ilTorinese

La 500 elettrica salverà l’automotive targato Torino?

La produzione della 500 elettrica ha preso il via in queste ore  a Mirafiori, su due turni per un totale di 300 vetture al giorno. Sono previste 270 nuove assunzioni

Molte speranze di Fca puntano sulla nuova 500 elettrica, prodotta nel più grande e storico impianto funzionante al mondo del gruppo, che conta  20.000 lavoratori, tra operai e attività collegate. L’investimento complessivo è di 700 milioni di euro, tra costi di progettazione, sviluppo, ingegneria e costruzione della linea. Un’iniezione di fiducia per la salvezza dell’automotive targato Torino.

Torino, ore 18: serrande abbassate

Torino. Ore 18: serrata rispettata anti covid, per controllare la pandemia.

È andato in scena, nel pomeriggio, il mini lockdown deciso dal Governo del presidente Conte. Sembra d’esser tornati indietro di 7 mesi fa quando il lockdown generale chiuse tutta Italia per 90 giorni.
Strade deserte, esercizi commerciali chiusi con tanti esercenti rimasti affianco dei loro negozi, assorti in mille pensieri e preoccupazioni. Riapriranno? Dopo tanti sacrifici per normare i locali si ritrovano punto da capo. Idem per palestre, piscine, cinema e teatri. La maggior parte delle persone interpellate, esercenti e clienti, tutti concordi nell’affermare che erano i luoghi più sicuri e meglio controllati. Aspettiamo 1 mese e vedremo. La situazione è di nuovo complicata, occorre reagire certo, ma le necessità rimangono sostanzialmente due: rinforzare la sanità concentrandosi sull’assunzione immediata di medici ed infermieri, aumentare posti letti e reparti di terapia intensiva negli ospedali. Aggiungere mezzi pubblici e corse per evitare il sovraffollamento su tram ed autobus che c’è sempre stato negli ultimi mesi.

Vincenzo Grassano

Il Siulp: “Torino messa a ferro e fuoco, feriti nelle forze dell’ordine”

A seguito dei disordini avvenuti in centro città , riceviamo e pubblichiamo una lettera del Segretario Generale del SIULP di Torino Eugenio Bravo

“Torino messa a ferro e fuoco, e feriti nelle forze dell’ordine, durante le
manifestazioni nel centro di Torino”.

I danneggiamenti e le devastazioni di molti locali e negozi delle vie del Centro di Torino hanno dei
responsabili che devono essere puniti con pene severe ed esemplari. Questi cittadini devono essere
risarciti totalmente da questi criminali.

Solo l’encomiabile professionalità delle forze dell’ordine ha acconsentito di assicurare alcuni di questi
rivoltosi alla giustizia ed impedito che una vera e propria guerriglia urbana si trasformasse in una più
grave è deprecabile tragedia urbana.

Solidarietà e plauso alla Questura, alle forze dell’ordine, ai colleghi delle volanti e dei Reparti Mobili
che a rischio della loro incolumità, hanno svolto un grande lavoro in difesa della città e di coloro che
legittimamente volevano manifestare.

Il legittimo diritto a manifestare e a protestare da parte di coloro che si sentono “defraudati” o
“ingannati” dallo Stato, che assume misure draconiane per fronteggiare la diffusione del COVID 19,
non ha e non può avere nulla a che vedere con le inaudite aggressioni premeditate, con le bombe
carta, mazze ferrate, e con le violenze perpetrate da soggetti facinorosi travisati, che non perdono
occasione per dimostrare il loro odio verso lo Stato, la democrazia e le forze dell’ordine, cercando di
destabilizzare il Paese.

Continua Eugenio Bravo, i violenti rivoltosi non sono vittime della crisi economica causata dal
Coronavirus e dalle conseguenti misure limitative, ma sono i guastatori delle legittime proteste, delle
categorie produttive, vere vittime della tragica situazione economica.

Non si tratta più di auspicare, ma di pretendere che siano previste leggi severe verso chi ormai per
professione tende a distruggere le pubbliche vie al suo passaggio, i negozi, i locali e mette a ferro e
fuoco la città, perpetrando violenze nei confronti delle forze dell’ordine che, grazie alla loro
professionalità, rappresentano la reale tenuta dello Stato.

