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Complicanze respiratorie: al Mauriziano ambulatorio distrofia muscolare di Duchenne

Realizzato con l’associazione di pazienti “Parent Project”, sarà punto di riferimento nazionale per la patologia genetica rara che si manifesta in un neonato maschio ogni 5000 causando la progressiva degenerazione dei muscoli di tutto il corpo.
«I pazienti possono effettuare in un’unica giornata tutti i controlli periodici necessari in ambito sia respiratorio sia cardiologico» spiega il dottor Fabrizio Racca, Direttore della Struttura di Anestesia e Rianimazione generale che è capofila del progetto.
Ha preso avvio il primo ambulatorio multispecialistico delle complicanze croniche respiratorie e cardiologiche dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. Realizzato in collaborazione con l’associazione di pazienti “Parent Project”, il nuovo ambulatorio è a disposizione dei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne (DMD), che hanno già compiuto 14 anni, e rappresenterà un punto di riferimento nazionale per questa patologia genetica rara (circa un migliaio i pazienti in Italia).
«Al Mauriziano – spiega il dottor Fabrizio Racca (Direttore della Struttura di Anestesia e Rianimazione generale -, i pazienti seguiti dal servizio possono effettuare in un’unica giornata tutti i controlli periodici necessari in ambito sia respiratorio sia cardiologico. In media, il “Day Service” si svolge due volte all’anno per ogni paziente e riguarda un totale di circa 50-60 pazienti all’anno». Gli specialisti operano coordinandosi con i neurologi di riferimento, mentre la prenotazione delle visite viene curata dalle operatrici del Centro Ascolto Duchenne di Parent Project. Il dottor Racca si occupa di questa patologia da circa vent’anni e figura tra i massimi esperti a livello internazionale, tanto da essere stato tra gli organizzatori del Convegno internazionale di consenso sulla gestione respiratoria dei pazienti affetti da DMD che si è tenuto quest’anno a settembre a Roma, nonché, da circa 15 anni, la figura di riferimento per la gestione delle problematiche respiratorie della Conferenza internazionale sulla DMD che si tiene sempre a Roma ogni anno.
La distrofia muscolare di Duchenne (DMD) è una patologia genetica rara, che si manifesta in un neonato maschio ogni 5000. È la forma più grave di distrofia muscolare e causa una progressiva degenerazione dei muscoli di tutto il corpo, che perdono nel tempo la capacità di funzionare. Nel corso dell’adolescenza i ragazzi perdono la capacità di camminare e, gradualmente, la patologia inizia ad estendersi anche ai muscoli respiratori ed al cuore.
A oggi non esiste una cura. Negli ultimi 25 anni, però, grazie ai progressi della ricerca e ad una presa in carico clinica multidisciplinare, l’aspettativa di vita (che pochi decenni fa non superava l’adolescenza) è raddoppiata. Lo scenario della malattia continua ad evolversi: i bambini che oggi nascono con la DMD diventano adulti e per questo motivo famiglie e società devono saper fronteggiare nuove sfide e bisogni. I giovani pazienti devono essere accompagnati nella costruzione di un progetto di vita e di una loro autonomia: la gestione clinica diventa sempre più fondamentale per garantire la migliore qualità della vita possibile durante l’età adulta.
«La prevenzione delle complicanze respiratorie e cardiache è un aspetto fondamentale della presa in carico nei pazienti giovani e adulti che convivono con la Duchenne – aggiunge il dottor Racca -. In questo senso, oltre alla Direzione sanitaria del Mauriziano, che ha accolto il progetto, sottolineo il grande contributo della Struttura di Pneumologia diretta dal dottor Roberto Prota e della Struttura di Cardiologia diretta dal dottor Giuseppe Musumeci, tasselli fondamentali nel mosaico di cura dei nostri pazienti».
Le unità del Mauriziano operative sul progetto sono quelle di Anestesia e Rianimazione Generale (che svolge il ruolo di capofila), Pneumologia, Cardiologia, Riabilitazione e rieducazione funzionale. Il Day Service vede coinvolte numerose professionalità: anestesista/rianimatore, pneumologo, tecnico di fisiologia respiratoria, cardiologo, fisiatra e fisioterapista.
Un obiettivo secondario del progetto è quello di implementare un’offerta chirurgica multispecialistica specifica, attenta alle necessità dei pazienti con DMD. Per effettuare un intervento chirurgico in anestesia, una persona con DMD ha bisogno di un’equipe multidisciplinare esperta nella prevenzione e gestione delle complicanze respiratorie e cardiologiche acute intra e postoperatorie.
Parent Project aps è l’associazione italiana di riferimento dei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne e Becker e delle loro famiglie. Attiva dal 1996, opera su diversi fronti con l’obiettivo di costruire un presente ed un futuro di qualità per bambini, ragazzi ed adulti che convivono con la patologia. La rete dei Centri Ascolto Duchenne affianca pazienti e famiglie nella quotidianità, grazie alla professionalità di psicologhe e psicologi, assistenti sociali ed una fisioterapista. L’associazione sostiene la ricerca sulla patologia ed è attiva nell’ambito della divulgazione, formazione ed informazione scientifica, oltre che nella promozione di progetti innovativi per rispondere sempre più ai bisogni di pazienti e famiglie.

