ilTorinese

Una MotivAzione per la scuola di domani

Torna il ciclo di lezioni/incontri, online in modalità webinar, promossi dalla Fondazione CRC con il patrocinio del Comune di Cuneo

 

6 novembre Stefano Bartezzaghi – 13 novembre Andrea Zorzi
20 novembre Marco Aime – 4 dicembre Taxi1729

 

Prenotazione obbligatoria su www.fondazionecrc.it

 

 

30 ottobre 2020. Dopo le anteprime in diretta streaming che si sono tenute la scorsa primavera sui canali social di Fondazione CRC, riprende a novembre, in diretta on-line in modalità webinar, il ciclo di lezioni/incontri della seconda edizione del progetto MotivAzione, volto a sensibilizzare sulle tematiche educative tutti gli attori che compongono la comunità.

 

Il ciclo di lezioni/incontri, promosso dalla Fondazione CRC e realizzato con il patrocinio del Comune di Cuneo, vedrà protagonisti Stefano Bartezzaghi, Andrea Zorzi, Marco Aime e Taxi1729 e si terrà on-line in modalità webinar. Per partecipare è necessario registrarsi sul sito di Fondazione CRC.

 

Il nucleo portante attorno a cui è stato costruito il progetto è il tema del benessere a scuola come elemento essenziale per la buona riuscita scolastica, a cui si legano la scoperta del talento e delle intelligenze multiple, l’innovazione tecnologica e didattica, le scelte future consapevoli e le tematiche multiculturali. Gli eventi sono rivolti al grande pubblico per sensibilizzare su temi educativi, con la finalità di responsabilizzare, animare e rendere attiva e motivata la comunità educante.

In parallelo agli incontri pubblici, MotivAzione promuove seminari dedicati specificamente agli insegnati, e finalizzati a rafforzare il loro ruolo e a farne il cardine del processo educativo.

 

Dopo le anteprime di questa primavera, il progetto MotivAzione torna nelle prossime settimane con un ciclo di incontri via web con relatori di grande livello – dichiara Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC – L’obiettivo di questi incontri, aperti a tutti, è far riscoprire alla nostra comunità il valore e la responsabilità del ruolo degli insegnanti, riattivando così la loro motivazione nell’essere portatori di un compito fondamentale e spesso molto difficile. In parallelo a questi eventi pubblici, la Fondazione propone anche un ricco programma di seminari online di formazione per i docenti e di attività nelle classi”.

 

Il primo incontro dal titolo “Forse la scuola di domani” si terrà venerdì 6 novembre alle ore 18 e avrà come protagonista Stefano Bartezzaghi.

L’universo culturale e massmediatico è in profonda trasformazione semantica e materiale e la scuola rischia di riflettere questi cambiamenti radicali esponendosi a un appiattimento delle differenze, a un’uniformazione del pensiero, a un’inibizione della creatività. La grande sfida a cui è sottoposta la scuola è dunque quella di proporre un paradigma educativo inedito capace di sottrarsi a modelli dispersivi e livellanti che, proprio attraverso l’uso delle moderne tecnologie, possa valorizzare i contenuti e il pensiero critico a discapito dell’effimero e di opzioni deresponsabilizzanti.

Stefano Bartezzaghi affronta questi interrogativi cercando di trovare con noi un possibile equilibrio tra l’utilizzo delle moderne tecnologie connotate da un’accelerazione delle informazioni e delle conoscenze, ma anche da una simmetrica contrazione della capacità di giudizio e di scelta critica, e l’universo educativo della scuola che rappresenta un passaggio fondamentale e ineludibile del patto sociale.

 

Stefano Bartezzaghi, classe 1962, insegna Semiotica e Linguaggi contemporanei della Creatività alla Iulm (Milano). Collabora a la Repubblica con articoli su lingua e cultura e con un cruciverba quotidiano. Dirige il festival Il senso del ridicolo, a Livorno, e le collane Campo aperto e Amletica leggera per l’editore Bompiani. I suoi ultimi libri sono: Parole in gioco. Per una semiotica del gioco linguistico (Bompiani, 2017) e Banalità. Luoghi comuni, semiotica, social network (Bompiani, 2019).

 

Le iscrizioni all’evento sono attive sul sito della Fondazione CRC, www.fondazionecrc.it.

