ilTorinese

Le primarie e la “non scelta” del partito

Dunque il “dio primarie” si riaffaccia. È noto che nella sinistra italiana, cioè nel Pd, le primarie sono una sorta di dogma.

Un po’ come per noi cattolici, pur senza essere blasfemi, il significato della Trinità.

Perchè le primarie, va pur detto, fanno parte dell’atto costitutivo del Partito
democratico. Più del progetto politico conta l’organizzazione e la celebrazione saltuaria delle
sempreverdi primarie. Per carità, le primarie sono un ottimo strumento burocratico e protocollare
della politica. Sono nate quando i partiti sono andati definitivamente in crisi, quando le classi
dirigenti dei rispettivi partiti hanno abdicato ai compiti che spettano, appunto, al ceto dirigente per
affidarsi qualunquisticamente a ciò che decide di volta in volta “la ggente”. Cioè alla selezione
democratica dei gruppi dirigenti. E così è diventato del tutto normale che, tranne per i
parlamentari dove la designazione è fatta brutalmente dall’alto senza alcun filtro democratico e
partecipativo, per altri ruoli il tutto viene affidato qualunquisticamente a questo singolare e curioso
strumento burocratico e protocollare.

E per entrare nello specifico, il nodo della scelta dei candidato a Sindaco in alcune grandi città in
vista delle elezioni del prossimo ottobre è persin troppo emblematico. E il caso di Roma e di
Torino ma non solo, al riguardo, lo confermano in modo plateale. Se a Roma prosegue il balletto
attorno alla candidatura, o meno, di Zingaretti a Sindaco, a Torino dopo 8 mesi di estenuanti e
ormai noiose e ripetitive discussioni su chi scegliere per la carica di Sindaco, si è poi deciso,
come da copione, di ricorrere al dio primarie per sciogliere la sempre più intricata matassa.
Perchè il tema è sempre lo stesso, più volte evocato ma mai risolto per non rompere gli equilibri
tra le molteplici e sempre crescenti correnti/bande del Partito democratico. E cioè, si deve
privilegiare la “sintesi” condotta e guidata dal gruppo dirigente del partito oppure ci si affida alle
virtù salvifiche e miracolistiche delle primarie? La risposta, come ovvio e scontato, è quasi sempre
la stessa. E quindi primarie siano!

Ora, quasi tutti conosciamo ormai i vizi e le virtù delle primarie. Da strumento democratico che
alcuni lustri fa erano state palestre di partecipazione e di democrazia significative e di qualità,
sono diventate progressivamente momenti di decadimento etico e politico. E cioè, truppe
cammellate, voto clientelare, radicalizzazione dello scontro interno, difficoltà a ricomporre i mille
contrasti politici e personali che si scatenano puntualmente dopo ogni consultazione e,
purtroppo, anche svariate denunce per come viene condotta concretamente la campagna
elettorale…. Tutto ciò, come tutti sanno, accompagna purtroppo il concreto svolgimento delle
primarie in giro per l’Italia.

Insomma, non si può fare a meno delle primarie. Ma perchè, comunque sia, il partito principale
della sinistra italiana continua a rinunciare alla capacità di fare “sintesi”, cioè a scegliere
direttamente la propria classe dirigente assumendosi anche e soprattutto la responsabilità di
decidere? Del resto, i grandi e qualificati gruppi dirigenti dei partiti democratici del passato –
quando i partiti esistevano ancora, come ovvio …- avevano il coraggio e la capacità di selezionare
la propria classe dirigente. È così difficile ripristinare oggi quel meccanismo senza limitarsi a
parlare di quote, di genere, di equilibri tra le correnti e di come conservare il solo potere interno?
Forse ne uscirebbero rafforzati i partiti e ne guadagnerebbe, probabilmente, la stessa democrazia.

