ilTorinese

Sopralluogo all’Alberghiero Colombatto di Torino

Giovedì 13 febbraio, nell’ambito del progetto #ScuoleCittaMetroTo, il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo e la consigliera delegata all’istruzione Caterina Greco hanno incontrato la dirigente scolastica Silvia Viscomi e visitato la sede dell’Istituto Colombatto, oggetto di importanti lavori di riqualificazione finanziati con fondi PNRR e fondi propri della Città metropolitana di Torino.

L’Istituto Colombatto è un punto di riferimento per la formazione professionale nel settore alberghiero e della ristorazione. Ogni anno accoglie oltre mille studenti e, attualmente, conta 1.137 alunni suddivisi in 57 classi.


L’offerta formativa è ampia e articolata, con percorsi dedicati all’enogastronomia, pasticceria, all’accoglienza turistica e ai servizi di sala e vendita, garantendo così una preparazione di alto livello e un collegamento diretto con il mondo del lavoro.
Il Colombatto dispone di due sedi, entrambe a Torino: l’accesso principale è in via Gorizia 7, mentre la succursale, di fronte alla sede principale, si trova in via Ada Negri.
Negli ultimi anni, la sede dell’istituto in via Gorizia 7 èstata interessata da una serie di interventi di adeguamento normativo e miglioramento sismico dell’edificio. La Città metropolitana di Torino ha investito in opere di manutenzione straordinaria per garantire sicurezza ed efficienza energetica.
Con i fondi PNRR, si stanno realizzando importanti lavori di adeguamento sismico delle strutture di tutto il complesso scolastico. Nel dettaglio, gli interventi riguarderanno la realizzazione di setti antisismici, la sostituzione del blocco ascensori, la sostituzione dei serramenti in legno del corpo aule, la messa in sicurezza dei solai degli uffici con controsoffitti antisfondellamento e la sostituzione dei corpi illuminanti. Inoltre, il progetto include ulteriori interventi importanti, quali il completamento della rimozione delle coperture in amianto, l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’adeguamento alle normative energetiche e una serie di opere di manutenzione straordinaria.
L’importo complessivo degli interventi finanziati è di 5.132.474 euro a cui si vanno ad aggiungere 980.000 euro di fondi di Citta metropolitana..
“Si tratta di una scuola che forma ragazzi e ragazze per un futuro nel mondo della ristorazione, dell’ospitalità alberghiera e del turismo” ha dichiarato il vicesindaco Jacopo Suppo. “Ogni giorno, 1.100 studenti frequentano questa importante scuola, dove abbiamo realizzato interventi significativi di riqualificazione, come la ristrutturazione degli spazi, l’adeguamento sismico e molti altri lavori ancora in corso. In particolare, stiamo lavorando alla riqualificazione delle cucine, un vero fiore all’occhiello della nostra rete scolastica”.
La consigliera Caterina Greco ha sottolineato: “L’Istituto Professionale Alberghiero Colombatto è una scuola all’avanguardia, con ben cinque cucine, di cui due sperimentali. Ci sono progetti di solidarietà, grazie anche alla presenza della scuola di formazione per la Protezione Civile, che permette ai ragazzi di partecipare a percorsi formativi specifici. La dirigente scolastica ci ha illustrato anche un importante progetto di scambio con l’estero, che offre agli studenti l’opportunità di andare in Cina. Si tratta, quindi, di un’esperienza formativa davvero significativa per questi ragazzi. È una scuola estremamente interessante e ricca di opportunità.”
La dirigente scolastica Silvia Viscomi ha evidenziato l’importanza della riqualificazione dell’istituto, sottolineando il valore dell’internazionalizzazione della didattica: “Il nostro obiettivo è ampliare le opportunità formative per gli studenti, portandoli a vivere esperienze all’estero attraverso percorsi di orientamento e sviluppo delle competenze tecnico-pratiche in contesti culturali differenti. Abbiamo attivato scambi e stage in Irlanda, Spagna, Cina e, attualmente, alcuni dei nostri studenti si trovano a Dubai. Vogliamo offrire loro non solo una preparazione di altissimo livello per lavorare nelle strutture più prestigiose, ma anche una mentalità aperta e capace di comprendere le dinamiche globali. La Città metropolitana ha avviato un cantiere attualmente in corso, che consentirà di innovare ulteriormente l’istituto per renderlo ancora più moderno ed efficiente, anche dal punto di vista del risparmio energetico, per garantire agli studenti un ambiente di apprendimento sempre più al passo con i tempi”.

Tra gli interventi finanziati con fondi PNRR in cantiere figurano l’adeguamento antincendio, il miglioramento degli impianti elettrici, la sostituzione degli infissi e la riqualificazione della centrale termica, con un’attenzione particolare alla riduzione dei consumi e all’ottimizzazione delle risorse.
L’impegno della Città metropolitana di Torino nel migliorare le scuole del territorio prosegue, con l’obiettivo di offrire agli studenti ambienti sempre più sicuri, efficienti e all’avanguardia.

L’ultima coda dell’Orsa Minore

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Giacinto, maestro elementare in un paese del Canavese, raggiunta la meritata pensione, si è dedicato anima e corpo alla sua grande passione: osservare il cielo.

