ilTorinese

Il bollettino Covid di martedì 4 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 637 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 82 dopo test antigenico), pari al 3,0di 20.951 tamponi eseguiti, di cui 12.678 antigenici. Dei 637 nuovi casi, gli asintomatici sono 247 (38,8%).

I casi sono così ripartiti: 101 screening, 405 contatti di caso, 131 con indagine in corso: per ambito: 3 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 91 scolastico, 543 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 351.985 così suddivisi su base provinciale: 28.384 Alessandria, 16.853 Asti, 10.853 Biella, 50.649 Cuneo, 27.092 Novara, 188.687 Torino, 13.037 Vercelli, 12.477 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.460 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.493 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 188 (- 6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1981 (– 61 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.590

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.445968 (+20.951 rispetto a ieri), di cui 1.514.408 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.330

Sono 28 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.330 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.535 Alessandria, 695 Asti, 420 Biella, 1.397 Cuneo, 928 Novara, 5.396 Torino, 502 Vercelli, 365 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 92 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

325.896 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 325.896 (+1021 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 25.957 Alessandria, 15.723 Asti, 9.877 Biella, 46.730 Cuneo, 25.238 Novara, 174.940 Torino, 12.090 Vercelli, 11.670 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.359 extraregione e 2.312 in fase di definizione.

“Stiamo cercando amore, non c’è tempo per le lacrime”

MUSIC TALES  La rubrica musicale

Stiamo cercando amore, non c’è tempo per le lacrime,

È solo acqua sprecata

E non fa crescere fiori”

Just the Two of Us è un singolo del musicista statunitense Grover Washington Jr., pubblicato nel 1981 come estratto dall’undicesimo album in studio Winelight.

Il brano è stato scritto da Bill Withers, William Salter e Ralph MacDonald e inciso da Grover Washington Jr. e Bill Withers.

Raggiunse il secondo posto della Billboard Hot 100, rimanendoci per 3 settimane e vinse il Grammy Award alla miglior canzone R&B.

Withers ne incise un’altra versione per un suo CD di greatest hits.

Bill Withers, pseudonimo di William Harrison Withers Jr. (Slab Fork, 4 luglio 1938 – Los Angeles, 30 marzo 2020), è stato un cantante e musicista statunitense.

È stato attivo principalmente dal 1970 al 1985.

Fra i suoi brani più celebri Ain’t No Sunshine coverizzata in tutti i luoghi in tutti i laghi (cit. Scanu) ed in tutte le salse, ma sempre incantevole.

Ma è di Just the Two of Us che oggi ho deciso di scrivere; di un brano quindi che parla del desiderio di un amore, di vedersi proprio accanto a quella persona, circondati solo da cose belle e non da lacrime viste come acqua sprecata.

Un brano dell’inizio degli anni ’80, Uno dei periodi che ancora oggi vengono ricordati con maggior piacere e nostalgia, anni che si contraddistinguono da altri periodi per il gran numero di band che hanno cavalcato la scena musicale. Ancora oggi alcune di loro continuano a sfornare un capolavoro musicale dopo l’altro.

Io oggi ve ne regalo una versione con ukulele, per dimostrare che è molto semplice fare musica, ma è molto difficile farla con semplicità.

Mi è piaciuta e spero piaccia anche a voi

Bisogna essere cauti nell’esprimere desideri, perché potrebbero avverarsi.”

Buon ascolto, abbiate clemenza.

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=tbMaLOyOJJA&ab_channel=Rene%C3%A9Dominique

 

Ecco a voi gli eventi della settimana! Mi raccomando, prenotate. I posti sono contati

Dal Piemonte tremila progetti per il Recovery fund

Sono circa 3mila i progetti che il Piemonte presenterà a Roma appena saranno indicate le modalità di ingaggio, per un totale di 34 miliardi di euro di investimenti provenienti dal Recovery plan. Progetti selezionati soprattutto tra quelli provenienti dal territorio.

Questi in numeri annunciati ad apertura del Consiglio straordinario convocato sul tema “Piemonte next generation”, dal presidente della Regione Alberto Cirio.

“Il Recovery , insieme al tema vaccini – ha puntualizzato Cirio – è una delle due colonne su cui investire per  far ripartire il paese e il Piemonte, una ripartenza che abbiamo voluto ricostruire attraverso l’ascolto capillare dei territori , cosi come concordato in Conferenza delle Regioni. Si è stabilito di adottare, un meccanismo di raccolta istanze inerenti  le 6 missioni del Ricovery: Digitalizzazione, innovazione; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca e salute. Non è ancora chiaro il metodo con cui saranno selezionate le proposte delle Regioni, perché il governo Draghi, anche giustamente, attende il via libera da Bruxelles anche per comunicare le regole: abbiamo dovuto muoverci al buio, mettendo in atto il metodo botton up, censendo istanze progettuali dei territori. I progetti che non troveranno spazio nel Recovery e nel fondo complementare pari a 30 miliardi, auspichiamo possano trovare spazio nella programmazione dei  fondi europei.  Conclusa questa prima fase di censimento si passerà ora alla fase due di programmazione.

