ilTorinese

Costretta a dormire in cantina e a chiedere l’elemosina per mangiare, marito violento arrestato

 

Torino, 20 gennaio. I carabinieri hanno arrestato un 56enne, residente a Chieri, per maltrattamenti in famiglia.

Ieri sera l’uomo è rincasato ubriaco e, senza alcun motivo, ha iniziato ad aggredire verbalmente e fisicamente la moglie, lanciando vestiti e mobili dal balcone dell’abitazione. La donna l’ha supplicato di smettere ma lui le ha urlato contro frasi offensive e minacce di morte, prima di colpirla con un calcio al costato. A questo punto la vittima è riuscita a rifugiarsi a casa della vicina che ha chiamato il 112.
All’arrivo dei militari della Compagnia di Chieri, l’uomo ha tentato di aggredirli ma è stato immediatamente immobilizzato.
La signora è stata medicata in ospedale e, subito dopo, in sede di denuncia, ha raccontato di essere in balia del marito violento da due anni e di essere stata costretta più volte a dormire in cantina per punizione e a chiedere l’elemosina per poter portare un pasto a casa.

Gli ambasciatori del cibo made in Italy a “Parlaconme”

I ristoranti e gli chef saranno al centro del programma di giovedì 21 gennaio condotto da Simona Riccio su Radio Vidanetwork

 

La puntata di giovedì 21 gennaio prossimo della trasmissione PARLACONME sulla radio web Radiovidanetwork, ideata e condotta da Simona Riccio, sarà dedicata al tema dei “Ristoranti e gli chef sono gli ambasciatori e garanti del made in Italy nel mondo. Insieme contro l’AgroPirateria”.
Al programma, condotto ogni giovedì dalle 18 alle 19 dall’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio, parteciperanno il 21 gennaio il Presidente della Fondazione Univerde Alfonso Pecoraro Scanio; il Fondatore e Direttore Generale presso l’Associazione IFSE Culinary Institute Raffaele Trovato, e il Direttore Generale del CAAT ( Centro Agroalimentare di Torino) Gianluca Cornelio Meglio.
“Il CAAT – ribadisce il suo Direttore generale Gianluca Cornelio Meglio – riveste un ruolo fondamentale di anello di congiunzione tra la produzione e la distribuzione nel settore agroalimentare. Nel corso della trasmissione affronteremo, tra i vari temi, anche quello del gravoso problema dell’Italian sounding e delle gravi implicazioni che provoca nel contesto agroalimentare, e, sull’altro versante, la realtà che il CAAT rappresenta, vale a dire il naturale connubio tra la filiera agroalimentare e la categoria dei cuochi, in uno sforzo e azione sinergica per la valorizzazione del made in Italy”.
E della categoria dei cuochi Raffaele Trovato è esponente eminente, essendo anche fondatore dell’Associazione IFSE, Italian Food Style Education, una prestigiosa accademia di cucina di alto livello, nata nel 2008 e riconosciuta quale Eccellenza Italiana dal Segretariato Generale della Repubblica. Sede della scuola, che forma i futuri chef seguendo le regole della cucina mediterranea, è il suggestivo castello di Piobesi Torinese, location scelta dallo stesso Raffaele Trovato e oggetto di un attento restauro strutturale e estetico prima di diventare sede dell’IFSE.
La trasmissione PARLACONME sarà in onda giovedì 21 gennaio dalle 18 alle 19, con replica venerdì 22 gennaio dalle 9 alle 10.
Per ascoltare le dirette collegarsi al sito www.vidanetwork.it oppure scaricare l’app.

Mara Martellotta

Nasce il coordinamento delle compagnie teatrali contro gli effetti della crisi economica

C.AR.PE. COORDINAMENTO DELLE ARTI PERFORMATIVE DI TORINO  26 fra associazioni e compagnie teatrali della Città si sono riunite per far fronte insieme agli effetti dell’emergenza sanitaria e instaurare un dialogo collettivo con le Istituzioni. Grazie al protocollo di intesa è stato creato un fondo che ha già aiutato le realtà più in difficoltà. Da Carpetorino.org, piattaforma che mappa chi promuove le arti performative a Torino, parte la proposta agli artisti torinesi di unirsi al coordinamento

 A seguito dei mesi di fermo dovuti all’emergenza Covid-19 e allo scenario di crisi che si è delineato per il settore dello spettacolo, 26 realtà teatrali e artistiche di Torino si sono unite dando vita a C.AR.PE. Coordinamento delle Arti Performative, un organismo informale nato per creare una rete sinergica che raggruppa circa 200 persone che lavorano sul territorio e instaurare un dialogo costruttivo ed efficace con le Istituzioni.

