ilTorinese

La Juve vince 4-1 fuori casa. Sprofondo Toro che perde in casa 3-4

Qui Juve: rientra Ronaldo, segna una doppietta e bianconeri vincenti nel secondo tempo contro la matricola Spezia.Passa in vantaggio la squadra ligure con gol di Pobega e pareggio di Morata,a cui viene annullato un ennesimo gol per fuorigioco millimetrico.Il tecnico Pirlo schiera la sua squadra con un attento 4-4-2 ma è Ronaldo a fare la differenza:rientra,dopo la quarantena per coronavirus, nel secondo tempo e segna una doppietta.Bene Rabiot a centrocampo ed autore del gol del 4-1.Ancora male Dybala.Buona gara dell’attaccante juventino Chiesa schierato come esterno di fascia a tuttocampo.

Qui Toro: disastro Toro sconfitto in casa dalla Lazio con 2 gol subiti nel giro di 2 minuti in pieno recupero.Granata in vantaggio per 3a2 quando mancavano 4 minuti alla fine della gara.Quarta sconfitta su 5 partite,la terza consecutiva in casa,ultimo posto in classifica diviso con il Crotone.Numeri da incubo per la squadra di Giampaolo con quest’ultimo a rischio esonero.
Ancora malissimo il portiere Sirigu,lontanissimo parente del vero estremo difensore granata ammirato nelle precedenti stagioni.Male il subentrato N’Kolou,al centro della difesa spaesato e distratto che causa anche il rigore del momentaneo pareggio laziale.
Ancora insufficiente Verdi che si è divorato un gol a porta libera tirando sul palo.
Le pochissime note liete in casa granata arrivano dalle buone prestazioni del terzino Vojvoda,del centrocampista Lukic autore del gol del​ momentaneo 3-2,del gallo Belotti a segno su rigore e del difensore centrale Bremer in retel per il momentaneo 1-1.Adesso 2 sfide importanti prima della sosta per le gare della nazionale:​ mercoledì recupero Genoa- Torino e poi domenica Torino- Crotone.Urgono 2 vittorie per non affondare definitivamente e rendere la serie B concreta per il prossimo campionato

Vincenzo Grassano

Il bollettino: 11 vittime e oltre 2000 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

 

33.852 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 33.852 così suddivisi su base provinciale: Alessandria 3893, Asti 1841, Biella 1100, Cuneo 3541, Novara 3100, Torino 17.429, Vercelli 1568, Verbano-Cusio-Ossola 1152, extraregione 228.

I DECESSI SONO 4394

Sono 11 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4394 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 715 Alessandria, 267 Asti, 227 Biella, 425 Cuneo, 422 Novara, 1926 Torino, 234 Vercelli, 135 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 43 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 72.660 (+2.024 rispetto a ieri), di cui 839 (41%) sono asintomatici.

I casi sono così ripartiti: 983 screening, 543 contatti di caso, 498 con indagine in corso: per ambito: 121 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 238 scolastico, 1665 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 6852 Alessandria, 3589 Asti, 2390 Biella, 8922 Cuneo, 5826 Novara, 39.007 Torino, 2736 Vercelli, 2059 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 509 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 770 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 179 (+5 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.844 (+161 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 31.391.

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.039.308 (+10.249 rispetto a ieri), di cui 571.169 risultati negativi.

