ilTorinese

Il liceo coreutico vuole restare al Teatro Nuovo

“Chiediamo un aiuto a far restare il liceo coreutico Germana Erba, unico in Italia, nella sede attuale e a ristrutturarla adeguando impianti e spazi”. Questo l’appello che il presidente e direttore artistico Fondazione Teatro Nuovo, Gian Mesturino, ha rivolto ai componenti della sesta Commissione, oggi, nel corso di un’audizione.

“Al momento – prosegue Mesturino – viviamo una sensazione di smarrimento, la concessione degli spazi è in scadenza e non sappiamo ancora dove e come sarà possibile garantire la continuità delle attività nei prossimi mesi. Il Comune di Torino ha proposto spazi alternativi assolutamente non adeguati alle esigenze della scuola. Stiamo verificando possibili soluzioni alternative anche nella cintura metropolitana ma andremmo incontro a problemi di collegamento e accesso per molti allievi”.

“Abbiamo di fronte una realtà unica nel panorama regionale e nazionale che non possiamo permetterci di perdere e disperdere – ha esordito il presidente della sesta commissione Paolo Bongioanni – Sarà mia cura organizzare quanto prima un sopraluogo con i componenti della Commissione, per verificare di persona la situazione degli spazi dell’attuale sede di corso Massimo d’Azeglio a Torino e capire, in maniera puntuale, le risorse necessarie per gli adeguamenti strutturali degli ambienti”.

“ll liceo coreutico Erba e le attività che si sviluppano al Teatro Nuovo – ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Daniele Valle –  sono un’eccellenza assoluta del Piemonte in Italia. Come Regione dobbiamo farci carico di supportare con maggiori risorse e maggior puntualità nelle erogazioni lo sviluppo delle attività del liceo e intervenire per garantire uno spazio adeguato: rinnovando la concessione e effettuando manutenzioni ormai improcrastinabili”.

Il Liceo coreutico e taetrale, opera della professoressa Germana Erba che ne è stata l’ideatrice con il primo progetto di Liceo Coreutico in Italia, ha ottenuto dal MIUR nel 1995 il riconoscimento della prima sperimentazione coreutica e nel 1998 di quella teatrale. Dal 2000 è Scuola Paritaria, unica nella Regione Piemonte in questo settore.

Pallanuoto, al via i campionati regionali

Da domenica prossima, 16 maggio, avranno inizio i Campionati Regionali di Pallanuoto, promossi dal Comitato Regionale Piemonte e Valle d’Aosta della Federazione Italiana Nuoto.

I primi a cominciare sono gli U18, a seguire, gli U16 da domenica 30 maggio, da sabato 29 maggio gli U14, e, infine, mercoledì 2 giugno, gli U20. Ben 27 le squadre coinvolte che, nel rispetto della normativa anti Covid, si affronteranno nelle partite che si disputeranno tutte alla Piscina Stadio Monumentale di Torino, corso Galileo Ferraris 294. Si tratta di un grande sforzo organizzativo che permetterà di mettere a frutto gli allenamenti affrontati in questo difficile anno agonistico. Nei quattro allegati i calendari e gli orari degli incontri che si disputeranno, ovviamente, a porte chiuse. I risultati delle partite, nel periodo 16 maggio/20 giugno, sul portale del Comitato: www.federnuoto.piemonte.it/  Saluti cordiali.

Regina Margherita, robot asporta tumore al rene e salva una bimba: prima volta in Italia

Per la prima volta in Italia un robot ha asportato in età pediatrica un tumore renale maligno salvando il rene dopo ricostruzione in 3D, presso la Città della Salute di Torino

 

Per la prima volta in Italia ed una delle prime al mondo un robot ha asportato in età pediatrica su una bimba di 4 anni un tumore renale maligno senza rimozione dell’intero rene, dopo la ricostruzione in 3D dell’anatomia della bambina.

La piccola paziente di 4 anni era arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale Infantile Regina Margherita prima di Pasqua, aveva la febbre alta e dolori addominali. Un’ecografia ed una TAC  rivelano una massa di circa 4 cm al polo superiore del rene destro.

