ilTorinese

Riapre le porte il teatro Astra con il debutto della piece “Sorelle”

Lavoro scritto e diretto dal drammaturgo francese Pascal Rambert

Il teatro Astra torna allo spettacolo dal vivo, con il debutto di due prime assolute, “Sorelle” scritto e diretto da Pascal Rambert con in scena Anna Della Rosa e Sara Bertala’, e “Festen” di Thomas Vintenberg per la regia di Mario Lorenzi.

Seguirà la prima torinese di “Chi ha ucciso mio padre” di Edouard Luois nella lettura registica di Deflorian/ Tagliarini.
Pascal Rambert dirige Anna della Rosa e Sara Bertela’ in un testo dal titolo “Sorelle”, che parte dalla tematica dei conflitti familiari e da un piano personale per assumere una visione geopolitica molto dura e inedita dal punto di vista poetico. Lo spettacolo è prodotto da TPE e da Fog Triennale Milano Performing Arts ed è stato in prova allo stesso teatro Astra durante la chiusura forzata dei teatri dovuta alla pandemia da Covid 19.
Il regista e autore francese approda, così, al teatro Astra per dirigere due attrici che risultano molto amate dal pubblico di questo teatro; Sara Bertela’ è stata già interprete nel Misantropo di Moliere, in “Una specie di Alaska”e in “Niente di me”; Anna della Rosa interprete nel Misantropo, in Cleopatras e in Accabadora.
Pascal Rambert, regista e autore, è considerato uno dei maggiori esponenti del teatro contemporaneo. Classe 1962, è soprattutto autore per il teatro e la sua drammaturgia si trasforma in pensiero agito, come avviene sul ring di “Cloture d’amour”, in cui una coppia deve fare i conti con la fine della sua storia d’amore.
Uno dei temi prediletti nella scrittura teatrale di Rambert, come dimostrano alcuni suoi lavori (La prova, L’arte teatrale ) è rappresentato dalla crisi relazionale e di senso presente nel rapporto tra uomini e donne, di attori, in un contesto in cui essi rappresentano la parte (il teatro) per il tutto, vale a dire il mondo che viviamo.
L’Astra nei mesi scorsi ha ospitato le prove del nuovo lavoro scritto e diretto da Rambert dal titolo “Deux amis”, che vede protagonisti i due attori francesi Charles Berling e Stanislas Nordey, un lavoro teatrale il cui debutto è in programma 9 luglio prossimo alla Scene Nationale di Chateauvallon.

Mara Martellotta

Ecco il vincitore del concorso per il monumento di Rivalta

IL PROGETTO “GIARDINO 45” VINCE IL CONCORSO PER IL MONUMENTO COMMEMORATIVO DI PASTA

Congratulazioni dalla città di Rivalta alla NAG Atelier di Firenze, che con il suo progetto intitolato “Giardino 45” si è aggiudicata il primo premio del concorso di idee per il nuovo monumento commemorativo di Pasta.
Sono stati 26 i progetti presentati da altrettanti professionisti e studi professionali di tutta Italia, che hanno risposto al bando lanciato a gennaio dalla Città di Rivalta per ideare e realizzare nel quartiere di Pasta un’opera che ricordi la Resistenza e il 25 Aprile. Professionisti ai quali va il ringraziamento dell’amministrazione e di tutti i rivaltesi per la partecipazione e l’attenzione riservata alla nostra città.
Tutt’altro che facile è stato perciò il compito della commissione esaminatrice, che alla fine ha scelto di premiare “Giardino 45” perché – come si legge nella motivazione – «il monumento si configura come uno scenario da abitare, capace di rendere le attività collettive che avranno luogo un raggiungimento figlio della Liberazione».
Si è invece classificato al secondo posto il progetto “Tutti i fiori del mondo sono fratelli” e al terzo posto “Chi non spera l’insperabile non lo scoprirà”.
Al progetto vincitore spetta ora un premio di 3.000 € ma soprattutto la soddisfazione di veder realizzata la propria idea, che prenderà forma nei prossimi mesi proprio a Pasta nell’area di via Foglienghi.
«Il 25 aprile, come ha sempre voluto ricordare Nicola de Ruggiero, è il Natale laico dell’Italia, la festa di tutti gli italiani, il giorno simbolo della riconquista della libertà: tutti gli anni rendiamo omaggio ai nostri caduti a Tetti Francesi, alla Chiesetta della Madonna della Mercede a Gerbole, al Parco della Rimembranza e al monumento di piazza Martiri» da detto il vicesindaco Sergio Muro. «Dal prossimo anno al nostro pellegrinaggio laico si aggiungerà una nuova tappa perché anche a Pasta ci sarà un monumento, uno spazio pubblico, in cui celebrare le manifestazioni civili. Era l’unico quartiere a non averne ancora uno, sarà bello, evocativo, moderno».
La Città di Rivalta ringrazia la commissione esaminatrice composta dalla dottoressa Patrizia Sandretto, presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal professor Sergio Soave, presidente Fondazione Polo del 900, dall’architetto Rosanna Bergese e dall’architetto Giovanni Ruffinatto, per il prezioso lavoro svolto in queste settimane.
Il progetto vincitore e tutte le proposte presentate per il concorso di idee sono pubblicati in home page sul sito www.comune.rivalta.to.it nella sezione “Proget