Italia: dal Rinascimento allo sbando

Lo scorso sabato sera sera, in diretta sulla televisione Al Jazeera, senza interpreti a sfalsarne o semplificarne il contenuto, ho ascoltato integralmente il discorso del Primo Ministro inglese, colui che presiede il Consiglio dei Ministri della nazione che ha votato per la cosiddetta Brexit.
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In altre parole, ho ascoltato dal vivo il Presidente del governo di un popolo che ha scelto di togliersi dalla dittatura economica della cosiddetta Unione Europea,  mai permettendo ad altri di togliere al proprio Paese l’uso e la produzione di propria moneta nazionale:  un Paese, in altre parole, che non ha permesso ad altri di stabilire, al di fuori dei propri confini, la propria politica socio-economica, al fine di salvaguardare il più possibile gli interessi del proprio ambiente e dei propri connazionali.
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Inter alia, è necessario notare come, fra gli anni 50 e 90 dello scorso secolo, fu proprio la Gran Bretagna a generosamente votare più volte a favore della ex nemica Germania per far cancellare ai tedeschi, da parte della comunità internazionale, quasi tutto l’enorme ammontare di debito pubblico teutonico accumulato dai tempi delle guerre mondiali e della ricostruzione: fatto che ora la Germania tende ovviamente a dimenticare, spalleggiata dai piccoli Paesi come il paradiso fiscale olandese, mentre la germano-centrica Unione Europea costringe nazioni come la Grecia (e presto l’Italia, grazie alla farsa dei Fondi di “recupero”) ad una mortale austerità, saccheggiandone i beni più preziosi (marchi, aziende, porti, industrie strategiche).
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Ovviamente la nostra televisione di Stato (quella che fa pagare la tassa sulla TV e poi comunque inonda di pubblicità, diretta e subliminale, le proprie trasmissioni già pagate dal canone dei cittadini) tale discorso del Primo Ministro britannico, in diretta internazionale, non lo ha assolutamente mandato in onda:  fra una pubblicità e l’altra, fra una marchetta commerciale ed una partitica, è meglio inebetire gli italiani con quiz registrati, tele-novele pseudo-romantiche, giornalisti inviati da direttori di rete (rispettivamente tesserati od in quota ad un preciso blocco partitico) incaricati, parlando talvolta linguaggi misto-confusi da monaco dolciniano del film il “Nome della Rosa”, di citare cifre e numeri sulla pandemia insieme a locali pseudo-esperti in virologia.
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Per inciso, in merito a questi ultimi, mi ricordo un tale (laureatosi non so dove e non so con quale votazione) che a fine gennaio 2020, in diretta serale su noto rotocalco televisivo con conduttore pagato circa 2 milioni di euro all’anno e comica che vuole far ridere dicendo crescenti volgarità, pronunciò solenne la frase “rischio di contagio da coronavirus: zero!” accompagnando il numero con braccio enfatico; mentre ora (dimenticando la responsabilità deontologica di tali affermazioni totalmente errate) quotidianamente lo stesso pseudo-esperto enfatizza il numero di contagiati e di morti e contribuisci ad una gestione irresponsabile della pandemia.
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Tornando all’altra sera, è stato interessante ascoltare in diretta da Londra lo spettinato biondo Primo Ministro, nel suo discorso in londinese stretto e pragmatico, senza filtri di interpreti più o meno improvvisati o controllati dalla TV di regime.
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Egli ha riassunto, in modo serio e sintetico, le motivazioni tecnico-scientifiche sulla imminente scelta governativa, con dettagli presentati a suo fianco da scienziati di consolidata esperienza, in modo altrettanto professionale;   illustrate sempre dal vivo, le conclusioni si sono basate su proiezioni statistiche ottenute da dati oggettivi che solo un approccio intellettualmente onesto alla inconfutabilita’ della vera scienza può permettere di interpretare in modo corretto.
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Al termine di questa conferenza stampa, avendo prima ammesso i propri errori di qualche mese fa, il capo del Governo inglese (con pacata determinazione e senza banalmente leggere testi scritti da altri) ha spiegato a giornalisti e popolo britannico le motivazioni che hanno convinto il governo a proporre (sottolineo, “PROPORRE” ) un piano di confinamento razionale (“lockdown” – cerco di parlare e scrivere sempre in italiano, quando sono in Italia) entro questo giovedì prossimo, PREVIA discussione ed eventuale approvazione del Parlamento, ad inizio settimana.
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Se non sbaglio, nel Bel Paese i cosiddetti DPCM non vengono sottoposti allo stesso vaglio delle nostre preposte istituzioni cosiddette democratiche, quando si decide che il virus al ristorante durante i pranzi probabilmente non lo si prende, così come non lo si prenda ammassati sui mezzi pubblici e sulle scale dei metrò, mentre  Palazzo Chigi è certo che il contagio scatti seduti nei ristoranti a cena.
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Riassumendo, nonostante ormai io lavori e viva spesso all’estero, fa male vedere il degrado del Paese in cui sono nato, dove chiaramente Governo e democrazia sono allo sbando: una nazione, che fu patria del Rinascimento, dove ora scienza, etica e conoscenza non fanno più parte di una politica la cui “p” è davvero troppo spesso minuscola.
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Torino verso il lockdown?