Impegnando il denaro della liquidazione e buona parte dei risparmi ha ristrutturato la cascina ereditata da una vecchia zia aprendo sul tetto del casale un lucernario dal quale poteva guardare la volta celeste con il telescopio che aveva acquistato.  Giacinto, rapito dai misteri del cosmo, trascorreva  intere nottate con l’occhio incollato a quel potente cannocchiale scrutando stelle, pianeti e galassie. Alle lamentele della moglie prestava poca attenzione. La povera donna, sconsolata, lo rimproverava:“Dovevi sposarti con quell’affare lì, testa dura. Sei quasi sempre con lo sguardo perso in cielo, appollaiato in solaio come un vecchio gufo”. Da quell’angolo del sottotetto, trasformato in ufficio con una vecchia scrivania sulla quale accatastava alla rinfusa mappe e carte di ogni genere, puntava il suo potente terzo occhio e navigava, con sguardo e fantasia, disegnando orbite e viaggi interstellari. Chi andava a fargli visita veniva immediatamente accompagnato nel suo rifugio dove Giacinto, con l’entusiasmo di un bambino, tentava di  introdurlo nel mondo dell’astronomia. Aprendo un quaderno zeppo di appunti, schizzi, calcoli e considerazioni, iniziava la lezione con lo stesso impegno e l’egual passione degli anni passati dietro alla cattedra alle elementari. “Vediamo un poco”, esordiva. “L’Orsa Maggiore la conoscono tutti. E’ la costellazione più famosa, nota anche come Grande Carro per la forma caratteristica della sua parte principale, che ricorda appunto un carro. Se stai attento, non fai fatica a riconoscere quattro stelle, disposte agli angoli di un rettangolo, che ne costituiscono il corpo e altre tre disposte in curva che formano il timone”. Infatti, le sette stelle sono abbastanza visibili da risaltare anche nelle notti meno indicate per osservare il cielo. Dalla collina più alta del paese, tra i filari delle vigne che producevano il miglior Erbaluce, una sera verso mezzanotte, usciti dall’osteria in compagnia di Giacinto, nonostante la vista un po’ appannata per le libagioni intravvedemmo quelle stelle disegnare l’inconfondibile quadrilatero con la barra: il Gran Carro celeste.

Il maestro fece notare come, partendo  da quel punto, si potevano rintracciare tutte le altre unendo con una linea immaginaria le due stelle posteriori e prolungandola per cinque volte fino a raggiungere la stella Polare, l’ultima della coda dell’Orsa Minorecioè del Piccolo Carro, che indica la direzione del nord. “Vedete, vi sarà sufficiente il suo riconoscimento e l’osservazione diretta per individuare il punto cardinale. Siccome le stelle che formano l’Orsa Minore non sono molto luminose, quella Polare di fatica a  identificarla  direttamente. Ecco perché il suo riconoscimento è possibile grazie agli allineamenti di due costellazioni facili da individuare in cielo: l’Orsa Maggiore e Cassiopea. Anche la costellazione di Orione ci può dare un allineamento verso la Polare, però alle nostre latitudini s’intravvede solo dall’autunno all’inizio della primavera”. Appassionato della materia, Giacinto punta l’indice verso stelle e costellazioni, come se il cielo fosse una grande lavagna d’ardesia. “Guardate lì. Seguendo la diagonale del carro nella direzione opposta al timone, arriviamo ai Gemelli. Viceversa dal bordo da cui parte il timone e proseguendo sempre allontanandoci da quest’ultimo, raggiungiamo l’Auriga. Opposta all’Orsa Maggiore, rispetto alla Polare, troviamo Cassiopea, le cui stelle disegnano una doppia “v” un po’ irregolare. E quella linea curva che prolunga il timone? Ci conduce dritti ad Arturo, la stella più brillante del Bifolco”. Il suo più grande amore dopo Rosalinda, la moglie, è sempre stata la luna. La guarda con occhi languidi, seguendone rapito tutte le fasi, sospirando. “Sapete che la luna non ha luce propria ma la riceve dal sole? A seconda della posizione che assume rispetto al sole e alla terra, ci appare completamente o parzialmente in cielo. Come il sole anche lei sorge a oriente e tramonta a occidente. Le fasi lunari sono uno spettacolo. Lo sapevate che la luna sorge e tramonta in orari differenti a seconda della fase?” No, non lo sapevamo. “ Ebbene, è proprio così. Ogni fase dura poco più di sette giorni e tutte le fasi costituiscono il mese lunare che dura ventinove giorni, dodici ore, quarantaquattro minuti e tre secondi ed è il tempo che impiega la luna a ruotare intorno alla terra”. Si agitava, saltellando felice come un bambino di fronte a una nuova scoperta. Si infervorava, dettagliandoci i più piccoli e sconosciuti  particolari. “L’ ultimo quarto si ha quando la luna ha percorso duecentosettanta gradi della sua orbita, per cui si presenta di nuovo come un semicerchio ma con la convessità rivolta verso oriente, lasciando vedere la sua forma a “C”, come la “ci” di casa”. Ride contento e recita proverbi: “Gobba a levante, luna calante”. Giunti davanti a casa sua lo salutiamo, prima che salga in fretta le scale per rifugiarsi nel sottotetto, aprendo il lucernario e rimirando la cupola dell’universo.  Rosalinda ci saluta dalla finestra e parlando del marito che ha avviato il suo dialogo con la luna alta in cielo, punta un dito alla tempia e, rigirandolo, sospira: “Abbiate pazienza con il mio Giacinto. E’ un po’ lunatico ma è buono come il pane”. Ci saluta così, la moglie del maestro che intanto, dal solaio, declama con voce ispirata le rime leopardiane del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia:”Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi…”.