Cittadinanza, Ruffino: “Tajani faccia marcia avanti”

Trovo apprezzabile la determinazione del ministro Tajani quando assicura che Forza Italia non farà marcia indietro sulla sua proposta di cittadinanza. Bene, provi allora a fare marcia avanti. Eviti solo di consumare il tempo con annunci a cui non segue nessun atto politico. Così l’on. Daniela Ruffino (Azione):

‘Antico Testamento’ per la regia di Gabriele Vacis debutta alle Fonderie Teatrali Limone

Debutto in prima nazionale della Trilogia dei Libri Antico Testamento per la regia di Gabriele Vacis alle Fonderie Teatrali Limone

 

Martedì 14 gennaio debutta in prima nazionale alle Fonderie Teatrali Limone, ‘Antico Testamento’ per la regia di Gabriele Vacis, il primo spettacolo che compone il progetto pluriennale ‘La trilogia dei libri’, nuova produzione del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale in collaborazione con PoEM impresa sociale.

Dopo la ‘Trilogia della guerra’, in cui Vacis e PoEM avevano indagato tre grandi classici del teatro greco, il nuovo progetto de ‘La Trilogia dei Libri’ è dedicato ai testi sacri delle religioni monoteiste e si concentrerà, nei prossimi due anni, su Nuovo Testamento e Corano.

Lo spettacolo resterà in scena per la stagione in abbonamento fino a domenica 26 gennaio 2025.

Nel III secolo a. C. , sotto il regno di Tolomeo II, una commissione di settantadue sapienti ebrei fu incaricata di tradurre in greco il Pentateuco, ovvero i primi cinque libri della Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Le narrazioni contenute in questi libri sacri costituirono un vero e proprio spartiacque, relegando il mito che, fino a quel momento, era stato il principale strumento per spiegare le origini e l’ordine del mondo, a una sfera di fantasia. Il linguaggio dell’Antico Testamento, intriso di simbolismi e significati profondi, pone una sfida che sappia cogliere non soltanto il messaggio religioso, ma anche il contesto culturale e storico in cui tali testi furono scritti.

Gabriele Vacis e gli artisti di PoEM si sono confrontati con queste domande, tentando di restituire la poesia e la profondità di questi testi millenari attraverso un linguaggio che parla all’uomo di oggi, ricucendo il legame tra passato e presente e donando nuova vita alle parole che, pur distanti nei secoli, continuano a risuonare con forza nelle coscienze.

“La Trilogia della guerra, Prometeo, Sette a Tebe e Antigone e i suoi fratelli – annota Gabriele Vacis- ha avvicinato PoEM ai testi antichi, alle nostre radici greche. ‘Siamo tutti greci’ affermava Borges. E anche l’Antico Testamento come lo conosciamo noi proviene da quel mondo. Ad Alessandria d’Egitto, nel III secolo a.C., una settantina di sapienti traducono in greco i primi cinque libri della Bibbia. Sta finendo l’epoca dei tragici, ma l’humus culturale è quello, un ambiente di scambi profondi tra Grecia, Egitto e tutto il Medio Oriente. Un momento che innegabilmente ha fondato il nostro modo di stare al mondo, ha modellato il prima e governato il dopo e che spesso, senza che ci rendiamo conto della ragione, fonda le relazioni che abbiamo, le leggi che rispettiamo. Nella Trilogia della guerra siamo andati a cercare le ragioni di scelte, giudizi, diritti e leggi che continuano a gettarci nei conflitti. Ho provato a capire come queste parole ci parlino ancora e che cosa abbiano da dire a dei giovani di questo millennio.

