ilTorinese

Bilancio, AVS: “sicuri solo i tagli del governo”

La discussione sul bilancio regionale è partita questa mattina, ma al momento al Consiglio Regionale non è stata fornita la documentazione di dettaglio necessaria per capire in che modo verranno impegnati i 20 miliardi di spesa per i prossimi 12 mesi: come abbiamo già detto, mettere il consiglio nelle condizioni di lavorare è una questione di rispetto della democrazia.

Mentre sui giornali ci sono annunci trionfalistici da parte del Presidente Cirio, i toni dell’assessore Tronzano in Commissione sono ben diversi: il centrodestra dell’autonomia differenziata è lo stesso che non mette le Regioni nella condizione di sviluppare politiche pubbliche sulle materie già di competenza. Emerge in particolare, a seguito di una nostra specifica richiesta, quanto il Governo con la sua finanziaria abbia colpito la Regione Piemonte: solo per il 2025 dovranno essere accantonati 86 milioni di Euro, sottratti ai e alle piemontesi. Ma è negli anni a venire che i tagli mascherati di Meloni e Giorgetti faranno più male: negli anni tra il 2026 e il 2028 saranno 69 milioni annui solo per la contribuzione alla finanza pubblica voluta dall’ultima Finanziaria. Dal 2029 addirittura 107 milioni annui.

Per capire di che grandezze parliamo, basti pensare che alle politiche sociali nel 2025 la Regione destinerà 153 milioni, che la spesa regionale per le politiche giovanili per il 2025 è pari a 33 milioni e che quella per la Cultura ammonta proprio a 107 milioni, quelli che verranno completamente sottratti a partire dal 2029.

Alice Ravinale Capogruppo AVS Regione Piemonte

Valentina Cera Consigliera AVS Regione Piemonte

Dopo ore lo trovano morto nella sua auto

Al mattino non era rientrato a casa e i familiari hanno dato l’allarme. Nella notte tra domenica e lunedì, un’auto si è ribaltata ed è finita in un fossato  sulla strada provinciale che unisce Borgo San Dalmazzo e Cuneo. È morto il conducente di 47 anni, residente nel Cuneese.

Le origini piemontesi di Giuseppe Verdi

 

I discendenti dei Walser provenienti dai villaggi del Monte Rosa emigrati in Valstrona dalla Val d’Ossola e Valle Anzasca generarono antiche importanti famiglie. I Gianoli di Chesio, fondatori della società mineraria per l’estrazione del ferro sull’Alpe Loccia con un ramo della famiglia Cane del condottiero Facino, emigrato da Casale alla Piana di Fornero per sfuggire alla prepotenza dei marchesi del Monferrato; i conti Gozzano di Luzzogno, proprietari del patrimonio più grande di sempre del Monferrato, marchesi di San Giorgio, Treville e nobili dell’impero austroungarico; i Guglielminetti di Sambughetto, antenati della scrittrice Amalia definita l’unica poetessa italiana da Gabriele D’Annunzio, amante del poeta Guido Gozzano di Agliè la cui famiglia era proveniente da Luzzogno; gli Uttini di Chesio, Otino o Utino del ramo materno di Giuseppe Verdi, giunti nel Ducato di Milano nel 1200 con il cognome Hutten.

È doveroso ricordare l’americana Mary Jane Phillips-Matz (1926-2013), per oltre 30 anni instancabile ricercatrice sulla genealogia del grande compositore, amica di Ezra Pound protagonista e forza trainante del modernismo poetico di inizio ‘900 con Thomas Eliot. La biografia su Giuseppe Verdi di Mary Jane fu pubblicata nel 1992 dalla Banca di Piacenza, nel 1993 dalla Oxford University Press e nel 1996 dalla casa editrice Fayard di Parigi. Già su un’edizione di Famiglia Cristiana del 1990 fu citata da Maria Grazia Gibelli con un inserto sulla famiglia verdiana, a conclusione delle ricerche negli archivi parrocchiali e alla  certezza storica ottenuta grazie alla collaborazione dei discendenti di Maria Filomena Carrara-Verdi adottata nel 1869, cugina del maestro e figlia del suo notaio personale.
Luigia Uttini filatrice, mamma di Giuseppe Verdi e prima moglie dell’oste rivenditore di sale Carlo Verdi, era figlia di Carlo Uttini e di Angela Villa, abitanti a Saliceto di Cadore nell’ufficio del negozio di alimentari della vecchia Posta, nonni di Giuseppe Verdi trasferiti a Busseto nel 1800. Mary Jane scoprì gli antenati del compositore, i bisnonni Lorenzo Uttini nato il 13-8-1708 nella parrocchia di Crusinallo di Omegna e la moglie Maria Bracco. Madrina del battesimo di Lorenzo fu la zia Maria Francesca Avanzini, sposata nel 1708 nella chiesa di San Vitale del comune piacentino di Besenzone con Francesco, fratello di Giacomo Antonio Uttini trisnonno materno di Giuseppe Verdi. Era originario di Cranna di Sopra, frazione di Crusinallo, piccola comunità montana nella Diocesi di Novara dove nel 1670 fu eretto il santuario di San Fermo martire.