Giorgio Merlo

La fiaccolata di Fdi contro il coprifuoco

Fratelli d’Italia manifesta contro il coprifuoco anche a Torino. Venerdì sera centinaia di fiaccole hanno illuminato la Mole Antonelliana per lanciare forte un grido di rabbia e voglia di ritorno alla vita.

“Diciamo basta al coprifuoco – dichiara la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli – una misura irragionevole, che devasta la nostra economia e non ha alcun senso nel contrasto alla pandemia. Dopo oltre un anno, non è più tollerabile continuare a limitare la libertà delle persone. Migliaia di aziende sono state costrette alla chiusura, altrettante sono sul bordo del baratro appese alle decisioni di un governo incapace che continua a fornire indicazioni contraddittorie. Ora basta. Torniamo alla vita, nel rispetto delle misure di sicurezza e dei protocolli anti-contagio, ma facendola finita con i divieti assurdi che tanto piacciono al ministro Speranza e al suo governo”. “Si tratta di una misura incostituzionale che limita le libertà individuali e di impresa, contro la quale solo Fratelli d’Italia ha alzato la voce votando contro e manifestando il proprio dissenso a Torino, in tutti i capoluoghi di provincia  della nostra regione, in tutta Italia” dichiara il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba.

Controlli anti Covid, chiusi e sanzionati tre bar

Torino, 3 maggio. Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per verificare il rispetto della normativa anti covid, i carabinieri hanno chiuso tre esercizi pubblici.

Nelle ultime 48 ore i militari della Compagnia di Moncalieri hanno chiuso tre locali nell’hinterland torinese. In particolare in un pub di Carignano hanno riscontrato la presenza di circa 150 persone le quali, a causa degli spazi ristretti del dehors, erano assembrate.
In altri due bar, a Beinasco e Orbassano, è stata accertata la presenza di clienti seduti negli spazi interni in violazione della normativa vigente che prevede il servizio esclusivamente all’aperto.
Oltre ai titolari delle attività, al termine degli accertamenti volti alla loro completa identificazione, verranno sanzionati anche gli avventori.

Poliziotta presa a calci in faccia da una donna

DAL PIEMONTE Vercelli, agente presa a calci in faccia da una donna durante controlli anticovid, Fsp Polizia: “Violenza sempre più arrogante, servono condanne severe”

 

“Una collega in servizio di Volante a Vercelli è stata presa a calci e pugni da una donna durante un servizio per il contenimento dell’emergenza covid. Un colpo l’ha raggiunta vicinissimo a un occhio e lei se l’è vista molto brutta. L’esagitata che l’ha aggredita è stata arrestata, ma quale concreta punizione possiamo aspettarci per lei?”.

Lo afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, commentando quanto avvenuto a Vercelli, l’altra sera, quando una volante è intervenuta a piazza Cavour, davanti a un bar, dove diverse persone, assembrate, stavano protestando con forza per i controlli effettuati dalla polizia locale e da altri colleghi. Nel gruppo anche una donna particolarmente esagitata che incitava tutti a ribellarsi ai controlli, e che ha reagito al tentativo di identificarla inveendo, scagliandosi contro i poliziotti, e in particolare colpendo con pugni e calci un agente donna. Quando quest’ultima è stata raggiunta all’altezza del cinturone da un calcio che le ha fatto cadere la radio di servizio, si è chinata per raccoglierla e, a quel punto, ha ricevuto un altro calcio, stavolta in faccia all’altezza dello zigomo. La poliziotta è stata affidata alle cure del caso, un minimo di una settimana la prognosi per lei.

