ilTorinese

Referendum Giustizia, intervento dei Radicali italiani

I referendum sulla giustizia sono grande occasione di riforma per il nostro Paese. 

La mia prima azione politica fu firmare il referendum Tortora per la responsabilità civile dei magistrati. Era il 1987 quando sull’onda dello scandalo giudiziario che cadde come un macigno sulla testa di Enzo Tortora, gli Italiani, grazie ai Radicali, compresero quanto la battaglia per la giustizia giusta fosse decisiva, necessaria, urgente. Un mare di SI costrinse il Parlamento a legiferare ma purtroppo, come spesso accaduto, il risultato fu una legge inapplicabile e inapplicata.
Rendere responsabile la magistratura era ed è passo necessario eppure, di nuovo, tra i 6 referendum proposti,
 Nel 2021, proprio quello sulla responsabilità personale dei magistrati che sbagliano per dolo o colpa grave, è stato affossato da una Corte Costituzionale che ha deciso di proteggere lo status quo più che la Costituzione.
Eppure l’appuntamento referendario del 12 giugno prossimo mantiene intatta la sua forza, la sua importanza. Di fronte a un Parlamento dove si rischia al massimo di fare qualche flebile e insufficiente passo avanti grazie all’impegno della Ministra Cartabia, serve la spinta referendaria. Allora diciamo SI ai 5 referendum sulla giustizia!
La riforma del CSM che ha visto negli ultimi anni venire a galla una realtà malsana che da soli denunciavamo da decenni, è passo necessario tanto quanto giungere a un’equa valutazione dei magistrati e del loro operato.
La parziale abolizione del Decreto Severino e la riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare sono passaggi fondamentali per una giustizia che torni ad avere il garantismo come prima prerogativa, in quanto previsto espressamente dalla Costituzione.
E soprattutto serve finalmente giungere alla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, per dare terzietà piena al giudice e porre sullo stesso piano accusa e difesa. A chi dice che non sono i referendum lo strumento giusto rispondo che se aspettiamo il Parlamento la giustizia e k
Le carceri italiane sono destinate ad un continuo lento e inarrestabile degrado.
Igor Boni, Presidente di Radicali Italiani

Vuoi superare la prova costume? Vai dallo psicologo

Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta fra i maggiori esperti di comportamento alimentare, ci spiega come riconoscere e vincere la fame nervosa e perché, prima di andare dal dietologo, sarebbe opportuno consultare un esperto in “trappole mentali”.

 

 

Questo articolo è tutto sbagliato. Anzi, questo articolo non dovrebbe proprio esistere. Il motivo è semplice. Qui vi parlo di un libro intitolato: “Fuga dalla Bilancia: 10 minuti al giorno per vincere la fame nervosa” di Emanuel Mian, edito da Feltrinelli. È un libro fatto di consigli e suggerimenti ma che ha anche una regola ferrea, quella del Fight Club: non si parla di questo libro. Quella che potrebbe sembrare un’eccellente trovata pubblicitaria, ovvero facciamo finta di mantenere il segreto così tutti ne parlano, è in realtà una necessità. Chi inizia un percorso introspettivo che indaga perché mangia male, troppo o troppo poco, deve concentrarsi su sé stesso. E deve tenere a bada i sabotatori, quelli cioè che ti dicono: “ma chi te lo fa fare, ma dai mangia, ma prendine solo un pezzettino, ma che vuoi che sia”. O peggio quelli che ti consigliano diete lampo, beveroni magici o digiuni selvaggi.

Attenzione, questo non è un libro contro le diete. La perdita di peso è governata da un’equazione: devo consumare più di quanto assumo. Devo cioè creare un deficit calorico e, allo stesso tempo, dare al corpo tutti i nutrienti per poter funzionare correttamente. Ma se andare dal dietologo sembra un processo universalmente accettato, chissà perché non si considera mai di fare una tappa prima dallo psicologo, specie se esperto in comportamento alimentare.

 

Ho fatto due chiacchiere con il Dott. Mian. Non gli chiederò del libro, anzi non dirò nemmeno che l’ho letto.

 

Sbaglio o sono ancora pochi quelli che per dimagrire contattano uno psicologo?

 

In realtà lo psicologo non serve a dimagrire, ma può aiutare se ci sono dei meccanismi, come le trappole di cui parlo nel libro, che impediscono di farlo. Lo psicologo può aiutare a sbloccare tutto ciò che impedisce il dimagrimento.

 

E attenzione, chi non riesce a dimagrire magari cade in una o più trappole, dipende dal contesto. Un buon terapeuta deve comprendere le dinamiche che ostacolano il raggiungimento di un peso ragionevole. Il lavoro che si fa con lo psicologo non è tanto quello di perdere peso, ma imparare a volersi bene o credere in sé stessi. La perdita di peso avviene comunque grazie a un deficit calorico, e per quello ci vogliono dietologi e nutrizionisti che personalizzino l’apporto dei nutrienti.

 

Prima però di iniziare un percorso dimagrante, chiediamoci perché falliamo nelle diete, o non crediamo in noi stessi. Quando falliamo non manteniamo le promesse che ci facciamo. Come possiamo imparare a fidarci di noi stessi se questo avviene? Il trucco dovrebbe essere: non dimagrire per volerci bene ma volerci bene, credere in noi stessi, mangiare adeguatamente e in modo bilanciato.  Il peso sulla bilancia inizierà a scendere di conseguenza.

 

Molte persone non riescono a mantenere il peso perché non hanno cambiato alcuni atteggiamenti o non hanno affrontato la relazione con chi sta loro accanto. Bisogna lavorare anche su questo e nel libro ho proprio scritto un capitolo ad hoc cui sono molto affezionato (il n.3)

 

Per andare dallo psicologo devo stare male? Posso contattarla per una chiacchierata o devo per forza intraprendere un percorso?

