ilTorinese

Locatelli (Prc-Se): “contro le mancate politiche sanitarie e sociali”

“Ribellarsi è giusto. Ma diciamo no alle strumentalizzazioni gaglioffe della destra”  

“Invece che dire stupidaggini politiche, invocare misure draconiane sul piano dell’ordine pubblico, fate lavorare il cervello. C’è in giro una rabbia sociale per mancate misure di prevenzione sulla salute  e di sostegno al reddito che non può essere in alcun modo demonizzata come rabbia eversiva” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino. “Fate bene – continua Locatelli rivolgendosi alle forze di governo nazionale e regionale – a prendere seriamente in considerazione la possibilità che dopo Napoli ci siano altre città o quartieri popolari a scendere in rivolta come unica possibilità di farsi sentire.  Tra queste sicuramente Torino che oltre ad essere la città più povera del centro nord Italia  è quella che più ha subito una caduta ulteriore di reddito. Rivolta, sia chiaro, non contro misure di contenimento del contagio che riteniamo urgenti e necessarie – non c’è peggiore idiozia del negazionismo  – ma rivolta contro la tardività, l’inadeguatezza, la mancanza di interventi che hanno contraddistinto questi mesi. Una mancanza di personale medico, infermieristico, di dispositivi sanitari – in Piemonte il bando per l’assunzione di personale Covid è di pochi giorni fa, ci vorranno tre settimane per vederlo all’opera  – per non parlare delle carenze scolastiche, nel settore dei trasporti o di altri servizi essenziali.  Rivolta contro il dilagare delle disuguaglianze e delle esclusioni sociali. Com’è possibile  che tra i mesi di aprile e luglio di quest’anno  i patrimoni di una quarantina di miliardari siano aumentati del 31% (dato estrapolato  dal rapporto annuale della banca svizzera Ubs) a fronte di milioni di persone impoverite per il venir meno di un lavoro o di una attività di sussistenza?  Una disparità intollerabile, insostenibile che  evidenzia il distacco tra retorica della coesione – <siamo tutti sulla stessa barca> – e una realtà che ancora una volta riflette la legge del più forte. Nulla hanno fatto le forze di governo e quelle di destra,  sul piano nazionale e regionale, per prepararsi ad affrontare la seconda ondata di pandemia, per  garantire misure di protezione sanitaria e sociale. Tanta attenzione e regalie per mercati, padronato, Confindustria che hanno come unica preoccupazione di fare il proprio tornaconto economico; poca o nessuna attenzione a chi vive del proprio lavoro o peggio ancora in condizione di precarietà. Contro queste politiche ribellarsi è giusto. Nel respingere il tentativo gaglioffo della destra torinese  di cavalcare un malcontento che essa stessa ha generato con politiche al servizio dei poteri forti –  ci riferiamo a ambienti vicini a Fratelli d’Italia, forza di maggioranza regionale che è la prima a  doversi vergognare per come ha gestito l’emergenza pandemia – noi non possiamo che stare dalla parte di chi giustamente chiede diritti sociali, reddito, salute, sicurezza nella vita di tutti i giorni e sui posti di lavoro. Diritti fondamentali che sono stati duramente colpiti non tanto e non solo dalla pandemia ma dalle scelte neoliberiste e dalle privatizzazioni di questi anni. Basta palliativi dell’ultima ora, basta disparità, è ora di cambiare rotta.

 

In Piemonte 2287 contagi e altri morti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

 

29.968PAZIENTI GUARITI VIROLOGICAMENTE E 1431 GUARITI CLINICAMENTE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti sono 29.968 (+70rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3635 (+2) Alessandria, 1681 (+6) Asti, 936 (+2) Biella, 3030 (+11) Cuneo, 2860 (+18) Novara, 15.120 (+25) Torino, 1428 (+2) Vercelli, 1068 (+4) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 210 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 1431 sono guariti clinicamente.

 

I DECESSI SONO 4259

Sono 11 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4259deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 696 Alessandria, 261 Asti, 221 Biella, 409 Cuneo, 398 Novara, 1869 Torino, 231 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 41 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 55.535 (+2287rispetto a ieri) di cui 1028 (45%) sono asintomatici.  

