ilTorinese

Fondi per disoccupati e inoccupati nei cantieri pubblici

Al via il bando regionale destinato agli enti pubblici che potranno prendere in carico personale per finanziare interventi in ambito ambientale, culturale, artistico, turistico, e di pubblica utilità sociale.

L’assessore Chiorino: «Sostenere e offrire opportunità a chi, già in difficoltà, è stato ulteriormente penalizzato da crisi e pandemia»

Facilitare l’inserimento lavorativo e favorire l’inclusione sociale di chi, specie in un periodo in cui le difficoltà sono accresciute dalla crisi economica e dalla pandemia, il lavoro lo ha perso o fa fatica a trovarlo. È questo l’obiettivo del bando da due milioni e mezzo di euro, approvato dalla Giunta regionale del Piemonte, che consente agli enti pubblici che hanno i requisiti, di presentare la richiesta di finanziamento per l’apertura di cantieri di lavoro per disoccupati e inoccupati.

«Uno stanziamento – ha sottolineato l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Elena Chiorino – che fa seguito a quello di sei milioni erogato nello scorso mese di agosto rivolto ai “disoccupati senior”, over 58. Con questa misura intendiamo offrire delle opportunità di lavoro a una fascia più ampia di disoccupati, in condizioni di particolare disagio sociale e maggiormente penalizzate dalla crisi innescata dalla pandemia. Politiche, quindi, non di mero assistenzialismo fine a se stesso ma supporto ai cittadini in difficoltà che chiedono, legittimamente, la dignità del lavoro».

Le attività di cantiere possono essere integrate con interventi di politica attiva nel rispetto degli standard omogenei di servizio nel territorio regionale, per favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti utilizzati nei cantieri. Per questo bando vengono utilizzate risorse del bilancio regionale per 2.495.000 euro. Le attività ammissibili nei cantieri di lavoro sono in ambito ambientale, dei beni culturali e artistici, del turismo e servizi di utilità pubblica o sociale, nonché della costruzione di opere di pubblica utilità. Si va dalle attività forestali e vivaistiche alla manutenzione del patrimonio pubblico urbano, dalla salvaguardia di beni archivistici, all’attività di promozione turistica, dall’allestimento di mostre all’accudimento di persone anziane o disabili.

I destinatari della misura sono i disoccupati non percettori di trattamenti previdenziali, in condizione di particolare disagio sociale: lavoratori e lavoratrici con età superiore o uguale a 45 anni; con basso livello di istruzione e con condizioni sociali e familiari di particolare difficoltà e gravità anche in raccordo con i servizi socio assistenziali; provenienti dal cantiere precedente per il raggiungimento dei requisiti pensionistici.

«Il nostro obiettivo – ha concluso l’assessore Chiorino – è creare opportunità per persone disoccupate in prospettiva del re-inserimento lavorativo e sociale, attraverso l’acquisizione e il consolidamento di competenze professionali e la conoscenza diretta del mondo del lavoro».

Gli enti pubblici interessati hanno tempo fino al 27 novembre 2020 per presentare la domanda.

Per ulteriori informazioni consultare la pagina:

https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/cantieri-lavoro-disoccupati-bando-2020

 

Il bello e il buono: arte e cibo con il “Classico brunch”

La colazione della domenica diventa un’esperienza nuova che fonde arte, gusto e musica grazie alla sinergia fra Fuzion Food, il laboratorio gastronomico di chef Domenico Volgare e Casa Fools, dinamico teatro di Vanchiglia. Un percorso tematico ispirato all’oriente dove i piatti dialogano con un’accurata selezione musicale commentata da Luigi Orfeo, regista teatrale e lirico

 Parte domenica prossima 8 novembre l’ultima iniziativa torinese per rispondere al lockdown: entro le ore 20 di sabato 7 novembre sarà possibile ordinare “Il Classico Brunch” innovativa proposta di food delivery “culturale” nata dalla collaborazione fra due laboratori creativi di Torino: Fuzion Food il ristorante fusion dello chef Domenico Volgare e Luigi Orfeo di Casa Fools, teatro di quartiere gestito da due anni dall’intraprendente compagnia dei Fools.