Le antiche tradizioni musicali degli Uttini ci riportano a Francesco Antonio Baldassarre, violinista e compositore marito di Rosa Scarlatti sposata nel 1753, cantante lirica  conosciuta a Firenze presso la Compagnia Teatrale Mingotti e nipote del compositore barocco napoletano Alessandro Scarlatti. Il violinista Uttini, membro dell’Accademia Filarmonica di Bergamo e Bologna, debuttò a Genova esibendosi davanti a Mozart e fu direttore dell’Orchestra Reale di Corte svedese. Alla morte della moglie Rosa sposò a Stoccolma nel 1788 la soprano svedese Sofia Liljegren, conosciuta come Sofia Uttini e il figlio Carlo fu attore e ballerino del Corpo Reale svedese. Ricordiamo l’esibizione della soprano Elisabetta Uttini nella basilica di San Marco a Venezia nel 1721 e don Carlo Uttini, sacerdote e grande pedagogista italiano, cugino del compositore di Busseto. Mary Jane scoprì una figlia illegittima di Verdi, abbandonata nell’orfanotrofio di Cremona avuta da Giuseppina Strepponi nel 1851, in quel momento amante ed in seguito sua seconda moglie. L’ardente patriota è considerato tuttora uno dei maggiori  compositori di tutti i tempi e la sua musica assimilata nella coscienza nazionale rappresenta un’epoca memorabile.
Armano Luigi Gozzano 

“Il cammino della speranza: poesia come cura per l’anima”

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TORINO TRA LE RIGHE

Per la rubrica Torino tra le righe, oggi voglio parlarvi di un libro molto toccante: “Il cammino della speranza”, scritto da un’autrice torinese che si firma con lo pseudonimo Good Vibes. Si tratta di una raccolta poetica profondamente commovente che esplora le cinque fasi del lutto attraverso la forza evocativa della poesia. Ogni poesia rappresenta un viaggio intimo e universale attraverso le fasi del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. La raccolta è stata concepita per aiutare il lettore a riconoscere e accogliere le proprie emozioni, offrendo al contempo un percorso verso la speranza e la rinascita.
Il libro si apre con un prologo in cui l’autrice spiega come scrivere queste poesie sia stato per lei un atto di sopravvivenza, un modo per dare forma al dolore che l’ha travolta quando ha perso entrambi i genitori. Questo processo di elaborazione personale si riflette nelle sue parole, che guidano il lettore attraverso le emozioni più profonde e dolorose, dall’incredulità iniziale alla rabbia, dalla negoziazione alla tristezza, fino alla scoperta di una nuova luce nell’accettazione. “Il cammino della speranza” diventa così uno specchio per chiunque abbia affrontato una perdita, un invito a sentirsi meno soli e a trovare conforto nella poesia.
Good Vibes, nata a Torino nel 1980, ha seguito studi classici e si è laureata in lettere moderne. La prematura perdita dei genitori l’ha costretta a mettere da parte il sogno di insegnare, spingendola verso una carriera nel mondo aziendale. Tuttavia, il bisogno di esprimere e comprendere il proprio dolore l’ha portata a scrivere. Con il tempo, ha trasformato questa attività in una missione: aiutare gli altri a superare il lutto attraverso le sue opere.
“Il cammino della speranza” non è l’unico libro in cui Good Vibes affronta il tema della perdita. “Il libro del vento”, ad esempio, trae ispirazione dalla toccante storia del “telefono del vento”, un monumento situato a Otsuchi, in Giappone, dove le persone possono metaforicamente “parlare” con i propri cari scomparsi. Un altro titolo significativo è “Nel tuo abbraccio: lettere dal cuore”, una raccolta di lettere intime in cui l’autrice tiene vivo il ricordo delle persone amate, offrendo al lettore una prospettiva sincera e confortante sul modo di affrontare il dolore.
Lo pseudonimo Good Vibes riflette il desiderio di trasmettere un messaggio di positività e di speranza, anche nei momenti più bui. La bellezza di queste raccolte risiede nel loro valore terapeutico: attraverso i versi, il lettore viene accompagnato in un percorso di riflessione, comprensione e guarigione. Alla fine del viaggio, la poesia illumina una strada verso una nuova serenità, ricordandoci che, anche nei momenti più difficili, la speranza può essere una guida preziosa.
Consiglio vivamente la lettura di “Il cammino della speranza” e delle altre opere di Good Vibes a chiunque senta il bisogno di ritrovare un senso nel dolore e di scoprire una luce nel buio. Questi libri rappresentano non solo un’esplorazione poetica del lutto, ma anche un abbraccio virtuale per chiunque stia affrontando una perdita.
Marzia Estini
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Il cordoglio del Politecnico di Torino per Oliviero Toscani