La bimba viene presa in carico e ricoverata nel reparto di Oncoematologia (diretto dalla professoressa Franca Fagioli). Anche dopo le ulteriori indagini ed esecuzione di Risonanza Magnetica Nucleare la diagnosi non è certa, potrebbe trattarsi di un tumore maligno ma anche di un tumore benigno o di una malformazione  congenita che si è complicata.

Il caso viene discusso in maniera multidisciplinare con gli oncologi, gli urologi pediatrici (dottoressa Simona Gerocarni Nappo) e gli urologi dell’ospedale Molinette (professor Paolo Gontero). La massa è in una posizione di difficile accesso, localizzata tra il fegato, i grossi vasi del corpo (vena cava inferiore) ed i vasi del rene, e non avendo una sicura natura maligna, dovrebbe essere asportata senza dover rimuovere tutto il rene.

Si decide di effettuare in modo sperimentale l’intervento per via robotica con la disponibilità del professor Gontero, esperto di chirurgia laparoscopica e robotica del rene nell’adulto.

La bambina è molto piccola, pesa solo 14 kg, ed al mondo solo pochi interventi simili sono stati effettuati. L’intervento viene accuratamente pianificato, e l’anatomia della bimba ricostruita in maniera tridimensionale (3D) sulla base della TAC e della Risonanza Magnetica effettuate.

Pochi giorni dopo la paziente viene operata con tecnica robotica: il tumore viene asportato completamente ed il rene viene accuratamente preservato.

L’intervento è effettuato dal professor Gontero e dalla sua équipe nelle sale robotiche dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, in collaborazione con gli anestesisti e rianimatori dell’ospedale Infantile Regina Margherita (Direttore dottor Giorgio Ivani) e con il personale infermieristico delle sale operatorie sia delle Molinette che dell’ospedale pediatrico. L’operazione è durata 3 ore ed è perfettamente riuscita. La bambina è stata tenuta in osservazione per 24 ore in Terapia Intensiva del Regina Margherita, ma poi è stata trasferita in reparto di Chirurgia Alta Intensità e dopo soli 4 giorni è andata a casa guarita.  All’esame istologico é risultato essere un tumore maligno, completamente asportato. Adesso la bambina sta bene e proseguirà i controlli medici. Della brutta avventura restano solo 4 piccole cicatrici sull’addome, quasi invisibili.

E’ il felice risultato dell’applicazione della più recente tecnologia in ambito medico (chirurgia robotica e ricostruzione anatomica 3D), e di una perfetta collaborazione ed integrazione tra competenze multispecialistiche dell’adulto e del bambino, quali è possibili avere solo in una struttura come la Città della Salute di Torino, eccellenza piemontese ed italiana.

 

Controlli dei carabinieri, tre persone arrestate e una sala biliardo chiusa

Torino, 12 maggio. Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati e verificare il rispetto della normativa anti Covid, i carabinieri hanno arrestato tre persone e chiuso una sala da biliardo.

A Chivasso, nell’hinterland torinese, i militari dell’Arma sono intervenuti presso la locale stazione ferroviaria dove un giovane di 20 anni, dopo una colluttazione con un coetaneo, ha bloccato un treno proveniente da Milano e diretto a Torino sedendosi sui gradini d’ingresso di una carrozza. Alla vista dei militari ha opposto resistenza al controllo danneggiando l’autovettura di servizio a calci. Successivamente giunti in caserma ha aggredito fisicamente i militari che lo hanno arrestato. Il giovane è stato inoltre denunciato in stato di libertà per interruzione di pubblico servizio e danneggiamento aggravato.
A Borgone Susa è finito in manette un 26enne, pregiudicato, trovato durante un controllo fuori dalla propria abitazione in violazione alle restrizioni imposte dal regime degli arresti domiciliari cui era sottoposto.
A Moncalieri, stessa sorte è toccata a un 47enne che si è reso responsabile di maltrattamenti nei confronti dell’anziana madre. I carabinieri della locale Compagnia sono prontamente intervenuti presso l’abitazione dell’uomo dove erano stati segnalati degli episodi di violenza nei confronti della donna, 82enne, che è stata trovato in uno stato di forte prostrazione psicologica. Le indagini esperite hanno consentito di accertare come tali condotte andassero avanti almeno da 10 anni nonostante non fossero mai state denunciate. L’uomo è ora in carcere.
Infine a Torino, nel quartiere Mirafiori è stato contravvenzionato il titolare di una sala biliardo che ha consentito a 2 avventori, anch’essi multati, di intrattenersi all’interno del proprio circolo in violazione delle norme anti Covid. L’attività è stata inoltre chiusa per 2 giorni.

