ilTorinese

Ragazzino accoltellato fuori dal fast food

Nel corso di una lite scoppiata all’esterno di un fast food un ragazzo di 16 anni è stato accoltellato a Novara.  È stato colpito con un’arma da taglio dopo una discussione con altri ragazzi ed è stato trasportato all’ospedale Maggiore. La ferita è stata giudicata di media gravità e il giovane non è in pericolo. La polizia sta esaminando la dinamica dell’aggressione per risalire a chi lo ha accoltellato.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Tav: Gariglio (Pd), teppisti irresponsabili non fermeranno opera

“È inammissibile che venga messa a repentaglio la vita di agenti delle Forze dell’ordine impegnati per la sicurezza dei cantieri Tav. Con la Val Susa, i cittadini, le istituzioni e le comunità locali, sono in atto da tempo un confronto ed un dialogo costruttivo che non verranno messi in discussione dalle azioni violente di pochi teppisti irresponsabili”: è quanto dichiara Davide Gariglio, capogruppo Pd in Commissione Trasporti di Montecitorio, sugli scontri odierni nei cantieri della Torino – Lione.

Tav: Ruffino “chi promuove la violenza venga dichiarato fuori legge”

“Quanto accaduto ieri in Val di Susa al cantiere della Tav è assolutamente inaccettabile. Non possiamo più permettere che chi rappresenta lo Stato venga assalito in maniera barbara, è ora di dichiarare fuori legge le organizzazioni che promuovono la violenza contro le grandi opere solo perché pochi non sono d’accordo con la loro realizzazione. Un territorio non può essere ostaggio di pochi facinorosi. Solidarietà e sostegno alle forze dell’ordine”. Dichiara in una nota la deputata di Azione e membro della commissione ambiente, Daniela Ruffino.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Joël Dicker “Il caso Alaska Sanders” -La nave di Teseo- euro 22,00
Sembra quasi impossibile che questo scrittore svizzero 37enne, con l’aria dolce e sorridente da ragazzino simpaticissimo, possa anche solo lontanamente concepire trame come quella del suo ultimo romanzo, dove precipitiamo affascinati in un labirinto di: omicidi efferati, menzogne, segreti, ricatti, invidie devastanti, false piste, colpi di scena continui e rutilanti che spalancano le porte su un orrore che ha dell’indicibile.
“Il caso Alaska Sanders” è l’ultima parte della trilogia con al centro Marcus Goldman, iniziata con “La verità sul caso Harry Quebert” (2013) –che ha ispirato la serie tv interpretata da Patrick Dempsey- e proseguita con “Il libro dei Baltimore” (2016).
Joël Dicker, al successo planetario – con oltre 12 milioni di copie vendute- è arrivato dopo una serie di rifiuti, che per fortuna non l’hanno fermato. Ha continuato a scrivere ed è così che è nato il best seller che l’ha catapultato nell’Olimpo degli scrittori più amati e letti.
Se avevate nostalgia della provincia americana e delle atmosfere che avevano avvolto la vicenda dello scrittore Harry Quebert, scagionato da un’accusa infamante dal giovane collega Marcus Goldman; ora “Il caso Alaska Sanders” lenisce quel vuoto e vi rimette sulle tracce di Marcus.
10 anni dopo aver raggiunto la fama con il libro in cui raccontava il caso Quebert, Marcus -in crisi di ispirazione, irrequieto e alla ricerca del suo mentore di cui ha perso le tracce- si rifugia ad Aurora, nel New Hampshire. Lì ritrova Perry Gahalowood, burbero e bravissimo poliziotto con cui aveva già collaborato.
Perry non si dà pace perché è convinto di aver commesso una serie di errori 10 anni prima, nel 1999, quando aveva indagato su un caso che aveva sconvolto la tranquilla cittadina di Mount Pleasant. L’omicidio della bellissima 22enne Alaska Sanders, vincitrice di “Miss New England”, trovata morta in riva a un lago.
Una serie di biglietti anonimi fa pensare che le indagini siano state troppo sbrigative, inoltre tanti altri dettagli non tornano e aprono voragini su ulteriori dubbi.
Gahalowood decide di riprendere in mano il “cold case”, e Marcus lo aiuta a ricostruire i fatti, rivedere le prove, capire se l’uomo finito in carcere dopo aver confessato il delitto sia il vero colpevole.
Della trama vi anticipo solo che vi afferrerà dall’inizio alla fine, con calibrati flash back che permettono di mettere a fuoco il passato difficile di alcuni personaggi le cui vite sono fuori norma. Perché conta non solo quello che i personaggi fanno, ma soprattutto perché lo mettono in atto, e Dicker ve li fa conoscere meglio, pagina dopo pagina.