La colazione domenicale diventa infatti un’occasione unica e nuova per saziare il palato e la mente: non un semplice brunch in delivery, ma una vera e propria esperienza gastronomica e culturale da vivere in casa e in tutta sicurezza. Uno speciale menù di sette piatti (5 salati e 2 dolci) ispirati alle tipicità servite a colazione in Oriente ed elaborati per l’occasione da Domenico Volgare sarà consegnato assieme a un Qr code. Attraverso il codice si potrà accedere a una specialeplaylist “raccontata”, con cui accompagnare le sette portate del bruchfrutto dell’attenta selezione di Luigi Orfeo, attore e regista di Opera Lirica che da alcuni anni porta avanti un accurato lavoro di studio e ricerca musicale. I brani della playlist che, attingendo dal repertorio classico fino al contemporaneo, richiamano i paesi asiatici di cui si stanno assaporando ricette e ingredientisaranno intervallati da audio introduttivi in cui Luigi Orfeo racconterà dettagli, curiosità e aneddoti legati ai pezzi, per far scoprire tesori “nascosti” della musica Coreana o cantanti italiani dalle sorprendenti origini vietnamite e celebri intermezzi lirici presenti in alcuni capolavori del cinema.Un modo per avvicinare il grande pubblico a frammenti della musica italiana e internazionale, continuando a vivere se pure dentro le mura di casa un’esperienza all’insegna del relax e del gusto.

Il Classico Brunch è un’iniziativa per far vivere pillole di gusto e poesia. Un percorso degustativo mentre si ascolta musica classica. Con questo brunch voglio continuare il format dell’experience che i miei clienti vivevano nel mio locale, portandola nelle loro case e facendo vivere loro un momento in cui l’arte, la cultura e il bello del cibo si fondono insieme. Sono andato a scovare delle ricette orientali legate alla colazione che non avevo mai sperimentato per rendere ancora più unica l’esperienza. Tutto questo ovviamente è stato possibile grazie alla collaborazione con Luigi Orfeo e Casa Fools, una sinergia che ci ha permesso di trasformare la difficoltà attuale in una risorsa.” commenta Domenico Volgare, a cui si aggiungono le parole di Luigi Orfeo: “In un momento di estrema difficoltà e arresto abbiamo voluto mettere in atto una reazione proattiva alla stasi che ha investito tutte le attività della Città: chiusi teatri e ristoranti non si ferma il desiderio di diffondere e condividere la bellezza e la creatività”.

Per prenotare “Il Classico Brunch”
Chiamare il +39 346 2124 341 (prenotazioni entro le ore 20:00 di sabato 07 novembre)
Servizio di consegna disponibile dalle ore 11:00 alle 15:00 di domenica 8 novembre
costo €25 a persona, comprende:
– 5 piatti salati + 2 piatti dolci + thé macha in omaggio
– servizio fruibile in modalità take away o delivery

Paratissima continua online

Nonostante la chiusura degli spazi dell’ARTiglieria Contemporary Art Center di Torino, in seguito alle nuove misure previste dal Dpcm del 3 novembre per fronteggiare l’emergenza epidemiologica, Paratissima non si ferma e continua online.

Nell’Art Gallery (artgallery.paratissima.it), la galleria d’arte contemporanea virtuale di Paratissima, sono infatti visibili tutte le opere esposte a “Nice & Fair – Contemporary Visions”, la prima “fermata” dell’edizione 2020 dedicata alle arti visive. Tutte le opere possono essere acquistate con un click. Oltre all’Art Gallery sono sfogliabili online anche le opere di Paratissima Art Production, la nuova casa di produzione per artisti e creativi emergenti che propone “multipli d’arte” in edizione limitata. Infine, in anteprima, online, si possono anche scoprire le sculture e i video selezionati per il progetto espositivo “Green iDeal”, curato da Paratissima in collaborazione con il Politecnico di Torino per la Biennale Tecnologia. Le opere utilizzano la tecnologia e il digitale come principale mezzo espressivo e hanno come tematica di riferimento la sostenibilità ambientale ad evidenziare lo stretto connubio esistente tra l’arte contemporanea e la dimensione tecnologica e digitale come mezzo di espressione.

Gli uffici di Paratissima resteranno aperti per informazioni e gli appuntamenti di Paratissima Art Station in calendario saranno riprogrammati.

