Un autobus della linea 35N che viaggia tra Nichelino, Vinovo e il centro commerciale Mondojuve, è andato parzialmente in fiamme. Sostava al capolinea in via Trento, a Nichelino, con due persone a bordo, quando sono divampate le fiamme. L’autista è riuscito a spegnere l’incendio con l’estintore in dotazione. Tra le possibili cause anche le elevatissime temperature di questi giorni.
Il dramma di Contrada

La Cassazione gli ha dato ragione, ha annullato il rigetto da parte della Corte d’appello di Palermo dell’istanza di risarcimento. Ma ha annullato con rinvio. Bisognerà trovare nuovi giudici d’appello «che non si siano mai occupati della mia vicenda, mica facile», ricorda Contrada, a cui assegnare il caso, e poi altra tappa in Cassazione. La terza.
Questa è giustizia da terzo mondo che grida vendetta , ma i giornali non ne parlano . Contrada ha diritto ad un po’ di pace . Si è rivelano un servitore degno dello Stato , malgrado le accuse infamanti che gli sono state vomitate addosso. Contrada ne e’ uscito a testa alta . Non si può dire altrettanto per i suoi persecutori che dovranno rispondere degli errori e della persecuzione che hanno orchestrato contro di lui .
Infarto stronca noto manager bancario
Presentata la stagione 2022/2023 del TPE Teatro Piemonte Europa
Un progetto artistico triennale, a firma di Andrea De Rosa, nuovo direttore del TPE Teatro Piemonte Europa, nominato nel dicembre scorso – classe 1967, ha calcato i palcoscenici della prosa, con Euripide e von Hofmannsthal, con Shakespeare e con Koltès, e dell’opera lirica, con Mozart e con Azio Corghi, con Donizetti e con Maderna, con “Fedra” ha vinto nel 2015 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro per il miglior spettacolo dell’anno, nel 2021 il Premio Hystrio alla regia -, progetto intimamente legato al proprio contenitore, a quel Teatro Astra che è casa e intima residenza sino al 2039, grazie alla convenzione rinnovata nel 2019 con la Città di Torino. Un progetto che pone le proprie radici e intercetta un insperato spazio in un presente che attraverso la pandemia e la guerra e la crisi non soltanto economica è piombato in coni d’ombra e in ampi angoli di minaccia. Con quel contorno di immagini e di parole e di resoconti che alimentano in noi, negli altri, nello spettatore un “evidente sensazione di confusione e stordimento” che prende sempre più piede. Si avverte la mancanza di un luogo di verità, una verità spinta verso i settori più personali o lontani, e il teatro può essere ancora (o illudiamoci con tutte le nostre forze che lo possa essere) quel rifugio, prevalentemente di fine giornata, dove sia possibile interrogarsi all’interno di una esperienza collettiva di conoscenza e di confronto.
Un progetto che si confronterà dunque con la mancanza di certezze e con la ricerca della verità, un confronto che, per la stagione che si estenderà sino al maggio 2023, si intitolerà “Buchi neri” e guarderà alla verità scientifica, uno dei punti e delle visioni più importanti di questi ultimi mesi che hanno accompagnato la vita privata e pubblica di noi tutti. Materia per molti tratti imperscrutabile, dai contorni oscuri, labili, confusi, quasi reclamizzata con buoni tratti di personalismo, una materia capace di confondersi a volte con quella stessa che è all’origine di ogni fatto teatrale: ecco perché De Rosa “ha chiesto ai registi e ai drammaturghi di confrontarsi con questa chiara e specifica direzione artistica, chiedendo loro di farsi parte attiva, di contribuire con le loro creazioni a un programma che, almeno nelle sue principali produzioni, cercherà di dare un contributo di riflessione e di approfondimento, oltre che artistico, su questo tema”.
