ilTorinese

Quando la Fiat era Torino e Torino era la Fiat

I 35 giorni alla Fiat furono eterni.

Sostanzialme definibili in due fasi diverse. Dall’11 settembre al 27 settembre. Poi fino alla firma dell’accordo che avvenne 24 ore dopo la famosa marcia dei quarantamila. Il 14 ottobre era un lunedi. Diego Novelli ha sempre sostenuto che il numero dei partecipanti era una bufala. Probabile, ma che schiaffo al sindacato e dunque a tutta la sinistra italiana  Prima dell’11 Cesare Romiti annuncio’ che la Fiat dovevava mettere in cassa integrazione 24mila operai. A Torino gli operai ed impiegati erano oltre 100mila. Torino e provincia. Rincontrai davanti ai cancelli di Lingotto Ulderico Verniano compagno di liceo. Che ci fai? “Ci lavoro”. Ci vediamo dopo ? I i turni erano 6 -14 e 14 -22. Erano ancora gli anni che potevi girare per Torino senza orologio. Da Barriera si partiva in tram apposta per Lingotto e Mirafiori.  Torino era la Fiat e la Fiat era Torino. Non ci sono Santi ….alle 14 davanti ad un panino chiesi ad Ulderico di iscriversi alla fgci.
Non solo lo fece ma ne iscrisse altri 10 in Lingotto. Capitava un po’ in tutti gli stabilimenti Fiat. I piazzali di Mirafiori erano pieni di auto. Lingotto produceva sempre meno e Rivalta non aveva mai funzionato a pieno regime. Fu un errore di Valletta che voleva replicare il progetto ( riuscito ) di Mirafiori. Al museo dell’auto c’è una edificante cartina di Torino.
Sono segnati i primi insediamenti produttivi all’inizio del 900, tra carrozzerie e aziende metalmeccaniche. I più erano diventati fornitori Fiat. Il fondatore Guovanni Agnelli aveva una tecnica: per un po’ non li pagava, poi li annetteva. A volte con lusinghe, a volte con sistemi poco ortodossi. Il Vecchio ha sempre avuto il pelo. Diverso il nipote, l‘Avvocato suo omonimo. Si era goduto la vita fino a 48 anni delegando totalmente a Vittorio Valletta. Gianni Agnelli fu probabilmente ben contento di delegare il “lavoro sporco“ a Cesare Romiti. Davanti ai cancelli Fiat si paso’ dai picchetti al blocco totale. Praticamente nulla e nessuno poteva entrare ne’uscire. Bloccato tutto compreso (ovviamente) il cosiddetto indotto fatto per maggioranza da artigiani o piccoli industriali. Al di sotto dei 15 dipendenti dove non c‘era cassa integrazione. Comunque tutta la città era con gli operai Fiat. Gli Agnelli avevano un debito morale con la città e non potevano licenziare.
Il 26 settembre arrivo’ in città Enrico Berlinguer. Prima al Lingotto e poi al comizio a Mirafiori davanti alla Palazzina degli impiegati. Moltitudine di persone.Piero Cordone e Palmiro Gonzato, ex partigiani, capi del servizio d’ordine facevano largo tra la folla. C’erano tutti i capi comunisti di Torino e, giuro, c‘ero anch io. Durante il comizio di Berlinguer arrivo’ la fatidica frase: Compagno Berlinguer, se gli operai occupano la Fiat, tu da che parte stai? Ovviamente starei dalla parte degli operai. Non fu un Berlinguer risoluto nel rispondere. Perlomeno è ciò che mi ricordo, con gli occhi dell’oggi. Nel PCI, come nel sindacato c‘erano posizioni diverse tra chi voleva trattare e chi non voleva trattare.
Enrico Berlinguer fu ” tirato per il i capelli “ma nom ci poteva essere altra risposta. Risposta che era nel DNA di ogni comunista. Gianni Agnelli ci rimase male. Buon per lui ma appunto era nella forza delle cose. Sarebbe cambiato qualcosa ? No, perché era nelle cose. Il giorno dopo la Fiat annunciò  un radicale cambiamento  di strategia. Dai licenziamenti al ritorno ai 24mila cassa integrazione universalmente. I sindacati rifiutarono. Qualcosa comunque era cambiato, non ultimo erano passati 15 giorni, momenti di stanchezza con la consapevolezza che il tutto non poteva durare in eterno. Decisamente, in quei giorni ci fu una svolta diventando preludio della fine.