 

Non devi stare male per andare dallo psicologo. Diciamo che se sto “male” vado dallo psicoterapeuta, ovvero lo specialista che si occupa delle psicopatologie e che si occupa della terapia specifica per portare la persona a gestire le proprie risorse e uscire dalla problematica.

 

Inoltre, quando ti rivolgi a uno psicologo, non fai una chiacchierata. Certo può sembrare uno scambio, e non devi per forza intraprendere un percorso. Devi discutere con il professionista e decidere insieme. Ma è il professionista che deve capire e tenere conto delle esigenze della persona che ha davanti.

 

Lo psicologo deve capire il problema, fare quello che si chiama “analisi della domanda”, e poi decidere se intraprendere un percorso. Bisogna capire quali soluzioni la persona ha tentato in passato e perché non hanno funzionato. Io cerco di capire che soluzioni i miei pazienti hanno cercato per risolvere un problema alimentare. Sono specializzato in disturbi legati al cibo e ho scritto questo libro che parla di fame nervosa proprio per aiutare quanti non riesco personalmente ad aiutare perché, per forza di cose, non posso essere ovunque.

 

Se ho capito bene, la fame nervosa non è considerata un disturbo alimentare come anoressia o bulimia. Ma può essere altrettanto pericolosa?

 

Si perché è più subdola. Molti mi chiedono la differenza tra fame nervosa e bulimia o Binge Eating (Sindrome da alimentazione incontrollata). Ebbene, la differenza sta nella frequenza. Se ho tanti episodi di fame nervosa ravvicinati nel tempo allora si può maggiormente sfociare in una probabile diagnosi di Binge Eating Disorder, ma ovviamente diagnosi e cura vanno gestiti in ambito clinico caso per caso.

 

Per quanto riguarda la fame nervosa, gli episodi in cui ci si abbuffa sono meno frequenti ma si tratta comunque di azioni spesso furtive. Si mangia anche se non si ha fame, magari di nascosto, per scappare da un’emozione o per noia, senso di vuoto o tristezza ma anche ansia e incertezza e subito dopo si è assaliti dai sensi di colpa. Ecco, pur non essendo in presenza di bulimia o Binge, tutto ciò deve far “drizzare le antenne”.

 

Smettere di fumare è più semplice che smettere di abbuffarsi. Perché puoi eliminare subito e completamente ciò che ti crea dipendenza, ovvero le sigarette. Ma se hai una dipendenza da cibo, se ti alimenti male e in modo incontrollato, non puoi curarti eliminando gli alimenti.

 

In più il cibo ci fa stare bene, ci fornisce l’energia per vivere. Ma se non riesci a fermarti quando sei sazio, devi capire cosa provoca certi comportamenti.  I motivi sono tanti. Ci sono persone che non riescono a fermarsi davanti a un quadratino di cioccolata che in pochi secondi diventa un’intera barretta divorata come se avessi inserito il pilota automatico. Non fai in tempo a renderti conto che l’hai divorata. Il cioccolato fa bene e ci fa star bene, ma se esagero ecco che capisco di aver perso il controllo e mi sento un fallito. A questo punto il peso aumenta e tu non sei più un individuo ma finisci per considerarti un numero sulla bilancia.

 

La fame nervosa può essere pericolosa non solo per quanto velocemente riempiamo lo stomaco o per la quantità di cibo. Il problema appare anche per le limitazioni sociali, quando una persona rinuncia a uscire con gli amici perché si sente gonfia, quando rinuncia a farsi abbracciare o a vestirsi in estate con abiti leggeri per la percezione di sentirsi “grassa”.

 

Così cadi in un loop senza fine: non esci per la vergogna, stai a casa, a casa ti annoi, mangi ed ecco che ti senti un fallito e alla prossima occasione decidi ancora una volta di stare a casa. Molte persone non parlano, stanno in silenzio e non sanno come spezzare quello che sembra un brutto incantesimo. È importante comunicare, trovare la forza di parlarne.

 

E poi si parla di disturbi alimentari “gravi” mai di semplice fame nervosa.

 

Non mi piace parlare di disturbi gravi e non gravi, ma riconosco che anche i giornalisti spesso parlano di grandi obesi, di persone affette da anoressia ma non di persone che si abbuffano e basta. Solo chi c’è passato ne parla. Io ho scritto un libro perché bisogna fare luce su abitudini silenti, limitanti e dunque pericolose tanto quanto altri disturbi più noti. Non immagini quanti leggono il mio libro e poi mi scrivono dicendomi che sembra parlare di loro e questo non può che farmi piacere.

 

 

La pandemia ha influito sui disturbi legati al cibo?

 

Tantissimo. Ha abbassato l’età e allargato la forbice di chi soffre di disturbi alimentari, che sono comunque disturbi con una forte componente legata all’ansia. La pandemia ha portato dubbi, incertezze, angosce. Ecco che le persone chiuse in casa sono andate a cercare riparo nel cibo, nell’alcool perché era ciò che poteva essere più gestibile in quel momento.

 

Anche stare tanto in famiglia non ha giovato. Pensa ai ragazzi così tanto a contatto coi genitori. Se sei un adolescente, sei in DAD, vedi i tuoi genitori che sono spaesati, impauriti ed incerti… ecco che inizi a buttarti sull’unica cosa che ti dà conforto: il cibo o magari il controllo ossessivo rispetto al corpo.