Sullo sfondo c’è l’America della provincia descritta magnificamente e nei minimi particolari; Dicker la conosce bene perché per 20 anni ha trascorso le vacanze nel Maine, a casa di uno zio.
Poi dialoghi serrati, saliscendi narrativi, amore e morte che si amalgamano e finiscono per distruggere giovani vite, segreti torbidi e da nascondere a qualsiasi costo…e tantissimo altro ancora che scoprirete leggendo.
Insomma, Joël Dicker ha nuovamente fatto centro; ma mantiene saldamente i piedi per terra, non si è montato la testa, anzi, ha affermato di sentirsi ancora agli inizi della carriera.
Consapevole che il successo può sempre voltare le spalle, oggi Dicker, padre di un bambino di 3 anni, ha lanciato la sua casa editrice “Rosie & Wolfe” e “Il caso Alaska Sanders” è il primo titolo che pubblica. E c’è da credere che avrà un occhio molto attento nei confronti di giovani scrittori in cerca di fama e tutti da scoprire.

 

Eric-Emmanuel Schmitt “Paradisi perduti” -Edizioni e/o- euro 19,00

Questo prolifico scrittore francese, nato a Sainte-Foy-lès-Lyon nel 1960, membro dell’Académie Goncourt, è anche un importante autore teatrale le cui opere sono rappresentate in tutto il mondo. Da alcuni suoi romanzi sono anche stati tratti film di successo, tra cui “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” e “Piccoli crimini coniugali”.
“Paradisi perduti” è il primo dell’ambiziosa saga in 8 volumi sulla storia dell’umanità “La traversata dei tempi”, alla quale Schmitt lavora da oltre 30 anni. Un progetto titanico in cui ricostruisce in forma romanzata la vita sulla terra e ce la racconta attraverso le storie di vari personaggi a cavallo dei tempi.
Diciamo subito che ha sapientemente miscelato la sua abilità di romanziere di alto livello con una messe di conoscenze storiche, scientifiche, religiose, sociologiche, religiose, mediche, filosofiche e tecniche.
Il risultato è strabiliante per la capacità di affascinare il lettore, senza mai annoiarlo; anzi si procede pagina dopo pagina con la curiosità di sapere cosa sta per accadere. Una magia che riesce solo ai grandi scrittori.

Come si può intuire l’opera è monumentale e ogni capitolo si affaccia su un’epoca importante per la storia dell’uomo.
Il primo, “Paradisi perduti” racconta la fine del Neolitico e il diluvio che spazzerà parte dell’umanità. Il romanzo scorre per 487 pagine di immensa bellezza che ci riportano all’alba della vita terrestre, quando la Natura imperava sovrana consentendo la sopravvivenza dei più forti e più combattivi.
Protagonista è Noan, uomo del Neolitico nato 8000 anni fa in un villaggio costruito sulla riva di un grande lago. Un mondo in cui, immersi in una natura libera e rigogliosa, uomini e donne vivevano di caccia, pesca e raccolta; ospiti di passaggio, che alla Natura si inchinavano, conoscendola a fondo e rispettandola.

In riva al lago la tribù di Noan era dei Sedentari che si ritenevano superiori alla razza dei Cacciatori che razziavano ed erano disprezzati. A capo del villaggio c’era un leader che doveva agire per il bene della comunità. La morte era all’ordine del giorno, soprattutto quella infantile, e superare l’anno di vita era già un miracolo.
Gli uomini misuravano il tempo «…meno di oggi, non c’erano date di nascita né battesimi né atti di nascita né feticismo intorno ai compleanni, solo qualche ricordo condiviso…..Una mattina qualcuno nasceva e si faceva festa, una sera qualcuno moriva e si organizzava un’altra festa».

Noam era il figlio del capo Pannoam, al quale ubbidiva in tutto, anche sposando una donna che non amava; poi quando nel villaggio arriva un guaritore con l’affascinante figlia Nura, le cose si complicano. Molte cose accadranno e scopriremo che, nonostante il villaggio fosse un abbozzo di struttura sociale, anche allora al centro della convivenza e della vita c’erano i rapporti umani. Intrisi (come oggi) di amore, invidie, rivalità, bontà, generosità oppure cattiveria, vendetta, sete di potere ….