Sui 6 assi di intervento del Recovery sono intervenuti gli assessori regionali competenti:

Per l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, il percorso che ha portato alla definizione di una selezione di progetti ha avuto come unico principio cardine quello della “Crescita felice”, con progetti legati alla rivoluzione verde, alla transizione ecologica, alla sostenibilità. ““All’interno della macroarea della digitalizzazione – ha aggiunto l’assessore – grandi temi come 5G, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e il cloud. Un’area questa in cui sono stati raccolti circa 200 progetti, più di 20 cantierabili, per un valore di oltre 700 milioni di euro”. Sono stati 2974 i progetti presentati dagli enti pubblici piemontesi “e circa il 40% riguarda tematiche collegate ai temi dell’Ambiente, Energia e Territorio: 498 per efficienza energetica e rinnovamento degli edifici pari al 42,2%; 249  sono connessi alle energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile; 105 progetti, sono riferiti a protezione del territorio e delle risorse idriche. Infine 25 progetti, sono riferiti ad agricoltura sostenibile ed economia circolare”.

“Dopo i vaccini – ha esordito l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano –  abbiamo davanti una sfida difficile, la sfida economica. L’economia piemontese ha basi solide e punti di forza. Abbiamo imprese che possono dar vita ai nuovi trend tecnologici e propensione all’export, innovazione e ricerca, abbiamo l’incontro virtuoso tra atenei e imprese, tra filiere e distretti. Quello su cui dobbiamo investire è il potenziamento del rapporto tra pubblico e privato, la cultura digitale delle piccole e medie imprese , i costi e la fornitura delle materie prime, lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti . Solo cosi potremo creare opportunità per essere attrattivi e competitivi”.

Sul tema sanità è intervenuto Luigi Icardi secondo cui approfittando delle risorse del Recovery “urge un riordino e un rafforzamento della rete territoriale, superando la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ e valorizzando invece i distretti della salute dotate di risorse e autonomia. Serve medicina del territorio più accessibile e incentrata su case della salute. Occorre una rete di assistenza primaria diffusa e collegata all’area sociosanitaria. Bisognerà introdurre una circolarità tra domiciliarità, residenzialità e ospedale favorendo la scelta domiciliare. I 60 progetti sanitari che abbiamo selezionato intendono affrontare  due sfide in particolare: la digitalizzazione del servizio sanitario e il miglioramento delle  reti di prossimità per l’assistenza territoriale”.

Anche i progetti legati all’agricoltura rappresenteranno uno degli assi strategici del documento del Piemonte, secondo l’assessore Marco Protopapa “I 24 progetti che abbiamo individuato nell’ascoltare le richieste dei territori, sono realizzabili tra i 3 e i 5 anni. Parliamo di interventi che riguardano invasi, recupero strutture, messa in sicurezza dei canali, di energia idroelettrica, risparmio energetico, nonché danni causati da alluvioni”.

Per l’assessore ai trasporti Marco Gabusi, il primo progetto strategico da mettere in campo riguarda la rivoluzione verde, bisogna guardare al traffico di persone e merci in maniera sostenibile. Inoltre, nel censire le priorità del Piemonte non si può non guardare alla strada dell’idrogeno e al tema del contrasto al dissesto idrogeologico”.

Sull’asse istruzione, Lavoro e Formazione professionale è infine intervenuta Elena Chiorino “Bisogna ripartire accelerando o processi che da tempo sono noti e riconosciuti come necessari, ma che per la rigidità del sistema non si sono mai compiuti. Penso ad esempio alle Academy: le nuove fabbriche della formazione, progetto che include un piano di potenziamento e valorizzazione del sistema ITS. Va superato il concetto di assistenzialismo con l’auspicio che nel DEF del governo non si confermi l’incremento di un miliardo di stanziamento per il reddito di cittadinanza, destinandolo al potenziamento delle politiche attive del lavoro. Occorre investire sulla formazione continua, rafforzare l’orientamento, l’apprendistato duale e la ricollocazione, ma anche potenziare i servizi alla famiglia per sostenere l’occupazione femminile.   Dobbiamo elaborare progetti – conclude –  Nella piena convinzione che oggi più che mai si debba intervenire nell’ottica di primazia dell’interesse nazionale a tutela del nostro made in Italy e a salvaguardia del dato occupazionale: dove c’è impresa c’è occupazione, mossi da patriottismo industriale e dall’orgoglio della nostra vocazione manifatturiera”.

