











Nel corso della notte tra il 5 e 6 dicembre, attorno alle ore 2.30 del mattino, a Sestriere si è sviluppato un incendio tra il sesto e settimo piano del Grand Hotel Principi di Piemonte. Gli ospiti della struttura sono stati fatti evacuare tempestivamente dal personale dell’hotel in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri con il Comando di Sestriere intervenuto prontamente per dare supporto alle operazioni. I Vigili del Fuoco hanno domato le fiamme e stanno procedendo alla bonifica dei locali interessati. Nessuna persona è rimasta coinvolta come riportato dal responsabile delle operazioni dei Vigili del Fuoco. “Siamo rammaricati per quanto accaduto, fortunatamente senza conseguenze per le persone grazie al tempestivo intervento da parte dei Carabinieri di Sestriere e dei Vigili del Fuoco” – ha dichiarato il Sindaco di Sestriere Gianni Poncet a nome dell’amministrazione comunale.
Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato.
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.
Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
1. Torino e i suoi fiumi
2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia
3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia
4. La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
5. La Fontana Nereide e l’antichità ritrovata
6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma
9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta l’acqua
10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino

4) La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
L’Aiuola Balbo viene realizzata nel 1874, occupa una superficie di circa 12.000 mq e si ispira al modello square con schema geometrico. All’interno del giardino, si trovano, al centro, la fontana con i suoi alti zampilli d’acqua che ricadono nell’ampia vasca e, sparse intorno ad essa, i monumenti rivolti a personalità d’eccezione. La prima statua ad essere qui collocata fu quella del conte Cesare Balbo, che ha dato il nome all’aiuola, uomo politico, scrittore, patriota torinese, opera eseguita da Vincenzo Vela (1820-1891); sempre di Vincenzo Vela è l’effigie del patriota veneziano Daniele Manin; dello scultore Leonardo Bistolfi (1859-1933) è invece l’immagine dell’attore e patriota Gustavo Modena. E poi ancora altre statue dedicate a figure di rilievo: al rivoluzionario Luigi Kossuth, al generale vercellese Eusebio Bava, all’attore patriota Gustavo Modena, al diplomatico Salvatore Pes di Villamarina e ad altri personaggi storici.È proprio la moltitudine di statue e busti la caratteristica di questo luogo, anche chiamato Giardino dei Ripari, (realizzato nel 1834) e i “Remparts” erano dei terrapieni, sorti sui resti dei bastioni difensivi verso il Po, demoliti da Napoleone. La zona viene modificata nell’Ottocento, arricchita da palazzi signorili edificati per rispondere al crescente numero degli abitanti di Torino.
Tutta la zona del Borgo Nuovo vive giorni splendidi agli inizi del Novecento, per poi iniziare un lento declino che finirà con lo smembramento dello spazio. Alcune aree verdi vengono risparmiate, come quella tra via dei Mille e via Accademia Albertina: qui il comune decide di costruire un parco guardando al concetto di aiuola chiusa con ampie cancellate, adatto per la ricreazione dei bambini. Della realizzazione viene incaricato Edoardo Pecco,(1823-1886), ingegnere capo della città di Torino. Egli propone un progetto lineare, una pianta quadrata leggermente rialzata rispetto al piano della strada, con quattro ingressi protetti da cancelli massicci, un rigoglioso viale alberato e una fontana al centro del progetto.

L’aiuola si colloca all’interno dei Giardini Cavour, realizzati poi nel corso del 1875; essi si ispirano ad un modello naturalistico, movimentati da collinette e percorsi tortuosi; sempre nell’area si trova la statua di Carlo di Robilant, poeticamente ombreggiata dalle chiome dei platani, delle querce, dei faggi e dei ginko biloba. I giardini si dispongono in una posizione leggermente defilata rispetto al centro, un angolo raccolto e rilassante per i torinesi e per i turisti affaticati bisognosi di un piccolo break; anche i bambini sono i benvenuti in questo spazio, a loro è dedicato un piccolo parco giochi. Nelle sere d’estate una giostra di cavalli, che pare uscita da una cartolina antica e dimenticata, si apposta non lontano dagli zampilli illuminati, portando indietro nel tempo questo luogo particolare.
Alessia Cagnotto
Non ho mai apprezzato la sagacia politica dell’ on. Del Rio a cui si deve la fine delle Province. Ho letto il suo disegno di legge sull’antisemitismo che poteva essere scritto meglio, ma del Rio ha da sempre dei limiti oggettivi insuperabili e non si può pretendere da lui molto di più. In linea di massima sono contro ogni legge che limiti il libero pensiero. Non ero favorevole alla Legge Mancino e ho delle perplessità sul ddl Del Rio. Ma le reazioni ostili che ho letto, mi portano a ritenere non priva di fondamento l’idea di chiarire il tema dell’antisemitismo che è dilagato in modo maldestro come un torrente in piena. Tutti gli incolti, i fessi, i fanatici si sono scoperti non solo contro Israele, ma antisemiti. Riuscire a definire cosa si possa intendere per antisemitismo e soprattutto per genocidio credo possa essere utile a chiarire le idee. Ma la storia si decide scrivendo libri e facendo ricerche, non scrivendo leggi e soprattutto evitando di mettere le basi per un ricorso ai tribunali, come avvenne per il negazionismo.
