ilTorinese

La mensa dei poveri di don Adriano chiede aiuto

TORINO, MENSA DEI POVERI OLTRE 300 PASTI GIORNALIERI
La richiesta di aiuto alla Città dello stimato sacerdote cottolenghino torinese Don Adriano Gennari per continuare con un prezioso servizio caritatevole al tempo del Covid-19.

“La seconda ondata del Covid-19 ha comportato lo sfondamento del tetto dei 300 pasti al giorno”. Lo afferma Don Adriano Gennari del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, sacerdote cottolenghino fondatore a Torino della centrale ‘Mensa dei Poveri’ in via Belfiore 12.
“Come durante il primo lockdown, la chiusura di bar, ristoranti e mense aziendali e l’aumento dello smart working comportano la penuria di cibo sul territorio con cui provvedere giornalmente al sostentamento degli indigenti”, spiega il prelato.
“Ogni settimana distribuiamo circa anche 100 pacchi-famiglia, e la domenica circa 700-800 sacchetti-pasto, ben l’80% in più del periodo pre-Covid. Per portare avanti il nostro servizio caritatevole abbiamo bisogno di aiuto, di generi alimentari e di sostegno economico per fronteggiare gli ingenti costi mensili della mensa e dei nostri centri di ascolto in Corso Regina Margherita 190 e al Monastero di Casanova a Carmagnola, dato anche lo scemare di questue e offerte durante le Sante Messe per via della crisi economica in corso”, aggiunge Don Adriano.
“Chiunque volesse donare il proprio, generoso contributo, può telefonare o inviare un messaggio Whatsapp al 375 6188246, oppure scrivere una e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@cenacoloeucaristico.it”.

Più senso di responsabilità per non ricadere nell’emergenza

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La prima giornata arancione a Torino ha rivelato l’immaturità e l’insensatezza di troppi che hanno invaso il centro, creando vistosi assembramenti. Anche la signora Appendino era a passeggio con la figlia in via Garibaldi.

Di una situazione del tutto fuori controllo si è reso conto persino l’assessore regionale alla Salute Icardi, quello che ad ottobre andò’ in viaggio di nozze.

IAnche a me avrebbe fatto piacere fare una passeggiata in via Roma e iniziare con gli acquisti di Natale a cui certo non voglio rinunciare . Ma il senso di responsabilità in questi drammatici momenti, per nulla superati, lo sconsigliava. Ci sarà tempo per farlo prima di Natale con tutta calma.
Ma qui si ripropone in modo lampante il problema dei controlli che non ci sono stati o non hanno funzionato. Ricadere nell’emergenza assoluta e’ facilissimo. L’esordio della domenica ci offre un pessimo segnale. Troppi hanno già dimenticato ciò che è accaduto nel corso dell’estate.

Prefettura, Questura e Comune debbono mettere in atto un’azione preventiva e repressiva perché non si ripeta ciò che è accaduto domenica e che può portare ad un aumento dei contagi.
Se consideriamo l’esilarante protesta della ragazzina dodicenne che vuole tornare assolutamente a scuola senza considerare la mancanza di sicurezza e la inadeguatezza dei trasporti, abbiamo un quadro complessivo di evidente irresponsabilità . Sulla dodicenne hanno imbastito una speculazione politica contro Cirio che ha avuto il buon senso di non riaprire le scuole.

Anche se la didattica a distanza non soddisfa ,non possiamo dimenticare che la seconda ondata è proprio coincisa con l’apertura scriteriata delle scuole senza trasporti adeguati di cui non si parla neppure più . La nuova Greta torinese della riapertura ad ogni costo meriterebbe una strigliata da parte dei genitori e non la pubblicazione sui giornali delle sue immature proteste che rivelano ovviamente la non conoscenza dei problemi.

Da oggi occorre più fermezza nelle Autorità e soprattutto più responsabilità nei cittadini . Ieri non è stata una domenica arancione, ma una domenica nera che non fa onore ai torinesi.

