ilTorinese

CCNL rider, Grimaldi: “contratto ‘pirata della strada’

“Conte fermi i furbetti della gig-economy, e prenda in mano la nostra Proposta di Legge al Parlamento: no al cottimo, sì a tutele di un vero contratto di lavoro”

“È un contratto ‘pirata della strada’, ditemi se vi sembrano condizioni dignitose. Sapevamo che le aziende, pur di mantenere i privilegi dello sfruttamento del caporalato digitale, avrebbero firmato un contratto di comodo con qualsiasi sindacato disponibile, e così è stato: il CCNL rider sottoscritto nelle scorse ore è ai limiti della decenza. Noi crediamo che il pagamento a cottimo sia una pratica fuori dal tempo e molto pericolosa per i lavoratori perché, per un fattorino in bicicletta, essere pagato a consegna significa sentirsi obbligato a correre più veloce e mettersi in pericolo per fare più consegne possibile. Invece nel contratto firmato il pagamento a cottimo rimane e, nonostante quanto si legge, è addirittura più penalizzante di quello attualmente in vigore: una consegna da 15 minuti (più o meno la norma) viene pagata 2,50€ e tutte le consegne al di sotto dei 15 minuti vengono penalizzate; una consegna da 7 minuti verrà pagata la miseria di 1,16€” – è il pensiero di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione Piemonte, in merito alla firma del primo Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro firmato da AssoDelivery , associazione che rappresenta l’industria italiana del food delivery, e il sindacato UGL.

“Se nella situazione attuale, per riuscire a guadagnare 10€ in un’ora (con una piattaforma che pagava 2.50€ per ogni consegna) un fattorino deve riuscire a fare quattro consegne in quel lasso di tempo – prosegue nel suo ragionamento Grimaldi –, con le regole del CCNL il rischio è che un rider debba correre come un disperato nella speranza di riuscire ad effettuarne più del doppio, sempre che gli arrivino gli ordini: a me – attacca Grimaldi – non pare proprio un contratto a tutela dei lavoratori, ma che avvantaggia solo le piattaforme del food delivery”.

“La nostra posizione è sempre stata agli antipodi – continua Grimaldi, da sempre impegnato nella battaglia a tutela dei ‘fattorini’ – fin dal novembre del 2018, quando in Consiglio regionale è stato approvato un nostro emendamento che vieta il cottimo nei servizi di consegna a domicilio in Piemonte, prima regione a farlo. Ma questo non bastava, per questo abbiamo successivamente presentato una proposta che riscrivesse le regole del gioco, ridefinisse il concetto di subordinazione e garantisse le tutele del lavoro, regolarizzando i lavoratori della gig economy a livello nazionale, e prevedendo di estendere a rider, fattorini e a tutti i lavoratori delle piattaforme tecnologiche i diritti da cui erano, e saranno anche dopo la firma di questo CCNL, esclusi: condizioni contrattuali formulate per iscritto, il riconoscimento delle spese commisurate all’utilizzo dei propri mezzi, il diritto a godere di tutele assicurative e previdenziali, l’accesso alla formazione, il divieto della retribuzione a cottimo e un orario di lavoro settimanale non inferiore alle otto ore e, soprattutto, un salario (minimo orario legale) dignitoso”.

“Purtroppo ci aspettavamo questo epilogo – conclude Grimaldi – stiamo infatti ancora aspettando che il Ministero del Lavoro e le Commissioni parlamentari ci chiamino in audizione, questo perché la legge per regolamentare la gig economy è rimasta in qualche cassetto. Ma mentre da Roma si prende tempo, le aziende invece corrono, o meglio fanno correre i rider per le strade, e firmano contratti capestro con sindacati che non rappresentano nessuno, sfruttando una scappatoia che purtroppo è presente nella legge uscita dalla conversione del decreto: le parti avevano 12 mesi per raggiungere un accordo e questa firma last minute serve solo per continuare lo sfruttamento dei fattorini”.

Ecoisole nel quartiere Spine solo tramite tessera

DAL 21 SETTEMBRE    Amiat Gruppo Iren ricorda che a partire dal 21 settembre 2020 terminerà l’accesso libero alle nuove ecoisole in attivazione nel quartiere Spine e si potrà accedere ai cassonetti solo tramite la propria tessera elettronica fornita da Amiat.