 

 

Paratissima è organizzata da PRS. La direzione artistica è di Francesca Canfora. È realizzata con il supporto di CDP Investimenti SGR, società del Gruppo Cassa depositi e prestiti, il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo e il patrocinio della Città di Torino.

Fiumi, dal Poli un progetto per ambiente ed energia

Il progetto europeo RIBES, coordinato dal Politecnico di Torino, ricercherà soluzioni innovative per rendere la produzione di energia idroelettrica più compatibile con la salvaguardia della biodiversità fluviale

 

Torino, 3 novembre 2020 – Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’idroelettrico, preservando al contempo la biodiversità dei corsi d’acqua: l’Unione Europea indirizza la ricerca verso l’esigenza di coniugare queste due prospettive, spinta da una parte dalla preoccupazione per la continua perdita di biodiversità e dalla conseguente ricerca di misure urgenti per la salvaguardia degli habitat acquatici, e dall’altra impegnata nell’incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Due posizioni contrastanti che però possono trovare un punto di accordo grazie a soluzioni tecniche innovative per rendere maggiormente compatibili dighe e sbarramenti idroelettrici, responsabili dell’interruzione della continuità dei corsi d’acqua con un conseguente significativo impatto sull’ittiofauna e sugli ecosistemi fluviali.

È questa la sfida raccolta dal progetto europeo (finanziato per oltre 4 milioni di euro nell’ambito dell’azione Marie Skłodowska-Curie) “RIBES – RIver flow regulation, fish BEhaviour and Status”, coordinato da Claudio Comoglio, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino: l’obiettivo scientifico sarà comprendere la risposta dell’ittiofauna a diversi fattori di disturbo antropici connessi alla presenza di strutture in alveo, in modo da poter identificare innovative soluzioni per il ripristino della continuità fluviale. Una particolare attenzione sarà rivolta all’individuazione di soluzioni tecniche (e dei relativi criteri di progettazione e monitoraggio) che rendano maggiormente efficaci i “passaggi per pesci”, dispositivi volti a consentire alle diverse specie ittiche, ciascuna caratterizzata da diversi comportamenti, capacità natatorie e tempi di migrazione nell’arco dell’anno, di avere accesso alle porzioni d’alveo in cui sono presenti habitat fondamentali per il loro ciclo vitale, rese però inaccessibili dagli sbarramenti.

Come previsto dalla struttura dei progetti UE Marie Curie, il progetto RIBES prevede percorsi formativi rivolti a 15 giovani ricercatori e ricercatrici nell’ambito dei corsi di Dottorato in 8 Università (Italia, Svezia, UK, Germania, Estonia e Belgio) in cui ciascuno di loro svilupperà un progetto di ricerca individuale all’interno di un network europeo di Università, enti pubblici, società di consulenza e produttori idroelettrici.

Presso il Politecnico di Torino hanno iniziato ieri il percorso di Dottorato di Ricerca due giovani ricercatori, Usama Ashraf e Gloria Mozzi, che sotto la supervisione scientifica dei professori Claudio Comoglio, Costantino Manes, Paolo Vezza e Daniel Nyqvist, studieranno la risposta delle specie ittiche autoctone alle variazioni delle condizioni idrodinamiche indotte dagli sbarramenti attraverso l’utilizzo innovativo di una canaletta idraulica sperimentale che, tramite il MovingLab, il laboratorio mobile sviluppato dal DIATI nell’ambito del progetto cambiamenti_climatici@polito, sarà direttamente utilizzata in campo lungo i corsi d’acqua piemontesi.

 

Questo innovativo programma di formazione e ricerca sarà realizzato in un network europeo multidisciplinare e intersettoriale, che comprende esperti ed esperte di biologia dei pesci, ecologia fluviale, meccanica dei fluidi ambientali e ingegneria idraulica, con l’obiettivo scientifico di chiarire il legame tra locomozione dei pesci e risposta comportamentale ai disturbi antropogenici, promuovendo lo sviluppo di nuove soluzioni per il ripristino della libera migrazione delle specie ittiche lungo i corsi d’acqua. Grazie alle attività che svilupperemo presso il Politecnico ci attendiamo sia di migliorare significativamente lo stato delle conoscenze scientifiche su diverse specie ittiche autoctone che di identificare soluzioni tecniche che contribuiscano ad interrompere l’attuale trend di rapido declino delle relative popolazioni” dichiara il responsabile del progetto Claudio Comoglio.