Ma se non seguiranno condanne severe che invertano, senza equivoci, la tendenza alla troppa
tolleranza e sottovalutazione di queste violenze, le forze dell’ordine continueranno a fare da
cuscinetto, per non dire carne da macello, tra i facinorosi e l’inerzia del Governo che dovrebbe dare
risposte concrete a chi, per colpa dell’epidemia, vede la sua vita lavorativa distrutta.

Non è più il tempo dei grandi proclami, ancora Eugenio Bravo, la rabbia di chi si sente abbandonato
dallo Stato potrebbe diventare incontenibile ed essere cavalcata ad arte dalle fazioni pseudoideologiche.
Temere “la rabbia dei miti” è una impeccabile asserzione; ed è ancora più grave quando questa
rabbia viene cavalcata da rivoltosi criminali.

La Polizia è indubbio che farà sempre la sua parte, sarebbe ora che anche il Governo faccia la sua e
intervenga con aiuti reali alle categorie economicamente a rischio.

Eugenio Bravo

No a fumo e a bottiglie e contenitori di vetro nelle aree gioco di Torino

Approvata il 26 ottobre dal Consiglio Comune di Torino (31 voti favorevoli, 2 astenuti) una deliberazione proposta dall’assessore all’Ambiente Alberto Unia che introduce il divieto di fumo nelle aree gioco nei parchi e giardini della città, modificando l’articolo 85 (“Giochi e attività sportive”) del Regolamento del Verde Pubblico e Privato della Città di Torino.

Per chi trasgredisce sono previste sanzioni da 50 a 300 euro, così come stabilito dall’articolo 87 dello stesso Regolamento.

Nelle aree gioco sarà anche vietato introdurre bottiglie o altri contenitori di vetro, come chiestoda un emendamento proposto dai consiglieri Federico Mensio e Antonio Fornari (M5S) e approvato dal Consiglio.

Il provvedimento nasce dalla necessità di perseguire una città più vivibile e pulita, a misura di tutti i suoi abitanti, con particolare attenzione a bambine e bambini – ha dichiarato l’assessoreAlberto Unia – che potranno così giocare, divertirsi e crescere in spazi salubri e protetti dai rischi provocati dal fumo passivo. Evitiamo anche che nelle aree gioco vengano gettati a terra mozziconi, che oltre a essere dannosi per l’ambiente possono finire nelle mani dei più piccoli. Inoltre, scoraggiamo comportamenti che possano incentivare in futuro abitudini scorrette e stili di vita poco sani”.

È un segnale positivo e significativo nei confronti della popolazione più giovane che frequenta i parchi giochi – ha affermato nel dibattito il consigliere Federico Mensio (M5S). Per garantire maggiore sicurezza – ha aggiunto – abbiamo introdotto anche il divieto di introdurre il vetro.

La consigliera Viviana Ferrero (M5S) ha ringraziato l’assessore e la Sesta Commissione per il lavoro svolto, sottolineando l’importanza educativa del provvedimento e i danni derivanti dall’assunzione diretta di tabacco e dal fumo passivo: sarebbe utile una campagna informativa – ha aggiunto.

Il divieto di fumo non riguarderà le sigarette elettroniche – ha specificato l’assessore Unia, in risposta al quesito posto al riguardo dalla consigliera Federica Scanderebech (Misto di Minoranza – Rinascita Torino).

La deliberazione era stata discussa e liberata per l’aula nella seduta del 23 ottobre 2020 delle Commissioni Sesta, Quinta e Diritti e pari opportunità, presieduta da Federico Mensio.

Coronavirus, 1625 contagi Altre 14 vittime

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

 

30.066PAZIENTI GUARITI VIROLOGICAMENTE E 1554 GUARITI CLINICAMENTE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti sono 30.066 (+98 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3648 (+13) Alessandria, 1688 (+7) Asti, 940 (+4) Biella, 3038 (+8) Cuneo, 2875 (+15) Novara, 15.157 (+37) Torino, 1435 (+7) Vercelli, 1075 (+7) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 210 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 1554 sono guariti clinicamente.

 

I DECESSI SONO 4273

Sono 14 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4273 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 696 Alessandria, 261 Asti, 222 Biella, 412 Cuneo, 400 Novara, 1876 Torino, 231 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 42 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 57.160 (+1625 rispetto a ieri) di cui 764 (47%) sono asintomatici.  