Servizio taxi a costo zero: “Non ho soldi”

Giovane denunciata dagli agenti del commissariato Barriera Nizza

 

Sabato notte una cittadina spagnola di 21 anni chiama un taxi per spostarsi dal centro in zona San Salvario.

Terminata la corsa, la giovane riferisce al tassista di non avere soldi per pagare il servizio ma che, se l’avesse attesa in macchina, sarebbe salita nel suo appartamento per recuperare la carta di credito. Sospettoso, l’uomo decide di seguirla fino all’entrata del suo alloggio, portando con sé il pos per effettuare il pagamento.

Attraverso la porta rimasta socchiusa, il tassista osserva la giovane impegnata nella ricerca della carta, quando improvvisamente la porta si chiude davanti ai suoi occhi. L’uomo contatta il 112 NUE.

Gli agenti del commissariato Barriera Nizza giunti sul posto suonano all’appartamento della ventunenne. Quest’ultima stacca allora il quadro elettrico per impedire ai poliziotti di continuare ad utilizzare il campanello.

Richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco, la donna viene trovata all’interno della sua stanza, distesa sul letto, in stato di ubriachezza. Per la ventunenne scatta la denuncia per insolvenza fraudolenta.

Via Brusa, degrado nei giardini della scuola

“Siamo stati contattati da diversi cittadini per la situazione di degrado in cui versa il giardino situato in via Brusa, di fronte la scuola Gozzano.

Dopo sopralluogo insieme ad una delegazione di essi abbiamo constatato che l’area è priva di attrezzature ludiche, le altalene non ci sono, sono presenti solo le strutture, e la pavimentazione anti trauma presenta diversi punti deteriorati e pericolosi.
Durante il sopralluogo i cittadini ci hanno segnalato anche la presenza di tossici all’interno dell’area soprattutto nelle ore serali.
Siamo coscienti che le risorse economiche siano poche, ma crediamo che un’area verde proprio di fronte ad una scuola debba essere messa a disposizione dei cittadini.
Crediamo anche sia doveroso che l’area venga chiusa nelle ore serali, essendo già presenti i cancelli e avendo la disponibilità del custode della scuola.
Decoro, sicurezza e svago per i cittadini più piccoli devono essere priorità per questa amministrazione”.
Lo dichiarano Paolo Biccari e Simone Fissolo, esponenti della lista civica Moderati.

Gallo (pd): “La sanità non è uno spezzatino”

 “ICARDI ANNUNCIA UNA RIFORMA DELLE ASL SUBITO DOPO L’APPROVAZIONE DI AZIENDA ZERO. LA SANITA’ NON SI RIDISEGNA ATTRAVERSO PROVVEDIMENTI SPEZZATINO”

“L’Assessore Icardi, in Commissione, a seguito delle nostre richieste di aprire un confronto a 360 gradi su una riforma più generale di tutta la sanità piemontese, anche alla luce delle criticità che la pandemia ha evidenziato e reso più allarmanti, ha annunciato che un minuto dopo l’approvazione della proposta su Azienda Zero procederà a una riforma territoriale e delle funzioni delle Aziende Sanitarie. Una decisione che spezzetta una riforma della sanità che dovrebbe essere più generale e coinvolgere in un confronto a 360 gradi tutti i soggetti interessati” spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Chiediamo, quindi, a Icardi – prosegue Gallo – di presentarci la sua proposta di riforma delle Asl insieme a quella di Azienda zero. Se vogliamo discutere dobbiamo farlo, entrando nel merito di una visione globale della sanità. Abbiamo ribadito, ancora una volta, che il provvedimento non ci piace per molteplici motivi, temiamo crei confusione e non chiarisca dove risiederanno le responsabilità dopo la sua istituzione. L’Azienda dovrebbe avere funzioni di coordinamento e supervisione e monitoraggio non gestione diretta! Tanti temi presenti nella proposta meritano un approfondimento: i rapporti tra le Direzioni regionali, il Direttore dell’Azienda Zero e l’Assessorato, così come i rapporti con SCR, una maggiore definizione di contenuti e ruoli nella governance della sanità regionale, una migliore definizione delle funzioni dell’Azienda Zero, la necessità di prevedere prima dell’entrata in vigore di questa riforma, l’approvazione di un nuovo piano sociosanitario”.