Marco Travaglini

Verso Torino Capitale della Cultura 2033, insediato il Tavolo strategico per la candidatura

Con la firma del protocollo di intesa tra Città di Torino, Regione Piemonte, Città Metropolitana, Camera di commercio, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo si è insediato ufficialmente  il Tavolo Strategico interistituzionale per la costruzione del dossier per la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033.

Torino, venerdì 14 febbraio 2025 Palazzo Civico, sala Congregazioni Conferenza stampa e firma del protocollo per Torino Capitale Europea della Cultura 2033

Il Tavolo, presieduto dal Sindaco, resterà in vigore fino al 31 dicembre 2027, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione del territorio alla candidatura attraverso iniziative che coinvolgano istituzioni, stakeholder locali, nazionali e internazionali e cittadini e di perseguire obiettivi condivisi tra i partecipanti come la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale di Torino; il coinvolgimento della comunità cittadina, con particolare attenzione ai giovani; ma anche potenziare il mercato turistico e attrarre investimenti; rafforzare la collaborazione internazionale e il dialogo interculturale; promuovere la diversità culturale europea. I contributi economici per sostenere il progetto saranno definiti annualmente dagli enti.

“La firma di questo protocollo – spiega il sindaco Stefano Lo Russo- simboleggia, come è già avvenuto per il city branding, la volontà di fare squadra da parte delle istituzioni cittadine, valorizzando le trasformazioni di cui la città è protagonista e guardando verso una visione comune di futuro. Ma sarà una candidatura della città tutta, con l’obiettivo di coinvolgere sin da subito le torinesi e i torinesi e, in modo particolare, le ragazze e i ragazzi più giovani. Stiamo facendo un investimento sul futuro di Torino con una matrice, che è quella della cultura, e la determinazione di una città che ha saputo rappresentare un motore di sviluppo e uno dei principali poli culturali del Paese e continuerà a farlo”.

“La firma di questo protocollo – dichiara l’assessora alla Cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli – segna l’inizio di un percorso ambizioso: la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033. Non è solo un atto formale, ma un impegno concreto da parte di tutti a costruire un progetto con una visione condivisa. Torino è già una capitale della cultura, non solo per la sua storia e il suo patrimonio, ma perché ha saputo trasformare la cultura in opportunità, innovazione e sviluppo. Questo percorso coinvolgerà tutti, dai cittadini alle imprese, dalle università al mondo della ricerca con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio, attrarre investimenti, rafforzare le relazioni internazionali e coinvolgere le nuove generazioni”.

Per Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino “Oggi poniamo le basi per raggiungere un obiettivo ambizioso, per il quale abbiamo tutte le carte in regola. Torino è già oggi la terza città italiana per addetti e valore aggiunto generato dal sistema culturale e creativo; abbiamo riconosciuta capacità innovativa, sappiamo valorizzare il nostro patrimonio e coinvolgere i cittadini quando si tratta di grandi eventi partecipati. Infine, ulteriore punto di forza dimostrato da questo tavolo, sappiamo lavorare insieme per individuare e concretizzare tutte le opportunità”.

A coordinare e mettere in atto tutte le azioni necessarie, dal fundraising agli adempimenti formali, per presentare il dossier sarà la Fondazione per la Cultura Torino che ha nominato il manager culturale Agostino Riitano direttore della candidatura. Guiderà la stesura del dossier, coordinando gruppi di lavoro tematici e assicurando che tutte le attività siano in linea con la visione e gli obiettivi della città di Torino. Su proposta del presidente del Tavolo di Coordinamento Strategico verrà poi nominato un Advisory Board che avrà finalità di supporto, sviluppo e diffusione dei valori culturali del percorso di candidatura a livello nazionale e internazionale.

Dopo le attività propedeutiche svolte nei mesi scorsi e l’insediamento del Tavolo, l’anno in corso sarà dedicato a costruire una rete di interlocutori culturali, scientifici e istituzionali, all’analisi dei punti di forza dell’ecosistema culturale cittadino e all’avvio di una strategia di comunicazione. Le varie fasi progettuali porteranno alla stesura del primo dossier di candidatura entro la fine del 2026 per poi presentarlo nel 2027.

Per il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna “Sin dal primo momento, l’Università di Torino ha creduto fermamente nell’idea di Torino Capitale della Cultura e ne ha sostenuto con convinzione la candidatura. L’elaborazione di conoscenze e saperi in campo scientifico, umanistico e creativo rappresenta il ‘core business’ di ogni Ateneo, e siamo ben consapevoli di quanto questi elementi siano indispensabili a qualsiasi modello di sviluppo territoriale. È con grande e comune soddisfazione, quindi, che oggi prende corpo questa importante opportunità, che non solo valorizza l’immensa capacità di produrre cultura di cui Torino dispone, ma contribuisce anche a consolidare l’identità della città come un polo di eccellenza culturale con una forte proiezione europea e internazionale. In questo scenario, l’Università non può che continuare a svolgere un ruolo cruciale, sia attraverso la ricerca che attraverso la formazione e la condivisione delle conoscenze”.

