ilTorinese

Schianto contro un palo, muore motociclista

Incidente mortale questa mattina a Carmagnola. Ha perso  la vita a un motociclista di 58 anni. Il centauro stava percorrendo via Poirino quando, per cause in via di accertamento, ha perso il controllo della propria moto e si è schiantato contro un palo. A nulla sono valsi i soccorsi del 118.

Quattro “streghe” salgono dai bassi napoletani

Ultima replica domani al Gioiello

Francesco Silvestri, scomparso nel dicembre di tre anni fa, legato a Torino per aver tenuto un paio d’anni la cattedra di Scrittura drammaturgica presso la Scuola Holden di Baricco, ha fatto parte di quella Nuova Drammaturgia Napoletana che ha visto con successo al proprio interno i nomi e le opere di Annibale Ruccello – il commediografo gli fu interprete per “Le cinque rose di Jennifer” -, Enzo Moscato e Manlio Santanelli, tra il mondo di ieri e la contemporaneità, il bianco e il nero di Parthenope e del Sud, la comicità e gli affanni, l’arte d’arrangiarsi e la fatica, l’onestà e il colpo di mano. Quel mondo compatto e sfrangiato che, tra tutti, anche la letteratura del giallo e no di De Giovanni e De Cataldo, le storie di Sorrentino e Capuano, di Martone e De Lillo e Corsicato hanno da tempo portato in primo piano. Una visione che non poco ha pure contribuito a far conoscere, da trent’anni in qua, sera dopo sera, facce e vicende che ormai un gran pubblico considera come familiari, facce che hanno terminato un percorso e altre nuove che si sono aggiunte, “Un posto al sole”, intramontabile soap opera di successo: al suo interno, s’è formato un gruppo composto da alcuni dei tanti elementi femminili – Gina Amarante, Luisa Amatucci, Miriam Candurro e Antonella Prisco – con la felice “intrusione” di Peppe Romano, là pieno di problemi affettivi e d’attività lavorativa. Di Silvestri stanno riproponendo sui palcoscenici italiani (da noi al Gioiello, solo per tre repliche, l’ultima domani 7 dicembre in pomeridiana) “Streghe da marciapiede”, un testo dei primi anni Novanta.

Vera black comedy, che trova ambientazione negli anni del fascismo, i bei costumi di Teresa Acone sono a riprova, in perfetto equilibrio tra la narrazione del reale e le sospensioni del surreale, tesa e a tratti divertente, coinvolgente per un pubblico anche spinto a sinceri applausi a scena aperta. La storia di quattro prostitute, tre nate nei bassi napoletani mentre l’ultima ha forse respirato un tempo le nebbie lombarde, condividono lo stesso appartamento in cui vige una regola di ferro, secondo cui mai nessun uomo dovrà mettere piede. Tuttavia una sera la Gina incrocia un ragazzo, reduce da un pestaggio, e lo fa accomodare. Alto e attraente, enigmatico, forse come staccato dal mondo che circonda quelle donne, il loro modo di vivere e le esistenze contorte, “una sorta di angelo oscuro della notte”, l’ospite prende a poco a poco per le padrone di casa il peso di un incubo, un essere non adatto a vivere con loro e capace altresì di mettere in discussione quei rapporti che sinora si sono creati, semmai a far insorgere vecchi peccati e incubi, affondati nel passato, un infanticidio, una violenza sessuale, una famiglia da cui si è fuggite, una natura di lesbica da cui per un attimo si avrebbe voglia di scappare. In una avvolgente sequenza d’incastri, delle azioni che hanno visto in quella casa un omicidio e degli interrogatori che dovrebbero essere chiarificatori ma che al contrario vivono tra misteri e ambiguità e interessi personali e quelle di oggi portate a un processo dentro cui rimarrà invischiato e vittima un ispettore sempre più convinto della loro natura stregonesca e malefica e a poco a poco ridotto a un essere che ha perso il cervello. La regia che Stefano Antonucci, nella scenografia essenziale fatta di cubi e pedane firmata da Ciro Lima Inglese e ancora con le canzoni di Michele Fierro, ha costruito intorno guarda ai particolari, ai diversi rapporti, al non detto che spinge sempre più da vicino, in maniera validissima, forte, del tutto convincente, facendosi carico anche di un paio di ragionate modifiche, la cancellazione del personaggio del ragazzo ma la cui presenza non può che rimanere viva e il far entrare in scena quello dell’ispettore, immediatamente coinvolto e succube dei raggiri femminili.