Il grande fotografo ha affidato all’Ateneo la creazione dell’archivio digitale delle sue opere, un patrimonio di 500.000 negativi, 210.000 diapositive, 200.000 positivi

“Non avrei mai pensato che il mio lavoro potesse diventare di interesse pubblico e sono molto onorato che interessi una rete di biblioteche pubbliche. Tutto questo è totalmente in linea con il mio punto di vista sull’arte che deve essere accessibile e democratica”. È il commento che il grande fotografo Oliviero Toscani ha espresso in merito alla collaborazione con il Politecnico di Torino, formalizzata nel 2023 e che vede oggi i suoi primi risultati grazie all’attività svolta nei laboratori Systemic Design Research Education Center (SYDERE) e Artificial Intelligence Hub (AIH).

In questo momento di dolore per la sua prematura scomparsa, il Politecnico ricorda il grande fotografo con commossa gratitudine per la fiducia che ha dimostrato nei confronti dell’Ateneo affidandogli questo importantissimo progetto per la conservazione e la diffusione della sua opera.

A partire dal mese di maggio 2024 – in collaborazione con la società specializzata in archivi Promemoria Group – è cominciato infatti il progetto di censimento del patrimonio esistente del fotografo, stimato in oltre 500.000 negativi210.000 diapositive200.000 positivi di vario formato, 100.000 tra stampe, manifesti e copertine.

 

Di questi, circa 2 mila documenti sono stati digitalizzati e catalogati per entrare a far parte dell’archivio digitale di Toscani. Si tratta di un progetto pilota, supportato da sperimentazioni realizzate grazie a tecnologie di Intelligenza Artificiale, volto a gestire tutte le fasi della lavorazione su un campione ristretto di servizi e progetti del fotografo milanese esaminando ogni singolo step del processo: dalla ricerca dei materiali originali, alla digitalizzazione di pellicole, diapositive o altri supporti, fino alla raccolta dei backstage degli shooting.

Il valore aggiunto di questo progetto è rappresentato dal fatto che la catalogazione di tutte le informazioni disponibili supera i confini del patrimonio di Oliviero Toscani e contestualizza i suoi progetti sia collegandoli con altri documenti – articoli di giornali, avvenimenti biografici, materiali d’archivio – sia avvalendosi della sua testimonianza diretta. Grazie alla sua voce, ai suoi ricordi e ai suoi aneddoti è stato possibile raccontare il making off, la dimensione processuale e l’impatto che le sue opere hanno avuto sulla società del XX e XXI secolo.

L’ultimo step di questa fase è stata la creazione di una versione demo dell’archivio digitale per validare la struttura del database e trovare un sistema di gestione ottimizzata di tutti gli asset e le relative informazioni.

La collaborazione tra il SYDERE Center del Politecnico di Torino e Promemoria Group ha come ulteriore finalità la comprensione e l’analisi del rapporto tra archivi e Intelligenza Artificiale. La proposta avanzata – resa possibile dallo studio del patrimonio creato e messo a disposizione da Oliviero Toscani – è di ripensare l’idea e la forma stessa dell’archivio configurandolo come un digital archiveun vero e proprio sismografo a disposizione di studiosi, giovani studenti e semplici appassionati.