 

Dal mio osservatorio, mi occupo quasi esclusivamente di problemi legati al cibo e con la pandemia i pediatri ci hanno inviato bambini con diagnosi precoci che di solito emergono nell’adolescenza.  In poche parole, la pandemia ha amplificato e anticipato dinamiche che forse si sarebbero verificate più tardi o non verificate proprio. O magari sarebbero comparse con meno forza e veemenza.

 

Lei dice che una dieta è destinata a fallire se prima non cambio l’approccio nell’affrontarla. Ma quindi tutti possono dimagrire?

 

Dipende. Si può raggiungere un peso ragionevole se non ci sono altre patologie che ostacolano il dimagrimento. E questo sarà il medico a valutarlo.

Bisogna approcciare il dimagrimento da più punti di vista. Intanto devo farmi seguire da un esperto che mi prescriva una dieta sostenibile, ovvero un tipo di alimentazione che mi accompagnerà tutta la vita e che si modificherà negli anni ma che non sarà un perenne sacrificio; parlo di una dieta che mi aiuti ad affrontare squilibri/modifiche ormonali, cambi di stile di vita o periodi come la menopausa e l’andropausa.

 

L’approccio deve essere multidisciplinare, quindi diffidate da personal trainer che vi danno diete se non sono titolati a farlo, magari mascherati da “consigli nutrizionali”. Ma cercate anche nutrizionisti che abbiano esperienza comprovata e che non inneschino invece una corsa al dimagrimento peggiorando il quadro. Non si devono infatti escludere un alimento o alcuni macronutrienti come i carboidrati per lunghi periodi, tanto per fare un esempio.

Non si deve soffrire la fame e bisogna lavorare sul mindset ovvero sull’atteggiamento. Ecco, il mio libro non fornisce una dieta ma aiuta a capire qual è l’atteggiamento che mi porta a perdere peso e ad avere un rapporto sano col cibo.

 

Io aiuto chi si rivolge a me a capire perché vuole dimagrire. Non bisogna mai dire “voglio perdere peso” perché alla mente non piace perdere. E non bisogna nemmeno pensare di dimagrire per piacersi di più e volersi bene. Bisogna fare un cambio di rotta: prima iniziamo a volerci bene e poi arriverà il dimagrimento.

 

Aggiungo una cosa, anzi due. Bisogna anche studiare l’ambiente familiare e capire se ci sono le premesse per perdere peso. A volte non mi limito a curare una persona, prendo in carico l’intero nucleo familiare.

 

E l’ultima?

 

L’entusiasmo. Bisogna capire quanto desideri perdere peso per poi intraprendere un percorso con costanza ed entusiasmo.

 

 

Fuga dalla Bilancia, di Emanuel Mian si snoda tra riflessioni, chiarimenti e tecniche per affrontare la fame nervosa. Ed è un libro da assaporare lentamente e senza interferenze esterne, da qui il consiglio di non parlarne con nessuno. Alla fine, ma solo alla fine, se ti è stato d’aiuto, l’autore invita a consigliarlo ad amici e conoscenti. Se hai letto fino qui, puoi contattare il Dott. Mian che è molto attivo su Instagram o tramite il suo sito web, nonché un’area riservata con accesso esclusivo per chi ha letto il libro, dove ci sono approfondimenti ed aggiornamenti.

 

Io però non vi ho detto niente e voi non avete mai letto questo articolo.

Loredana Barozzino

Volpiano, rimossi fusti di olio abbandonati nel torrente Malone


La zona è stata messa in sicurezza dalle forze dell’ordine, in seguito ad una segnalazione

Giovedì 28 aprile la polizia municipale di Volpiano, i carabinieri forestali e il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco sono intervenuti in seguito alla segnalazione della presenza di alcuni fusti abbandonati nel torrente Malone, all’altezza di via Molino; i contenitori, contenenti olio industriale, sono stati rimossi e la zona è stata messa in sicurezza, e sono state avviate le indagini per individuare i responsabili.

Così il sindaco di Volpiano Giovanni Panichelli: «Ringrazio i Carabinieri forestali, i Vigili del Fuoco, il Corpo di Polizia Municipale e l’Ufficio Ambiente per il pronto intervento. Un ringraziamento anche a chi ha fatto la segnalazione e a chi ha collaborato per la messa in sicurezza del luogo».

“La palestra della formazione”, incontri sull’accoglienza degli ucraini

Prende avvio l’iniziativa  promossa da VolTo Torino, sia in presenza, sia online

Prende avvio un percorso sull’accoglienza degli ucraini, rivolto a volontari e aspiranti tali, che si articolerà in cinque incontri a partire da mercoledì 4 maggio 2022, fino al 6 giugno prossimo, tenuto da specialiste psicologhe.
Da diverse settimane ormai le immagini della guerra giungono, quotidianamente, nelle nostre case e le notizie dei combattimenti in Ucraina ci hanno travolti. Ci terrorizza la possibilità di essere, in qualche modo, implicati in una guerra che possa riguardare l’Europa. Un conflitto che ha generato un nuovo afflusso di rifugiati. Molti dei nostri concittadini, così, si stanno preparando ad assisterli nelle loro case.
Nell’ambito dell’Emergenza Ucraina il Centro Servizi VolTo ha accolto le richieste provenienti dai volontari che si occupano e intendono occuparsi dell’accoglienza dei profughi ucraini, organizzando un percorso per fornire informazioni e anche strumenti utili nella gestione dell’accoglienza.
Il primo incontro in programma mercoledì 4 maggio sarà sul tema del dolore e dell’accoglienza, tenuto dalla dottoressa Alessandra Lancellotti; il secondo è previsto martedì 10 maggio prossimo sull’intelligenza empatica; terzo incontro è quello in programma martedì 17 maggio sul tema delle Reazioni traumatiche, come riconoscerle e affrontarle, in collaborazione con le dottoresse Vittoria Ardino (SISST) e Daniela Dell’Orto ( Psicologi per i Popoli di Torino).
Martedì 31 maggio prossimo il tema affrontato sarà quello della protezione temporanea, con il vicequestore aggiunto della Polizia di Stato della Questura di Torino, Ilenia Gliozzi.
Il ruolo della protezione civile nell’accoglienza verrà affrontato da Franco De Giglio martedì 6 giugno prossimo, mentre la dottoressa Ester Chicco, degli Psicologi del Mondo , tratterà il tema della “relazione di aiuto in una prospettiva interculturale”.