I 1625 casi sono così ripartiti: per il motivo del tampone 680 screening, 438 contatti di caso, 507 con indagine in corso; per l’ambito: 179 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 152 scolastico, 1294 popolazione generale; 6 sono importati.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 5804 Alessandria, 2968 Asti, 1897 Biella, 6921 Cuneo, 4833 Novara, 29.815 Torino, 2314 Vercelli, 1648 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 414 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 546casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 102 (+8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1849 (+247rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 19.316

I tamponi diagnostici finora processati sono 955.500 (+11.367 rispetto a ieri), di cui 511.261 risultati negativi.

L’ossessione del “doppio” nella video art di Alighiero Boetti o Alighiero e Boetti

In mostra alla GAM di Torino. Fino al 21 febbraio 2021

Decisivo l’incontro e l’imput, arrivatogli dall’estroso gallerista tedesco Gerry Schum, di produrre un video. S’era alla fine degli anni ’60 e l’artista (che aveva cominciato ad esporre nel ’67 alla galleria “Christian Stein” di Torino) aveva già realizzato nel ’68 il lavoro fotografico “Gemelli”, un doppio autoritratto in fotomontaggio – la propria immagine riprodotta in due figure simili ma non identiche che si tengono per mano – dove la “dimensione esistenziale” andava a intrecciarsi con quella artistica “attraverso una scissione del sé”.

L’anno seguente Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), fra i grandi nomi dell’Arte Povera e in seguito di quella Concettuale, si era concentrato sulla “reiterazione del gesto”, fra ossessione e meditazione Zen, sulle orme di quella curiosità per l’esotismo in generale, ereditata dall’avo Giovan Battista Boetti (1743 – 94), missionario demenicano di Mossul, convertitosi all’esoterismo persiano e al sufismo. Ne era nata l’opera “Cimento dell’armonia e dell’invenzione”, paziente ricalco a matita di numerosi fogli di carta quadrettata, una sorta di rituale eseguito registrando i suoni prodotti. Esperienze basilari e di svolta per l’eclettica produzione artistica di Boetti, esaltate dall’invito di Schum, che l’artista accettò trovando ancor più nella produzione video la strada idonea per accentuare quel “tema del doppio”, la ricerca dell’identità e della scissione di sé, che diventerà tema centrale del suo essere artista, del suo essere a un tempo operatore e oggetto del fare arte. Situazione che s’appalesa nitidamente nei video realizzati da Boetti e in visione, fino al 21 febbraio del prossimo anno, alla GAM di Torino, come terzo appuntamento del ciclo espositivo, a cura di Elena Volpato, nato dalla collaborazione fra l’“Archivio Storico della Biennale di Venezia” e la “VideotecaGAM”. “Ogni oggetto del mondo – affermava Boetti – ha almeno due vite”, cui riferirsi e confrontarsi sul piano artistico. Ma anche esistenziale e filosofico. Concetto tanto forte da indurlo a sdoppiare il proprio nome in “Alighiero e Boetti”, mettendo in crisi l’identità dell’artista stesso. “Alighiero – spiegava ancora l’artista – è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose famigliari. Boetti, per il solo fatto di essere un cognome, è già un’astrazione, è già un concetto”. Doppia identità, intreccio di vite inscindibili l’una dall’altra. Messaggio chiave del primo video presentato in mostra, “Senza titolo” del 1970, parte della raccolta “Identifications” di Gerry Schum. Boetti volge le spalle alla telecamera e il suo corpo è trasformato in un “segno nero verticale” sul muro bianco posto al centro dell’inquadratura. Le sue mani iniziano a scrivere contemporaneamente, verso destra e verso sinistra, la sequenza dei giorni della settimana, a partire dal giovedì fin dove la lunghezza delle braccia aperte gli consente di arrivare. “In un’unica azione Boetti intreccia il tempo e il doppio, i due aspetti fondamentali del linguaggio video e al contempo del suo lavoro”. Negli stessi mesi aveva realizzato un’immagine fotografica di sé scattata dall’alto, “Due mani e una matita”, in cui stringe una matita posata sul bianco del foglio, “come apice di un triangolo da cui lasciar scaturire il mondo”. E immagine che, in doppia riproduzione, avrebbe caratterizzato molte sue opere successive; posta, in forma rovesciata, in alto e in basso “come a chiudere e ad aprire lo spazio immaginativo del foglio o della tela”. L’ossessione del “doppio”. Che Boetti vuole trasmettere anche in uno dei suoi più noti ritratti fotografici: “Strumento musicale” del 1970, scattato da Paolo Mussat Sartor e presente in mostra. L’artista vi appare con le mani posate sui due manici simmetrici di un curioso banjo ambidestro che con la sua cassa circolare e il doppio ponticello circoscrive al centro della visione un ideale ombelico sonoro da cui si immagina possano scaturire due diverse musiche speculari, “due flussi di suoni che si dipartono dall’abisso del tempo”. In chiusura, la rassegna presenta il video “Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”, realizzato da Boetti nel 1974 e parte delle raccolte dall’“Archivio Storico della Biennale” di Venezia. L’opera offre, a quattro anni di distanza, una riflessione speculare del primo video, mutandone esclusivamente la frase scritta dall’artista. Che affermava: “È incontrovertibile che una cellula si divida in due, poi in quattro e così via; che noi abbiamo due gambe, due braccia e due occhi e così via; che lo specchio raddoppi le immagini; che l’uomo abbia fondato tutta la sua esistenza su una serie di modelli binari, compresi i computer; che il linguaggio proceda per coppie di termini contrapposti. […] È evidente che questo concetto della coppia è uno degli elementi archetipi fondamentali della nostra cultura”.