La genesi del movimento è iniziata a maggio 2020 quando molte compagnie, associazioni ed enti del terzo settore con sede nella Città di Torino – che da anni svolgono attività nell’ambito delle arti performative – si sono trovate in condizioni di forte incertezza progettuale ed economica. Il coordinamento ha infatti calcolato che, da febbraio 2020 a gennaio 2021, fra i contributi degli enti privati e pubblici e gli incassi mancati, i membri di C.AR.PE. hanno subito una perdita complessiva di oltre 600.000 euro di entrate.
Da questo scenario di crisi, che ha evidenziato la fragilità del settore dello spettacolo dal vivo, e con l’occasione e il pretesto del confronto sul Bando TAP – Torino Arti Performative 2020, promosso dalla Città a sostegno delle performing arts, per la prima volta le associazioni coinvolte hanno avviato un dialogo interno che è culminato con la nascita di un coordinamento e la condivisione di un protocollo di intesa per raggiungere alcuni obiettivi sul breve termine:

– la creazione di un fondo comune da destinare ad azioni di mutuo sostegno: il fondo – finanziato attraverso un’auto-tassazione da parte dei beneficiari del TAP 2020 del 10% sul contributo ricevuto, che ha fornito una base iniziale di €7000 – mira a instaurare un rapporto solidale fra i membri, tanto che una parte di esso è già stata destinata al sostegno solidale ed emergenziale delle altre realtà del coordinamento i cui progetti non sono stati ammessi al contributo;

– l’organizzazione di momenti per la formazione interna e di iniziative pubbliche, finanziati attraverso parte del fondo. La realizzazione quindi sia di incontri rivolti alle associazioni stesse, per promuoverne la crescita artistica e lo sviluppo di competenze, sia l’organizzazione di incontri/tavoli di lavoro aperti a cittadini, Istituzioni e Università, sul tema del sistema culturale torinese, delle sue criticità e delle sue potenzialità;

– l’avvio di un dialogo costante e continuativo con le Istituzioni per informare le stesse sullo stato di salute del settore, così da rendere l’Amministrazione pienamente consapevole delle difficoltà, non solo economiche, del mondo teatrale cittadino. Obiettivo del dialogo è inoltre quello di portare l’attenzione sulla pluralità, l’eterogeneità e la complessità del tessuto culturale: una delle cifre peculiari dell’ambiente artistico torinese è infatti la diffusa presenza di soggetti attivi fuori dai contesti più istituzionali, il cui operato tuttavia ha una forte incidenza culturale e sociale sulla programmazione cittadina.

Dall’esigenza di mappare e monitorare le risorse della Città attive nello spettacolo dal vivo, il Coordinamento ha realizzato la piattaforma web Carpetorino.org, uno strumento per facilitare l’individuazione dei soggetti artistici attivi sul territorio, che restituisca l’eterogeneità del tessuto culturale torinese e che agevoli, all’interno del coordinamento stesso, la creazione di link e collaborazioni fra i membri di C.AR.PE.

Con l’obiettivo di allargare e rafforzare il movimento stesso, il coordinamento invita alla libera partecipazione tutte le realtà del territorio operanti professionalmente nell’ambito delle arti performative. Con la consapevolezza del ruolo di aggregatore sociale e del ruolo civile che il comparto ricopre all’interno della Città, e con la convinzione che solo attraverso l’unione delle competenze e l’apertura di un dialogo condiviso si possa arrivare a risultati concreti e al rafforzamento del settore, C.AR.PE invita chiunque sia interessato a partecipare alle attività, o anche alla sola mappatura, a visitare il sito e compilare il form presente a questo link: www.carpetorino.org/partecipa

C.AR.PE. è composto da soggetti molto diversi tra loro: spazi teatrali, compagnie di produzione, realtà che si occupano di formazione, di danza, di arti performative in genere, festival, presidi culturali di prossimità. Questa varietà è specchio di un sistema sfaccettato che spesso opera nell’ombra, senza che le Istituzioni abbiano una reale percezione della complessità che costituisce, complessità che è una ricchezza e come tale andrebbe valorizzata.