I 2287 casi sono così ripartiti: per il motivo del tampone 825 screening, 693 contatti di caso, 769 con indagine in corso. Per l’ambito: 193 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 360 scolastico, 1734 popolazione generale; 4 sono importati.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 5708 Alessandria, 2826 Asti, 1830 Biella, 6691 Cuneo, 4758 Novara, 28.963 Torino, 2225 Vercelli, 1605 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 407 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 522casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 94(+6rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1601(+118rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 18.182.

I tamponi diagnostici finora processati sono 944.133(+12.657rispetto a ieri),di cui 511.261risultati negativi.

 

Nasce il settore regionale emergenza Covid

A partire dalla prossima settimana la Direzione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte avrà un nuovo Settore dedicato all’emergenza covid.

Ad annunciarlo è l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, che sottolinea come in questa fase sia “necessario potenziare la Direzione sanitaria per concentrare il più possibile l’attenzione sull’emergenza”.

La responsabilità del nuovo Settore Emergenza Covid sarà affidata a Gianfranco Zulian, attuale direttore sanitario dell’Asl di Vercelli. Come gli altri dodici Settori della Sanità regionale, il Settore Emergenza Covid farà capo alla direzione generale di Fabio Aimar e avrà competenze su tutti i reparti e gli organismi chiamati ad applicare i provvedimenti della programmazione regionale sull’emergenza pandemica, dal Dirmei alle Aziende sanitarie locali.

«Visto l’evolversi della situazione epidemiologica e il perdurare della pandemia – osserva l’assessore Icardi – abbiamo ritenuto necessario incardinare nella Direzione della Sanità regionale un nuovo Settore che avrà il compito di verifica della puntuale applicazione della programmazione regionale e di sovrintendere le attività sanitarie dell’Unità di Crisi e del Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, accanto a quella delle Aziende sanitarie del territorio. Sarà il cruscotto di comando dell’emergenza, oltre che di monitoraggio e reportistica per la Direzione Sanità, l’Assessorato e la Giunta. L’obiettivo è potenziare il presidio sull’emergenza, visto l’incremento della curva del contagio nel nostro Paese, e parallelamente continuare a garantire la massima attenzione a tutti gli aspetti delle politiche e della gestione sanitaria nella nostra regione».

La decisione verrà formalizzata in settimana dalla Giunta regionale.

La Cittadella da scoprire

Domenica 25 ottobre aperti in via eccezionale il Pastiss e il Rivellino degli Invalidi.

Ore 15 – 19, ingresso gratuito secondo l’ordine di arrivo, gruppi di 8 persone. Obbligatorio indossare la mascherina

Danza online per dire no al Covid

Il mondo della danza si organizza per proseguire le attività in questi momenti difficili


Lo studio di danza AD’A di Torino ha deciso di organizzare anche delle lezioni online.

Lo scopo è non rinunciare al benessere nonostante questo periodo eccezionale che stiamo vivendo!

Per le info ecco il sito dello studio:
www.ada-dancestudio.com

 

 

 

 

 

 

 

Covid, gli infermieri Nursind: “Ciò che andava fatto non è stato fatto”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del sindacato infermieri Nursind sull’emergenza Coronavirus in Piemonte

La domanda sorge spontanea. Se abbiamo assunto 2500 operatori sanitari tra medici, infermieri e oss, come dichiarato più volte nei giorni scorsi, dal partito dell’assessore regionale alla sanità del Piemonte Icardi, come mai oggi ci troviamo a chiudere le attività ordinarie della sanità regionale per recuperare personale da destinare ai reparti covid?

Come mai non abbiamo abbastanza infermieri per l’esecuzione dei tamponi e siamo costretti a prendere quelli del territorio e dell’assistenza domiciliare, domiciliarità che tra l’altro doveva essere potenziata?

Se abbiamo triplicato i posti letto come mai solo una settimana fa la regione ha disposto a tutte le asl di ricavare in fretta e furia almeno venti posti letto covid in tutti i presidi ospedalieri della regione e solo due giorni fa di riconvertire reparti e sale operatorie?

Se abbiamo aperto oltre venti laboratori come mai abbiamo ancora difficoltà a processarli?

Tutto ciò senza peral’altro aver raggiunto un picco di ricoveri del mese marzo.

Qualcosa non torna nei numeri e nei fatti, nonostante si riesca ancora, forse per poco a non lasciare la gente malata a casa, dove non troverebbe certo quel potenziamento di personale che si sventolava mesi fa. A proposito che fine hanno fatto le commissioni istituite per riorganizzare la rete a domicilio?

E l’organizzazione degli spazi per differenziare i percorsi, più volte richieste?