 

La zona interessata include l’area compresa tra piazza Baldissera, corso Venezia, via Fossata, via Cigna e corso Vigevano per la Circoscrizione VI, corso Principe Oddone, corso Umbria e corso Mortara per la circoscrizione IV e la zona compresa tra piazza Baldissera, corso Mortara, via Nole, corso Potenza, corso Toscana, via Verolengo, via Orvieto e via Stradella per la circoscrizione V.

 

Per aiutare e facilitare il conferimenti dei rifiuti per tutti i cittadini residenti nelle suddette aree, a partire dal 15 settembre e fino al 25 settembre 2020, operatori incaricati da Amiat presidieranno le ecoisole della zona, spostandosi sul territorio, per assistere gli utenti al corretto uso delle stesse e per ricordare le buone norme di una raccolta differenziata efficace.

 

Inoltre, sempre nello stesso periodo verranno affisse locandine informative sui nuovi cassonetti per ricordare la data di chiusura imminente e per sollecitare chiunque non abbia ancora ritirato le tessere a recarsi presso il punto info-distributivo di Piazza Ghirlandaio 42, aperto fino al 10 ottobre, tutti i mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 20.00 e tutti i sabati dalle 14.30 alle 18.30.

 

Garden festival, si riparte dalle piante!

Quinta edizione dal 19 settembre al 18 ottobre 2020 con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali

#gardenfestival #autunnoingarden

Dal 19 settembre al 18 ottobre torna in tutta Italia il Garden Festival d’Autunno promosso da AICG (Associazione Italiana Centri Giardinaggio), con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Avreste mai pensato all’Autunno come momento di ripartenza? Nel 2020 per l’Italia deve essere tempo di rinascita e i Garden Center Italiani aderenti all’iniziativa si faranno portavoce di questo messaggio attraverso un Festival del fare, del progettare, del rinnovare gli spazi verdi.

Ne abbiamo avuto conferma i mesi scorsi, durante il lockdown, quanto le piante e il verde siano stati un aiuto fondamentale per ritrovare il benessere e dare felicità alle persone.

In provincia di TORINO il Garden Festival d’Autunno si troverà presso Le Serre Floricoltura Garden Center (Piobesi Torinese), Peraga Garden Center (Mercenasco), Daveli Garden Center (Carmagnola), Hortilus Garden Center (Ivrea).

Le iniziative

Molte le iniziative, anche di carattere formativo, e gli eventi che saranno programmati nei numerosi Centri di Giardinaggio che aderiscono al Garden Festival d’Autunno.

All’interno di ogni singolo Garden si troverà, ad esempio, il Labirinto sensoriale d’Autunno, un percorso all’aperto che attraversa un dedalo di ballette di fieno, mais e zucche, in cui trovare angoli di conoscenza delle piante italiane ed autunnali. Un’area in cui fare attività oppure «perdersi» letteralmente in tutta sicurezza e distanziamento sociale, immergendosi tra i colori e i profumi delle piante d’Autunno oppure ancora, rilassarsi osservando e imparando a conoscere una selezione di eccellenze made in Italy.

Non mancheranno anche aiuole dimostrative e didattiche allestite con piante da giardino di questa stagione, composizioni creative dalle quali trarre ispirazione. Sarà inoltre l’occasione giusta per ricevere indicazioni dagli esperti presenti nei Garden Center sulle tecniche colturali migliori per le piante proposte.

La campagna “Nastro Rosa AIRC” e il Ciclamino solidale

Con settembre nei Garden Center si può trovare il ciclamino, robusto e resistente fiore autunnale e invernale per eccellenza, in tante varietà e sfumature di colore.

Ma nel mese di ottobre sarà il ciclamino rosa a farla da padrone: AICG ha infatti scelto nuovamente di sostenere nell’ambito del Garden Festival d’Autunno la Campagna “Nastro Rosa AIRC”. Per tutto il mese di ottobre e per ogni vaso di ciclamino di colore rosa venduto, i Centri Giardinaggio aderenti devolveranno 1 euro a sostegno della ricerca contro il cancro al seno dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Per l’elenco di tutti i Centri Giardinaggio aderenti all’iniziativa Garden Festival d’Autunno 2020 consultare il sito www.aicg.it (in continuo aggiornamento).