A partire dal 2027, i risultati di questo lavoro confluiranno all’interno della WDL (World Design Library) per una fruizione pubblica nell’ambito della Biblioteca Civica, oggi in fase di realizzazione presso Torino Esposizioni.

Un Pigmalione atroce dei nostri decenni

La forma delle cose” al Gobetti sino a domenica 19 gennaio

Come un piccolo granello di sabbia che viene a frapporsi tra gli ingranaggi della vita è questa Evelyn Thompson, un accadimento dirompente nelle esistenze altrui: che scalza, che scoordina, che sconvolge. La ragazza viene sorpresa da Adam, un ragazzo che per arrotondare le entrate utili a proseguire gli studi universitari s’è trovato un’occupazione in qualità di sorvegliante in una delle sale di un ricco museo della California d’inizio millennio, mentre supera un cordone di divisione con la sua bella bomboletta spray in mano. Un atto di piccola smania rivoluzionaria a infrangere le convenzioni sociali ma anche a superare quella al momento – o sempre – insormontabile frontiera che esiste tra vita reale e area artistica, tra quelle norme credute imposizioni e una pretesa libertà d’espressione. E poi, un vistoso pene da colorare sulla statua che le sta di fronte: ovvero, abbasso la censura. Neil LaBute, ormai sessantenne, discusso quanto talentuoso drammaturgo americano ma anche sceneggiatore e regista abituato a portare sullo schermo con riconosciuti successi opere dapprima pensate per il palcoscenico (“Nella società degli uomini” è stato il primo esempio una trentina d’anni fa), accompagna nella “Forma delle cose”, scritto nel 2001, il suo deflagrante personaggio – una donna, a esprimere l’incisività di una parte del genere umano – ad affrontare nelle scene successive il cambiamento del povero Adam, il cesellamento dello spirito e del corpo. Venti e più anni prima che i social di oggi spingessero nel quotidiano e nell’immediato al mutamento anche funesto di certe esistenze.

Perché Adam, nella mente di Evelyn, Pigmalione atroce dei nostri decenni, va cambiato. Sapremo alla fine perché. Rivoltato come un calzino da un deus ex machina contemporaneo, guardato nella sua forza e nella sua fragilità, nell’aspetto fisico e nei comportamenti, nelle azioni di tutti i giorni, nei contatti sociali sino a quel momento sicuri. Il taglio di capelli, il modo di vestire, i chili che sono di troppo, anche quel viso all’improvviso inaccettabile dove dovrà essere fatto un intervento di rinoplastica, tutto è là da modificare, come un artista farebbe con l’opera che le sta tra le mani. Un blocco di marmo in cui già individuare una nuova sembianza. Vedendoci già con un piccolo quanto simbolico scalpello in mano un accattivante “restyling metodico”. Anche gli amici che circondano Adam, il loro mondo di abitudini e sicurezze, dovrà essere affrontato e mutato, si dovrà lavorare all’interno (come faceva decenni fa il visitatore del “Teorema” pasoliniano dentro la famiglia del grande industriale), creare delle fessure e degli squarci difficilmente risanabili. Tutti a convivere e a sbranarsi in quella scatola di specchi realissimi e deformanti al tempo stesso, che osservano e dentro cui è facile controllare, a riflettere immagini di noi insicure, bugiarde, ingannevoli. È lento il cammino che LaBute percorre in questa sua parabola dell’oggi, è più che convincente la costruzione che avviene attraverso i dialoghi, fatti di stringatezza e di finte dolcezze e di ferocia – mentre si cerca di mantenere le apparenze con educati brindisi, quasi si fosse dalle parti di quelli verdiani. Nella scrittura s’abbandonano poco a poco i riferimenti artistici, l’autore li lascia più sul fondo, per far esplodere quelli comportamentali (“trasferire le proprie idee o sentimenti nelle menti altrui: questo è potere”, è stato scritto), per studiare appieno i caratteri, i gesti e le ribellioni e i soprusi di quanti occupano la scena: e la sua è una scrittura che lascia davvero il segno.