Mara Martellotta

Tutti gli incontri saranno dalle 18 alle 20 presso VolTo, sia in presenza sia online, in via Giovanni Giolitti 21.
Riferimenti Chiara Cappiello e Paola Fabaro.
E mail formazione@volontariatotorino.it

L’offerta culturale dei Musei Reali nel fine settimana. Mostre, visite guidate e nuove tecnologie

Prosegue l’attività dei Musei Reali, sempre più apprezzata da residenti e turisti che in questi giorni hanno affollato la città.

 

Da venerdì 29 aprile sarà possibile visitare la mostra Nel segno di Raffaello in Biblioteca Reale. Frutto di un approfondito lavoro di studio e progettata in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del pittore e architetto marchigiano, l’esposizione è volta a individuare all’interno del nucleo dei disegni italiani del ‘500 posseduti dalla Biblioteca, quelli riconducibili alla cerchia di Raffaello. Grazie ad un ricco apparato didascalico, contenente anche immagini di confronto, questa mostra conduce il visitatore alla scoperta dell’articolato mondo della tradizione disegnativa rinascimentale, fatta di citazioni, di copie e di lavori preparatori o studi per altre opere.

Informazioni: Nel segno di Raffaello – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Domenica 1° maggio torna l’iniziativa del Ministero della cultura Domenica al museo che offre l’ingresso gratuito ai luoghi della cultura statali ogni prima domenica del mese.

L’ingresso gratuito ai Musei Reali sarà concesso esclusivamente con prenotazione online all’indirizzo https://www.coopculture.it/it/poi/musei-reali-di-torino, a partire da mercoledì 27 aprile.

Le mostre Nel segno di Raffaello in Biblioteca Reale e Vivian Maier Inedita nelle Sale Chiablese saranno visitabili a pagamento, secondo le tariffe abituali.

 

Tra le principali novità, è visitabile la Galleria Archeologica, sezione permanente del Museo di Antichità dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono esposti oltre mille reperti di rara bellezza e inestimabile valore storico, raccolti in oltre quattrocento anni di collezionismo sabaudo. Un viaggio a ritroso nella Storia grazie a un affascinante percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni, articolato lungo dieci sale e allestito attraverso forme espressive contemporanee. L’ingresso al percorso è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification “MRT Play” è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kids, realizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 30 aprile alle ore 11.00 e alle ore 15.30 appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per accompagnarvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza di questo luogo.

Costo dell’attività: € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Sabato 30 aprile alle ore 11.30 proseguono le visite dedicate ai possessori dell’Abbonamento Musei con la visita Tavole imbandite, un tour alla scoperta delle collezioni dei Musei Reali tra argenti, porcellane e cristalli per ricreare l’atmosfera di un tempo nelle splendenti sale di Palazzo Reale. Per informazioni e prenotazioni https://piemonte.abbonamentomusei.it/

 

È inoltre possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– Venerdì 29 aprile alle ore 16 il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio e le suggestive Cucine Reali per rivivere gli antichi usi di Corte.

– Sabato 30 aprile alle ore 16: visita guidata al secondo piano di Palazzo Reale.

– Mercoledì 3 maggio alle ore 16: visita speciale al percorso Tavole imbandite.

Costo delle visite speciali: € 20 ordinario (€ 13 per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Le mostre in corso ai Musei Reali

Dal 17 marzo al 17 luglio la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita Splendori della tavola, inedito allestimento curato da Franco Gualano e Lorenza Santa, incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi da Charles-Nicolas Odiot per re Carlo Alberto. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle Corti europee dell’epoca. I Musei Reali hanno inaugurato questo nuovo allestimento per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia.

Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, è possibile ammirare altre suggestive tavole apparecchiate, con visite guidate su prenotazione.

Il percorso speciale Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Info e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

Fino al 26 giugno, le Sale Chiablese ospitano l’esposizione Vivian Maier Inedita con oltre 250 scatti, tra cui molti inediti, video Super 8 e oggetti personali della fotografa americana. Curata da Anne Morin, la mostra presenta anche una sezione dedicata alle fotografie che Vivian Maier realizzò nel 1959 durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova. Dopo una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi, l’esposizione arriva in Italia e ha come obiettivo quello di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vicenda umana e artistica della fotografaVivian Maier Inedita è organizzata da diChroma Photography e dalla Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais ed è prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali, con il patrocinio del Comune di Torino. L’esposizione è sostenuta da Women In Motion, un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale.

Per informazioni: www.vivianmaier.it – 338 169 1652 – info@vivianmaier.it

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta per le consultazioni dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.15 ed è chiusa il sabato: dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto.