Primo spettacolo della stagione, dal 12 al 20 novembre, “Processo a Galileo”, con Luca Lazzareschi e Milvia Marigliano, uno sguardo nuovo al di là del dramma brechtiano sul grande scienziato, dovuto alla regia a quattro mani di Carmelo Rifici e Andrea De Rosa, cui seguirà “Costellazioni” scritto da Nick Payne, per la regia di Raphael Tobia Vogel e l’interpretazione di Elena Lietti, in cui uno dei risvolti più bizzarri della fisica quantistica, secondo il quale potrebbero esistere infiniti universi, viene applicato ad un rapporto di coppia. Ancora “”Frankenstein”, tratto dal romanzo di Mary Shelley, riletto da Filippo Andreatta intorno al tema, intravisto e anticipato, della manipolazione del corpo e delle leggi della natura; “Principia”, con cui Alessio Maria Romano opererà su un linguaggio scientifico composto attraverso danza e suono, spazio e luce, al di là dei confini della logica, tuttavia con chiari riferimenti alla nostra realtà di ogni giorno. Chiudono le produzioni del TPE “Nottuari”, tra misteri e marionette inquietanti che trovano le proprie radici nei racconti horror e filosofici di Thomas Ligotti, e “La tecnologia del silenzio”, un testo affascinante sulla carta in cui Giorgina Pi pone la domanda se “le democrazie non abbiano strumentalizzato la scienza come pratica di sottomissione”. Titoli tutti che a molti potrebbero risuonare poco “teatrabili” e che avranno necessità, confortante e decisamente curiosa, di una serie di incontri con scrittori, divulgatori, scienziati e filosofi che si occupano di questi argomenti: decisamente un terreno nuovo su di un palcoscenico, ma altresì un terreno di fattiva discussione.
Nel corso della stagione verranno ripresi titoli che già hanno avuto un grande successo, “L’angelo di Kobane” di Henry Taylor con Anna Della Rosa, “Festen”, tratto dall’omonimo film di Thomas Vinterberg, Gran Premio della Giuria a Cannes, regia di Marco Lorenzi con Danilo Nigrelli e Irene Ivaldi, “Ciara. La donna gigante” di David Harrower, regia di Elena Serra e interpretazione di Roberta Caronia, “Brevi interviste con uomini schifosi” di David Wallace, interpretato da Lino Misella e Paolo Mazzarelli e regia di Daniel Veronese, argentino, classe 1955, capace di ricostruire sul palcoscenico mostri maschili con il loro falso rapporto con le donne, la violenza, il desiderio di possesso, le gelosie che sfociano nel delitto.
Tra le ospitalità, tra gli altri, Filippo Nigro in “Le cose per cui vale la pena vivere”, un testo di Duncan Macmillan e Jonny Donahoe, “La Gilda” di Giovanni Testori con Laura Marinoni nelle serate 20 e 21 dicembre, Umberto Orsini nelle “Memorie di Ivan Karamazov” da Dostoevskij (17 – 22 gennaio 2023), Fanny& Alexander che propongono “Storia di un’amicizia” da “L’amica geniale” di Elena Ferrante, Maddalena Crippa attrice e Peter Stein regista del “Compleanno” di Pinter e “Favola” con la Piccola Compagnia della Magnolia. Appuntamento per gli appassionati di cinema, e non soltanto, da non perdere, una serata in compagnia di Paolo Sorrentino (la data è in via di definizione), un’occasione in cui verranno proiettati i monologhi presenti nei suoi film, esplorando lo speciale rapporto tra il suo cinema e il teatro.
Elio Rabbione
Nelle immagini, il direttore Andrea De Rosa; Luca Lazzareschi e Milvia Marigliano in “Processo a Galileo”; scene tratte da “Costellazioni”, “Festen” e “Interviste con uomini schifosi”
Le origini del calcio
Curiosità dal mondo del calcio
Le origini del calcio sono molto più antiche di quanto crediamo: la versione definitiva e ufficiale che tutti noi oggi conosciamo,amiamo e vogliamo che rimanga tale è questa:la nascita del gioco del pallone risale all’Ottocento, in Inghilterra.Non è proprio così!Nella storia del mondo, la prima disciplina più simile al calcio odierno è stato lo Tsu’ Chu, un vero e proprio allenamento di tipologia paramilitare svolto in Cina a partire da 2200 anni fa!! Lo scopo era quello di calciare una palla riempita di piume,piccole pietre e capelli tra due canne di bambù.Una tipologia di calcio di rigore senza portiere.
Tutto questo serviva a migliorare la mira e l’equilibrio del singolo paramilitare impegnato nell’esercizio da svolgere.
Un’altra curiosità davvero importante è quando venne,per la prima volta,costruita la prima scarpa da calcio.