La forma delle cose” è sino a domenica 19 gennaio sul palcoscenico del Gobetti per la stagione dello Stabile torinese, affidata nella sua realizzazione (e con la traduzione di Masolino D’Amico) alla giovane Marta Cortellazzo Wiel, attrice cresciuta nel vivaio della Scuola dello Stabile e già trasmigrata in altre preziose produzioni (l’abbiamo vista e apprezzata di recente nella “Locandiera” di Latella): che oggi torna a casa e vince questa sua scommessa di regista. Strapazza come più non potrebbe i dialoghi di LaBute, ne mantiene la frammentazione, li insegue e immediatamente li rimanda attraverso le voci dei suoi attori, metallici e fendenti, sanguinosi su quel ring, lavora con giusti sguardi sullo sfaldamento di Adam, di Jenny (Celeste Gugliandolo) e di Philip (Christian Di Filippo), mantiene ogni momento con mano ben ferma, senza compiacimenti, senza sbavature, senza fastidiose ripetizioni. Insomma, ha ben visto chi ha deciso di credere in lei. Come lei allieva della stessa Scuola di recitazione, Beatrice Vecchione è Evelyn, perfetta nel dare nuova forma alle proprie vittime, ancor più di lei convincente l’Adam di Marcello Spinetta, sicurezza e annientamento, su quel cammino di distruzione in cui lo pone lo sfrontato disegno altrui.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma.

Arsenio Lupin … eccolo di nuovo!

Doppia replica, al torinese “Spazio Kairòs”, per lo spettacolo firmato “Onda Larsen” e dedicato al celebre “ladro gentiluomo” creato da Leblanc

Venerdì e sabato 17 e 18 gennaio.

Nuova data, domenica 19 gennaio, anche per “Tekken Drama”

Per i tanti aficionados (il gruppo è davvero folto!) del leggendario Arsenio Lupin (Arsèn Lupin), creatura letteraria ideata da Maurice Leblanc nel 1905, la notizia penso sia davvero ghiotta. Udite udite, oh irriducibili “Lupiniani”! Il vostro mitico “ladro gentiluomo” che ruba per sé ma anche per i più bisognosi e sempre e solo ai più facoltosi, protagonista di numerosi romanzi dai quali, negli anni, sono state tratte numerose trasposizioni cinematografiche e televisive, nonché magico ispiratore del famoso manga ed anime “Lupin III” creato dal fumettista giapponese Monkey Punch, è tornato! E non solo. Con lui, e, perennemente, al suo fianco, potrete nuovamente imbattervi nelle innumerevoli peripezie del suo migliore amico e tiratore scelto (dai folti capelli neri e l’indisciplinata barba che va dal basso verso l’alto), il taciturno bevitore e accanito fumatore Jigen (Daisuke Jigen), insieme al collega Goemon Ishikawa XIII e alla superseducente e, anch’essa, abile “artista della truffa”, Fujiko Mine o Margot. Che bellezza! Di nuovo insieme il “magnifico poker”, che ha sempre a che vedersela, almeno nelle pagine di Leblanc, con l’ispettore Justin Ganimard della polizia francese e con il detective inglese Herloch Sholmes, personaggio ovviamente ispirato allo “Sherlock Holmes” di Sir Arthur Conan Doyle. Di nuovo insieme. A vostra completa disposizione. Sì, ma questa volta non in un racconto di Leblanc, o in un fumetto di “Mangaka”, o in un  film o un cartone animato: tutto accade a teatro in “Io, me e Lupin” prodotto dalla torinese Compagnia Teatrale “Onda Larsen” e in scena venerdì 17 e sabato 18 gennaio prossimi, alle 21, allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata 7, a Torino, per la stagione “Interferenze”.

Doppia replica, lo  spettacolo, scritto e diretto da Lia Tomatis, con in scena Riccardo De LeoLuciano FaiaGianluca Guastella e la stessa Tomatis si rivolge soprattutto a un pubblico giovane, ma non solo. E lo fa attraverso una “storia contemporanea”, che racconta, come spesso oggi accade, di “ragazzi qualificati” e “super formati” alla ricerca di lavoro e dignitose opportunità:  quando però si trovano con muri invalicabili davanti e porte sbattute in faccia e a loro paiono non restare altre via d’uscita, può anche nascere l’idea “non bella” di mettere su una banda, senza tralasciare una certa classe e una certa “esigenza artistica” per farlo. Pertanto, perché non ispirarsi a uno dei propri “eroi d’infanzia”: lui, Lupin? “La cosa – dicono gli interpreti – sembra funzionare bene, anzi forse fin troppo bene, fino a sfuggire loro di mano: e così il gioco alla sopravvivenza di quattro sprovveduti diventa una moda così diffusa tanto da costruire una sorta di realtà alternativa. Come uscirne? Ma soprattutto: occorre uscirne? Si aprono, dunque, una serie di interrogativi che riguardano tutti, banda e pubblico: quanto siamo condizionati nelle nostre azioni, ciò che ci piace, ci piace davvero o ce lo facciamo piacere? E le nostre identità, noi stessi, siamo ciò che siamo oppure diventiamo ciò che è necessario? E cosa altro potremmo essere? E quanta consapevolezza c’è, e quanta ne serve per riconoscere i condizionamenti che subiamo?”. Queste, e altre, le domande che sottendono questa nuova commedia di “Onda Larsen” che, come al solito, fa ridere “affondando però un po’ il coltello nella carne viva della nostra società, svelandone le falle e le contraddizioni”. Senza troppo infierire. Con le dovute maniere.