È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

 

“World Press Photo Exhibition 2022” Alla GAM di Torino l’anteprima italiana

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Il  più importante concorso di fotogiornalismo al mondo

Fino al 18 settembre

Abiti rossi dismessi e appesi a croci di legno, lungo una strada senza confini ingoiata da lugubri sterpaglie, appiattita sotto un cielo plumbeo e terrifico che recupera un briciolo di umanità nell’appena accennata parvenza di una timida forma di arcobaleno: è questo lo scatto realizzato dalla fotografa canadese Amber Bracken per il “New York Times” vincitore assoluto (i nomi dei premiati sono stati annunciati nel marzo scorso) della 66^ edizione della “World Press Photo Exhibition 2022”, il più importante concorso di fotogiornalismo a livello internazionale, nato ad Amsterdam nel ‘55. Foto dell’anno, l’opera vuole ricordare i bambini morti alla “Kamloops Indian Residential School” nella Columbia Britannica, chiusa nel 1978 e facente parte della rete di collegi per aborigeni in Canada, dove nel maggio del 2021 scavi effettuati con radar portarono alla luce i resti di 215 bambini, piccoli indigeni sottratti alle loro comunità, torturati fino alla morte e ignobilmente sepolti in tombe anonime.

 

Sorte comune per migliaia e  migliaia di bimbi, vittime innocenti (fra gli anni ’60 e ’80) del capitolo oscuro e vergognoso della storia e della politica coloniale del Canada. Nella foto scattata dalla Bracken “potevo quasi sentire la quiete, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo”. Queste le parole, a commento dello scatto “of the year” da parte della presidente della Giuria globale (dopo un primo lavoro di selezione fatto dalle giurie regionali), l’azerbaijana Rena Effendi. Compito arduo, quest’anno, quello dei giurati se si considera l’elevato numero di lavori, foto e open format, loro pervenuti: 64.823 i candidati, le opere da premiare sono state scelte fra 4.066 fotografi provenienti da 130 Paesi. E ben 134 sono quelle raccolte in mostra, in anteprima italiana, alla “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di via Magenta 31 a Torino, fino al 18 settembre prossimo. Per il sesto anno consecutivo sotto la Mole, l’evento si deve all’impegno della start up pugliese “Cime”, partner della “World Press Photo Foundation” di Amsterdam e della “Fondazione Torino Musei”. Fra le foto esposte alla “GAM”, ovviamente le quattro vincitrici mondiali. Accanto alla succitata della canadese Bracken, troviamo il Premio “World Press Photo Story of the Year” andato a “Salvare le foreste con il fuoco” di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per “National Geographic/Panos Pictures”.

Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come “combustione a freddo”: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l’accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi. Vincitore del premio “World Press Photo long-term project award”, invece, “Distopia amazzonica” di Lalo de Almeida, Brasile, per “Folha de São Paulo/Panos Pictures”. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali.

 “Il sangue è un seme” di Isadora Romero, Ecuador, ha vinto la sezione video, “World Press Photo open format award”.  Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa degli “antichi semi”, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. Con Torino, la mostra andrà a toccare 70 sedi in 30 Paesi e si stima che sarà visitata da più di tre milioni di persone a livello internazionale. Lo scorso anno, nonostante gli effetti e le restrizioni della pandemia, “World Press Photo Torino” è stata la 17esima mostra più visitata in Italia (classifica stilata dal “Giornale dell’Arte”, aprile 2022): ciò ha permesso a “Palazzo Madama”, che ospitava l’esposizione, di essere il primo tra i musei torinesi nella classifica italiana (47° posto grazie a 23.696 accessi).

Gianni Milani

“World Press Photo Exhibition 2022”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 18 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 10/18

Nelle foto:

–       Amber Bracken: “Kamplos Indian Residential School”

–       Matthew Abbott: “Salvare le foreste con il fuoco”

–       Lalo de Almeida: “Distopia amazzonica”

–       Isadora Romero: “Il sangue è un seme”

Il mistero del sogno e l’inconscio collettivo di Jung

L’alchimista può ricevere in sogno l’indicazione principale per iniziare l’Opera, così raccontano i Maestri di questa antica Tradizione. Il sogno può dunque aprire la nostra mente a dimensioni sconosciute e essere considerato dunque “rivelatore”?Nessuno ha la certezza che questo sia possibile, ma alcuni indizi possono farci sospettare che tale fenomeno possa, sia pure in condizioni speciali, verificarsi.

Prima di proseguire nella intrigante supposizione, è però necessario interrogarsi su cosa siano i sogni e il sonno che permette il loro apparire alla coscienza.