Arteam Cup 2020, i finalisti torinesi

Gli artisti torinesi Elisa Baldissera (Torino, 1984), Diego Dutto (Torino, 1975), Sofia Fresia (Genova, 1992 – vive e lavora a Torino) e Silvia Margaria (Savigliano, Cuneo, 1985 – vive e lavora a Torino) sono finalisti ad Arteam Cup 2020, il concorso nazionale ideato dall’Associazione Culturale Arteam di Albissola Marina (SV), giunto alla sesta edizione.

Le loro opere saranno esposte fino al 5 dicembre 2020 alla Fondazione Dino Zoli di Forlì.

Curata da Matteo Galbiati, Livia Savorelli e Nadia Stefanel, la mostra presenta i lavori dei 60 artisti finalisti individuati, tra i tanti partecipanti, da una giuria professionale composta da Marina Dacci (curatrice e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani), Matteo Galbiati (critico d’arte e docente, Direttore web Espoarte e membro interno di Arteam), Lorenzo Madaro (curatore d’arte contemporanea e docente), Raffaele Quattrone (sociologo e curatore d’arte contemporanea), Leonardo Regano (storico dell’arte, critico e curatore indipendente), Livia Savorelli (Direttore Editoriale Espoarte) e Nadia Stefanel (direttrice della Fondazione Dino Zoli di Forlì, Cultural e Communication Manager per Dino Zoli Group).

La premiazione si terrà sabato 5 dicembre presso la Fondazione Dino Zoli. La commissione giudicatrice individuerà i tre vincitori di categoria (Pittura, Scultura e Fotografia), tra i quali verrà decretato il vincitore assoluto di Arteam Cup 2020.

L’indimenticabile gioco del trenino nella Barriera di mezzo secolo fa

Il gioco dei trenini è sempre stata la mia passione

Responsabili sono stati i miei genitori e zii paterni. Nel 1961 per Natale un grande regalo: trenino Marklin, fabbricazione e tecnologia tedesca,  il massimo. E per rendere più allettante la sorpresa dormii dagli zii.  In serata padre e zio lo montavano a casa. Arrivato per il pranzo a momenti svenni.
Accattivante la galleria dove il trenino passava. Risultato pratico: non mangiai e stetti ore ed ore ad osservarlo. C’erano piccole levette . Precisamente tre: una che avviava, una per gli scambi ed una per ridurre la velocità. Fermata tecnica in stazione e operazioni di aggancio dei vagoni.
Così quando mia madre andava a trovare i parenti in via Bra la costringevo all’andata e ritorno a fermarsi nel negozio di collezionismo in corso Giulio Cesare 110.
Appunto,  Artuffo. Partenza da via Cherubini 64. Tutto corso Giulio Cesare fino in via Bra al 9. Nelle puntatine più interessanti fermata nel negozio di libri e fumetti usati di Becutti.
Ex operaio della Grandi Motori licenziato per rappresaglia. Penso di non averlo mai sentito parlare in italiano. Tra un sigaretta e l’altra raccontava della sua attuale libertà. Erano due fratelli e Laura Becutti fu tra le prime interpreti di russo di tutta Italia. Rimase nubile e si favoleggiava di uno struggente ed impossibile amore con un Maresciallo dell’Armata Rossa. Crrscendo chiedevo e desideravo sempre nuovi accessori per il trenino. Sempre a Natale regalone da parte Fiat. Mio padre arrivava a casa con dei buoni per giostre e giochi. Anche qui scarpinata fino in corso Giulio Cesare angolo via Palestrina, tram n. 15 e fermata in via Nizza all altezza di Torino Esposizioni. Sulle giostre ero indeciso sulla scelta. Tot buoni tot giri. Non si poteva e doveva sgarrare. Infine il pacco dono. Eccolo li’ un nuovo trenino marca Lima. Non era tedesco ma andava bene lo stesso. Nei giorni successivi misi in croce mio padre perché stavolta il plastico lo volevo costruire io. Sabato pomeriggio partimmo a piedi,  obbiettivo il falegname di fiducia al fondo di via Palestrina. Direi 2 km ad andare ed altri due al ritorno che mio padre si fece con il grezzo del plastico. Che impresa, ovviamente una sua impresa. Ed io non volevo essere da meno. Per la prima volta ( forse l’unica) decisi un metodo di applicazione e lo perseguii. Il lunedì ( come il cacio sui maccheroni ) arrivo’ la proposta dell’ insegnante di applicazione tecnica. Chi si offriva  volontario per realizzare un plastico con trenino? Mi proposi entusiasta. Una  settimana di tempo per presentare il progetto per l’approvazione e 2 mesi per realizzarla. Indubbiamente diedi il meglio. Adattai il trenino Lima al progetto: Far West. Unico atto di mio padre il calcolo della pendenza per superare un guado con ponte. Lavorando ogni serata dalle 20,  in poi. Manco la televisione vedevo più. In compenso ascoltavo la radio e mi dilettavo. Materiali: pongo cikiratoto Dask ( mastice ) e il Traforo annesso con seghetto. Un esempio era la costruzione della palizzata o dei muri,  diciamo così, simile al legno. Incollavo stuzzicadenti ad un rettangolo di compensato. Tagliavo le punte e poi pitturavo di marrone testa di moro. Fatti i muri montavo piccole casette. Geniale no?
Il Dask per gallerie e monti. Il pongo per collinette ed addobbi. Sotto casa, in piazza Crispi c‘era l’ elettricista, il  decoratore e la cartoleria. Fantastico no? Nel plastico c’erano anche linee telefoniche e l’ illuminazione a gas in città. Far West, meta’ ottocento. Giuro sono stato preciso fino all’ eccesso. Purtroppo i grandi amori a volte vengono spazzati via da grandi delusioni. Puntavo al voto 10. Appunto la perfezione.
Ottenni solo 8. Per il Professore c’erano delle sbavature. Ammetto, tutto sommato, dopo oltre cinquant’anni mi brucia ancora.  Brucia ancora ma sono convinto che molto mi ha insegnato. Aveva ragione mio padre : un modo di sviluppare l’intelligenza è quello di sviluppare le attività manuali. Sbaglierò ma si imparava meglio in questo modo che non solo davanti ad un video. Non mi ha mai abbandonato l’idea di cercare andando in biblioteca per scrivere una ricerca didattica. So perfettamente dI essere, almeno in questo caso, un uomo d‘altri tempi.  Concedetemi di non riconoscermi in questo tempo , dove in cinque minuti si è già consumato tutto. Mi si lasci (cortesemente) la dolcezza dei ricordi di oltre 50 anni fa.