Se leggo le reazioni piuttosto isteriche della signora Albanese, mi viene voglia di sostenere Del Rio, ma credo che il problema dell’antisemitismo latente e poi divampato in modo devastante nella sinistra italiana, sia in primis un problema culturale. La strumentalizzazione di certi temi è tutta politica e rivela una profonda ignoranza di parte della classe politica italiana che ha rinunciato a studiare e si limita alla polemica sterile e dozzinale dei dibattiti televisivi. I militanti e gli attivisti da parte loro si limitano a ripetere slogans privi di significato storico, ma ridondanti di violenza non solo verbale.
Fino a martedì 6 gennaio 2026
Biella
Eppure il titolo – “Bethlem” – è chiaro! Ma quell’asino oscuro e inquietante, ricoperto di catrame, in groppa di tutto e di più (niente di bello!!) sacchi di iuta, oggetti domestici, caschi bellici, borse zeppe di armi e micidiali munizioni, NO … non può essere il mite asinello, simbolo di umiltà, dedito con il bue (figure entrambe introdotte da San Francesco nel Presepe, nel 1223) a donare calore, la notte della “Natività”, a quel “Pargol Divin”, rifugiato nella Sacra Grotta di Betlemme. Non c’è mitezza in quegli occhi, né luce, né segni d’amore e speranza. Quell’asino è simbolo di un’attualità ferita e crudelmente mortificata che accompagna ormai da anni i nostri giorni e non s’arresta neppure di fronte alle richiesta di fratellanza, rispetto e dignità umana che, da più parti, si levano inascoltate e schiacciate dal peso disumano dei grandi terreni poteri.
Realizzata con tecnica mista, resina iuta e catrame, è arrivata così – come un pietoso asino “da soma” – nel neogotico “Duomo di Santo Stefano” a Biella l’installazione itinerante, “Bethlem”, progetto avviato nel 2016 dall’artista concettuale, poeta della materia e geniale architetto dello “scarto”, il palermitano Daniele Franzella, oggi vice direttore dell’“Accademia di Belle Arti” del capoluogo siciliano. L’evento rientra nell’ambito del Programma “Sia luce. Un percorso tra arte e spiritualità” a cura di Irene Finiguerra per “BI-Box Art Space”; percorso d’arte e sacralità che mette al centro del suo interesse il complesso della “Cattedrale” biellese, come fulcro della spiritualità della città e del suo territorio e che dall’ottobre del 2019 ha portato fra le austere navate del “Duomo” di Biella le opere di un buon numero di “artisti contemporanei” e di “respiro internazionale”, in un susseguirsi di intrecci altamente suggestivi fra il “tema del sacro” e il declinarsi di narrazioni artistiche che, in maniera diversa, hanno sempre rincorso le voci e le lingue della più esaltante modernità.
Ebbene, fino a martedì 6 gennaio dell’anno prossimo (tutti i giorni dalle ore 7 alle 19), in quella “Cattedrale”, considerata “Chiesa Madre” della “Diocesi di Biella” sarà esposta l’opera, coraggiosa e simbolicamente intrigante di Franzella, già presentata in altri luoghi carichi di spiritualità e memoria, dalla “Johanneskirche Stadtkirche” alla “Biblioteca Centrale” di Düsseldorf. La sua “Bethlem”, diciamolo chiaro, non è opera di facile acquisizione e lettura. In essa giocano, oltre all’estrosa ma superba manualità dell’artista, volani di pura emozionalità e intrigante simbologia, in cui è facile perdere il senso della narrazione e del tempo. Resta viva, invece e volutamente percettibile quell’atmosfera di cupa percezione di un mondo raccattato a pezzi e ricostruito attraverso passaggi operativi che mai interrompono la linearità di una pessimistica visione dell’esserci e del quotidiano, così estranei a quel clima di luminosa serenità che gli attuali tempi di Festa vorrebbero. E qui il condizionale è, oggi più che mai, d’obbligo.
Scrive in proposito Irene Finiguerra: “L’asino di Franzella è l’emblema – fra scena della ‘Natività’ e della ‘Fuga in Egitto’ – di un esodo contemporaneo: la condizione del rifugiato, lo sradicamento, la fuga, la precarietà di chi porta con sé il peso di una storia che non ha scelto. Il suo dorso è una ‘montagna di dramma’, ma anche un ‘archivio di vite’: ogni oggetto è traccia, indizio, testimonianza … Gli stessi oggetti che sormontano l’animale sono un inventario visivo che rinvia dalle guerre postcoloniali ai più recenti scenari bellici, evocando le immagini di carovane di profughi, di gente in fuga costretta a raccogliere frammenti del loro vissuto lungo il proprio esodo”.
Parole pienamente condivisibili, proprie di chi, dall’esterno, osserva con attenzione e competenza l’opera, ma parole che accettano e bene convivono con un’altra possibile interpretazione. Quella data dllo stesso artista che considera “Bethlem” come un’opera “carica d’amore”.
“L’asino ricoperto di buio materiale – afferma Franzella – è un appello alla compassione; dentro gli oggetti del fuggiasco c’è l’eco delle nostre stesse vulnerabilità; dentro la sua immobilità si muove il racconto universale dell’attesa. Nel tempo liturgico del Natale, l’opera agisce come un contrappunto critico: non illustra la tradizione ma la rilancia nel presente, ricordandoci che Betlemme non è soltanto un luogo della storia, ma una condizione dell’umanità”.