Il sogno è principalmente una storia, una serie di immagini che la nostra mente crea mentre siamo addormentati, la possibilità di ricreare nella nostra mente situazioni che siamo in grado di percepire come reali, tanto da poterne essere intristiti, spaventati o, al contrario, capaci di regalarci gioia e serenità. Una manifestazione che si verifica durante il sonno, dunque, uno stato fisiologico irrinunciabile, di cui non conosciamo ancora tutti i dettagli, una condizione che occupa circa un terzo della nostra vita, di importanza vitale per l’essere umano e non solo. Tentare di definire cosa sia il sonno si è rivelato, sin dall’inizio degli studi su tale materia, molto complicato; sappiamo per certo che il sonno è un periodo in cui, a un osservatore esterno, il dormiente appare in stato di incoscienza, mentre in realtà il cervello rimane molto attivo. La fisiologia ha permesso, infatti, di rilevare nelle cellule cerebrali una intensa attività biologica in cui è possibile elaborare risposte a quesiti rimasti irrisolti durante il giorno. Un problema da cui si era angustiati trova, come per incanto, la soluzione al risveglio successivo: “la notte porta consiglio non è soltanto un modo dire, ma in questa frase si cela una verità positiva, accertata in innumerevoli casi. Un sonno tranquillo, adeguato e soddisfacente, aiuta inoltre le persone a rimanere in salute e in un ottimale equilibrio psichico. E’ appurato, ormai da tempo, che durante il sonno si ha una intensa attività cerebrale in cui sono riconoscibili cinque fasi; ognuna è importante per assicurare il completo riposo della mente e del corpo. Alcune fasi sono necessarie per sentirsi rilassati ed energici il giorno dopo, mentre altre fasi permettono di memorizzare quanto appreso durante il giorno e a dare origine ai ricordi. La più importante fra queste è la fase cosiddetta REM (rapid eye movement), poiché in quest’ultima si verificano i sogni. La mancanza di sonno, o un sonno agitato tale da non consentire un adeguato riposo, aumentail rischio di scompensi nel fisico, come l’aumento della pressionee una maggiore facilità all’insorgenza di malattie cardiache. Un buon sonno è uno dei tre pilastri fondamentali per godere di una buona salute, oltre a una dieta equilibrata e un regolare esercizio fisico, e i parametri che sono stati individuati per tentare di definire cosa sia “un buon sonno”, sono essenzialmenterappresentati, in primo luogo, dalla durata, che dovrebbe essere compresa fra le sette e le nove ore al giorno. Ridurre il sonno, anche solo di un’ora, può rendere più difficile la concentrazione il giorno successivo e ridurre il tempo di reazione. Oggi è accettato da tutti gli specialisti che un sonno insufficiente rende anche assai più probabile correre dei rischi e prendere decisioni sbagliate. Un sonno breve può rendere una persona facilmente irritabile e contribuire a problemi di relazione, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, che sono più esposti all’eventualità di sviluppare comportamenti ansiosi e scivolare gradualmente in uno stato depressivo. Inoltre, durante il sonno, il corpo produce ormoni che aiutano i bambini a crescere e, nel corso della vita, aiutano a produrre massa muscolare, a combattere le malattie e a riparare i danni al corpo.

La seconda condizione, capace di garantire un sonno efficace per la ripresa ottimale delle funzioni fisiologiche al risveglio, è la continuità; senza di questa i soggetti che subiscono numerosi risvegli, avvertono una notevole stanchezza e appaiono facilmente irritabili. La terza, la più difficile da definire, è la profondità del sonno, ovvero, la condizione in grado di isolare il più possibile una persona dal mondo esterno, permettendo all’organismo di esercitare in modo ottimale le molteplici funzioni che, oggi,sappiamo avvenire durante il riposo notturno, fra queste la più misteriosa, quella del sognare. La teoria scientifica oggi più accettata è che i sogni rappresentino un meccanismo essenzialeper consolidare i ricordi e rafforzare le connessioni neurali che utilizziamo di più, scartando quelle che non sono utili.

Secondo questa teoria, i ricordi si formano in due fasi. La prima è la codifica dei ricordi, che avviene mentre siamo svegli e il nostro cervello riceve informazioni dai sensi; le informazioni che riceviamo durante il giorno sono molte; queste, nella maggior parte dei casi, vengono fissate debolmente e pertanto i ricordi che formiamo sono fragili e di breve durata.

Secondo tale teoria, il consolidamento dei ricordi avviene durante le fasi del sonno profondo e del sonno REM. In ogni caso, nonostante le conquiste tecnologiche che ci permettono di studiare da un punto di vista squisitamente meccanico le teorie della formazione dei sogni, mediante l’utilizzo di macchinari complessi e assai evoluti, quali TAC, Risonanza Magnetica, PET e così via,non hanno ancora fornito i dati utili a rispondere alla domanda che le persona curiose si pongono  da sempre, ovvero: dove va a finire la nostra coscienza quando dormiamo?

Quesito intrigante interrogativo, di pertinenza non solo medica, ma anche filosofica, è l’arcano principale del nostro essere costretti a dormire. Quante volte sarà capitato a tutti noi di provare un senso di smarrimento al risveglio, ripensando a un sogno occorso pochi attimi prima di riaprire gli occhi per affrontare un nuovo giorno, oppure ci si è domandati quale possa essere il significato dell’aver vissuto situazioni incomprensibili alla nostra mente razionale, tanto assurde da riuscire a farci sorridere, oppure spaventarci, a seconda delle circostanze che si è appena terminato di vivere in una dimensione che avvertiamo ben vicina a noi, ma di cui fatichiamo a fare nostra la sua esistenza?  

Durante i sogni può succedere di incontrare persone conosciute, oppure perfetti sconosciuti con cui si intrattengono conversazioni sui più svariati argomenti, ci si può trovare da soli o in compagnia di amici o di sconosciuti e spostarsi con loro, condividendone gli eventi e le situazioni fino al risveglio, quando si resterà perplessi nel domandarsi dove si fosse diretti e perché.

Carl Gustav Jung parlò di inconscio collettivo per definire la struttura della psiche dell’intera umanità, uno spazio inconscio la cui estensione potrebbe comprendere e accomunare tutta la popolazione del pianeta.

E se questo spazio inconscio fosse un luogo in cui ognuno può avere accesso quando sogna?

Anche a costo di ricevere critiche feroci, osando avanzare una ipotesi forse meno fantasiosa di quanto si possa credere, è forse possibile azzardare l’ipotesi della esistenza di “un luogo di incontro collettivo a livello inconscio”, comune all’intera umanità?

La nostra psiche, durante il sogno, può forse incontrare e interagire con persone che, abbandonato il corpo fisico, nel sonno potrebbero disporre della facoltà di ritrovarsi nella medesima dimensione eterica, priva di tutto ciò che nella vita “reale” frena le potenzialità dell’individuo, come capita a chi vive ignaro di questo aspetto della sua esistenza, al pari della maggior parte di noi.