“Non vogliamo gabbie più grandi, vogliamo gli orsi liberi”

Riceviamo e pubblichiamo/ Queste sono le parole di Barbara Nosari e Stefania Sbarra che dal 21 settembre hanno iniziato lo SCIOPERO DELLA FAME.
Cosa sta succedendo in Trentino?
Negli ultimi anni stiamo assistendo alla persecuzione degli orsi, scomparsi, uccisi e imprigionati, nella regione del Trentino. Tutto è cominciato nel 1999 attraverso il Progetto Life Ursus che si poneva, come obiettivo primario, la tutela degli orsi promuovendo una politica di ripopolamento. Ma in pochi anni, il Trentino, si ritrova a fare i conti con il fatto che gli orsi non sono semplici attrazioni turistiche e il progetto per la loro tutela si trasforma in persecuzione. L’orso così diventa improvvisamente un problema da eliminare. Ad oggi trenta orsi sono stati uccisi mentre tre orsi sono detenuti al Casteller vivendo in condizioni indecenti per il loro benessere, dal momento che in natura un orso può percorrere fino a 20 chilometri al giorno.
Grazie alla campagna #Stopcasteller ideata da Assemblea Antispecista, grazie al supporto del Centro Sociale Bruno, molti attivisti si sono riuniti davanti alla prigione del Casteller il 18 ottobre, mentre due attiviste stanno mostrando la loro disapprovazione attraverso lo sciopero della fame, dal 21 settembre, purtroppo nell’indifferenza dei Media.
Vogliamo mostrare tutta la nostra solidarietà per il coraggio di queste due donne che stanno mettendo a rischio la loro salute per la liberazione degli orsi.
Riportiamo qui le loro parole:

Mi chiamo

Barbara Nosari

Mi chiamo Stefania Sbarra, siamo donne, viviamo in Italia.

Dal 21 settembre siamo in sciopero della fame, a protestare contro la classe politica italiana che sta portando avanti una crudele persecuzione contro gli orsi della bellissima montagna del Trentino.
Ogni volta che viene disegnata una nuova pista da sci, si crea un nuovo pascolo e si crea una nuova impresa per produrre profitti, viene lanciato un nuovo attacco sul territorio naturale degli orsi, distruggendo o riducendo drasticamente il loro habitat.
La rimozione del loro habitat significa la morte di Daniza, KJ2, Jj1 o Bruno, Jj3, Kj2G1, e molti altri, e la cattività in gabbia di tutti gli altri.
In questo momento ci sono tre orsi catturati in una prigione in Trentino chiamata Casteller.
Sono M49, M57 e Dj3.
Uno di loro M49, noto come Papillon, è famoso perché è riuscito a fuggire due volte dalla prigione di Casteller.
Il Guardiano ha scritto di questo orso, che ora è chiuso in un bunker, e siccome non può essere libero, sceglie di morire rifiutando il cibo.
Il secondo orso, M57 è giovane, è stato catturato ad agosto e la gabbia lo fa impazzire.
La terza orsa, femmina, sopravvive in condizioni disperate, si nasconde ed è diventata l’ombra della bellezza che era, dopo essere stata in gabbia da 9 anni.
JJ4, femmina, sta ancora aspettando la sentenza della Corte di giustizia che deciderà la sua vita. È accusata di proteggere i suoi cuccioli dalla presenza di due cacciatori.
In Trentino ci sono al momento 63 orsi, ma il loro numero è considerato eccessivo dalle autorità.
Non vogliamo gabbie più grandi o più belle per gli orsi.
Vogliamo gli orsi liberi e la fine della loro persecuzione nella regione del Trentino.
Se questo non è possibile, allora chiediamo al nostro paese, l’Italia, di dichiarare il fallimento del progetto ′′ Life Ursus ′′ e far finta che i soldi ricevuti dall’Europa siano utilizzati per trasferire gli orsi in un territorio NON ostile.
Gli orsi non hanno chiesto di essere deportati dalla Slovenia per sovvenzionare un progetto milionario finanziato anche con il denaro dei cittadini europei.
Nel nostro paese viviamo in un clima di ′′ terrore mediatico ′′ e continua ′′ caccia agli orsi ′′ prodotto da mero interesse economico e pura avidità.
Siamo in sciopero della fame dal 21 settembre, la classe politica italiana lo sa e ci ignora, ma non ci fermiamo!
La classe politica italiana commette un doppio crimine, contro gli animali e contro gli umani.
A seguito di quanto emerso dalla recente ispezione CITES al Casteller, lo sciopero della fame sarà rivolto ai seguenti punti:
– chiusura immediata della prigione di Casteller
– uscita degli orsi chiamati M49 (Papillon) – M57 – Dj3
– annullamento definitivo dell’ordinanza di cattura per l’orso JJ4;
– eliminazione dei futuri interventi PACOBACE contrassegnati come ′′ J ′′ e ′′ K ′′ che,
Praticamente significano morte e carcere di orsi.
Qualsiasi tipo di supporto e condivisione sarà molto apprezzato, grazie.
I migliori saluti
Vi invitiamo a tenervi aggiornati sui loro profili facebook, di condividere, di riportare quello che sta accadendo:

La protesta dei rider in piazza Castello

All’angolo con via accademia delle scienze

Il luogo scelto per radunarsi è davanti all’ingresso del Mac Donald situato nella centrale Piazza Castello a Torino.I rider chiamati ‘eroi’ da parte delle aziende nella fase uno, tornano ad essere in prima linea in un comparto strategico come quello delle consegne a domicilio. Durante l’emergenza sanitaria, sono​ diventati lavoratori ‘essenziali’. Come lavoratori essenziali​ -urlano i rider con forti sligan-​ ritengono​ essenziali anche i loro​ diritti: chiedono quindi per questo di essere riconosciuti lavoratori a tutti gli effetti, con l’adeguamento dell’ inquadramento contrattuale attraverso l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale dei Trasporti e Logistica o quello del Commercio per tutti i lavoratori della categoria”

Vincenzo Grassano

Zona rossa si’ o no? Ma come ci è finito il Piemonte?

FRECCIATE   Oggi il Presidente Cirio ha rilasciato una lunghissima intervista a “La Stampa”, polemizzando con il governo che ha messo il Piemonte in zona rossa. Non una parola su cosa si è fatto in Piemonte per non finirvi. Ha ragione per una volta la sindaca Appendino che lo invita a tacere e a “lavorare pancia a terra“.

L’arciere

Il bollettino covid: 29 vittime e 4878 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

 

36.993 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 36.993così suddivisi su base provinciale: Alessandria 4145, Asti 1997, Biella 1181, Cuneo 4090, Novara 3241, Torino 19.067, Vercelli 1646, Verbano-Cusio-Ossola 1217, extraregione 238, oltre a 171 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 4549

Sono 29 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4549 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 725 Alessandria, 282 Asti, 238 Biella, 438 Cuneo, 444 Novara, 1993 Torino, 248 Vercelli, 138 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 43 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 89.458 (+ 4878 rispetto a ieri) di cui 2022 (41%) sono asintomatici.

I casi sono così ripartiti: 2429 screening, 1091 contatti di caso, 1358 con indagine in corso; per ambito: 604 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 429 scolastico, 3845 popolazione generale.
La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 7977 Alessandria, 4266 Asti, 2936 Biella, 11.033 Cuneo, 6704 Novara, 49.343 Torino, 3210 Vercelli, 2445 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 582 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 962 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 268 (+19 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3871 (+173 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 43.777

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.117.280 (+ 21.288 rispetto a ieri),di cui 614.148 risultati negativi.

“Noi siamo con le vittime di Nizza e Vienna”

Se ci si fosse illusi che nel clima di emergenza per la pandemia non ci fosse, almeno sul suolo europeo, più posto per gli attentati, ci si è dovuti ricredere.

 

È invece realistico pensare che i nuovi fronti geopolitici nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo siano all’origine di un nuovo ciclo della strategia del terrore.

Non stupisce che si sia iniziato con la Francia, con una politica sua propria che l’ha condotta a un duro contrasto con la Turchia. Ma dopo Vienna è ora chiaro che l’Europa intera è di nuovo sotto tiro. Un’Europa sulle cui divisioni si può puntare per condizionarla. Un’Europa che deve dunque trovare un’unità sui principi suoi fondamentali, che sono ben al di là della libertà di satira. Principi di accoglienza ma anche di rigorosa tutela dalla sopraffazione.