Patrizio Tosetto

Covid: in Piemonte altri 3171 contagi e 39 morti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17,30

 

36.086 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 36.086così suddivisi su base provinciale: Alessandria 4060, Asti 1936, Biella 1155, Cuneo 3906, Novara 3213, Torino 18.670, Vercelli 1609, Verbano-Cusio-Ossola 1197, extraregione 238, oltre a 75 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 4520

Sono 39 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 9 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4520 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 723 Alessandria, 281 Asti, 238 Biella, 435 Cuneo, 440 Novara, 1978 Torino, 245 Vercelli, 137 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 43 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 84.580(+ 3171 rispetto a ieri) di cui 1477 (46%) sono asintomatici.

I casi sono così ripartiti: 1069 screening, 699 contatti di caso, 1043 con indagine in corso; per ambito: 255 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 357 scolastico, 2559 popolazione generale.
La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 7720 Alessandria, 4041 Asti, 2730 Biella, 10.390 Cuneo, 6435 Novara, 46.389 Torino, 3050 Vercelli, 2370 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 564 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 891 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 249(+16 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3698 (+173 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono40.027

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.095.992 (+16.885 rispetto a ieri), di cui 603.246 risultati negativi.

Si poteva fare molto. E invece…

Si  poteva fare tanto, dopo il liberi tutti di giugno, convinti d’aver sconfitto il virus…

si potevano aumentare i posti in terapia intensiva…
si poteva assumere personale sanitario e togliere il numero chiuso per le iscrizioni alla laurea triennale in infermieristica….
si poteva aumentare il numero di mezzi pubblici per evitare assembramenti… si potevano scaglionare entrate ed uscite dal luogo di lavoro si potevano fare tante cose… come diceva cetto la qualunque che rappresenta il “politico italiano”
è stata fatta “una beata minchia”.
Dal 4 dicembre di nuovo liberi tutti per salvare il Natale e Capodanno?
Chissà….forse in questo periodo è meglio pensare “per davvero” come organizzare un 2021 non positivo ma sereno!

Vincenzo Grassano

Gli infermieri Nursing up: “Chiudere Dea del Martini crea code ambulanze”

Riceviamo e pubblichiamo

Nursing Up: “Chiudere il DEA del Martini sta mandando al collasso gli altri DEA. Ieri al Maria Vittoria 14 ambulanze in coda”

La situazione del DEA del Maria Vittoria, da ieri, dopo la decisione di chiudere il DEA dell’Ospedale Martini per la trasformazione in presidio Covid, sta esplodendo. È necessario intervenire subito perché il sovraffollamento, derivato dai pazienti che dal Martini si rivolgono al Maria Vittoria, non è più sostenibile.