le Compagnie/Associazioni:
Accademia dei Folli
Anomalia Teatro
Asterlizze
Atelier Teatro Fisico
Baretti
Choros
Compagni di Viaggio
Contrasto Teatro
Crack24
Cuochilab / Play with Food festival
Didee – arti e comunicazione
Doppeltraum Teatro
Fools
Il Cerchio di Gesso / Cubo Teatro
Il Mulino di Amleto
Le Sillabe
LiberamenteUnico
Liberipensatori Paul Valéry
Il Menu della Poesia
Onda Larsen
Piccola Compagnia della Magnolia
Progetto Zoran
Quinta Tinta
Téhkné / Earthink festival
Terra D’Ombra
Wanderlust – Teatro affido

“Un referendum per abolire la caccia”

E’ proposto dal Movimento “Ora Rispetto per tutti gli Animali”

Riceviamo e pubblichiamo / La decisione non è più rinviabile: il Movimento “Ora Rispetto per tutti gli Animali” propone 5 (cinque) referendum in materia animalista ed ambientale, quale esito conclusivo di un lungo lavoro, protratto per anni, di approfondimento delle problematiche che interessano la tutela di animali e natura e di elaborazione di soluzioni che devono passare inevitabilmente attraverso una chiamata referendaria. Tutti gli elettori saranno chiamati ad esprimere una preferenza su temi che interessano la vita di ognuno di noi e che richiedono un intervento deciso e non più differibile. I tempi sono ormai maturi ed il Movimento Ora Rispetto per tutti gli Animali sarà portavoce della volontà della maggioranza degli italiani.
Dopo decadi di progettazioni e analisi, da parte del Movimento Ora Rispetto per tutti gli Animali, è giunto il momento di agire. I referendum che il Movimento propone, costituiscono una tutela chiara e indifferibile per il mondo animalista rafforzando una coscienza ambientale sempre più pressante e urgente.  Il Mahatma Gandhi era solito pronunciare una frase rimasta celebre e che dovrebbe scuotere le coscienze di ognuno di noi:  “Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare sé stesso.” I referendum costituiscono un’opportunità, una luminosa possibilità, per tentare di cambiare definitivamente, per invertire la rotta che, siamo certi, tutta la società civile accoglierà benevolmente.

Valcerrina – Valenza, un’intesa per il turismo

Siglato il protocollo d’intesa tra il Comune di Valenza e l’Unione dei Comuni della Valcerrina per una collaborazione turistica e culturale

La Città di Valenza e l’Unione dei Comuni della Valcerrina hanno siglato martedì 19 gennaio un protocollo d’intesa finalizzato allo sviluppo ed ella promozione reciproca e sinergica dei rispettivi territori. A firmarlo, nella sede dell’Unione a Cerrina Monferrato sono stati il presidente dell’Unione (e sindaco di Odalengo Grande) ed il sindaco di Valenza Maurizio Oddone, alla presenza dei sindaci di Gabiano, Domenico Priora, Mombello Monferrato, Augusto Cavallo, Villamiroglio, Paolo Monchietto, del vice sindaco di Cerrina, Luigino Materozzi e del consigliere delegato a cultura e turismo dell’Unione, Massimo Iaretti.

Il documento evidenzia che la Città di Valenza e l’Unione dei Comuni della Valcerrina hanno un denominatore comune dato che sugli ambiti territoriali degli stessi insistono beni di particolare rilevanza storica, artistica, architettonica, religioso-devozionale ed appartengono ad un’area territoriale che, anticamente, era parte del Marchesato del Monferrato. Inoltre entrambe le realtà hanno proprie peculiarità produttive i cui prodotti sono conosciuti in tutto il mondo: Valenza nel settore dell’oreficeria e della gioielleria, l’Unione dei Comuni della Valcerrina con l’appartenenza ad un territorio ad alta vocazione vitivinicola ed enogastronomica di pregio. Il documento prevede una collaborazione finalizzata ad una reciproca informazione sui programmi operativi che saranno messi in cantiere, la realizzazione di eventuali iniziative congiunte di promozione, uno scambio reciproco di informazioni turistiche, scambi di eventi culturali, favorire la collaborazione tra imprese turistiche ed operatori del settore. La firma è stata preceduta da un ampio e costruttivo scambio di idee tra il sindaco di Valenza, il presidente Olivero e gli altri amministratori della Valcerrina. Tutti hanno sottolineato che la collaborazione tra le due realtà non potrà che avere effetti benefici per entrambi i territori che sono, in ogni caso, relativamente vicini e facilmente raggiungibili e possono costituire con le loro peculiarità motivo di interesse per i turisti.