Arrestati dai carabinieri i gemelli della droga

Produzione e spaccio marijuana e hashish, i carabinieri arrestano due fratelli gemelli e un corriere e denunciano padre e figlio

Un controllo alla circolazione stradale ha permesso ai carabinieri di scoprire una serra per la coltivazione della marijuana e di arrestare un giovane che deteneva in casa lo stupefacente. In particolare, i carabinieri della Stazione di Leini hanno fermato a Bosconero, una macchina con quattro persone a bordo. Aleggiava un profumo di marijuana in macchina e pertanto i militari dell’Arma hanno perquisito sia la macchina sia gli occupanti. Il conducente e proprietario della vettura, un italiano di 26 anni, di Bosconero, è stato arrestato perché nel bagagliaio, i carabinieri hanno trovato 600 grammi di marijuana in sacchetti di plastica e sottovuoto. I carabinieri hanno anche trovato diversi spinelli nelle tasche di due passeggeri, due 20enni di Bosconero, che sono stati segnalati alla Prefettura di Torino come consumatori di cannabis. Il quarto passeggero sembrava quello più tranquillo, ma a casa sua i carabinieri hanno trovato una serra per la coltivazione della marijuana in cantina. Una produzione casalinga di cannabis avviata con la complicità del padre. Sequestrate lampade che riproducevano la luce necessaria alla crescita delle piante, un impianto di aerazione, necessario all’abbattimento della temperatura interna, diversi flaconi di fertilizzante e concime, necessari al nutrimento del terreno e delle radici delle piante. Nella serra sono state inoltre trovate e poste sotto sequestro anche una decina di piante di marijuana alte un metro e mezzo. Padre e figlio, di 45 e 19 anni, sono stati denunciati per produzione e possesso di droga
A Rivalta, i carabinieri della Stazione di Orbassano hanno arrestato due fratelli gemelli, di 19 anni, abitanti a Beinasco, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Fermati in macchina durante un posto di controllo, i due fratelli sono apparsi nervosi e poco collaborativi con i carabinieri. In auto nascondevano circa 40 grammi di droga, tra hashish e marijuana, e a casa i carabinieri hanno trovato altri 120 grammi delle stesse sostanze. I due fratelli sono stati arrestati e collocati ai domiciliari.

Economia del benessere, in Piemonte spesi 2,6 miliardi nonostante il Covid

Philips presenta il Rapporto 2020. Gli italiani costretti dalla crisi Covid-19 a rivedere scelte e priorità. La spesa complessiva scende a 37 miliardi di euro contro i 43 miliardi del 2018

 

FOCUS PIEMONTE: spesi 2,6 miliardi di euro, in linea con la rilevazione del 2018

La quota più consistente, 1,1 miliardi di euro, alla sana alimentazione (1 mld nel 2018)
Seguono la cura del corpo (640 mln Vs 510 mln 2018) e l’attività fisica (420 mln Vs 494 mln 2018)

 

Gli italiani continuano a sentirsi bene e, in larga parte, a essere attenti alla cura di sé e della propria immagine, ma la crisi Covid-19 ha inevitabilmente fatto sentire i propri effetti, con ripercussioni sugli acquisti di prodotti e servizi per il benessere, scesi nell’ultimo anno a 37 miliardi di Euro, contro i 43 miliardi del 2018 (rilevazione: ottobre 2018).

Questo il dato principale che emerge dal Rapporto sull’Economia del Benessere 2020, seconda edizione dell’indagine voluta da Philips e realizzata da DOXA per analizzare stili di vita, abitudini e tendenze di consumo degli italiani.

In Piemonte la spesa per il benessere ammonta a 2,6 miliardi di euro, dei quali il 43% è riservato alla sana alimentazione, il 23% alla cura del corpo e il 16% all’attività fisica.

I piemontesi sono tra i pochi che hanno mantenuto sostanzialmente invariata la propria spesa per il benessere, anche se analizzando il paniere la distribuzione risulta mutata. La sana alimentazione resta stabilmente la prima voce, 3 punti percentuali più in alto della media nazionale (40%), anche perché gli abitanti della regione sono nettamente quelli che più acquistano prodotti per diete e regimi alimentari specifici (60% Vs media italiana 59%).

