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Addio al volontario della Croce rossa, comunità in lutto

È morto Marzio Magnaldi, a Cuneo era dipendente del Comitato Provincia Granda della Croce rossa italiana. La scomparsa a soli 55 anni, per un tumore. Era originario della frazione  di Madonna dell’Olmo, ed era entrato nel comitato della Cri come volontario e successivamente al Comitato Provincia Granda. Divento’ responsabile degli automezzi e del controllo attrezzature, e istruttore di pratica per gli autisti.

L’impoverimento del linguaggio

Il linguaggio è rappresentativo della cultura di un popolo; gli antichi romani, con il latino, esprimevano concetti che noi oggi non sappiamo più esprimere.

Il nostro idioma, sviluppato a partire dal volgare e reso famoso nel mondo da scrittori del calibro di Manzoni, Verga, Montale, Gozzano e molti, molti altri ha saputo esprimere concetti, disegnare attraverso i suoi vocaboli e le proprie costruzioni lessicali concetti che altre lingue nemmeno possono sognare.

L’involuzione della società, l’impoverimento dell’offerta formativa scolastica e, per ultima, la tecnologia hanno portato il nostro idioma ad una lenta, inesorabile malattia che ha come agenti patogeni proprio gli studenti ed i giovani che dovrebbero affiancare i neologismi alla lingua consolidata e non sostituirli insieme allo slang giovanile portando il linguaggio ad una morte preannunciata.

Il recente concorso per l’ingresso in magistratura è più eloquente di mille parole: il 95% dei candidati è stato escluso dopo la prova scritta per aver dimostrato assenza di logica e, soprattutto, incapacità di scrivere correttamente; xkè al posto di perché ed altre perle simili si commentano da sole.

Quando ormai vent’anni fa insegnai (Sergio Motta) nella casa circondariale di Torino mi accorsi subito che il linguaggio dei miei allievi era piuttosto povero di termini, e non soltanto da parte degli stranieri, spesso in Italia da poco tempo; la spiegazione era da ricercare nelle scarse opportunità di esprimere concetti elaborati potendo stare al telefono solo pochi minuti al mese e potendo incontrare pochissime persone esterne.

Il deterioramento dell’insegnamento scolastico a partire dalle elementari è dipeso da programmi scolastici demenziali che hanno eliminato educazione civica, storia dell’arte ed esami a favore di test a risposta multipla, tablet sterili che hanno impresso un’accelerata a questo processo involutivo, ma è certamente nell’ambito familiare che va ricercato il maggior responsabile.

Adolescenti (quando non bambini) lasciati da soli per ore, con una TV che trasmette programmi diseducativi, che fomentano una competitività violenta, dove urla e insulti prendono il posto di dialoghi e monologhi costruttivi non sono sicuramente idonei nell’instillare, in tutti ma in particolare in chi stia formando il carattere e la propria cultura, un linguaggio articolato, completo fatto di sinonimi, contrari, figure retoriche e sillogismi.

Osservo spesso gli studenti di alcuni istituti situati vicino a casa mia: sono certo che tra molti di essi il buon Darwin avrebbe trovato l’anello mancante tra uomo e scimmia a lui tanto caro; all’analfabetismo dei nostri nonni, per sanare il quale il compianto Alberto Manzi ideò la trasmissione “Non è mai troppo tardi” si è passati ora all’analfabetismo funzionale: giovani che non sanno comprendere il senso di un testo scritto e che non sanno riassumere un brano appena ascoltato; praticamente sono i moderni schiavi che, a differenza di quelli  de Il gladiatore che anelavano la libertà sapendo di essere schiavi,  non sanno di esserlo, si ritengono liberi ed autonomi, e rifiutano ogni tentativo attuato per aiutarli in senso positivo.

La moda degli SMS e dei messaggi in chat, la scarsa padronanza del linguaggio (o oppure ho?) e una disaffezione supportata dalla scuola nei confronti della cultura in generale riducono il linguaggio a pochissimi vocaboli: a fronte di circa 47000 vocaboli del lessico comune, il vocabolario di base si riduce a 6500 lemmi, ma la maggior parte dei giovani ne usa circa 1500.