“Il lavoro del poliziotto – incalza Mazzetti – è sempre stato complicato e difficile, ma gli atteggiamenti di violenza diffusa, certamente resi ancor più arroganti da un vergognoso senso di impunità, sono ormai tanti e tali da rendere veramente un’impresa ardua finire la giornata senza grane, senza danni, senza incidenti di ogni genere. Quello della collega presa a pugni e calci a Vercelli, cui manifestiamo la più totale solidarietà e auguriamo una prontissima guarigione, è solo l’ultimo episodio che conferma questo triste assunto: nel nostro paese aggredire gli appartenenti alle forze dell’ordine è praticamente ormai uno sport. In pratica non esiste una risposta del sistema adeguata a certi atteggiamenti che, oltre a mettere a rischio l’incolumità degli operatori, calpestano la dignità loro e delle istituzioni che rappresentano. E’ scandaloso che nessuno metta mano a questo stato di cose assurdo, e che mentre ancora noi scriviamo verbali di arresto di certi soggetti, loro normalmente siano già a spasso, magari a insultare o prendere a calci il prossimo poliziotto”.

Riprende “Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto”

La nuova edizione 2021

8 manifesti di 8 artiste vincitrici della call Opera Viva, da maggio 2021 a gennaio 2022 

Primo appuntamento:

“senzazioni” di Emanuela Barilozzi Caruso (2021)

Inaugurazione in diretta Facebook > Mercoledì 5 maggio, alle ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

 

 

L’arte contemporanea non si è fermata malgrado i cambi di colori e i vari lockdown. Gli artisti hanno continuato a creare e a riflettere sulla situazione attuale e sul mondo che verrà. Inevitabile che il riferimento alla pandemia in corso emergesse anche nella risposta delle otto artiste vincitrici della call lanciata da Flashback, tutta l’arte è contemporanea per Flashback è Opera Viva finalizzata alla realizzazione di un manifesto di grandi dimensioni che, con cadenza mensile a partire dal 5 maggio 2021, verrà affisso in piazza Bottesini, cimasa 50530, cuore del quartiere “Barriera di Milano” a Torino.

 

“In questa settima edizione di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto – sottolinea Christian Caliandro, curatore del progetto e membro della giuria di selezione – gli otto manifesti vincitori della call sono realizzati tutti da artiste: non era un risultato previsto ma mi fa molto piacere perché credo sia un riflesso dell’importante momento storico. Le immagini vincitrici raccontano bene, ognuna con il proprio approccio e il proprio stile, la fase complessa che stiamo vivendo, senza mai risultare didascaliche. Coscienza politica, attenzione alla natura e all’ambiente, resistenza, centralità delle relazioni, la fatica e la ripetizione ma soprattutto la speranza e la conquista di una nuova consapevolezza, sono temi che il pubblico potrà leggere nei manifesti”.

 

Con questo progetto ideato nel 2015 dall’artista Alessandro Bulgini, lo spazio comunale, tradizionalmente riservato a cartelloni pubblicitari, diventa opera d’artista e accompagna le persone per tutto l’anno entrando a far parte delle loro giornate sottolineando così la funzione “quotidiana” dell’opera all’interno di un contesto e di una comunità urbana. Negli anni sono stati 34 gli artisti nazionali e internazionali coinvolti in questo grande progetto di committenza artistica outdoor.

 

Mercoledì 5 maggio alle ore 18.30 verrà inaugurato (anche in diretta Facebook, sul canale @flashbackfair) il primo dei nove manifesti che si susseguiranno in piazza Bottesini nei prossimi mesi. L’inizio del ciclo di arte urbana di quest’anno è forte e significativo del periodo che abbiamo e, stiamo, vivendo: l’opera “senzazioni” di Emanuela Barilozzi Caruso.

La fotografia ritrae dall’alto una tavola apparecchiata e ingombra di piatti, posate, bicchieri, bottiglie, residui di cibo; sulla tovaglia riconosciamo scritte, disegni, messaggi.

La tavola allestita da Emanuela Barilozzi Caruso per l’occasione non è stata mai sparecchiata per undici giorni, e ha ospitato tre colazioni, quattro pranzi e sette cene per venticinque ospiti, suddivisi per due alla volta in ottemperanza al D.P.C.M. del 2 marzo 2021.