Cala al 16% (Vs 19 nel 2018) la spesa per l’attività fisica mentre cresce invece quella per la cura del corpo, che oggi pesa per il 23% sul totale (Vs 20% 2018). Leggere variazione si registrano invece negli ambiti Gestione dello stress e Cura del sonno.

A fronte di questa spesa, l’84% dei piemontesi valuta positivamente il proprio stato di salute, in linea con la precedente rilevazione e sopra la media nazionale dell’81%.

Malgrado il Piemonte sia stato tra le aree colpite con maggiore intensità dall’emergenza Covid-19, il 62% dei propri abitanti sostiene che quanto accaduto non cambierà il proprio atteggiamento verso la salute, un risultato significativamente superiore alla media nazionale (58%).

La pandemia ha però rovinato il sonno ai piemontesi, visto che oggi il 63% dichiara di soffrire talvolta o spesso di problemi di insonnia (Vs 59% media nazionale), la percentuale più alta in Italia, cresciuta addirittura del 20% rispetto alla precedente rilevazione.

“La crisi indotta dal Covid-19 ha impattato anche sulla spesa che gli italiani dedicano a prodotti e servizi per il benessere, che hanno registrano una contrazione di oltre 6 miliardi rispetto al dato 2018” – ha commentato Simona Comandè, General Manager Philips Italia, Israele e Grecia. “A questo periodo di sfide senza precedenti, Philips ha risposto mettendo al centro 3 elementi chiave della nostra strategia: innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. Creare dunque soluzioni all’avanguardia, in grado di fare la differenza, anche a distanza, per clienti e consumatori, e di supportare al tempo stesso i nostri obiettivi di sviluppo sostenibile. Abbiamo lavorato per trasformare un problema in un’opportunità e proprio la crescente attenzione dei consumatori italiani verso la sostenibilità e l’ambiente, emersa da questa seconda edizione del nostro Rapporto, ci stimola a rinnovare il nostro impegno quotidiano a migliorare la vita delle persone”.

 

Italia

L’81% degli abitanti del Belpaese valuta oggi positivamente il proprio stato di salute generale, un dato praticamente invariato rispetto alla precedente edizione del Rapporto. Ciononostante l’emergenza Covid-19 ha generato contraccolpi significativi sulle pratiche e gli acquisti orientate alla prevenzione, alla sana alimentazione e alla componente edonistica del benessere.

Sebbene la ripartizione del paniere di spesa sia in linea con quanto rilevato nella prima edizione della ricerca – 40% della spesa riservato alla sana alimentazione (vs 41% 2018), 23% alla cura del corpo(vs 24% 2018) e 19% all’attività fisica (Vs 20% nel 2018) – sono i numeri in termini assoluti a far emergere un quadro sostanzialmente diverso. La spesa in sana alimentazione ammonta quest’anno a 14,9 mld di €, registrando una contrazione del -15% rispetto ai 17,5 mld del 2018quella per la cura del corpo è scesa a 8,6 mld € dai 10,2 mld € della scorsa rilevazione (-15%)mentre quella per l’attività fisica è pari a 7,1 mld €, segnando un decremento del -17% dagli 8,6 mld € del 2018.

Dopo mesi di lockdown, in cui i cittadini italiani sono stati soggetti a elevati livelli di tensione e incertezza, non è casuale che a reggere il confronto con la rilevazione precedente siano proprio la spesa per la gestione dello stress (4,8 mld vs 4,9 mld 2018 pari a -2%e per il sonno. Quest’ultima va addirittura in controtendenza, raggiungendo i 2,1 mld €: una crescita del +16% rispetto agli 1,8 mld € del 2018.

 

Palazzo Lascaris si è tinto di arancione

Ieri,  17 settembre, il Consiglio regionale ha ricordato la Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita con un gesto simbolico, illuminando di arancione la facciata di Palazzo Lascaris, aderendo così all’invito dell’Organizzazione mondiale della Sanità allo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema, particolarmente sentito nel contesto dell’attuale emergenza pandemica.

L’iniziativa è il primo dei progetti che il Consiglio regionale, attraverso l’attività degli Stati generali dello sport e del benessere, intende promuovere e realizzare sulla salute pubblica, con l’intenzione di sensibilizzare la cittadinanza sulla prevenzione delle patologie e sul contributo che ciascuno può dare alla salvaguardia della salute di tutti.