Gianni Milani

“Alighiero Boetti”
VideotecaGAM, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it
Fino al 21 febbraio 2021
Orari: giov. e ven. 12/19, sab. e dom. 10/19

Foto principale: “Alighiero Boetti, Strumento musicale”, foto di Paolo Mussat Sartor, 1970

 

Dpcm, troppe le incertezze delle istituzioni

Grande incertezza decisionale da parte delle istituzioni nel mettere in atto strategie per fermare la seconda ondata del contagio. Ne parliamo con il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte Andrea Notari

Nelle ultime settimane – dichiara il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, l’architetto Andrea Notari – leggiamo una grande incertezza decisionale nelle istituzioni: Palestre aperte/Palestre chiuse, DAD sì/DAD no, 6 persone in casa/4 persone al ristorante, mentre il Paese ha bisogno di certezze!

Purtroppo quando cè confusione, i cittadini non ripongono più fiducia nello Stato in quanto esso non si dimostra più autorevole;è in momenti come questi che, allinterno di proteste più che legittime, si infiltra la criminalità organizzata, cavalcando il malessere diffuso e trasformando in violente le manifestazioniche finiscono nello sfociare nel vandalismo, vedasi Napoli e Roma.

Ecco – prosegue il Presidente Andrea Notari – in questo scenario si inserisce il DPCM del 24 ottobre scorso, emanato a poco meno di una settimana da quello precedente e fortemente più restrittivo su alcune attività.

Trovo sia profondamente sbagliato addossare alla ristorazione e allindustria dello spettacolo lintera responsabilità del rialzo della curva epidemiologica; oltretutto non ci sono dati che lo confermino; la realtà è che ci siamo fatti cogliere ingiustificatamente impreparati dalla seconda ondata. Non siamo stati in grado questestate di attrezzarci, rivedere il sistema dei trasporti e riorganizzare il nostro sistema sanitario, affinchè potesse non andare in sofferenza con numeri che sommariamente erano facilmente ipotizzabili. A questo punto mi chiedo come mai ci sia ancora da discutere se sia neccessario o meno accedere ai fondi del MES; la risposta è semplice, maritengo che sia ostacolata da ideologie partitiche futili e inappropriate per un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.

È anche per questo motivo – aggiunge il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Andrea Notari – che,quando sento il Presidente del Consiglio dire di non preoccuparsi perché sono già pronti i ristori e che verrano erogati rapidamente alle attività più colpite dalle restrizioni presenti nel Decreto, personalmente rimango un po’ scettico.Come già ricordato dal Presidente Bonomi, sono ancora in dodicimila ad attendere la CIG erogata nel mese di maggio, quindi come mai dovremmo fidarci questa volta della celerità dello Stato? Sono questi i fattori che determinano unincertezza generale, che affossa ancor di più la nostra fragile economia.Lunica certezza che abbiamo è che, alla perdita di Pil ipotizzata nei mesi scorsi, si aggiungerà un ulteriore perdita di 2 punti percentuali per la seconda ondata, portando purtroppo molte attività alla definitiva chiusura entro lanno.