Patrizio Tosetto

Il “rude” Arisio testimone di una pagina di storia

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Con Luigi Arisio scompare un testimone e un protagonista di una pagina di storia torinese e italiana. Era un uomo rude e un po’ incolto che veniva dal duro lavoro in fabbrica dove entrò giovanissimo dopo aver frequentato  la scuola allievi Lancia. Allora Fiat e Lancia avevano una scuola allievi che formava i giovani, così come avevano, con Valletta, il culto degli anziani. Si tratta di un mondo scomparso.

.
Arisio rappresenta il testimone di un mondo che non c’è più perché la Fiat non c’ è più. Ho riletto nel corso dell’ estate la bella biografia  di Piero Bairati su Vittorio Valletta ed ho potuto ricostruire il durissimo lavoro per ricostruire dopo la guerra e creare il miracolo italiano.
Si trattava di  gente abituata a lavorare, dei gran  “ruscun” per dirla in piemontese. I sindacati, sull’onda della contestazione e e dell’autunno caldo, avevano devastato la Fiat, ricorrendo al sabotaggio interno. C’erano dipendenti che erano  contigui al terrorismo e che creavano sul posto di lavoro un clima di violenza Intollerabile.  il terrorismo stesso era entrato nel corpo dell’azienda. L’avv.Giovanni Agnelli, più abituato alla bella vita che all’ impegno alla guida dell’azienda, forse non si  era neppure accorto del clima che c’era a Mirafiori. Il mio amico operaio Salvatore Guerreri mi descrisse più volte come si stava in officina . Solo tardivamente Cesare Romiti si rese conto  di una situazione ingovernabile che incideva gravemente  sulla produzione aziendale. Il capo reparto Luigi  Arisio insieme a pochi  altri ebbe il coraggio quarant’anni fa nell’ ottobre 1980 di  promuovere la grande marcia dei quarantamila quadri ed operai  che rivendicavano il diritto di lavorare che il picchettaggio sindacale rendeva  impossibile. Furono 40 Mila “crumiri “ come dissero sprezzantemente i comunisti e la CGIL che arrivò all’idea di occupare  la Fiat sostenuta da Enrico Berlinguer in persona. Piero Fassino che fu un giovane dirigente del Pci a Mirafiori, ha ripensato onestamente a quegli anni di ferro e di fuoco. L’ex sindaco Diego  Novelli  ha di recente dileggiato, da par suo,  Romiti a cadavere caldo, sostenendo che, al massimo, i quarantamila erano quindicimila. C’ è da attendersi qualche  altra bordata dell’arzillo novantenne  per Arisio che rischio’ la sua incolumità personale per dare un segnale di cambiamento che inverti la storia della Fiat. Rischiò di essere ammazzato o gambizzato dalle Br che ancora non erano state sconfitte, Nel 1983 venne eletto deputato repubblicano e fece una legislatura senza brillare particolarmente. Lo incontravo qualche volta alle feste in Prefettura e lo vedevo impacciato, malgrado fosse diventato onorevole, Era un uomo che era rimasto semplice, che si era fatto da se’, sapendo rischiare la propria tranquillità personale e famigliare in un momento drammatico. Non entrò nella casta politica, alle elezioni successive non venne riconfermato. Resta il valore morale politico del suo coraggio civile di fronte alle pecore e agli agnelli che stavano subendo il ricatto della demagogia populista e sindacale di quegli anni. Fu un uomo coriaceo ,un piemontese duro e puro ,un esempio del valore che il vecchio Piemonte sapeva dare al lavoro. Oggi siamo  finiti nello stagno del reddito di cittadinanza, figlio lontano del marasma di quegli anni il cui il salario era una variabile indipendente dalla produttività.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Coronavirus, due vittime e cento nuovi contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

 

27.973 PAZIENTI GUARITI E 364 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 27.973(+55 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3444 (-2 ) Alessandria, 1633 (+0) Asti, 878 (+2) Biella, 2718 (+7) Cuneo, 2555 (+5) Novara, 14.221 (+36) Torino, 1309 (+7) Vercelli, 1019 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 196 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 36sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4163

Due decessi di persone positive al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione.

Il totale è quindi di 4163 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 209 Biella, 401Cuneo, 379 Novara, 1839 Torino, 225 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 35.232(+100 casi di cui 63 asintomatici. Dei 100 casi, 30 screening, 43 contatti di caso, 27 con indagine in corso I casi importati sono 1 su 100. )i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4376 Alessandria, 1984 Asti, 1125 Biella, 3431 Cuneo, 3304 Novara, 17.608 Torino, 1672 Vercelli, 1216 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 296 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 220 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 12 (+0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 193(+13 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 2527

I tamponi diagnostici finora processati sono 714.369 di cui 396.001 risultati negativi.