Il premier Giuseppe Conte questa  mattina si confronterà con le Regioni per decidere nuove misure restrittive a fronte dei contagi in crescita nel Paese.

Per quanto riguarda il Piemonte, Torino presenta un numero di ricoveri molto elevato rispetto alle altre province della Regione.

Alcuni giornali nazionali, informatisi da fonti di Palazzo Chigi, hanno già scritto che con Milano, Genova, Napoli e Roma, anche il capoluogo piemontese, di fatto “zona rossa”, potrebbe essere oggetto di ulteriori chiusure.

Sono in particolare sotto osservazione Lombardia, Piemonte, Liguria, Umbria e Puglia, le Regioni con il maggior numero di contagi. I nuovi provvedimenti potrebbero anche ripristinare il divieto di circolazione tra le regioni.

Nel frattempo la Regione Piemonte ha già destinato 16 ospedali piemontesi (compresi il Martini e una parte del Cto) a Covid Hospital.

Comune di Torino e Regione si confronteranno domani sulle iniziative da adottare, anche a fronte di quanto deciderà il governo.

Apeiron

La poesia di Alessia Savoini

APEIRON

Oscillo
tra i docili fianchi di questo sogno,
dopo aver strappato alla preghiera
la traccia inconsistente di questo corpo.

Volubile,
ho indugiato le cospirazioni della notte
nella fessura pigra della palpebra.

Come la schiusa di un guscio,
il giorno si rese parto, culla, occasione
ed il volo fu il desiderio incolmabile dell’ala.

Siamo generati dal nulla:
la parola mi salva dal buio.
Sconfino
nel graffio.

Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus

“Art and Law Conversation” è giunta quest’anno alla sua settima edizione, con un appuntamento in via telematica il 5 novembre prossimo sul tema “Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus “

L’arte nel più ampio scenario dei diritti che dominano in questo ambito e del collezionismo al tempo del Covid 19. Questo sarà il tema conduttore dell’appuntamento di quest’anno di “Art and  Law Conversation”, giunto con successo alla sua settima edizione.

Come ogni anno, nel mese di novembre l’associazione BusinessJus, la prima in Italia ad aver creato, nel lontano 2009, una specifica Commissione scientifica al Diritto dell’arte, riunisce tale Commissione presso la Casa d’Aste e Galleria d’Arte torinese Sant’Agostino, giovedì 5 novembre prossimo dalle 16 alle 18.

Consapevoli delle recenti norme imposte dal Dpcm e dalla situazione di emergenza Covid, è stato scelto di proseguire la tradizione di questo appuntamento annuale, proponendolo, però, invia telematica. Ogni interessato potrà collegarsi alla diretta You Tube al link seguente: www.santagostinoaste.it/art-and-law-conversation-7.asp .

BusinessJus è affiancata, oltre che dalla Casa d’Aste Sant’Agostino, da ArtLawyers.legal (www.artlawyers.legal ), un network di avvocati specialisti in diritto dell’arte fondato dagli avvocati Simone Morabito e Francesco Fabris, attivi a Torino, Milano e Venezia; da Yes4to (www.yes4to.it ) e NexTo (www.nex.to.it ), due associazioni torinesi che costituiscono un pilastro fondante nell’elaborazione di proposte unitarie per il futuro della città e la formazione della classe dirigente cittadina; da KathARTis, neo associazione di collezionisti e amanti dell’arte contemporanea,  fondata e coordinata dal dottor Antonio Martino (https://www.facebook.com/groups/collezionistidiartecontemporanea ).