Stiamo constatando che, alla continua e disordinata rincorsa dellabbattimento della curva epidemiologica tramite DPCM, non è affiancata alcuna strategia concreta per la ripartenza del Paese. Si continua a fare debito in modo insostenibile e con provvedimenti a pioggia, senza che vengano gettate le basi per una ripartenza solida e duratura. La paura, dunque, è quella che alla crisi economica in essere possa unirsi fra un po’ di tempo anche una crisi finanziaria stile 2008, dovuta allincapacità di rientro sui debiti contratti, anche perché voglio ricordare che, fra le tante anticipate manovre a favore delle aziende, pochissime erano a fondo perduto e quasi tutte, invece, erano sotto forma di debito agevolato, senza dimenticare che abbiamo, comunque,dovuto pagare le tasse, mentre il buon senso porterebbe a dire che, se il lavoro non è più un diritto (vedasi Lockdown), allora pagare le tasse non dovrebbe più essere stato un dovere.

E visto che di debito agevoltato si tratta, mi urge ricordare che i soldi in arrivo con il Recovery (ad oggi già slittati) devono essere utilizzati secondo una progettualità di rilancio, che sia davvero impattante sulleconomia del Paese: lasciamo indietro allora quei rivoli di spesa dal basso valore aggiunto che sappiamo già non fungere da volano per la ripresa.

Voglio dire una cosa forteconclude il Presidente Andrea Notari  – e me ne prendo la responsabilità: Se non siamo in grado di spendere bene i fondi in arrivo dall’Europa, allora non prendiamoli nemmeno! Perché non possiamo più permetterci di indebitare i nostri figli senza utilizzare quei soldi per riscrivere il futuro del Paese che gli lasceremo.

Mara Martellotta

Due piazze contro il dpcm Ma tutti a casa alle 22,30

La prefettura,  al termine del tavolo per l’ordine e la sicurezza  svoltosi questa mattina,  ha deciso che le due manifestazioni che sono state indette stasera in piazza Castello e in piazza Vittorio per protestare contro il nuovo dpcm (la prima in programma alle 20,30 e la seconda alle 21) dovranno essere statiche.

Infatti i cortei sono vietati. Inoltre i manifestanti dovranno rispettare il distanziamento sociale e indossare la mascherina. I titolari dei locali dovranno togliere i dehors e i tavolini, mentre i manifestanti dovranno terminare la protesta alle 22,30 così da rientrare  a casa per l’inizio del coprifuoco delle ore 23.

La protesta dei taxi: “Con teatri e ristoranti fermi non abbiamo più clienti”

Anche i  tassisti di Torino protestano contro il dpcm. Seppure non sia previsto un blocco della loro attività, dicono: “è come se fossimo fermi anche noi, perchè i nostri potenziali clienti non si muovono più”.

Pertanto i tassisti si sono fermati in segno di protesta, spontaneamente, radunandosi stamane in piazza Castello, senza che si trattasse di un vero sciopero promosso dai sindacati.

Poi hanno sfilato in corteo davanti a Comune e Regione per chiedere un sostegno dalle istituzioni.

(foto: il Torinese)

In piazza contro le restrizioni: si spera non come a Napoli

Dopo Napoli e Roma anche Torino avrà la sua lunga notte di passione. Lunedì 26 ottobre sera alle 20.30 in piazza Castello avverrà la protesta, non autorizzata, contro le decisioni prese dal governo, per la chiusura di alcune attività, il mini lockdown.

Gira un volantino, non firmato, che invita il popolo a scendere in piazza contro il coprifuoco e le nuove restrizioni che partiranno da oggi fino al 24 novembre. Chi si nasconde dietro questi volantini che invitano al caos generalizzato? Forze politiche di estrema destra, centri sociali? Comitati d’assalto negazionisti? Chissà…l’unica certezza è che oltre al problema covid s’aggiunge la tematica della grande difficoltà nel controllare le piazze delle metropoli, già in ginocchio a causa della pandemia.

Vincenzo Grassano