“Torino e il Piemonte sono culla indiscussa della cultura tecnologica e industriale, nazionale ed europea – commenta il rettore del Politecnico Stefano Corgnati – Oggi questa vocazione può essere rivista attraverso le nuove tecnologie, grazie alla spinta propulsiva verso il fare cultura dell’innovazione. Il territorio deve proseguire la sua tradizione culturale ad alta densità di tecnologia, già vissuta intorno al ruolo centrale dell’automotive, in cui spiccava ad esempio la raffigurazione artistica della velocità, e oggi ben rappresentata dall’aerospazio, che rinchiude in sé scienza, racconto e poesia: una chiave di lettura imprescindibile per capire come possiamo vivere e muoverci in questo secolo, come prepararci per il futuro, sempre con i piedi ben saldi a terra ma lo sguardo rivolto verso le stelle”.

“La candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033 è un’opportunità straordinaria per rafforzare il lavoro di squadra tra istituzioni, enti e organizzazioni che da tempo collaborano con una visione comune – afferma la presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Un’alleanza consolidata che mette in campo idee, progetti e iniziative per valorizzare e promuovere nel mondo un patrimonio culturale unico e inestimabile di cui da sempre ci prendiamo cura. Con la firma odierna del protocollo di intesa riaffermiamo il nostro impegno a trasformare questo patrimonio in una leva di sviluppo sociale ed economico, a beneficio della comunità torinese e in particolare delle giovani generazioni”.

“La Fondazione Compagnia di San Paolo è lieta di sostenere la candidatura a Capitale Europea della Cultura, promuovendo una concertazione istituzionale nella convinzione che solo attraverso il dialogo tra istituzioni, enti culturali, cittadini, ecosistema della formazione e comparto economico possiamo costruire un progetto condiviso e duraturo in cui la cultura è leva di benessere, qualità della vita e crescita sostenibile. Valorizzare le identità culturali e investire nell’innovazione significa rendere Torino ancora più attrattiva e ricca di opportunità per chi la abita e per chi la sceglie come luogo di studio, lavoro o turismo. Diventare Capitale Europea della Cultura è un’occasione unica per rafforzare il ruolo della nostra città a livello internazionale e consolidare nuovi modelli di sviluppo inclusivi e sostenibili” dichiara Marco Gilli, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo.

Concepita come un mezzo per avvicinare i cittadini europei, l’iniziativa “Città Europea della Cultura” venne lanciata nel 1985 su iniziativa del Ministra della Cultura nel governo greco Melina Merkouri. Da allora l’iniziativa è cresciuta al pari con l’impatto culturale e socioeconomico per i numerosi visitatori che ha attratto nelle città individuate. Tra le città italiane scelte in passato ci sono Firenze (1986), Bologna (2000), Genova (2004), Matera (2019) e Gorizia che è Capitale Europea Cultura 2025 insieme a Chemnitz (Germania) e Nova Gorica (Slovenia). Tra i requisiti individuati dall’Unione Europea perché una città venga scelta ci sono la sua competitività culturale e appartenenza europea ma anche fattori come inclusione sociale, partecipazione attiva e pari opportunità, dialogo interculturale, rigenerazione urbana.

TORINO CLICK

Camera, in mostra ‘Henri Cartier Bresson e l’Italia’ e il torinese Riccardo Moncalvo

 

Dopo il successo delle mostre dedicate a due grandi maestri della fotografia italiana e internazionale come Tina Modotti e Mimmo Jodice,  Camera inaugura il periodo espositivo 2025 con le mostre dedicate a ‘Henri Cartier Bresson  e l’Italia’ e “Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990”. 

La mostra su Henri Bresson, ‘l’occhio del secolo’, è  curata da Clément Chéroux e Walter Guadagnini in collaborazione con la Fondation Henri Cartier Bresson e propone un racconto dedicato al legame tra il fotografo francese e l’Italia, uno dei Paesi da lui più frequentati e amati. L’esposizione è scandita cronologicamente dai viaggi del fotografo attraverso il territorio, da Nord a Sud , dall’effervescenza che il paesaggio, soprattutto umano, è stata in grado di trasmettergli e dalla ricchezza delle testimonianze documentali, tra giornali, riviste e libri, capaci di raccontare le tappe del rapporto del maestro con l’Italia.

L’esposizione,  promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, presenta160 immagini che si focalizzano su alcuni temi e periodi centrali della carriera del fotoreporter a partire dagli anni Trenta. È  proprio nel corso di questo primo viaggio che il fotografo, ancora giovanissimo, acquisisce nuove consapevolezze sulla sua carriera e definisce la cifra stilistica che lo renderà riconoscibile  in tutto il mondo.

Nato nel 1908 da una famiglia benestante, dopo aver studiato pittura con André Lhote si introduce nel circolo surrealista parigino e nel 1932 visita per la prima volta l’Italia. Nonostante sia all’inizio della sua carriera, è in quel periodo che definisce alcune tematiche che caratterizzeranno tutta la sua successiva produzione artistica, come la straordinaria gestione dello spazio immagine, il rapporto tra realtà e invenzione e la capacità di cogliere l’istante, in particolare all’interno di alcuni paesaggi urbani si nota un processo di geometrizzazione del reale che è testimonianza di un suo uso mentale della macchina fotografica. 