Protagonista e primo a commissionare la fattibilità fu Enrico VIII d’Inghilterra,nel
1526 che chiese al “Cordaio” di Corte, Cornelius Johnson, la fabbricazione di una scarpa per giocare a palla.
Enzo Grassano
L’isola del libro
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Gabriele Tergit “Gli Effinger” -Einaudi- euro 24,00
E’ monumentale, ma scorrevole e appassionante, questo romanzo della scrittrice e giornalista Gabriele Tergit (1894-1982), pseudonimo di Elise Hirschmann. Divenne famosa per i suoi reportage di cronaca giudiziaria, ma quando i nazisti salirono al potere nel 1933 e le SA fecero irruzione in casa sua, dovette interrompere la sua attività. Scappò con la figlia piccola ed il marito architetto dapprima in Cecoslovacchia, poi in Palestina e infine a Londra dove concluse la sua vita. Quando il testo fu pubblicato, nel 1951 in Germania, non riscosse successo, mentre oggi è considerato il suo capolavoro.
“Gli Effinger” è una saga berlinese che copre l’arco di quattro generazioni e narra le vicende –tra successi e cadute- di due famiglie di ebrei tedeschi.
Gli Effinger radicati in provincia; i Goldschmidt esponenti della Berlino più raffinata, dinamica e industrializzata.
I primi puntano al riscatto sociale; capostipite è l’orologiaio Mathias, i suoi figli Paul e Karl si traferiscono dal paesino di Kraghsheim nella cosmopolita Berlino dove, ambiziosi, tenaci e abili, faranno fortuna.
Invece i Goldschmidt poggiano il loro potere sulla gestione oculata del denaro e il controllo del patrimonio.
Le due famiglie si incrociano grazie al matrimonio dei rispettivi rampolli Karl e Annette. Il romanzo racconta le vite di queste dinastie nell’arco di 70 anni, dal 1878 al 1948, dai tempi d’oro di Bismark a quelli tragici del nazismo e della persecuzione antisemita. E il romanzo è abitato da una carrellata di personaggi favolosi, alle prese con passioni, ambizioni e contrasti tra le generazioni dei padri -e dei loro valori- messi in discussione dai figli.
Dapprima la narrazione si concentra sul giovane Paul Effinger che nel 1884 apre nella periferia berlinese una piccola fabbrica di viti. In pochi anni amplia il raggio di azione avviando con successo una fabbrica di motori e poi, con l’aiuto del fratello Karl costruirà automobili, pensando a «la macchina del popolo».
Il successo economico spalanca le porte anche a quello sociale ed il romanzo regala puntuali descrizioni di interni di raffinate dimore, riti dell’alta società, l’edonismo e le feste, il clima dell’affascinante metropoli weimariana tra guizzi culturali e progresso.
Poi la storia cambia con il sopraggiungere repentino di periodi bui e pericolosi. Il nazismo spazzerà via i tempi sereni, ed ecco i tracolli economici, la confisca della ditta dei Goldschimdt, la deportazione e la tragica fine di Paul e di altri familiari. Tutto magistralmente raccontato in un crescendo di tensione che fa di questo romanzo un grande affresco privato, ma anche potentemente storico.
Anne Pauly “Prima che mi sfugga” -L’Orma Editore- euro 16,00
Come si affronta la morte di un padre con il quale si è avuto un rapporto parecchio conflittuale? Sicuramente aiuta la sottile e intelligente ironia con cui Anne Pauly ci racconta come ha vissuto quella del suo genitore. L’autrice, nata nel 1974 nella banlieu di Parigi, con questo libro ha vinto svariati premi ed è stata selezionata tra gli esordienti che concorrono al Goncourt.
La morte del padre è l’occasione per raccontare -con disincanto e una schiettezza feroce- il passato travagliato di una famiglia difficile. La narratrice-protagonista ha la capacità sopraffina di guardare attraverso la lente dell’ironia e così noi lettori ci sorprendiamo a sorridere mentre leggiamo pagine che dal dolore puro sconfinano nell’esilarante. Un clamoroso esempio è la descrizione di lei e il fratello alle prese con costi e servizi delle pompe funebri e il funerale da organizzare.
Dunque, se pensate che sia un libro triste perché al centro c’è la morte -oltre al disagio profondo di una famiglia altamente disfunzionale- non è così.