A questo punto è stato naturale continuare il lavoro sull’altro grande serbatoio delle antiche scritture, i libri sacri.

Così abbiamo pensato a una nuova trilogia che porterà in scena l’Antico Testamento nel 2025, il Nuovo Testamento nel 2026 e il Corano nel 2027. Quindi abbiamo cominciato a leggere l’Antico Testamento. Per alcuni dei ragazzi di PoEM era la prima volta ma non è stato difficile appassionarsi alle storie della creazione e dei patriarchi. Quello che si è capito subito è che i primi cinque libri della creazione raccontano, più o meno eguali alla Torah, la creazione come separazione. Dio è quello che separa il cielo dalla terra, le acque dall’asciutto, il buio dalla luce.

Poi racconta una migrazione, come se l’esodo fosse un elemento costitutivo di un’altra. Terzo grande tema è la costruzione di un popolo, di una grande famiglia. Cosa ci dicono i libri sacri sui grandi temi? Come usciamo dalle secche delle banalizzazione e delle strumentalizzazioni che delle parole, quelle antiche come quelle attuali, fanno le tecnologie di comunicazione?

Dalla lettura del Pentateuco estraggo domande che pongo agli attori. Le domande richiedono come risposte delle storie piuttosto che opinioni. Non chiedo se sia giusto che creare significhi separare, ma “Quando hai vissuto una separazione?” Che cosa è nato da quella separazione?”

Non chiedo se sia giusto accogliere i migranti? Ma quando hai affrontato una migrazione? Rispondendo a domande come queste gli attori raccontano vicende personali, che vengono poi riprese e intrecciate e generano una drammaturgia che ha anche a che fare con noi, con me, nato quando è nata la televisione e iniziato all’uso del computer trenta anni fa, mentre la dozzina di ragazzi sono nati solo qualche anno prima di Facebook.

Questo è un modo per liberarsi dai pregiudizi e dai conformismi che ci spingono a fare uso del nome di Dio per il falso”.

Fonderie Teatrali Limone dal 14 al 26 gennaio 2025 prima nazionale La Triologia dei Libri Antico Testamento

Mara Martellotta

Sharenting. La condivisione delle immagini dei bambini sui social

I  rischi connessi

Mentre mangiano o giocano, quando sono al mare o insieme ai loro amici, le foto dei bambini spopolano su internet, sui social, sui profili Facebook o Instagram . Questa volonta´ di condivisione ´ certamente un gesto di affetto e di orgoglio da parte di genitori, dei nonni e di tutti coloro che li amano, ma spesso e’ una rischiosa e inopportuna sovraesposizione delle vita dei minori in un luogo virtuale non del tutto sicuro, la rete informatica.

Il termine sharenting, la fusione dall’inglese tra share (condividere) e parenting (genitorialita’), coniato da poco in America, ci spiega, appunto, questa abitudine molto diffusa ovvero quella di postare con frequenza immagini di piccoli uomini e donne creando, il piu´delle volte, un involontario racconto digitale della loro vita.

Prescindendo dalla questione che riguarda la mancata consapevolezza da parte dei bambini sul fatto che la loro esistenza venga resa pubblica, ci sono altri risvolti legati a questa consuetudine che possono rivelarsi davvero drammatici, tra questi spicca l’appropriazione e l’ utilizzo improprio delle immagini che spesso sfocia in vere e proprie azioni illegali e deprecabili.

Questa “moda” e’ all’attenzione del Garante della Privacy che gia´ nella Relazione annuale del 2021 ha proposto di estenderne la tutela rispetto alla questione del cyberbullismo.

Spesso le foto dei minori sono accompagnate da informazioni sensibili come il nome, l’eta´ e il luogo di appartenenza, che rendono ancora piu´semplice il lavoro di chi potrebbe impossessarsene con cattive intenzioni.