“Attendiamo di sapere e di capire qual è il progetto dell’Assessore alla Sanità sulle Aziende Sanitarie piemontesi, ricordandogli che ridisegnare la sanità significa farlo attraverso il coinvolgimento di tutti” conclude Raffaele Gallo.

Pd: “La chiusura del campo Rom di Collegno è al rush finale”

“IL SUPERAMENTO DEL CAMPO  È A PORTATA DI MANO. MA LA REGIONE SI VOLTA DALL’ALTRA PARTE”

La consigliera Monica Canalis ed il Sindaco di Collegno Francesco Casciano: “Nonostante i proclami, la Giunta Cirio ha perso un’occasione per dare una mano a raggiungere il traguardo della chiusura di un campo Rom, scaricando tutti gli oneri sulle amministrazioni comunali.”

 

«La chiusura dello storico campo Rom di Collegno è arrivata al rush finale. Grazie al faticoso e paziente lavoro svolto dal Comune di Collegno, si è passati dalle oltre 400 presenze iniziali alle attuali 93. Tra questi, ben 36 sono di minore età, con un’elevata percentuale di disabilità certificata. Ho voluto quindi chiedere alla Giunta regionale di intervenire per dare un supporto a questo Comune virtuoso e completare il superamento del campo, in linea con le Direttive europee e con la Strategia nazionale di inclusione della popolazione Rom, Sinti e Caminante, che prevedevano il superamento dei campi entro il 2020. L’integrazione di queste etnie non attiene in modo prioritario alle politiche della sicurezza, ma a quelle dell’inclusione sociale, la cui competenza spetta non solo ai Comuni, ma anche alle Province e alle Regioni, con il supporto dei Prefetti. Eppure, l’assessore Caucino, in risposta al mio Question Time, ha dichiarato che non è compito della Regione, ma solo dei Comuni e dei Consorzi dei servizi sociali, dare risposte sociali specifiche per la popolazione Rom»: lo afferma la consigliera regionale Monica CANALIS a margine del dibattito in Consiglio regionale sul Question Time relativo al campo Rom di Collegno .

«Oggi la Giunta Cirio ha perso un’occasione per dare una mano a raggiungere il traguardo della chiusura di un campo Rom, scaricando tutti gli oneri sulle amministrazioni comunali-aggiungono la consigliera regionale Monica CANALIS ed il Sindaco di Collegno Francesco CASCIANO-Un comportamento che stride con i ripetuti proclami di voler superare i 18 campi rom del Piemonte, in cui vivono circa 2.000 persone, in buona parte minori. Ora la chiusura di un campo è a portata di mano, ma la Giunta Cirio si volta dall’altra parte, rifiutando di destinare una quota della nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo a questa minoranza, e di coordinare una ricollocazione abitativa da Collegno in altri Comuni. Una brutta notizia per tutti i Comuni del Piemonte che ospitano campi Rom e che avrebbero bisogno di avere al loro fianco Regione e Prefettura. Quello di Collegno poteva essere un modello replicabile e invece si è trasformato nel simbolo dell’inerzia della Giunta Cirio. I bambini sono tutti uguali ma di fronte a questi 36 bambini in stato di rischio l’assessore Caucino sembra voltarsi dall’altra parte, addirittura invitando ad allontanarli dalla famiglia e a collocarli in comunità».

Al Palazzo del Nuoto un Centro Federale di Alta Specializzazione

La Giunta Comunale ha approvato, su proposta dell’Assessore allo Sport e Tempo Libero Roberto Finardi, lo schema di accordo di collaborazione tra la Città di Torino e la Federazione Italiana Nuoto per la realizzazione e la gestione del Centro Federale di alta specializzazione presso il Palazzo del Nuoto.