I pranzi da zia Teresina e i film all’Eliseo tanti anni fa a Borgo San Paolo

COSA SUCCEDEVA IN CITTÀ

Non si vive di sola Barriera di Milano. Borgo San Paolo e’ l’altro quartiere dove ho lasciato pezzi della mia memoria e del mio cuore.

Prima tappa è stata via Timavo. Piccola via tra la Materferro e via Di Nanni verso la chiesa San Bernardino. Per più di trent’anni ci hanno abitato gli zii paterni. Zia Teresina,  segretamente innamorata del più vecchio fratello. Tutti lo chiamavano Nandino che per essere alto 1, 82 per oltre 100 kg , era decisamente un nomignolo azzeccato. Nei primi anni 50 si era sposata con Roberto Sereno, nella guerra sommergibilista.  Arruolato volontario,  mica perché fascista,  del resto si sa che la marina militare italiana è sempre stata monarchica. Pure a Torino non mancavano i monarchici. Del resto i Savoia da qui hanno mosso i loro primi passi verso Roma. I bene informati raccontano che il Principe Umberto ci tornava molte volte.  Appassionato della città e soprattutto delle sue sartine. In verità,  in borgo San Paolo ci ho abitato poco più di due anni.  Ma ogni domenica era un classico andare a pranzo dalla Zia Teresina. Roberto lavorava come commesso da Viecca. Un negozio di vestiti in piazza Sabotino dove l’eleganza era quella classica. Zio Roberto sempre i fiacca e cravatta. Sorridendo diceva di non essere capace di fare i nodi alle cravatte. Fatto una volta non lo disfaceva  mai più. Poi le figurine che mi compravano. Riuscivo sempre quasi a  completare , l’ album delle figurine Panini. Dai, giochiamo a figu? Le doppie si potevano anche scambiare. Le più rare valevano anche 100,  se non di più.
Poi la domenica pomeriggio il cinema all’Eliseo. L’indelebile ricordo del Giorno più lungo. Sullo sbarco in Normandia del 44. Mi ci portava lo zio. Viveva il complesso di colpa d essere stato 4 anni prigioniero in Inghilterra. Difatto non l’aveva fatta la guerra.  Silurato al primo combattimento. Sottolineava la grande correttezza degli inglesi. E dopo il cine quella goccia di vermut nella gazzosa che mi faceva sentire più grande. Gentile concessione di mio zio. Aperitivo di allora con le immancabili noccioline e uova sode. La memoria è come la pista cifrata della Settimana Enigmistica.
All’inzio numeri sparsi sul foglio. Poi basta unirli con una linea ed appare il significato dell’insieme.  A borgo San Paolo ci tornavo sempre e ben volentieri.  Mi sono sempre sentito a casa mia. Dalle manifestazioni in memoria di Dante di Nanni, medaglia d’oro. Da piazza Adriano, per tutta via Di Nanni fino in via San Bernardino dove fu ammazzato.
Il ricordo della pagine di soldati  senza uniforme. Di Giovanni Pesce leggendario capo gappista , prima a Torino poi a Milano.
Fino al gennaio del 1978 per comprare il primo vestito della mia vita. Da li’ a un mese mi sarei sposato. Marus di via Di Nanni. Manco 21 anni e già sposato. Pazzie della vita. Ma belle pazzie,  nell’84 nasceva Alice.  Pazzia per cui ne è valsa la pena. O il tram 5. Lo prendevo in via Vanchiglia fino al capolinea in piazza Robilant. E poi il Tram numero 15.
Ci ho passato una vita sopra. Dal 20 Agosto fino al 15 settembre festa dell Unità al parco Ruffini.  Il palasport sede dei concerti è tutto intorno  stand delle zone e sezioni del PCI torinese.  Ogni anno alle 9 30 lo prendevo al capolinea davanti all’ospedale Martini.
Ogni anno leggevo un volume della titanica storia del PCI di Paolo Spriano. Nel 1976 , alla festa conobbi Antonella,  mi voltai, la vidi e fu subito amore. Beata gioventù. Abitava in borgata Lesna. La via successiva era Grugliasco. Ed il 15 faceva capolinea proprio lì. Per un anno e mezzo quasi tutte le sere,  pioggia, neve vento,  uno dei due prendeva il tram per raggiungere l’altra parte della città. Da Capolinea a capolinea. Ultima corsa all’una. Tempo stimato 35 minuti.
Forse,  anche per questo,  esausti ci siamo sposati a 21 anni. Beata gioventù,  ne è valsa la pena: stupenda figlia di nome Alice. Non si vive di sola Barriera.  Tant’è che , soprattutto per questioni  di cuore sono sempre emigrato dalla Barriera. Persino oltre la città di Torino in giro per il Piemonte. Dopo Alice , Sara e la gioia è diventatata perfezione. Mi viene quasi voglia di dire: confesso che ho vissuto. Però,  sia ben chiaro,  qualcosa vorrei ancora dire.
Ricordando ma pensando al futuro.

