ilTorinese

Afànisi, nuove forme di teatro in scena al Baretti

Stagione teatrale 24_25

Mercoledì 15 e giovedì 16 gennaio 2025 ore 20

AFÀNISI

con Raimonda Maraviglia,
Alessandro Paschitto e Francesco Roccasecca
feat. Manuel Severino
testo e regia Alessandro Paschitto
Ctrl+Alt+Canc
Campania Teatro Festival

       
Il 2025 inizia con una produzione davvero unica, uno spettacolo che vi trasporterà in un mondo nuovo, una scena unica per scoprire nuove forme di teatro.

Afànisi, in scena mercoledì 15 e giovedi 16 gennaio, è una performance che rovescia i rapporti tra spettatore e spettacolo, tra realtà e sguardo che la osserva.

Lo spettatore non è più fruitore passivo ma creatore attivo dell’opera che ha di fronte. Gli viene proprio chiesto: ma tu cosa vuoi vedere? E poi lo si invita a rispondere privatamente, tra sé e sé, ma in modo fulmineo, non meditato. Libera associazione, la più classica delle regole della psicoanalisi: pensare la prima cosa che passa per la testa, quale che sia. Ciascuno spettatore risponderà dentro di sé a una sequenza di domande, con cui andrà materialmente a disegnare – con l’aiuto dei performer – il proprio spettacolo nello spazio vuoto. Le sue scelte improvvise, apparentemente immotivate, si riveleranno presto personali, lo riguarderanno in modo inatteso. Ciascuno vedrà uno spettacolo diverso da chi gli siede accanto. Ecco il rovesciamento: teatro non è più la cosa che si guarda, ma ciò da cui si è guardati.

Si può fare uno spettacolo in cui non c’è niente da vedere?
Si può chiedere a te che leggi – sì esatto proprio tu, tu che ora te ne stai qui con queste parole davanti: cosa vuoi vedere? Qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Ecco, quella. Questo spettacolo parla di quella.
E di molte altre che ancora non hai pensato.

Uno spettacolo che ha ricevuto molti riconscimenti e che il Teatro Baretti è onorato di ospitare nella sua sala. Fra i premi citiamo per completezza:
In-Box Generation 2024
Giuria Critica a Direction Under30 2023
L’Italia dei Visionari 2023 (Kilowatt Festival)
UP TO YOU 2023
Odiolestate 2022 (Carrozzerie n.o.t.)
Intercettazioni 2022

CTRL+ALT+CANC
Ctrl+Alt+Canc è un gruppo teatrale nato nel 2020 che fa della ricerca sul linguaggio – praticata nello specifico della scrittura e della proposta scenica – una forma di conoscenza, spaziando dal teatro alla performance. La messa in discussione del linguaggio teatrale e delle sue modalità di fruizione, lo spostamento dell’attenzione sulle facoltà percettive e immaginative degli spettatori, la ricerca di un dialogo vero e di una nuova concretezza dell’azione scenica sono i punti cardinali. Se non hai capito nulla tranquillo anche noi ci stiamo capendo poco
Vincono per due volte il Premio Leo de Berardinis e sono prodotti dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale con i progetti Omissis (2022) e Opera Didascalica (2021), con quest’ultimo entrano nella Selezione In-Box 2022. Con il progetto Afànisi vincono il Premio In-Box Generation 2024, il Premio della Giuria Critica a Direction Under 30 2023, sono selezionati all’interno del Dossier Risonanze 2024, vincitori del bando L’Italia dei Visionari – Kilowatt Festival 2023, vincitori Up to You 2023, vincitori Odiolestate 2022 (Carrozzerie n.o.t.), vincitori del bando Intercettazioni – Circuito Claps, finalisti Intransito 2023, semifinalisti al Premio Dante Cappelletti 2022 e al Premio Scenario 2021 e finalisti al bando Verso Sud. Entrano della Shortlist di Forever Young 2024 – La Corte Ospitale e sono semifinalisti al Premio Cantiere Risonanze 2024 e al Premio Scenario 2023 con il progetto Vita di San Genesio, con cui vincono poi Toscana Terra accogliente 2024 e il Bando Migramenti 2023.
Il gruppo è composto da Alessandro Paschitto (regista diplomato Paolo Grassi 2021, autore due volte segnalazione al Premio Hystrio e selezionato da Lucia Calamaro per Scritture 2022), Raimonda Maraviglia (attrice e formatrice / Programa de Técnica Meisner de JGC Barcelona, finalista Hystrio alla Vocazione 2019) e Francesco Roccasecca (attore diplomato al Teatro Stabile di Napoli, finalista Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2019)

Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con
PIEMONTE DAL VIVO – CORTO CIRCUITO

Omicidio suicidio a Rivoli: 85enne spara alla compagna e si uccide

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Omicidio – suicidio a Rivoli, dove un uomo di 85 anni, italiano, ha sparato alla convivente, di origini romene, di 60 anni  e poi si è ucciso con la stessa arma, un fucile da caccia che deteneva regolarmente.

La tragedia è avvenuta alla periferia di Rivoli, in via Po 8, nella casa della coppia. Le indagini sono affidate  ai carabinieri della compagnia di Rivoli e del nucleo investigativo del comando provinciale.

La morte e l’Occidente

La vita, lo stato vitale con le sue esperienze sensibili, cioè fisiche, è l’unica esperienza di cui i vivi possono registrare il loro esistere (sia nel piacere, che nella sofferenza). Pur nell’ovvietà del pensiero, il dato può però essere motivo per una più elaborata riflessione. Normalmente si sente dire che l’appoggiarsi a una religione sia grande conforto per chi stia per chiudere gli occhi.
Si, no? Forse.
Secondo noi, l’angoscia per la fine della vita terrena non è sempre dipendente dall’idea spirituale che si ha del proprio ‘dopo-vita’.
L’essere religiosi, agnostici o atei non è garanzia per una totale serenità di fronte al Mistero dei Misteri. L’accettazione della fine, pur se esperienza da affrontare da ogni essere vivente, non è identica per tutti gli umani, variando infatti da cultura a cultura. Questo particolare timore della morte è particolarmente sentito presso le culture occidentali.
Perché?
Per restringere il discorso, ci occuperemo della piccola parte di mondo che calpestiamo. Iniziamo dal luogo dove quasi sempre si nasce e molto spesso si muore. L’ospedale, insostituibile realtà per chi più non è in salute, ha come precursore il lazzaretto (anche se la coesistenza dei due enti è durata a lungo), antico ed estremo pubblico ricovero che si raggiungeva spesso prima del trapasso, se non era possibile morire nella propria casa.
Il lazzaretto era però un luogo pubblico, aperto, risposta razionale per evitare le nefaste conseguenze dei morti abbandonati sulle strade durante periodi di pandemie e particolari sofferenze sociali. Nel Lazzaretto (termine probabilmente proveniente da Lazzaro, morto lebbroso e resuscitato da Cristo) venivano tenuti in quarantena malati – sempre in gran numero durante acuzie di mortalità – e con alta probabilità destinati a morire in breve tempo.
Le condizioni igieniche precarie, la promiscuità e il sovraffollamento favorivano contagi che spesso coinvolgevano il personale di assistenza, che si ammalava a sua volta, peggiorando la capacità di sopravvivenza dei ricoverati (sporchi, troppo vicini, sdraiati spesso solo su paglia già usata da altri).
L’ospedale è il suo contrario: nasconde morte e sofferenza a chi vive in libertà il proprio quotidiano e – se non provvisoria esperienza da dimenticare quanto prima – è generalmente percepito come inevitabile stazione finale legata al ‘finis vitae’.
Questo ‘sentiment’ di forte radicamento alla vita è tipicamente occidentale (il 10% dell’umanità), perché proprio qui, nonostante anche grosse contraddizioni, si esperisce da tanto tempo una migliore qualità di vita, un attaccamento materiale ai suoi piaceri e ai suoi godimenti, spesso vissuti come compiutezza dell’essere.
La realtà contadina, dalla quale anche questo privilegiato 10% di mondo origina, viveva altri ritmi, percepiva una più naturale vicinanza con il trapasso, anche perché le esistenze erano generalmente più brevi, faticose, instabili, dure, non raramente violente, certo meno piacevoli di ora.
Quindi la morte può essere considerata un bene?
Questo è il fulcro di una realtà per noi alle spalle, ma reale. Per moltissime esistenze del passato ma anche per gran parte degli otto miliardi di umani che popolano il pianeta, la morte può rappresentare una LIBERAZIONE da affanni, miseria, sopraffazione, sofferenze.
Il suo timore cresce invece dove sussiste un’alta qualità di vita, un benessere materiale che sostiene il passare degli anni, dando forza a un corpo, per istinto portato al piacere e non al dolore. Quindi la presenza della morte, grazie al citato miglioramento della vita e alla realtà ospedaliera che nasconde chi se ne andrà, è lentamente uscita di scena, proteggendo la serenità di chi rimane.
I pochi bambini che vengono al mondo sono generalmente sani, la nonna non muore più in casa come una volta (ma una volta anche in casa si nasceva) e il lutto di chi rimane non è allargato alle comunità ma resta conchiuso in relazioni sparse in grandi e spersonalizzanti città. La sofferenza esiste ancora, non è totalmente eliminata ma è potentemente limitata dai progressi di chimica e medicina.
I drammi occidentali del fine-vita restano ormai circoscritti dietro le massicce mura di ospedali, case di cura, cliniche, Hospice ed RSA.
Quando siamo fuori da lì, restiamo avvolti da case confortevoli, automobili, vestiti, viaggi, comunicazioni multimediali, possibilità varie offerte a seconda del portafoglio e delle curiosità personali… (la qualità di vita di un normo cittadino europeo di oggi è stata considerata come migliore di re e regine del basso medio evo).
Insomma, lo show dei viventi va avanti, deve andare avanti perché la morte NON esiste più. O meglio … è bello illudersi che non esista!

