La famiglia e il Teatro Stabile di Torino comunicano che la camera ardente per Eugenio Allegri verrà allestita al Teatro Carignano di Torino (piazza Carignano, 6), venerdì 13 maggio 2022, dalle ore 10.00 alle ore 13.00. I funerali seguiranno in forma strettamente privata
Esistono vini che resistono al tempo e che, nonostante le innovazioni tecnologiche introdotte per la loro produzione, hanno saputo mantenere intatto il gusto col quale si sono fatti conoscere. E, forse, si sono anche migliorati.


E’ ovvio che le aspettative sono tante. Pensiamo che la riserva possa consentire, qualora ce ne fosse bisogno, di innalzare quella che è la percezione qualitativa del nostro vino, affermando ancora una volta che il Barbera d’Asti si posiziona, a ragione, tra i piu grandi vini rossi italiani ed internazionali. Come si diceva prima, inoltre , con le menzioni geografiche comunali si potrà operare verso quello che oggi il consumatore cerca: la tracciabilita è l’identità chiara è netta di un prodotto, il vino, appunto. Da qui ne seguirà un grande progetto legato ,a sua volta, alla sostenibilità perché , partendo dalle piccole realtà, è nostra intenzione creare sensibilità nelle piccole comunità comunali . E non solo al fine di rendere i nostri vini sostenibili per noi e per le generazioni future : non dimentichiamoci, infatti, che già oggi le aziende dei nostri viticoltori fanno del patrimonio unesco Langhe Roero e Monferrato, aspetto che, forse, andrebbe sottolineato con maggior forza.
Chiara Vannini
Drammatico il bilancio di un incidente stradale avvenuto questa mattina sull’A4 Torino-Milano nei pressi del casello di Arluno in direzione Milano, dovuto al tamponamento tra un furgone e un’auto.
Sei l’ex persone coinvolte di cui quattro sono morte e due ferite gravemente. Due delle vittime sono uomini di 30 anni, il terzo di 35 mentre del quarto non è ancora nota l’età. Per tutti è stato accertato il decesso sul posto. I feriti sono un 30enne è un 49enne.
A Porta Palazzo c’è la moneta di prossimità
La Portineria promuove il commercio di vicinato
A Porta Palazzo e ad Aurora c’è una nuova moneta di prossimità che si potrà spendere in trenta negozi e locali per ottenere uno sconto del 10% sugli acquisti. La ‘banca’ che la distribuisce è la Portineria di comunità, che ha come missione principale quella di avvicinare le persone, creare comunità e in questo caso sostenere il commercio del quartiere provato da anni di pandemia e di crisi economica. Si parte domani con la distribuzione gratuita tra i 300 cittadini che hanno già una tessera della Portineria. Questi potranno ricevere al massimo 30 monete ciascuno.
Hanno già aderito una trentina di attività commerciali tra cui panetterie, farmacie, botteghe, negozi di alimentari, bar e ristoranti. C’è la Regia Farmacia, luogo storico sempre aperto e a due passi dal Duomo, il negozio Tessuti Arcobaleno di corso Regina, che si tramanda da generazioni, con una proposta di stoffe di ogni tipo. E ancora ‘Cammelia, il tempo del the’, luogo dove poter passare un pomeriggio per degustare una delle tante qualità di tè del mondo, il Convitto, caffè torteria nel centro di Torino.
Ma come funziona la moneta di prossimità ribattezzata ‘Io spaccio cultura’? Chi la desidera deve rivolgersi ai portinai dell’edicola di piazza della Repubblica 1/F. Poi potrà andare in una delle attività commerciali indicate per fare acquisti ottenendo uno sconto intorno al 10% e piccoli omaggi. Ogni fine mese i Portinai le ritireranno dai negozi ed eleggeranno l’attività commerciale che ha ottenuto la maggiore fiducia da parte dei suoi abitanti. La moneta può essere usata nelle attività della rete del Gasp!, Gruppo di acquisto solidale della Portineria, nato a Porta Palazzo due anni fa durante il periodo pandemico come rete del commercio di prossimità fortemente voluta dai commercianti e abitanti per le spese a domicilio.