Tutela del made in italy: sequestrate 150 tonnellate di alimentari

La Guardia di Finanza di Torino ha concluso un’articolata operazione di servizio volta al contrasto delle frodi commerciali nel settore della importazione e distribuzione di generi alimentari, che ha consentito di sequestrare oltre  100.000 confezioni pre-imballate di ortaggi, funghi e olive, per un peso complessivo di 150 tonnellate, con indicazioni mendaci in relazione all’origine italiana.

Le indagini hanno tratto origine da alcuni sequestri di analoghi prodotti effettuati nei quartieri torinesi di San Salvario e Barriera Milano; i successivi accertamenti, svolti anche valorizzando le informazioni residenti nelle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, hanno poi permesso di ricostruire la filiera illecita conducendo le “Fiamme Gialle” dapprima nella cintura torinese e, successivamente, in Puglia.

Spagna, Francia, Ungheria i paesi di coltivazione, lavorazione e confezionamento dei vari alimenti poi etichettati con la bandiera tricolore italiana, in violazione della legge che tutela il “Made in Italy”.

Tutti i prodotti cautelati erano destinati alla grande distribuzione organizzata e quindi ai consumatori finali.

Teatro delle operazioni sono stati l’entroterra torinese e la provincia di Foggia, ove i militari del Gruppo Pronto Impiego di Torino, unitamente a personale delle locali Articolazioni territoriali del Corpo, hanno dato esecuzione ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dai magistrati del pool “Tutela del consumatore” istituito presso la Procura della Repubblica del Tribunale del capoluogo piemontese.

L’efficace attività esperita dai baschi verdi di Torino rientra nel quadro dell’azione di contrasto all’illegale immissione in commercio di prodotti del settore agroalimentare e ai correlati fenomeni distorsivi del mercato, svolta prioritariamente dalla Guardia di Finanza quale organo di polizia economico-finanziaria a tutela dei cittadini.

 

Cinquant’anni fa la legge sul divorzio

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni      Il 1° dicembre 1970, cinquant’anni fa, il Parlamento italiano votò la legge sul divorzio chiamata anche “Fortuna –  Baslini“ dal nome dei deputati che stesero il testo. Loris Fortuna era un socialista riformista, mentre Antonio Baslini era un liberale malagodiano. Fu cosa difficile introdurre in Italia una legge sullo scioglimento del matrimonio perché  i vari tentativi fatti negli anni successivi all’ Unità d’Italia  vennero bloccati sul nascere dalla forte opposizione della Chiesa cattolica e di forze cattoliche e conservatrici