Patrizio Tosetto

Il presidente Casellati rende omaggio a Lina Merlin

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha inaugurato un busto a Palazzo Madama della senatrice Lina Merlin, un’ alta figura di donna socialista cresciuta alla scuola riformista di Filippo Turati e di Giacomo Matteotti.

La Merlin fu la prima senatrice eletta in Senato nel 1948 dopo essere stata attiva componente all’Assemblea Costituente. A Lei si deve nell’articolo 3 della Costituzione quel “senza distinzioni di sesso“ che per lei rappresentava la parità tra uomo e donna che fu il principale obiettivo della sua vita politica.
Le sue battaglie politiche in Parlamento sono state molto importanti. La prima, per cui ancora oggi è ricordata, e’ quella contro lo sfruttamento legalizzato della prostituzione. Solo nel 1958 ottenne l’approvazione della legge che porta il suo nome e che portò alla chiusura delle case di tolleranza.  Fu un impegno appassionato e coerente che non si arrestò di fronte alle obiezioni di chi riteneva i postriboli una sorta di necessità sociale. La sua legge fu molto dibattuta e va detto che a giustificarla fu un intento morale che la laica e socialista Merlin sentiva profondamente.
Certo la chiusura non costituì la soluzione di un problema di per se’ insolubile come la prostituzione, ma riaffermo’ il valore della dignità della donne e la condanna della sua mercificazione. La prostituzione rinacque nelle strade italiane con uno dei fenomeni più ributtanti, quello degli sfruttatori. Oggi su internet si trovano offerte sessuali di tutti i tipi che farebbero inorridire la Merlin che condusse una battaglia generosa, forse un po’ idealistica, ma sicuramente giusta nei principi che la ispiravano. Anche personaggi di rilievo come Indro Montanelli erano per le case chiuse. Ma la senatrice va ricordata anche per l’abolizione della clausola sul nubilato che consentiva di licenziare in caso di matrimonio e l’abolizione del “nomen nescio” in base ai quale venivano discriminati i trovatelli. Fu anche promotrice di una moderna legge sulle adozioni. Nel 1961 il partito socialista decise di non ricandidarla e con grande dignità abbandono’ la politica, denunciandone il degrado. Aveva capito con anni di anticipo cosa stavano lentamente diventando i partiti. Fu convintamente antidivorzista, ritenendo la legge Fortuna – Baslini non adeguata a tutelare gli interessi delle donne. Resta di lei una grande e libera testimonianza politica e morale che in primis i socialisti hanno presto dimenticato. Era una donna scomoda che seppe muoversi con energia e coerenza in un mondo politico fortemente maschilista. Non è un caso che la prima presidente donna del Senato abbia dedicato la sua particolare attenzione alla senatrice Merlin. Sotto tanti punti di vista ,pur con idee diverse, le due donne si assomigliano per il rigore morale e l’indipendenza. Nel suo discorso il Presidente Casellati, da fine giurista qual è, ha tratteggiato con rigore storico una delle figure più alte della prima Repubblica rimasta Ingiustificatamente per troppo tempo nell’ oblio. Anche la ripubblicazione dei suoi discorsi parlamentari sarà di stimolo per ristudiare la senatrice Merlin che le nuove generazioni non sanno neppure che sia esistita. Lina Merlin rappresenta un richiamo etico,”laico o non laico che sia“, come diceva Croce scrivendo a De Gasperi, di cui avremmo estremo bisogno in particolare a tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, come afferma la Costituzione.