Dopo aver fondato con Robert Capa, David Chim Seymour, George Rodger e William Vandivert l’agenzia Magnum Photos nel 1947, il fotografo torna in Italia nel 1951, in un Paese profondamente cambiato , reduce dalla sconfitta della seconda guerra mondiale e in corso di ricostruzione. In qualità di fotoreporter realizza servizi per diverse testate internazionali concentrandosi soprattutto su Roma e sul Sud Italia, due luoghi che presentano caratteristiche sociali e visive ben riconoscibili. Questi scatti documentano il disagio e le criticità del contesto sociale meridionale e le novità introdotte dalla riforma agraria.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta  Cartier Bresson lavora a numerosi servizi sulle città di Roma, Napoli e Venezia, nei quali ai può apprezzare la sua capacità  di interpretare la vita quotidiana delle città e dei loro abitanti, dall’altro la sua abilità di ritrattista anche degli intellettuali del tempo, come Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini, Giorgio De Chirico.

L’ultimo periodo italiano risale agli anni Settanta, poco prima di allontanarsi dalla fotografia professionale, quando il fotografo si focalizza sul rapporto tra uomo e macchina e sull’industrializzazione,  in particolare del Sud Italia.

La mostra si chiude idealmente con il ritorno a Matera per raccontare, negli stessi luoghi fotografati vent’anni prima, la nuova realtà che avanza con la modernità,  rimanendo comunque imprescindibilmente legata alla realtà locale.

La Project Room di Camera, fino al 6 aprile prossimo, ospita l’esposizione dedicata a ‘Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990’ a cura di Barbara Bergaglio. L’importante fotografo torinese inizia ad approcciarsi al mezzo fotografico appena tredicenne, seguendo le orme paterne. Moncalvo lavora sin da subito a fianco delle massime istituzioni culturali torinesi, il Museo Egizio, l’Armeria Reale, ma anche  a fianco di realtà industriali come Fiat, Pininfarina e Recchi.

Si tratta di attività commissionate, che permettono di instaurare un forte legame con il territorio rendendolo testimone di cambiamenti urbani e sociali. Il fotografo torinese sviluppa, così,  un “linguaggio autonomo” con una particolare sensibilità per la modernità, che lo porta negli scatti tra fine anni Trenta e fine anni Quaranta ad accostarsi al linguaggio della Nuova Visione.

A questa attività Moncalvo affianca quella della ritrattistica che lo vede immortalare momenti privati e pubblici di tante famiglie torinesi dell’aristocrazia e della grande borghesia.

Il riconoscimento internazionale arriva negli anni Cinquanta, quando viene selezionato dall’Agfa- Gevaert per apprendere il nuovo metodo di stampa a colori: da lì seguirà l’adozione delle pellicole negativo/positivo, della ferraniacolor arrivando nel 1958 a essere il primo in Italia autorizzato da Kodak all’uso delle sue pellicole.

La mostra di Camera raccoglie cinquanta stampe vintage, in bianco e nero e a colori, provenienti dall’Archivio Riccardo Moncalvo e altri materiali originali provenienti da collezioni private, che ripercorrono quasi sessanta anni di carriera.

In occasione dei Giochi Mondiali invernali Special Olympics Torino n. 2025 una sezione della  mostra sarà ospitata a Sestrieres: venti scatti iconici di Riccardo Moncalvo racconteranno le evoluzioni del campione di sci alpino Leo Gasperl.

Camera, Centro Italiano per la Fotografia 

Via delle Rosine 18

Henri Cartier Bresson e l’Italia dal 14 febbraio al 2 giugno 2025

Riccardo Moncalvo Fotografie 1932-1990  dal 14 febbraio al 6 aprile 2025

Mara   Martellotta

Melania Mazzucco a Biella per presentare il suo ultimo romanzo

La scrittrice “Premio Strega 2003” sarà alla biellese “Biblioteca Civica”, ospite di “Contemporanea365” p

Lunedì 17 febbraio, ore 18

Lunedì 24 febbraio, “Contemporanea” sarà al “Circolo dei Lettori” di Torino

Biella

Romana di nascita, scrittrice (tradotta in 29 Paesi), drammaturga e giornalista, Melania (Gaia) Mazzucco sarà ospite, lunedì 17 febbraioalle 18, presso la “Biblioteca Civica” di Biella, in piazza Eugenio Curiel 13, della Rassegna “Contemporanea365”, Progetto di “BI-BOx APS” (Associazione che si occupa di arte contemporanea e, in particolare, della promozione di giovani artisti) realizzato in collaborazione con la Libreria “Vittorio Giovannacci” e a cura del Festival biellese “Contemporanea. Parole e storie di donne”.

In dialogo con Irene Finiguerra, la Mazzucco (già “Premio Strega 2003” con il romanzo “Vita”, in cui racconta e reinventa la storia di emigrazione in America del nonno paterno Diamante e dei suoi amici) presenterà il suo ultimo romanzo “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024). Il libro racconta la figura di una donna straordinaria, una delle dive più affascinanti del “cinema muto” italiano del primo Novecento, Diana Karenne, che fu anche cantante e imprenditrice, tra le prime donne a diventare regista. Attrice caduta, piano piano, dopo la crisi del cinema italiano nel primo dopoguerra e il successivo passaggio dal “muto” al “sonoro”, Diana sembrava ormai destinata al più totale oblio, ma in questo romanzo, nato come i suoi precedenti successi da un’indagine durata lunghi anni, la Mazzucco riesce perfettamente a restituircela in tutta la “sua vitale contemporaneità”. Le letture scelte e tratte dal testo sono a cura dell’Associazione “Vocididonne”, con cui “Contemporanea”, in questa occasione, avvia una nuova collaborazione, “a conferma della volontà del Festival di creare una rete sempre più fitta tra realtà del territorio, e non solo”.