Ferruccio Capra Quarelli

Askatasuna, Montaruli (FDI): “100mila euro per ristrutturare Askatasuna? Chi paga?” 

Chi paga? A chiederselo è la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli, a pochi giorni dagli scontri che a Torino hanno vostri protagonisti i militanti del centro sociale antagonista.
“Credo che sui 100mila euro necessari per i lavori di ristrutturazione del centro sociale attualmente occupato da Askatasuna andrebbe acceso un faro – prosegue Montaruli -. Ad oggi, secondo quanto dichiarato dal Comune di Torino, le risorse dovranno essere individuate da soggetti terzi, e non dal Comune stesso.  Un‘operazione che si preannuncia delicata, rispetto alla quale è necessario ricordare come Askatasuna abbia alle spalle anni di concerti abusivi, raccolte fondi senza controlli, danneggiamenti ed eventi senza alcuna regola e tassa di *partecipazione*, proventi mai registrati, e reati reiterati. Ritengo pertanto che sia fondamentale fare luce sui futuri “donatori” che potrebbero contribuire a raccogliere una cifra così importante, proprio per evitare che a donare fondi per ristrutturare lo stabile occupato da Askatasuna, siano quei soggetti legati a vario titolo a chi lo occupa e da anni compie attività illegali al suo interno.
Delle due l’una: o ci sarà chi paga per i ‘professionisti’ della violenza e allora saranno evidenti i nomi e cognomi di chi finanzia gli assalitori delle forze dell’ordine, oppure quel denaro potrebbe provenire da attività illecite e la città verrebbe quindi esposta al rischio di riciclaggio.
In entrambi i casi il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, si schiera dalla parte dei violenti. Non siamo noi che confondiamo gli occupanti con gli aggressori ma è lui che assegna uno stabile occupato a un comitato che collabora con gli stessi occupanti abusando dell’intelligenza dei torinesi.
Si apre l’ennesimo scenario inquietante in una vicenda ripugnante per la città e l’Italia dal momento che, come dimostrato ancora in questi giorni, nessun esponente di Askatasuna ha mai anche solo riferito una parola di pentimento verso i reati compiuti e che continuano a svolgersi a causa delle attività illecite di quel centro sociale.
Quest’ombra peggiora ulteriormente un quadro desolante in cui la sinistra in Comune sta subordinando le istituzioni ai professionisti della violenza, evidentemente accettando quegli stessi metodi che hanno permesso ad Askatasuna di avere sempre le risorse necessarie per padroneggiare e mettere sotto ricatto il nostro territorio. Tutto questo è inaccettabile e di una gravità inaudita. Per questo presenterò oggi stesso una interrogazione affinché venga fatta luce sulla provenienza dei fondi”.