Addio ad Arisio: guidò la marcia dei 40 mila

E’ morto a 94 anni Luigi Arisio. Torinese, nel 1989 guidò la marcia dei Quarantamila

Fu quella la famosa manifestazione dei colletti bianchi Fiat  che il 14 ottobre di quell’anno mise la parola fine al lungo periodo di scioperi nelle fabbriche torinesi contro i licenziamenti e la cassa integrazione. Fra pochi giorni sarà  il quarantesimo anniversario della marcia. Nel 1974  Arisio fondo’ il Coordinamento Capi Fiat.  E’ stato anche deputato, eletto nel Partito Repubblicano con Susanna Agnelli.

Busta con due pallottole al giudice

Un plico  contenente due proiettili calibro 9×21 è stato individuato al tribunale di sorveglianza di Torino.

Era  indirizzato a Elena Bonu, il giudice che nei giorni scorsi  ha negato le misure alternative alla carcerazione per la portavoce del movimento No Tav, Dana Lauriola. La Digos sta svolgendo le indagini.

La Regione: “il reddito di cittadinanza è un flop totale”

In un anno in Piemonte stipulati soltanto 1936 contratti a tempo indeterminato, su una platea potenziale di oltre 60mila persone. Per l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino “questa è la prova del flop del puro assistenzialismo al quale vanno invece contrapposte politiche attive, efficaci ed in grado di far incrociare davvero la curva della domanda e quella dell’offerta, creando occupazione”.

I numeri sono impietosi e descrivono ciò che l’assessore regionale al Lavoro sostiene: “il reddito di cittadinanza rappresenta una misura di stampo assistenzialista che, a fronte di un impegno economico imponente, produce risultati che definire modesti è un eufemismo. E se ciò non bastasse, come hanno recentemente sostenuto anche soggetti qualificati, potrebbe favorire anche il lavoro in nero”.

Esisterebbe quindi una percentuale di «bisognosi» che avrebbero colto la palla al balzo percependo il reddito e «arrotondando» con lavori i cui proventi non vengono poi dichiarati al fisco. Oltre al danno (per lo Stato) ecco la beffa.

Ma veniamo ai numeri del Piemonte, che valgono più di tante parole: in un anno circa, con aggiornamento a fine agosto 2020, su una platea di 61.972 «notificati MLPS», ovvero beneficiari facenti parte degli elenchi che Anpal ha notificato alle Regioni in qualità di soggetti trattabili dai Centri per l’impiego, soltanto 8009 hanno attivato un contratto di cui 1936 a tempo indeterminato, che è poi l’obiettivo ultimo del progetto.

E anche se va detto che gli esclusi e gli esonerati sono risultati essere 15,621 (il che restringe la platea), i Centri per l’impiego, gestiti da Agenzia Piemonte Lavoro e recentemente rafforzati con un progetto di nuove assunzioni, sono stati in grado di convocare per il primo appuntamento 49.637 persone, 26.720 delle quali hanno sottoscritto il cosiddetto «PdS» ovvero l’impegno nella ricerca del lavoro.

Di questi 12,463 sono stati convocati per il secondo colloquio. Altri verranno convocati prossimamente anche grazie al suddetto rafforzamento dei Centri: 48 nuovi assunti hanno preso servizio a inizio mese, ma il progetto, fortemente voluto dall’assessore regionale al Lavoro e dal direttore di Apl, Federica Deyme, prevede, in due anni, l’assunzione totale di circa 400 persone per ridare forza a enti che, nell’intenzione della Regione, devono recuperare davvero centralità ed efficacia, diventando davvero un punto di riferimento per i cittadini che cercano occupazione.

L’assessore regionale al Lavoro, pur lodando l’impegno di Apl e dei Centri per l’impiego per far fronte al Reddito di Cittadinanza, ha confermato il suo giudizio negativo sul provvedimento del governo, evidenziando come “gli stessi numeri dimostrino il fallimento annunciato. Per l’esponente della giunta regionale le politiche puramente assistenzialiste, non solo non sono utili, ma si rivelano addirittura dannose. Per l’assessore regionale al Lavoro occorre invece puntare sulle politiche attive – in particolare sull’orientamento e sulla formazione, come la Regione sta facendo da più di un anno – con misure che favoriscano davvero l’occupazione”.