La conversazione, coordinata dalla responsabile della Casa d’Aste Sant’Agostino Vanessa Carioggia, sarà articolata in un susseguirsi di interventi che confermano il carattere variegato della tematica affrontata, dal titolo “Il diritto dell’arte e il collezionismo ai tempi del Coronavirus”. L’ideatore, l’avvocato Simone Morabito, presidente di BusinessJus e co-fondatore di ArtLawyers.legal dello Studio legale Tributario Morabito, interverrà sul tema “I profili giuridici della Street Art e i suoi utilizzi ai tempi del Covid 19”. L’avvocato Francesco Fabris parlerà sul tema “Il gesto del collezionista: riflessi antropologici, artistici e giuridici”. Il professor Paolo Turati, economista, esperto di arte e di mercati finanziari, interverrà sul tema “A.C/D.C: il cambiamento epocale del mercato globale dell’arte dall’Ante Coronavirus al Post Coronavirus”. Sul tema dell’approvazione della soglia di valore nelle esportazioni e sulla speranza di rilancio  del mercato ai tempi del Covid 19 parlerà  l’avvocato Virginia Elisa Montani Tesi, dello Studio Legale Montani Law e Studio Legale Tributario Morabito; l’avvocato Angela Saltarelli dello studio legale Chiomenti interverrà  trattando la tematica del collezionismo e mercato dell’arte ai tempi della pandemia, con alcune considerazioni legali, mentre  l’intervento conclusivo sarà affidato al dottor Antonio Martino, che parlerà del cambiamento subito dal collezionismo,  a partire dal momento della comparsa del Coronavirus e di quali strategie potrebbero migliorare il sistema dell’arte contemporanea.

Mara Martellotta

Dal Politecnico le maschere per le attività sportive

Il Team multidisciplinare ha elaborato un prodotto con prestazioni misurate e messo in produzione le maschere pensate per le attività sportive amatoriali

Proprio in questi giorni, in cui lo sport è nuovamente al centro di pesanti misure restrittive, soprattutto a livello amatoriale, e in cui molti nomi noti del panorama sportivo nazionale sono risultati positivi al Covid-19, il Politecnico di Torino ha chiuso la fase di ricerca e sviluppo di “Sherpa” – il prototipo di maschera di comunità espressamente pensata per lo svolgimento dell’attività sportiva, che è oggi in produzione e disponibile sul mercato.

Hanno lavorato da giugno al progetto Marco Barla, referente del Rettore per lo Sport, Ada Ferri (coordinatrice del progetto), Claudia De Giorgi Cristian Campagnaro (designer), Paolo Tronville (a capo del laboratorio in cui sono state effettuate le misure sui materiali filtranti), Alice Ravizza (che si è occupata degli aspetti di usabilità). Hanno supportato le attività di sviluppo prodotto, test e valutazione dello stesso la designer Martina Dugoni e gli ingegneri Federico SterniniMatteo Genitrini Francesca Dotti. Il progetto ha beneficiato della collaborazione con la materioteca MATto del Politecnico di Torino e della partnership con le aziende Stamperia Alicese di Cavaglià (BI), che ha curato il confezionamento della maschera e la commercializza, Panatex di Montemurlo (PO) che ha prodotto la struttura portante in tessuto 3D e il Centro di Ricerca della multinazionale UFI Filters di Ala (TN)leader nella settore della filtrazione, per quanto riguarda il materiale filtrante sostituibile.

In tempi brevissimi il Team del Politecnico –  sostenuto anche dai fondi del Rotary Club Distretto 2031 – ha lavorato alla scelta dei materiali e ad un design in grado di assicurare comfort e livelli elevati di respirabilità.

Le prestazioni della maschera sportiva sono state verificate grazie alla collaborazione con il laboratorio di “Tecnologia degli aerosol” del Politecnico di Torino, con riferimento alle misure descritte nelle Prassi di Riferimento UNI/PdR 90:2020 per le maschere di comunità, elaborate dal Tavolo “Maschere di comunità” promosso da UNI – Ente Italiano di Normazione – in collaborazione con il Politecnico di Torino.

Il prodotto risponde ai requisiti previsti per le maschere sportive in termini di efficienza di filtrazione e resistenza respiratoria (riposo, attività moderata e intensa). In particolare è stata rilevata una respirabilità della mascherina che consente di inalare senza problemi fino a 200 L/min di aria, portata compatibile con la pratica degli sport più intensi, mantenendo un’efficienza di filtrazione adeguata, nel pieno rispetto della sicurezza degli atleti.

Anche le misure di attenuazione acustica, svolte nell’Applied Acoustics Lab del Politecnico di Torino, e in particolare in collaborazione con la professoressa Arianna Astolfi, responsabile del laboratorio, e la dottoressa Louena Shtrepi, hanno verificato che l’intellegibilità del parlato non viene compromessa dalla maschera e gli atleti possono continuare a comunicare efficacemente durante l’azione. Lo sviluppo della maschera è stato anche accompagnato da test in campo e test medici, coinvolgendo atleti di pallacanestro giovanile di diverse età.