Audrey, icona di stile e angelo dei diseredati

20 gennaio 1993. Si spegneva a Tolochenaz, in Svizzera, Audrey Hepburn, icona di stile e di classe. Il suo mito ancora oggi continua a vivere e, a differenza di molte altre attrici, la Hepburn conserva intatto il suo fascino, influenzando le giovani generazioni che continuano a eleggerla a modello di bellezza.

Audrey Kathleen Ruston Hepburn disse un giorno al figlio Sean Ferrer “Se dovessi scrivere una biografia, la incomincerei così: Sono nata a Bruxelles, in Belgio, il 4 maggio 1929… e sono morta sei settimane dopo”. Per un attacco di pertosse, infatti, la piccola Audrey smise per qualche istante di respirare, situazione alla quale sua madre pose rimedio con una bella sculacciata e con qualche preghiera.

La Hepburn non riteneva la propria vita interessante. La sua infanzia fu scandita dall’abbandono del padre e dalla guerra. L’Olanda, dove viveva, subì, infatti, una delle occupazioni più lunghe: fu uno dei primi Paesi a essere invaso e uno degli ultimi a essere liberato. Come tanti altri bambini diede il proprio contributo alla Resistenza, trasportando messaggi segreti e come tanti altri bambini rimase profondamente colpita dalla deportazione di intere famiglie di ebrei. “Ho visto famiglie intere con bambini e neonati ammucchiati in vagoni bestiame, treni con grandi vagoni di legno e solo una piccola apertura sul tetto (…) Tutti gli incubi che mi hanno ossessionato successivamente erano legati a queste scene” confesserà Audrey anni dopo.
E poi ancora “La guerra mi ha lasciato in eredità una profonda consapevolezza delle sofferenze umane e spero che molti giovani non la debbano conoscere mai. Le cose che ho visto durante l’Occupazione mi hanno resa molto realista nei confronti della vita e da allora ho continuato a esserlo. Sono uscita dalla guerra riconoscente di essere in vita e cosciente che le relazioni umane sono la cosa più importante, molto più importante della ricchezza, del cibo, del lusso, della carriera o di qualunque altra cosa si possa citare”.

Dopo la Liberazione Audrey trascorse tre anni a Amsterdam continuando a dedicarsi ai suoi studi di danza e nel 1948 si trasferì a Londra. Fu qui che dovette abbandonare il sogno di diventare ballerina a causa della sua altezza (1 metro e 71) e della malnutrizione sofferta nel periodo della guerra e divenne attrice. Audrey iniziò così a dare vita a quei personaggi che sono diventati immortali: per Colette fu l’incarnazione della sua Gigi, per Billy Wilder Anna in “Vacanze Romane” e Sabrina, fu Holly Golightly in Colazione da Tiffany, interpretò “My Fair Lady”, “Cenerentola a Parigi”, “Sciarada” Dal 1967 in poi lavorò in maniera molto sporadica, aveva deciso di dedicarsi ai figli, alla famiglia. “A un certo punto della mia vita ho dovuto fare una scelta. Perdere alcuni fil o perdere i miei figli” dichiarò.


Ma la sua immagine era già entrata nella storia del cinema e dell’eleganza, sinonimo di grazia e di una bellezza nuova, diversa: occhi grandi, sopracciglia spesse, esile e eterea, eppure più vicina e raggiungibile delle altre.  La vita della Hepburn venne scandita da quelle che si possono definire due grandi avventure: entrambe affrontate con impegno, serietà, grande forza: la sua carriera cinematografica e il suo ruolo di Ambasciatrice dell’Unicef, iniziato nel 1988, una missione nella quale l’attrice concentrò tutte le proprie forze fisiche e morali.