“Questa moneta simbolica diventa uno strumento per valutare l’impatto economico e sociale del quartiere, osservando le abitudini degli abitanti e sviluppando il commercio di prossimità in modo qualitativo e quantitativo. – commenta Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di cultura popolare – Il nostro compito come Portineria è innescare piccoli processi di mutuo aiuto tra abitanti. Così con questa iniziativa contiamo di far sentire ai commercianti ed esercenti la vicinanza del quartiere, un esperimento da esportare nelle altre comunità dove sorgeranno i prossimi presidi leggeri.”
Accadde oggi
Giusto una settimana fa c’è stata la celebrazione del ricordo del Grande Torino perito a Superga il 4 maggio 1949.Esattamente 2 anni prima,l’11 maggio 1947 quella supersquadra stabiliva uno dei tanti record che ha lasciato nella storia del calcio italiano e mondiale.
Il Grande Torino rappresentava anche la Nazionale italiana e quindi le aspettative di un Paese uscito devastato dalla seconda guerra mondiale che si rimboccò le maniche per tornare alla normalità:il record, che ancora resiste, è dell’11 maggio del 1947 quando 10 granata su 11 furono schierati in maglia azzurra nel match vinto 3-2 sull’Ungheria del giovane ma già promettente Ferenc Puskas. Per la cronaca, mancava solo il portiere Valerio Bacigalupo perché il commissario tecnico Vittorio Pozzo preferì affidarsi allo juventino Sentimenti IV,portiere più esperto.Ricordiamo un particolare
I due giocatori erano grandi amici: infatti i resti di Bacigalupo furono riconosciuti a Superga soltanto perché nel suo portafoglio fu trovata la foto dei due portieri assieme.Infatti Sentimenti IV era il suo mito sportivo.
Enzo Grassano
Eventi al museo Pietro Micca Eurovision 2022 e
“316° anniversario dell’assedio di Torino del 1706”
Visite speciali periodo 12-18 maggio
Il 14 maggio 1706 era un bellissimo venerdì, ma già funestato per i francesi da un cattivo presagio avvenuto due giorni prima durante la marcia di avvicinamento per l’assedio di Torino: una eccezionale eclissi solare totale, visibile da tutta Europa, aveva mutato il giorno in notte e oscurato il sole, simbolo di Luigi XIV, detto re sole. Nelle tenebre di quel mattino, al posto del sole, brillava nel cielo la Costellazione del Toro, come una magia celeste che faceva il tifo per i Torinesi.
Difendevano la città possenti mura, sul davanti la cinquecentesca cittadella pentastellata e sottoterra una ragnatela di 21 chilometri di gallerie del sistema di contromina aspettava al varco con gli effetti di un insidioso campo minato.
Quando nella seconda metà dell’Ottocento le fortificazioni furono demolite, rimasero le gallerie a 7 e 14 metri sottoterra a far vivere una città sotterranea unica nel suo genere.
Nel 316° anniversario dell’inizio dell’assedio, che durò117 giorni, tragico come Mariupol per bombardamenti e sacrifici di soldati e popolazione, il museo Pietro Micca ripropone alla visita sempre nuove novità, siti da visitare e emozioni da vivere.
Oltre al normale programma di visite guidate giornaliere(www.museopietromicca.it), ecco le novità:
Per tutte le attività, la prenotazione dà priorità
INFO e PRENOTAZIONI
tel. 011 01167580, email info@museopietromicca.it, sito www.museopietromicca.it
Mille farfalle in volo a Lignano Sabbiadoro
Prime medaglie nel 16° Campionato nazionale Csi di Ginnastica Ritmica
Inseguita dalle volanti per 15 km e arrestata
Intervenuti gli agenti della squadra volante
Quindici chilometri di fuga spericolata, tanta è stata la lunghezza del tragitto percorso da una donna che l’altra sera intorno alle ore 21, non si è fermata all’alt della volante.