Realizzato nell’ambito dell’intervento “XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 – Riqualificazione dell’area Marchi-Combi” per dotare la Città di una struttura in grado di ospitare competizioni nazionali ed internazionali, l’impianto natatorio Palazzo del Nuoto rappresenta un unicum nel sistema sportivo torinese e costituisce il principale polo per l’attività agonistica della Città, del Piemonte e della Valle d’Aosta.

A partire dal 2011 è stato gestito dalla Città con modalità sperimentali e provvisorie, che hanno sempre visto la costante collaborazione della FIN e del suo Comitato Regionale. Considerate la continua domanda di utilizzo dell’impianto per gli allenamenti, l’agonismo e le competizioni delle realtà sportive del territorio, la volontà di valorizzarne ulteriormente le potenzialità e le difficoltà di una gestione diretta per carenza di risorse e di necessarie competenze tecniche, si è resa necessaria l’individuazione di un modello gestionale stabile, vantaggioso ed efficiente, capace di mantenere e migliorare la vocazione sportiva e agonistica.

Con la costituzione di un Centro Federale di Alta Specializzazione presso il Palazzo del Nuoto, si realizza in Città un polo territoriale di eccellenza per la formazione tecnico-sportiva di giovani nuotatori e nuotatrici. Per il monitoraggio della gestione e la verifica del conseguimento degli obiettivi dell’accordo sarà istituito un organismo paritetico. L’intesa tra la Città e la FIN avrà la durata di 9 anni per conferire stabilità nel tempo alla collaborazione e consentire la programmazione delle attività a lungo termine.

Il presidente della FIN Paolo Barrelli ha voluto sottolineare che questo accordo rappresenta un segno di speranza in questo momento così difficile per il nostro Paese a causa della pandemia da Covid-19.

Quale ruolo internazionale per l’Euro?

L’euro è una moneta giovane, in circolazione da poco meno di vent’anni. Ma è anche la moneta dell’area economica più integrata del pianeta e di circa 340 milioni di europei, nei 19 Stati membri dell’eurozona.

Al ruolo internazionale dell’euro la Banca centrale europea (Bce) dedica fin dall’inizio una scrupolosa attenzione – il suo rapporto annuale in materia nel 2020 è arrivato alla diciannovesima edizione. I grandi e spesso inattesi cambiamenti nel sistema economico e finanziario internazionale negli ultimi anni hanno investito anche l’Unione economica e monetaria europea. Ma è con la pandemia che il ruolo internazionale dell’euro è entrato appieno nell’agenda politica, all’interno del più ampio dibattito sulla “autonomia strategica europea“. Un obiettivo che copre una molteplicità di ambiti – dalla sanità al digitale, dalla politica industriale alla difesa –, talvolta in termini ancora piuttosto generici. Ragione di più per approfondire la riflessione su opportunità e problemi di un accresciuto ruolo internazionale dell’euro.

Non stupisce che il rilievo dato alla dimensione internazionale dell’euro sia cresciuto, da parte degli europei, al crescere della loro consapevolezza di fronte alle scelte spesso ostili messe in atto dall’Amministrazione Trump. Un approccio che vedeva nel dollaro una vera e propria arma finanziaria (tanto che si è parlato di una sua “weaponization“), con in parallelo un uso spregiudicato delle “sanzioni secondarie” contro Paesi alleati di cui non si condividevano scelte o strategie. A iniziare a mettere in evidenza la questione era stato l’allora Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione 2018 (non a caso dedicato a “l’ora della sovranità europea”): “è assurdo che l’Europa paghi in dollari USA l’80% della sua fattura per le importazioni di energia – che è pari a 300 miliardi di euro l’anno –, quando solo il 2% circa delle nostre importazioni di energia proviene dagli Stati Uniti. È assurdo che le compagnie europee acquistino aerei europei in dollari anziché in euro”.

Ma il tema della sostenibilità politica, economica e finanziaria di un ruolo egemone del dollaro americano nel sistema monetario internazionale si era posto prima di Trump ed è destinato a porsi dopo di lui, con il Presidente Biden. Tanto più al cospetto degli impressionanti impegni economici della sua Amministrazione in risposta alla pandemia, che si scaricheranno su deficit e debito federali americani. Non si tratta certo di immaginare una velleitaria sostituzione del dollaro in tale ruolo, come ci ha insegnato Robert Triffin con il suo “dilemma” (secondo il quale se la moneta di riserva internazionale è una qualsiasi valuta nazionale si incorrerà, prima o poi, in un conflitto insanabile fra le esigenze interne di stabilità monetaria e quelle internazionali di fornitura di liquidità). Si tratta piuttosto di arrivare a un effettivo sistema multi-valutario, che possa poggiare su più pilastri, dall’euro al renminbi. Va da sé che questo richiede una pluralità di passaggi, che comportano nuove responsabilità di cui bisogna essere consapevoli.