Molto del successo va alle interpreti, che siamo abituali a seguire in tivù ma che per la prima volta possiamo saggiare su un palcoscenico vero e proprio. Non più la scenetta, l’intermezzo mordi e fuggi, la prova si fa completa: che altro non è che una conferma. La breve scenetta prende spazio, diventa i 90’ di spettacolo, si è animata a tutto tondo, si è irrobustita, i caratteri se ancora ce ne fosse necessità si sono delineati maggiormente, certo, in una scrittura di più ampi profondità e spessore, ma nello spettatore si fissa la certezza di essere davanti a quattro eccellenti attrici. Antonella Prisco gioca appieno, in bell’equilibrio, tra le leggi del quotidiano e una sembianza intimamente staccata dal reale, dentro quell’aria di sogno e stralunata che già le conosciamo, Luisa Amatucci esprime in maniera viscerale la disperazione del proprio racconto, con l’umanissima tragicità della tragedia greca, Gina Amarante assai credibile tra esuberanza e desideri e gioie di un attimo, Miriam Candurro disegna con gusto l’appartata del gruppo, la più “signora”, quella che non vorrebbe confondersi. Non certo in disparte Pippo Romano, a fare da perfetto legame tra quei racconti di streghe che finiscono col distruggere. Vivissimo successo.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcuni momenti dello spettacolo.

Rifondazione: sit in “contro la censura di guerra”

 PARTECIPERÀ IL PROFESSOR ANGELO D’ORSI
“Nel mese di novembre è stata impedita una conferenza del Professor Angelo d’Orsi, contro la russofobia, al Polo del 900.
Nei giorni scorsi è stata impedita la conferenza dei professori Alessandro Barbero e Angelo d’Orsi su “La democrazia in tempo di guerra” che si sarebbe dovuta tenere al Teatro Grande Valdocco.
Questo livello di censura fa invidia a quello del regime fascista e non si era mai visto nella Repubblica nata dalla resistenza, nella città di Gramsci e di Gobetti.

Questa censura imbavaglia gli intellettuali per impedire che la maggioranza della popolazione italiana, che è contro la guerra e contro il riarmo, possa fermare le sciagurate scelte politiche dei Crosetto e delle Von der Leyen. Questi stanno distruggendo lo stato sociale per aumentare le spese militari e ci vogliono portare in guerra contro la Russia, calpestando la volontà di pace del popolo italiano.

Contro questa situazione dobbiamo far sentire la nostra voce.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare
Martedì 9 dicembre alle ore 18, in Piazza Palazzo di città,
ad un sit in contro la censura di guerra e contro l’aumento delle spese militari”.


Paolo Ferrero, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino 
 

Salta la conferenza, solidarietà ai Salesiani

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Il teatro Valdocco è proprietà dei Salesiani i quali sono liberi – si spera ancora liberi – di accogliere o non accogliere conferenzieri. Il solito professore in quiescenza D’Orsi si lascia andare ad una ennesima,  astiosa polemica, come è nel suo stile narcisistico – comunista, contro i Salesiani perché non hanno ospitato una sfilata di faziosi che è difficile mettere insieme in bellicosa falange, mai così compatta ed esclusiva. Barbero, Canfora, Travaglio, Di Battista, Di Cesare (l’amica della brigatista rossa!), Moni Ovadia, Enzo Iacchetti, D’Orsi ed altri attivisti minori non sono dei conferenzieri, ma  sono un coro che canta una sola musica, quella del l’antisemitismo, del vetero – comunismo, dell’odio di classe e via discorrendo. La corale dei faziosi non può essere ospitata nella casa di Don Bosco e bene hanno fatto i salesiani a rifiutare la sala. La corale ha mille posti per esibirsi a Torino, ammesso che ci sia ancora un pubblico disposto ad ascoltarli. D’Orsi deve mettersi il cuore in pace, limitandosi a fare il pensionato. Persino le sue letture di Gramsci non meritano particolare  attenzione : sono le solite vulgate che uno storico comunista  come Spriano non avrebbe degnato di uno sguardo. Basta cultura faziosa. Anzi, va detto che la cultura faziosa non è cultura, ma propaganda: continuano a suonare il piffero di una rivoluzione per nostra fortuna impossibile. Anche per merito della loro alterigia monotona e ripetitiva che ha stancato.
Nella foto: il complesso salesiano del Valedocco