Il dibattito ha registrato gli interventi di moltissimi consiglieri, tra i quali i capigruppo delle forze politiche presenti in Consiglio.

Per Alberto Preioni (Lega) “il   lavoro di censimento presentato dalla Giunta Cirio è espressione delle volontà dei sindaci e dei territori, un lavoro capillare e dettagliato da cui non si poteva prescindere. I tanti progetti andranno cuciti insieme in maniera da rendere il Recovery  plan un reale piano di ripartenza. Un lavoro utile e non scontato perché tra due anni si riaprirà anche la nuova programmazione europea. Guardo all’inizio di questo percorso con fiducia poiché nato dal dialogo con i nostri territori”.

Diversa la posizione del Pd con Raffaele Gallo: “Oggi avremmo dovuto discutere di Next generation, di opportunità e di sviluppo, di investimenti e risorse e invece anche in questa occasione come per il Piano competitività  e del Riparti Piemonte, la Giunta Cirio ha perso l’occasione di indicare quale sia la sua visione rispetto al futuro del Piemonte. Invece di entrare nel merito di progetti strategici in grado di dare nuove spinte al Piemonte, il presidente Cirio comunica di aver stilato lista di piccoli e grandi interventi dei Comuni. Lavoro legittimo ma diverso da quello che ci offre in termini di opportunità il Recovery plan. La Regione avrebbe dovuto definire priorità e non limitarsi a raccogliere i progetti degli enti locali.”

Per Paolo Ruzzola (capogruppo Forza Italia) “il censimento dei progetti segnalati dai comuni e dai territori, è la base per costruire anche i futuri  bandi europei.  A partire da quelle istanze possiamo ridare fiducia al Piemonte, per creare un piano di sviluppo e di rilancio credibile da presentare non solo per ricevere  fondi del Recovery ma da utilizzare  anche nella programmazione dei fondi europei per i prossimi 7 anni.”

“Scopriamo oggi in aula una cosa nuova – esordisce Sean Sacco, M5S –  che discutiamo di un insieme di progetti raccolti per il Piemonte e non del Recovery plan. Abbiamo a  disposizione fondi da spendere entro il 2026  e invece di pensare a come ridisegnare il Piemonte, la giunta propone un elenco di progetti  e idee che stavamo già facendo prima. Dei 34 miliardi di euro previsti per il Piemonte probabilmente ne arriveranno fra i 7 e gli 8. Non presentarsi con progetti chiar  e strutturali vuol dire perdere una grande occasione. Gli assessori della Giunta Cirio hanno elencato principi ma non progetti..”

Per Paolo Bongioanni (FdI) ”l’ ascolto partecipato portato avanti dalla Giunta  con i Comuni piemontesi, è la  chiave per indicare le reali necessità del territorio. Tremila progetti sono tantissimi  e anche se non saranno tutti realizzabili, rappresentano un’occasione straordinaria per recuperare il terreno perso nelle scorse legislature”.

“Le risorse annunciate da Giunta,  34 miliardi, date per acquisite, in realtà non lo sono ancora – specifica Silvio Magliano (Moderati) –  dunque bene capire oggi cosa c’è nel cassetto dei sindaci ma occorre ragionare su una visione più generale. Le risorse esistono se esistono riforme strutturali, questa è la sfida. Grave che la Città Metropolitana non abbia inserito la tangenziale est di Torino tra i progetti finanziabili”.

“I fiumi di soldi per il domani non basteranno mai se servono a fare le stesse cose di ieri, magari gli stessi errori – ha dichiarato Marco Grimaldi (Luv)  – Gli ecosistemi stanno scomparendo, ogni 10 anni perdiamo 10 milioni di ettari di terreni . Inquinamento atmosferico e idrico uccidono 9 milioni di persone l’anno. Bisogna ripensare radicalmente il nostro modello sociale e di sviluppo, invece si continua ciecamente con pioggia di risorse per grandi opere che si sarebbero fatte in ogni caso”.

Per Mario Giaccone (Monviso) sembra il sogno di qualsiasi uomo politico o cittadino, poter restituire questa mole di risorse ai territori, oltre 34 miliardi per 3mila progetti per un futuro di benessere, salute, istruzione, diritti ed equità. Il Ruolo dell’opposizione, pur apprezzando il lavoro svolto, è indicare come questo tipo di programmazione abbia delle falle e dei difetti: per noi la falla è sulla capacità strategica di progettare il futuro di questo territorio fra 30-40 anni. Le scelte hanno un modello “vecchio” più che una vera programmazione che guardi al futuro”.

“Abbiamo richiesto il consiglio straordinario per sentire quale fosse visione utilizzata nel documento da sottoporre al governo – afferma nel suo intervento Francesca Frediani (M4O) –   Oggi apprendiamo che questa visione non  esiste. Il sistema di censimento è un elenco di progetti , la Giunta ha solo raccolto istanze dei territori scegliendo di non decidere nulla, illustrandoci progetti scollegati tra di loro. Ennesima occasione persa per dare una direzione al Piemonte”.