Transitando in Corso Vercelli, gli agenti della squadra volante notano un’auto attraversare l’incrocio nonostante la luce rossa. I poliziotti intimano all’auto l’alt ma la conducente ignora le indicazioni e si dà alla fuga. A questo punto inizia l’inseguimento. Dopo aver superato altri due incroci con il rosso, la donna alla guida dell’auto continua la sua folle corsa in direzione Mappano, per poi giungere a Leinì da dove si dirige in direzione A4. Durante la corsa, l’autovettura invade più volte la corsia di marcia opposta, rischiando di collidere con veicoli provenienti in senso contrario e mettendo in pericolo l’incolumità di altri utenti della strada. Giunta all’ingresso “Volpiano Sud”, l’auto in fuga va a collidere con il guard rail dove termina la sua corsa.
A bordo dell’auto ci sono due persone: un’italiana di 39 anni e un’altra persona risultata estranea ai fatti. Nel corso della perquisizione dell’auto, gli agenti trovano sul tappetino lato conducente un involucro poi risultato contenere cocaina. Nella successiva perquisizione domiciliare, vengono rinvenuti e sequestrati due bilancini di precisione e una carabina ad aria compressa.
A seguito dei fatti, la donna viene arrestata per resistenza a pubblico ufficiale e denunciata in stato di libertà per detenzione di stupefacenti, oltraggio a pubblico ufficiale, detenzione abusiva di armi e guida in stato di alterazione psicofisica. La stessa è stata anche sanzionata amministrativamente per diverse infrazioni al codice della strada.
La Settima Conferenza operaia del PCI si svolse a Napoli dal 3 al 5 marzo 1978. Il sindaco della città partenopea, una delle “capitali della crisi”, era a quel tempo Maurizio Valenzi. La relazione introduttiva venne tenuta da Giorgio Napolitano. Tra i tanti intervennero Luciano Lama, Sergio Garavini, Gerardo Chiaromonte e, ovviamente, Enrico Berlinguer.
La nostra delegazione era piuttosto composita e partecipata: una ventina di delegati dei quali ero responsabile, nonostante i miei vent’anni. Il viaggio verso Napoli fu alquanto avventuroso. Saliti sul treno in due gruppi, tra Domodossola e Fondotoce, raggiungemmo la stazione Centrale di Milano dove era previsto il cambio di convoglio. Uno dei nostri, ferroviere che lavorava in dogana, disse: “Tutti con me! So ben io dove bisogna andare!”. E noi, fiduciosi, lo seguimmo, salendo sui vagoni di un treno fermo tre binari più avanti. Meno male che era “del mestiere”: per un pelo non rischiammo di finire al Brennero. Fortunatamente, a scanso di equivoci, per toglierci ogni residuo di dubbio, chiedemmo informazioni a un controllore. In fretta la “truppa”, avvertita del tragico errore, si spostò sul binario giusto, accomodandosi nei posti prenotati sulla Freccia del Sud, il direttissimo 590/591 che collegava il capoluogo lombardo con la Sicilia. Ognuno si era portato le sue cose in valigia o in borsa. Restammo a bocca aperta quando il segretario della cellula comunista della Rumianca di Pieve Vergonte mostrò il suo bagaglio: un semplice tascapane conteneva il minimo indispensabile per i cambi di calze e mutande, un fiasco di vino, un salame felino lungo quasi mezzo metro e un largo filone di pane. Tenne a precisare che i viveri erano la dotazione di base, ridotta all’essenziale per il viaggio d’andata. Partimmo e molti manifestarono i primi segnali di stanchezza. Durante il viaggio notturno accadde un episodio incredibile. Messi in guardia dal capotreno sui frequenti furti ad opera di lesti borseggiatori, ci si attrezzò per assicurare un’adeguata chiusura degli scompartimenti che ospitavano le cuccette. Quattro dei nostri, operai alla Montefibre di Pallanza e alla Cartiera di Possaccio, legarono attorno alle maniglie della porta una cintura dei pantaloni. A notte fonda, transitando sull’Appennino qualcuno tentò di aprire il loro scompartimento incontrando però la resistenza della striscia di cuoio.