Non parliamo poi di congiuntivi, condizionali, consecutio temporum e, soprattutto, di distinguere congiunzioni e preposizioni dalle voci verbali perché lì il discorso peggiora ulteriormente.

E’ evidente come le persone con una scarsa cultura e con un vocabolario molto limitato abbiano minori, per non dire nulle, possibilità di far valere i propri diritti e di perorare una causa in proprio favore e questo torna sicuramente utile a chi da questo trae un vantaggio: se non comprendi i tuoi diritti non li fai valere, se non comprendi un contratto che ti sottopongono per la firma difficilmente di rifiuti di farlo.

Analizzando l’argomento dal punto di vista degli studiosi di neuroscienze, è evidente che pensiero e linguaggio siano strettamente correlati ed intrecciati in modo tale da ricevere continue influenze reciproche, e che entrambi siano in continua evoluzione tanto a livello individuale che sociale.

Benjamin Lee Whorf sostiene che il pensiero dipenda dal linguaggio e che la struttura peculiare di una lingua determini il pensiero e la percezione del mondo.

Per Jean Piaget il linguaggio esprime ciò che è già presente nel pensiero e il livello di complessità di entrambi dipende dall’intelligenza (“donata” in modo del tutto casuale dalla peculiare combinazione di geni di ciascuno).

Jerome Seymour Bruner sostiene che pensiero e linguaggio coincidano in quanto il linguaggio è il mezzo che abbiamo a disposizione per comunicare il nostro pensiero.

Per Lev Semënovič Vygotskij pensiero e linguaggio hanno origini indipendenti e si influenzano reciprocamente per cui si può avere un buon livello intellettivo (misurabile attraverso test intellettivi “non verbali”) ed esprimere la propria intelligenza senza usare il linguaggio così come si può usare il linguaggio con un livello intellettivo sotto la norma.

Anche Noam Chomsky ha espresso la sua opinione affermando che le strutture del linguaggio sono talmente complesse e specifiche da non poter che essere innate. Sarebbe impresa ardua doverle apprendere tramite esperienza. Il bambino non apprende semplicemente un numero consistente di parole, non sentirà un adulto dire “ho faciuto”. Al massimo un adulto potrà ridere bonariamente di fronte ad una tale espressione frutto di principi linguistici innati, che sono parte dell’intelligenza e che verranno modulati, nel corso dello sviluppo, attraverso l’acquisizione di regole sintattiche convenzionali specifiche delle varie lingue.

A proposito del linguaggio, Ludwig Wittgenstein afferma che “L’uomo possiede la capacità di costruire linguaggi, con i quali ogni senso può esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni singola parola significhi. – Così come si parla senza sapere come i singoli suoni siano emessi. Il linguaggio comune è una parte dell’organismo umano né è meno complicato di questo.”

Infine, per fugare dubbi e timori di chi, trovandosi a convivere con quelle neurodiversità che riguardano proprio l’apprendimento el’espressione del linguaggio, stia leggendo questo articolo, mi piace (Cristiana Francesia) citare le parole di A. Einstein relativamente alla personale percezione dei rapporti tra il suo pensiero e il linguaggio che usa per esprimerlo:

“Sembra che le parole o il linguaggio, così come sono scritti o detti, non abbiano alcun ruolo nei miei meccanismi di pensiero. Le entità psichiche che sembrano fungere da elementi, nel pensiero, sono certi segni e certe immagini – più o meno chiare- che possono essere “volontariamente” riprodotti e combinati. Naturalmente c’è un legame tra quegli elementi e i concetti logici permanenti. E’ chiaro anche che il desiderio di arrivare a concetti logicamente connessi è la base emotiva (nell’essere umano ragione ed emozione non hanno soluzione di continuità, ndr) di questo gioco un po’ vago con gli elementi prima citati. […] Gli elementi prima invocati sono, nel mio caso, di tipo visivo e… muscolare. La laboriosa ricerca di parole convenzionali o di altri segni deve avvenire solo in uno stadio successivo, quando il gioco di associazione cui facevo accenno è sufficientemente stabilito e può essere riprodotto a volontà”.