Gallo, (Pd): “Centrodestra non ha colto lo spirito del Recovery”

“Abbiamo chiesto un Consiglio regionale aperto sul Recovery Fund per fare chiarezza sulla linea tenuta dalla Regione Piemonte sul tema e per entrare nel dettaglio delle proposte avanzate.

Purtroppo la Giunta di centrodestra non ha colto lo spirito del Recovery: quello di dare una concreta opportunità di rilancio a cittadini, territori e imprese attraverso progetti articolati e puntuali, attraverso proposte innovative e una visione politica di ampio respiro. Il centrodestra ha, invece, presentato tanti, troppi, progettini, isolati e limitati a territori ristretti scelti in base a non si comprende esattamente quali criteri” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Avremmo dovuto intervenire su settori importanti per la ripartenza: politiche per i giovani che sono coloro sui quali gli effetti della pandemia pesano e peseranno maggiormente anche negli anni futuri, interventi per le start up innovative, progetti completi e dettagliati sulla rete di trasporto e non investimenti spezzettati e privi di una visione sovraregionale e transnazionale. E, poi ancora, manca una proposta articolata per ridisegnare la sanità, come era stato chiesto dal Governo, anche alla luce di tutte le criticità che la pandemia ha evidenziato e delle necessità che i territori hanno manifestato: un’assistenza nuova a partire dalle Case e dagli Ospedali di Comunità, dalla telemedicina, dall’assistenza domiciliare che, durante le recrudescenze del virus, se fosse già stata potenziata, avrebbe evitato il sovraffollamento dei reparti degli ospedali” spiega Gallo.

“Certo, la decisione finale sulle proposte spettava al Governo. Ma dalla Regione avrebbero dovuto partire progetti articolati e il Partito Democratico ne aveva presentati sulla sanità, sulle infrastrutture, sul rilancio economico, sulla famiglia, sui giovani, sull’occupazione. I fondi rappresentano un’occasione unica che il Piemonte ha sprecato per l’ordinario, non comprendendo che il Recovery Fund chiedeva di progettare il futuro e di scrivere le linee economiche e sociali della ripartenza” conclude Raffaele Gallo.

Sono in libreria le “Opere di Mario Lattes”

I tre volumi di scritti editi e inediti, raccolti per la prima volta insieme, del celebre scrittore (ma non solo) torinese

Monforte d’Alba (Cuneo) Scrittore, ma anche editore, pittore, incisore, collezionista ed animatore culturale, Mario Lattes (Torino , 1923 – 2001) fu uno dei più rappresentativi ed eclettici intellettuali del secolo scorso, “testimone lucido e anticonformista del suo tempo, capace di misurarsi con l’arte, la letteratura, l’editoria e la promozione culturale”. A lui, per omaggiarne la memoria nel ventesimo della scomparsa, l’editore “Leo S.Olschki”, dedica la pubblicazione di tre volumi in cofanetto, con l’insieme dei suoi scritti editi e inediti – per la prima volta raccolti insieme – in libreria dallo scorso lunedì 3 maggio e fortemente voluta dalla moglie Caterina Bottari Lattes, cui si deve nel 2009 la creazione a Monforte d’Alba della “Fondazione Bottari Lattes” proprio per portare avanti iniziative ispirate al lascito culturale dell’autore e per promuoverne l’ampio patrimonio delle opere. Titolo “Opere di Mario Lattes”, l’edizione, diretta da Giovanni Barberi Squarotti (professore associato di Letteratura Italiana presso l’Ateneo torinese) e da Mariarosa Masoero ( già professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università di Torino e presidente della “Fondazione Centro Studi Alfieriani” di Asti), raccoglie numerosi testi di Lattes che erano andati dispersi nel corso degli anni e un corpus importante di materiale inedito, riuniti grazie a un’attenta revisione portata avanti secondo criteri filologici, anche sulla base delle carte autografe conservate negli archivi personali (recentemente riordinati e tutelati dalla Soprintendenza), conservati presso la casa editrice “Lattes” e la “Fondazione Bottari Lattes”.