Contrariato lanciò un’invettiva che –stando a quanto udirono– pareva si trattasse di un piccato “Maiali!”. Solo Roberto Spadini, sfoggiando un’invidiabile e britannica flemma, intuì la cosa come un annuncio. “Ho sentito bene. Hanno detto “Giornali!”, e con quell’idea fissa in testa,infilate le ciabatte, andò in lungo e in largo per il treno a cercare quel signore che vendeva i quotidiani. Non trovandolo, sostando il treno alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, scese – sempre in ciabatte – e cercò l’edicola che, a quell’ora, aveva ancora la serranda abbassata. Deluso e dubbioso, scuotendo la testa, risalì. Il resto della nottata trascorse tranquillo e ci lasciammo alle spalle anche la capitale. Dopo l’alba, più o meno tutti svegli, scostate le tende scure, si guardava dai finestrini il panorama agreste che scorreva davanti agli occhi ancora assonnati. Un delegato sindacale della Montefibre d’origine campana assicurò che entro un’ora abbondante saremmo giunti alla meta. Dieci minuti dopo il treno iniziò a rallentare fino a fermarsi. Il cartello della stazione annunciava “Napoli Campi Flegrei”. Il panico si diffuse all’istante: eravamo a destinazione! Il buon Arturo aveva toppato alla grande e ora tutti cercavano di scendere il più in fretta possibile. Chicco scese in mutande, altri vestiti in fretta e furia, trascinandosi borse e valigie. Spadini scese in ciabatte e quando il treno ripartì si accorse che verso Salerno se ne andavano anche le sue scarpe che, liberatesi dei piedi del povero Roberto, proseguirono orfane e mute verso un ignoto futuro. L’inizio dell’avventura era stato poco promettente ma il seguito non fu da meno. La destinazione della prenotazione alberghiera, per ragioni strettamente economiche motivate dall’inflessibile senso del risparmio di Bruno, il nostro amministratore, ci portò a Torre del Greco, a trenta chilometri da Napoli. Camere dignitose, pulite. Vitto da dimenticare. Tutta la delegazione fuggiva ogni sera verso pizzerie, trattorie, ristorantini nei pressi del luogo dove eravamo confinati, evitando di consumare la cena che faceva parte dell’accordo stipulato. Solo il capodelegazione, vale a dire chi scrive, venne precettato una sera dal maître che l’obbligò a sorbirsi una sciapa minestrina, due fette di spalla cotta che non faceva onore alla parte anteriore della zampa del suino al quale era appartenuta, un formaggino Mio e una mela cotta che, in origine, doveva essere già avvizzita. Dalla sera successiva e dalla seguente l’esperienza venne evitata grazie ad abili sotterfugi.
La Conferenza fu un esperienza per certi versi indimenticabile. Per la qualità del dibattito e per l’intervento che il nostro delegato fece dalla tribuna parlando dell’impegno dei lavoratori chimici del nord a sostegno delle rivendicazioni dei loro compagni del sud. Per il clima che si respirava nel Palasport gremito da oltre quattromila delegati, per le parole di molti e soprattutto di Enrico Berlinguer che riassunse nel suo intervento il senso della scritta che campeggiava alle spalle del palco: “Occupati e disoccupati uniti nella lotta per lo sviluppo civile e produttivo di Napoli e del Mezzogiorno”. Ma fu indimenticabile anche le avventure di alcuni di noi che si persero sui mezzi dell’ Atan, l’Azienda Tranvie Autofilovie Napoli, sui bisogni idrici fatti controvento da un delegato in crisi prostatica nel fossato del Maschio Angioino, dalla valutazione della consistenza della sabbia dell’arenile di Torre del Greco da parte del medesimo che, a causa del buio di una notte senza luna e di una persistente sfortuna , si rivelò il prodotto di una deiezione canina, dello scontro fisico tra il capodelegazione e Luciano Lama che incocciarono in una svolta tra i corridoi del Palasport e della rissa che venne sfiorata tra la nostra delegazione e quella di Cremona. Su quest’ultimo episodio è utile aprire una parentesi, per specificare bene l’accaduto e le ragioni che portarono la tensione a un passo dallo scontro. Due delegati della Montefibre di Pallanza (dei quali, per eccesso caritatevole, ometteremo le generalità) ogni mattina tardavano