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Il Governo Zanardelli ai primi del ‘900 fu promotore di un disegno di legge che venne battuto in Parlamento da 400 voti contrari. Giolitti di fatto bloccò ogni tentativo divorzista perché  la sua politica, volta a trovare l’appoggio dei cattolici, e il patto Gentiloni in particolare, impedirono di procedere su quella strada, malgrado lo statista di Dronero fosse laicissimo. L’ Italia aveva conosciuto il divorzio solo durante la dominazione napoleonica. Il fascismo, che firmò il Concordato con la Chiesa cattolica, mise il divorzio in soffitta. Solo con la ripresa della democrazia il deputato socialista  Luigi Sansone tentò di riaprire il discorso in Parlamento con una legge relativa al “piccolo divorzio“ che naufragò miseramente. Il deputato Loris Fortuna riprese le fila  di quella battaglia e dopo varie vicende  si giunse all’approvazione di cinquant’anni fa. Ad essere decisiva fu la battaglia ingaggiata fuori dal Parlamento dalla LID ( Lega Italiana per il Divorzio), dal partito radicale e soprattutto da Marco Pannella. Fu una battaglia fondata sul confronto civile di opinioni e sulla considerazione difficilmente contestabile che uno Stato laico non possa considerare il matrimonio un sacramento indissolubile, ma un contratto. Ernesto Rossi disse allora che non si poteva andare in Paradiso accompagnati dai Carabinieri, evidenziando che una scelta religiosa non può essere imposta da una legge dello Stato. Certo ad ingarbugliare la materia fu il matrimonio concordatario celebrato, con effetti civili, in chiesa. Lo stesso Papa Paolo VI si schierò contro la legge sul divorzio, vedendola come un “vulnus” al Concordato. Il partito comunista, per quanto impegnato in linea di principio per il divorzio, fu molto esitante perché anche lui interessato a stabilire un buon rapporto con i cattolici, come già  dimostrò il voto all’articolo 7 della Costituzione che inseriva in essa in Patti Lateranensi. Non fu facilissimo spiegare che non si trattava di una riforma “borghese, ma che già allora  riguardava mezzo milione di coppie “ irregolari “ conviventi. La legge Fortuna –  Baslini era una legge austera e severa che nulla aveva a che vedere con certi divorzi all’americana. Se al Senato passò per pochi voti con la mediazione del cattolico liberale Giovanni Leone e con il voto del senatore a vita Eugenio Montale, fu perché essa era una legge seria e meditata.
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Io giovanissimo partecipai a quella battaglia (come poi negli anni successivi a quella del referendum per impedirne l’abrogazione) insieme a Zanone  Magnani Noya, Segre  accusato come avvocato di volersi accaparrare futuri clienti), Pannella e il coraggioso magistrato Mario Berutti. Con Pannella e Zanone allora nacque un’amicizia destinata a durare tutta la vita. Furono giorni entusiasmanti di volantinaggio e di comizi appassionati, anche se io scelsi fin da allora il confronto pacato delle posizioni laiche  con il mondo cattolico, una scelta che portò ad un grande risultato al referendum del 1974: la nascita dei cattolici del No con gli amici Passerin d’Entréves e Traniello. A Torino va anche ricordato, tra gli altri, Francesco Proietti Ricci che fu il segretario della LID e seppe operare con moderazione ed equilibrio nel rispetto delle convinzioni cattoliche , pur in un confronto dialettico appassionato. Proietti Ricci si diceva cattolico e affermava che non avrebbe mai fatto uso della legge sul divorzio che non era un obbligo ma una scelta di libertà. Vincemmo e andammo a festeggiare con una grande cena  con Mario Berutti che divenne anche lui mio grande amico. Il Presidente Saragat firmò subito la legge che però non ebbe immediata attuazione a causa della lentezza degli Organi giudiziari nel creare le apposite sezioni a cui rivolgersi per il divorzio. Era stabilito un termine minimo di 5 anni tra separazione e divorzio , poi ridotto a tre. Non sarebbe onesto se non riconoscessi che quella legge giusta e necessaria ebbe anche come conseguenza quella di matrimoni affrontati più alla leggera e culminati spesso nel divorzio. Era il tema che stava a cuore ai giuristi cattolici preoccupati degli effetti  sulla tenuta delle famiglie. Non ci furono però  gli sconvolgimenti intravisti e molti cattolici fecero ricorso al divorzio, persino chi lo aveva combattuto come il missino Giorgio Almirante e tanti altri.
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Poi negli anni Duemila si volle un divorzio all’americana, molto facile e immediato che addirittura si può ottenere attraverso gli uffici anagrafici . E’ stata una scelta che non ho condiviso perché era giusto un periodo di ripensamento e di tregua dopo un naufragio matrimoniale. Il matrimonio è una cosa seria. Chi non si sente di accedervi può convivere o scegliere l’unione civile che non riguarda solo i gay. Lo scioglimento del matrimonio così come è oggi finisce di provocare delle inevitabili conseguenze sulle famiglie. Lo scardinamento di ogni vita morale – anche laica – ha creato delle situazioni di sfaldamento sociale oltre che famigliare. Uomini rigorosi ed austeri come Croce e Salvemini che condussero laicamente vite esemplari, non sarebbero d’accordo con l’attuale legge perché  esistono diverse moralità laiche con delle regole precise, come ci ha insegnato Bobbio. Essere laici non significa essere libertini , come pensava Scalfari prima dell’incontro con Papa Francesco. Il mondo attuale, creato ed incoraggiato  da certi programmi TV a dir poco “disinvolti”, è devastato e a sua volta  devastante . Sicuramente non è laico, ma profano, anzi fa pensare in piccolo a Sodoma e Gomorra. Il <<s’ei piace, il lice >>, di cui scrisse l’animo tormentato del Tasso, non può trovare nelle feste più o meno eleganti  il suo volgare ed avvilente corrispettiv , che troppo spesso sfocia nel dramma e nella tragedia . Il clima di trasgressione attuale è cosa totalmente diversa dal modo di interpretare laicamente e seriamente la vita di chi cinquant’anni fa volle il divorzio. Basta rileggere il resto di quella legge per comprendere qual era lo spirito che mosse Fortuna e Baslini : fu in anteprima un lib – lab ,rafforzato da Pannella. Un qualcosa che sarebbe piaciuto anche a Mario Pannunzio.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Ecce Turin