I tre volumi comprendono dunque: 6 romanzi (“La stanza dei giochi” del 1959, l’inedito “L’esaurimento nervoso” scritto tra il 1964 e il 1965,” Il borghese di ventura” del 1975, “L’incendio del Regio” del 1976 candidato al Premio Strega 1977, “L’amore è niente” del 1982, “Il Castello d’Acqua” uscito postumo nel 2004 e ora pubblicato nell’ultima redazione messa a punto dall’autore), più di 60 racconti (tra cui la raccolta “Le notti nere”), le poesie, due opere teatrali e la tesi di laurea “Il Ghetto di Varsavia”, scritta nella seconda metà degli anni Cinquanta, rimasta a lungo inedita e certamente uno dei più completi saggi su quello che fu il più grande fra i ghetti creati dai nazisti in Europa. A chiudere le “Opere”, anche articoli, saggi e recensioni scritti da Lattes per diverse testate italiane, fra le quali “La Gazzetta del Popolo” e la rivista da lui fondata, “Questioni”. Nel complesso, il lettore si trova dinanzi ad una produzione che “spazia tra diversi generi letterari e si fonda su un autobiografismo ‘sui generis’, nel quale il grigiore e l’apatia della quotidianità si mescolano alle distorsioni del sogno, della memoria e del ricordo”. Ogni volume è, inoltre, accompagnato da immagini di riproduzioni di appunti, manoscritti, dattiloscritti e lettere, con schizzi di disegni e di opere pittoriche selezionate tra quelle più attinenti ai temi dei testi affrontati negli scritti. Scrive Giovanni Barberi Squarotti: “Se dovessimo indicare un fenomeno che contraddistingue i processi compositivi di Lattes e che ricorre con frequenza statisticamente rilevante nelle sue opere, questo è la riscrittura di sé, la riassimilazione del già detto, il travaso da un testo all’altro o da un genere all’altro (specialmente dal racconto al romanzo e viceversa).

L’impressione è che alla base ci sia un profondo sedimento di temi archetipici con una forte valenza simbolica e che su questa base la scrittura proceda nel suo percorso di ricerca anche come riformulazione e progressivo avvicinamento”. Edite, come detto, a vent’anni dalla morte dello scrittore (cui la Città di Torino, nel 2017, ha intitolato i giardini pubblici di piazza Maria Teresa), le “Opere di Mario Lattes” si inseriscono anche fra le iniziative e i progetti che celebreranno nel 2023 i 100 anni dalla nascita dell’artista-scrittore, la cui vita e la cui opera rappresentano un “unicum” nel panorama culturale del secondo Novecento non solo piemontese, e i 130 anni dalla nascita della “Casa Editrice Lattes”, fondata nel 1893 a Torino dal nonno di Mario, Simone. Come avvicinamento alle celebrazioni del centenario, la “Fondazione Bottari Lattes” ha intanto inaugurato un viaggio tra le opere pittoriche di Mario Lattes con la mostra “I mondi di Mario Lattes #1” allestita nella sede di Monforte d’Alba, esponendo per la prima volta alcuni dipinti recentemente acquisiti da collezionisti privati.

Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo), tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it/ FB Fondazione Bottari Lattes/ TW @BottariLattes/ YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Arriva il Giro d’Italia Ecco le modifiche alla viabilità

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Sabato 8 maggio Torino ospiterà la prima tappa del 104° GIRO d’ITALIA.

La manifestazione sportiva si svolgerà interamente all’interno del territorio comunale, con una “cronometro individuale”, e interesserà gran parte della zona centro e la zona est della città (precollina), comprese entrambe le aree limitrofe le sponde del fiume Po, da Ponte Regina Margherita fino al Ponte Balbis.

La partenza della tappa sarà in piazza Castello, mentre l’arrivo è posizionato a ridosso di piazza Gran Madre di Dio, in Corso Moncalieri angolo via Gioannetti.

L’intera area sarà soggetta a modifiche viabili e divieti di sosta.

 

Durante la giornata di gara, l’intero percorso della manifestazione di circa 9 chilometri, sarà interdetta la circolazione dalle ore 08.00 alle ore 20.00.

 

Il circuito si snoderà lungo le seguenti vie:

PARTENZA piazza Castello, fronte Regione – piazza Castello, fronte via Roma – piazza Castello carreggiata nord contromano – piazza Castello fornici Prefettura – viale I Maggio – viale Partigiani – corso San Maurizio, carreggiata centrale – lungo Po Cadorna – lungo Po Diaz – corso Cairoli – Arco Monumentale dell’Artiglieria – viale Virgilio – viale Turr – viale Marinai d’Italia –  via Tiepolo (salita verso Galileo Galilei) – corso Galileo Galilei (direzione nord) – rotonda Dante – ponte Isabella – corso Moncalieri (direzione sud) –  corso Sicilia – piazza Zara (varco benzinaio) corso Moncalieri (direzione nord) – corso Moncalieri (ang. Gioannetti) ARRIVO.

 

Lungo tutto il percorso di gara e in alcune zone limitrofe sarà in vigore il divieto di sosta permanente e continuo, dalle ore 20.00 del giorno 7 maggio fino al termine della manifestazione.