L’Unità, il giornale voluto da Gramsci

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Il 12 febbraio di quest’anno L’Unità avrebbe compiuto centotreanni. Il condizionale è d’obbligo poiché il 3 giugno del 2017, dopo tre crisi editoriali, cessò definitivamente le pubblicazioni.

Per chi ha avuto l’opportunità – e l’onore – di scrivere su quel giornale fondato da Antonio Gramsci ( com’è capitato per diversi anni a chi scrive) sono entrambi fatti di straordinario rilievo. Positivo, il primo. Drammatico, da far venire il groppo in gola, il secondo. Gli anniversari combinano sempre storia e memoria. Nel calendario privato di ciascuno di noi a prevalere è la seconda. Nel calendario civile – quello che accompagna la vita di una nazione– prevale quasi sempre la prima.

Poi capitano eventi e date che queste due cose – storia e memoria – si mescolano in un modo inestricabile. Per chi l’ha confezionata, diffusa, letta, commentata, persino ostentata come un simbolo, una bandiera, è qualcosa d’importante, di prezioso. Non è stato “solo” un giornale: è stata L’Unità. Che le feste del più grande partito progressista e di sinistra siano tornate da qualche anno a organizzarsi in quel nome, l’ho considerarlo come un evento positivo e non come un’amara beffa del destino. Il 12 febbraio del 1924 , quando Antonio Gramsci fondò quel quotidiano pensava ad un giornale della sinistra. E quel titolo – che lui definì “puro e semplice” – doveva parlare a operai e contadini, ma avere anche un significato più generale. Quel giorno di poco più di un secolo fa, Antonio Gramsci scrisse: “Io propongo come titolo L’Unità, puro e semplice, che avrà un significato per gli operai e avrà un significato generale… Dovrà essere un giornale di sinistra, della sinistra operaia rimasta fedele al programma e alla tattica della lotta di classe, che pubblicherà gli atti, le discussioni del nostro partito, come farà possibilmente anche per gli atti e le discussioni degli anarchici, dei repubblicani, dei sindacalisti e dirà il suo giudizio con un tono disinteressato, come se avesse una posizione alla lotta e si ponesse da un punto di vista ‘scientifico”. Un anno tremendo, orribile quel 1924. Il 10 giugno il fascismo sequestrò e uccise Giacomo Matteotti.

Gramsci era stato appena eletto deputato e il fascismo stava imponendosi con la repressione e la violenza. Qualche mese dopo, il 16 maggio del 1925, Gramsci, nell’unico suo discorso parlamentare, denunciò la natura dispotica del regime guidato da Benito Mussolini. Da quelle vicende ci separa un lungo periodo, poco meno di un secolo. L’Unità questo tempo lunghissimo lo ha vissuto raccontando l’Italia, l’Europa, il mondo. Lo hanno fatto giornalisti, scrittori, intellettuali, dirigenti politici. Lo hanno fatto nella clandestinità e poi lungo l’intera parabola della Repubblica. Pasolini, Quasimodo, Calvino, Pavese, Garcia Lorca o Hemingway: sono solo alcune delle firme che all’Unità hanno consegnato parole e testimonianze del loro tempo. Direttori, redattori, inviati e tutti gli altri giornalisti come quelli che incontrai nella redazione torinese di via Chiesa della Salute ai tempi di Andrea Liberatori come capo redattore e Antonio Monticelli, capo cronista; tipografi ,linotipisti, dattilografe; i diffusori che (tutte) le domeniche portavano nelle case il giornale e gli ispettori che, come uno dei miei maestri – il vercellese di nascita e verbanese d’adozione Bruno Salvai – , visitavano incessantemente le edicole per garantirne la miglior diffusione. E’ un patrimonio di storie e vicende umane che sarebbe un eresia disperdere. La storia di un giornale – di ogni giornale – è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese. A quella tessera che porta il nome ( “puro e semplice”) de L’Unità i democratici, i progressisti e la  sinistra italiana sono legati da un affetto e una passione civile profondi. Se è vero, parafrasando quella canzone del capolavoro disneyano “Cenerentola”, “che i sogni son desideri”, per quanto difficilmente realizzabile mi piacerebbe trovare ancora tra i giornali in edicola ancora L’Unità, il  “mio” giornale.