Siamo pronti si diceva a giugno, i fatti però dicono altro. Forse l’unica cosa che possiamo dire essere stata fatta al momento e l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale ma nonostante ciò sono gia molte decine gli operatori che sono risultati positivi e che andranno posti in isolamento proprio in virtù di una palese disorganizzazione, andando a incidere sulla già critica situazione di personale oltre a mettere nuovamente a repentagli la propria salute e quella degli altri.

Indire bandi a tempo determinato adesso, poco appetibili, quando tutte le aziende di Italia cercano infermieri, dimostra la poca lungimiranza e l’inadeguatezza dei numeri, come anche attivare prestazioni aggiuntive retribuite per chi è già sovraccaricato.

Non aver elaborato spazi e e percorsi in maniera preventiva inoltre determina senza dubbio la diffusione del contagio e questo forse poteva essere perdonato a marzo.

Assistiamo oggi nuovamente a nomine di autorevoli manager per gestire la nuova ondata con un assessore messo in un angolo e un Presidente della Giunta molto attivo ma che forse avrebbe dovuto controllare e attivarsi già nei mesi scorsi per controllare se il necessario lavoro di prevenzione fosse stato svolto adeguatamente.

E’ sicuramente da sottolineare come ogni azienda sanitaria abbia viaggiato su un proprio binario

Il personale ancora una volta non si tirerà indietro nonostante tutto ma qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di non aver fatto abbastanza.

A proposito , apprendiamo da alcuni organi di stampa che da lunedì saranno sospesi i tamponi e quindi la sorveglianza sanitaria al personale, auspichiamo non sia vero.

Francesco Coppolella

Segreteria Regionale

NurSind Piemonte

Arrestato spacciatore diciottenne

Controlli antidroga dei carabinieri del Comando Provinciale di Torino per prevenire lo spaccio e il consumo di stupefacenti.

In particolare a Torino, i militari dell’Arma hanno arrestato un gabonese di 18 anni, in Italia senza fissa dimora. L’uomo spacciava eroina e cocaina in via Colli, zona Politecnico, soprattutto il pomeriggio. Dopo varie segnalazioni di alcuni studenti e residenti, i carabinieri della Compagnia San Carlo hanno individuato e fermato il pusher. In tasca nascondeva 30 dosi di stupefacente pronte per la vendita.
A Chieri, nell’hinterland torinese, i carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato due italiani di 38 e 45 anni, entrambi del luogo. Sono stati fermati in auto a un posto di controllo. Il loro atteggiamento poco collaborativo ha indotto i militari dell’Arma ad approfondire gli accertamenti sul veicolo e dal controllo è emerso che in auto nascondevano 19 grammi di cocaina pura ancora da tagliare. L’autovettura e la droga sono state sequestrate.

Una “Voce Libera” si alza da Alba

Proposta rivolta all’on. Ruffino, referente piemontese “È un’adesione massiccia” a “Voce libera”, l’associazione fondata da Mara Carfagna, quella annunciata dal presidente del Consiglio comunale, dal vice sindaco e da due consiglieri comunali di Alba liberale.

Durante un lungo  incontro presso la sede di via Gardini, Nadia Gomba, Olindo Magara, Domenico Boeri e Carlotta Boffa hanno infatti annunciato all’on. Daniela Ruffino, referente per il Piemonte di Voce libera, l’intenzione di aderire all’iniziativa politica promossa da Mara Carfagna e contribuire così alla costruzione di un nuovo soggetto politico liberale, popolare e riformista. Alba Liberale ha proposto all’on. Ruffino di organizzare ad Alba, appena possibile – Covid permettendo – “un convegno aperto alla partecipazione dei protagonisti della costruzione di un nuovo soggetto moderato nel cdx, da Mara Carfagna a Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo”.

Costituzione, una città da salvare

In un racconto per bambini il valori del “libro” più importante della nazione 

Imparare ad amare la Costituzione, ad apprezzarne i valori, a capirne i significati, a provare la necessità di impegnarsi e lottare per difenderli vivendo un avventura . In sintesi è questo il senso del libro di Barbara Quaglia Costituzione: una città da salvare”edito da Edizioni Vallescrivia.