 

Dalle ore 8.00 dell’8 maggio e fino all’ultimazione della gara, indicativamente intorno alle 20.00, per attraversare la città in direzione SUD provenendo da Corso Casale si dovrà aggirare l’area “Rossa” utilizzando Ponte Regina Margherita e Corso Regina Margherita, mentre in direzione NORD provenendo da Corso Moncalieri si dovrà aggirare l’area utilizzando corso Monterotondo, Ponte Balbis e corso Bramante.

 

Sarà consentito l’attraversamento dell’area di gara, soltanto fino alle ore 10.00, da nord a sud lungo la via Vanchiglia in ambo i sensi di marcia (intersezione Corso San Maurizio) e da est a ovest lungo Corso Vittorio Emanuele II in ambo i sensi di marcia (intersezioni corso Cairoli e corso Moncalieri).

 

Per raggiungere il centro città e la parte OVEST, scendendo dalla collina, si dovrà aggirare la zona di gara, utilizzando i ponti Balbis e Regina Margherita.

 

Anche i percorsi dei mezzi di trasporto pubblico transitanti nell’area interessata dalla manifestazione subiranno delle deviazioni. Sabato 8 maggio saranno deviate le linee 6 – 13 – 15 – 16CS – 16CD – 18 – 30 – 42 – 52 – 53 – 55 – 56 – 61 – 66 – 68 – 70 – 73.

 

La linea 73 subirà una variazione di percorso già dal 2 maggio e per tutta la settimana.

I campioni del Grande Torino giocarono tutti insieme una sola volta

Nell’anniversario della tragedia di Superga diamo spazio ai ricordi ed alle curiosità.

Chi non conosce, tra i tifosi granata e gli amanti del calcio in generale, la storia del Grande Torino e delle sue gesta! Leggenda, fiaba, e romanzo….di tutto si è detto e scritto. Novo divenne presidente nel 1939 ed il primo tassello della mitica formazione fu il 18enne centravanti Ossola. A seguire gli altri 10 componenti della leggendaria squadra che ripetiamo e recitiamo come una poesia….Bacigalupo Ballarin Maroso Grezar Rigamonti Castigliano Menti Loik Gabetto Mazzola Ossola.
Bene: sapete quante volte giocarono tutt’ insieme dal 1943 al 1949 (pausa guerra mondiale per 2 anni)vincendo 5 scudetti consecutivi???
*Soltanto 1 volta!*
Neanch’io volevo crederci rileggendo più volte i tabellini delle partite…e fu solo pareggio contro gli alabardati del mitico Nereo Rocco
*10 aprile 1949
Triestina-Torino 1-1*
Gol di Menti per il Toro e Blason per la Triestina.Entrambi su rigore.Riguardo alla Storia del Toro sono stati scritti 247 libri,a livello europeo è la squadra con più letteratura dedicata,ma nessuno dei testi cita questo episodio.Perchè gli Angeli di Superga giocarono solo 1 volta tutt’insieme?
Per infortuni e squalifiche, ora di 1 giocatore, un’altra volta per 2 atleti. Le cosiddette riserve erano, comunque, quasi a livello dei titolari. Aldilà del rilievo statistico niente potrà mai cancellare i brividi che provoca la recitazione della poesia….Bacigalupo Ballarin Maroso…..

Vincenzo Grassano

Politica afona e insensibile sul problema dei senzatetto

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Non sono favorevole a lasciare i senza fissa dimora in permanenza sono i portici persino in piazza San Carlo, anche se, viaggiando spesso all’estero fino all’anno scorso,  ho constatato che il problema dei senza tetto nei centri delle grandi città è problema diffuso

Abbiamo sindaco e assessori che in cinque anni di mandato non hanno fatto nulla di tangibile per affrontare un grave problema sociale, aggravato dalla pandemia. Infatti il,coprifuoco risulta davvero essere parola vana e drammaticamente ridicola, se si considera il numero di persone che dorme all’aperto. Solo la Chiesa cattolica si è posta il problema seriamente insieme agli storici asili notturni di matrice massonica. La politica sul tema si è rivelata invece del tutto afona.
Ma quanto è accaduto in piazza Statuto con i panettoni posti per impedire ai barboni di dormire sotto i portici è un atto di inciviltà e di barbarie che offende Torino.
E’ un rimedio che lede la dignità delle persone e certo non aggiunge decoro alla piazza. Quei macigni di cemento vanno subito rimossi e devono scuotere la Città nel suo insieme.  La città di don Bosco e del Cottolengo si ribella di fronte a tanta insensibilità morale. Ma anche la Torino laica deve all’unisono condannare questo episodio e muoversi. Il “bugia nen” in questo caso è fuori posto.

E’ Torino il luogo di Marc Augé

Se oggi abbiamo imparato a osservare con occhi diversi la società attraverso il concetto di ‘nonluogo’ dove si insinua un deficit di identità soggettiva e di relazioni umane significative, effetto di straniamento psicologico, dalle stazioni della metropolitana agli aeroporti o i magazzini Walmart, spazi sociali dove  il cittadino contemporaneo subisce un deficit di relazioni umane significative, questo lo si deve al professor Marc Augè, antropologo della surmodernità e del rimpatrio dello sguardo etnografico.