Le religioni, anche quelle altre dalla tradizione occidentale, sono linfa vitale per una nuova storia comune.  Ma ciò su cui non si può transigere è che la fede religiosa sia un fatto di assoluta libertà e non debba in alcun modo venire imposta, che nessuna violenza sia giustificabile col nome di Dio, che a essere care a Dio siano semmai le vittime innocenti.

È un sollievo pensare come tali principi siano già vividamente incarnati nel seno delle nostre società. Lo testimoniano le parole del Gran Mufti di Bosnia, il quale, dopo l’attentato di Vienna, ha dichiarato: “Vienna dev’essere la linea del fronte comune, che difenderemo senza paura e ad ogni costo, poiché non si tratta di Vienna soltanto, ma di tutte le persone libere e dell’Europa intera”. 

 

Con questo spirito, proponiamo perciò un’iniziativa pubblica, nei tempi e nei luoghi permessi dalle disposizioni sanitarie diramate in queste ore, che non consentono di manifestare in piazza. Chiamando tutte le comunità religiose e le forze politiche e sociali ad esprimersi. Non contro qualcuno, se non contro chi aderisce a un principio di morte che sarebbe blasfemo considerare religioso; ma per un valore di fraternità davvero universale, che tanto più in questo momento è importante riaffermare.

Giampiero Leo, Bhante Dharmapala (C. Torrero), Idris Abd al- Razzaq Bergia, Rav Ariel Di Porto,

Bruno Geraci, Ibrahim Gabriele Iungo, Walter Nuzzo, Don ErmisSegatti, Younis Tawfik, a nome del Movimento Interconfessionale Noi siamo con voi.

Aderisce ufficialmente la Federazione Islamica del Piemonte.

 

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati

Torino e la Scuola

1. Educare, la lezione che ci siamo dimenticati
4. Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
5. Studenti torinesi: Piero Angela allAlfieri
6. Studenti torinesi: Primo Levi al DAzeglio
7. Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
8. Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
9. UniTo: quando interrogavano Calvino
10. Anche gli artisti studiano: lequipollenza Albertina

1“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati. Come i greci e i latini ci hanno insegnato “la scuola”

Una delle prime raccomandazioni che Geppetto fa a Pinocchio è di comportarsi bene e di andare a scuola, ma quanto sarà arduo per il burattino portare a termine questa elementare impresa! La favola di Collodi racconta che il bambino di legno si avvia verso la meta prestabilita, con tanto di quaderno e sussidiario, ma subito incontra diverse distrazioni che lo allontanano dalla sua destinazione: si tratta ovviamente di una metafora sulla strada della vita, lungo la quale sono molti gli ostacoli che dobbiamo superare. Limpresa che Pinocchio deve affrontare è in realtà quella di crescere, egli infatti incontrerà sul suo percorso persone malvagie e individui buoni, dovrà imparare a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, finché, una volta divenuto responsabile e saggio, capirà qual è la via giusta da percorrere e potrà infine vedere esaudito il suo desiderio più grande.
Vi è un altro episodio, allinterno della stessa narrazione, che sottolinea limportanza attribuita dallo scrittore fiorentino al tema dello studio: il capitolo riguardante il Paese dei Balocchi.

Questa volta lingenuo protagonista si ritrova in un luogo dove tutto appare meraviglioso, i bambini giocano incessantemente da mattina a sera, addirittura possono fumare, bere e rompere le cose (una scena della versione disneyana mostra anche la distruzione del celebre dipinto della Gioconda), ma non tutto è come sembra. I fanciulli a furia di divertirsi e basta si trasformano in asini, e, una volta divenuti bestie, vengono venduti per lavorare nei campi. Il messaggio è crudo e drammatico ma ancora una volta molto chiaro: la mancanza di istruzione porta alla schiavitù.
Ma quanti sono i bambini che da sempre piagnucolano per non voler andare a studiare in classe?
Non c’è niente da fare, nessuno, dallalbore dei tempi, è mai stato contento di svegliarsi presto per andare a farsi interrogare, eppure a scuola bisogna andarci.
Lultimo drammatico periodo pandemico ci ha fatto sicuramente aprire gli occhi su quanto le istituzioni scolastiche siano essenziali. Mai come negli ultimi mesi si è sentita così tanto pronunciare la parola scuola.