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, chiede che i vertici dell’Asl Città di Torino e la Regione pongano immediato rimedio a questa situazione che potrebbe mettere a rischio la possibilità di fornire adeguate cure a chi si rivolgesse a queste strutture.

 

Il Segretario Regionale del Piemonte del Nursing Up, Claudio Delli Carri, e il Segretario Aziendale Città Metropolitana di Torino del Nursing Up, Fausto Russo, spiegano: “Ieri, mercoledì 4 novembre, alle ore 17, ci sono state segnalate ben 14 ambulanze in coda all’Ospedale Maria Vittoria, in attesa di “caricare” i pazienti da trasferire in altri ospedali del territorio. Sempre ieri c’erano più di 100 pazienti che “stazionavano” al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maria Vittoria, la maggior parte positivi al Covid.

È una situazione allucinante che non crediamo si possa risolvere nei prossimi giorni senza che si intervenga subito”.

Proseguono Delli Carri e Russo: “La chiusura del DEA del Martini ha già dimostrato di creare e creerà grossi problemi al territorio. Non si può pensare di chiudere un DEA che fa 78.000 passaggi l’anno così, di punto in bianco, scaricando tutto sull’altro o sugli altri ospedali. O almeno, lo si può chiudere con una pianificazione ragionata sulla gestione degli oltre 200 utenti che vi accedono quotidianamente, in modo che possano trovare risposte alle loro esigenze di cura altrove sul territorio.

Il DEA del Martini è di fondamentale importanza perché risponde alle esigenze di cura di una vasta area della zona centro sud di Torino. La sua chiusura genera inevitabilmente una maggior affluenza nei DEA limitrofi che si trovano all’Ospedale Mauriziano, Moncalieri, Rivoli e Città della Salute. E abbiamo già visto che cosa è accaduto al Maria Vittoria ieri.

La verità è che si pagano oggi gli enormi danni derivati da anni e anni di tagli alla Sanità e al personale. A ciò si aggiunge quello che da giorni stiamo dicendo: le enormi necessità di personale che abbiamo con gli infermieri che non si trovano più, oltretutto con quei pochi rimasti che vengono “catturati” da chi offre loro condizioni migliori. Ci rendiamo conto che stiamo giocando col fuoco? Ci rendiamo conto che questa situazione potrebbe avere delle ripercussioni notevoli sul personale e anche sulla popolazione che rischia di non trovare immediata risposta ai problemi di salute che oggi sono di urgenza-emergenza?”.

L’opposizione in Regione: “ora basta, si trovi un covid hospital”

Parlano i leader torinesi dell’opposizione in Regione: Ora basta, si trovi un nuovo Covid Hospital e si utilizzi questo lockdown per salvare la sanità piemontese. Una sola vita vale più delle polemiche di questa Giunta.

“A seguito della proclamazione dell’emergenza si può passare a uno ‘stato d’eccezione’ che è in grado di limitare alcune nostre libertà fondamentali; sta accadendo purtroppo in queste ore, con il nuovo lockdown che si abbatterà sulle nostre vite nelle prossime ore. Perché non possiamo utilizzare lo stesso stato d’eccezione per fare valere l’interesse pubblico e destinare strutture private ma vuote a nuovi Covid hospital torinese?” – si chiedono i capigruppo di opposizione torinesi in Regione.

“Serve un nuovo Covid hospital e serve presto – proseguono Gallo, Giaccone, Grimaldi e Magliano – l’aver smantellato in fretta e furia le OGR senza una vera alternativa non è stata una mossa intelligente, come non lo è stata individuare l’oftalmico (per la solo sub-intensiva): l’avevamo già segnalato all’Assessore Icardi quasi tre settimane fa durante un question time”.

“In questa fase chiediamo alla Giunta di lasciar da parte l’orgoglio e tornare sui propri passi: nel pieno dell’emergenza sanitaria, se non ci sono altri luoghi pubblici idonei è meglio una piccola figuraccia, tornando alle OGR, chiedendo gratuitamente il Lingotto (pagando le spese vive) o altri luoghi privati idonei. Tutto e meglio di ripiegare su una scelta, quella del parcheggio sotterraneo fuori da Torino Esposizioni, che non ha impianti di riscaldamento idonei ad una pandemia, che in caso d’incendio renderebbe quel luogo un inferno e che mostra problemi logistici non facilmente né velocemente risolvibili”.