L’importanza del linguaggio e la complessità dei rapporti e delle influenze reciproche tra intelligenza, pensiero, linguaggio, creatività, istruzione, supporti tecnologici, relazioni umane, è tale da suscitare costantemente l’attenzione degli studiosi di svariate discipline, dalle neuroscienze alle scienze sociali.

Alla luce di quanto riportato sopra e nella consapevolezza della grandezza del patrimonio culturale che, grazie al linguaggio, parlato e scritto, viene messo a disposizione di tutti, crediamo sia di fondamentale importanza, per qualunque società, prendersi cura delle forme linguistiche e della loro evoluzione per prevenirne l’impoverimento e incentivarne un’evoluzione migliorativa.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Sono Altro Sono Altrove. Una mostra di Art Brut e Arte Irregolare. Anche nel mese di agosto

La mostra vuole far emergere un’arte significativa, prodotta ai margini di quella ufficiale, con un importante allargamento di senso dato dal progetto europeo DEEP ACTS (Developing Emotional Education Pathways and Art Centered Therapy Services against gender violence) indirizzato al contrasto della violenza di genere, attuato grazie a una partnership internazionale composta da diverse realtà europee, in cui la Onlus torinese Fermata d’Autobus è capofila. L’obiettivo è offrire metodi innovativi e strumenti di lavoro specifici, con l’uso dell’arteterapia e dell’educazione emozionale, ai professionisti e alle organizzazioni che operano nella prevenzione della violenza di genere e del disagio psichiatrico.Ad annunciare la mostra un video sul percorso virtuale Brut’Incontri a cura del corso di Comunicazione e valorizzazione delle collezioni museali dell’Accademia di Belle Arti di Brera, coordinato dalla docente Chiara Nenci con Cristina Cilli e Gianluigi Mangiapane del Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Torino. Un dialogo fra opere provenienti dalle collezioni di Art Brut dei musei universitari torinesi e dalla Casa dell’Art Brut di Casteggio (Pavia).Le 20 opere, di sette artisti piemontesi più una grande opera collettiva, esposte nella mostra “Sono altro, Sono Altrove” abbracciano temi ed utilizzano tecniche molto differenti tra loro. L’impatto visivo principale è dato dalla grande installazione interattiva di arte contemporanea Centosettantaperottanta |What comes first? di Sara Conforti: un tavolo lungo 5 metri e mezzo con 70 taccuini Moleskine scritti da altrettante donne durante il periodo di lockdown e un libro ricamato su cui campeggia la domanda: cosa viene prima? Un gioco introspettivo a cui sono invitati a partecipare tutti i visitatori. Alle pareti una serie di fotografie della stessa artista completa il progetto collettivo.
Di Carlo Cattaneo, un singolare contadino-pittore, ironico e sarcastico personaggio che fu muralista dello sconforto e della polemica, sono presentati una grande opera pittorica e un video di Pietro Perotti della sua casa a Cavaglio d’Agogna (Novara), aperta da lui stesso per un solo giorno nel 2005, pochi anni prima della sua morte nel 2010: una cascina in cui tutte le pareti interne sono coperte da opere di grandi dimensioni dipinte dall’autore: una particolare realizzazione artistica che avrebbe bisogno di essere valorizzata.
Seguono i dipinti di Cosimo Cavallo (alias Fabio Elettroni) “filosofo” residente in un personale iperuranio con apparizioni di umanoidi alieni; le fotografie degli abiti di seconda mano di Sabine Delafon, le sculture fantascientifiche di Massimo Mancini, i paesaggi di chiesette ripetute dipinti di Francesco Rusinà, le figure fantastiche dell’ingegnera iraniana Samaneh Atef.
Tutte queste opere così insolite invitano a rivolgere lo sguardo a ciò che ci sembra “altro” e a cercare patrimoni artistici nascosti in un “altrove” spesso non lontano geograficamente, ma distante dalle consuete rotte culturali.La mostra “Sono Altro Sono Altrove” rimarrà aperta – con ingresso gratuito – fino al 2 settembre 2022 nella sede del Consiglio regionale del Piemonte, a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 (escluso sabato e festivi).