Ma, nonostante tutte le riflessioni fatte, se vi si chiedesse a cosa serve andare a scuola? cosa rispondereste?

Ricordo che una volta incontrai un mio professore del liceo, chiacchierando mi disse che la scuola è quella cosa che rimane invariata mentre il resto cambia e si trasforma; non capii allepoca il senso della sua affermazione, non mi trovai daccordo  con lui, poiché, come ben si addice ad una giovane studentessa, pensavo che la didattica dovesse modificarsi con il passare delle epoche, adattarsi agli studenti e scrollarsi di dosso un po di vecchiume.

Ebbene, ora che sto tentando di passare dallaltra parte della barricata, sento di aver cambiato idea, o, quantomeno, di aver compreso che la questione è assai complessa.
Forse, distratti dalla frenesia costante della vita contemporanea, ci siamo dimenticati del vero motivo per cui è necessario ed essenziale  che gli studenti si siedano dietro i soliti banchi sgangherati, allinterno di aule pregne di spifferi. Vediamo se riusciamo a ricordarcelo.

Per prima cosa credo sia importante partire dalletimologia di alcuni termini, come, appunto, scuola: pop. o poet. scòla s. f.,  lat. schŏla, dal gr. σχολή, che in origine significava (come “otium” per i Latini) libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, e più tardi luogo dove si attende allo studio (Enciclopedia Treccani). Già con questa definizione potremmo ritenerci sufficientemente soddisfatti: a scuola si va per ricevere uneducazione. Ma allora che cosa significa educare? Il termine ha una doppia derivazione latina, esso si riconduce sia a ex duco ossia tiro fuori, sia a educo, cioèconduco. Ed è proprio qui che sta linghippo: dalla duplice significazione del termine derivano anche due differenti modelli pedagogico-educativi.  Appurato dunque che la scuola serve ad educare, ora è quindi necessario capire come farlo: è meglio lesempio della paideia (sistema educativo) di Socrate o quello platonico tanto caro alla patristica medievale? È più giusto che il maestro ricopra il ruolo di stimolatore, come si evince dal romanzo didattico Emilio di Rousseau o è preferibile che colui che insegna sia una vera e propria guida, e che educhi il discente alla moralitàattraverso la ragione, come diceva Kant? Ha più senso un tipo di apprendimento laboratoriale o uno basato sullaccumulare nozioni?
Il file rouge che lega levoluzione della storia delle istituzioni scolastiche è proprio questo dualismo di metodologie pedagogiche, luna incentrata sulla libertà delleducando e sullimportanza dellesperienza e laltra invece a sostegno dellautorità delleducatore, unico detentore della verità.


Ma partiamo dallinizio. Chi lha inventata questa scuola così tanto mal voluta? Ancora una volta è colpa dei greci. La civiltà europea nasce dalla civiltà greca, e da questa ha innegabilmente ricevuto le forme essenziali del pensiero e dellespressione.
Nel lontanissimo 594 a.C., larconte Solone promulgò alcune leggi che disciplinavano le attività scolastiche. E chissà se già allepoca i piccoli scolari erano soliti inventarsi pestiferi stratagemmi per ingannare le madri al fine di scampare allinterrogazione di matematica?
Altre testimonianze dellesistenza di un sistema distruzione sono costituite da ritrovamenti di cocci di vasi risalenti al VI secolo a.C., rinvenuti ad Atene; tali reperti sono essenziali per comprendere che il saper scrivere era, almeno nella polis egemone, unabilità ordinaria.