Marco Travaglini

Spaccio nel parco dell’Arrivore

Arrestato cittadino marocchino di 32 anni

Lo scorso martedì mattina, personale dell’Ufficio Prevenzione Generale appartenente alla sezione “Pegaso-Motociclisti” ha effettuato un controllo mirato anti spaccio all’interno del Parco dell’Arrivore. Gli agenti, durante il servizio, hanno notato nitidamente un soggetto straniero avvicinarsi ad una vettura posteggiata sulla parte del parco adiacente alla via Botticelli, parlottare con la persona seduta al posto guida, dopodiché allontanarsi. Ritenendo potesse essere avvenuta una cessione di sostanze stupefacenti, i poliziotti hanno proceduto al controllo del soggetto straniero, che inizialmente si è dato alla fuga, e dell’acquirente. Quest’ultimo, un cittadino italiano di 63 anni, veniva trovato in possesso di un involucro di eroina di circa 1 grammi, che lo stesso dichiarava di aver pagato 15 €. Il pusher, che si era dato a repentina fuga all’interno del parco, è stato raggiunto da due poliziotti sulle moto. Perquisito, all’interno di un marsupio deteneva 12 involucri della stessa fattura di quello ritrovato all’acquirente, per un peso complessivo di 14 grammi di eroina. Il trentaduenne, che ha numerosi precedenti di polizia, è stato arrestato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Democrazia cristiana, il racconto di un partito

Mercoledì 12 maggio 2021 – ore 17:30. Diretta streaming sulla pagina Facebook e sul sito della Fondazione

www.fondazionedonatcattin.it

La DC e l’Italia nella seconda metà del Novecento: un percorso di conoscenza e di ricerca
La presentazione del libro di Marco Follini, che abbiamo più volte rinviato a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, si inserisce in un percorso di approfondimento avviato da qualche tempo sulla storia della Democrazia Cristiana italiana. Si tratta di una iniziativa che prende le mosse dal retroterra culturale in cui nasce la nostra Fondazione, quello cattolico democratico e cristiano sociale, ma che si sostanzia nel desiderio di proporre una matura riflessione sull’Italia della seconda metà del ‘900. Si tratta di un tema che sta emergendo nel dibattito politico, sociale e culturale del nostro paese. Sovente viene declinato in modo semplicistico, in una sorta di contrapposizione tra detrattori e nostalgici della cosiddetta “prima repubblica”. Talvolta, in modo più corretto, viene affrontato come percorso essenziale per la comprensione della realtà di oggi, un percorso che  presenta luci ed ombre, ma di cui gli storici della società e dell’economia mettono in evidenza ormai più gli aspetti positivi di quelli negativi.
La storia della DC dunque, come tassello fondamentale di una riflessione sui settant’anni della nostra Repubblica. Ma una storia non agiografica, finalizzata a cogliere gli intrecci tra l’evoluzione della società, le sue trasformazioni, e lo sviluppo del sistema politico. E finalizzata a conoscere meglio un fenomeno, quello democristiano, che nelle sue articolazioni e nel rapporto con il suo retroterra rifletteva la complessità crescente della società italiana. Con un occhio particolare alle vicende piemontesi, non solo per il nostro radicamento territoriale, ma anche per l’emblematicità di questa esperienza regionale nella evoluzione della città e della campagna, nei processi di industrializzazione e modernizzazione della metropoli e delle periferie.
Il lavoro che ci proponiamo di fare, e che illustreremo man mano, si svilupperà secondo tre filoni fondamentali:
–    L’acquisizione e la valorizzazione di materiali archivistici, con il progetto “Rete degli archivi della Democrazia Cristiana e del cattolicesimo democratico piemontese”, in corso di realizzazione, e che prosegue idealmente e intende dare sostanza agli orientamenti emersi nel convegno “La Democrazia Cristiana piemontese. La storia, gli uomini, gli archivi” (Torino, Palazzo Madama, 16 aprile 2012). Di questo filone di attività fa ovviamente parte la valorizzazione del consistente patrimonio archivistico già detenuto dalla Fondazione: il riferimento è in particolare alle carte politiche contenute nell’Archivio di Carlo Donat-Cattin ed agli archivi degli organi istituzionali della DC (Comitato Regionale del Piemonte, Comitati provinciali di Torino, Cuneo e Vercelli).
–    Una ricerca sul ruolo fondamentale delle riviste come strumento di dibattito e di formazione della classe dirigente cattolica, con il progetto “Le riviste politico – culturali di area cattolica nella seconda metà del ‘900”, finalizzato alla conoscenza, alla valorizzazione e ad una miglior fruizione della ricca emeroteca della Fondazione. Di questo progetto fanno parte due approfondimenti in corso, il primo relativo ai giornali della sinistra democristiana in Piemonte, ed il secondo relativo alla “rivista Settegiorni”. 
–    Seguiremo il dibattito in corso sul ruolo della DC e del movimento cattolico nella seconda metà del ‘900, con la presentazione dei contributi storici più significativi, il confronto con ricercatori e studiosi, l’attenzione alle novità editoriali, alla memorialistica ed alle attività di altri centri di studio e di ricerca.
Saremo attenti ad evitare un lavoro di contemplazione del passato, traendo dalla nostra attività conoscenze e riflessioni che aiutino nell’interpretazione della complessità dell’oggi.