Il Garante della Privacy riassume cosi´ i rischi dello sharenting:

Violazione della privacy e della riservatezza dei dati personali e sensibili del minore ogni volta che si pubblica, senza il suo consenso, un’immagine sui social network, così come stabilito dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Mancata tutela dell’immagine del bambino che subisce la perdita del controllo sulle proprie informazioni con conseguenze sulla creazione della sua identità digitale odierna e futura. I contenuti postati online, infatti, restano e permangono a disposizione di chiunque.

Esiste poi il rischio delle ripercussioni psicologiche che potrebbero iniziare a manifestarsi nel momento in cui i bambini, crescendo, cominciano a navigare autonomamente. Se i loro genitori non hanno provveduto a tutelare la loro immagine e la privacy, i bambini dovranno fare i conti con quanto è stato pubblicato senza il loro benestare e immagini molto intime e private come quella del bagnetto, ad esempio, potrebbero andare nelle mani di chiunque.

Tra i rischi peggiori c’e´ senz’altro quello della pedopornografia. Alcune immagini di bambini in situazioni private, infatti, possono essere rubate, manipolate e inserite nelle squallide pagine digitali dei siti per pedofili. L’addescamento, infine, e´un’altra oscura possibilita´che si prospetta a causa delle immagini condivise, ma anche delle informazioni che le accompagnano, utili mezzi per creare ganci per avvicinare i minori online.

Il Garante invita a porsi diverse domande prima di condividere le foto dei propri figli: mio figlio sarebbe contento di avere sue foto postate? E´una azione sicura per la sua presente e futura identita´online?

Si tratta di problemi reali, di rischi concreti perche´ la rete, sfortunatamente, e´popolata anche da persone dalla scarsa cifra morale alla ricerca non solo di immagini da collezionare ma anche in attesa che qualche minore sprovveduto caschi nella sua rete con inevitabili e nefaste conseguenze.

MARIA LA BARBERA

Fonte: www.garanteprivacy.it

Al via il nuovo percorso di Servizio Civile Universale

Si chiama Servizio Civile Universale, per chi lo svolge un’esperienza lunga un anno a disposizione della comunità tramite associazioni, enti, istituzioni. Per chi lo riceve un aiuto concreto, stabile ed organizzato sul quale fare conto. Un bando in scadenza il 18 febbraio 2025 offre, seppur con alcuni posti in meno rispetto l’anno passato, a giovani tra i 18 e i 28 anni un’importante opportunità di crescita.
La Città metropolitana di Torino e gli Enti da essa accreditati cercano 191 giovani da inserire in progetti di Servizio Civile Universale, di cui 67 posti riservati ai giovani con Minori Opportunità con un ISEE (in corso di validità) di valore inferiore o pari a 15.000 euro.
I progetti sono 11, e i campi a cui afferiscono vanno dall’assistenza (68 posti) alla protezione civile (7 posti), dalle biblioteche, compresa quella di Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso” della Città metropolitana di Torino (64 posti) all’ambiente (27 posti), dall’animazione culturale (7 posti) alle scuole (18 posti).
Degli 11 progetti proposti dal nuovo bando, 5 sono realizzati direttamente dalla Città metropolitana di Torino insieme ad enti e associazioni.

Nel dettaglio:

  • Empatia in azione, progetto che promuove il sostegno, l’inclusione e la partecipazione delle persone fragili nella vita sociale e culturale, attraverso azioni concrete che garantiscono l’accesso ai servizi, la tutela dei diritti e la valorizzazione delle diversità.
  • Gira la pagina, progetto che intende mettere in comune le esperienze e le innovazioni delle singole biblioteche, per sostenerne e rinnovare il principale compito di diffusione della cultura, in particolare attraverso il miglioramento reciproco dell’accoglienza e della promozione e diffusione delle iniziative nell’intero territorio delle zone dei sistemi bibliotecari interessati del territorio.
  • Oasi blu, progetto che si impegna a promuovere la sostenibilità valorizzando le energie giovanili e coordinando competenze per riqualificare ecologicamente le aree degradate, proteggendo così l’ambiente e garantendo un futuro migliore.
  • Oasi in connessione, progetto che mira a sensibilizzare e coinvolgere gli abitanti nella prevenzione dei dissesti idrogeologici, inserendosi nell’ambito di gestione e tutela del territorio.
  • Riflessi verdi, progetto che promuove il riutilizzo, lo scambio e la cura ambientale locale, coinvolgendo attivamente i cittadini nel miglioramento della qualità della vita, riconoscendo l’interconnessione tra contesto locale e globale.