Per info: “BI-Box Art Space”, via Italia 38, Biella; tel. 392/5166749 o www.biboxartspace.com
Gianni Milani
Nelle foto: Daniele Franzella “Bethlem”, tecnica mista, resina, iuta e catrame, 2016, nell’allestimento all’interno del “Duomo di Santo Stefano” (Ph. Stefano Ceretti per “Sia Luce”); Daniele Franzella
Ancora non si sono del tutto spente le suggestioni – con qualche stella un po’ pallida in concorso – del recente Torino Film Festival che già arriva la verità dei dati a testimoniare il successo della manifestazione. Risultato positivo ci è fatto sapere per questa seconda edizione targata Giulio Base (riconfermato proprio su quella scia et ça va sans dire per l’appuntamento 2026), calato il sipario anche sulla spesa di 2,8 milioni di euro, attendendo altresì le cifre che in maniera definitiva arriveranno a consuntivo, mettendoci dentro organizzazione premi e ospitalità che hanno creato un red carpet invidiabile, da Vanessa Redgrave alla Bisset ad Antonio Banderas richiestissimo, da Stefania Sandrelli ad Hanna Schygulla, da madame Binoche al nostro Castellito al Claude Lelouch di “Un uomo una donna”, Palmarès a Cannes nell’ormai lontanissimo 1966, dal granitico “ti spiezzo in due” Ivan Drago alias Dolph Lundgren all’oltralpe Vincent Lindon e via elencando, regalo delle Stelle della Mole o no, tutti sotto l’ala protettrice di Tiziana Rocca, donna capace di stanarli dalle loro case, in giro per il mondo, per farli giungere dentro l’eleganza sabauda, ormai libera da quell’aria di diffidenza e di nicchia voluta dalle precedenti direzioni. Rispettando altresì un ben radicato equilibrio, che si destreggia tra una pomposa inaugurazione tra i velluti e sotto la cascata di luci del Regio e la conoscenza con le opere prime e seconde della cinematografia scovata nei cinque continenti come da sempiterno copione, senza tralasciare chicche egualmente rintracciabili in altri festival di ben maggiore richiamo.
“Cresce il numero degli spettatori a parità del numero di titoli in programma – 120 suddivisi nelle tre sezioni di concorso e nelle tre sezioni non competitive -: la percentuale di riempimento delle sale arriva all’83%”, si recita dagli uffici di via Montebello, più che forti della quota salita a 38.000 per le presenze, 65 titoli sold out, calcolando ancora una crescita per abbonati e accreditati, per un incasso complessivo di oltre 152.000 euro, incasso che aveva quasi toccato i 130mila nell’edizione del 2024. Si gongola per i mezzi del momento, per una edizione “dal forte impatto social e risultati record di visibilità”, in cui si raggiungono i 7,3 milioni di visualizzazioni (+211%) e 3,3 milioni di persone (232%). Crescono nel 2025 le condivisioni del 116%, “segno di un passaparola di qualità”, del 149% su Instagram e del 23% di salvataggi, a conferma di un interesse sempre più attivo. Finalmente si è constatato come anche la tivù di stato sappia collegarsi per servizi e interviste e resoconti fin sotto le montagne, abbracciando pure la cerimonia d’apertura trasmessa in diretta su Raiplay: per cui sarà soltanto questione d’aver fede e tempo e pure le reti maggiori sapranno organizzarsi. L’impianto organizzativo e i tanti main sponsor – Ministero della Cultura/Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia San Paolo e Fondazione CRT – avranno diritto a qualcosa che vada un po’ più oltre. Legittima attesa da presidenza e direzione. Già ad apertura di programmazione, la Regione metteva in campo “una visione ancora più ambiziosa” attraverso le parole dell’assessore regionale alla Cultura, Marina Chiarelli: “Il Torino Film Festival è l’evento cinematografico clou della nostra stagione culturale, un appuntamento che porta a Torino il respiro internazionale del grande cinema. Ma oggi voglio dirlo con chiarezza: Il Piemonte non deve porsi limiti. Possiamo e dobbiamo ambire a diventare uno dei poli cinematografici più importanti d’Europa.” Attraverso “investimenti mirati, un sistema produttivo in crescita e una programmazione capace di attrarre talenti e produzioni internazionali”: non resta che alzare l’asticella, ampliando le presenze di quanti fanno cinema per il mondo e costruendo opportunità nuove e concrete per chi crea.
Magari iniziando dal basso, perché no?, oserei dire per alcuni casi dalla strada. Badando anche alle piccole cose, comuni e quotidiane. A mo’ di aggiustamenti, tutti fattibili: un numero maggiore di sale, di modo che in molti non si stia esclusi dai tutto esaurito, di modo che sempre non sia un’affannosa rincorsa? quelle fasce d’età magari penalizzate nella ricerca di un biglietto, casomai agevolarle? quella bianca tettoia che per anni ha ricoperto le cocuzze imbiancate e no di molti spettatori in entrata su via Verdi, intemperie o no, magari ripristinarla? un miglior trattamento ai tanti giovani volontari e collaboratori che stazionano nelle e fuori le sale di proiezioni, in maniera del tutto gratuita, a cui – mi è stato innocentemente confessato – sono stati sottratti non solo da quest’anno i buoni pasto? Iniziamo con il rimettere a posto queste cose, per chi lavora e per il pubblico, le stelle, con gli ingranaggi che si sono così bene avviati, continueranno ad arrivare egualmente.