Il risultato è una serie di fotografie, di cui quella scelta per il manifesto fa parte, che documentano i momenti di dialogo e di incontro. Naturalmente, un lavoro di questo tipo trascende la testimonianza visiva, e vive soprattutto nella dimensione dell’esperienza diretta e del ricordo successivo.

Come afferma l’artista: “senzazioni è un’opera collettiva fatta di idee, risate, silenzi, imbarazzi, incontri e separazioni. In totale sicurezza, siamo stati insieme e abbiamo lasciato piatti, posate, bicchieri, disegni, appunti, resti di cibo come una traccia spontanea per chi sarebbe venuto dopo. È stata un’occasione preziosa, intima, per vedere l’altro e riconoscerlo profondamente. senzazioni è una foto di gruppo – nel tempo e nello spazio – che racconta una certezza: alla base della vita e dell’arte ci sono i rapporti umani, capaci di far ammalare ma anche in grado farci guarire”.

Questa idea della relazione umana capace di curare e guarire, è il risultato di una riflessione portata avanti nel corso dell’ultimo anno, e prodotta dalla gigantesca mutazione che tutti stiamo vivendo. Proprio in un momento in cui è così difficile incontrare le persone, incontrare l’altro, questo progetto rivendica l’importanza e la necessità di questo dialogo e di questo ascolto, pur nel pieno rispetto delle regole. E rivela come un nucleo prezioso la capacità degli individui di essere se stessi una volta riuniti attorno al tavolo, di dare il meglio di sé, di trasformarsi – superando spontaneamente ogni tentazione di imporsi e ogni protagonismo.

 

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Le artiste vincitrici della settima edizione 2021, affiancate dall’ideatore del progetto Bulgini, sono: Ilaria Abbiento, Emanuela Barilozzi Caruso, Federica Belli, Maria Paola Infuso, Erika Nevia Cervo, Federica Peyrolo, Lucrezia Testa Iannilli, Tatiana Villani.

 

Membri della giuria di selezione: da Alessandro Bulgini, artista visivo e ideatore del progetto, Torino; Christian Caliandro, curatore e storico dell’arte, Bari; Iginio De Luca, artista, Roma; Fulvio Gianaria, presidente OGR, Torino; Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, direttrici di Flashback, Torino; Diego Sileo, curatore PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano.

 

Spacciava nei pressi di una scuola materna: arrestato

Avvicinava i suoi clienti che si trovavano all’interno di auto parcheggiate sulla via Mercadante, nei pressi di una scuola materna, in quel momento chiusa

Gli acquirenti, preso quanto dovevano, si allontanavano celermente. Il giovanissimo ragazzo, 19 anni appena, di nazionalità gabonese, vedendo però arrivare verso di lui la pattuglia di polizia della Squadra Volante, ha tentato di disfarsi del sacchetto ove custodiva lo stupefacente, gettandolo per terra. Gli operatori hanno recuperato  tutto, rinvenendo all’interno del sacchetto 7 involucri termosaldati che verifiche successive accerteranno contenere 6 grammi di cocaina. Per il ragazzo, irregolare sul t.n. e con a carico diversi alias e precedenti specifici per reati in materia di stupefacenti, sono scattate le manette per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dall’aver commesso il fatto in prossimità di una scuola materna.

I cavalieri della violenza sempre in sella: da Lotta continua al successo televisivo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni   Forse pochi sanno che l’ufficio del vice direttore de “La Stampa“ Carlo Casalegno venne incredibilmente  occupato da G a d  L e r n e r, chiamato dall’ avv. Agnelli a quello stesso incarico sul quale ci sarebbero tante cose da dire e che spiegano come il processo degenerativo verso sinistra del giornale fondato da Frassati sia cominciato in tempi lontani ed oggi abbia avuto un processo di accelerazione : la vignetta su Mitterrand “illuminista“ e’ più eloquente di tanti articoli e non è neppure una forma di satira, ma una manifestazione di ignoranza e faziosità.