Poi nel romanzo irrompe la furia delle acque del lago e un immenso diluvio vi terrà ancorati alle pagine. Scoprirete la sorte che attende i vari personaggi, però quello che ci presenta Schmitt è la prima grande rivoluzione nella storia umana.
Quando «L’ uomo era arrivato a credersi superiore alla Natura che stava trasformando. Ormai c’erano due mondi, quello naturale e quello umano. E il secondo invadeva il primo senza vergogna». Tema oggi di stringente attualità……

Natasha Solomons “Io, Monna Lisa” -Neri Pozza- euro 18,00
E’ semplicemente geniale l’idea di dare voce al ritratto femminile più osannato della storia dell’arte mondiale; nessuno ci aveva pensato prima e ora la Solomons fa parlare la Monna Lisa di Leonardo.
E’ lei la protagonista di questo romanzo che è anche storico e frutto di una sapiente ricostruzione. Inizia nella Firenze del 1504 con Leonardo che all’epoca aveva 51anni, e da Milano era arrivato in uno studio fiorentino. Poi si avvicendano vari scenari: le corti francesi di Versailles e Fontainebleau, le rivoluzioni, le guerre del 900 per finire ai giorni nostri.
Tutto raccontato attraverso l’enigmatico sguardo di Monna Lisa, imprigionata dietro una teca di vetro, ma che ha visto e provato di tutto; e, al di là del mistero che la circonda, sente, formula giudizi, ha una sua visione del mondo.
La donna osannata e ammirata -da re, imperatori, ladri, amanti, conoscitori dell’arte e gente comune- è Lisa del Giocondo. Moglie di un mercante di stoffe (insensibile e dall’animo gretto), che commissionò il ritratto al grande artista, e non è affatto muta come sembra. Natasha Solomons le dà voce, pensieri, emozioni e sentimenti che rivela a chi la sa ascoltare.

Leonardo ne fu ossessionato, perché in quel quadro aveva infuso non solo le sue rivoluzionarie tecniche pittoriche, ma anche buona parte di se stesso, le sue idee e la sua filosofia di vita. Adorava la Gioconda, che nel romanzo di Natasha Solomons ricambiava l’affetto.
Il libro però non si limita alla vicenda privata, ha un ampio respiro storico e nelle sue pagine compaiono molti grandi personaggi con le loro dinamiche, sfide e rivalità; da Leonardo da Vinci a Macchiavelli, Michelangelo, Raffaello e il re di Francia Francesco I.

La 43enne Natasha Solomons, che ci ha fatti innamorare dei suoi precedenti romanzi (raccontando le vicende dei Goldbaum e di casa Tyneford), è da sempre abilissima nel dare voce a chi non la possiede.
Forse perché il suo vissuto di ragazzina dislessica le ha offerto una chiave di lettura in più, e ha forgiato la sua particolare sensibilità nell’immedesimarsi nei suoi personaggi.
Profonda l’empatia con cui si è avvicinata al ritratto della Gioconda, della quale ha avvertito la profonda solitudine, in cui si è in gran parte riconosciuta.

 

Claudio Visentin “Luci sul mare” -Ediciclo editore- euro 13,50

Soprattutto per chi avverte il misterioso fascino dei fari -sentinelle dei mari che guidano viandanti marinai- sarà irresistibile questo libro scritto da Claudio Visentin, docente di Storia del Turismo all’Università della Svizzera italiana e studioso dei nuovi stili di viaggio.
In 105 pagine -arricchite anche da disegni- racconta il suo peregrinare alla scoperta dei principali fari scozzesi e le loro storie in cui, mare, tempeste e naufragi hanno reso le acque che lambiscono le coste un immenso cimitero di uomini e relitti.

E’ un percorso affascinante dalla prima all’ultima pagina. Tanto per cominciare scopriamo che nel mezzo di una tempesta, c’è più possibilità di salvezza in mare aperto che non in prossimità delle coste, perché è proprio contro gli scogli che si sono schiantate centinaia di navi nel corso dei secoli. La costa della Scozia è particolarmente infida con rocce sommerse, secche e correnti improvvise. Per questo, armatori, mercanti e capitani di lungo corso chiesero con insistenza di costruire dei fari.
Nel 1786 fu fondato il Northern Lighthouse Board con il gravoso compito di trovare finanziamenti, tracciare strade per raggiungere punti strategici dove costruire i fari e altre mille complicazioni; eppure nonostante le difficoltà in un paio di anni ecco svettare le prime sentinelle.
In Scozia furono edificati oltre 200 fari nel corso degli anni; i principali sono 84, in origine erano sorvegliati da guardiani che potevano anche rischiare la vita quando onde gigantesche e infuriate si abbattevano su quelle torri facendo tremare tutto sotto l’urto di tonnellate di acqua sui muri. «Si racconta che al faro di Fair Isle North, tra le Orcadie e le Shetland, due guardiani furono portati via dal vento». C’era un preciso regolamento da rispettare; prescriveva che almeno uno dei custodi restasse sempre all’interno, persino quando vi erano naufraghi in pericolo.
Il viaggio di Visentin inizia vicino a Edimburgo e ci conduce (su traghetti, aerei vetusti che volano a vista e senza moderna strumentazione) alla scoperta dei mitici fari della costa scozzese. Da lì si spinge fino alle isole Orcadi per arrivare all’ultimo faro in punta alle isole Shetland, quello di Burrafirth affacciato sull’immensità di un orizzonte sconfinato.