La sua ultima missione sul campo fu in Somalia, la più dolorosa e la più importante: la Hepburn diede voce a chi era ignorato e costrinse la comunità internazionale a fare alcuni passi, anche se tardivi, nella direzione giusta per tentare di fermare il perpetrarsi di atrocità e di morti. Quando, al suo ritorno dalla Somalia, le fu chiesto quale pensasse fosse il ruolo della politica rispose così:

“La politica è una cosa molto difficile da capire per me, perché i suoi meccanismi sono così complessi. La politica, per definizione, dovrebbe essere per la gente, per il benessere di tutti. “Umanitario” significa “a favore degli esseri umani”. Idealmente la politica dovrebbe dare risposte alla sofferenza umana. Questo è il mio sogno. Ecco perché uso questo esempio che probabilmente resterà unico nella storia: sono gli aiuti umanitari a tenere a galla la Somalia. Penso che forse, col tempo, ci possa essere un’umanizzazione della politica. Sogno il giorno in cui saranno la stessa cosa. E questa è una delle ragioni per cui ho insistito per venire in Somalia, non perché io sia in grado di fare molto, ma perché i testimoni non sono mai abbastanza. Se ce ne potrà essere anche uno solo in più, e parlare per conto di quei bambini ne sarà valsa la pena”.

Il pensiero della sofferenza, di quello che Doestoevskij definì “il dolore dei bambini” la accompagnò fino alla morte, causata da un cancro allo stomaco. Le sue ultime parole furono dedicate a loro: “Non riesco a capire perché tutta questa sofferenza… per i bambini”.  La bambina abbandonata dal padre che aveva assistito a tutto il dolore della guerra continuava, nonostante tutto, a cercare risposte e forse rimedi a quello che continuerà a restare un interrogativo senza giustificazione: “Perché i bambini soffrono?”.
Fu il figlio Sean a scegliere Tolochenaz come luogo per il definitivo riposo di sua madre e così racconta: “Riattraversai il villaggio fino al Comune. Il Sindaco era un vecchio amico. Mi guardò e capì subito perché fossi lì. Tirò fuori un vecchio libro da uno scaffale e guardammo insieme la mappa del cimitero. Indicai il lotto 63 sulla piccola mappa. Mi disse che sarebbe costato 275 franchi svizzeri e che sarebbe rimasto nostro per i prossimi 500 anni. Gli chiesi: <<E quanto costerebbe averlo sempre?>>. Mi guardò di nuovo e disse: <<Sarebbero 350 franchi>>. Pensai tra me quanto fosse bello che in questo piccolo villaggio di ottocento anni, il prezzo dell’eternità fosse soltanto 75 franchi”.

Barbara Castellaro

C’erano una volta i comunisti

Gennaio è sempre stato un mese di stanca per la politica. Freddo e ripresa post vacanze natalizie. Per tutti i partiti tranne che per i pci. Il 21 gennaio si festeggiava la nascita del Partito Comunista d’Italia.