Torino vista dal mare /5       Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei migliori modi per scoprire una nuova città. Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano. Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.

“…città dignitosa e severa! Niente affatto grande città, niente affatto moderna come avevo temuto: ma una residenza del diciassettesimo secolo, dove su tutto era stato imposto un unico gusto, quello della Corte e della noblesse. Su ogni cosa è rimasta impressa una quiete aristocratica: non vi sono meschini sobborghi; un’unità di gusto persino nel colore (tutta la città è gialla o rosso-bruna). É un luogo classico anche per i piedi come per gli occhi! Che sicurezza, che pavimentazione”

” Trovo che qui valga la pena di vivere sotto tutti gli aspetti.”

Queste sono solo alcune delle tante parole che Federico Nietzsche scrisse nei suoi scambi epistolari lungo tutto il suo soggiorno nella capitale sabauda dal 21 settembre 1888 al 9 gennaio 1889. Il suo appartamento si trovava al quarto piano di via Carlo Alberto 6 e affacciava proprio sulla piazza sopra la galleria Subalpina. Nonostante una permanenza fugace il pensatore tedesco arrivò a definire Torino come la città che si è rivelata la mia città. Un’affinità decisamente alchemica. A distanza di più di un secolo cosa è rimasto oggi di quegli aspetti meditativi e rigorosi che hanno affascinato Nietzsche?

È chiaro che non si possano paragonare le architetture e “le pavimentazioni”, tanto care al filosofo, di oggi con quelle di ieri, tuttavia la città è riuscita a disseminare in maniera abbastanza estesa palazzi di un tempo, sfoggiando balconi di pietra e vetrate colorate anche fuori dal centro storico. Ma basta un po’ di decorativismo urbano a donare quella nobiltà degna di nota? Nietzsche non è una persona che utilizza il termine nobiltà con leggerezza; per lui l’aristocrazia è d’animo e non di ostentazione. La nobiltà, Nietzsche racconta di incontrala all’osteria, nella donna che gli serve l’agnello ottimamente cucinato, e ancora più nel respirare il silenzio delle vie che aprono sulle montagne, placide fonti di acqua e di rispetto; e ancora Nietzsche parla di concerti sublimi, musiche che sono superiori a quelle mai udite in altri paesi.

Oggi mi chiedo se i torinesi si rendono conto della fortuna che hanno nel vivere in questo equilibrio di forze, dove architettura e natura giocano a scambiarsi le parti. In generale, le sensazioni positive provate da quel pazzo visionario, che io adoro, mi pare di riviverle, anche se filtrate da un tessuto igienico posto su naso e bocca.  Quella stessa tensione assoluta verso l’alto che il nostro uomo visse passando sotto la Mole Antonelliana è impossibile non avvertirla ancora oggi. Nietzsche addirittura battezza quell’antenna energetica Ecce Homo, l’opera che qui scrisse, a sottolineare ancor di più quel profondo legame instauratosi con la città.