Come accade per la seconda pièce, anch’essa in replica, dopo il sold out dell’anteprima nazionale in dicembre. Titolo: “Tekkendrama – Come farsi amici i mostri”, di e con Francesca Becchetti (attrice e formatrice della Compagnia “Anomalia Teatro”) per la regia di Alice Conti. Inserito in “Interferenze”, la stagione di “Onda Larsen”, lo spettacolo è in programma, sempre allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata, domenica 19 gennaioalle 18,30. La storia racconta di Eveline, una giovane di trent’anni impegnata a portare il pubblico nei meandri della sua psiche, partendo da un pretesto banale: la fine di una relazione amorosa. “Tekken”, perché è una “lotta fatta di pugni e pugnalate”“Drama” perché “luogo di tragedia e satira”.Il lavoro comincia dalla collaborazione con “Educadora Onlus”, realtà educativa nella zona Nord di Torino, che lavora con pre-adolescenti e adolescenti del territorio, dove la maggior parte di abitanti é di origine straniera e migrante.

L’autrice ha ideato e condotto per tre anni il Laboratorio “Sistar!” per “sole ragazze adolescenti” sul tema della sessualità e l’affettività. Questa indagine laboratoriale insieme ad altre pone il seme alla drammaturgia che inizierà a prendere forma durante il “Festival Montagne Racconta” condotto dal drammaturgo e sceneggiatore aretino Francesco Niccolini.

Il lavoro inizia la sua indagine registica insieme alla collaborazione con l’attrice, autrice e regista Alice Conti del  Collettivo Nomade “Ortika”.

Per info: “Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org

Gianni Milani

Nelle foto: Immagini da “Io, me e Lupin” e da “Tekken Drama”

“I giovedì della prevenzione” al Koelliker da questa settimana

Un incontro al mese per tutto il 2025 con gli specialisti dell’ospedale per fare prevenzione sulle più comuni patologie di adulti e bambini

 

16 e 30 gennaio i primi due appuntamenti

 

Circolo della Stampa Sporting | Corso Giovanni Agnelli 45 Torino

Un incontro al mese, per tutto l’anno, per essere vicini ai cittadini, informare e contribuire a diffondere una cultura sanitaria della prevenzione.

L’ospedale Koelliker di Torino ha dato vita a “I giovedì della prevenzione“: un calendario di appuntamenti, gratuiti e aperti a tutti, per accendere un riflettore e fare chiarezza sulle più comuni patologie che possono colpire adulti e bambini. Dal mal di schiena all’obesità, dai disturbi della tiroide alle patologie legate al fumo… e poi ancora Alzheimer, psoriasi, diabete, febbre nei bambini, prevenzione delle malattie ginecologiche e del cavo orale.

Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare? Quando è opportuno rivolgersi al medico? A chi e quando sono consigliati controlli periodici?

La direzione dell’ospedale e i suoi professionisti sanno bene che la prevenzione e la diagnosi precoce, unitamente ad un corretto stile di vita, sono fondamentali per il successo nella lotta contro patologie anche molto importanti.

Gli incontri divulgativi del giovedì si svolgeranno alle ore 18 presso il Circolo della Stampa Sporting di Torino e saranno condotti dagli specialisti dell’ospedale che, dopo la prima parte informativa sulla patologia, saranno a disposizione del pubblico per rispondere a dubbi e domande.

 

Si inizia giovedì 16 gennaio con l’appuntamento dedicato all’Odontoiatria, degli adulti e in età pediatrica. Spesso si sottovaluta l’importanza delle visite di controllo che accertino lo stato di salute della bocca. La prevenzione delle malattie del cavo orale, non solo dei denti ma anche di gengive, guance e lingua, è invece la prima forma di tutela del sorriso e permette di evitare possibili interventi invasivi e costosi a carico della bocca. Koelliker vanta un centro specializzato in Odontoiatria, Odontostomatologia e Ortodonzia e mette a disposizione i suoi specialisti per questa importante occasione di divulgazione scientifica sul tema della prevenzione delle patologie del cavo orale.