Elio Rabbione
Nelle immagini: Giulio Base, direttore del TFF, tra Carlo Chatrian ed Enzo Ghigo, direttore e presidente del Museo del Cinema; un momento del film vincitore “The Gardens of Earthly Delights” dell’olandese Morgan Knibbe.
22^ edizione
Ingresso gratuito
Dal 7 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026
Rivoli si riempie di magia: la Casa di Babbo Natale e la casetta del Postino anche quest’anno saranno nel suggestivo piazzale del Castello
Animazione gratuita tutti i giorni, per un mese
Da oltre vent’anni, ormai, Natale a Rivoli è Il Villaggio di Babbo Natale, tra i primi nel suo genere nati in Italia e ad ingresso gratuito. Per la sua ventiduesima edizione, il Villaggio è pronto ad accogliere famiglie e bambini nel mese più magico dell’anno, tutti i giorni, dal 7 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, tra luci, attrazioni, tradizioni e momenti di festa.
Piazzale Mafalda di Savoia, il punto più panoramico della città, ospiterà anche quest’anno la Casa di Babbo Natale, l’Ufficio Postale e i laboratori artistici per bambini ad ingresso gratuito, da sempre il punto di forza di questo evento. I laboratori si svolgeranno negli spazi del Castello, a cura dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli. Per l’occasione i visitatori del Villaggio potranno accedere al Museo con un biglietto d’ingresso agevolato.
“Il Villaggio di Babbo Natale è una delle tradizioni più amate dai rivolesi e ogni anno sappiamo quanto bambini e famiglie lo attendano. Negli ultimi due anni abbiamo scelto di farlo crescere, ampliandone gli spazi e portando la Casa di Babbo Natale al Castello, per offrire un’esperienza ancora più ricca, bella e accessibile. – dichiara il sindaco Alessandro Errigo – Rivoli conferma così la sua vocazione a essere una città viva e accogliente, capace di valorizzare le proprie eccellenze e di unire cultura, territorio e comunità. Vedere così tante realtà collaborare per creare magia in città è il segno più concreto della Rivoli che vogliamo costruire: una città che accoglie e che sa regalare meraviglia a chi la vive e a chi viene a scoprirla.”
“Sempre maggiore la sinergia con le realtà del territorio per creare un programma ricco che coinvolge molte aree della città – dichiara Simona Pravato direttrice del Consorzio TurismOvest – dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli con i suoi laboratori artistici, all’animazione e agli allestimenti curati dai negozi, dalle gallerie, dai Soci del nostro Consorzio e dalle tante associazioni che ringrazio”.
Tanti i luoghi coinvolti dalla magia delle feste per creare un percorso ricco di meraviglia e scoperta. Dal cuore del centro storico al suggestivo piazzale Mafalda di Savoia, ai piedi del maestoso Castello di Rivoli, partendo da piazza Martiri della Libertà, passando per via F.lli Piol, piazza Portici, piazza Matteotti, la Torre della Filanda, raggiungendo anche la Galleria Vart e via Bruere. Ogni angolo sarà vestito a festa per accogliere visitatori di ogni età!
Numerose le Associazioni e le realtà coinvolte nel programma di quest’edizione: il Gruppo Alpini Rivoli con il Presepe Alpino esposto alla Torre della Filanda, richiamo ai valori di pace, solidarietà e speranza; i soldatini dello Schiaccianoci grazie all’Ass. Gruppo Storico Marsaglia 1693; l’animazione a cura di Croce Rossa di Rivoli, Aps Golden alla Riscossa, Gruppo Majorettes Rivolese; la Fattoria Didattica Ippocastano che nei weekend porterà i pony nei pressi della Casa di Babbo Natale; l’esposizione del presepe di Via Bruere; i cori della Coop. Chronos, della Scuola Primo Levi e della Scuola Salotto e Fiorito; l’animazione in alcune giornate a cura dei negozi di Via Piol, piazza San Rocco, piazza Portici, Galleria Vart e presso la Torre della Filanda.
Il Babbo più atteso dai piccini sarà nella sua casetta tutti i giorni ad accogliere desideri e sogni dei più piccoli, insieme alla slitta, ai suoi aiutanti e alla Renna Cometa. Non mancherà il Postino nel suggestivo ufficio postale per scrivere e inviare le letterine a Babbo Natale, circa 7 mila quelle partite nell’ultima edizione.
Invece il guastafeste per eccellenza, il Grinch, con la sua grotta suggestiva, trova spazio nel cuore della storica piazza Matteotti, ogni sabato e domenica, insieme ad una casetta per una pausa golosa.
Infine piazza Martiri della Libertà ospiterà le tipiche casette di legno dedicate alle golosità che proporranno prelibatezze dolci e salate, e troverà spazio anche la pista di pattinaggio, per provare uno degli sport più amati dell’inverno.