Roadshow Innovation Days, la fabbrica del futuro

Il Digital Roadshow del Sole 24 Ore e Confindustria racconta la ripresa economica e l’innovazione delle imprese del PIEMONTE e della LIGURIA

eventi.ilsole24ore.com/id2021/piemonte-liguria/

Processi produttivi, progettazione, manutenzione, logistica, alimentare, auto, componentistica, macchinari sono alcuni dei temi su cui si concentrerà la terza edizione di Innovation Days, il roadshow del Sole 24 Ore e Confindustria che racconta l’economia italiana con il contributo di Sistemi Formativi Confindustria, dei Digital Innovation Hub di Confindustria il supporto di 4.Manager.

Il secondo dei dieci appuntamenti del roadshow è in programma mercoledì 12 maggio, a partire dalle ore 9:30, e sarà dedicato a Piemonte e Liguria: l’evento, che si terrà in diretta streaming e sarà trasmesso dagli studi del Competence Center CIM 4.0, racconterà, attraverso le storie di imprenditori che hanno saputo affrontare un contesto economico difficile come quello attuale, modelli di business innovativi e nuove professionalità messi in campo per cogliere opportunità di sviluppo e di innovazione, contribuendo così alla ripresa economica.

Nel corso della mattinata i lavori si concentreranno sullo sviluppo digitale in fabbrica, la tecnologia che crea lavoro e i percorsi del sapere, con case history imprenditoriali ed esempi delle migliori esperienze di innovazione nei diversi settori dell’economia: ad intervenire tra gli altri saranno Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte, Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte, Andrea Berna, Responsabile Commerciale Italia Banca Ifis, Simona Maggini, Country Manager WPP Italia, Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriale Torino, Enrico Pisino, CEO CIM 4.0, Sonia Sandei, Head of Electrification Enel Italia, Roberto Tundo, Amministratore Delegato Olivetti, Alberto Viano, Amministratore Delegato LeasePlan Italia.

Nel corso della mattina i partecipanti potranno intervenire attraverso Q&A tramite chat moderata.

Nel pomeriggio, invece, si terrà un webinar dedicato all’approfondimento tecnico di alcuni temi legati all’innovazione digitale e sostenibile nel comparto automotive, elettronica e costruzioni: grazie a visite aziendali virtuali e all’analisi di best practices si parlerà del ruolo dei Digital Innovation Hub e dei Competence Center a supporto dell’innovazione aziendale, di agevolazioni fiscali e finanziarie per l’innovazione 4.0 e green, e di tecnologie, competenze e formazione per le fabbriche del futuro.

Per seguire i lavori di Innovation Days – La fabbrica del futuro è necessario registrarsi su eventi.ilsole24ore.com/id2021/piemonte-liguria/. A questo indirizzo è possibile anche consultare il programma di dettaglio dell’incontro.

La prima iscrizione permetterà di seguire in diretta anche le altre tappe: l’appuntamento successivo è per Giovedì 27 maggio con l’Emilia Romagna.