Lunedì 24 febbraio “Contemporanea” sarà poi a Torino, al “Circolo dei lettori” di via Bogino, in occasione della presentazione del nuovo libro di Giulia Muscatelli, già ospite del festival biellese. In dialogo con Pietro Turano, consigliere nazionale “Arcigay” e membro del cast “Skam Italia”, Muscatelli presenterà “Io di amore non so scrivere. I sentimenti secondo la Generazione Z”, edito da “add”. Il libro è il risultato di un viaggio, reale, alla ricerca delle parole che gli adolescenti usano per raccontare l’amore oggi e per dire “ti amo”“Quanto pesano? Vengono digitate o pronunciate a voce? E poi?

 

Sempre a febbraio, a Biella, si terranno ancora due incontri de “Le Scomposte”, il corso dedicato alle scrittrici del passato e curato da Maria Laura Colmegna, in cui la letteratura del Novecento viene raccontata attraverso le parole e le vite di scrittrici che con il loro talento hanno saputo intrecciare il loro tempo al nostro in maniera indissolubile.

Sabato 15 febbraio la lezione dal titolo “Susan Sontag: uno sguardo potente che arriva ai nostri giorni”, è a cura di Anna Trocchi, editor e traduttrice per “Nottetempo”.

Sabato 22 febbraio è il momento di “Tove Jansson: tanto scrivere per parlare a tutti”, con la giornalista Laura Pezzino.

Gli appuntamenti si svolgono alla Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella (via Italia, 38) dalle 16,30 alle 18. Ogni lezione ha il costo di 15 Euro. Per info e prenotazioni, scrivere a segreteria.contemporanea@gmail.com

g.m.

Nelle foto: Melania Mazzucco e Cover “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024)

Brooklyn Fitboxing: progetti di solidarietà con la fondazione Hit4Change

Brooklyn Fitboxing, il brand internazionale del fitness nato a Madrid nel 2014, con già 19 club in Italia di cui 1 recentemente aperto a Torino in Via Nizza e 1 in prossima apertura in Via Po, porta anche a Torino il suo impegno per progetti di solidarietà. Nel 2024 la rete degli oltre 240 club in tutto il mondo ha donato più di 300.000 € alle ONG che collaborano con la catena di fitness, rendendo la fitboxing uno sport di riferimento anche in Italia. Negli anni, la Fondazione ha contribuito a supportare progetti per la ricerca sul cancro al seno e infantile, costruzione di scuole, campagne di vaccinazione per l’infanzia, supporto a istituzioni chiavi per situazioni emergenziali, protezione degli oceani e tutela della fauna e della flora terrestre.

Non si tratta di campagne isolate, ma di un vero e proprio modello di solidarietà che è parte integrante del business e del format. Nel 2019 Brooklyn Fitboxing ha costituito la Fondazione HIT4CHANGE, attraverso la quale dona l’uno per cento delle sue entrate ad alcune ONG internazionali per finanziare progetti di solidarietà. Grazie al sistema di sensori integrato nei sacchi da boxe, ogni colpo sferrato dai fitboxer genera un punteggio che, convertito poi in reali donazioni, può essere attribuito dal fitboxer a uno dei progetti solidali selezionati dal club. In questo modo, la community globale di Brooklyn Fitboxing, colpo dopo colpo, indirizza attivamente il sostegno della rete verso attività di sostenibilità e progetti umanitari. Grazie a questo sistema la community italiana, rappresentata da ormai ben 19 club attivi tra Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, si è dimostrata particolarmente sensibile alle cause per il sostegno all’infanzia. Qui è nata una collaborazione significativa con la Fondazione Dottor Sorriso Onlus, un’organizzazione che si dedica a portare momenti di gioia e spensieratezza ai bambini ricoverati negli ospedali, aiutandoli ad affrontare con un sorriso le difficoltà legate alle malattie.

Ogni anno il brand avvia campagne di sensibilizzazione che invitano i fitboxer a metterci la faccia (e i pugni) a tutti gli effetti. Dal 15 al 23 febbraio 2025, ad esempio, in occasione della Giornata Mondiale Contro il Cancro Infantile che si svolgerà il 15 febbraio, in tutti i club della rete internazionale, per ogni persona che si farà una foto con le fasciature attorno al collo, come se fossero un nastro giallo (simbolo della Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile), e la pubblicherà come story nel proprio profilo Instagram taggando Hit4Change, la Fondazione donerà 2€ alla Childhood Cancer International (CCI), la più grande organizzazione nel mondo impegnata nel sostegno delle famiglie e dei giovani che devono affrontare il cancro infantile.

In Italia, grazie alla collaborazione con la Fondazione Dottor Sorriso, ogni club avrà a disposizione 30 nasi rossi da far indossare ai fitboxer per scattare una foto a fine sessione. Questo gesto simbolico non serve solo a raccontare il progetto di collaborazione, ma anche a sensibilizzare e rendere i fitboxer consapevoli del valore concreto del loro contributo alle iniziative solidali, pilastro fondante dell’azienda.

Caritas di Volpiano: un furgone di solidarietà

Sarà carico di solidarietà oltre che di alimenti il furgone riconsegnato giovedì 13 febbraio 2025, alla Caritas di Volpiano, dalla Cooperativa Sociale Astra, grazie alla generosità di una trentina di aziende e attività del territorio che con la loro sponsorizzazione consentiranno ai volontari di usufruire per altri 4 anni del Ducato per il trasporto e la consegna di alimenti a chi è in difficoltà.