tra i venti e trenta minuti la partenza del pullman a causa del ritardo cronico nello sbarbarsi, lavarsi e vestirsi. Il mezzo che doveva portare le due delegazioni, quella del Vco e i cremonesi, a Napoli non poteva muoversi in loro assenza. Se il primo giorno vi furono solo dei brontolii , il secondo la protesta fu più vivace e la terza e ultima mattina scoppiò una vera e propria rivolta che solo la paziente opera di mediazione dei due capidelegazione riuscì a sedare, non senza qualche difficoltà. Terminata la Conferenza il viaggio di ritorno non riservò sorprese se non uno strascico che si potrebbe definire “a scoppio ritardato”. Infatti, tre settimane dopo, ad una assemblea dei delegati chimici che si tenne a Vercelli dove i lavoratori lottavano come tutti quelli del gruppo Montefibre per salvaguardare il processo produttivo e i posti di lavoro, un esponente del Consiglio di Fabbrica di Pallanza ( lo stesso che era intervenuto a Napoli) pronunciò lo stesso discorso, calcando la mano sul fatto che anche in Piemonte c’era la massima disponibilità a discutere il futuro di realtà come quella della provincia del riso a vantaggio di quelle collocate nelle regioni meridionali del Paese. Apriti cielo! Si dovettero sudare le proverbiali sette camicie per assicurare i vercellesi che nessuno voleva vendere la loro pelle ma che si trattava solo di una interpretazione un poco troppo enfatica del concetto solidaristico che univa il nord al sud nella stessa lotta per lo sviluppo. A riprova che non sempre i buoni concetti, alla prova pratica, vengono condivisi con lo stesso entusiasmo.
Marco Travaglini
Controllo del Vicinato, piemontesi a Mantova
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Dopo tre anni, sabato 7 maggio 2021 si è nuovamente riunita in presenza, a Mantova, l’Assemblea dei Soci dell’Associazione Controllo del Vicinato per l’approvazione del bilancio di esercizio 2021, per l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo e del Presidente
A testimonianza della fattiva collaborazione dell’ACdV con l’Amministrazione Comunale, ha partecipato all’incontro l’Assessore Iacopo Rebecchi, che nel salutare i Soci ha ribadito l’importanza del lavoro svolto dall’associazione sul territorio, per il quale ringraziamo i nostri referenti Daniela Morselli, Giuseppe Bruzzano, Stefano Carboni, Rino Martinazzo, e insieme a loro tutti i coordinatori che con il loro operato contribuiscono alla sensibilizzazione dei cittadini, rafforzando lo spirito di collaborazione e solidarietà che sono i valori su cui si fonda il controllo del vicinato
Il consiglio direttivo uscente ha chiuso un bilancio positivo sia dal punto di vista contabile, ma soprattutto per le molteplici iniziative e attività poste in essere su tutto il territorio nazionale sia nel corso del 2021, sia nel corso di tutto il mandato quadriennale
Nel suo discorso, il Presidente Fedinando Raffero si è detto molto soddisfatto per la vitalità del Direttivo e di tutta l’Associazione, che nonostante le difficoltà e i limiti imposti dalla pandemia non si è lasciata cogliere impreparata, ma grazie al lavoro del suo team tecnico ha saputo rinnovarsi anche dal punto di vista tecnologico, cogliendo l’occasione per sviluppare la propria azione e tenere vivo il contatto con la rete di cittadini aderenti al progetto attraverso un nuovo servizio di newsletter, webinar tematici e creando occasioni di incontri tra i gruppi in video conferenza
Proprio grazie al supporto della tecnologia, molti Soci hanno potuto infatti partecipare all’Assemblea in collegamento da remoto, così come le votazioni dei punti all’ordine del giorno che si sono tenute in modalità telematica.
Una vera novità per l’Associazione.
È stato quindi eletto il nuovo Consiglio Direttivo, costituito da sei Soci, e per il quale c’erano in lista otto candidati, mentre il Presidente Raffero, ricandidatosi, ha ottenuto la conferma per un nuovo mandato con voto plebiscitario
L’Assemblea ha quindi concluso i lavori con il rituale pranzo societario presso il ristorante Ai Garibaldini, cogliendo così l’occasione per condividere un momento di convivialità