E il professor Augè dal 2013 ha scelto Torino come ‘’buen ritiro accademico’’ dopo aver passato una vita tra i villaggi della Costa d’Avorio e la Ecole des Hautes Etudes en Sciences sociales transalpina, trovando nella nostra città sono le sue parole, ‘’una piccola Parigi’’. Un luogo dove fare tutto ‘’con più razionalità e meno dispersione di tempo’’, dall’andare al teatro Regio, al Cinema Centrale, al fare una passeggiata ai murazzi o al Valentino, percorrendo via Po o sostando davanti alle  librerie antiquarie, recandosi all’Università a chiacchierare con il suo amico il filosofo Federico Vercellone o alla casa editrice Bollati Boringhieri, che ha pubblicato in Italia alcune sue opere più recenti. Ha detto che a Torino ha trovato sostanzialmente inalterato il rapporto tra le rimanenze palatine del castra romano, l’occupazione francese e il tessuto urbanistico nato dalla rivoluzione industriale dei primi del novecento. Una città dove ci si è curati negli anni più che nella Ville Lumiere, di preservare il centro storico dalla mutazione ininterrotta generata dai flussi migratori e dalla pervasività del mondo-fabbrica degli anni 50’ e 60’ senza una ricerca ossessiva di qualche soluzione di continuità forzatamente iperfunzionale. Da piazza Carlo Alberto dove abita a un passo dalla Biblioteca Nazionale e da Palazzo Carignano dove vede le punte delle alpi Cozie e Graie. Oggi ci mette in guardia ‘’dalla solitudine dell’homo cyber’’ dai pericoli che genera e ‘’pensa che la rivoluzione telematica debba rimettere al centro non  l’individuo, ma la persona, non il consumismo ma l’attività creativa là dove il mondo del bit globale e dei social ‘’ha trasformato l’intero pianeta in un nonluogo dai confini liquidi e immateriali  ’’dove il tempo planetario viene percepito in accelerazione e ridotto a puro presente condannandoci all’ostentazione superficiale e all’oblio immediato’’ dove ‘’l’ordine sequenziale delle nostre esistenze risulta frammentato e confuso’’. Una sensazione come quella del viaggiatore d’affari che passando da un albergo all’altro, sente che la vita vera avviene altrove. Nella passiva ricezione del consumo di notizie, immagini e oggetti, la persona nella realtà della mondializzazione della Rete vive in una ‘’solitudine vertiginosa’’, all’interno della quale si è prodotta una crisi relazionale e per conseguenza diretta, umana e sociale. La strada terapeutica sta nel rafforzamento delle strutture interattive e dei rapporti di fraternità polverizzati dall’homocyber, per ricostruire la ‘’devastazione ecologica territoriale e mentale’’ introdotta dalla filologia del web e per far che tutto questo abbia  il respiro della profezia. Riconoscenti al dottor Augè per aver fatto di Torino il  suo luogo dal quale ancora riparte per il mondo. Campo base per un nuovo illuminismo.

Aldo Colonna

Lo Stabile torinese reincontra il pubblico per un’estate tutta teatrale

“Evviva, ripartiamo” è l’urlo di rinascita che il presidente dello Stabile torinese Vallarino Gancia lancia ad inizio della conferenza stampa rigorosamente in streaming per annunciare l’attività che rivedrà la vita teatrale sui palcoscenici di Carignano, di Gobetti e di Fonderie Limone.

“Abbiamo riaperto e tutto questo è stato possibile perché non ci siamo mai fermati”, come una grande, enorme bottega che non abbia mai smesso di lavorare e sfornare manufatti su manufatti. Con l’orgoglio e la felicità di tutti. E con la consapevolezza di aver ritrovato, allo scoccare delle riaperture, un nuovo, inatteso senso di comunità teatrale, di toccare con mano quell’abbraccio che ancora una volta si ricrea tra palcoscenico e pubblico. Si lancia nell’etere la parola innamoramento e a nessuno pare sprecata. Il lavoro ferve, c’è tanto da fare, una primavera e un’estate ad attendere il pubblico. Lo Stabile di casa nostra è stato il primo a riaprire le porte (dallo scorso 26 aprile), a riprendere, inevitabilmente rivisto e assai corretto, il cartellone Diversamente Classico – infelicemente naufragato per la tragedia e gli effetti della pandemia – per prolungarlo sino a Ferragosto (promessa del direttore Filippo Fonsatti), guardando soprattutto al progetto produttivo che è la spina dorsale dell’ente, eleggendo Filippo Dini regista residente (per un triennio) e affidando a lui l’inaugurazione della stagione 21/22 con un titolo che Fonsatti non rivelerebbe nemmeno sotto tortura (dev’essere un titolo “grosso” e ne siamo già curiosi). Un cartellone che conta 26 titoli di cui 10 produzioni del Tst (8 nuove produzioni esecutive e 2 coproduzioni) e 16 spettacoli ospiti.