Ipotesi di cui ci parlavano già studiosi del passato, consci di una composizione più complessa dell’essere umano, non limitata solo all’involucro fisico, ma costituita anche da altri corpi invisibili, percepibili a quanti, in quegli istanti, stanno utilizzando il loro corpo spirituale, nel rispetto della regola che ogni corpo può essere utilizzato solo al livello in cui si trova.

Il corpo fisico vedrà e potrà interagire solo con altri corpi fisici; i corpi spirituali potranno rapportarsi solo con quelli incontrati nel mondo spirituale che, forse, raggiungiamo durante il sonno.

Tale teoria, che spiega almeno in parte il “sogno lucido”, presuppone che la nostra vita possa dunque essere assai più ricca di quanto avvertiamo comunemente, essendo ipotizzabile un territorio in cui, forse, sia possibile trasferirci quando si cade addormentati.

Un ambiente percorribile talvolta nel sonno, che rimane ancora tutto da scoprire.

Alla luce di questa visione basata su teorie risalenti a tempi assai lontani da quelli della nostra evoluta, ma fragile civiltà, è forse possibile che le nostre vite si incontrino non solo su di un piano terreno, ma anche in una dimensione “altra”, raggiungibile quando apparentemente incoscienti, abbiamo la possibilità di trasferirci in mondi sconosciuti. Per questo motivo, d’ora in poi, varrà forse la pena ricordare bene quel che accade quando i nostri sogni ci appaiono assurdi e per lo più incomprensibili, anche se si sono impressi nella nostra mente come se avessimo davvero viaggiato nella vita reale, riuscendo a apprezzare la bellezza di luoghi a noi sconosciuti, assaporandone profumi portati dal vento, che avvertivamo carezzarci il volto mentre discutevamo amabilmente con uno sconosciuto, intento ad  illustrarci qualcosa a cui, forse, avremmo dovuto prestare più attenzione perché, stando così le cose, è possibile che quell’individuo potesse essere un Maestro,venuto a trovarci per offrirci insegnamenti che noi non siamo stati, almeno in quel momento, in grado di cogliere, perché incapaci di riconoscerlo come tale.

Rodolfo Alessandro Neri

Al convegno di Humanitas “Prevenzione e stile di vita

La salute, il cibo e il buon vivere” partecipa Antonio Chiodi Latini, il “cuoco delle terre”

 

“Tra i motivi che mi hanno spinto – spiega Antonio Chiodi Latini, cuoco delle terre – verso l’alimentazione vegetale vi è sicuramente la necessità di preservare la mia salute. I risultati che ho visto sul fisico e sulla psiche sono stati straordinari e, per questo, continuo a sostenere che la cucina vegetale sia il futuro, non soltanto perché è buona, ma anche perché è sana”.
Avendo provato in prima persona i benefici di una dieta vegetale, oggi lo chef dell’omonimo ristorante torinese è orgoglioso di partecipare con i suoi piatti al convegno dal titolo “Prevenzione e stile di vita: la salute, il cibo e il buon vivere”, promosso dall’Ospedale Humanitas Gradenigo.
Il convegno si terrà il 30 aprile prossimo presso la Centrale di Nuvola Lavazza e vedrà impegnati i medici dell’ospedale torinese nell’analisi di quanto uno stile alimentare sano possa essere un alleato prezioso nel mantenimento della nostra salute.
Responsabile scientifico del convegno sarà il dottor Francesco Milone, direttore della Cardiologia Humanitas Gradenigo, da anni impegnato nella prevenzione in ambito cardiovascolare, anche attraverso un’attenzione specifica agli stili corretti di vita, a partire da quello a tavola.
Si calcola che la pandemia da Covid abbia causato fino ad oggi in Italia circa 150 mila morti, un numero molto grande e doloroso. Tra le cause principali del decesso in Italia, al primo posto, rimangono gli accidenti cardiovascolari, dell’infarto e dell’ictus, con 230 mila morti su un totale di 640 mila, seguiti dai tumori.
Si calcola inoltre che si potrebbe giungere alla prevenzione di ben l’80 per cento delle malattie cardiovascolari, quali infarto e ictus, seguiti dai tumori, che potrebbero essere prevenuti se si smettesse di fumare, si seguissero una dieta sana e si svolgesse un regolare esercizio fisico. Almeno il 70 per cento dei pazienti con fattori di rischio non sa di averli e non si cura in modo adeguato. La maggior parte dei pazienti colpiti da eventi cardiovascolari a distanza di tre anni non ha saputo correggere in modo efficace i propri fattori di rischio e il proprio stile di vita.
Il congresso vuol fare luce su questo tema e si articola in quattro sessioni. Il focus della prima è quello che riguarda la guida sull’utilizzo dei farmaci nella prevenzione, sulla base degli obiettivi indicati dalle nuove linee guida europee.
Nella seconda viene illustrato un nuovo metodo di cura, la cosiddetta “medicina d’insieme”, vale a dire la gestione del paziente nella sua totalità e il metodo educativo in luogo di quello prescrittivo. Vengono approfonditi i rapporti tra oncologia e alimenti, esaminando il ruolo della dieta, intesa non come privazione, ma come abitudine alimentare e possibile terapia.
La mattinata sarà chiusa dall’illustrazione dell’ultimo nato in Humanitas Gradenigo, l’Ambulatorio della Prevenzione e dello Stile di Vita. La terza sessione sarà incentrata sul modo in cui l’alimentazione possa condizionare non solo molti aspetti della salute, ma anche l’ambiente in cui si vive.
Il convegno sarà concluso con i rimedi per il trattamento dell’obesità, sia di natura farmacologica, sia chirurgica.
Il catering del convegno sarà a base vegetale, preparato personalmente dallo chef Antonio Chiodi Latini, che ha incontrato la cucina vegetale nel 2017. Dopo anni di esperienza nel campo della ristorazione Antonio Chiodi Latini ha compiuto una scelta personale, ripartendo dai vegetali, trattati nella maniera più naturale possibile. Oggi il “cuoco delle terre”, come si fa chiamare Antonio, ha ritrovato la passione di un tempo per il suo lavoro e ha potuto approfondire tecniche, materie prime e combinazioni di sapori, andando al cuore di ciò che cresce nell’orto, valorizzandolo con esperienza e creatività.