La maschera è prodotta in più taglie, in modo da poter essere utilizzata da atleti di ogni età, soprattutto non professionisti: questa categoria è numerosa, non è di fatto trattata dalla disciplina di tutela, è esclusa dai circuiti in cui il tampone viene effettuato di routine e, come tale, risulta particolarmente esposta ai rischi di contagio e di interruzione dell’attività.

Cosa non ha funzionato?

Perché ci ritroviamo punto a capo con il lockdown, seppur parziale? Cosa non ha funzionato da giugno a settembre?

C’è stato un liberi tutti con la compiacenza governativa nazionale e regionale, coadiuvata dal parere di alcuni virologi ed immunologi, italiani e stranieri. È stata  brevissima  la famosa «fase 2» – in cui il governo ha provato a indicare regole più stringenti, ricordate? E per un po’ ha quasi funzionato. Nei locali i posti a uno stesso tavolo erano sfalsati e debitamente distanziati  e qualcosa del genere si faceva anche sui trasporti pubblici .Il guaio è che è durato pochissimo. Un attimo dopo, si è deciso che i posti a tavola potevano tornare esattamente come prima, con numero di commensali aumentato e tutti senza mascherina e lo stesso si è fatto con quasi tutto il resto: ecco, a mio parere, quello è l’esatto momento in cui le cose hanno cominciato ad andare in malora.
Ci sono state le elezioni comunali e regionali e per non perdere consensi è stato dato il “liberi tutti”. Così oggi ne paghiamo le conseguenze e chissà per quanto tempo ancora. L’economia è affondata e con essa tutta il resto, attendiamo il vaccino come il nuovo messia: basterà?
Un’ultima constatazione: l’app immuni, altro fallimento totale. L’abbiamo scaricata soltanto in 8 milioni e mezzo su una popolazione di 56 milioni di persone  per un totale di 47 milioni di smartphone in dotazione al popolo italiano. Aggiungere altro mi pare superfluo.

Vincenzo Grassano

Napoli (Fi): “Caro Salvini, basta gridare ‘al lupo’”

Fra i consigli non richiesti, poiché ne riceve moltissimi richiesti dai suoi consulenti, mi permetto di suggerirne uno a Matteo Salvini: basta gridare al lupo, al lupo …

basta chiedere dimissioni di ministri, ieri Azzolina, oggi Lamorgese, l’altro ieri Bonafede, quando a non funzionare è il governo nel suo complesso. Vogliamo mica fare fessi gli italiani illudendoli che tolta Azzolina o un altro ministro all’improvviso il governo si mette a correre e a decidere quello che non sa o non vuol decidere?

 I cittadini hanno la testa altrove. Salvini e con lui tutto il centrodestra dovrebbero capirlo qui e subito. Non ci sono posti nelle terapie intensive, i Pronto soccorso sono dei lazzaretti, con malati positivi stipati alla bell’e meglio. Il centrodestra non può romper le scatole a chi sta in pena per la salute propria o dei propri cari. Lasciamo che sia Conte, con la sua retorica scarica, a incaricarsi di molestare i nostri concittadini. Se ci fosse in Italia un centrodestra europeo, non ideologizzato, dovrebbe incalzare Conte ogni minuto e ogni giorno e rinfacciargli di non aver preso il Mes. Se ci fosse un centrodestra europeo … forse non saremmo arrivati a tanto.

on. Osvaldo Napoli,  direttivo di Forza Italia alla Camera

#noicisiamo. La fotografia come documentazione sociale

La nuova libreria Borgopo’ festeggia il primo compleanno con la mostra fotografica di Giuseppe Caldarella

Dal 31 ottobre al 20 novembre 2020 la Libreria Borgopo’, in via Luigi Ornato 10 a Torino, ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella, a cura di Marco Gennaro: un’occasione per celebrare il primo compleanno della nuova gestione, che ha riportato a nuova vita la storica libreria della Gran Madre.