None e Candiolo: un tavolo sulla Sp 142

Le amministrazioni comunali di None e Candiolo nel Pinerolese hanno portato all’attenzione di Città metropolitana di Torino la necessità di avviare un confronto sulla messa in sicurezza della Sp 142 a causa dei problemi di traffico in parte collegati al transito di camion e mezzi pesanti diretti verso lo stabilimento Safim, un centro logistico in espansione, da poco acquisito da un partner francese.
La sindaca di None Loredana Emma Brussino e il vicesindaco di Candiolo Alberto Canarecci hanno incontrato il vicesindaco di Città metropolitana di Torino Jacopo Suppo per illustrargli le problematiche.
Si aprirà un confronto con la Safim per coinvolgerla nei progetti di messa in sicurezza.

Amanda Sandrelli è “La bisbetica domata”

 

Amanda Sandrelli ritorna al Teatro Concordia per interpretare Caterina de La bisbetica domata di William Shakespeare, un personaggio affascinante per la sua ambiguità che mostra però la distruzione della sua personalità ribelle.

Caterina è un personaggio che incarna un’ambiguità affascinante, un paradosso che la rende molto più complessa di una semplice “dama addomesticata”. La sua figura si presenta come un groviglio di contraddizioni: antipatica e intransigente, a tratti sboccata e con posizioni integraliste, qualcuno la definirebbe persino pazza. Eppure, sotto questa corazza, si cela una profonda libertà, un’adolescenziale e romantica aspirazione a un mondo in cui il matrimonio sia un atto d’amore, non una transazione sociale. Nella Padova shakespeariana de La Bisbetica domata, l’ambiguità non è prerogativa esclusiva di Caterina. Tutti i protagonisti sono segnati da colpe, intrappolati in una rete di ipocrisie e convenzioni sociali. In una società profondamente maschilista come quella inglese di fine Cinquecento, l’immagine di una Caterina “addomesticata” poteva apparire, all’epoca, come un personaggio comico, e la commedia come un edificante lieto fine, una sorta di “selvaggia addomesticata” che trova la sua redenzione nell’obbedienza. Tuttavia, la prospettiva è radicalmente mutata.

Oggi, la rappresentazione de La Bisbetica domata non suscita più un senso di edificazione o di lieto fine. La visione che Caterina vorrebbe riscrivere le regole, opporsi alla madre e allo sposo, si scontra con una realtà fatta di umiliazioni e violenza. La sua sofferenza non è più fonte di riso, ma un’esperienza dolorosa e angosciante, pianificata fin dalle prime battute di Petruccio. Lui non è un uomo che cerca di conquistare una donna, ma un dominatore che mira a piegare una ricca e desiderabile preda, sapendo esattamente come farlo, con la forza o con l’inganno. Durante la rappresentazione, tra risate, travestimenti e dichiarazioni d’amore, si cela una violenza che raggiunge livelli da incubo. Ma il vero orrore si consuma dietro le quinte, in un luogo inaccessibile agli spettatori.

Quando la porta si chiude, non arriva nessun principe azzurro a salvare Caterina. Lei piega la testa, ridotta a una creatura sottomessa, un “cagnolino” privato della sua forza e della sua identità. Di Caterina, quella ragazza ribelle e passionale che sognava l’amore, non rimane che un’ombra. Costretta all’umiliazione totale, tutti le voltano le spalle. Cosa l’attende tra le mura domestiche è un mistero, un problema che la riguarda esclusivamente. Noi, spettatori, possiamo solo fingere di essere felici, di celebrare un lieto fine che è in realtà una tragedia silenziosa. La commedia, in fondo, è solo una maschera dietro cui si cela una realtà ben più oscura e disturbante. Il suo “addomesticamento” non è una vittoria, ma una sconfitta, una perdita irreparabile di sé. E la risata, in questo contesto, suona come un’amara beffa. La vera domanda non è se Caterina sia stata addomesticata, ma a quale prezzo.

Il Piemonte fa la differenza: raccolta rifiuti differenziata a un passo dal 70%

In Piemonte continua la crescita della raccolta differenziata dei rifiuti urbani: con un ulteriore punto percentuale rispetto al 2023, lo scorso anno è stato raggiunto il 68,9%.