Ho citato L e r n e r , una delle figure più oblique del giornalismo italiano fin dai tempi di “Lotta continua“, perché ha colto l’occasione della finta estradizione dei sette terroristi dalla Francia, per ribadire ancora una volta che “Lotta continua“ non fu organizzazione terroristica e che lui non si pente della sua militanza di allora. Respinge in modo sfrontato persino il clima di complicità  e a volte di istigazione che in molti ambienti  si manifestò con evidenza.
.
L e r n e r dimentica persino la zona grigia che ci fu nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche che simpatizzò per le “sedicenti brigate rosse“, pronta alla prima occasione ad entrarvi.  Tra un po’ di tempo giungerà a dichiararsi orgoglioso di quell’impresa di giovani idealisti che fecero fuori il commissario Calabresi  e contribuirono in modo determinante alla fine terribile del giovane Roberto Crescenzio arso vivo all’Angelo Azzurro” di via Po. La vicenda francese di questi giorni ha confermato l’esistenza di quella che un ex L. C. Giampiero Mughini ha definito “feccia”, non si capisce bene se escludendo o includendo se’ stesso. Andrea Casalegno, figlio di Carlo e anche lui di L.C . , dichiarò in tempi non sospetti che il germe della violenza era insito fin dalle origini in  L.C. Se non si ammette questo, lasciamo passare la tesi dei bravi ragazzi un po’ scapestrati che poi rinsavirono iniziando così delle splendide carriere nei giornali e nelle Tv, anche in quelle berlusconiane, portando nei posti di comando il virus originario  Forse solo Liguori  si può considerare  un convertito vero. Tutti quelli come Mieli che firmarono il manifesto contro Calabresi salvo poi pentirsi dopo decine d’anni, non possono togliersi di dosso le macchie che hanno accumulato sull’eskimo.
Passi per gli operai comunisti di Mirafiori che intervistati da Pansa – che fu tra i pochi a non firmare contro Calabresi – dichiararono di non solidarizzare per l’agonizzante Casalegno considerato un esecrabile  uomo di destra, ma non può passare per quelli che già allora si ritenevano dei raffinati intellettuali.  Ricordo en passant che la stessa definizione di uomo di destra a Casalegno venne affibbiata, me presente e correlatore nel 2007 dal direttore della “Stampa“ Giulio Anselmi nella sede del giornale . Dedi Casalegno , la vedova di Carlo, rimase allibita. Ebbene, tutta questa gente che si considerava moderata  perché veniva dal Pci e non dal brigatismo e tutti i lobbisti di L.C. dalla carriera facile, va almeno in sede storica sanzionata. Aderirono ad idee politiche incompatibili con la libertà e la democrazia, coprendo con il loro silenzio codardo chi  ha provocato nel mondo milioni di morti. E invece, quelli che non sono morti, ce li troviamo ancora spesso a firmare articoli o a discutere in televisione. I democratici che nel ‘68 scelsero la strada della difesa delle istituzioni, al massimo si sono ritrovati a fare i professori, spesso presi in giro o criticati dalla lobby degli ex rivoluzionari. Questi fatti vanno ricordati quando vediamo un terrorista come Bompressi in giacca e cravatta che continuerà a vivere a Parigi per merito di Mitterrand e di tutti i Governi italiani che non hanno mosso un dito per condurlo nelle patrie galere. La pazienza adesso ha superato tutti i limiti di guardia perché ci sentiamo presi in giro da bande di gente che in ogni occasione è rimasta in sella anche se non erano  e non sono certo dei cavalieri dell’Ariosto. In questo contesto finisco di rivalutare almeno umanamente  Renato Curcio , fondatore delle Br, che non si macchiò di reati di sangue e si fece più di vent’anni di carcere.
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scrivere a quaglieni@gmail.com

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Emiliano Poddi  “Quest’ora sommersa”   -Feltrinelli-    euro 16,50

E’ magnifico e atroce questo libro che ruota intorno all’inafferrabile Leni Riefenstal, nata nel 1902 a Berlino e morta a Pöcking nel 2003. Fu ballerina, attrice, regista di Hitler, fotografa e, all’alba dei 101 anni, si inabissò nelle acque delle Maldive armata di camera fotografica con cui immortalare i fondali da sogno per un film.