Si può dire che sia facile rifarsi alle parole di un vecchio filosofo; io penso che sia doveroso meditarvici sopra, ascoltare quanto i grandi pensatori hanno detto, perché essi sono stati in primis grandi “sensitivi”, capaci di percepire quanto nascosto ai più. Si mediti allora se le musiche di oggi rispecchino i bisogni dell’animo; si osservi se l’arte sia valorizzata; si indaghi se l’interiorità sia ricercata oppure se la gente abbia più premura di riversarsi ai tavoli degli aperitivi che nei musei (chi ha mai avuto problemi di distanziamento sociale in un museo, negli ultimi dieci anni?).

Con Nietzsche si apre un filone di pensiero che esalta le potenze vitali dell’uomo, quelle che ribollono dentro e che necessitano di un giusto “habitat” per coltivarsi e manifestarsi: in questo senso va inteso l’apprezzamento urbanistico di Torino. Ma all’epoca il Po era pulito e le carrozze non rilasciavano particelle inquinanti. Questo dovrebbe farci meditare sull’impatto del nostro ecosistema (in questo caso urbano-collinare) sulle nostre menti, sulla potenzialità ch’esso ha nel plasmarci, nello stimolarci o nel deprimerci. Perché uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi ha considerato questa la sua città? Dovremmo chiedercelo, riversando ammirazione su ogni scorcio cittadino gradito all’anima e difendendolo con tutte le forze dagli orrori dell’inciviltà estetica, nella sua accezione di sensibilità.

Quella di Nietzsche fu un’unione profonda, totale, oltre lo spirituale, come è stato a tutti evidente nel momento in cui davanti alla sua abitazione torinese abbracciava un cavallo ferocemente frustato dal suo padrone: non era pazzia, era solo difesa di una sensibilità superiore.

Annachiara De Maio

Stephanie, la prima donna in Champions

Prima del derby di sabato, la Juventus mercoledì 2 dicembre sarà impegnata in Champions League contro la Dinamo Kiev.

E la partita di Torino sarà anche una prima novità assoluta perché a dirigere la gara è stata designata la 37enne francese Stephanie Frappart, prima arbitro donna di una partita della Champions League degli uomini.Frappart lo scorso anno aveva già diretto la finale di Supercoppa e ad ottobre ha anche esordito in Europa. Laureata in scienze motorie la Frappart ha diretto anche numerose gare maschili nelle serie A e B francese.

Vincenzo Grassano 

Il Covid test Point dell’aeroporto è aperto a tutti

 L’Aeroporto di Torino apre a tutti i cittadini il servizio di monitoraggio rapido anti Covid combinato, su base volontaria e a pagamento.  Possibile effettuare test sierologico o tampone rapido antigenico, combinati con tampone molecolare. In caso di esito positivo al monitoraggio rapido, i non passeggeri hanno la facoltà di richiedere immediatamente un tampone molecolare a pagamento.  I test disponibili in aeroporto estendono i canali di controllo dell’emergenza sanitaria, aprendo la strada verso una nuova normalità per tutti

L’Aeroporto di Torino annuncia l’apertura del Covid Test Point aeroportuale a disposizione di tutta la popolazione, su base volontaria e a pagamento.

L’iniziativa, realizzata con Air Medical e lanciata in una sua prima fase il mese scorso solo per i passeggeri, è la prima in Italia a combinare l’effettuazione di test sierologico o tampone rapido antigenico e, in caso di esito positivo, di tampone molecolare. L’obiettivo è quello di fornire un nuovo servizio sanitario alla comunità: l’accesso al Covid Test Point è infatti consentito a tutta l’utenza, anche a quella extra-aeroportuale, previa prenotazione.

Dopo il riconoscimento ottenuto come Best Airport 2020 da ACI Europe per la gestione dell’emergenza Covid-19, l’Aeroporto di Torino rafforza la partnership con un’azienda di grande esperienza nel settore aviomedicale e apre ulteriormente la strada verso una nuova normalità per l’intera comunità.