Dal dopoguerra tutti gli anni ed in particolare i decennali. Sezioni , centri zona e le federazioni. A Torino soprattutto .  Orgogliosamente con il 50 % la nostra Città aveva contribuito alla nascita del Partito Comunista, Sezione della terza internazionale il 21 gennaio 1921 a Livorno.
Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Umberto Terracini  e tanti altri. Torino con gli scioperi del 1917 e soprattutto del biennio Rosso, le Guardie Rosse a presidio delle fabbriche. Hanno fatto la rivoluzione in Russia.  Tutto il potere ai Soviet. La democrazia è  il fucile sulla spalla degli operai. Torino città rossa che votò per il 58 % socialista. Non solo questo:   Città di Piero Gobetti superbo intellettuale e martire ucciso dai fascisti, o la comunità ebraica di Carlo e Primo Levi.
Fortissimo lo scontro sociale. Nel dopoguerra il Partito Comunista d’Italia cambio’ diventando partito Comunista Italiano.  Tutta un’altra musica. La oramai famosa via italiana al socislismo. Nel ‘21 a Livorno i comunisti facevano la scissione per voler fare la rivoluzione. Palmiro Togliatti con la svolta di Salerno voleva fare la rivoluzione per via democratica. Dal dopoguerra le rivendicazioni delle proprie radici. Nel 1971 il primo personale ricordo. Teatro Alfieri. Per la prima volta vidi e sentii Pietro Comollo. Classe 1904. Tornitore e a 16 anni montava di guardia per difendere dagli assalti fascisti la sede dell Ordine Nuovo. Arrestato fece 4 anni di galera e poi commissario politico delle Brigate Garibaldi. Poi fino alla pensione responsabile della commissione quadri e Presidente della Comitato di Controllo Federale. Se qualche iscritto o attivista faceva qualcosa di irregolare finiva sotto le sue sgrinfie. Si mormorare che uno degli ultimi lavori fu nel 1973. Alle politiche del 1972 lo Psiup pur ottenendo oltre un milione di voti non elesse alcun parlamentare. Fecero il congresso di scioglimento e la maggioranza chiese ed ottenne l adesione al PCI. L ottenne, comunque non prima del vaglio di ogni singola posizione.  A Torino fu Pietro Comollo che svolse questo delicato lavoro.
Bisognava sempre essere allerta contro infiltrazioni di provocatori. Si usava ancora così. Meglio fasciare la testa prima di essere feriti. Ovviamente Pietro non era l’unico fondatore ancora in vita a Torino.
Operai artigiani che non avevano piegato la testa durante la dittatura fascista. ogni sezione situata nei quartieri popolari ne avevano di iscritti. Zona Nizza,  cresciuta intorno allo Stabilimento Lingotto. San Paolo con le famiglie storiche di mamma Pajetta o i Montagna tutti impegnati politicamente. Borgo Vittoria dove c’era la federazione provinciale. 5 piani in via Chiesa della salute 47. Poi la Barriera… Barriera di Milano dove noi giovani crescevamo  a Pane e Resistentza. Il 1981 fu l’ultimo decennale. Poi 8 anni dopo il il pci non esisteva più. Una grande famiglia. Nulla da obbiettare a tale proposito. Ma anche le dinastie finiscono come è persino finito l’impero di Roma dopo 12oo anni.
L’eternità, se esiste non è di questo mondo. Attualmente ed indubbiamente c’è tanta nostalgia per il Pci di Gramsci Togliatti Longo e  Berlinguer. C’è chi ” circoscrive ” questa nostalgia al solo Berlinguer. Tutto incredibilmente e meravigliosamente umano. Ma la nostalgia non è e non può essere una proposta politica. Chissà se il pianto di Achille Occhetto era liberatorio o angosciato? Probabilmente tutte e due e cose.
Da parte mia, per quel che vale,  non ho pianto ma mi sono sentito liberato e libero.
Quella esperienza, quella ideologia, finendo mi rendeva libero.  Non mi sentivo angosciato ed al tempo stesso non ho  rinnegato nulla. Chi continua a parlare di tradimento degli antichi ideali mi dava e mi dà solo fastidio. Soprattutto chi sostiene che non possiamo festeggiare questo anniversario perché lo avremmo abiurato.  È esattamente l’opposto. Non si sta parlando di errori. Si sta parlando di Storia. Proprio quella maiuscola. Importante, nella Storia è capirne il perché.
Storia che cambia. Il più delle volte i cambiamenti sono ineluttabili. Come il Pci.  Prima rivoluzionario e poi democratico e rivoluzionario. Anche se, meglio precisare, che la violenza rivoluzionaria è un ossimoro con il termine democrazia è con il sistema democratico. Comunque sei si fanno raffronti tra allora ed il presente,  quest’ultimo ne esce fuori a pezzi. La grandezza di quel passato contro le miserie  attuali. Se poi si raffronta  il ruolo politico e sociale di Torino, si entra nel più totale sconforto. Prima , la nostra Città era decisamente centrale. Ora sconsolatamente marginale. Ricordarsi , magari è propedeutico per un nuovo che stenta ad affacciarsi. 100 anni sono un secolo. Scuserete la (speriamo apparente) ovvietà. Si è detto che il 900 è il secolo breve per come è velocemente trascorso.
Vuol dire che ogni anno ne valeva 10.
E quando nasceva il pci, giganti del pensiero politico come Antonio Gramsci e Piero Gobetti si conoscevano e accrescevano la loro creatività intellettuale. Orbene se gli attuali politici recuperassero alcuni di quei valori non sarebbe male.
Ma per farlo dovrebbero leggere e qui la cosa è dura se non impossibile. Noi l’abbiamo fatto e siamo convinti che un possibile futuro passa anche attraverso la conoscenza di questo passato. Sicuramente glorioso.

Patrizo Tosetto

A Borgaro e Caselle nasce la Buona Destra

Nell’ottica di un sempre maggior radicamento territoriale, la Buona Destra per il Piemonte annuncia l’apertura di un nuovo Comitato territoriale: il Comitato per la Buona Destra di Borgaro e Caselle.