Le consigliere di maggioranza in Sala Rossa: “Discriminatorie le parole di Viale”

Ieri 13 gennaio durante la seduta del consiglio comunale il consigliere Viale ha detto alle colleghe consigliere “avete sbagliato mestiere, tornate nei vostri quartieri a fare le casalinghe“. È un’uscita inaccettabile che come consigliere e consiglieri della Città di Torino rifiutiamo, condanniamo e per cui pretendiamo delle scuse pubbliche. Sentire nel 2025, in un’aula istituzionale, usare parole che mirano a delegittimare il lavoro e i ruoli delle donne, sia che facciano le consigliere nelle Istituzioni sia che si occupino di lavori di cura familiare fuori dalle Istituzioni, è gravissimo e dimostra che tentare di zittire le donne è una pratica ancora in voga. Allora è tempo che tutte e tutti coloro che sono contrari a questi atteggiamenti discriminatori facciano sentire la propria voce per ripristinare il rispetto e contrastare ogni forma di discriminazione di genere. Perché le donne, qualunque sia la loro scelta di vita, siano sempre viste, rispettate, e riconosciute.

Elena Apollonio 
Ludovica Cioria
Maria Grazia Grippo 
Sara Diena
Ivana Garione 
Caterina Greco 
Lorenza Patriarca 
Anna Borasi 
Tiziana Ciampolini
 

Si uniscono tutti i colleghi consiglieri dei gruppi di maggioranza.

Addio al giornalista Furio Colombo

E’ morto a 94 anni il noto giornalista Furio Colombo. Fu per la Rai corrispondente dagli Stati Uniti, già editorialista di Repubblica. Fu direttore de L’Unità e  fondatore del Fatto Quotidiano. E ‘ stato parlamentare per tre legislature per la sinistra e ha diretto per tre anni l’Istituto di Cultura di New York, era anche  titolare di cattedra alla Columbia University. Era legato a Torino anche in quanto  Rappresentante Fiat negli Stati Uniti. Fu soprattutto profondo conoscitore del mondo statunitense, autore di pregevoli   cronache sull’America del presidente John Fitzgerald Kennedy, sulla guerra in Vietnam e sul Watergate.

Volontà donazione organi al rinnovo carta identità, Piemonte tra le prime grandi regioni

L’assessore Riboldi: «Ora proseguire con convinzione nel diffondere la cultura del dono degli organi»

Con la prima registrazione di volontà positiva alla donazione degli organi e tessuti all’ufficio anagrafe di Sessame (AT), il Piemonte è diventato la prima grande regione in Italia nella quale tutti i Comuni hanno trasmesso almeno una dichiarazione di volontà alla donazione di organi raccolta in occasione del rinnovo della carta d’identità.

È il traguardo di un cammino iniziato 10 anni fa nel Comune di Settimo Torinese che, in attuazione della legge nr 98/2013 “Una scelta in Comune”, ha impegnato il Coordinamento Regionale delle donazioni e dei Prelievi di organi e tessuti (CRP) nella formazione degli operatori delle anagrafi e nel coordinamento con il Sistema Informativo Trapianti (SIT).