I celebri fari scozzesi furono costruiti dagli Stevenson, si, proprio la famiglia del famoso scrittore Robert Louis Stevenson che entrò in rotta di collisione col padre quando scelse invece la strada della letteratura.
La loro fu una gloriosa dinastia di ingegneri geniali, grazie ai quali molte navi poterono seguire la rotta giusta, guidati dalle luci delle loro costruzioni, spesso appoggiate su speroni rocciosi.

Dei fari che visita, Visentin, racconta le storie e gli aneddoti; uno più affascinante dell’altro, epici e tragici con mille naufragi nel corso dei secoli, ma anche la salvezza di tante navi e curiosità poco note.
Come la storia di Fresnel che nel 1822 inventò la lente che era «..l’anima del faro, l’occhio del gigante. La luce è quella di una normale lampadina…..è merito della lente moltiplicarne all’infinito la potenza e concentrarla in un unico raggio attraverso un’iride di cristallo».

Dopo oltre due secoli, è nel 1998 che, a Fair Isle South, si estingue l’onorato mestiere di guardiano del faro con l’ultimo di loro che lascia la torre. Da allora una lunga fase di transizione verso l’automazione è stata gestita con cura; eppure la magia resta.

Torino è nella top ten delle “città fotovoltaiche del 2021”

Roma, Brescia e Treviso sono le prime tre province italiane ad aggiudicarsi il premio di “città fotovoltaiche” del 2021

Ecco come si è chiuso il 2021 per il solare in ltalia e quali sono le prospettive future

Elmec Solar presenta la quinta edizione del Barometro del Fotovoltaico in Italia che mette in evidenza le 10 province d’Italia che si sono distinte per maggior numero di installazioni fotovoltaiche nel corso del 2021. L’analisi mostra che a dicembre 2021 sono 1.061.083 il totale degli impianti collocati nel BelPaese contro i 935.961 dell’anno precedente, con una percentuale di aumento pari a +13% in un solo anno. E il trend è in costante crescita.

 Il 2021 si chiude con dati incoraggianti per l’Italia che ha raggiunto un installato complessivo di oltre 1 milione di impianti su tutto il territorio nazionale, per l’esattezza 1.061.031.
Questa è la prima evidenza emersa dalla quinta edizione del Barometro del Fotovoltaico di Elmec Solar, l’azienda di Brunello (VA) del gruppo Elmec che si occupa di installare e manutenere impianti fotovoltaici residenziali e industriali. Con questa nuova edizione, Elmec Solar ha voluto stilare la classifica delle 10 province italiane più virtuose in termini di approvvigionamento sostenibile; in altre parole, si tratta delle città che hanno installato il maggior numero di impianti fotovoltaici nel corso del 2021.
Oltre a stilare la classifica delle “10 città fotovoltaiche del 2021”, Elmec Solar, offre nel suo periodico Barometro del fotovoltaico una panoramica sullo stato attuale delle rinnovabili in Italia e le prospettive per il futuro.

“In Italia negli ultimi 10 anni si è passati da poco più di 50 megawatt di potenza installata a circa poco più di 60 megawatt” afferma Alessandro Villa Amministratore Delegato di Elmec Solar e Membro del Consiglio di Italia Solare. “Il valore totale delle rinnovabili in Italia rappresenta circa il 16,3 % di cui, una buona fetta (più o meno il 40%), è occupata dall’idroelettrico che è un settore storico in italia e la cui crescita è rimasta costante nel tempo.  D’altra parte invece, Il fotovoltaico rappresenta il 35% che, a sua volta, si traduce in una percentuale pari al 6,7% del totale del valore delle rinnovabili in Italia mentre, il restante, è occupato dall’eolico”. La strada intrapresa è quella giusta, ma serve fare sempre di più per un progressivo allontanamento dai combustibili fossili che sono ancora molto utilizzati e rappresentano fonte di inquinamento”.

Secondo la rielaborazione da parte di Elmec Solar dei dati pubblicati da Italia Solare, sono 10 le province d’Italia che hanno installato il maggior numero di impianti fotovoltaici a tutto il 2021. Le 10 province sono rispettivamente: Roma (40.559 impianti), Brescia (33.330 impianti), Treviso (32.773 impianti), Padova (30.939 impianti), Vicenza (26.949 impianti), Torino (25.838 impianti) , Bergamo (23.371 impianti) , Verona (23.331 impianti), Venezia (23.007 impianti) e Milano (22.340 impianti).
Complessivamente, sono stati installati in Italia circa 80.000 impianti fotovoltaici nel corso del 2021, con una crescita costante nell’arco dei mesi: a marzo 2021 erano 950.160 gli impianti totali installati sul suolo italiano, a giugno 2021 968.711 (+18.551), a settembre 2021 989.687 (+20.976) e a dicembre 2021 1.016.083 (+ 26.393).