Ogni cittadino piemontese nel 2024 ha consegnato alla raccolta differenziata 360 kg circa di rifiuti, lasciandone invece 163 kg nel rifiuto indifferenziato residuo, un chilo in più rispetto al 2023. A livello provinciale l’obiettivo del raggiungimento del 65% di raccolta differenziata previsto dalla normativa nazionale e dal piano regionale rifiuti viene raggiunto da tutte le realtà: in particolare Vercelli, Cuneo, Biella, VCO e Novara superano il 70%, obiettivo da raggiungere entro il 2025 che verrà quindi verificato sui dati 2026. La Città metropolitana di Torino per la prima volta raggiunge il 65% nel suo complesso, posizionandosi al di sopra del valore medio di questi enti.

I dati sono forniti dalla Regione Piemonte tramite il proprio Osservatorio Rifiuti, che acquisisce sistematicamente dal 2001 informazioni sulla gestione dei rifiuti urbani ed in particolare quelle relative alla produzione, allo smaltimento ed al recupero dei rifiuti differenziati e indifferenziati articolati a livello comunale, consortile e provinciale. Tali informazioni sono necessarie alle attività di pianificazione regionale di settore, nonché di indirizzo e coordinamento, per la valutazione del raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata.

“Queste cifre ci consegnano un Piemonte in netta crescita che conferma un trend positivo e costante – commenta l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – Superare il 68% di raccolta differenziata è un risultato importante ed è il frutto dell’impegno di amministrazioni comunali, consorzi e soprattutto dei cittadini che ogni giorno dimostrano un senso di responsabilità sempre maggiore”.

La legge regionale n.1/2018, che detta norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio di gestione integrata di quelli urbani al fine di perseguire politiche di riduzione della produzione, di riuso e di minimizzazione del quantitativo non inviato al riciclaggio, ha stabilito obiettivi volti a limitare la produzione di rifiuti indifferenziati.

Gli obiettivi prevedono il raggiungimento di una produzione annua di rifiuto indifferenziato non superiore a 126kg/abitante entro il 2025, eccetto la città di Torino per la quale, in deroga, sono stabiliti un obiettivo non superiore a 159kg/ab entro il 2024 e a 126/kg/ab il 2028.

Ricordando che il valore di riferimento per il Rur, Rifiuti urbano residuo, per il 2024 è 159 kg pro capite, si evidenzia di seguito il raggiungimento di tale obiettivo a livello provinciale, anche se la normativa lo pone a livello consortile.

Questa la suddivisione per provincia: Alessandria 171, Asti 144, Biella 146, Cuneo 138, Novara 102, Torino 182, VCO 158, Vercelli 155, Piemonte 163.

La provincia di Novara risulta la pertanto la migliore, poiché con 102 kg pro capite ha già raggiunto l’obiettivo previsto entro il 2025. Non raggiungono invece l’obiettivo Alessandria e la Città metropolitana di Torino che, anche scorporando i dati relativi al capoluogo, al quale l.r.n.1/2018 ha concesso più tempo, ha una produzione di poco superiore ai 159 kg/ab annuo (ovvero 159,9).

A livello di consorzio di area vasta si evidenzia che, per quanto riguarda la percentuale di rifiuti differenziati, 19 consorzi su 21 hanno raggiunto l’obiettivo.

Il podio è occupato dal Medio Novarese e dal Chierese a pari merito (raccolta differenziara 84%) seguito da Albese-Braidese con l’82%, 9 Cav sono tra 80 e 70%, Basso Novarese e Ovadese 78%, CoubVco 75%, Cisa 74%, Cosrab 73%, Csea 72%, Cec 71%, Covevar 70%, Acea 70%.

I consorzi Torino e Alessandrino restano al di sotto del 65%. Tuttavia, per l’Alessandrino, che continua a restare lontano dal 65% di differenziata, se si passa ad approfondire i dati a livello comunale si nota come i comportamenti delle città più popolos, influenzano negativamente il raggiungimento degli obiettivi dell’intero consorzio. Infatti, se si escludono Alessandria e Valenza, con rispettivamente il 49,8% e il 43,9%, la percentuale consortile di raccolta differenziata passa a 81,8% invece di 54%. Per i rifiuti indifferenziati pro capite, escludendo dal calcolo Alessandria e Valenza, il dato diventa di 69 kg, che risponderebbe già pienamente all’obiettivo che la programmazione regionale pone per il 2035.