Per raggiungere il Villaggio e scoprire la città, muovendosi agevolmente, oltre al Trenino di Babbo Natale, ci sarà l’attivazione speciale di una navetta che effettuerà il servizio di collegamento verso il piazzale del Castello, per facilitare gli spostamenti e visitare tutte le location nei weekend e nei giorni festivi.
Per dare il via all’edizione 2025, l’appuntamento è domenica 7 dicembre alle ore 10,30 in piazza Martiri della Libertà dove si terrà la tradizionale festa inaugurale, alla presenza delle Autorità, con l’esibizione del Gruppo Majorettes Rivolese e del Piccolo Coro Sister Queen degli Istituti Riuniti Salotto e Fiorito. La giornata sarà arricchita anche con alcuni appuntamenti pomeridiani, dalla Passeggiata Benefica con gli amici a quattro zampe a favore dell’associazione Aslan e i suoi progetti di pet therapy (partenza alle 14 da piazza Martiri, con arrivo all’ospedale di Rivoli) alla Castagnata Alpina in piazza Matteotti, dalle 15 alle 19.
Previsti, durante il mese di apertura, numerosi eventi e tante occasioni di divertimento. Per salutare le festività e dare il benvenuto all’anno nuovo, lunedì 5 gennaio in piazza San Rocco è prevista la grande festa con animazione dalle 16 che si concluderà alle 17 con lo storico Falò della Befana.
Il Villaggio di Babbo Natale anche quest’anno sarà aperto tutti i giorni (dal lunedì al venerdì, il giorno di Natale e il 1° gennaio dalle 15 alle 19; sabato e domenica, oltre a 26 dicembre e 6 gennaio apertura anche al mattino dalle 10 alle 13) per portare i visitatori nelle atmosfere tipiche del periodo con animazione gratuita per bambini, attrazioni per tutti e programmi specifici per le scuole.
Fiore all’occhiello dell’evento, infatti, sono le aperture esclusive e totalmente gratuite dedicate alle scuole nelle mattinate prima delle vacanze di Natale. Gli alunni potranno divertirsi con lo spettacolo di magia di Babbo Natale, spedire una letterina insieme alla classe, partecipare ai laboratori del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e iniziare così ad assaporare insieme le Festività. Nell’ultima edizione sono stati 2 mila i bambini delle scuole coinvolti, non solo in arrivo da Rivoli ma provenienti da tutto il Piemonte, per un totale di ottanta classi di trenta diversi istituti.
Il Villaggio di Babbo Natale è organizzato da TurismOvest, con il contributo della Città di Rivoli, il patrocinio del Comune di Buttigliera Alta, della Città Metropolitana di Torino, della Regione Piemonte, del Consiglio Regionale del Piemonte e della Camera di Commercio di Torino.
Per informazioni: 011/9561043 (da lunedì al venerdì in orario 9-12,30), info@turismovest.it. Oppure visitare il sito www.turismovest.it, Facebook Il Villaggio di Babbo Natale.
Dettaglio PROGRAMMA
PROGRAMMA
Il Nuovo Itinerario di Babbo Natale
1) LA CASA DI BABBO NATALE Piazzale Mafalda di Savoia (Castello di Rivoli)
Babbo Natale: ascolta i tuoi desideri e ti racconta le sue storie!
Orario
dal lunedì al venerdì + 25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-18,30
sabati, domeniche + 26 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
INGRESSO GRATUITO
2) I LABORATORI del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli
Orario
dal lunedì al venerdì: 9, 10, 11, 12, 15, 16, 17, 18, 19, 22, 23, 29, 30 dicembre, orario 15-18,30
sabati, domeniche e festivi: 7, 8, 13, 14, 20, 21, 27, 28 dicembre e 3, 4, 6 gennaio: orario 10-13 e 15-18,30
(24 dic: orario 15-17,30. Laboratori chiusi: 25, 26, 31 dicembre e 1, 2, 5 gennaio)
INGRESSO GRATUITO
3) L’UFFICIO POSTALE DI BABBO NATALE Piazzale Mafalda di Savoia (Castello di Rivoli)
il Postino di Babbo Natale ti aiuterà a scrivere e spedire la tua letterina
Orario
dal lunedì al venerdì + 25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-18,30,
sabati, domeniche + 26 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
INGRESSO GRATUITO
Inoltre
I PONY DI BABBO NATALE 7, 8, 13, 14, 20, 21 dicembre e 3, 4, 6 gennaio: orario 15-18,30
ANIMAZIONE C.R.I. Rivoli 20, 21, 27, 28 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
4) ESPOSIZIONI D’ARTE E PRESEPE ALPINO, presso la Torre della Filanda in via Al Castello 8
7, 8, 12, 13, 14, 19, 20, 21, 26, 27, 28 dicembre e 2, 3, 4, 6 gennaio, orario 15-19
Inoltre:
8 dicembre, ore 10,30-18, Laboratorio di pittura e caffetteria
13-14 dicembre, ore 10-20, Mercatino di Natale e caffetteria
5) LA GROTTA DEL GRINCH e la Casetta dei dolcetti in Piazza Matteotti
lo strano personaggio verde cercherà di rovinare le feste a tutti!