Per evitare la commistione di flussi tra i passeggeri in partenza/arrivo da e per l’Aeroporto di Torino e i non passeggeri, il Covid Test Point è stato trasferito presso il Terminal Check-In Remoto, situato al Livello Arrivi, tra il Parcheggio Multipiano e la stazione ferroviaria.

L’accesso al Covid Test Point è garantito per i non passeggeri esclusivamente attraverso prenotazione online, utilizzando la piattaforma Air Medical dedicata (https://airmedicalservice.eu/), senza che sia necessaria prescrizione medica.

La struttura fornisce il test sierologico al costo di 30€ e il tampone rapido antigenico al costo di 40€.

In caso di risultato positivo, i non passeggeri hanno la facoltà di scegliere se effettuare immediatamente in aeroporto il tampone molecolare a pagamento, oppure se rivolgersi al sistema sanitario nazionale.

Resta invariata la modalità di erogazione del servizio per i passeggeri dell’Aeroporto: l’accesso al Covid Test Point può avvenire spontaneamente o su prenotazione; in caso di risultato positivo al test rapido, chi parte/arriva da e per Torino Airport può effettuare immediatamente un tampone molecolare senza costi a suo carico. Grazie a un’apposita convenzione, sottoscritta già in precedenza tra ASL Città di Torino, Air Medical e Torino Airport e rivelatasi iniziativa di grande successo, tutti i dati relativi ai passeggeri raccolti dal Covid Test Point saranno messi a disposizione delle Autorità sanitarie e utilizzati per valutazioni epidemiologiche, al fine di comprendere e monitorare l’andamento dello sviluppo dell’epidemia da Covid-19.

Il Covid Test Point di Torino Airport è aperto dal lunedì alla domenica, dalle 9.00 alle 18.00.

I clienti del Covid Test Point possono lasciare l’auto presso il parcheggio a pagamento Lunga Sosta, con tariffe dedicate. Dal parcheggio al Terminal Remoto, raggiungibile in 2 minuti a piedi, è stato predisposto un percorso pedonale coperto e dedicato, privo di barriere architettoniche.

Continua, come già in precedenza, l’attività di screening obbligatoria e gratuita dedicata ai passeggeri in arrivo da Francia, Spagna, Gran Bretagna e Paesi Bassi con voli diretti sull’Aeroporto di Torino.

Dalla bicicletta prende di mira i cellulari di due donne

Arrestato dagli Agenti del Comm.to Barriera Milano

 

Nei giorni scorsi, dopo aver avvicinato alle spalle una donna che transitava in questa Via Bogino ed essersi impossessato del suo I-Phone, si è dato alla fuga in direzione  via Verdi a bordo della sua bicicletta.

Giunto in Via Pisa, angolo Via Bologna, dopo neanche mezz’ora ha messo a segno un secondo furto con strappo, ai danni di una giovane donna, impossessandosi del suo telefonino e  dandosi a precipitosa fuga anche questa volta.

Intercettato dagli Agenti del Commissariato di Barriera Milano in via Alessandria, l’uomo, irregolare sul territorio nazionale, con numerosi precedenti specifici,  è stato raggiunto e arrestato

dopo aver opposto strenua resistenza e aver tentato di disfarsi di una delle schede SIM. Entrambi i cellulari sono stati recuperati.

Amministrare i condomini ai tempi del covid

La pandemia da covid19 ha inciso in maniera consistente sullo stile di vita e le abitudini di tutti gli italiani, ha colpito in maniera pesante tutti i settori, non ultimi i condomini ed i loro amministratori, non solo semplici  gestori ma anche “affettuosi padri di famiglia”.