Di seguito la classifica delle 10 province italiane che hanno installato il maggior numero di impianti fotovoltaici a tutto il  2021.

CLASSIFICA PROVINCIA Numero totale di impianti a dicembre 2021
1 Roma 40.559
2 Brescia 33.330
3 Treviso 32.773
4 Padova 30.939
5 Vicenza 26.949
6 Torino 25.838
7 Bergamo 23.371
8 Verona 23.331
9 Venezia 23.007
10 Milano 22.340
                                                                       
Fotografia di un’Italia sempre più rinnovabile: il parere della Elmec Solar di Brunello             
In Italia ci sono diversi documenti che fissano gli obiettivi da raggiungere in tema di rinnovabili entro il 2030: il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) e la Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
A livello pratico, per raggiungere gli obiettivi del 2030, si dovrebbero installare circa 70 GW di rinnovabili nei prossimi 10 anni, il che significa installare circa 7 GW all’anno.
La missione per incrementare in questo decennio (2020-2030) il parco fotovoltaico di 30-50 GW è certamente impegnativa, ma non impossibile. Oggi giorno risulta più problematico l’approvvigionamento dei materiali, i produttori di pannelli fotovoltaici, ma non solo, sono in difficoltà e si fa sempre più fatica a soddisfare le crescenti richieste del mercato.Per centrare gli obiettivi del 2030, è dunque necessario aumentare la velocità di installazione dei nuovi impianti fotovoltaici a seconda dello scenario di riferimento. Riassumendo quindi gli obiettivi, la capacità globale di energia elettrica da fonti rinnovabili è più che raddoppiata del 2010 e nel 2020 arrivando quasi ai 3.000 gigawatt ora di produzione annua; si tratta di una tendenza che, con molte  probabilità, continuerà ad aumentare negli anni a venire raggiungendo una produzione stimata di 6.000 gigawatt entro il 2029. Questi numeri segnano un evidente successo verso uno  sviluppo sempre più sostenibile nel mondo dell’energia ma, per poter restare sulla cresta dell’onda, è necessaria una ancor maggiore consapevolezza da parte di tutti che è importante andare in questa direzione.
Direzione che, tra l’altro, gioverebbe anche alle finanze visti i rapidissimi tempi di rientro (3-6 anni) di un investimento sul fotovoltaico. Tenendo conto oltretutto della capacità di produzione di energia pulita e garantita per una media di 30-50 anni a seconda della tecnologia installata. È necessario un cambio di paradigma. Abbiamo bisogno di trovare una direzione e mettere in campo azioni concrete. Gli obiettivi dell’agenda 2030 richiedono l’impegno di ognuno. Siamo tutti responsabili.

“Pietro J.” Il nuovo libro di Patrizia Valpiani medico-scrittore

Lunedì 1 agosto alle ore 17,30 nel salone delle feste di Bardonecchia il medico- scrittore Patrizia Valpiani presenterà il suo nuovo libro “Pietro J.” in parte ambientato a Torino ed edito da Readacrion . Abbiamo intervistato l’autrice.

D. Dottoressa Valpiani, Lei e’ medico scrittore e presidente di A.M.S.I.; ci dice qual è il legame
tra queste due attività cui ha dedicato la sua vita.

R. L’etica della professione medica porta a scacciare il dolore ma ben sappiamo che non bastano i farmaci, ci vuole quello che definisco il supplemento dell’anima e della verbalizzazione; i medici in genere cominciano a scrivere per questo. Attraverso l’uso sensibile della parola, che tanto rassicura, razionalità e creatività si fondono, ben vengano di conseguenza anche le parole scritte: per molti di noi parte integrante della vita. Spesso valgono anche per lenire le nostre personali inquietudini e mantenere un equilibrio, funzionano meglio di una dose massiccia di benzodiazepine. Sappiamo bene che la mente del medico è sempre all’erta. Anche la mente dello scrittore lo è. Potrei citare tantissimi esempi anche a livello internazionale e in tutti i tempi. Basti ricordare comunque che oltre all’ Associazione italiana ne esistono simili in tutto il mondo e fanno capo a U.M.E.M. ( Union Mondiale Ecrivains  Médécins).