Grave bimbo di 4 anni schiacciato da una porta

Ieri pomeriggio  ad Armeno, in provincia di Novara. un bambino di 4 anni è rimasto gravemente ferito travolto da una porta, smontata da suo padre e appoggiata a una parete. Il bimbo stava giocando in una casa in ristrutturazione  di una famiglia di turisti stranieri, quando è stato travolto dalla porta dopo averla  urtata facendola cadere. Così è rimasto schiacciato riportando  ferite  serie alla testa e al corpo. Prontamente soccorso dai sanitari del 118 di Omegna è stato trasferito  in elicottero al Regina Margherita di Torino in codice rosso.

Aziende che acquistano aziende (in crisi): arrivano i fondi regionali

ORGOGLIO MANIFATTURIERO: 4,5 MILIONI DEDICATI AD INTERVENTI MIRATI 

E’ stato approvato nei giorni scorsi il rifinanziamento per un importo di 4,5 milioni di euro per gli interventi mirati per l’acquisizione di aziende in crisi, impianti produttivi chiusi o a rischio chiusura ai sensi della L.R 34/04.  La misura ha l’obiettivo di agevolare le imprese che intendano acquisire aziende in crisi e unità produttive (impianti, stabilimenti produttivi e centri di ricerca) a rischio di definitiva chiusura o già chiusi per cessazione dell’attività o dell’impresa.

 

La Regione Piemonte in questo senso intende contrastare i processi di deindustrializzazione e naturalmente recuperare a fini produttivi i siti industriali dismessi o a rischio di dismissione. Il bando si propone di agevolare l’acquisizione (intesa come acquisizione degli attivi, materiali ed immateriali, direttamente connessi all’attività) di un’azienda in crisi, di un ramo d’azienda o di un impianto, di uno stabilimento produttivo o di un centro di ricerca localizzati in Piemonte già chiusi o che, se non fossero acquisiti, chiuderebbero per cessazione dell’attività.

 

Una misura fondamentale, come hanno sottolineato gli assessori allo sviluppo economico e al lavoro della Regione Piemonte, che permette di garantire un supporto concreto a quelle realtà imprenditoriali che, causa crisi economica e rincari, rischiano di chiudere. Dalla Regione è chiara l’importanza di un sostegno concreto alle imprese in supporto alla competitività, per lo sviluppo delle competenze, la valorizzazione delle professionalità, l’attrazione di giovani per tutelare il valore del made in Italy e l’orgoglio manifatturiero proteggendo e valorizzando il know how. L’Italia è la seconda manifattura europea e la settima potenza economica mondiale: la tutela della nostra capacità produttiva passa anche attraverso misure di questo tipo.

 

Possono beneficiare delle agevolazioni previste dal bando le imprese di qualsiasi dimensione (PMI e Grandi Imprese). Per la definizione relativa alla dimensione aziendale si rimanda all’allegato I del Regolamento (UE) n. 651/2014; che siano iscritte al Registro delle Imprese oppure, nel caso di imprese estere, ad analogo registro del Paese di provenienza; in ogni caso i beneficiari devono avere l’unità operativa localizzata in Piemonte al momento della erogazione del contributo;

 

L’ammontare disponibile complessivo delle risorse assegnate al presente Bando è pari a € 4.144.424,79 di cui: € 3.423.964,70 per la parte Investimenti; € 720.460,09 per la parte Incentivi all’occupazione. La dotazione finanziaria è messa a disposizione, nell’ambito della L.R. n. 34/2004 e del Fondo Sviluppo e Coesione 2021/2027 che agevola l’acquisizione di aziende in crisi e di impianti produttivi chiusi o a rischio di chiusura.