Ad aprire la piccola cerimonia di consegna, o meglio riconsegna del mezzo, è stato il parroco, nonché presidente della Caritas volpianese, Don Marco Ghiazza che ha ringraziato i volontari per il lavoro che svolgono, ma soprattutto le aziende che attraverso la loro generosità danno gambe, o meglio ruote, a questo fondamentale servizio dedicato alle persone in stato di bisogno.

Nel ringraziare le aziende don Marco, ha ricordato la drammatica situazione della Gurit che ha deciso di delocalizzare l’attività in Cina e licenziare 56 lavoratori.

«I loghi sul furgone ricordano luoghi di lavoro – ha detto don Marco – Mi sembra doveroso ricordare che proprio in questi giorni, Volpiano torna a fare i conti con un modo di vivere il lavoro che in via Torino ha scelto di mettere il profitto sopra a tutto e di spostare l’azienda in Cina. Vivere il lavoro immaginando che una parte piccola o grande sia radicata sul territorio, anche nella forma della solidarietà, offre un approccio molto diverso. Molto più giusto. Per cui rispetto a quanto questo mezzo rappresenti per la Caritas, il fatto che arrivi proprio ora ci restituisce il valore di un modo di fare impresa che non va confuso con un’opera pia, che non immagina l’azienda come una onlus, ma sente una responsabilità verso il territorio e trova un modo per esprimerla».

Sulla stessa linea anche il Sindaco Giovanni Panichelli che ha ringraziato i volontari Caritas «che svolgono un ruolo importantissimo con la consapevolezza che le parole non possono arrivare dove arrivano i vostri gesti»; ad Astra che ha promosso l’iniziativa «che il Comune ha già supportato nello scorso mandato e c’è stata tutta la nostra disponibilità a ripromuoverla per il valore e l’importanza di questo mezzo riveste nel servizio della Caritas».

L’ultimo ringraziamento è andato alle aziende per il loro supporto. Anche il Sindaco Giovanni Panichelli ha voluto ricordare la vicenda Gurit che sta tenendo con il fiato sospeso i lavoratori e che l’Amministrazione sta seguendo con attenzione e apprensione.

«Credo che la cosa migliore in questi frangenti sia proprio quella di essere comunità e quella di oggi è una delle rappresentazioni migliori. Quei lavoratori ora hanno bisogno di tutto il supporto possibile e delle istituzioni. Essere comunità significa offrire tutto questo».

Da oggi il mezzo sarà in dotazione alla Caritas con tanto di assicurazione e bollo pagato per i prossimi quattro anni.

Con Kingsmen e Sonics si fa sul serio

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Per onestà intellettuale e correttezza in relazione alla storia del garage rock americano degli anni Sessanta, non si può fare a meno di parlare dell’etichetta di Seattle “Jerden”.

Il presente articolo ha un immediato collegamento con l’altro mio articolo uscito in periodo natalizio, relativo alla sotto-etichetta “Panorama”. Si ribadisce che “Panorama” fu una delle etichette “figlie” derivate da “Jerden”, di proprietà di Jerry Dennon [Gerald Burdette Dennon]. Allo stampo strettamente “garage” di “Panorama” si contrapponeva ovviamente un carattere più eterogeneo e variegato della madre “Jerden”. Nonostante ciò, quest’ultima compare in decine e decine di “compilations” incentrate sul garage rock del biennio 1965-66, ma è ben noto che la “Jerden” avesse inciso già interessanti esordi pionieristici nel 1964, sulla scia magica del successo degli stranoti “The Kingsmen”; ricordiamo per inciso che l’etichetta risorgerà negli anni ‘90, sfornando proprie “compilations” a tema, sottoforma di CD.

Dato il carattere variegato dell’etichetta “Jerden” (in genere col tipico blu chiaro di fondo, senza loghi particolari, se non la scritta ripetuta in linea diagonale nella parte alta su campo chiaro), qui di seguito si elencano i soli 45 giri surf rock e garage/psych rock degli anni’60, tralasciando album ed altri possibili generi compresenti:

– THE KINGSMEN “Louie Louie / Haunted Castle” (712) [1963];

– THE KINGSMEN “Louie Louie / Haunted Castle” [Monarch Record Mfg. Co.] (712) [1963];

– VINCE GERBER, BOBBY WAYNE & DENNIS ROBERTS “Torquila / Cyclone” (726) [1964];

– RON PETERSON and THE ACCENTS “Linda Lou / Sticky” (728) [1964];

– DOUG ROBERTSON & THE GOOD GUYS “Sweets For My Sweet / Greenfields” (729) [1964];

– THE HI-FIVES “Goin Away / Tort” (730) [1964];

– THE BEACHCOMBERS “Tossin & Turnin / The Wheeley” (734) [1964];

– IAN WHITCOMB “Boney Maronie / Soho” (735) [1964];

– THE JESTERS “Amazon / Alki Point” (741) [1964];

– THE CLASSICS “Till I Met You / It Didn’t Take Much” (742) [1964];

– BELLINGHAM ACCENTS “Bacon Fat / Sampan” (746) [1964];

– THE CHESSMEN “Mustang / Mr. Meadowlands” (743) [1965];

– VINCE and THE VICTORS “The Village ‘65 / Some Kind Of Drums” (744) [1965];

– HAROLD HORN “Dew B. Dewey / Miss Ann” (750) [1965];

– BOBBY WAYNE “Wheels / Moonshine” (751) [1965];