Vi sono altri reperti, risalenti al V secolo, di vasi a figure rosse che ritraggono specificatamente scene di vita scolastica, con alunni che imparano a leggere e scrivere. In realtà le informazioni sul reale funzionamento del sistema scolastico sono assai poche. Sappiamo che i ragazzi (pare non ci fossero scuole femminili) erano istruiti in ginnastica da un paidotribes; in musica (cioè a eseguire pezzi cantati con accompagnamento di cetra) da un chitaristes; a leggere e a scrivere da un grammatistes. Secondo Platone (Protagora 325e), il grammatistes poneva davanti a loro sui banchi i carmi di maestri della poesia da leggere e da imparare a memoria. Si può dedurre che tali istituzioni non fossero statali, poiché i figli dei ricchi, secondo il Protagora di Platone, sono i primi a intraprendere gli studi nelle scuole, e gli ultimi a uscirne. L istruzione elementare non era obbligatoria, non di meno lo stesso Aristofane (il grande commediografo greco, V-IV sec. a.C.) afferma che perfino i cittadini più disagiati, anche se non potevano permettersi di studiare musica e poesia con un kitaristes, a leggere e a scrivere in qualche modo imparavano. Gli studenti più piccoli trascorrevano i primi cinque anni del percorso scolastico con il grammatistes, un vero e proprio maestro elementare che insegnava loro dapprima lalfabeto, poi le sillabe, poi le parole intere, con la corretta suddivisione in sillabe. I papiri ci testimoniano i mille esercizi di copiatura e di scrittura sotto dettato. I testi scelti per la copiatura erano lineari, ma ricchi di contenuto morale, favole, racconti su figure illustri della storia o del mito. La seconda fascia scolastica interessava i ragazzi fra i dodici e i quindici anni,  i quali, sotto la guida del grammatikos, imparavano ad esercitarsi nella lettura e nel comporre. La materia base di questi specifici anni scolastici era la poesia, materia assai importante, che forniva agli studenti conoscenze mitologiche, geografiche, storiche, associate alla comprensione delle regole grammaticali e stilistiche. Vi erano poi i gymnasia, dove i discenti erano seguiti da docenti di retorica e filosofi.
Lo schema educativo greco venne ripreso a Roma, anche se qui la questione sembra complicarsi ulteriormente. La scuola romana èsuddivisa in tre momenti differenti: dai sette ai dodici anni, dai dodici ai sedici anni e infine dai diciassette ai ventanni.


I primi anni di formazione sono affidati al magister ludi, il maestro di gioco, che ha il compito di insegnare a leggere e a scrivere e a fare i calcoli più semplici. Accanto a tale figura vi è il paedagogus, pedagogo, lo schiavo greco incaricato di accompagnare a scuola i bambini (e anche i ragazzi più grandi), in tal modo il giovane era costretto ad assimilare perfettamente la lingua greca. Segue poi la scuola del grammaticus, in questi anni le materie di studio aumentano e diventa centrale lapprofondimento dei testi poetici e il loro commento. Gli studenti affrontano anche le prime esercitazioni retoriche, ad esempio composizione di favole di tipo esopico, e brevi e semplici composizioni moraleggianti. Altre materie erano la musica, la geometria, la recitazione e la ginnastica.
Avanzando nel percorso scolastico,  spiccano gli insegnamenti di retorica, diritto e filosofia.
Lo sviluppo delle scuole retoriche viene tenuto in gran considerazione, soprattutto sotto i Flavi, a tal proposito è bene ricordare il noto provvedimento di Vespasiano di assegnare uno stipendio statale annuo di 100.000 sesterzi ai retori di Roma, con lo scopo di fare dei giovani usciti dalle scuole dei funzionari imperiali capaci di valorizzare la loro azione di governo con laiuto delleloquenza. I punti fondamentali dellinsegnamento retorico erano i seguenti: esercizi preliminari; insegnamento sistematico dei cinque momenti competitivi delloratoria: inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio; declamatio, recitazione a memoria, da parte di ogni discepolo, di orazioni da lui preparate sotto la guida del docente. La scuola di diritto rappresenta la sola innovazione originale latina rispetto allinsegnamento greco. Alla sua base sta la grande tradizione e sensibilità giuridica romana, potenziata e approfondita dalle esperienze filosofiche del mondo greco.

La storia del sistema scolastico è assi lunga e complessa e nei prossimi articoli di questo ciclo che ho voluto dedicare al tema dellistruzione e della scuola ne ripercorrerò le tappe fondamentali attraverso i vari periodi storici.
Che dire ancora? Volenti o nolenti da sempre la scuola bisogna frequentarla, e da sempre dapprima non ci si vuole andare e poi la si rimpiange. Ad un certo punto poi la scuola finisce ed inizia la vita vera e propria, e alla domanda a che cosa serve la scuola ognuno risponderà a modo suo.

Alessia Cagnotto