 

 

Tale dotazione potrà essere eventualmente integrata con le ulteriori economie che dovessero realizzarsi a valere sui progetti finanziati sulla precedente Misura, derivanti da revoche, rinunce, minori spese.  L’impresa che intende proporre a contributo un progetto di investimento deve presentare a Finpiemonte domanda di accesso all’agevolazione. Le domande devono essere inviate a Finpiemonte a partire dalle ore 9.00 del 5 settembre 2022, fino al 30 dicembre 2022.

 

Per qualsiasi altra info è possibile consultare il seguente indirizzo in cui sono evidenziati gli estremi del bando: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sviluppo/interventi-integrati-per-lacquisizione-aziende-crisi-impianti-produttivi-chiusi-rischio-chiusura

 

Muore accoltellato al bar

Delitto alla Pasticceria Caffetteria TreA di Biella, nei pressi dello stadio comunale in viale Macallé. Questa mattina un giovane è stato accoltellato dopo una violenta lite. I sanitari del 118  hanno cercato invano di rianimarlo. Non sono chiare le cause dell’aggressione, avvenuta da parte di un parente della vittima.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Val di Susa, attacco No Tav al cantiere

Nella notte al cantiere di San Didero, in Val di Susa, dove verrà  realizzato il nuovo autoporto, una delle opere connesse alla Tav, si sono verificati nuovi disordini.  Diverse decine  di attivisti hanno raggiunto le recinzioni e divelto alcuni metri di filo spinato.

Le forze dell’ordine hanno   impiegato l’idrante e i lacrimogeni. La digos di Torino sta esaminando  i filmati per risalire all’ identità dei dimostranti.

Juventus-Roma 1-1, Cremonese-Torino 1-2

Terza giornata serie A
Juventus-Roma 1-1
Vlahovic(j)
Abraham (r)

Cremonese-Torino 1-2
Sernicoli(c)
Radonjic (t)
Vlasic(t)

Terza giornata di campionato con i granata di Juric che volano, momentaneamente,al primo posto in classifica ed i bianconeri che non vanno oltre il pareggio casalingo contro la Roma.
Il Torino porta a casa una gara molto importante e in modo meritato giocando un calcio tecnico, fisico ed efficace.Una vittoria che permette ai granata di restare tra le grandi della classifica a quota 7. La formazione di Juric gestisce bene palla, rischia pochissimo e soprattutto quando riparte sfrutta la maggior fisicità per infilare la Cremonese sulle due corsie laterali.Grandi prove dei trequartisti ed autori dei gol Vlasic, Radonijc,tanta qualità e classe.Molto bene anche  Aina a sinistra e Singo a destra,specie nelle sovrapposizioni con i trequartisti sopra citati.
Finisce in parità 1-1 la supersfida  tra Juventus e Roma, valida per la terza giornata di Serie A. I bianconeri di Allegri partono fortissimo e sbloccano la gara dopo appena 2′ con una punizione-capolavoro di Vlahovic. Il Var annulla il 2-0 a Locatelli e nella ripresa i giallorossi trovano il pari al 69′, con un gran colpo di testa di Abraham su assist del grande ex Dybala. Primo passo falso per Mourinho, un altro pareggio per Allegri dopo quella di Genova contro la Sampdoria.

Enzo Grassano

 

Mostra all’Egizio: Champollion, 200 anni di geroglifici

Una stele in calcare di Età Ramesside, appartenuta al defunto Nekhatum, sacerdote-wab, in atto di preghiera verso il faraone Amenhotep I, divinizzato, è il reperto sotto la lente della nuova mostra del ciclo “Nel Laboratorio dello Studioso”, a cura di Beppe Moiso e di Tommaso Montonati.

Questa stele fu studiata e descritta da J. F. Champollion nel suo soggiorno torinese, e sono proprio i fatti avvenuti durante la permanenza di Champollion a Torino il focus della nuova mostra.

Visitabile dal 26 agosto fino al 30 ottobre 2022, la mostra presenta volumi e documenti inediti, oltre ad oggetti e reperti che hanno catturato l’attenzione di Champollion.