Dei 191 posti a bando sul territorio metropolitano torinese si cercano 177 giovani12 nel territorio alessandrino e 2 in quello biellese.
La durata prevista dai progetti è di 12 mesi.
Il trattamento economico è di 507,30 euro mensili.

Il bando scade il 18 febbraio 2025 alle 14

Per partecipare occorre possedere i seguenti requisiti:

  • cittadinanza italiana, oppure di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, oppure di un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia;
  • aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda;
  • non aver riportato condanna, anche non definitiva, alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo oppure ad una pena, anche di entità inferiore, per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti, oppure per delitti riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata.

Il bando al link
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/servizio-civile/bandi-servizio-civ

150 studenti a Torino simulano le sedute dell’ONU

Da lunedì 13 a mercoledì 15 gennaio torna a Torino IMUN (Italian Model United Nations), la più grande simulazione delle sedute dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che coinvolge anche Napoli, Milano, Catania, Venezia e Roma.
L’appuntamento torinese si svolge nell’auditorium di Città metropolitana di Torino (Corso Inghilterra 7), Ente che, anche quest’anno, ospita, patrocina e supporta l’evento giunto alla decima edizione.

IMUN è un appuntamento annuale organizzato da United Network Europa, l’organizzazione europea che sviluppa e promuove percorsi innovativi di alta formazione per i giovani, seguendo il metodo didattico del Learning by Doing, per trasformare le conoscenze in vere e proprie competenze.

Potenziare la felicità: cultura ed empatia per una umanità rinnovata, è il tema della sessione 2025 di IMUN. Alle ragazze e i ragazzi partecipanti viene dato il compito di analizzare le problematiche attuali, le guerre, il cambiamento climatico, le diseguaglianze, per superarle e costruire il cambiamento. Durante i lavori i partecipanti sceglieranno ognuno il Paese membro delle Nazioni Unite da rappresentare; divisi in commissioni esamineranno insieme, rigorosamente in inglese, i topic proposti, per stilare delle risoluzioni conclusive che saranno votate nella plenary session, la cerimonia finale, una vera simulazione dell’Assemblea al Palazzo di Vetro.

Quest’anno i topic sotto esame sono molto significativi: norme severe contro i crimini di guerra legati alla violenza di genere; le disparità sociali e etniche, di genere e economiche, persino linguistiche; la protezione dei rifugiati e lo stop alle armi nucleari, l’aiuto alle popolazioni colpite da radiazioni atomiche; i crimini giovanili e le politiche di prevenzione e riabilitazione; l’emergenza climatica è al centro delle preoccupazioni di giovani, che discuteranno di biodiversità e sfruttamento sostenibile delle risorse.

Durante la plenary session verranno anche annunciati i best delegates, il primo dei quali verrà premiato con il viaggio a New York per prendere parte alle simulazioni internazionali all’interno del Global Citizens Model United Nations (GCMUN).

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Sigrid Nunez “Attraverso la vita” -Garzanti- euro 18,00

Questo romanzo profondo che parla di eutanasia ha ispirato il film di Pedro Almodovar “Nella stanza accanto” -vincitore del Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia- interpretato magistralmente dalle strepitose Tilda Swinton e Jiulianne Moore.

Il libro della scrittrice americana –già vincitrice del National Book Award- è stato pubblicato nel 2020; è un mosaico di incontri tra personaggi e mondi diversi, fitto di dialoghi che riflettono sulla natura dei rapporti umani. Emerge soprattutto il difficilissimo confronto con il dolore, la malattia, la prospettiva della morte subito dietro l’angolo.

Voce narrante è quella di Ingrid, scrittrice che ha appena pubblicato il suo ultimo libro, intenta al tour del firma copie. Viene così a sapere che la reporter di guerra Martha, amica negli anni Ottanta e di cui aveva perso le tracce, è ricoverata per un cancro che la sta uccidendo. Non si vedono da una vita, ma quando va a trovarla in ospedale il tempo si azzera e tutto torna come prima.