Mara Martellotta

Renata Fossati: OLAF Scomparso e tradito. Un giallo lungo dodici mesi

Informazione promozionale

Dedicato a tutti i cani del mondo, di razza o meticci, di casa o randagi. E a tutte le persone che in ogni modo e con ogni mezzo si prendono cura di loro.

Ad Andrea e Matteo, i miei figli, un grazie infinito per aver accompagnato la mia passione, condiviso le gioie e le ansie che la vita di una allevatrice incontra sul suo cammino.

 

INTRODUZIONE

La storia evolutiva dei cani è corsa in parallelo con quella di noi umani. A loro dovremmo essere grati per tutti i servigi che hanno svolto e continuano a svolgere per noi. L’antenato del cane, il lupo, è tornato ad abitare soprattutto gli Appennini. Questo fatto è causa di tensioni tra protezionisti e cacciatori, per i danni alle greggi. Forse pochi sanno che molti di questi attacchi sono opera di cani inselvatichiti, frutto dell’abbandono da parte dell’uomo.

A tutti coloro che, privi di :

SENSO ETICO
UMANA PIETÀ
UN MINIMO DI SENSIBILITÀ
UN BARLUME DI COSCIENZA

vigliaccamente si liberano di loro… a costoro, ricordo che l’abbandono di un cane è un reato penale. Abbandonare un cane significa condannarlo a morte quasi certa. Per chi sopravvive, si apre una vita d’inferno fatta di sofferenza, angoscia e terrore. Un atto vile, abietto, vergognoso e indegno di un essere umano.

PRESENTAZIONE
Questo libro, pur essendo un’opera di fantasia, è un piccolo frammento di una realtà sconcertante di cui poco si parla nel nostro Paese. Il ritorno del lupo è causa di tensioni tra protezionisti e cacciatori, per i danni alle greggi. Forse pochi sanno che molti di questi attacchi sono opera di cani inselvatichiti, frutto dell’abbandono da parte dell’uomo. A fronte di poche migliaia di lupi, centinaia di migliaia di cani inselvatichiti vagano sugli Appennini in cerca di un improbabile futuro. Uno di loro, Olaf, due volte tradito dagli umani, riuscirà dopo un anno di tempo a salvarsi da un destino che sembrava segnato: sarà solo l’amore a ricondurlo sulla strada di casa. I protagonisti, Laura e Piero, saranno travolti in maniera inaspettata da una serie di eventi che li condurranno sulle tracce di Olaf. Sullo sfondo, anche i loro sentimenti troveranno la strada che conduce alla felicità.

APPENDICE

Il dramma dell’abbandono dei cani ha origine certe: è l’uomo il colpevole. Da molti anni l’autrice si occupa del tema indagando ragioni che, seppur note agli esperti, restano sul tavolo quasi inalterate, immobili e insensibili alle tremende conseguenze cui i cani vanno incontro dopo l’abbandono. Cresciuti senza educazione o trattati come fossero bambole; troppo ingombranti, troppo abbaioni o troppo rosicchiatori. Una escalation di “troppo”. Un elenco di scuse cui l’uomo si appoggia per mettere in atto la più grande delle vigliaccherie: abbandonare. Indagare sul funzionamento della mente dei cani aiuterebbe sicuramente a riflettere in anticipo, cioè prima di adottare o acquistare un cane.
Conoscere la sensibilità della loro sfera emotiva e dei loro bisogni primari che col tempo hanno acquisito nuove esigenze di sopravvivenza, permetterebbe ai più di comprendere quanto siano esposti allo stress, quanto siano sensibili ai cambiamenti e quanto costi loro essere trascurati o peggio, maltrattati. L’impegno dell’autore si è concretizzato attraverso una lunga serie di articoli a tema che ripercorrono la storia del cane accanto all’uomo. Un affascinante racconto per sottolineare l’esigenza imprescindibile di conoscere cuore e mente di quello che storicamente viene identificato come il “migliore amico dell’uomo” e di come, troppo spesso, l’uomo abbia imparato a dimenticarsene.

 

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L’AUTRICE: RENATA FOSSATI

Laureata in Pedagogia, allevatore di Samoiedo con affisso “del Corno Bianco”. Giudice di bellezza ENCI/FCI. Dal 2008 collabora con ENCI per la rivista “I Nostri Cani”. Docente di psicologia canina nei corsi di formazione per esperti giudici promossi da ENCI. Istruttore cinofilo presso la Scuola di Formazione Cinofila “Il Biancospino”. Esperta in pet therapy (Interventi Assistiti con gli Animali – IAA ), ha al suo attivo decine di progetti sul territorio, a partire dall’anno 2000. Conforme alle Linee Guida promosse dal Ministero della Salute in ambito IAA, è Coadiutore del Cane e  Responsabile di Progetto EAA (Educazione Assistita con gli Animali). Docente nell’ambito dei corsi di formazione IAA, autorizzati dal Ministero della Salute. Vive a Darfo Boario Terme (BS).

fossatirenata@fossatirenata.it
FB Renata Fossati