La protagonista e il fratello corrono al capezzale del padre morente, Jean Pierre, al quale sono legati anche da ricordi sgradevoli. Era stato un ubriacone che per nonnulla menava la madre, inseguendola con un coltello e accusandola di fare la scema con il prete. Invece la donna (morta anni prima) era stata una povera e santa vittima che aveva cercato un’oasi di pace nelle attività della parrocchia, pur non essendo particolarmente credente.
Mentre decidono bara, imbottitura e cuscino di fiori con cui accompagnare il genitore al cimitero e alle soglie dell’ultimo viaggio terreno, si affastellano scene indimenticabili del menage familiare devastato dalla violenza paterna.
Emerge la figura di un uomo cresciuto nella miseria di una famiglia di origine poverissima; disprezzato socialmente per la pericolosa abitudine ad alzare il gomito, capace di scatenare una furia devastante, un padre padrone che è stato un fardello più che un modello da emulare.
Mettendo mano nelle cose che gli appartenevano –libri e scartoffie varie, gamba di plastica ed altro- come sempre accade a chi sopravvive a un morto, Anne ricompone la storia di un fallimento esistenziale e le sue derive.
Tutto ammantato di una veste tragicomica che rende il romanzo una lettura profonda, anche dolorosa, ma intelligente, acuta e piacevolissima. Una storia intima ma anche universale.
Valeria Parrella “La fortuna” -Feltrinelli- euro 16,00
Perché Pompei ci affascina così tanto ancora oggi, 2000 anni dopo la colata di lava incandescente che ha cristallizzato la vita quotidiana di allora in statue di morte?
E’ quello che si è chiesta la scrittrice napoletana, figlia della direttrice di un laboratorio di botanica applicato all’archeologia che aveva lavorato negli scavi. Così, Valeria Parrella fin da piccola è diventata una profonda conoscitrice di quel luogo, dove si aggirava in attesa che la madre finisse di lavorare.
Durante la pandemia ha avuto l’idea di questo libro, “La fortuna”, che in latino si traduce con “sorte” e può essere sia buona che pessima. E’ la storia di Lucio, un ragazzino di Pompei che lì è cresciuto quando era un luogo ameno, verdeggiante e brulicante di vita, ignaro della tragedia che si sarebbe abbattuta su strade, case, intere famiglie.
Lucio, è nato a Pompei durante un terremoto che ha squassato la terra e provocato crolli anche ad Ercolano e Stabia. Appartenente alla nobiltà romana dell’epoca, cresce in una famiglia ricca e serena, poi viene mandato a scuola a Roma, da Quintiliano, e sogna di poter condurre una nave tutta sua.
E’ proprio Lucio a fare la cronaca della sua vita fìno all’eruzione del Vesuvio nel 79. Narra il sogno di navigare e scegliere il proprio destino, mentre invece per nascita è destinato a diventare senatore. Poi c’è la sua crescita sentimentale, in cui scopre la sua sessualità fluida. E’ attratto dall’amica d’infanzia Lavinia e da altre fanciulle; ma anche dallo schiavo Aulo conosciuto a Roma e con il quale avrà una lunga relazione.
Poi c’è il mare, che Lucio 17enne solca seguendo l’ammiraglia di Plinio il Vecchio proprio il giorno dell’eruzione; inaspettata, poiché non si sapeva che il monte in realtà fosse un vulcano, sul punto di eruttare il ventre della terra incandescente.
Lucio si trova di fronte una gigantesca nuvola, il mare riempito di pietre, le mappe stravolte e i marinai impazziti dalla paura scatenata da quel gigantesco fenomeno sconosciuto che inabissa le nave e semina la morte a Pompei.
Il giovane protagonista pensa ai suoi affetti che ancora vivono a Pompei e al fatto che ci siano solo due modi di vivere. Avere sempre paura, rischiare il meno possibile e rintanarsi al sicuro; oppure guardare verso la paura e attraversarla, ricordandoci che non siamo dei, ma solo uomini…e morire è il nostro destino. Lucio è convinto che «..ogni paura sia un piccolo gioco con la morte». E nelle pagine della Parrella ci sono la vita e i pensieri più profondi del personaggio al cospetto della tragedia.