Relativamente ai rifiuti urbani, i consorzi che hanno superato l’obiettivo di riduzione di 159 kg/ab sono 14 su 21 (due in più rispetto allo scorso anno). Nuovamente il podio è occupato da Chierese (83 kg/ab) e da Medio Novarese (86 kg/ab) e Coabser (103 kg/ab). Tra i consorzi che non hanno raggiunto l’obiettivo di riduzione dei rifiuti indifferenziati si conteggia anche Torino, per il quale la l.r. n.1/2018 ha posto una riduzione di 190 kg/ab annuo.

Per i Comuni capoluogo, la situazione relativa al 2024 è la seguente:

% differenziata                 kg/ab             %urbani kg/ab

– Novara                             77                        113,4

– Verbania                          75,5                      151,2

– Vercelli                            72,4                      169

– Cuneo                             70,7                      158

– Biella                               70,3                      133

– Asti                                  66,6                      163,1

– Torino                              57,4                      216,6

– Alessandria                     49,8                      323,6

I Comuni che superano il 65% di differenziata aumentano a 792 (775 nel 2023) e al 67% in termini di abitanti, di cui 610 superano il 70% (52% in termini di Comuni e 47% in termini di abitanti e 181 hanno superato l’82%). È importante rilevare che, su 792 comuni, la maggior parte (86%) hanno meno di 5000 abitanti residenti (dato Istat 2023).

Sono stati molti i risultati in termini di raccolta differenziata in diversi territori e la Regione Piemonte ha stanziato 3,5 milioni di euro nel biennio 2024-25 per il miglioramento di queste racolte mediante la riorganizzazione dei servizi, il passaggio al porta a porta e la riduzione della produzione di rifiuto indifferenziato mediante il passaggio alla tariffa puntuale/sacco conforme.

Anche il 2026 la Regione Piemonte darà nuove possibilità di finanziamento per i consorzi di area vasta con fondi regionali e comunitari a valere sul Fesr 2021-2027 per complessivi 14,150 milioni di euro, di cui 6,150 per la prevenzione e 8 per l’applicazione e diffusione di tecnologie di riciclaggio, come ulteriore spinta verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della produzione di rifiuti.

XVIII Convivio ANIOC: Fede, comunità e tradizione

Nella Cattedrale di Ivrea
Ivrea, 6 dicembre 2025
Si è svolto questa mattina il XVIII Convivio ANIOC del Comprensorio Canavese e di Ivrea, un appuntamento ormai tradizionale che ha riunito soci, Dame, Cavalieri e numerose istituzioni per una giornata di forte valore spirituale e comunitario.
La celebrazione si è tenuta nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, dove la Santa Messa è stata presieduta da S.E. Mons. Daniele Salera, Vescovo di Ivrea, richiamando nei suoi interventi il significato profondo del servizio, della solidarietà e dell’impegno verso il prossimo.
Tra le presenze istituzionali, il Vicesindaco di Ivrea, Maria Patrizia Dal Santo, insieme a rappresentanti delle autorità civili, ecclesiastiche e militari del territorio, a testimonianza della rilevanza dell’appuntamento nel tessuto sociale del Canavese.
Durante l’evento, il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente del Piemonte, ha rivolto un saluto ai partecipanti:
«Rivolgo un saluto cordiale a tutti i Soci, alle Dame e ai Cavalieri qui presenti. Questi momenti di condivisione rafforzano i valori che ci uniscono e la nostra identità comunitaria.»
A seguire, i partecipanti hanno preso parte a una visita guidata alla Cattedrale, luogo simbolo della storia locale e della vita religiosa eporediese, capace di raccontare secoli di fede e tradizione.
La Delegazione ANIOC del Comprensorio Canavese e di Ivrea, guidata dal Delegato Avv. Salvatore Giuliano, ha espresso soddisfazione per la grande partecipazione e per il clima di coesione che caratterizza ogni edizione del convivio.
Il Consigliere Bartoli ha inoltre voluto ringraziare la Delegazione per l’invito e per l’organizzazione impeccabile:
«Questa giornata dimostra quanto sia importante custodire le nostre radici e costruire comunità attraverso gesti di vicinanza, ascolto e condivisione.»