Per info e prenotazioni è possibile visitare il sito web dell’ospedale www.osp-koelliker.it oppure scrivere all’indirizzo mail: eventi@osp-koelliker.it

 

Il 30 gennaio si parla invece di Microbiota, ovvero l’insieme dei batteri che abitano il nostro corpoAlcuni sono responsabili di malattie, altri sono garanzia di benessere. La loro presenza è in grado di spiegare e curare molte tra le patologie più comuni che ci affliggono come, ad esempio, il diabete, le malattie infiammatorie intestinali, la depressione e l’obesità. A condurre l’incontro sarà la dottoressa Ilaria Cavecchia infettivologa del Centro di Microbiomica clinica dell’Ospedale.

Per info e prenotazioni è possibile visitare il sito web dell’ospedale www.osp-koelliker.it oppure scrivere all’indirizzo mail: eventi@osp-koelliker.it

 

IL CALENDARIO COMPLETO DEGLI APPUNTAMENTI:

16 gennaio: Odontoiatria negli adulti e in età pediatrica
30 gennaio: Il Microbiota
20 febbraio: Febbre e dolori nei bambini
20 marzo: Ginecologia
17 aprile: Diabete o Tiroide
21 maggio: Fumo e patologie correlate
19 giugno: Mal di schiena e scoliosi
17 luglio: Obesità
18 settembre: Alzheimer
16 ottobre: Psoriasi
6 novembre: Odontoiatria negli adulti e in età pediatrica
18 dicembre: Terapia del dolore e cure palliative

Spettacoli da non perdere, da Shakespeare al “Franciscus” di Cristicchi

Nella settimana, sul palcoscenico del Gioiello

Un’occasione per accostarci ancora una volta alla scrittura teatrale di Gian Mesturino, di recente scomparso, alla sua cultura, all’amore per i classici, alla sua voglia di nuove invenzioni. Per la stagione del Gioiello va in scena mercoledì 15 gennaio “Shakespeare x 2”, scritto in compagnia di Girolamo Angione e giunto al suo settimo anno di applauditissime repliche. Una baruffa che sa appieno di teatro nata all’ombra di un antico Globe, tutta da ridere, di squisito divertimento, protagonisti due giovani attori: Elia Tedesco – un gran momento per lui, nel cast del “Paradiso delle signore” su Rai 1 e protagonista della commedia “Il fidanzato di tutte” senza scordare l’ultima affermazione nel recente “Verso l’ora zero” di Agatha Christie – e Simone Marietta (anche lui nel cast della Christie). Un’epidemia di peste, che ricorda quella che visse il buon vecchio William negli anni 1592 – 1594, causa la chiusura dei teatri. In un teatro, però, sono rimasti due attori e il pubblico. E se le autorità vietano di lasciare la struttura non resta che proporre una carrellata sulle opere del Bardo, in attesa di tempi migliori. È da questi spunti che parte l’attento lavoro drammaturgico, in un godibilissimo viaggio in compagnia di Prospero e Puck, Amleto e Shylock, Giulietta e Marcantonio. Inizio ore 21.

Franciscus il rivoluzionario, l’estremista, l’innamorato della vita, pronto a vivere per un sogno, il folle che parlava agli uccelli, Franciscus che vedeva la sacralità e la bellezza in ogni volto di persona ma anche di animale e di un lebbroso, e non soltanto in essi ma anche nel sole, nella morte, nella terra su cui camminava insieme agli altri. Che vedeva l’abbandono di ogni bene, di ogni ricchezza, di una famigli e di una casa. In cosa risiede l’attualità del suo messaggio? Cosa può dirci la filosofia del “ricchissimo” di Assisi, nella confusione della modernità affamata di senso, nelle promesse tradite del progresso? Questo è altro si è chiesto Simo Cristicchi scrivendo (con Simona Orlando) e mettendo in scena questo suo “Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli” che continua a girare per i palcoscenici italiani con immutato successo. Franco Cordelli, recensendo nelle colonne del Corriere della Sera, ha parlato di “rivelazione” e di “una scoperta” di un attore e di un autore, ha aggiunto: “Avrà più volte partecipato al festival di Sanremo e lo avrà pur vinto, ma siamo oltre, di gran lunga.” Un percorso lungo prima di arrivare a questa figura di santo insuperato, non soltanto dell’artista ma soprattutto dell’uomo, fatto di un inizio a soli 17 anni nel mondo della musica (oggi ne ha quarantasette: profetici tratti con quella barba che inizia a imbiancare e quella gran matassa di capelli arruffati), di obiezione di coscienza e di volontariato in un centro di igiene mentale, di tappe significative che si intitolano “Maria che cammina sull’autostrada” e “Studentessa universitaria” e quei capolavori del mondo della canzone che sono “Ti regalerò una rosa” e “Non mi avete fatto niente”, attraversando i versi di Alda Merini e le “Lettere dal manicomio”, i “Canti di miniera, d’amore, vino e anarchia” e “Magazzino 18”, cruda narrazione del dramma delle foibe e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate.