D. Lei scrive poesia e narrativa, come spiega questa duplice scelta?

R. Non si tratta di una scelta, ma della manifestazione della natura letteraria profonda. Lo scrittore di narrativa ha bisogno di nutrirsi di parole sentimenti e vite altrui. Non basta la propria di vita! La poesia è pregna di humus: i poeti ballano nella mente senza alcun freno inibitorio, liberano eserciti di mondi interiori e danno come frutti le più varie emozioni. Quale miglior campo, quando si scrive, dove attingere storie di uomini?. La mia scelta narrativa è diretta in primis verso il genere noir. Proprio per le caratteristiche intrinseche del noir, posso affermare che cerco di scrivere le mie storie con una larga componente poetica. Innanzitutto ci vuole l’atmosfera, che fa da regina: alla Scerbanenco, intanto per portare un esempio. L’ambiente prescelto deve essere fumoso, caotico, inquietante, misterioso. Da non sottovalutare che nei miei romanzi viene fuori anche il lato oscuro della mente,  scandaglio le profondità psicologiche.

D. Ci parli dell’ultimo libro uscito, Pietro J, per Readaction editrice- Roma, 2022.

R. L’idea originaria è nata anni indietro, con altri due romanzi ( Chiaroscuro e l’Ombra cupa degli ippocastani, firmati allora con il nom de plume Tosca Brizio, perché scritti a quattro mani con Gianfranco Brini, medico legale, scomparso a gennaio 2019). Il protagonista di quest’ultima pubblicazione, in cui ho ripreso il mio nome come autrice, è sempre lui: Pietro Jackson. Si tratta di un artista italo inglese,  personaggio enigmatico e affascinante che unisce quanto di magico e misterioso c’è nel mondo dell’arte. Ci conferma come il cervello sia un organo stupefacente ed ancora misterioso in tanti suoi relais: Pietro, durante i suoi momenti di creatività o durante il sonno, percepisce suo malgrado le negatività che lo circondano, spesso con enorme sofferenza. Così si trova coinvolto in eventi drammatici e cerca di essere d’aiuto nella risoluzione. Vicino a lui troviamo personaggi ricorrenti: una madre medico di famiglia, un padre commerciante e giramondo, un medico legale, un amico giornalista, una fidanzata…

D. Insomma, si tratta di una serie. Quale il suo modo di scrivere e quanto tempo dedica a questa attività.

R. Sì, una serie, appunto. Sono già all’opera per un ulteriore romanzo con gli stessi protagonisti. Da quando, per sopravvenuti limiti di età ho allentato la professione medica, dedico molte ora allo scrivere, è una grande passione. L’idea iniziale a volte nasce improvvisa, poi i personaggi mi prendono la mano e posso cambiare direzione  strada facendo. Devo trasfondere le mie idee e renderle coerenti e verisimili con i protagonisti della storia che mi si forma nella mente. Ci vuole poi, quando il lavoro sembra finito, un lungo impegno di cesello. Bisogna avere il coraggio di tagliare qualche frase, di modificare qualche concetto. In ultimo, ma non per importanza, ci vuole rispetto: per la letteratura in genere, per i lettori, per i protagonisti delle storie e per la vita in genere.

Vacanze estive, viaggiare sicuri con i controlli della polizia nelle stazioni

1118 persone controllate, 21 stazioni vigilate, 110 bagagli ispezionati, un arrestato, un indagato e 1 sanzione elevata: questo il bilancio dell’operazione “Stazioni Sicure” promossa dal Servizio Polizia Ferroviaria a livello nazionale, che nei giorni scorsi ha visto impegnati 80 operatori della Polizia Ferroviaria nelle stazioni ferroviarie del Piemonte e Valle d’Aosta.

I poliziotti hanno effettuato mirati servizi di vigilanza al fine di incrementare i livelli di sicurezza nelle aree ferroviarie di competenza sia a tutela dei viaggiatori che di tutti gli utenti delle stazioni. I controlli sono stati estesi ai bagagli al seguito negli scali ferroviari, a bordo treno e ai depositi bagagli con l’uso di metal detector.

21 le stazioni interessate dai controlli straordinari nelle province di entrambe le regioni, con particolare attenzione ai convogli internazionali che giungono nel territorio nazionale provenienti da Svizzera e Francia e alle stazioni non presidiate da personale Polfer.

A Torino, nella stazione di Porta Nuova, i servizi sono stati effettuati congiuntamente al personale del Reparto Prevenzione Crimine e delle Unità Cinofile.

Lotta al contante, un’impresa inutile e dannosa

“Dopo un mese di incassi accettando il bancomat mi sono rovinato, ma sono fiero di aver dato una mano decisiva nella lotta contro le mafie che riciclavano il denaro sporco nel mio negozio…” Il tono del mio fruttivendolo è beffardo, ovviamente, ma la sostanza è (purtroppo per lui e per tanti piccoli commercianti obbligati ad accettare pagamenti elettronici) pienamente vera.