Sestriere, incendio in hotel: evacuati gli ospiti, fiamme domate

Nel corso della notte tra il 5 e 6 dicembre, attorno alle ore 2.30 del mattino, a Sestriere si è sviluppato un incendio tra il sesto e settimo piano del Grand Hotel Principi di Piemonte. Gli ospiti della struttura sono stati fatti evacuare tempestivamente dal personale dell’hotel in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri con il Comando di Sestriere intervenuto prontamente per dare supporto alle operazioni. I Vigili del Fuoco hanno domato le fiamme e stanno procedendo alla bonifica dei locali interessati. Nessuna persona è rimasta coinvolta come riportato dal responsabile delle operazioni dei Vigili del Fuoco. “Siamo rammaricati per quanto accaduto, fortunatamente senza conseguenze per le persone grazie al tempestivo intervento da parte dei Carabinieri di Sestriere e dei Vigili del Fuoco” – ha dichiarato il Sindaco di Sestriere Gianni Poncet a nome dell’amministrazione comunale.

La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato.

Torino e lacqua

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.

Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere lacqua. Lacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, lacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

1. Torino e i suoi fiumi

2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia

4. La Fontana dellAiuola Balbo e il Risorgimento

5. La Fontana Nereide e lantichità ritrovata

6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

7. La Fontana Luminosa di Italia 61 in ricordo dellUnità dItalia

8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta lacqua

10. Il Toret  piccolo, verde simbolo di Torino

4) La Fontana dellAiuola Balbo e il Risorgimento

LAiuola Balbo viene realizzata nel 1874, occupa una superficie di circa 12.000 mq e si ispira al modello square con schema geometrico. Allinterno del giardino, si trovano, al centro, la fontana con i suoi alti zampilli dacqua che ricadono nellampia vasca e, sparse intorno ad essa, i monumenti rivolti a personalità deccezione. La prima statua ad essere qui collocata fu quella del conte Cesare Balbo, che ha dato il nome allaiuola, uomo politico, scrittore, patriota torinese, opera eseguita da Vincenzo Vela (1820-1891); sempre di Vincenzo Vela è leffigie del patriota veneziano Daniele Manin; dello scultore Leonardo Bistolfi  (1859-1933) è invece limmagine dellattore e patriota Gustavo Modena. E poi ancora altre statue dedicate a figure di rilievo: al rivoluzionario Luigi Kossuth, al generale  vercellese Eusebio Bava, allattore patriota Gustavo Modena, al diplomatico Salvatore Pes di Villamarina  e ad altri personaggi storici.È proprio la moltitudine di statue e busti la caratteristica di questo luogo, anche chiamato Giardino dei Ripari, (realizzato nel 1834) e i Remparts” erano dei terrapieni, sorti sui resti dei bastioni difensivi verso il Po, demoliti da Napoleone. La zona viene modificata nellOttocento, arricchita da palazzi signorili edificati per rispondere al crescente numero degli abitanti di Torino.

Tutta la zona del Borgo Nuovo vive giorni splendidi agli inizi del Novecento, per poi iniziare un lento declino che finirà con lo smembramento dello spazio. Alcune aree verdi vengono risparmiate, come quella tra via dei Mille e via Accademia Albertina: qui il comune decide di costruire un parco guardando al concetto di aiuola chiusa con ampie cancellate, adatto per la ricreazione dei bambini. Della realizzazione viene incaricato  Edoardo Pecco,(1823-1886), ingegnere capo della città di Torino. Egli propone  un progetto lineare, una pianta quadrata leggermente rialzata rispetto al piano della strada, con quattro ingressi protetti da cancelli massicci, un rigoglioso viale alberato e una fontana al centro del progetto.

Laiuola si colloca allinterno dei Giardini Cavour, realizzati poi nel corso del 1875; essi si ispirano ad un modello naturalistico, movimentati da collinette e percorsi tortuosi; sempre nellarea si trova la statua di Carlo di Robilant, poeticamente ombreggiata dalle chiome  dei platani, delle querce, dei faggi e dei ginko biloba. I giardini si dispongono in una posizione leggermente defilata rispetto al centro, un angolo raccolto e rilassante per i torinesi e per i turisti affaticati bisognosi di un piccolo break; anche i bambini sono i benvenuti in questo spazio, a loro è dedicato un piccolo parco giochi. Nelle sere destate una giostra di cavalli, che pare uscita da una cartolina antica e dimenticata, si apposta non lontano dagli zampilli illuminati, portando indietro nel tempo questo luogo particolare.

 

Alessia Cagnotto