Ma l’abisso più profondo è l’anima di questa donna, bellissima, amata da molti, però priva di cuore. Il racconto di Poddi si basa sulla vera biografia della Riefenstal che ancora oggi è un enigma.

L’autore ce la racconta mentre a 100 anni suonati, più energica che mai, nuota a 15 metri di profondità in uno degli atolli più magnifici del mondo, seguendo la giovane sub Martha, biologa marina che le fa da guida… ma non per puro caso.

Fin dall’inizio si intuisce che è lì per saldare un vecchio conto che risale alla seconda guerra mondiale e ai campi di prigionia in cui i tedeschi rinchiusero Rom e Sinti.

In particolare Martha è ossessionata dal film “Tiefland” che la regista girò nel 1941 a Maxglan, campo speciale e parcheggio temporaneo di zingari, in attesa di essere ingoiati nell’orrore di Dacau, Buchenwald, Ravensbrück, dove passeranno tutti da un camino.

Leni scelse adulti e bambini zingari come comparse del suo film, fingendosi loro zia e usandoli senza un’oncia di pietà per il destino che li attendeva e senza muovere un dito per salvarli. Una volta serviti per i suoi scopi perdeva l’interesse verso di loro.

A lei importavano solo la sua persona e la sua arte. Gli altri erano strumentali e tra loro anche la madre di Martha che le fece da controfigura in una scena poi tagliata, e che si trovò di fronte a una scelta agghiacciante che le impose la regista, di quelle che dilaniano l’anima.

Chi era dunque Leni Riefenstal?

Questa donna che ha ammaliato il Führer e i gerarchi nazisti e fascisti, amante del pericolo e dell’avventura, sopravvissuta miracolosamente a una lunga serie di incidenti, capace di far innamorare di se il 26enne Horst quando lei di anni ne aveva 66, ammaliante e spericolata anche a 100 anni. Cosa accadrà tra lei e Martha? Un libro magnifico che tocca corde profonde.

 

Emma Cline  “Daddy”  -Einaudi-  euro 17,50

Sono 10 racconti di Emma Cline, 2 inediti e 8 già pubblicati su “Granta”, ”Paris Review” e “New Yorker”, ora raccolti nel volume dal titolo significativo “Daddy”, ovvero padri, ma anche in senso lato maschi adulti. I protagonisti di queste short stories sono soprattutto maschili, per lo più uomini di mezza età alla prese con fallimenti vari, incluso quello del ruolo di padri.

L’ambiguità è il filo sotteso a tutte le storie narrate, perché la Cline osserva le cose che in superficie sembrano felici, ma scavando più in profondità fa emergere violenze fisiche e psicologiche.

Mette a nudo famiglie parecchio disfunzionali: sotto l’apparenza si celano padri assenti o padri-padroni, o più banalmente padri inetti, ma anche aggressivi e prevaricatori. E la famiglia tanto idealizzata si rivela il primo luogo predisposto alla violenza.

E non mancano droghe, alcol, psicofarmaci e sonniferi per alleggerire il peso della vita.

Uomini che si illudevano di avere il controllo del loro perimetro esistenziale si accorgono che così non è: i rapporti si sfilacciano e lo stesso ruolo del patriarca qui viene sconfessato. Come nel primo dei racconti in cui c’è un padre separato dai propri figli dal muro che lui stesso ha eretto negli anni -fatto di rabbia, violenza e paura- che ormai non si può più abbattere.

Anche le figure femminili però hanno la loro parte di inadeguatezza e responsabilità.

Come la babysitter del bambino di un attore famoso col quale ha una relazione che finisce sbandierata sui tabloid. O l’aspirante attrice che per arrotondare i magri guadagni come commessa s’inventa un business tutto particolare: vende biancheria intima a uomini sconosciuti. O ancora la donna ossessionata dalle chat room in cui finge di essere una minorenne.