Ingrid ha un sacro terrore della morte ed è con sorpresa e sgomento che si trova a dover rispondere all’inusuale richiesta di Martha, ormai giunta allo stadio terminale. Cosciente di non avere più alcuna speranza vuole decidere lei come e quando morire. Una fine dignitosa e asciutta, senza strazio e dolore insopportabile, decisa a rivendicare il libero arbitrio nel momento più difficile, quando la morte sta per arrivare.

Mette a punto una precisa regia del suo fine vita e chiede all’amica di accompagnarla nell’ ultimo tratto di strada. Organizza una bella morte, in una casa nel bosco a Woodstock dove, quando sarà il momento, prenderà una pillola acquistata sul dark web, grazie alla quale andarsene decorosamente.

L’amica deve solo starle accanto, almeno fino a quando non vedrà che la porta della camera di Martha è chiusa; a quel punto saprà che è terminata anche la sua esistenza terrena.

Un libro e un film che viaggiano leggeri ma trattano un tema portante. Le vite delle due amiche scorrono tra aneddoti divertenti, riflessioni serissime, difficoltà nelle relazioni familiari. Emerge il pessimo rapporto della donna morente con la figlia che le serba un sordo rancore perché -secondo lei- la madre l’avrebbe trascurata privilegiando la carriera.

 

 

Tracy Chevalier “La maestra del vetro” -Neri Pozza- euro 20,00

Tracy Chevalier (nata in America 61 anni fa, naturalizzata inglese nel 1984) è la scrittrice che 25 anni fa raggiunse il successo planetario con “La ragazza con l’orecchino di perla”. Ora torna con un altro romanzo storico, in cui ricompaiono anche le perle che qui, però, sono di vetro. L’arco temporale si snoda attraverso i secoli; dalla Venezia rinascimentale a quella odierna, meta turistica gettonatissima.

La struttura del romanzo è particolare. E’ la storia di Orsola e della sua famiglia di vetrai. Inizia a Murano nel 1486, ambientata sull’Isola del Vetro che vive una sua dimensione, rallentata e laboriosa, in una sorta di bolla sganciata dai ritmi del tempo e del mondo che avanzano.

I personaggi sono ogni volta gli stessi e si muovono in tempi nuovi. Una magia che la Chevalier ha compiuto durante 4 laboriosi anni di ricerche e scrittura, compiendo una ricostruzione storica impeccabile.

Orsola Rosso, ambiziosa e caparbia, appartiene ad una famosa famiglia di vetrai, il cui laboratorio è tra i più affermati, organizzato sulla base di una rigida gerarchia. All’epoca alle donne non è permesso soffiare il vetro insieme agli uomini; tutt’al più potevano creare perline come passatempo.

Quando il padre muore e la famiglia si trova in serie difficoltà, Orsola decide di realizzare perle colorate e sfidare così le rigide convenzioni dell’epoca. Il suo colore prediletto è quello della laguna verde scuro miscelato con i riflessi azzurri del cielo; ma le sue perle avranno ogni forma e colore possibili. Lei è davvero brava e la vocazione è nel suo Dna.

Le sue opere viaggeranno a tutte le latitudini, dal suo atelier usciranno infinite meraviglie dalle fogge più disparate: specchi ornati di fiori, calici, figure di donne e tantissimo altro. Il romanzo racconta una bellissima storia di emancipazione femminile in una professione tradizionalmente maschile; ci vorranno 500 anni perché le donne vetraie riescano a farne parte a pieno titolo.

 

 

Lorenzo Bonini Paolo Valsecchi “ Una casa di ferro e di vento” -NORD- euro 19,00

E’ una saga familiare scritta a quattro mani e racconta ascesa, vicende e declino dell’importante famiglia Badoni, il cui palcoscenico è l’imponente villa, simbolo dei cambiamenti nel corso del 900. La dimora è il punto fisso e riferimento intorno al quale si muove questo potente romanzo in parte storico.