Orario
sabati e domeniche: orario 10-13 e 15-19
6) PISTA DI PATTINAGGIO SU GHIACCIO in Piazza Martiri della Libertà
per provare uno degli sport invernali più semplici e divertenti
Orario
dal lunedì al venerdì + 25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-19
sabati, domeniche e dal 20 dic. al 6 gen. (esclusi 25 dic. e 1 gen.): orario 10-13,30 e 14,30-19
solo su prenotazione, apertura straordinaria: orario 20-22
Inoltre:
Sabato 13 dicembre, ore 16, Esibizione Coro Scuola Primo Levi di Rivoli
Domenica 14 dicembre, ore 16,30, Esibizione Coro D’Altrocanto Coop. Soc. Chronos di Rivoli
7) LE CASETTE DELLE GOLOSITA’ in Piazza Martiri della Libertà
le Botteghe in legno per degustare qualche prelibatezza di stagione
Orario
dal lunedì al venerdì + 25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-19
sabati, domeniche + 26 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
INGRESSO GRATUITO
8) ATTRAZIONI per bambini, in Piazza Portici
Orario giostrine
dal lunedì al venerdì + 25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-19
sabati, domeniche + 26 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
8, 13, 14, 20, 21 dicembre, ore 15,30-18 “Il Natale di Frozen” truccabimbi, palloncini, attività’ per bimbi
13 e 20 dicembre, ore 14,30-18 Esposizione e laboratori per bimbi – Coop. Soc. Chronos
9) ALLESTIMENTI E PERCORSO DI MACCHININE, presso la Galleria Vart in corso Susa 22
7, 13, 14, 20, 21, 27, 28 dicembre e 4, 6 gennaio: orario 15-18
10) ESPOSIZIONE ALL’APERTO DI PRESEPI ARTIGIANALI, in via Bruere 282, Cappella Madonna
del Rosario, dall’8 dicembre al 10 gennaio. Inoltre, il 24 dicembre dalle ore 21,15:
Spettacolo “Emozioni” e a seguire: Concerto di Natale del Coro di Bruere, Santa Messa e brindisi
11) PIAZZA SAN ROCCO, RACCOLTA SOLIDALE di generi alimentari per famiglie in difficoltà e
FALO’ DELLA BEFANA, lunedì 5 gennaio
Ore 16,00: animazione per bambini
Ore 17,00: accensione Falò della Befana
12) FAI SHOPPING NEL NEGOZI tra nuovi allestimenti, luminarie e musica!
Come raggiungere le nuove location del Villaggio e scoprire la Città:
· IL TRENINO DI BABBO NATALE “RIVOLZONZO”
· NAVETTA GRATUITA (DIREZIONE: CASTELLO DI RIVOLI)
PARTENZA DAL PUNTO INFO DI PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTA’
ogni sabato e domenica + 26 dicembre e 6 gennaio: orario 10-13 e 15-19
25 dicembre e 1 gennaio: orario 15-19
Dove parcheggiare:
· Parcheggio multipiano di via Rita Levi Montalcini 5 (aperture straordinarie: sabati 6, 13, 20 dic. con orario 8-22, domeniche 7, 14, 21 dic. con orario 10-19)
· Castello (viale Papa Giovanni XXIII, via M. Melano, corso al Castello)
· Via Balegno
· Viale Partigiani d’Italia
· parcheggio interrato Piazza I Portici
· Piazza Aldo Moro
· Cimitero (corso Francia)
INOLTRE…Gadget ufficiali e idee regalo firmate “Babbo Natale” in vendita al Punto Info di
Piazza Martiri e alla Casetta del Postino sul Piazzale del Castello
– La Renna COMETA: è la Mascotte Ufficiale del Villaggio!
– La Copertina Magica: per riscaldarti durante i riposini invernali
– Il Paniere del Villaggio: tanti prodotti tipici del territorio da degustare nei giorni di
Festa
COSTRUISCI IL TUO WEEKEND O LA TUA GITA A RIVOLI
– per famiglie e gruppi: accoglienza e visite guidate
– per le scuole: programmi specifici al Villaggio, sulla Pista e Laboratori didattici (su
prenotazione)
a cura di Turismovest: info@turismovest.it
Contattaci subito!!!
Il Villaggio di Babbo Natale è organizzato da TurismOvest, con il contributo della Città di Rivoli, il patrocinio del Comune di Buttigliera Alta, della Città Metropolitana di Torino, della Regione Piemonte, del Consiglio Regionale del Piemonte e della Camera di Commercio di Torino.
Per informazioni: 011/9561043 (da lunedì al venerdì in orario 9-12,30) info@turismovest.it Oppure visitare i siti www.turismovest.it; www.ilvillaggiodibabbonatale.it. Si può rimanere aggiornati sull’evento anche sulla pagina Facebook Il Villaggio di Babbo Natale.
A Torino, quando arriva il freddo, c’è un profumo che attraversa i portici e si infila nelle osterie come un vecchio amico: quello della bagna cauda. È un piatto che sembra semplice, quasi umile, ma custodisce una storia di viaggi, di campagne e di convivialità che ha segnato l’identità gastronomica piemontese. Oggi, mentre i ristoranti torinesi continuano a reinterpretarla, la bagna cauda rimane una delle esperienze più sincere da vivere in città.
