazione fiamminga e per le atmosfere pesanti, quasi opprimenti, interni claustrofobici, cieli scuri e soffocanti.  Qui Van Gogh crea uno dei suoi capolavori “I mangiatori di patate”, la raffigurazione di contadini intorno alla tavola in una sera come tante. “Ho cercato di sottolineare come questa gente che mangia patate al lume della lampada, ha zappato la terra con le stesse mani che ora protende nel piatto, e quindi parlo del lavoro manuale e di come essi si siano onestamente guadagnato il cibo. Ho voluto rendere l’idea di un modo di vivere che è del tutto diverso dal nostro di gente civile. Quindi non sono per nulla convinto che debba piacere a tutti o che tutti lo ammirino subito” scrive il pittore al fratello in una lettera dell’aprile 1885.

E’ la vita nella sua drammatica povertà, nella sua bruttezza e nella sua deformità a posare nei dipinti di Van Gogh, l’uomo si trasforma in oggetto e diventa simile a quelle patate che ha coltivato e raccolto.Nel 1886 e, dopo una breve parentesi a Anversa, Van Gogh si trasferisce nell’appartamento del fratello Theo in rue Lepic, 54 a Parigi. La passione per le stampe giapponesi, i contatti e gli scambi culturali con Monet, Renoir, Degas, Pissarro, Seurat, Signac, Toulouse Lautrec da soli non sono sufficienti a giustificare il repentino cambiamento della sua pittura. L’evoluzione è immediata, lo stile si modifica, i colori si schiariscono e tramontano i toni scuri. E’ come se Van Gogh, in pochi mesi, avesse assorbito, letteralmente, la lezione di tutti i movimenti pittorici che dominano la scena parigina e li avesse rielaborati a modo suo, stravolti e, al tempo stesso, migliorati, andando oltre.

Il “Ritratto di père Tanguy” dell’autunno 1887 concilia in questa atarassica rappresentazione di vecchio con cappello le influenze delle stampe giapponesi, la lezione del pointillisme, le velature degli impressionisti, la forza cromatica di Gauguin. Niente di più distante dalla mano che solo due anni prima aveva dato vita ai “Mangiatori di patate”. Febbraio 1888: Van Gogh, sulle orme dell’amato Monticelli, è ad Arles. Nel Sud della Francia l’artista cerca ossessivamente la luce e i colori violenti che incendieranno le sue tavolozze e incontra il mistral che deformerà i suoi soggetti e la sua mente. “Ho fatto, sempre come decorazione, un quadro della mia camera da letto, con i mobili di legno bianco, come sapete. Ebbene, mi ha molto divertito fare questo interno senza niente, di una semplicità alla Seurat a tinte piatte, ma date grossolanamente senza sciogliere il colore; i muri lilla pallido; il pavimento di un rosso qua e là rotto e sfumato; le sedie e il letto giallo cromo; i guanciali e le lenzuola verde limone molto pallido; la coperta rosso sangue, il tavolo della toilette arancione; la catinella blu; la finestra verde. Avrei voluto esprimere il riposo assoluto attraverso tutti questi toni così diversi e tra i quali non vi è che una piccola nota di bianco nello specchio incorniciato di nero, per mettere anche là dentro la quarta coppia di complementari” scrive a Gauguin, l’amico che attendeva ad Arles per creare una comunità di artisti, un altro dei suoi fallimenti. L’opera è stata dipinta nell’autunno 1888, un anno esatto dopo il Ritratto di père Tanguy. I colori si sono fatti violenti, gli accostamenti forti, persino azzardati, la pittura piatta. Se i contadini dei “Mangiatori di patate” erano diventati oggetti, i mobili e i quadri della camera hanno preso vita, sembrano muoversi, piegarsi, spostarsi, uscire dalla tela. Il genio onirico di Van Gogh ha anticipato le teorie che i Fauves esprimeranno all’inizio del 1900 e la violenza comunicativa dell’Espressionismo. Dell’uomo di Nuenen non è rimasto nulla.

Giugno 1889 “Notte stellata”. “Perché i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili delle città e dei villaggi, dei punti neri sulla carta di Francia? Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen possiamo prendere la morte per andare in una stella”, scrive Vincent dal suo esilio volontario nella casa di cura di Saint Rémy en Provence, dopo l’episodio del taglio dell’orecchio e le crisi nervose che gli avevano guadagnato l’ostilità degli abitanti di Arles. Vortici e controvortici, stelle cadenti, stelle che sembrano girasoli, una tela giocata sul blu cobalto e sul giallo, ferita da pennellate nervose, un quadro nel quale la pittura acquista matericità e tridimensionalità, la rappresentazione di un sogno più che di una realtà, il sogno di un pittore che sembra già guardare oltre, che sembra fissare gli occhi su un’altra dimensione. Luglio 1890 “Campo di grano con volo di corvi”. Van Gogh cerca la pace a Auvers sur Oise, seguito dal dottor Paul Gachet. Cerca nella pittura, come aveva già fatto durante gli ultimi dieci anni della sua vita, l’antidoto al desiderio di morte.  Un anno prima aveva scritto al fratello Theo: “Se non avessi la tua amicizia sarei rispedito senza rimorsi al suicidio e per quanto io sia codardo, finirei per andarci”. A Auvers sur Oise, tuttavia, non c’è serenità, i cieli si scuriscono di nuovo, il blu squillante della Provenza diventa un blu cupo, nero che schiaccia tutto e che tutto domina. Scrive ancora Vincent: “Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine”.