Quante volte ci sono stati ritardi nel pagamento delle rate condominiali, morosità varie, disaccordi nell’effettuare lavori ritenuti necessari nelle parti comuni delle case, riunioni estenuanti durate ore, con litigi su un parere che doveva contare più di un altro. Ora il Covid, la crisi, la cassa integrazione, i soldi che mancano ancora di più per saldare i ratei. Ne abbiamo parlato con Francesco Bove, titolare assieme al papà Antonio fondatore ed al fratello Alessandro, dello studio Bove da 30 anni, realtà importantissima e consolidata nel panorama torinese.

Francesco ci ha raccontato che purtroppo le cose sono peggiorate in maniera elevata: mancano i soldi per pagare le rate, tante persone hanno perso il posto di lavoro, addirittura marito e moglie nello stesso nucleo familiare, in altri casi è mancata l’erogazione della cassa integrazione,60/80%dello stipendio normale, arrivata in ritardo e comunque usata  soprattutto per i pagamenti di cibo e medicine.Quindi l’amministratore diventa un padre di famiglia mediatore che cerca d’aiutare e venire incontro ai suoi assistiti.

Non ci sono più riunioni perché bisogna evitare gli assembramenti, qualche volta si fa’ online utilizzando le piattaforme web ma non tutti riescono a collegarsi, per vari motivi, ed ecco che diventa complicato intervenire nei condomini che necessitano di vari lavori. Diventa difficile spiegare e fare usare il bonus 110% perché per poter aumentare la valenza di 2 classi energetiche occorre comunque spendere ed anticipare i soldi nei singoli condomini affinché si possa intervenire sull’intero palazzo e nessuno se la sente di farlo proprio perché mancano i soldi.
È mancata la chiarezza ed un intervento governativo maggiormente incisivo.

Vincenzo Grassano

Il visore per il teatro virtuale nelle librerie torinesi

Da un’idea di Elio Germano e Omar Rashid a cura di Piemonte dal Vivo

Mentre i teatri sono chiusi, Elio Germano con uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale arriva direttamente nelle case degli spettatori: occhiali immersivi e cuffie, per una visione a 360 gradi dello spettacolo direttamente da casa.

È possibile ritirare i visori presso le librerie Luna’s Torta (dall’1 al 5 dicembre) e Therese di Torino (dal 7 al 12 dicembre)

A partire da martedì 1° dicembre grazie alle competenze messe in campo da Piemonte dal Vivo, circuito regionale multidisciplinare, i cittadini piemontesi possono assistere, nel momento in cui le sale teatrali sono chiuse, ad un’opera di elevato profilo culturale direttamente da casa tramite degli speciali visori. Un progetto diffuso in tutto il Piemonte nel momento in cui la pandemia in corso obbliga le persone al distanziamento, una sfida per la Fondazione, quella di assolvere al suo ruolo di cerniera tra artisti e pubblico, rendendo possibili le condizioni per la celebrazione del rito teatrale pur nel contesto complesso in cui ci troviamo.

Il progetto speciale Segnale d’allarme – Smart Watching di e con Elio Germano e la regia di Omar Rashid grazie a Piemonte dal Vivo arriva in regione per consentire la visione a 360° dello spettacolo in realtà virtuale direttamente a casa degli spettatori, attraverso occhiali immersivi e cuffie. Il progetto parte da Torino per poi diffondersi nelle settimane successive ad altri comuni del Piemonte, nell’ambito del nuovo progetto digitale onLive, immaginato dalla Fondazione per provare ad abbattere il confine fra onsite e online, superando il distanziamento imposto dallo schermo del computer e per continuare a programmare in questo periodo difficile (www.piemontedalvivo.it/onlive).
Il ritiro e la consegna dei visori avvengono presso alcune librerie di Torino (Luna’s Torta e Therese) e del Piemonte, in massima sicurezza e secondo tutti i protocolli di sanificazione: una serata unica direttamente dal proprio salotto, con uno spettacolo disturbante, pensato per scuotere le coscienze e per tenere alta la tensione come se si fosse seduti in prima fila ma direttamente dal proprio appartamento. Lo spettatore ha la sensazione di trovarsi in teatro, di essere in compagnia di altri spettatori, sentendo l’energia della sala teatrale e cercando lo sguardo di chi gli è seduto accanto, perfino i gesti. Grazie alla realtà virtuale si avrà la sensazione di essere davvero seduti a teatro per assistere allo spettacolo di Elio Germano.