Prodotto dal Centro Teatrale Bresciano e dall’Accademia Perduta Romagna Teatri, con il suo “Franciscus” l’artista romano continua a stupire il pubblico, tra riflessioni che percorrono la nostra quotidianità, domande e canzoni inedite – che portano la sua firma e quella della cantautrice Amara -, indaga e racconta il Santo di tutti, che è stato prima di tutto “un uomo in crisi, consumato dai dubbi, un laico che imparava facendo, si perfezionava incontrando e il cui esempio riuscì ad attrarre una comunità, ma non senza destare sospetti tra alcuni del popolo: uno in particolare, Cencio, stracciarolo girovago, inventore di una lingua solo sua, osservatore critico del viaggio di Francesco, interpretato dallo stesso Cristicchi.”

Aggiungono ancora le note di presentazione: “Al centro dello spettacolo, il labile confine tra follia e santità, tema cardine della vita personale e spirituale di Francesco. Ma anche la povertà, la ricerca della perfetta letizia, la spiritualità universale, l’utopia necessaria di una nuova umanità che riesca a vivere con il creato. Temi che nel frastuono della società in cui viviamo diventano ancora più urgenti e vividi”. Forse lo spettacolo di cui davvero c’è bisogno oggi, tra sentimenti e momenti di tranquilla riflessione. Repliche venerdì 17 gennaio (ore 21), sabato 18 (ore 19,30) e domenica 19 (ore 16). Un successo tutto da scoprire.

(e.rb.)

Nelle immagini, Elia Tedesco e Simone Marietta in “Shakespeare x 2” e Simone Cristicchi in “Franciscus”.

Universiadi, AVS: “Il problema degli studenti senza stanza”

Come Gruppo consiliare di Alleanza Verdi e Sinistra e Commissione istruzione di Sinistra Italiana Piemonte, esprimiamo la nostra ferma indignazione per la situazione che stanno vivendo studentesse e studenti alloggiati nelle residenze universitarie EDISU che sono state destinate ad ospitare gli atleti e le atlete delle Universiadi.
Ci associamo a quanto denunciato dalle diverse associazioni studentesche. Anche le modalità con cui è stato gestito il temporaneo trasloco sono davvero discutibili. Lo sgombero delle residenze e l’ottenimento da parte delle studentesse e degli studenti coinvolti di una nuova sistemazione sono avvenute con tempistiche e modalità non congrue, in forme ben lontane da quelle che EDISU aveva garantito. I traslochi sono stati richiesti in tempi troppo veloci rispetto a quelli che erano stati ipotizzati in origine e le strutture opzionate da EDISU per la sistemazione degli studenti non erano sufficienti rispetto alle circa 500 richieste ricevute, cosa oggi porta decine di studenti ad essere alloggiati presso strutture non idonee, prive di cucine e lontane dalle sedi universitarie, come l’ostello Open011.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà a coloro che stanno subendo disagi, e critichiamo fermamente la malagestione di questa vicenda, su cui la Giunta aveva dato rassicurazione rispetto alle interrogazioni da noi poste in Consiglio Regionale che sono state del tutto disattese.
È molto grave che un evento come le Universiadi sia stato gestito dalla Giunta regionale e da EDISU in maniera tale da compromettere il diritto allo studio per centinaia di studenti, proprio in periodo di sessione di esami.
Gruppo consiliare di Alleanza Verdi e Sinistra
Commissione istruzione di Sinistra Italiana Piemonte