Un racconto per bambini che ci fa vedere la Costituzione in un modo diverso dal solito: come la città in cui viviamo, con i suoi quartieri, i suoi parchi, i suoi pericoli. Le parole della Costituzione irrompono nella vita di questa città immaginaria, minacciata da una banda di malfattori che vorrebbero soffocare libertà e diritti, imponendo le proprie regole. Come fare, allora, a tutelare i principi fondamentali, i doveri inderogabili e i diritti inviolabili come libertà, uguaglianza, istruzione, tutela dell’ambiente,  pace, giustizia, dignità? Può un piccolo libro aiutare a comprendere le regole più importanti della Costituzione, la nostra “carta d’identità”, quell’insieme di diritti e doveri che ogni individuo è tenuto a rispettare?

Con una giusta dose di fantasia e immaginazione non sarà difficile immedesimarsi nell’avventura di Martino, Sebastiano, Barbara, Sarah e il cane Max, impegnati con coraggio nella difesa della città di Costituzione, quando le buone regole che la governano vengono minacciate dal malvagio Fuorilegge e dalla sua banda dedita al crimine, al disordine e alla violazione degli altrui diritti. Scorrendo le pagine del racconto di Barbara Quaglia è naturale seguire i consigli del saggio nonno e delle maestre di scuola, affiancando i protagonisti nella lotta contro  il gigante Disuguaglianza, re Schiavitù, il generale Inquinamento e tutti i cattivissimi fino all’orribile Fuorilegge. Riusciranno nell’impresa, portando serenità e pace nella città di Costituzione? Per conoscere l’esito dell’avventura non resta che leggerla, ovviamente. L’autrice, avvocatessa specializzata in diritto del lavoro che l’ha scritta allo scopo di trasmettere ai suoi figli Sebastiano e Martino il suo amore per i diritti e la giustizia, si è cimentata con successo nella difficile impresa di insegnare con delicatezza ai più piccoli il compito di  lottare per difendere sempre  i diritti sanciti dalla Costituzione. In questi giorni si celebra il centenario di Gianni Rodari.

Il grande scrittore nato a Omegna, sul lago d’Orta, considerava le fiabe come il più grande serbatoio di storie attraverso cui bambini e bambine potessero sviluppare la loro fantasia, educando le loro giovani menti. La fiaba è capace di rispondere ai quesiti più rilevanti e profondi  collocandoli all’interno di una cornice interpretativa accessibile ai bambini. In questo modo si riesce a nutrirne la fantasia e l’immaginario, conducendoli in percorsi narrativi assai audaci e divergenti, orientandone il pensiero verso un orizzonte di speranza e di miglioramento. Rodari  sottolineava quanto vi fosse di “umanamente produttivo nella fiaba”, sempre “pronta per darci una mano a immaginare il futuro che altri vorrebbero semplicemente farci subire”.E’ ciò che coerentemente ha fatto Barbara Quaglia con questo libro consigliato per approcciare con lievità a dei temi così importanti per la nostra vita in comune mettendosi dalla parte dei bambini. Un buon modo per ricordare il valore del “libro” più importante del nostro Paese spiegandolo ai bambini con somma semplicità e accuratezza per imparare a conoscerlo e rispettarlo.

Marco Travaglini

Legambiente: traffico, troppe automobili e mobilità pubblica carente

Gli italiani pagano il prezzo più alto in Europa   I costi sociali dovuti all’inquinamento dell’aria ammontano in media a 1400 euro per ogni cittadino. Roma, Milano e Torino tra le prime 25 città europee per costi connessi all’inquinamento atmosferico

 

La stima arriva da uno studio europeo a cui collabora Legambiente

 

I costi dell’inquinamento dell’aria connessi all’alto numero di automobili in circolazione e alla carenza del trasporto pubblico incidono sul portafoglio degli italiani più che nel resto d’Europa. Ricoveri ospedalieri, perdita di benessere, impatti indiretti sulla salute e, quindi, riduzione dell’aspettativa di vita. Sono questi i fattori che fanno la somma del costo sociale, una spesa che per gli italiani ammonta a un costo medio di 1400 euro per ogni cittadino, equivalente a circa il 5% del PIL. Il peso che ogni cittadino è costretto a sobbarcarsi per far fronte ai danni derivanti dall’inquinamento atmosferico. In Europa, invece, la stima è più bassa e si aggira intorno a quota 1250 euro per una percentuale del 3,9%. A far emergere questi dati è lo studio “Costi sanitari dell’inquinamento atmosferico nelle città europee, connesso con sistema dei trasporti”, diffuso nella giornata di oggi dalla società di consulenza CE Delf, che ha preso in esame 432 città europee, in 30 paesi (27 paesi UE più Regno Unito, Norvegia e Svizzera). Lo studio si riferisce a dati raccolti per l’anno 2018 ed è commissionato dall’Alleanza europea per la salute pubblica, una ONG di interesse pubblico presente in 10 paesi dell’Unione Europea (European Public Health Alliance – EPHA). Per quanto riguarda l’Italia è Legambiente a collaborare al progetto.  LINK allo studio completo.