Fin dalla sua fondazione negli anni Novanta, la Libreria Borgopo’ è stata un vero e proprio salotto culturale, amata e frequentata da molti intellettuali torinesi come Nico Orengo e Carlo Fruttero. Dopo una lunga chiusura, nel 2019 è stata rilevata da Alberta Vovk, laureata in ingegneria gestionale, già consulente per diverse multinazionali in Italia e all’estero, che ha visto in questo progetto la possibilità di realizzare un sogno: unire la passione per i libri e la lettura con la voglia di fare impresa. Un sogno alimentato da una storia familiare legata strettamente al quartiere Borgo Po, dove sia i nonni che i bisnonni lavoravano come artigiani, e dalla frequentazione della libreria fin da bambina, quando l’acquisto di un libricino in compagnia del papà era un rito quasi settimanale.

Con il supporto della libreria Luxemburg, che ha accompagnato l’avvio della nuova attività, Libreria Borgopo’ è tornata quindi ad essere un punto di riferimento del quartiere e della città, diventando un vero e proprio salotto culturale dove fare cultura a 360 gradi. Il nuovo allestimento, progettato dall’architetto Marco Gennaro, dà spazio alla narrativa italiana e straniera, ai libri per bambini e ragazzi, ad arte, fotografia, design, giardinaggio, luxury books, senza dimenticare un’area dedicata a Torino, e le sezioni dedicate ai Tarocchi e ai temi della spiritualità. Inoltre, la libreria e il suo suggestivo giardino hanno già ospitato, in un solo anno di esercizio, numerose presentazioni, incontri, mostre, talk e laboratori, con la partecipazione di intellettuali, studiosi e scrittori come Bruno Segre, Mario Vattani, Fabiola Palmieri, Alessandro Avataneo e molti altri. Gli eventi, attualmente sospesi in ottemperanza alle disposizioni vigenti, riprenderanno appena possibile con un ricco calendario di presentazioni di narrativa, saggistica e spiritualità.

A confermare la vocazione di salotto culturale una serie di mostre d’arte curate dall’architetto Marco Gennaro, che attraversano le discipline della pittura, del disegno, della scultura e della fotografia. Dal 31 ottobre al 20 novembre, la libreria ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella. Siciliano, classe 1976, il fotografo ritrova i suoi riferimenti estetici nell’opera di Franco Fontana, Robert Mapplethorpe e Guido Harari. Gli scatti in mostra nascono da un lavoro di indagine sul mondo del commercio e dell’artigianato, alla ricerca di quelle storie e quelle relazioni umane che animano «un mondo lontano dai grandi centri commerciali e intimamente connesso al tessuto umano che popola quelle isole urbane chiamate quartieri».

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, segnato da una profonda crisi economica e minacciato dallo sfilacciamento dei rapporti umani, #noicisiamo nasce per promuovere le attività commerciali che animano i diversi quartieri della città di Torino: un modo, per tenere i fili legati, attraverso foto di persone, di volti umani, di interni, di progetti di vita. Un documentario che guarda verso il mattino.

Scrive Caldarella: «Le città si aprono. Si aprono le finestre dei palazzi, le porte delle case, le serrande delle botteghe, i banchi del mercato, i cancelli delle scuole, gli sportelli degli uffici. Conchiglie che la notte deposita sulla spiaggia, e che la luce del nuovo giorno fa schiudere. Tantissime storie, che attendono il mattino per riprendere il loro filo.

Come se la notte fosse una pausa sullo spartito, un attimo di silenzio che tutti i musicisti devono rispettare, prima di riprendere il dialogo orchestrale. In questo rituale che è l’apertura, rituale antico come le nostre città, come la nostra civiltà, come i luoghi del Mito, io ho cercato di essere un viandante, un narratore, un occhio attento e discreto, curioso e appassionato. Ho allora cercato le serrande. Quelle membrane di ferro, o di lamiera, che scorrono su un varco aperto al pubblico. Ho cercato chi apre quelle serrande. Ho cercato le mani che tirano su quelle serrande ogni mattino. Ho cercato gli occhi e la bocca di chi appende la propria vita a quella soglia, sperando che la gente arrivi, che la gente compri, che la gente ritorni. E intanto, si creano amicizie e legami di fiducia, si raccontano cose e si tramandano economie umane che sono fatte di gesti, di abitudini, di desideri, di fatica quotidiana e di quotidiana bellezza.»