Il soggiorno torinese fu un periodo assai complicato per Champollion anche per le divergenze sorte con Giulio Cordero di San Quintino, incaricato dalla Regia Accademia delle Scienze di procedere ad un primo riconoscimento degli oggetti ed alla loro esposizione all’interno del palazzo del già Collegio dei Nobili, e sede dal 1783 dell’Accademia.

Il racconto della mostra si sviluppa in quattro momenti dedicati ai diversi aspetti della vicenda e del contesto torinese del tempo.

La figura di Champollion è ben nota nel panorama dell’Egittologia: fu lui a scoprire, nel 1822, la chiave di decifrazione della scrittura geroglifica. Il Museo Egizio inaugura con questa mostra un mese molto speciale in cui ricorrono i 200 anni dalla decifrazione dei geroglifici.

Quando nella politica c’era uno “stile”….

Non si tratta di essere moralisti e, men che meno, nostalgici. Ma è indubbio che se c’è un tassello
che è letteralmente scomparso dall’orizzonte della politica contemporanea è quello “stile” che
caratterizzava la classe dirigente politica e di governo di un tempo. Certo, le stagioni politiche
scorrono rapidamente e sarebbe puerile pensare di riportare indietro le lancette della storia.
Anche se lo spettacolo, sempre più squallido ed indecente a cui assistiamo quotidianamente, ci
conferma che rispetto alle stagioni in cui la politica era protagonista oggi c’è uno scadimento
senza proporzioni e senza limiti.
E questo perchè lo “stile” del politico, anche al di là del richiamo costituzionale, continua a
conservare una bruciante attualità e modernità. Ora, non si tratta di confrontare lo “stile” dei
singoli leader e statisti politici del passato con gli improvvisati e casuali politici di oggi. Sarebbe
una operazione persin troppo facile per evidenziare le differenze quasi di ordine e di carattere
antropologico. No, quello che è utile evidenziare è che la politica recupera la sua credibilità, il suo
ruolo, la sua funzione e il suo prestigio solo se i suoi protagonisti recuperano quello “stile” che
proprio da quel passato si può ricavare come modello di riferimento. Del resto, per fare un solo
esempio concreto, chissà perchè ogni qualvolta che ascoltiamo un giudizio, sentiamo un
commento o leggiamo un articolo di Guido Bodrato, di Rino Formica, di Claudio Martelli, di Rosy
Bindi, di Giuseppe De Rita e di moltissimi altri ci sentiamo in obbligo di riflettere e di capire sino in
fondo le riflessioni che avanzano e che pongono direttamente all’attenzione della pubblica
opinione. Perchè? La risposta è molto semplice, anzi semplicissima. Di fronte alla povertà e alla
debolezza strutturale dell’attuale classe dirigente politica, è di tutta evidenza che quando si vuole
avere qualche lettura più approfondita o qualche interpretazione più attenta di ciò che capita
realmente nella nostra società, siamo quasi costretti a ricorrere al passato…
Certo nessuno pretende, oggi, che la classe dirigente politica svolga anche quel ruolo “educativo”
che declinava nel passato. Perchè è bene ricordare che i grandi leader e statisti della Democrazia
Cristiana erano anche dei grandi “educatori” nelle rispettive comunità politiche. No, quel periodo
storico è ormai archiviato. Quello che, semmai, oggi va recuperato – almeno va tentato di
recuperare – è proprio quello “stile” che è andato letteralmente disperso in questi ultimi anni
carichi di populismo, di demagogia, di qualunquismo, di “uno vale uno”, di povertà culturale e di
impreparazione politica. Per non parlare della radicale assenza di qualsiasi cultura di governo.
Ecco perchè se si vuole veramente voltare pagina rispetto alla squallida stagione rappresentata
emblematicamente dal populismo grillino, è fondamentale ripartire dalle fondamenta. E, al
riguardo, proprio dallo “stile” concreto e quotidiano del politico. Senza alcuna deriva moralista o
moralisteggiante ma solo e soltanto per ragioni di nobiltà e di autorevolezza della politica e del
ruolo nella società.

Giorgio Merlo