La sua origine non è interamente torinese, ma Torino ha avuto un ruolo decisivo nel trasformarla da pietanza contadina a rito urbano. Nata nelle Langhe come salsa energetica per i vendemmiatori, a base di acciughe sotto sale, aglio e olio, arrivò presto nei mercati cittadini insieme alle barbatelle, ai carrettieri e alle famiglie che cercavano lavoro in città. Qui la ricetta trovò gli ingredienti migliori, le acciughe spagnole che arrivavano nello storico mercato di Porta Palazzo e l’aglio di Caraglio, considerato da molti il più adatto per ottenere una salsa morbida e profumata senza essere aggressiva.
L’arte della preparazione
Preparare la bagna cauda perfetta a Torino è considerato quasi un gesto rituale. Le acciughe devono essere dissalate con pazienza, l’aglio tagliato fine e cotto lentamente fino a diventare una crema. Qualcuno aggiunge una noce di burro, altri giurano che un goccio di latte attenui l’asprezza senza tradire la ricetta. Le verdure che la accompagnano parlano di stagioni: cardi gobbi di Nizza Monferrato, peperoni di Carmagnola, topinambur, cavolo verza, barbabietole. Ogni famiglia, ogni chef, ogni trattoria custodisce una variante che racconta un pezzo di Piemonte.
Negli ultimi anni si sono diffuse anche versioni più leggere, con meno aglio o addirittura con l’aglio cotto nel latte per renderlo più digeribile. Ma a Torino c’è ancora chi difende la versione tradizionale, convinto che la bagna cauda sia un piatto che non va addomesticato: o la si ama o la si teme, e questo fa parte del suo fascino.
I ristoranti di Torino che la celebrano
Il capoluogo piemontese ha fatto della bagna cauda una bandiera, e alcune tavole sono diventate luoghi di pellegrinaggio per gli appassionati. In molti ricordano ancora le serate affollate di certe osterie del Quadrilatero, dove il profumo della salsa usciva dalle porte spalancate e attirava studenti, famiglie e turisti incuriositi. In una trattoria di Borgo San Paolo, lo chef racconta spesso di aver imparato la ricetta da sua nonna: durante le prime nebbie autunnali preparavano il fujot di terracotta che manteneva la salsa calda al centro del tavolo, mentre le chiacchiere si mescolavano al vapore dei cardi appena tuffati.
Nel quartiere Vanchiglia c’è un ristorante che propone la bagna cauda solo due mesi l’anno. Il proprietario, con un sorriso furbo, dice che è il piatto a decidere quando vuole comparire: «La bagna cauda è come un ospite importante, arriva quando è il momento giusto». La loro versione è celebre per il profumo intenso e per le verdure che cambiano ogni settimana, a seconda del raccolto che arriva dai piccoli produttori della collina torinese.
Anche alcune trattorie storiche della zona di San Salvario mantengono viva la tradizione delle serate dedicate, in cui la bagna cauda diventa un pretesto per stare insieme. Un cameriere racconta che una volta un gruppo di amici napoletani, alla loro prima esperienza, aveva ordinato due fujot “per assaggiare”. Dopo mezz’ora, conquistati dalla salsa fumante, ne avevano chiesti altri quattro, ridendo e domandandosi come avessero potuto vivere senza.
Le varianti che raccontano la città
Torino ha sempre avuto la capacità di integrare culture e influenze diverse, e questo vale anche per la bagna cauda. Alcuni ristoranti del centro propongono una versione “rossa”, arricchita con un pizzico di peperoncino. Altri preferiscono la variante “ricca”, con tartufo nero grattugiato sopra la salsa calda, un’idea nata pare in un locale vicino al Po, dove lo chef voleva proporre qualcosa che unisse la tradizione contadina alla raffinatezza sabauda.
La città ospita ogni anno anche cene collettive dedicate alla bagna cauda, momenti in cui il piatto diventa un racconto corale: torinesi di lungo corso, studenti fuori sede e curiosi provenienti da altre regioni si siedono allo stesso tavolo e condividono risate, mani unte e racconti che nascono spontanei.
Torino e la bagna cauda continuano così a camminare insieme: un piatto caldo, generoso, che non ha paura di essere intenso e che più di molti altri sa trasformare una cena in un’esperienza. Chi arriva in città e decide di provarla scopre presto che non si tratta solo di una salsa, ma di un rito, un modo tutto piemontese di stare a tavola e di raccontare la propria storia attraverso il cibo.
NOEMI GARIANO

In scena l’immortale “Canto di Natale” di Charles Dickens e le “Favole interattive” per tutta la famiglia
Venerdì 12 e domenica 14 dicembre
Un classico che va oltre i tempi, fra le meraviglie letterarie dell’epoca vittoriana, prima edizione pubblicata a Londra il 19 dicembre del 1843 e già esaurita il giorno di Natale, con la bellezza di tredici edizioni andate in stampa nel giro di un anno, alla fine del 1844. Se vi dico “Charles Dickens!”, il gioco è subito chiaro. Parliamo dell’immortale “Canto di Natale” (titolo originale: “A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost-Story of Christmas”), novella o “racconto di fantasmi”, scritta per l’appunto da Dickens (1812 – 1870) e pubblicata a Londra per “Champman & Hall”, con illustrazioni di John Leech. Fra le opere più famose di “Boz” (come Dickens era soprannominato agli inizi della sua carriera giornalistica) e interpretata in super-abbondanza nel corso del tempo, anche in varie trasposizioni teatrali e cinematografiche, sarà proprio il “Canto di Natale”, in una versione pensata per adulti ma adatta anche a un pubblico di bambini e ragazzi, ad aprire venerdì 12 dicembre (ore 21) il periodo natalizio sul palcoscenico dello “Spazio Karios”, il Circolo Arci “con un teatro dentro”, gestito dalla Compagnia Teatrale “Onda Larsen”, in via Mottalciata 7 (fra “Aurora” e “Barriera di Milano”) a Torino.