«È una notizia positiva che ci stimola a proseguire con convinzione per diffondere ulteriormente la cultura della donazione degli organi. I trapianti sono una riconosciuta eccellenza della sanità piemontese che ogni anno consente di salvare molte vite umane e la donazione degli organi è un presupposto fondamentale», sottolinea l’assessore alla Sanità Federico Riboldi.

Il risultato è stato possibile anche grazie alla collaborazione di ANCI Piemonte, di Federsanità ANCI Piemonte, delle Prefetture, delle Amministrazioni comunali e del Centro Nazionale Trapianti, nonché del lavoro di tutto il personale del Coordinamento Regionale Prelievi di Organi e Tessuti diretto dalla dottoressa Anna Guermani.

I Comuni, per diventare operativi nella registrazione delle volontà, hanno dovuto compiere un percorso che ha previsto:

– la partecipazione ad un corso di formazione per gli operatori delle anagrafi tenuto dai referenti del CRP, e impreziosito dalle testimonianze offerte da pazienti trapiantati e da familiari di donatori riguardante aspetti etici, scientifici, organizzativi della medicina dei trapianti e aspetti tecnici legati alla registrazione delle volontà;

– la realizzazione del collegamento informatico per la trasmissione dei dati al SIT;

– la diffusione dell’informazione ai cittadini.

Sono stati necessari 75 incontri per formare 2.640 operatori delle anagrafi.

Ad oggi il numero delle dichiarazioni registrate durante in rinnovo della carta d’identità è di 1.562.399, di cui il 67% risultano essere favorevoli alle donazioni.

La consultazione del SIT avviene dopo la morte del soggetto certificata da un equipe di medici.

La registrazione di volontà presso il Comune si affianca alle altre possibili dichiarazioni:

– un atto olografo su carta libera che riporti i propri dati e la scelta;

– la compilazione di una delle tessere messe a disposizione dal Ministero della Salute o dalla Regione, con data e firma;

– la registrazione agli sportelli abilitati delle ASL;

– l’iscrizione all’AIDO.

La decisione di essere o meno donatori di organi e tessuti dopo la morte dovrebbe essere assunta in anticipo: decidere per sé solleva i familiari dal dover scegliere in un momento di grande sofferenza per la perdita della persona amata.

Il Chirurgo Estetico come Coach dell’Armonia

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Nella Chirurgia Plastica e nella Medicina Estetica l’offerta oggi è vastissima tanto da creare spesso confusione e disorientamento nel paziente che generalmente è motivato dal desiderio di migliorare il proprio aspetto fisico. In questo contesto il chirurgo non dovrebbe essere un mero esecutore, un tecnico che esegue un intervento ma un vero e proprio “coach” che conduce i pazienti ad effettuare scelte consapevoli ed in armonia con il loro essere, la bellezza infatti non è solo un volto perfetto ma rappresenta un concetto più ampio legato anche all’armonia interiore.
Abbiamo intervistato il dott. Daniele Bollero, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica per capire come si possa essere il “coach”dei propri pazienti, indirizzandoli verso decisioni consapevoli.
Come descriverebbe il suo ruolo come medico estetico?
“ Il compito di un chirurgo plastico come di un medico estetico è quello di focalizzarsi non solo sulla correzione dei difetti fisici ma sulla ricerca dell’armonia , dobbiamo avere come obiettivo il condurre il paziente verso scelte equilibrate che rispecchino il desiderio di migliorarsi senza essere ossessionati dalla perfezione assoluta “.
Quale tipo di approccio secondo lei è necessario per stabilire un buon rapporto con il paziente?
“Attualmente l’offerta è incredibile, il medico deve portare il paziente a capire cosa è meglio per lui e poi lui ti seguirà  nel tuo concetto di bellezza, fortunatamente la relazione tra medico e paziente non è più quella di vent’anni fa, quando il medico decideva cosa fare, oggi tra questi due soggetti c’è comunicazione e il paziente partecipa alle scelte”.
Il “coaching” diventa un processo che permette al paziente di trovare le proprie risposte e superare i limiti interni, l’empatia del medico è fondamentale per capire che cosa spinge un individuo a volere un cambiamento.  “ Solo grazie all’empatia e alla comunicazione reciproca possiamo giungere a stabilire un piano che rispetti la sua anatomia e favorisca il suo benessere psicologico, il mio lavoro deve servire per migliorare l’aspetto di una persona senza stravolgerlo, il risultato deve condurre ad avere un aspetto più gradevole ma anche, possibilmente, ad essere una persona più sicura e felice”.
Qual e’ il futuro della Medicina Estetica?
“ Verso la qualità, mi piace fare un paragone con il cibo: fast food o qualità? Fast filler o qualità?  Il medico estetico dovrà sempre più indirizzare il paziente verso un percorso da svolgere insieme, non esiste il trattamento risolutivo fatto in una seduta, posso togliere le rughe, correggere i volumi con del botox, con l’acido ialuronico ma poi dovrò dedicarmi alla cura della pelle, alla qualità della pelle. Solo attraverso un rapporto fiduciario si può ottenere la soddisfazione dei pazienti che siano donne o uomini, un percorso che migliora la qualità della vita”.
Quando desideriamo rivolgerci ad un Medico Estetico il nostro pensiero va anche ai costi, cosa ne pensa?
“ I costi se sono ben distribuiti non sono assolutamente inavvicinabili, è compito mio far spendere bene i miei pazienti durante il loro percorso con me, l’importante è affidarsi ad un medico competente e seguirlo, non saltabeccare da uno Studio all’altro, e stabilire un rapporto di fiducia che possa mettere in risalto la bellezza che nasce da dentro e,  come  dico sempre, un individuo informato sarà un paziente soddisfatto”.
Su Instagram: drdanielebollero