“Quando affermiamo che la sanità piemontese è arrivata impreparata alla seconda ondata finendone travolta – concludono i capigruppo di Partito Democratico, Liberi Uguali Verdi, Moderati e Lista Chiamparino per il Piemonte – intendiamo proprio questo tipo di circostanze. Il centro sinistra in Consiglio regionale non ha nessuna voglia di passare il lockdown a fare polemiche, vogliamo invece utilizzare questo tempo per proporre le strade migliori per uscire dalla zona rossa e dal pantano in cui Cirio e la Lega ci hanno messi. Se loro non riescono a gestire la sanità della nostra Citta, invece di lamentarsi, chiedano al Ministero di mandare un commissario capace di gestire meglio di quanto stiano facendo la seconda ondata della Pandemia: una sola vita vale più delle polemiche di questa Giunta”.

Covid e zona rossa, Appendino bacchetta Cirio: “Non è il momento delle polemiche”

Dopo il post su Facebook del governatore Cirio che si lamenta della decisione del governo di indicare il Piemonte come zona rossa, mentre altre regioni in situazioni altrettanto difficili non subiranno il lockdown, interviene la sindaca di Torino, Chiara Appendino:

”in questo momento drammatico, le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità. Il Governo l’ha fatto, stabilendo dei criteri di rischio per le Regioni.” Scrive la prima cittadina sulla propria pagina Facebook.

“Adesso bisogna mettere subito in atto un piano dettagliato e concreto che ci faccia uscire dalla fascia rossa e che porti Torino e il Piemonte fuori dal lockdown il prima possibile.

Sono migliaia i piemontesi bloccati in casa da un sistema sanitario che per stessa ammissione della regione, non sta reggendo.
Sono migliaia le imprese obbligate a chiudere che potrebbero non riaprire più.

Ogni minuto perso a fare polemica è un minuto in meno dedicato a loro”, aggiunge la sindaca riferendosi evidentemente alle parole del Governatore.

“Adesso bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare pancia a terra per uscirne fra 14 giorni.Punto.“ conclude la sindaca.

Rossi-Valle (Pd): “Nelle Rsa strutture temporanee per positivi”

Nel corso della riunione del gruppo di indagine sul covid19, sono state audite le associazioni di categoria delle RSA. Un comparto importante, che oggi necessita di ristori per le spese straordinarie cui sta andando incontro (p.es. sui DPI) e di risorse economiche per garantire servizi e occupazione, per esempio ricorrendo al pagamento vuoto per pieno fino a concorrenza del budget, come avviene in Lombardia e Toscana.

È emersa ancora con forza la necessità di provvedere tempestivamente ad isolare i covid positivi asintomatici o paucisintomatici per evitare il diffondersi del contagio in strutture che ospitano persone particolarmente fragili e che impiegano figure professionali strategiche, di cui oggi c’è penuria.

È fondamentale perciò individuare il prima possibile strutture vuote, disponibili da subito per evacuazioni temporanee di positivi e metterle in condizioni di operare: la regione deve garantire risorse e personale il prima possibile. Alcune disponibilità importanti, su Torino e su Novara, sarebbero già state raccolte dalle associazioni di categoria e non vanno sprecate.

Domenico Rossi, Vicepresidente Commissione Sanità

Daniele Valle, Coordinatore Gruppo di indagine sul Covid19

Piemonte zona rossa, Campania no. Cirio: “Il governo spieghi la logica delle scelte”

Il governatore del Piemonte esprime il proprio stupore sulle scelte adottate dal governo che ha collocato il Piemonte in zona rossa, attraverso un post pubblicato questa mattina presto su Facebook

“Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, – commenta Alberto Cirio – a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili. Perché si sia voluto assumere scelte così importanti sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni. Perché il netto miglioramento dell’Rt del Piemonte (sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare) non sia stato preso in nessuna considerazione”.

Aggiunge Cirio: “Perché per regioni con situazioni gravi si sia usato un metro diverso. Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte. Il rispetto delle istituzioni fa parte della mia cultura. Ed io rispetto lo Stato. Ma anche il Piemonte merita rispetto. Lo meritano i Piemontesi e le tante aziende che forse non riapriranno. Ed io per loro pretendo dal Governo chiarezza”.