Adattamento e interpretazione di Fabrizio Martorelli, napoletano di origini e milanese di adozione, per la regia di Antonio Mingarelli, lo spettacolo, della durata di 60 minuti, dà modo al pubblico di affiancare e vivere in un “viaggio vorticoso e introspettivo” gli errori e il riscatto di Ebenezer Scrooge, il banchiere anziano, avarissimo e non poco cattivo, che odia il Natale e l’umanità intera. Cosa che continuerebbe tranquillamente a fare se non ricevesse, proprio in tempo natalizio, la visita di una serie di fantasmi che cercano in qualche modo di “convertirlo”: il primo ad ammonirlo è Jacob Marley, il suo defunto amico e socio in affari, seguito dagli spiriti del “Natale passato”, del “Natale presente” e del “Natale futuro”. In scena, il solo Martorelli, che dà voce a tutti i personaggi, dagli spettri alle figure del passato di Scrooge, a sottolineare la solitudine iniziale del protagonista e la necessaria relazione con l’altro che lo porterà via via alla “redenzione” e al cambiamento. La scenografia, concepita come una “soffitta immaginaria”, diventa il luogo della memoria dove il narratore rievoca freneticamente l’intera storia. Una storia che imbriglia Scrooge da una vita, dove a regnare sono solo crudeltà e amarezze. L’unica via d’uscita per lui è “quella di scendere fino in fondo al suo coraggio, incontrare sè bambino, rivedere l’unica donna che abbia amato, capire tutti gli annullamenti che ha fatto, sta facendo e farà in vita”. E alla fine superare la prova di un cambiamento “con l’unica dote che i suoi visitatori ultraterreni non hanno: l’umana vitalità”. Assistere al dickensiano “Canto di Natale” è sempre come regalarsi momenti esistenziali di alto contenuto emotivo, come leggere e rileggere, per fare nostra, una mirabile pagina didattica sul significato di sentimenti perduti nel tempo, che d’improvviso – proprio come “fantasmi” – ti riappaiono davanti quali strumenti insostituibili e preziosi e necessari alla ripresa di sentieri vitali dimenticati, che se riesci a recuperare tornano però a regalarti i veri, unici, profumi della vita.
Domenica 14 dicembre, ore 16,30
Sempre allo “Spazio Kairos”, il pomeriggio sarà interamente dedicato ai più piccoli (dai 5 anni in avanti) con “La Magica Soffitta di Stella”, un coinvolgente spettacolo teatrale di “narrazione e interazione”, a cura dei torinesi Tita Giunta e Fabio Rossini, perfetto nel percorso di avvicinamento al Natale.
La storia vede infatti protagonisti Stella e il suo papà, che si ritrovano a raccontare una storia nella loro vecchia soffitta. Utilizzando un “armadio magico” come varco, i due esploreranno un regno fantastico dominato dalla temibile “Strega Bianca”, la “Regina delle Nevi”. Lo spettacolo esalta la complicità, il gioco e la magia del rapporto padre-figlia.
L’appuntamento sarà preceduto da una merenda, offerta da “Onda Larsen”, alle 16.
I biglietti si possono comprare anche online su www.ticket.it
Per ulteriori info: “Spazio Kairos”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org
g.m.
Nelle foto: immagini da “Canto di Natale” (in scena Fabrizio Martorelli) e da “La magica soffitta di Stella” (in scena Tita Giunta)
Arrivano le aperture festive prenatalizie per Il Mercato del Corso, il nuovo spazio coperto dedicato alla cultura del cibo a Km Zero, aperto da Campagna Amica Torino in corso Vittorio Emanuele II 50, angolo via Carlo Alberto. Il Mercato del Corso sarà aperto le domeniche 7, 14, 21 dicembre e lunedì 8 dicembre.
Rimangono invariate le altre aperture: tutti i venerdì e i sabati, sempre nell’orario dalle 10 alle 19.
L’enoteca dei vini piemontesi “Divinorum” sarà aperta, oltre che nelle stesse giornate, anche i martedì, mercoledì e giovedì nel medesimo orario.
Rimangono invariate le aperture di mercati domenicali torinesi di Campagna Amica. Domenica 7 dicembre, dalle 9 alle 18 in piazza Palazzo di Città; domenica 14 dicembre dalle 9 alle 14, ai giardini di piazza Cavour e domenica 21 dicembre, dalle 9 alle 18, in piazza Vittorio.
“Invitiamo i torinesi a venire a verificare la qualità offerta dai produttori di Campagna Amica sia al Mercato del Corso che negli altri mercati di Campagna Amica – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – si tratta sempre di prodotti freschissimi che non hanno percorso giorni e giorni di viaggi in tir e nave. Il prezzo pagato, inoltre, va interamente nelle tasche dei contadini che vendono in questa forma diretta”.
Al mercato del Corso è anche possibile comporre i propri cesti natalizi
con i prodotti dei singoli produttori.
Mara Martellotta