“Stiamo coronando un sogno”, rincara la dose Valerio Binasco direttore artistico e non può star fermo sulla sedia. “Oltre la riapertura, produciamo spettacoli, abbiamo messo in cantiere in questi mesi parecchi titoli e siamo pronti ai debutti, “straordinariamente” pronti, senza tacere della profusione di energia e speranza che ci ha aiutato ad andare avanti. Faccio parte di una grande squadra con un grande capitano, Fonsatti”: tutto sembra essere una grande festa più che una conferenza stampa e le pacche sulle spalle – giustamente – non devono mancare.

Già il pubblico affolla le repliche del pirandelliano Il piacere dell’onestà, Binasco interprete e regista (Carignano, fino al 9 maggio) e delle Sedie di Ionesco, nella classica traduzione di Gian Renzo Morte, ancora regia di Binasco e interpreti Federica Fracassi e Michele Di Mauro (Fonderie Limone, fino al 16 maggio, ve ne riferiremo), da stasera Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta portano sul palcoscenico del Gobetti La parrucca da La parrucca e Paese di mare di Natalia Ginzburg, per la regia di Antonio Zavatteri (fino al 9 maggio), titolo che vanta già 1200 biglietti venduti, tanto per dimostrare la bulimia di testi teatrali che ha appassionatamente colpito il pubblico. Che potrà nei prossimi mesi tra l’altro ricercare la presenza del Stabile torinese sullo schermo di Rai5: due Pirandello venduti (quattrini che entrano felicemente in cassa), Il piacere e Così è (se vi pare) per la regia di Dini, pluripremiata messinscena. Certamente da rivedere. Dall’11 maggio (sino al 30) il debutto a lungo atteso, in un saltellare di rinvii, di The Spank, testo – la tragedia (?) di due uomini ridicoli (!) – di Hanif Kureishi, romanziere, drammaturgo, sceneggiatore anglo-pakistano di successo, in prima mondiale, con Binasco e Dini (quest’ultimo, elettrizzato per le pillole di saggezza che quotidianamente si vede inviare dall’autore, anche regista); mentre dal 25 maggio (sino al 13 giugno, alle Fonderie, Jurij Ferrini affronterà un titolo da far tremare le vene e i polsi ma grandioso, giusto ormai per i suoi dati anagrafici (come interprete) e per il suo lungo percorso di regista, Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Al suo fianco, lui Willy Loman, specchio rotto della distruzione del sogno americano, Orietta Notari, già nel ruolo della moglie Linda con Eros Pagni e Marco Sciaccaluga, scomparso di recente, regista.

Intanto si allineano altri titoli. 10mg, drammaturgia della giovane Maria Teresa Berardelli, regia di Elisabetta Marzullo, amore, paura, solitudine, desiderio, frustrazione cui si dovrà aggiungere la commercializzazione della malattia attraverso il sistema pubblicitario (Gobetti, dal primo giugno); Risveglio di primavera di Wedwkind che Gabriele Vacis sta preparando con i neodiplomati della scuola dello Stabile (Sala piccola delle Fonderie, dall’8 giugno); Pandora, proposto dal Teatro dei Gordi, nel cuore di Binasco una delle chicche di questa stagione estiva, uno spettacolo senza parole, un bagno pubblico come metafora moderna del vaso da cui sono uscite le disgrazie dell’umanità; Staff only. I mestieri del teatro per la regia di Elena Serra, per un pubblico di giovanissimi; e la gozzaniana Signorina Felicita con Lorena Senestro diretta da Massimo Betti Merlin.

A ribadire ancora una volta che “la scena teatrale torinese è viva” (ancora Binasco) e gode ottima salute, si è deciso di far convivere durante il mese di luglio i cartelloni di “Prato Inglese” (al Carignano, dal 6 luglio) con Molto rumore per nulla per la regia di Silvio Peroni e di “Summer Plays” (al Gobetti, dal 29 giugno) con ben undici interessanti proposte. Infine gli ospiti: Daniele Russo, Silvio Orlando, Gabriele Lavia e Monica Guerritore.

Elio Rabbione

Nelle foto:

Valerio Binasco e Filippo Dini in una scena di “The Spank”, un testo di Hanif Kureishi (foto di Luigi De Palma); “Le leggi della gravità” con Gabriele Lavia; “10mg” diretto da Elisabetta Marzullo (foto di Andrea Macchia); “Pandora” proposto dal Teatro dei Gordi (foto di Noemi Ardesi)