“Questa giornata deve essere l’occasione per un confronto tra tutti coloro che operano in ambito sanitario sullo specifico tema della gestione del rischio clinico e per consolidare la collaborazione fra cittadini e aziende sanitarie nel processo di miglioramento della qualità e della sicurezza delle cure”, ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia . “Solo attraverso la promozione e la crescita di una cultura della salute più attenta e vicina al paziente e agli operatori si  potranno avere significativi cambiamenti nell’ambito della sicurezza delle cure e della persona assistita”.

Lo stesso giorno ricorre anche la Giornata mondiale per la sicurezza dei pazienti (World patient safety day), che l’Oms ha scelto di dedicare quest’anno proprio all’interrelazione fra sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti con lo slogan “Operatori sanitari sicuri, pazienti sicuri”.

Siamo tutti narcisi?

Incontro con Michela Gecele e Sara Bouchard sul tema delle personalità narcise e di come “difendersi” all’interno di una relazione

18 settembre 2020 – ore 18:30

c/o Nora Book & Coffe – Via Delle Orfane 24/D, Torino

Prenotazione necessaria via mail a norabookecoffee@gmail.com o via Whatsapp al numero 3803609834.

Incontro con Michela Gecele – psichiatra, psicoterapeuta e autrice della serie di gialli Ada, Torte e delitti – che parlerà del suo ultimo libro: “Siamo tutti narcisi? Alla ricerca della relazione perduta”.

Il testo, tra il serio e il faceto, fornisce delle chiavi di lettura utili a comprendere il fenomeno del narcisismo e a imparare a gestire le relazioni con un* partner narcis*.

Con l’autrice dialogherà la counselor e formatrice Sara Bouchard, che approfondisce da anni le tematiche legate alle identità di genere e agli orientamenti sessuali.

Il libro

Il testo si dipana in un percorso ritmato e ironico, che chiama direttamente in causa il lettore e soprattutto le lettrici. L’idea di base è quella di dare delle chiavi di lettura e delle linee guida per le relazioni con il partner narciso, personaggio diffuso e quasi inevitabile nella nostra società. La varietà di tipologie dei “narcisi” si estende fino ad arrivare a comprendere (quasi) tutti noi. Fra serietà saggistica e gioco, incontreremo vampiri, dongiovanni, streghe, personaggi del mito e della cinematografia. Fino a descrivere una rivoluzione possibile. Delle relazioni, del sentire, dei rapporti fra i sessi, della realtà. La visione che viene presentata ai lettori – chiunque sia interessato al tema, senza escludere gli addetti ai lavori – è ironica ma, soprattutto, positiva e propositiva.

Michela Gecele

è psichiatra e psicoterapeuta della Gestalt, trainer e supervisore.

Ha pubblicato libri, articoli e capitoli sui temi della psicoterapia e della psicopatologia, esplorando la sofferenza clinica e le relative esperienze di adattamento creativo da un punto di vista fenomenologico e gestaltico. Un altro tema clinico di ricerca e approfondimento è quello delle tematiche interculturali.

Lavora da anni nei servizi pubblici di salute mentale e per tre anni ha coordinato, a Torino, un servizio psicologico e psichiatrico per gli immigrati.

È membro del New York Institute for Gestalt Therapy (NYIGT) e del Human Rights & Social Responsibility (HR&SR) Committe della European Association for Gestalt Therapy (EAGT), ed è co-direttore dell’Istituto di Psicopatologia e Psicoterapia della Gestalt (IPsiG) di Torino.

È autrice anche di una serie di libri gialli, “Ada, torte e delitti”, che vedono come protagonista una sociologa berlinese residente a Catania, appassionata di torte e di misteri.

“Sempre meno poliziotti: impossibile assicurare i criminali alla giustizia”

Riceviamo e pubblichiamo / In pochi anni ci saranno 20.000 poliziotti in meno in organico, nonostante negli ultimi anni molti Uffici della polizia di Stato della città di Torino, abbiano già subito il 40% di riduzione del personale

           Non è più una mera supposizione ritenere che la sicurezza interna del nostro Paese potrebbe intraprendere una china pericolosa in fondo alla quale le esigenze di sicurezza dei cittadini potrebbero non ricevere più risposte adeguate.