In un territorio come il nostro, importante dal punto di vista sociale, industriale e dalle infrastrutture strategicamente fondamentali per la ripresa socioeconomica dell’intera Provincia di Torino, la Buona Destra porterà avanti la propria proposta politica, basata su idee e progetti concreti, lontani dalla politica urlata e basata sugli slogan e sulle soluzioni semplificate a problemi complessi.

La Buona Destra vuole rappresentare una destra moderna, europeista, laica e moderata nei toni, ridando rappresentanza a tutti coloro che non si sentono più rappresentati da ciò che la politica contemporanea propone. Una destra che possa lavorare con programmi di ampio respiro e lunga durata, basandosi su valori forti tramite i quali immaginare e costruire il paese del futuro.

Nel corso degli ultimi mesi, fin dalla nostra nascita a Settembre scorso, la Buona Destra è cresciuta rapidamente in tutto il Paese e l’istituzione di questo nuovo Comitato territoriale è la dimostrazione della necessità di far riappropriare la politica di quel ruolo di guida responsabile per le sorti della Nazione, delle Regioni e dei singoli territori.

Il Comitato per la Buona Destra di Borgaro e Caselle rimane a disposizione di tutti coloro che vorrebbero ottenere maggiori informazioni riguardo le nostre idee, i nostri programmi ed i progetti che ci riproponiamo di portare avanti, all’indirizzo mail:

buonadestrapiemonte@gmail.com

           

                  Pietro Piazzolla                                            Claudio Desirò

      Buona Destra Borgaro – Caselle                    Buona Destra Piemonte

“Ora via libera agli sport in montagna”

“La possibilità di raggiungere le ‘seconde case’, tutte le abitazioni, anche fuori dalla propria regione, è un segnale di apertura positivo nell’ultimo DPCM con le misure in vigore da domenica.

Ma ora occorre sancire in modo definitivo che le attività sportive amatoriali sulla neve, in particolare ciaspole e scialpinismo, passeggiate e gite, si possono svolgere raggiungendo tutte le località montane. Deve essere possibile fare un’escursione piuttosto che una gita sugli sci, distanziati. Il DPCM, come i precedenti, prevede che ci si possa spostare per ‘svolgere attività o usufruire di servizi non disponibili nel proprio Comune’. Le attività sportive sono tra queste attività ma occorre un chiarimento urgente e preciso, che agevoli tutti, comprese le forze dell’ordine. Consentire di raggiungere località montane per svolgere attività sportiva amatoriale individuale non alimenta il contagio. Spostarsi verso il Terminillo o la Val Brembana, verso la Carnia o nei Monti Lattari deve essere consentito. Ciaspolate e sci alpinismo non si possono certo fare in centro a Napoli o a Bergamo. Dunque le attività sportive devono essere permesse fuori dal proprio Comune e il Governo deve fare chiarezza nelle FAQ sul sito, come anche auspicato dal CAI”.

Lo affermano Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Torino: dà in escandescenze davanti al Commissariato Centro

L’uomo, sottoposto all’obbligo di firma, è stato arrestato

Sono da poco passate le 16 in via Verdi quando un uomo, cittadino etiope di 23 anni, inizia ad urlare per la strada senza alcun motivo apparante, proferendo frasi sconnesse in una lingua incomprensibile. La pattuglia del commissariato si avvicina al soggetto, che nel frattempo si era portato nei pressi dell’ufficio di Polizia, nel tentativo di tranquillizzarlo, ma il ventitreenne è fuori di sè. L’atteggiamento aggressivo dell’uomo non permette la regolare attività del commissariato in quanto sia l’utenza in entrata che quella in uscita viene bloccata per proteggerne l’incolumità. Nonostante il rifiuto di fornire le proprie generalità, i poliziotti riconoscono l’uomo: si tratta  di un soggetto sottoposto all’obbligo di presentazione alla p.g. a seguito dell’arresto, avvenuto a novembre dello scorso anno, per rapina, resistenza a P.U. ed ubriachezza. L’operatore in servizio al corpo di guardia porge allora il registro all’etiope, al fine di procedere all’adempimento della misura, ma questi lo scaraventa contro l’agente, tentando la fuga. I poliziotti lo bloccano ma ne nasce una colluttazione, dove il ventitreenne inizia a colpire con delle testate al petto un agente per farsi strada, senza provocare alcuna lesione.

Lo straniero, con numerosi precedenti specifici, è stato arrestato per resistenza a P.U. e denunciato per rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, oltraggio a P.U. ed interruzione di pubblico servizio.