Ravello (Fdi): “Governo chiede 6 milioni di danni ad Askatasuna, il Comune regala al centro sociale 100mila euro per rifare la sede”

IL CONSIGLIERE REGIONALE: “DESTRA CON CHI DIFENDE LE PIAZZE, SINISTRA CON CHI LE INCENDIA”

“La situazione politica è chiara anche nei numeri, ed è importante che i cittadini la comprendano bene: ieri il governo Meloni, costituitosi parte civile nel processo, ha chiesto ad Askatasuna 6,8 milioni di danni per le proteste No Tav, oggi il Comune di Torino promette di regalarne 100mila per la ristrutturazione del primo piano della sede di corso Regina Margherita. Insomma, la destra si conferma al fianco di chi difende le piazze, la sinistra di chi le incendia”. Ad affermarlo Roberto Ravello (nella foto), vice-Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

“A distanza di poche ore dalla guerriglia urbana camuffata da corteo per Ramy, la sinistra ribadisce, nei fatti, di stare dalla parte dei sovversivi: non solo la conclamata reticenza nel condannare le violenze di centri sociali, antagonisti e collettivi, ma ora anche il premio. Siamo di fronte a visioni politiche opposte e inconciliabili. E di ciò, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ne andiamo fieri”.

Bilancio da 20,4 miliardi per la Regione. Cirio e Tronzano: «buon senso ed equilibrio in spese e investimenti»