          Quello che realisticamente si potrebbe profilare, se le assunzioni in Polizia seguiranno i tempi del Covid 19, sono 20 mila poliziotti in meno entro il 2025 reintegrati, forse, da poche migliaia di poliziotti. La differenza potrebbe significare ben oltre 14.000 poliziotti in meno nel nostro Paese entro il 2025 e i restanti poliziotti in servizio avranno un’età media oltre i 48 anni.

            Non è il solito grido di allarme che si leva dalle file dei sindacati, ma un’autentica e seria preoccupazione per il futuro della sicurezza dei cittadini.

RENDERE OPERATIVI I CONCORSI O PROCEDERE CON LO SCORRIMENTO DEL CONCORSO PREGRESSO È UNA NECESSITÀ IMPROROGABILE.

         Il crimine non arretra e soprattutto non aspetta i rinforzi delle forze dell’ordine. Men che meno sembra arrestarsi l’immigrazione irregolare che spesso si trasforma in mano d’opera a basso costo per la criminalità organizzata e per la criminalità predatoria, aumentando lo spaccio di droga e, nondimeno, il degrado urbano in molte periferie. I Centri di Permanenza e Rimpatrio (C.P.R.) che sarebbe utile prevedere in ogni capoluogo di Regione, saranno sorvegliati con sempre maggiore difficoltà e le rivolte saranno contenute con grandi sforzi. Se a queste legittime preoccupazioni sulla sicurezza si aggiungono le gravose condizioni sociali ed economiche al massimo storico, è oggettivamente incontrovertibile constatare l’insufficienza numerica dei poliziotti, necessari per assolvere assiduamente agli impegni legati all’ordine pubblico, al controllo del territorio, all’attività info-investigativa, amministrativa e a tutte quelle materie, inerenti le diverse specialità di polizia.

           Se poi, a queste pesanti condizioni, aggiungiamo lo stress psicofisico a cui andrebbero incontro gli operatori di polizia, la questione diventa terribilmente seria e richiede interventi straordinari, che solo un ottuso pressapochismo istituzionale e politico potrebbe non capire.

          Se dal Governo non si provvederà al più presto con misure eccezionali ad arruolare poliziotti, evitando i lunghi anni di attesa, una città come Torino (ma non solo), subirà un inesorabile tracollo delle funzioni di polizia e non saranno sufficienti i doppi turni di lavoro, già oggi assolti con grande sacrificio dai poliziotti. Ministro dell’Interno e Amministrazione sembrano limitare lo sforzo delle assunzioni a standard ordinari mentre i parametri di riferimento dovrebbero essere connotati dall’eccezionalità.

La paura di una mancanza di sicurezza è già adesso palpabile. Non è lontano il momento in cui si dovrà scendere al compromesso con i valori sociali e individuali scegliendo quale standard di sicurezza operativo sarà più conforme e applicabile per soddisfare le richieste minimali di sicurezza dei cittadini; quali compiti istituzionali saranno prevalentemente ritenuti ineludibili e a cui destinare prioritariamente gli operatori di polizia: nel controllo del territorio e quindi nell’attività preventiva, sacrificando in buona parte quella giudiziaria, investigativa e amministrativa, o viceversa ridurre l’azione preventiva per agire sul piano repressivo, non meno essenziale per la lotta alla criminalità e per la sicurezza dei cittadini.

           Non occorre essere un criminologo per intuire che con numeri di operatori così limitati l’allarme sicurezza lanciato dai sindacati è purtroppo più che attendibile.

            La presenza qualificata e sostanziale delle forze dell’ordine non può essere un optional soggiogata dal Covid 19 o soggetta alla contabilità pubblica. È proprio a causa di questa nefasta contabilità che ha bloccato per anni il turnover delle forze dell’ordine se oggi ci troviamo in questa preoccupante prospettiva, che non potrà essere certo superata con poche migliaia di assunzioni.

           Le chiacchiere e le buone intenzioni o le pianificazioni di là a divenire, non saranno in grado di tutelare sufficientemente i nostri figli, gli anziani, le famiglie e, la furia delinquenziale potrebbe ritagliarsi ulteriori spazi nevralgici dove l’illegalità inciderà negativamente sulla serena convivenza civile.