Roma, Milano e Torino sono tra le prime 25 città europee per costi sociali in assoluto, mentre ben 5 città italiane sono nella top ten per costi pro capite (Milano seconda dopo Bucarest, seguita dal terzo posto di Padova, al sesto Venezia, al settimo Brescia e al nono posto Torino). E maggiore è il numero di automobili in strada e più aumenta il tempo trascorso nel traffico più si alzano i costi sociali dell’inquinamento. “Un aumento dell’1% del tempo medio di percorrenza per recarsi al lavoro aumenta i costi sociali delle emissioni di PM10 dello 0,29% e quelli delle emissioni di NO2 anche dello 0,54%. Un incremento dell’1% del numero di autovetture in una città aumenta i costi sociali complessivi di quasi lo 0,5%”, è quanto viene evidenziato dallo studio diffuso oggi da CE Delf.

Quindi, nonostante le difficoltà oggettive di valutazione, lo studio riesce a stimare la diretta connessione tra costi dell’inquinamento dell’aria (dovuta a smog, emissioni PM10 e N20) e l’aumento dei costi sociali per gli italiani.

“Asti, Novara e Torino sono tra le prime 25 città italiane per costi sociali dovuti all’inquinamento causato in particolare dal traffico veicolare – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – il capoluogo della nostra regione, in particolare, è addirittura nono in Europa, nella triste classifica, con oltre 2000 €/anno procapite di costi indotti, soldi che potrebbero essere spesi in salute, benessere e qualità della vita. Il ruolo delle automobili, in particolare nelle grandi città ma non solo, è evidenziato in modo molto chiaro dallo studio e deve spingere con sempre maggior decisione verso politiche che non possiamo più definire coraggiose, ma semplicemente pragmatiche, d’incentivazione alla mobilità sostenibile. Le stesse politiche che alcune città, Torino compresa, iniziano ad attuare e che noi, come cittadini, dobbiamo incentivare con il consenso e le scelte quotidiane.

Allo stesso tempo non possiamo non chiedere che siano riattivate le tante, troppe ferrovie sospese piemontesi, che catalizzano una parte significativa del traffico, in particolare quello pendolare, spostandolo su mezzi sostenibili, per l’ambiente, la salute e l’economia”.

I costi calcolati, secondo lo studio, potrebbero essere ancora più alti se si “includessero adeguatamente i costi correlati alla pandemia COVID-19. Le comorbilità sono un elemento preponderante nella mortalità di pazienti affetti da COVID-19 e fra le più importanti vi sono quelle associate all’inquinamento atmosferico. Da diversi documenti di ricerca si evidenzia che la scarsa qualità dell’aria tende ad aumentare la mortalità di pazienti affetti da COVID-19. Pertanto, i costi sociali di una scarsa qualità dell’aria potrebbero essere maggiori rispetto a quanto stimato in questa ricerca”.

Secondo Andrea Poggio, responsabile mobilità Legambiente “il costo dell’inquinamento, aggravato quest’anno alla pandemia Covid19, è particolarmente pesante per i redditi più bassi: l’inquinamento, come il Covid colpisce tutti, ma chi è più povero fatica a mitigarne gli effetti ed accedere alle cure. I governi nazionale e regionali devono adottare al più presto politiche pubbliche per mobilità e riscaldamento ad emissioni zero, per tutti, ma soprattutto per chi è meno abbiente. Servono mezzi pubblici elettrici, bici e auto elettriche condivise, serve in città agevolare e promuovere subito la mobilità ciclo-pedonale. Serve il superbonus (110%) se ben speso per ridurre l’inquinamento da riscaldamento. Non servono invece proroghe ai permessi di circolazione dei veicoli diesel più inquinanti, non servono bonus per l’acquisto di auto di proprietà a combustione. Iniziare a ridurre a zero, o quasi, l’inquinamento deve divenire una priorità nazionale del Recovery plan italiano”.