Poi ci sono famiglie ricche e benestanti che nascondono piaghe profonde, ambiguità e rapporti squilibrati.

Perché nessuno si salva nei racconti della scrittrice californiana 31enne, portatrice di un talento precoce. Da piccola, bionda e carina, è apparsa in pubblicità e tv; si è diplomata a soli 16 anni; mentre a 18, al college, vince un premio con il suo primo racconto. Il suo curriculum di tutto rispetto prosegue con un master alla Columbia University e a 27 anni abbraccia il successo con il romanzo di esordio “Le ragazze”.

 

Gertrude Stein  “Autobiografia di Alice B. Toklas”  – Marsilio- euro  18,00

Questo libro fu scritto nel 1933 ed è l’autobiografia di Gertrude Stein scritta in terza persona, usando la voce della sua compagna. Geniale stratagemma che permise alla coltissima

americana -scrittrice, poetessa e collezionista d’arte planata a Parigi negli anni del cubismo- di raccontare le storie dei suoi amici  e del suo tempo, presentando il racconto con la voce di Alice B. Toklas.

La Stein era una ricca borghese della Pennsylvania che studiò medicina prima di laurearsi in lettere: cosmopolita, lettrice vorace, amante dell’arte e del bello, viaggiatrice frenetica, omosessuale, legò la sua vita a quella della dimessa Alice B. Toklas che visse nel cono della sua maestosa ombra.

La Stein e il fratello Leo collezionarono quadri di Cézanne, Picasso, Matisse e di tutta l’avanguardia artistica dei primi decenni del 900.

Nella raffinata casa parigina della Stein e della sua compagna, transitarono artisti e autentici geni tra i quali appunto Picasso, Matisse, Braque, Cocteau, ma anche giornalisti e scrittori come Ernest Hemingway, e lei stessa ambiva ad essere riconosciuta come scrittrice di alto livello.

In questa autobiografia risalta la sua abilità nello sciorinare aneddoti, aforismi, battute e dialoghi con alcune delle menti più eccelse dell’epoca, e su tutto aleggia uno humor inarrestabile.

Appena pubblicato questo libro ebbe un enorme successo; ma la Stein non riuscì del tutto a raggiungere la fama a cui ambiva come scrittrice con la pubblicazione di “Tre vite” nel 1909 e con quello che riteneva essere il primo romanzo dell’era moderna “C’era una volta gli americani” scritto tra 1906/1908, dato alle stampe nel 1925.

 

Luigi Giario  “Di paure e di speranza”  -Manni-  euro  13,00

Arriva dritto al cuore questo “diario tra salute e malattia” scritto da Luigi Giario, ex bancario, impegnato nel sociale, presidente di una Onlus, che racconta la sua Via Crucis personale con delicatezza e lucidità, coraggio e profonda umanità.

La sua vita è stata sconvolta da improvvise ed abbondanti emorragie dal naso, poi la corsa al pronto soccorso di Pinerolo e il devastante iter tra un medico e l’altro – chi più ottimista e chi meno-  di fronte alla diagnosi che nessuno vorrebbe mai sentire pronunciare: tumore.

Scoprono che ha un polipo al naso e che quasi sempre si rivela tumore maligno, anche se le terapie possono avere spesso un esito positivo. Insomma un sacco di incertezze a cui è difficile aggrapparsi.

Giario è abilissimo nel farci entrare nella sua testa e farci vivere il suo inferno personale, ma senza mai sbavature o una parola di troppo.

Lo seguiamo durante la Tac che evidenzia un carcinoma situato nell’etmoide, ovvero l’osso che c’è in mezzo alla fronte, tra gli occhi. Ora gli si apre una strada irta di dubbi, vaga da un dottore all’altro, e gli tremano le vene dei polsi di fronte a prospettive chirurgiche una più cruenta e spaventosa dell’altra.