            La questione non è quella di andare incontro alle esigenze dei poliziotti, o meglio non è solo questa, atteso che negli ultimi anni la forbice dei tagli ha ridotto quasi del 40% il personale in quasi tutti gli uffici di polizia, ma è soprattutto quella di comprendere, numeri alla mano, quale livello di sicurezza dei cittadini si è disposti a sacrificare nel prossimo futuro.

            Se vogliamo trasformare la nostra città e non solo, in un luogo in cui la criminalità ha “campo libero” è sufficiente continuare con queste politiche “suicide” della sicurezza. E nessuno si illuda che sarà sufficiente trasferire attività amministrative, oggi di competenza della polizia di stato, ai comuni: i numeri recuperabili sarebbero comunque insufficienti.

            I sindacati di polizia non chiuderanno gli occhi facendo finta di niente, non si presteranno ai giochetti politici; sarebbe da irresponsabili fingere che tutto vada bene, e attendere magari tra qualche anno, l’arrivo di qualche solone, in vena di propaganda, che farà notare lo scellerato abbandono delle nostre città. È una responsabilità troppo grande per favorire la politica dello struzzo e nessuno può chiamarsi fuori.

            Solo una presa di coscienza generale può richiamare l’attenzione di chi, forse anche a causa della complessa e complicata contingente situazione del nostro Paese si è troppo distratto, non accorgendosi di quello che potrà accadere nei prossimi anni.

           È il momento che la politica si prenda le sue responsabilità. E sono soprattutto alcuni pezzi della politica che hanno da sempre avversato le Forze dell’Ordine, facendole apparire come delle forze esclusivamente repressive, che devono comprendere il loro insostituibile compito, esercitato nell’interesse del cittadino, a garanzia della convivenza civile. Sarebbe un errore gravissimo speculare su sporadici esempi negativi, riconducibili a qualche appartenente delle forze dell’ordine, per destabilizzare il sistema di sicurezza Nazionale

            Bisogna agire subito e adesso perché domani sarà troppo tardi e nessuno, proprio nessuno, potrà nascondersi dietro un dito, giurando di non avere mai saputo in quali condizioni verteva la sicurezza pubblica del Paese.

ADESSO È IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITÀ E NON DELLE CHIACCHIERE.

I SINDACATI DI POLIZIA SONO PRONTI A FARSI PORTAVOCE DI QUESTA IMPELLENTE ESIGENZA DI VITA:

 LA NOSTRA SICUREZZA.

                          SIULP                   SAP                  FED. COISP-MOSAP                  FSP Polizia di Stato

                       BRAVO           PERNA                     CAMPISI                             PANTANELLA 

“Cara sindaca, perché non ricordare il 150° della Breccia di Porta Pia?”

LETTERA APERTA  di Pier Franco Quaglieni / Gentile Sindaco, Ho letto che anche quest’anno il Comune ricorderà in piazza San Carlo le vittime in seguito alla sommossa contro il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864.