L’obbligo scattato a luglio di incassare solo per mezzo di carte di credito o altri strumenti tracciabili è una tagliola penalizzante per i piccoli punti vendita, che debbono accollarsi costi pesanti per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.
Chi si ostina a pretendere i contanti per vendere ai clienti quattro pesche o una T-shirt rischia una multa salata, pari a 30 euro fissi più il 4% del valore della transazione.
Se una signora compra quattro spiedini di carne per 20 euro e il macellaio le rifiuta l’utilizzo della sua VISA, scatta una sanzione di 30,80 euro (pari ad oltre il 150% dell’acquisto). Se la stessa signora esce e va a comprarsi una camicetta firmata del costo di 900 euro e si vede rifiutare il pagamento con la carta, la sanzione è di 66 euro (pari a meno del 7% della compera). Come si nota subito, una tassazione regressiva, che colpisce molto più duramente i piccoli trasgressori rispetto ai grandi (nota sulla quale riflettere un po’…).
Riepiloghiamo brevemente la storia della lotta al contante e facciamo qualche considerazione sugli obiettivi della legge e sui risultati concreti ottenibili.
Il denaro contante è uno dei mezzi di pagamento legali: le monete ed i biglietti sono emessi dagli Stati, ed hanno caratteristiche tali da poter essere ben difficilmente contraffatte. Chi incassa contanti è sicuro di avere in cassa l’importo della transazione commerciale o del servizio professionale senza avere alcun onere.
Da anni però molti Stati hanno avviato crociate più o meno decise contro l’utilizzo delle loro monete come mezzo di pagamento, considerando il contante uno strumento nelle mani di mafie, evasori fiscali, criminali di ogni genere che riuscirebbero, grazie all’anonimato della circolazione, a prosperare allegramente senza lasciare traccia. Bancomat e carte di credito, invece, seguono il proprietario passo passo con una “scia” che consente di verificare ogni operazione.
In Italia, come accennato, da anni esiste una norma che spinge esercenti commerciali e professionisti a dotarsi di un POS (l’apparecchiatura che consente i pagamenti elettronici), ma fino al 30 giugno la norma era poco seguita perché non erano previste sanzioni per chi pretendeva il pagamento in contanti.
Ora invece, dopo una massiccia e martellante campagna di marketing, il governo ha sconfessato la sua stessa moneta, appiccicando addosso a chi la usa l’etichetta di criminale. Tiri fuori un biglietto da 100 euro, ti guardano con sospetto; esibisci un biglietto da 200 ed intorno a te si crea il vuoto. Non parliamo se poi dal portafoglio spunta un introvabile biglietto da 500, rischi di essere immediatamente arrestato…
E coì tabaccai, commercianti, ristoranti, alberghi, artigiani e professionisti debbono non solo dotarsi del POS, ma anche usarlo per ogni operazione, a partire dalla soglia minima di 5 euro.
Si dirà: cosa cambia, l’importante è incassare, l’importo delle vendite finisce direttamente sul conto in banca, è anche una comodità.
Ecco il punto: l’importo finisce sul conto in banca, il POS è gestito dalla banca, bancomat e carte di credito sono in mano alla banca.
Mentre i contanti sono emessi, garantiti e gestiti dallo Stato in forma gratuita, gli strumenti elettronici e le transazioni sono gestiti dal sistema bancario.
Il fruttivendolo deve usare il POS?
Deve comprarlo, sborsando alcune centinaia di euro. Deve attivare un contratto con la banca, pagando un canone periodico (20-30 euro il mese) più una commissione fissa per ogni operazione, più una commissione variabile sull’importo incassato (2-3% in media).
L’assurdo è che, per combattere il fantomatico giro di contante legato alla criminalità, si concentra l’attenzione sul modesto giro d’affari di piccoli esercizi commerciali (immaginando che uno spacciatore di droga “pulisca” i propri incassi a botte di 50 euro in cartoleria o dal macellaio) caricandoli di oneri, mentre la malavita continua imperterrita a spostare miliardi di dollari da Singapore alla isole Cayman con un semplice clic sul computer muovendo bitcoin, ethereum o una delle altre migliaia di criptovalute circolanti in totale anonimato senza POS e senza bancomat!
Facciamo due rapidi conti.
L’amico macellaio che comprava carne per 800 euro e la rivendeva in contanti a 1.000 euro poteva rifornire le celle frigorifere con 800 euro e trattenere 200 euro per coprire i costi e mantenere la famiglia.
Oggi però incassa solo 980 euro, perché 20 se li trattiene la banca; quindi (se non vuole ridurre il suo livello di vita) può acquistare solo 780 euro che rivende (mantenendo intatto il margine di guadagno del 25%) a 975 euro, con i quali può ricomprare (dedotte le commissioni e la quota spese) solo 755,5 euro di carne.
Ad ogni passaggio la situazione peggiora, si riduce pian piano il giro d’affari e si arriva inesorabilmente alla chiusura della macelleria…
Nel frattempo, la banca, con una dozzina di passaggi (vedi tabella) accumula oltre 160 euro!