L’arte diventa lo specchio nel quale riflettere l’infinita tristezza e una depressione senza fine, alla quale il solo rimedio sembra essere la strada della morte. In “Campo di grano con volo di corvi” le pennellate si intersecano, si interrompono, si spezzano nervose. Il colore sembra spremuto direttamente sulla tela. Le forme si intuiscono appena, i corvi sono linee nere, sono v e w rovesciate che volano lontano, come l’anima di Vincent Willem van Gogh. 23 luglio 1890 in una lettera mai spedita, perché il pittore non volle farlo, Vincent scriveva “Ebbene nel mio lavoro rischio ogni giorno la vita e vi ho perduto metà della mia ragione – va bene – ma tu non sei tra i mercanti di uomini per quanto io sappia e possa giudicare trovo che stai agendo realmente con umanità ma cosa vuoi”. In dieci anni Vincent aveva stravolto il mondo dell’arte, tutto esperito, tutto archiviato, tutto anticipato, aveva creato una pittura di una modernità tale che resta tuttora insuperata, aveva cambiato stile, colore, aveva trasformato l’uomo in oggetto e aveva dato vita a un iris: il suo grande mistero sta proprio qui, non nel dibattito, peraltro inutile, sulle modalità della sua morte, ma nell’essere stato non uno, ma centomila pittori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Barbara Castellaro

 

Si ringrazia per le foto M. Dominique-Charles Janssens, Président Institut Van Gogh

Stato di emergenza. Il diritto oscuro e incerto nella babele italiana

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’estensione dello stato di emergenza fino al 15 ottobre (e non al 31 dicembre, come inizialmente  aveva annunciato il presidente del  Consiglio) e’ stata annunciata dal presidente Conte con una dotta lezione di diritto  nel suo intervento al Senato della Repubblica dove più volte la Presidente  Casellati aveva invitato il Presidente del Consiglio a sottoporre al voto parlamentare lo stato di emergenza, non previsto dalla Costituzione se non in stato di guerra, come recita l’articolo ’78 che vincola comunque i “provvedimenti necessari“, senza mai parlare di Stato di emergenza, al voto parlamentare.

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Conte ha esplicitamente detto che non era di per sé necessario ed obbligato  un voto in Parlamento ed ha aggiunto che il dibattito in Senato doveva essere circoscritto agli elementi tecnici e giuridici del provvedimento del rinnovo dello stato di emergenza , senza sconfinare in temi politici, quasi fosse possibile non considerare il fattore politico che in ogni atto del Governo è di essenziale evidenza ed importanza. Un atto di arroganza quello di Conte di considerare il voto del Parlamento quasi superfluo e di vincolare il dibattito parlamentare  a suo  piacimento.
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In effetti Conte si è rivelato il più preparato in materia e il dibattito parlamentare – se si eccettua l’intervento della sen. Bernini e della sen. Pinotti –  è stato inadeguato in quanto ha ripreso le polemiche più stantie senza obiezioni vere  al discorso del Presidente Conte. Un senatore 5 stelle ha  persino divagato in esilaranti argomentazioni storiche che nulla c’entravano con la discussione in atto, una ennesima  prova  dello scadimento di una classe parlamentare davvero inadeguata. Sarebbe stato interessante ascoltare la sen. Bonino che non si è espressa su un tema che tocca le libertà costituzionali, tema molto caro ai radicali delle origini. E’ stato un dibattito tutto politico che non ha smontato la tesi del presidente del Consiglio che venne confutata  dal presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, uomo delle istituzioni molto cauto che è spinto a vedere nel prolungamento dello stato di emergenza un vulnus alla Costituzione.
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Non si è capito bene se siamo o non siamo in emergenza perché lo stato di emergenza dovrebbe essere dichiarato non preventivamente, ma in presenza appunto dello stato di emergenza effettiva. Dire, come afferma il ministro Speranza, che siamo fuori dalla tempesta, ma non siamo in un porto sicuro equivale ad affermare un’ambiguità di fondo che non significa nulla. Al di là del virus, ci troviamo in ogni caso  di fronte a due emergenze che il governo sottovaluta: gli sbarchi e le fughe di migranti contagiati e non e l’emergenza delle scadenze fiscali di chi non ha potuto lavorare ed è costretto a pagare egualmente le tasse e bollette. Sono emergenze gravi che non vengono considerate. Addirittura Zingaretti invita il governo ad approntare nuove accoglienze di migranti, secondo un modo di vedere le cose che appare davvero incredibilmente fuori da ogni senso della responsabilità, non fosse altro almeno sanitaria.
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Il voto finale ha confermato la maggioranza che regge il governo con un altro 5 stelle che si è dissociato. Appare davvero un Paese incredibile un’Italia che prolunga l’emergenza -unico tra i paesi europei-  e che così distrugge in modo definitivo la sua immagine turistica. Per altri versi appare ridicolo, se non fosse drammatico, prolungare l’emergenza per poter riaprire le scuole a settembre.
In ogni caso, andrebbe ricordato che la via maestra indicata dalla Costituzione in caso di necessità e  urgenza  è il ricorso al decreto – legge di cui tanti governi hanno fatto abuso, fino a legiferare per decreto – legge, senza che nessun Presidente della Repubblica abbia mai eccepito. E’ evidente che – se il decreto-legge non è l’eccezione, ma la norma -non ci sia affatto  da stupirsi dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che diventano vincolanti come leggi, anche se sono atti amministrativi. Nella babele italiana tutto è  diventato possibile e il diritto per primo appare oscuro ed incerto.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com