Dall’ufficio stampa della Regione Piemonte

Leo accademico d’onore dell’Albertina

Ieri si è tenuta la cerimonia per il conferimento del titolo di Accademico d’onore dell’Accademia Albertina a Giampiero Leo. Pubblichiamo di seguito la “laudatio”  pronunciata dal Direttore dell’Accademia Albertina Prof. Edoardo Di Mauro

Con il titolo di Accademico d’Onore l’Accademia Albertina conferisce un riconoscimento a chi ha dimostrato interesse per le problematiche dell’istruzione artistica ed ha speso la sua esistenza, in vari modi e maniere, a sostegno dell’arte e della cultura, ed in difesa dei valori sociali e dei diritti civili.

Caratteristiche che sembrano calzate apposta per una personalità come quella di Giampiero Leo.

Ho conosciuto Giampiero Leo nel 1985 quando, giovane operatore culturale interessato all’arte contemporanea ed alla nuova creatività giovanile, cercavo spazio e sostegno per le mie iniziative, piuttosto innovative per l’epoca e non sempre comprese, anche da chi avrebbe dovuto farlo.
Trovai in Giampiero, da poco diventato Assessore alla Gioventù , primo in Italia, un interlocutore attento e partecipe, al punto che l’avvio della mia carriera deve molto alla sua lungimiranza, fatto questo che condivido con molti colleghi perché Leo, allora come adesso nel corso di questi trentacinque anni, è stato un punto di riferimento insostituibile per tutti coloro che nella cultura credono e per la cultura vivono.


La sua carriera inizia prima, nella natia Catanzaro, dove consegue il diploma di Liceo Scientifico con il massimo dei voti ed inizia il suo impegno politico.
La natura controcorrente di Leo si manifesta fin da allora, perché applica una pratica di impegno politico militante non schierandosi con la sinistra, come era da prassi in quei tempi, anche se dialogherà costantemente ed in maniera costruttiva con quest’ultima, ma iscrivendosi al movimento giovanile della Democrazia Cristiana, occupandosi come sua consuetudine di cultura, istruzione e diritti umani.

Trasferitosi a Torino, dove conseguirà la laurea in Giurisprudenza, Leo vive la dimensione del cattolicesimo sociale tramite una militanza attiva nel movimento studentesco, convinto che quei valori incarnino pienamente l’ansia di rinnovamento e giustizia sociale che animano con grande generosità la gioventù di allora, diventando capolista dell’aggregazione universitaria degli studenti cattolici ed aderendo a Comunione e Liberazione, subendo per il suo impegno varie peripezie, in anni animati da una grande carica ideale, ma anche attraversati da tensioni e violenze.
Il percorso di Giampiero Leo dal 1985 in avanti è cosa nota a tutti gli operatori culturali, che non hanno mai smesso di seguirlo, trovando in lui un amico sempre pronto a comprendere ed a sostenere le ragioni di chi opera in questo settore.

Eletto in Regione nel 1990, ricopre subito il ruolo di Presidente della Commissione Cultura, per poi diventare Assessore in varie Giunte, dal 1994 al 2005.In quegli anni concorre alla realizzazione di innumerevoli iniziative, tra cui si ricorda il restauro della Sacra di San Michele, la realizzazione dell’Università di Pollenzo e del Museo Nazionale del Cinema, la nascita della Film Commission ed il recupero di molti beni architettonici, fino allo straordinario intervento di restauro e valorizzazione della Reggia di Venaria.
Più volte sollecitato a candidarsi al Parlamento ed a ricoprire importanti incarichi nazionali, ha sempre declinato l’invito preferendo occuparsi della sua Città e della sua Regione, fatto che gli fa indubbiamente onore.

In questi ultimi anni Giampiero Leo si è occupato di diritti civili e tolleranza religiosa, giocando sempre un ruolo attivo nello scenario cittadino e nazionale.
Dal 24 ottobre 2017 è consigliere di indirizzo della Fondazione CRT. Le fondazioni bancarie giocano un ruolo fondamentale, in un’epoca di scarse risorse, per la sopravvivenza di molte realtà culturali e Leo è attento coadiuvatore del Presidente Giovanni Quaglia nell’opera di sostegno ai progetti delle Associazioni Culturali.
Quella di Giampiero Leo è stata, e continuerà ad essere, una vita spesa a sostegno della cultura e del sociale.
L’Accademia Albertina è fiera di conferirgli, per questi motivi, il titolo di Accademico d’Onore.