La Giunta regionale ha approvato  gli aggiornamenti al bilancio previsionale 2025-2027 che ora passerà all’esame del Consiglio per la discussione e l’approvazione entro febbraio.
«Si tratta di un bilancio di equilibrio e buon senso che sostiene i progetti in corso, rilancia gli investimenti, garantisce la spesa corrente e il pagamento delle rate dei mutui, e con il quale il Piemonte fa la sua parte nell’ambito delle politiche europee e della reintriduzione del patto di stabilità che per la nostra regione vale circa 86 milioni e che il Piemonte compensa anche grazie a un uso oculato e sapiente delle risorse europee che per il Piemonte sono cresciute nella nuova programmazione passando dai 965 milioni della programmazione Fesr 2014-2020, a 1,5 miliardi 2021-2027,  e dell’Fse, arrivato a 1,3 miliardi rispetto ai 965 del 2014-2020» dichiarano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano.
«Sanità, welfare, lavoro e formazione, mobilità, cultura, turismo e grandi eventi rimangono al centro dell’attenzione della nostra amministrazione che, anche con questo bilancio, conferma il metodo virtuoso che ci consente di usare le risorse europee e nazionali, a integrazione dei fondi regionali per sostenere in maniera importante e rilanciare le politiche di sviluppo della nostra regione: lo facciamo ad esempio sulle borse di studio, continuando a garantire piena copertura degli assegni per tutti gli aventi diritto, e per le misure di sostegno e sviluppo del sistema produttivo e della transizione energetica», proseguono Cirio e Tronzano. Che aggiungono: «Approvare il bilancio previsionale in questa fase iniziale dell’anno risponde da un lato alle sollecitazioni della Corte dei Conti che da tempo sollecita iniziative in questo senso e dall’altro di programmare in maniera oculata l’attività, sapendo che le risorse oggi previste saranno integrate nei prossimi mesi essere con ulteriori risorse statali e anche dalla riprogrammazione dei fondi europei prevista a marzo».In particolare il bilancio di previsione finanzia spese, misure e investimenti in Piemonte per oltre 20,4 miliardi di euro, in linea con il 2024, e con un trend crescente rispetto al 19,6 miliardi del 2022 e ai 18,8 del 2020.

Nel dettaglio, il bilancio di previsione assegna oltre 12,6 miliardi alla spesa sanitaria, proseguendo il trend virtuoso di equilibrio dei conti e garanzia di servizi e prestazioni.
Alle politiche agricole, sono assegnati 100 milioni, tra fondi regionali, europei e statali, oltre a quelli gestiti direttamente da Arpea e relativi al complemento regionale per lo Sviluppo rurale.
Sono confermati 153 milioni di risorse regionali alle politiche sociali e per la famiglia, al pari del 2024, come da note preliminari che integrano il ddl bilancio in aula.
107 milioni sono destinati all’energia e alla diversificazione delle fonti energetiche, in crescita rispetto ai 69,4 milioni previsti nel previsionale del 2024.
114 milioni sono assegnati all’istruzione e al diritto allo studio, in aumento rispetto ai 104 dello scorso anno.
In crescita anche le risorse per la sicurezza, giovani e sport: ci sono 1,7 milioni alle politiche di sicurezza, rispetto ai 470 mila euro del previsionale 2024, e 33,4 milioni per politiche giovanili e sport, ovvero 2 milioni rispetto al 2024.
Per le politiche del lavoro e la formazione professionale, il bilancio previsionale assegna 546 milioni di euro, a fronte dei 488 del 2024.
Sono poi 49 i milioni destinati alle autonomie locali (Province, Comuni, Comunità Montane, unioni di Comuni), quasi il 60 per cento in più rispetto ai 28 del 2024, grazie anche all’assegnazione delle risorse Fsc. Confermati poi i 3 milioni per la protezione civile.
Per quanto riguarda le politiche di sostegno al sistema industriale sono previsti 311 per lo sviluppo economico e la competitività, destinati a industria, pmi, artigianato, commercio, ricerca e innovazione, rispetto ai 216 milioni del 2024. Crescono anche le risorse a sostegno del sistema e per il finanziamento di iniziative culturali: sono complessivamente 107,7 milioni, quasi 8 milioni in più rispetto al 2024. Confermati poi i fondi per il turismo che ammontano circa 30 milioni di euro.
Oltre 210 milioni sono destinati allo sviluppo sostenibile e tutela dell’ambiente, 378 milioni per il trasporto ferroviario, su un totale di 816 milioni destinati complessivamente alle politiche di mobilità e al trasporto pubblico.

Da evidenziare il contenimento della spesa prevista sui costi degli affari generali che passano da 886 a 802 milioni, frutto di politiche di spending review e di risparmio sulla gestione dei beni regionali, a partire dai risparmi garantiti dal Grattacielo Piemonte.

CS