Poi riesce ad arrivare allo specialista giusto, nell’ospedale giusto e il resto è il diario del decorso della sua malattia, trattata da chi sa farlo ed è un eccellenza nel suo campo.

Lascio a voi scoprire il suo racconto, arricchito da intervalli metaforici di Rosalba Grimod, in cui si susseguono paure, pensieri, senso della morte e soprattutto quello della vita.

Si, perché da questa drammatica esperienza Luigi Giario finisce per afferrare meglio il significato più autentico del vivere. La malattia ha cambiato la sua prospettiva dell’esistenza, e in qualche modo l’ha reso più forte e in grado di affrontare altre prove durissime… che non vi anticipo.

L’ambiente è di scena all’Earthink Festival

Dall’11 al 19 settembre a Torino torna la rassegna che da dieci anni racconta la sostenibilità ambientale attraverso le arti performative. Un’edizione 2021 diffusa e in pieno contatto con la natura: spettacoli, esperienze sensoriali e percorsi di immersione nell’ambiente andranno in scena nei principali parchi della Città e nei luoghi simbolo della riqualificazione sociale lungo le sponde del Po e della Dora

 Earthink Festivalil primo festival in Italia dedicato alle espressioni artistiche performative attente al tema della sostenibilità, tornerà in scena a Torino dall’11 al 19 settembre 2021. Svelato il tema della X edizione che sarà #VISIONARI: un monito che, in uno dei periodi più complessi per il comparto culturale, vuole essere un augurio e un incoraggiamento a tutti coloro che decidono di intraprendere sperimentazioni artistiche meno battute, offrendo al pubblico spunti di riflessione in grado di anticipare l’evoluzione del dibattito cittadino.

L’edizione 2021 sarà all’insegna dell’esplorazione sensoriale e mentale: fra gli spettacoli selezionati, infatti, performance di forest bathing (letteralmente “bagni di foresta”), esperienze guidate di mindful eating e spettacoli di prosa che indagano il rapporto dell’uomo contemporaneo con la propria dimensione interiore, con i fenomeni atmosferici e gli elementi naturali, per generare uno sguardo più consapevole verso il mondo circostante. L’universo – da sempre ricollegato al numero 10 simbolo di totalità e completezza – e l’acqua saranno infatti i due concetti chiave che, come un filo rosso, attraverseranno il Festival, affiorando nelle tematiche affrontate sul palco e nelle location scelte. Saranno tre infatti i luoghi del festival, tutti dislocati lungo le sponde dei corsi d’acqua di Torino nel cuore dei quartieri più multietnici della Città: l’Imbarchino e il Parco del Valentino; la Scuola Holden e la zona di Borgo Dora; l’housing sociale Cascina Filanda e il Parco del Meisino.

Nei prossimi mesi verranno svelati i nove spettacoli in calendario, selezionati fra oltre 60 proposte arrivate da tutta Italia, che comporranno il programma. “È stata una sorpresa bellissima riscontrare una partecipazione così numerosa, variegata e di grande spessore artistico” commenta Serena Bavo, ideatrice e direttrice del Festival dal 2011. Oltre alle proposte teatrali, in avvicinamento ai nove giorni di kermesse, in programma a partire dalla fine giugno anche due iniziative performative itineranti in collaborazione con sei artisti torinesi.

A dieci anni dalla prima edizione, Earthink – organizzata da Tékhné, fra le prime associazioni del territorio a investire nel welfare culturale, promuovendo la rigenerazione umana a partire dall’attività artistica e creativa soprattutto verso le comunità fragili che non hanno facile accesso all’offerta teatrale – raggiunge un importante traguardo, confermando il ruolo di una manifestazione che negli anni è diventata un punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale per gli artisti che utilizzano lo spettacolo dal vivo per raccontare e sensibilizzare il grande pubblico sul rispetto ambientale e sulla sostenibilità.