– THE [R]AYMARKS “Louise / Dollar Bill” (752) [1965];

– JAMES HENRY & THE OLYMPICS “My Girl Sloopy / Here I Stand” (753) [1965];

– SIR RALEIGH & THE CUPONS “Tomorrow’s Gonna Be Another Day / Whitcomb Street” (760) [1965];

– DON & THE GOODTIMES “Little Sally Tease / You’ll Never Walk Alone” (762) [1965];

– THE BAG “Incubatin’ Middle Of The Night Gyratin’ Blues / Face It” (769) [1965];

– THE JUVENILES “Bo Diddley / Yes I Believe” (770) [1965];

– THE BANDITS “Little Sally Walker / Tell Me (You’re Coming Back)” (773) [1965];

– THE RAYMARKS “I Believed / Dr. Feelgood” (774) [1965];

– LITTLE JOHN & THE MONKS “Black Winds / Needles & Pins” (775) [1965];

– BLUESVILLE “As Tears Go By / Don’t Think Twice, It’s Alright” (788) [1965];

– THE BREAKERS “All My Nights, All My Days / Better For The Both Of Us” (789) [1965];

– THE OTHER TWO “Look Around / Don’t Lock Me In” (777) [1966];

– THE DYNASTYS “It’s Been A Long, Long Time / Forever And A Day” (783) [1966];

– SECRET AGENTS OF THE VICE SQUAD “I Saw Sloopy / Things Happen” (784) [1966];

– THE LIBERTY PARTY “Weep On / Get Yourself Home” (787) [1966];

– THE PURPLE GANG “Answer The Phone / I Know What I Am” (794) [1966];

– THE JUVENILES “I’ve Searched / Baby, Baby” (795) [1966];

– THE LANCASTRIANS “The World Keeps Going Round / Not The Same Anymore” (798) [1966];

– WOODY CARR & THE ENTERTAINERS “Hey, Little One / Just Another Fool” (799) [1966];

– THE DYNAMICS “I’ll Be Standing There / All She Said” (800) [1966];

– DON & THE GOODTIMES “Blue Turns To Grey / I’m Real” (805) [1966];

– PAUL REVERE & THE RAIDERS “So Fine / Blues Stay Away” (807) [1966];

– DON & THE GOODTIMES “You Were A Child / I Hate To Hate You” (808) [1966];

– THE SONICS “Love Lights / You Got Your Head On Backwards” (809) [1966];

– THE SONICS “The Witch / Like No Other Man” (810) [1966];

– THE MAGIC FERN “Maggie / I Wonder Why” (813) [1966];

– THE SONICS “Psycho / Maintaining My Cool” (811) [1967];

– THE SPRINGFIELD RIFLE “100 Or Two / Stop And Take A Look Around” (812) [1967];

– JIM VALLEY “There Is Love / I’m Real” (814) [1967];

– THE SONICS feat. JIM BRADY “Love-Itis / You’re In Love” (909) [1967];

– THE FOUR BELOW ZERO “Happiness / Getting Thru To You” (903) [1968];

– THE FEELIES “Louie, Louie / Warm Woman” (904) [1968];

– THE NEW YORKERS “Adrianne / Ice Cream World” (906) [1968];

– THE FEELIES “Happy / Look At Me” (910) [1969];

– THE SPINDLE “That’s The Time / Because I Love You” (911) [1969];

– JIM BRADY and THE SONICS “Near My Soul / Goodbye” (913) [1969];

– STEFAN ARNGRIM “You Got Style / Cloudy Day” (915) [1969];

– THE CROME SYRCUS “Elevator Operator / Lord In Black” (921) [1969];

– THE TWIGGS “Flowers And Beads / Moon Maiden” (917) [1970].

Gian Marchisio

Pagamenti agricoltura, Cia: “Inaccettabili ritardi PA”

Cia Agricoltori italiani del Piemonte e della Valle d’Aosta esprime profonda preoccupazione relativamente ai ritardi dei pagamenti dei saldi, delle Domande Uniche e delle domande a superficie dello Sviluppo Rurale, per le programmazioni 2014/2022 e 2023/2027, per l’annualità 2024.

Ritardi che stanno mettendo a serio rischio la tenuta economica delle aziende agricole piemontesi, specialmente nelle aree montane, dove in molti casi gli agricoltori non hanno percepito neppure l’acconto comunitario, erogato nel mese di novembre.

«Le aziende agricole hanno rispettato tutti gli impegni presi con la presentazione delle domande di aiuto – dichiara il presidente regionale di Cia Piemonte e Valle d’Aosta, Gabriele Carenini -, pertanto si aspettano altrettanta puntualità da parte della Pubblica amministrazione e chiedono di essere tutelate. Non è più possibile tollerare i ritardi della burocrazia e le problematiche dei suoi sistemi informatici. Ad oggi, risulta che l’organismo pagatore Arpea non abbia ancora ricevuto da parte di Agea Coordinamento la Carta dei suoli e che di conseguenza non possa eseguire i dovuti controlli propedeutici ai pagamenti. Una situazione che genera pesanti conseguenze sulle aziende agricole del territorio».

Aggiunge il presidente Carenini: «È auspicabile che si giunga presto a una soluzione, in modo da liquidare le aziende agricole nel più breve tempo possibile e che per l’annualità 2025 non vi siano ulteriori problematiche e si possano erogare gli aiuti nei tempi previsti dalla normativa comunitaria».