Il Direttore dell’Accademia Albertina
Prof. Edoardo Di Mauro

Un cortile tutto nuovo a Palazzo Arsenale

Restauro e Valorizzazione del Cortile d’onore dello storico palazzo

Con l’obiettivo di ridare splendore al Cortile d’onore, a giugno sono stati avviati i lavori che porteranno al completo rifacimento e ad una nuova illuminazione degli spazi. Il progetto è gestito dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, sostenuto grazie ai contributi della Fondazione Compagnia di San Paolo, di Intesa Sanpaolo e della stessa Consulta, e realizzato in regime di Art Bonus.

Il Palazzo dell’Arsenale, progettato e costruito tra il 1738 e il 1742, oggi ospita il Comando per la Formazione e la Scuola di Applicazione dell’Esercito.

Il maestoso Cortile d’onore, sede di importanti cerimonie militari, è tra i più grandi della città.

L’intervento di restauro e valorizzazione in via di realizzazione sotto la supervisione della Soprintendenza competente – sarà portato a termine entro il mese di novembre.

Secondo tempi e modalità che saranno definiti e comunicati, il Cortile sarà aperto a visite guidate e su prenotazione. Un importante bene storico-artistico, patrimonio della tradizione e della storia piemontese, sarà restituito alla pubblica fruibilità

In viaggio attraverso il Piemonte

Nella nuova sala polivalente di GabianoMonferrato, in Valcerrina, è stato presentato venerdì sera il libro ‘Girovagando per il Piemonte – alla scoperta dei piccoli borghi’ serata organizzata dall’Unione dei Comuni della Valcerrina-Area Cultura e dal Comune di Gabiano

I lavori sono stati introdotti dal sindaco Domenico Priora che ha ricordato la lunga conoscenza con l’autore Dante Ferraris dai tempi in cui era assessore provinciale alla protezione civile. Poi il consigliere delegato alla Cultura per l’Unione, Massimo Iaretti ha evidenziato come questa fosse la prima di una serie di iniziative finalizzate a valorizzare la cultura in Valcerrina, terra ricca di storia, arte, architettura, chiese e castelli, alcune delle quali annullate a causa dell’emergenza sanitaria e ha avviato un dialogo con l’autore partendo dalla considerazione che ‘piccolo è bello’. Dante Ferraris, dal canto suo ha spiegato di avere concepito il libro un poco sulla scorta di ‘A zonzo per il MONFERRATO’ di Giuseppe Niccolini ma su una prospettiva che abbraccia l’intera regione. Il suo è un poco il diario di un viaggiatore che va nei luoghi armato di matita, taccuino e macchina fotografica e parla con la gente del luogo per conoscerne le storie, le leggende, quelle particolarità che altrimenti andrebbero perdute. E soprattutto scrive, come i giornalisti e gli scrittori di inizio Novecento per fare vedere ai lettori le cose che ha visto con i suoi occhi. Per questo, infatti, le foto si limitano ad una per luogo visitato. A questa prima edizione del libro, che contiene una interessante descrizione di Solonghello, ne seguiranno altre e tra i luoghi futuri ci sarà anche Gabiano. Tra i presenti all’incontro c’erano il sindaco di Villadeati, Angelo Ferro, l’assessore alla cultura e turismo di Villamiroglio, Marco Giolito, l’ex sindaco di Mombello, Maria Rosa Dughera, Paola Cornaglia, presidente della casa di riposo di Cerrina Monferrato, Gianfranco Balocco, comandante di Aib Valcerrina, con alcuni volontari. Tra i borghi visitati da Ferraris, che è anche disaster manager della Provincia di Alessandria, ve ne sono anche alcuni particolarmente significativi della Città Metropolitana di Torino quali Miradolo, Cavour, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso nel Comune di Buttigliera Alta e Novalesa con la sua millenaria abbazia, luogo di culto e di incontro non solo delle genti della Valsusa ma anche delle Alpi Occidentali.

La foto di Vincenzo Solano

Magnifica Torino / La foto è realizzata per un progetto della circoscrizione 7 – Aurora intitolato #respira torino. Si tratta di ragazzi impegnati culturalmente, ballerini, poeti, musicisti, giornalisti sportivi, che si attivano per la riqualificazione del quartiere. L’immagine è stata scattata nella rotonda di corso Regio Parco dove c’è un tram del progetto Diogene