De Bellis &Fiorillo “Il diritto dei lupi” -Einaudi- euro 22,00
In questo romanzo scritto da un informatico e un biologo, troviamo una commistione di generi che oscillano tra noir, legal thriller e giallo classico, sullo sfondo dell’Urbe dell’80 a.C. dove procedono due tipi di indagini che avvolgono nel mistero la città eterna.
Lo sfondo è storico, ambientato negli anni in cui Roma era una metropoli violenta, dove vizi e denaro si amalgamavano e sangue e potere viaggiavano di pari passo.
Nella Suburra irrompono 4 sicari assassini e compiono una strage nel lupanare in cui si stava facendo un festino. Tra i cadaveri lasciati nel bordello di lusso nel cuore malfamato dell’Urbe, c’è anche quello di un aspirante senatore. Chi ha ordinato questa carneficina? I sospetti cadono sul proprietario del locale, unico superstite che però non si trova.
Negli stessi giorni la potente matrona Cecilia Metella chiede al giovane Cicerone di prendere sotto la sua ala il suo protetto Sesto Rocio, accusato di parricidio per ereditare le immense ricchezze del genitore.
Le due vicende si riveleranno collegate; man mano che si procede nella lettura entriamo in un periodo storico denso di guerre di potere, risse e agguati, ma anche questioni sentimentali in cui le donne giocheranno un ruolo di primo piano. E Cicerone si accorgerà che in pericolo c’è il futuro della Repubblica e non solo …..
Il Centrosinistra vince in Piemonte
Nel ballottaggio delle elezioni comunali Comunali in Piemonte vince il Centrosinistra: Patrizia Manassero è eletta sindaco a Cuneo, Giorgio Abonante toglie Alessandria al centrodestra (sindaco uscente Gianfranco Cuttica di Revigliasco).
Claudio Castello, Pd vince a Chivasso, a Omegna (VCO), Alberto Soressi toglie la città a Paolo Marchioni.
Vincono i candidati delle liste civiche a Savigliano, dove il nuovo sindaco è l’ex M5s Antonello Portera. Ad Acqui Terme, dove Danilo Rapetti ha battuto il sindaco uscente Lorenzo Lucchini.
Tanti visitatori nei musei nel ponte di San Giovanni
Sono 5.412 le persone che hanno visitato, tra il 24 e il 26 giugno 2022, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il MAO Museo d’Arte Orientale, trascorrendo il ponte di San Giovanni all’insegna dell’arte e della cultura.
In particolare, 2.697 persone hanno visitato Palazzo Madama, 1.606 la GAM e 1.109 il MAO.
Il giorno di maggiore affluenza è stato quello di San Giovanni, giornata di apertura con ingresso a 1 € per le collezioni permanenti e a 1 € per tutte le mostre temporanee: 2.625 persone hanno scelto di passare la festa patronale nei musei della Fondazione Torino Musei.
“Aborto in Italia ed in Piemonte? Dateci i dati”
“La questione aborto è anche una questione di trasparenza, Cirio ci dia i dati” così in una nota Andrea Turi, Coordinatore Associazione Radicale Adelaide Aglietta e Silvio Viale, Consigliere Comunale Radicale di Torino, Consigliere Generale dell’Associazione Luca Coscioni e medico abortista. “Periodicamente si parla di aborto ma molto spesso a sproposito. La sentenza della Corte Suprema USA ha scosso tutti e ci ha ricordato che i diritti non sono per sempre. Noi abbiamo la 194 che rappresenta un punto di equilibrio importante. In Italia si parla sempre e solo di obiezione di coscienza ma noi pensiamo che non sia un tema aggredibile a livello individuale ma sta alle regioni organizzare i servizi sulla base delle esigenze per qualità e quantità come per qualunque servizio sanitario e sulla base di numeri aperti ed accessibili”. Concludono: “proprio sui dati si gioca la partita più importante. Alla Regione Piemonte chiediamo di rendere noto per ogni ospedale il numero di obiettori e non obiettori, il numero di Ivg ed il numero di nati, in piena trasparenza, cioè con dati aperti e disaggregati. Pensiamo poi ad una Anagrafe pubblica di obiettori e non obiettori, per aiutare le donne piemontesi nella scelta consapevole del proprio ginecologo”.