Se guardiamo alle tre funzioni della moneta – unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore –, l’euro ha raggiunto traguardi significativi: secondo i dati della Bce, a novembre 2020 il 38% dei pagamenti internazionali era denominato in euro e quasi il 20% delle riserve valutarie era in euro (il peso del dollaro è all’incirca triplo). Ma è un fatto che il trend di crescita iniziale abbia subito un arresto con la crisi del 2007-08. Un maggior utilizzo dell’euro quale valuta di fatturazione (in particolare per energia e materie prime – anche su nuovi mercati, quali quello dell’idrogeno) e di indebitamento/investimento, abbasserebbe i costi di transizione per gli operatori europei e l’impatto di eventuali shock esogeni, e rafforzerebbe il ruolo delle autorità monetarie europee. Al tempo stesso, potrebbe esporre l’euro e il mercato interno a un impatto accresciuto di eventuali movimenti rialzisti in tempi di crisi, proprio a causa del surplus di credibilità acquisito dall’euro a livello globale. È quindi fondamentale che la moneta europea poggi su basi solide.

La forza esterna dell’euro si costruisce anzitutto all’interno dell’Unione, come di recente ha ricordato anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi. La Commissione ha mostrato di averne piena contezza con la sua Comunicazione del 19 gennaio scorso, mirata a “promuovere l’apertura, la forza e la resilienza” del sistema economico e finanziario europeo. Vanno in questo senso il necessario completamento dell’Unione bancaria, con l’assicurazione europea sui depositi, e dell’Unione dei mercati dei capitali, per rafforzare ampiezza e liquidità del mercato finanziario europeo, insieme con il rafforzamento (in tempi di cybersecurity) delle infrastrutture tecnologiche di tale mercato. Un altro passo fondamentale è stato il varo di Next Generation EU (NGEU), con la possibilità per la Commissione di indebitarsi, fino a un ammontare di 750 miliardi di euro. Impegno che si aggiunge a quello fino a 100 miliardi di euro per il SURE, il meccanismo europeo di sostegno all’occupazione. Passaggi chiave per arrivare a costruire un safe asset europeo denominato in euro, riferimento indispensabile per gli operatori finanziari. Un obiettivo che sarà davvero realizzato quando NGEU da strumento temporaneo diventerà il pilastro di una Unione fiscale. Un argomento che oggi divide i Paesi membri dell’Unione, mentre manca ancora l’approvazione da parte di una decina di Stati membri della Decisione sulle risorse proprie (con la ratifica tedesca tenuta in sospeso dalla Corte costituzionale federale), indispensabile affinché la Commissione possa raccogliere sul mercato le risorse per finanziare NGEU.

Intanto già si affacciano altri cambiamenti profondi, di paradigma economico e sociale, che sono destinati a riverberarsi anche sull’euro e che quindi devono essere all’attenzione dei decisori politici. In fondo, riguardano proprio i due versanti su cui la Commissione europea fin dal 2019 ha costruito la propria azione a medio termine: la “doppia transizione”, verde e digitale, con molteplici implicazioni “geopolitiche” – ovvero sul terzo pilastro (trasversale) della strategia disegnata dalla Commissione von der Leyen.

Un primo ambito riguarda l’avanzare di quelle spesso definite “criptovalute”, che da un lato rischiano di essere elementi di turbativa dei mercati internazionali, ma dall’altro segnalano il peso ineludibile assunto dal digitale nella realtà contemporanea. Esse stimolano le banche centrali a valutare il potenziale offerto da nuove valute di riserva digitali “stabili”, così come a studiare, nel caso della Bce, le possibili caratteristiche di un euro digitale. Sul versante della transizione ecologica, vediamo che il prezzo guida sta diventando quello del carbonio: in un mondo che punta alla “neutralità climatica” il carbon pricing sembra destinato ad assumere il ruolo – tanto simbolico quanto sostanziale – che per decenni è stato del prezzo del petrolio. L’Ue può giocare un ruolo d’avanguardia nel definire le regole in questo campo, grazie allo European Green Deal e a NGEU, e anche questo potrebbe rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.