Si tratta certamente di una iniziativa molto lodevole, ma quest’anno ricorrono i 150 anni  della Breccia di Porta Pia  del 20 settembre 1870 e di Roma capitale. Non mi risulta che a Torino il Comune abbia promosso iniziative in proposito. Al Museo del Risorgimento si terrà un concerto per iniziativa del Museo e del Centro Pannunzio che avrò l’onore di aprire con un ricordo storico di una tappa fondamentale del nostro Risorgimento.
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Sarebbe stato importante che Torino, prima capitale d’ Italia, ricordasse una data che appartiene alla nostra storia nazionale e che non fu così divisiva come quella dei moti del 1864. Roma capitale d’ Italia era voluta da Cavour che solennemente a Torino nel primo Parlamento italiano la  proclamò capitale nel 1861, era voluta da Mazzini che diede vita alla straordinaria esperienza democratica della Repubblica romana ,era voluta da Garibaldi che con tanti volontari tentò, manu militari, di arrivarvi per due volte e venne fermato in Aspromonte e a Mentana. Vinse la linea moderata e diplomatica degli eredi di Cavour, Minghetti e  Visconti Venosta che portò a Roma dopo Firenze capitale, approfittando della caduta di Napoleone III dopo Sedan.
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Fu la via più lunga, ma l’unica percorribile perché l’Italia neonata era fragilissima e un’avventata occupazione di Roma avrebbe potuto determinare l’intervento austriaco oltre che quello francese e mettere in crisi il nuovo Stato aggredito all’interno dal brigantaggio meridionale. Il XX settembre determinò anche l’apertura della Questione Romana da parte della Chiesa cattolica che si ritenne prigioniera e  della stragrande maggioranza dei cattolici italiani. Non tutti perché il cattolico liberale Alessandro Manzoni fu favorevole a Roma capitale del nuovo Regno, dimostrando anche in questa occasione una grande lungimiranza. Si aprì un caso di coscienza per i cattolici che come cittadini avrebbero dovuto partecipare alla vita politica e come credenti non potevano essere presenti sul terreno politico in seguito al Non  exspedit del Vaticano. La Legge delle Guarentigie nel 1871 cercò di garantire il “libera Chiesa in libero Stato“ di Cavour e la Chiesa in effetti fu sempre garantita nella sua indipendenza. Un papa illuminato come Paolo  VI nel 1970 riconobbe che la Chiesa venne liberata dal peso del potere temporale, consentendole l’esercizio pieno della sua funzione universale. Il presidente Saragat  ricordò anche lui la data del XX settembre.
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A Torino il Sindaco Giovanni Porcellana non volle aderire ad un mio invito a ricordare il centenario della data che fu un punto di arrivo importante del Risorgimento nazionale. Era un cattolico un po’ integralista e soprattutto illiberale. Anni dopo ci chiarimmo amichevolmente . Vedo che anche Lei, 50 anni dopo, ne segue inconsapevolmente l’esempio. Essere laici resta un problema difficile da rivolvere e soprattutto resta ancora difficile avere il senso della storia, come diceva Adolfo Omodeo, maestro di studi risorgimentali. Oggi a Torino dovrebbe risuonare la grande lezione storica di Chabod, di Maturi,  di Garosci, di Galante Garrone, di Nada, di Levra che hanno contribuito a scrivere la storia risorgimentale. Ma forse il Risorgimento è considerato dai più una cosa vecchia, mentre non lo è affatto. Noi torinesi dobbiamo sentire l’orgoglio di avere nella straordinaria cornice storica di Palazzo Carignano il Museo Nazionale del Risorgimento, il più importante d’ Italia in assoluto. Un cordiale saluto.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Coronavirus, 70 contagi in più e nessuna nuova vittima

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

27317 PAZIENTI GUARITI E 348 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 27.319 (+ 62 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3.409 (+8) Alessandria, 1625 (+4) Asti, 856 (+1) Biella, 2.631 (+9) Cuneo, 2.452 (+2) Novara, 13.938 (+18) Torino, 1214 (+8) Vercelli, 1004 (+8) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 188(+4) provenienti da altre regioni.

Altri 348 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO 4153

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione.

Il totale rimane quindi di 4153 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 399 Cuneo, 374 Novara, 1838 Torino, 224 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 34.040 (+70 rispetto a ieri, di cui 54 asintomatici. Dei 70 casi, 18 screening, 41 contatti di caso, 11 con indagine in corso. I casi importati sono 7 su 70.) i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4.272 Alessandria, 1.937 Asti, 1.107 Biella, 3.266 Cuneo, 3.164 Novara, 16.968 Torino, 1.625 Vercelli, 1.207 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 290 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 204 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 6 (invariato rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 136 (+ 13 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 2080.

I tamponi diagnostici finora processati sono 654.457, di cui 365.561 risultati negativi.

TAMPONI HOTSPOT SCOLASTICI
Sono 346  gli studenti e operatori della Scuola che oggi hanno usufruito del servizio degli hotspot scolastici allestiti dalla Regione Piemonte per l’esecuzione immediata del tampone per la diagnosi di coronavirus covid-19.
Il dato comprende sia gli accessi diretti richiesti in orario scolastico, sia quelli programmati, che hanno approfittato dell’opportunità per accorciare i tempi di effettuazione del test.
Dall’inizio dell’anno scolastico, i casi di positività attualmente riscontrati attraverso gli accessi diretti sono stati 10.