La famiglia che la abita rappresenta il microcosmo della società italiana nel secolo scorso. Al centro c’è l’imprenditore visionario che, tramite il ferro prodotto nei suoi stabilimenti di Lecco, è uno dei grandi protagonisti dell’industrializzazione italiana e della ricostruzione del paese nella seconda metà del 900.

E’ Giuseppe Riccardo Badoni, patriarca dal polso fermo negli affari di famiglia; ma è anche il padre schiantato dalla tragedia della morte dell’unico figlio maschio, designato erede dell’azienda. Gli restano ben 11 figlie, ognuna con un suo destino particolare; delle quali il romanzo narra a fondo i caratteri, le scelte, gli amori, le delusioni e le diverse traiettorie di vita.

Dalla ribelle Laura alla poetessa Piera che nelle parole trova rifugio dalle intemperie della vita; da Adriana devota all’impresa di famiglia a Sofia che con coraggio riesce ad affrontare il dolore…..e sullo sfondo c’è sempre la dimora avita.

 

 

Carola Barbero “Nuotare via” -Il Mulino-

euro 12,00

L’ autrice è filosofa del linguaggio all’Università di Torino, e in questo smilzo libro riflette sul nuoto che, come ogni altro sport, è molto più che semplice movimento. Di fatto queste scorrevolissime 128 pagine sono l’apologia dello sport acquatico.

Un pamphlet estremamente arguto che porta a galla la bellezza dell’immergersi nell’acqua, avanzare fluttuando senza peso in un mix dii movimenti dei muscoli, ritmo, respirazione e tecnica che sono autentica igiene mentale.

Nuotare con assiduità e rigore diventa piacevole momento di introspezione che, bracciata dopo bracciata, ha il potere straordinario di immergerci dentro noi stessi per arrivare al più profondo sé. Il piacere indescrivibile di essere accarezzati dall’acqua che scorre sulla pelle, la fatica gratificante del corpo che avanza e fende l’elemento liquido, i pensieri che accompagnano ogni pinnata.

Il testo è l’elogio di questo splendido sport solitario che viene scandagliato anche con riferimenti all’arte, letteratura, cinema…vita.

Ritorna il Monterosa Freeride World Tour Challenger

Dopo il successo dell’edizione 2024, nella stagione europea di FWT Challenger, torna protagonista il Monterosa Freeride Paradise, unica tappa del circuito.

Monterosa Ski fa il bis e anche quest’anno ospiterà l’unica tappa italiana del circuito Freeride World Tour Challenger, nel fine settimana tra il 30 gennaio e il 2 febbraio prossimi.

I migliori atleti provenienti da Europa e Oceania si sfideranno nella tappa di questo tour mondiale che, nelle settimane successive, coinvolgerà le discese di Austria e Svizzera, prima di spostarsi oltreoceano, nel continente americano.

In palio l’accesso all’edizione 2026 del Freeride World Tour Pro, la più prestigiosa competizione mondiale della specialità Freeride. Per la seconda stagione consecutiva, quindi, Monterosa Ski ospiterà questo appuntamento che è una vetrina internazionale di eccezione per l’intero territorio, grazie a quella che può essere considerata a pieno titolo la specialità della casa, il Freeride, reso unico dall’altitudine e dallo straordinario manto nevoso che copre le tre valli del Monterosa per cinque mesi l’anno.

“Sarà in ogni caso una festa dello sport e della montagna – ha sottolineato con soddisfazione Giorgio Munari, ad di Monterosa SPA – e festa per tutte le persone che stanno lavorando giorno e notte per rendere possibile il successo dell’evento, il territorio e i villaggi del Monterosa in primis, attivamente coinvolti in questa avventura, ma anche tutte le singole realtà che operano al fianco del comprensorio, contribuendo a livelli di eccellenza raggiunti in questi anni e che ci rendono una destinazione d’élite riconosciuta anche a livello internazionale per il Freeride, ma anche per chi ama la montagna in generale”.

La giornata prevista per la gara sarà giovedì 30 gennaio, con date di riserva il primo e il 2 febbraio. Un ulteriore elemento aggiunge un ulteriore pizzico all’attesa. La location scelta per il Monterosa Freeride Paradise FWT Challenger 2025 è ancora top secret.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulle date, visitare il sito di Freeride World Tour Challenger 2025.

MARA MARTELLOTTA