Al tempo stesso, prezzi “universali” quali quello del carbonio potrebbero trovare nell’SDR (Special Drawing Rights, il paniere di valute del Fondo Monetario Internazionale – FMI) l’unità di conto ideale. Ricordiamo che nel paniere dell’SDR l’euro pesa oggi per il 30,93%, accanto al 41,73% del dollaro, mentre il resto è ripartito, in misura decrescente, fra renminbi, yen e sterlina. Va salutato con grande soddisfazione il recente accordo raggiunto dai ministri delle finanze del G7 – una volta rimosso il miope veto posto dall’Amministrazione Trump – per un’allocazione straordinaria di SDR da parte del FMI, a beneficio delle economie dei Paesi a basso reddito, che rischiano di essere travolti dalla pandemia. È un segnale importante da parte dell’Unione europea, in particolare nei confronti del continente africano, e può costituire un ulteriore contributo (indiretto) allo sviluppo del ruolo internazionale dell’euro.

Flavio Brugnoli
Direttore Centro  Studi sul Federalismo

A scuola di salute

Corretta alimentazione, epigenetica, prevenzione primaria, sono solo alcuni dei  temi  affrontati nel corso dell’incontro formativo online, svoltosi nei giorni scorsi a Palazzo Lascaris   con i futuri ambasciatori del Consiglio regionale sugli ambiti di cui si occupano gli Stati generali della Prevenzione e del Benessere.

L’incontro si è svolto alla presenza del consigliere segretario Michele Mosca, di Felicina Biorci, nutrizionista presso il Centro di Medicina Preventiva e dello Sport dell’Università degli Studi di Torino e degli studenti  e dei docenti dell’istituto superiore Gae Aulenti di Biella.

“Quando si parla di Piemonte – ha dichiarato il consigliere segretario Mosca –  si parla di mangiare e bere bene. Un’alimentazione che vanta prodotti unici al mondo che affondano radici nel passato e nella tradizione delle nostre province. Oggi la pandemia ha modificato le nostre abitudini ma accentuato ancora di più la necessità di assumere uno stile di vita sano anche  e soprattutto in circostanze difficili. Una corretta alimentazione aiuta a prevenire e scongiurare importanti patologie e fornisce le necessarie energie per le sfide di ogni giorno, lo studio, il lavoro e il tempo libero. Il mio augurio è che possiate realizzare i vostri sogni magari proprio sul territorio biellese. Tante sono le sfide che dobbiamo cogliere – conclude Mosca –  a partire dalle opportunità offerte dal Recovery fund, la rivoluzione green, l’economia circolare.  Il Piemonte ha bisogno di ragazzi come voi  che abbiano voglia di imparare e  mettersi in gioco. Spero possiate diventare ambasciatori non solo del Piemonte ma dei singoli territori nei quali vivete per mettere a disposizione del futuro le numerose ricchezze che essi offrono” .

“L’alimentazione è un tema affascinante solo se la si interpreta come complessa – ha esordito nel suo intervento la professoressa Biorci – Nel 2017, 34,1 milioni di decessi erano attribuibili a fattori di rischio (dati del Global Burden of Disease Study ).  A livello globale, il 61,% dei decessi e il 48,3% dei DALY (Disability-adjusted life year,  misura della gravità globale di una malattia), sono stati attribuiti ai fattori di rischio. Occorre capire cosa non funziona nella comunicazione, occorre creare un collegamento tra gli effetti del cibo e la funzionalità cerebrale e cognitiva. Ai ragazzi dico di cercare di espandere la loro conoscenza e le loro competenze per poter risolvere cosa non funziona. Tutti sanno cos’è un piatto sano, ma una volta acquisita la competenza cercate di capire perché non produce risultati.  Attività, sonno e alimentazione sono i tre pilastri per un corretto stile di vita”.

Rivolta agli allievi del triennio delle scuole superiori, l’iniziativa Ambasciatori del Consiglio regionale, che ha visto il Consiglio regionale del Piemonte quale prima Assemblea legislativa italiana a proporla, rientra nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto) e consente di acquisire crediti formativi.

Al via le prenotazioni per visitare i castelli del Fai

Da giovedì 29 aprile riapriranno, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza sanitaria i Beni FAI in Piemonte

  • Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) – nella foto
  • Castello della Manta (CN)

Nei fine settimana i Beni riapriranno su prenotazione obbligatoria entro al massimo 24 ore prima

Maggiori informazioni sulla riapertura verranno comunicate nei prossimi giorni alla luce delle disposizione governative

e saranno disponibili sul sito www.fondoambiente.it