Segnale d’allarme – La mia battaglia VR è un’opera che è al contempo una pièce teatrale, un film e una esperienza in realtà virtuale. È la trasposizione in realtà virtuale de La mia battaglia, un testo scritto da Elio Germano e Chiara Lagani trasformato in un film in realtà virtuale, diretto da Elio Germano e Omar Rashid.

I visori, sanificati con raggi ultravioletti, accompagnano il pubblico nella fruizione di questo spettacolo a domicilio. Il progetto nato nel 2019 prevedeva l’uso dei visori all’interno dei teatri. Oggi, i visori vengono consegnati grazie al supporto delle librerie aperte anche durante il lockdown. Dopo l’uso, i visori devono essere riconsegnati e, previa adeguata santificazione, sono pronti per raggiungere le case di altri spettatori.

Lunedì 30 novembre alle 17 andrà in onda un talk di approfondimento sulla commistione tra spettacolo dal vivo e nuove tecnologie sulla pagina Facebook di Piemonte dal Vivo: Stefano Accorsi (direttore artistico della Fondazione Teatro della Toscana ), Simone Arcagni (autore di “Visioni digitali” e Professore associato presso l’Università di Palermo), Elio Germano e Omar Rashid (autori e regista di Segnale d’Allarme – La mia Battaglia VR), Matteo Negrin (direttore di Piemonte dal Vivo), moderati dalla critica di arti performative Maria Paola Zedda analizzano le opportunità e le necessità dettate dalle nuove tecnologie e il loro rapporto con il cinema e il teatro.

Segnale D’Allarme – edizione straordinaria in smart watching inizia un lungo tour in Piemonte. S i parte dalle librerie Luna’s Torta (dall’1 al 5 dicembre) e Therese (dal 7 al 12 dicembre) di Torino e si prosegue con Ciriè (21-22 dicembre), Casale Monferrato (28-30 dicembre) Valenza (7-9 gennaio), Pinerolo (12-15 gennaio), Venaria (18-21 gennaio), Vercelli (22-23 gennaio), Asti (26-29 gennaio), Savigliano (1-2 febbraio). Il calendario completo è in via di definizione.

Lo spettacolo:
SEGNALE D’ALLARME – LA MIA BATTAGLIA VR
regia Elio Germano e Omar Rashid
produzione Gold e Infinito
tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia
diretto e interpretato da Elio Germano
scritto da Elio Germano e Chiara Lagani

Qual è l’allarme? Questo nostro tempo, il diffondersi del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico. È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto. “Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano-, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili – e prosegue aggiungendo-, per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì”.
Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso.

INFO BIGLIETTERIA
È POSSIBILE PRENOTARE E RITIRARE IL VISORE PRESSO LE LIBRERIE INDICATE DI SEGUITO:
LUNA’S TORTA (Via Belfiore,50) – Dall’1 al 5 dicembre – dalle 10.30>13.30 e dalle 15.30 alle 19.30
M. info@lunastorta.eu|T.0116690577
THERESE (Corso Belgio, 49 Bis/a) – Dal 7 al 12 dicembre – lun 15>20/ da mart a ven da 9>20| sab 9>15 e dalle 15>20|M. info@libreriatherese.it| T.011882631

NOLEGGIO DEL VISORE CON SPETTACOLO 10 euro (è necessario avere con sé copia di un documento di riconoscimento)

IL VISORE VA RICONSEGNATO IN MODO TASSATIVO ENTRO IL GIORNO SUCCESSIVO PRESSO LA LIBRERIA DI RIFERIMENTO.

INFO SU piemontedalvivo.it/onlive