Tav.1- Effetto delle commissioni POS
acquisti vendite netto banca spese+fam
800,0 1000,0 980,0 20 200
780,0 975,0 955,5 19,5 200
755,5 944,4 925,5 18,8 200
725,5 906,9 888,7 18,1 200
688,7 860,9 843,7 17,2 200
643,7 804,6 788,5 16,1 200
588,5 735,6 720,9 14,7 200
520,9 651,2 638,1 13,0 200
438,1 547,7 536,7 10,9 200
336,7 420,9 412,5 8,4 200
212,5 265,6 260,3 5,3 200
60,3 75,4 73,9 162,3 2200

Ricapitolando, la lotta al contante:
⦁ trasferisce ricchezza dalle attività produttive al sistema bancario
⦁ provoca una riduzione del giro d’affari del commercio
⦁ in alternativa, provoca una riduzione del tenore di vita degli operatori economici
⦁ in alternativa, spinge all’aumento dei prezzi (scarico sul consumatore del costo del bancomat)
Possibile che non si possano trovare soluzioni alternative e (soprattutto) più efficaci se veramente si vuole combattere l’evasione e la malavita?
Proviamo a suggerirne un paio.
⦁ Bloccare le transazioni in criptovalute, chiudendo le piattaforme di negoziazione, individuando chi acquista le monete virtuali per eseguire accertamenti fiscali sulla provenienza e sulla destinazione dei fondi.
⦁ Bloccare ogni movimento di capitale da e verso i “paradisi fiscali”, luoghi in cui si accumulano i soldi veramente illegali.
⦁ Fissare un limite ragionevole all’uso del contante (ad esempio 5.000 euro) che non penalizzi il piccolo commercio.
⦁ Rendere completamente gratuito l’utilizzo di POS e bancomat, per equiparare realmente l’utilizzo del contante a quello elettronico.
⦁ Introdurre l’euro digitale in vista dell’abolizione dei biglietti cartacei, dando legalità, controllo ed efficienza alla circolazione della moneta virtuale sotto il controllo dello Stato.
Difficile? Certo.
Impossibile? Assolutamente no, gli strumenti per intervenire ci sono, basta usarli ed avere la volontà di combattere veramente (e non solo a parole) evasione, malavita, crimine.

Gianluigi De Marchi

Giovani omosessuali aggrediti e insultati in via Po

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Il Torino Pride in una nota raccoglie la denuncia social di alcuni giovani, che hanno dichiarato di essere stati aggrediti in via Po, nel centro di Torino. Le presunte vittime hanno raccontato che  due ragazzi li avrebbero seguiti con insistenza  urlando insulti omofobi, colpendoli con pugni. Avrebbero anche tirato  fuori un coltellino. “Noi ci siamo difesi ma non potevamo fare altro, tra l’indifferenza delle persone vicino a noi”. “Vogliono farci tornare nella vergogna “, dice il Torino Pride che chiede l’intervento delle istituzioni.

Juric accontentato: Cairo e Vagnati portano i rinforzi richiesti dal tecnico granata

MercaToro

Toro scatenato!

Juric accontentato: Cairo e Vagnati portano i rinforzi richiesti dal tecnico granata. Finito il ritiro durato 3 settimane ci avviamo alla settimana decisiva visto che sabato 6 agosto comincerà la stagione ufficiale 2022/23 con i 32esimi di finale della Coppa Italia.
Andiamo con ordine:
Preso ufficialmente il trequartista nazionale russo Aleksej Miranchuk,giocatore di gran classe Arriva in prestito con diritto di riscatto fissato a 12 milioni.Altro ottimo acquisto è  l’esterno Valentino Lazaro,nazionale austriaco che l’Inter dà ai granata sempre con la formula del prestito con diritto di riscatto (6 milioni). Per Ivan Juric due rinforzi di peso che servono subito. Ora sotto con i difensori visti anche gli infortuni di Zima e Izzo. Schuurs e Denayer,uno o addirittura entrambi! Dalla Turchia.Altro colpo importante il giovane Ilkhan che ieri ha affrontato la Samp con la maglia del Besiktas.Centrocampista centrale del 2004.Di lui si dice un gran bene.Non finisce qui perché arriveranno anche il trequartista Laurentiè e l’attaccante Musa Barrow dal Bologna.Con questi acquisti è sicuramente un Toro formato Europa.Meglio tardi che mai!

Enzo Grassano